Beni durevoli, anche a Bergamo
segno “più” solo per auto usate e Ict 

Se in Lombardia il reddito pro capite nel 2013 è leggermente aumentato (21.283 euro, +0,1%, mentre nel 2013 era calato del 2,1%), a Bergamo no. Anzi, la nostra è la provincia in che ha registrato la flessione maggiore a livello regionale (-1,3%), con un rapporto tra reddito complessivo e popolazione residente passato da 16.744 a 16.534 euro (inferiore anche alla media nazionale pari a 17.952 euro). Il calo si aggiunge a quello del 5,1% registrato nel 2012 sull’anno precedente, quando la quota era di 17.647 euro. Anche a livello di valori assoluti la provincia orobica occupa le posizioni basse delle classifica, seguita solo da Como (15.829 euro pro capite) e Lodi, che con 14.430 euro per abitante occupa il 71esimo posto nella graduatoria delle province italiane. A staccare tutti verso l’alto è Milano con 27.806 euro di reddito pro capite (quasi diecimila euro in più rispetto alla media nazionale), in crescita dello 0,7% in un anno. In Lombardia il secondo posto a Sondrio (20.350 euro, +1,1%), il terzo a Cremona (18.290 euro, +0,1). Tutte le altre province registrano una flessione  Il quadro è fornito della ventesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Lombardia, che evidenzia un calo della spesa complessiva del 3,2% (10.571 a 10.237 milioni di euro), dato meno negativo del totale italiano che è del –4,9%. I settori con segno più sono auto usate (+2,2%, che Bergamo conferma con un +2,1%) e Information technology (+1,3%, ma a Bergamo è solo +0,4%). Ecco le performance nel dettaglio. 

â–  Auto
I volumi di spesa generati da questo comparto rappresentano più della metà dei volumi totali di spesa registrati dalla regione. Le auto nuove acquistate dalle famglie vedono le vendite toccare i 2.786 milioni euro (-4,1% sull’anno precedente). Per le usate la spesa è stata pari a 2.838 milioni, in crescita del 2,2% sul 2012. In entrambi i casi si tratta di performance migliori di quelle medie nazionali, visto che a livello-Paese, il mercato delle auto nuove ha perso il 6,7% mentre quello dell’usato ha guadagnato non più dello 0,7. L’unica provincia che fa segnare un saldo positivo tra le vendite di auto nuove nel 2013 è Como: +0,7% (per 188 milioni di euro). Sondrio, invece, è quella che ha perso di più (-10,6%, 32 milioni di euro), con, di contro, la migliore performance nell’usato (+6,2%).
Nel 2013 a Bergamo la spesa per auto nuove da parte delle famiglie è stata di 281 milioni di euro, in flessione del 6,2% in un anno e quindi con un andamento negativo più marcato rispetto alle media regionale. Prosegue quindi il trend al ribasso, anche se in maniera meno drammatica rispetto al 2012, quando nel confronto sull’anno precedente Bergamo aveva perso il 22,7%. Resta forte la diminuzione della spesa da parte delle aziende, con un calo di immatricolazioni in provincia del 20,4%, che segue a quello del 19,2% registrato nel 2012. In linea con il dato regionale la ripresa sul versante delle auto usate. A Bergamo nel 2013 il valore si è attestato su 240 milioni di euro (+2,1%, mentre nel 2012 si era perso il 10,1%). Il risultato è un calo del parco circolante di circa 10mila unità, (da 571.183 a 561.039, -1,8%, valore più alto tra tutte le province lombarde).

â–  Moto
Il 2012 è stato un altro anno duro anche a Bergamo, come in Lombardia e nel resto del Paese. La nostra provincia fa registrare una flessione nel numero dei motiveicoli venduti (passati da quasi 5.600 a 4.224, -24,5%) superiore al dato regionale (-22%). Il calo si aggiunge a quello del 2012, quando Bergamo aveva già perso il 19,6%. Nel giro di tre anni le vendite sono quindi scese di quasi 3mila unità, passando dalle quasi 7mila del 2011 (che ponevano Bergamo seconda in classifica dopo Milano) alle 4.224 del 2013. La spesa complessiva è invece scesa del 20,5% a fronte di una media lombarda pari al -19,3% e nazionale del -24%. Il parco circolante dei motoveicoli a Bergamo è passato da 155.003 a 152.248 unità (-1,8%). Nel resto della Lombardia le uniche province con una flessione di spesa in questo settore inferiore al 20% sono Mantova (-14%, per un totale di 9 milioni di euro) e Varese (-19,2%, per 21 milioni di euro). Fanalino di coda Cremona: -30,5% (7 milioni).

â–  Mobili
Dopo la mobilità, è l’arredamento la voce di spesa più importante: i lombardi nel 2013 hanno speso 2.706 milioni di euro per acquistare mobili e complementi di arredo. Anche in questo caso, è andata meglio in Lombardia (-4,8%) rispetto al resto del Paese (-5,7%). A Bergamo il calo è stato di poco inferiore rispetto alla media regionale (-4,4%), con una spesa che è passata da 299 a 285 milioni di euro, mentre nel 2011 era di 322 milioni (-7,3% dal 2011 al 2012). La spesa media per famiglia in questo settore è passata da 650 a 614 euro (-5,6%; -6% è il dato regionale). Milano e Mantova sono le province che “tengono” meglio: rispettivamente -3,8 (1.123 milioni di euro) e -3,9% (116 milioni).

â–  Elettrodomestici
In questo settore la spesa regionale è rimasta pressoché identica rispetto all’anno precedente, a quota 767 milioni di euro. Nel Paese, invece, il trend è negativo di 0,5 punti percentuali. A Bergamo la flessione è stata dell’1,1% e la spesa media per famiglia è scesa dal 177 a 173 euro. Le performance migliori sono quelle di Mantova (+0,9%, per 31 milioni), seguita da Milano (+0,6%, a 324 milioni) e Brescia (sempre +0,6%, a 94 milioni).

â–  Elettronica di consumo
Il settore in Lombardia ha perso il 15,9% dei volumi rispetto al 2012. In termini assoluti, si è passati da 568 a 477 milioni. È andata peggio a livello nazionale: -22,5%. Per Bergamo la flessione è superiore rispetto alla media regionale (-16,7%, con una spesa scesa da 69 a 59 milioni). Il crollo segue quello analogo del 2012 (-20,7%). Dal 2011 al 2013 le vendite sono calate di 26 milioni. Nell’elettronica di consumo la spesa delle famiglie bergamasche nel 2013 è stata di 106 euro (era di 129 l’anno prima). I cali sono in cifra in tutte le province della regione, con i due estremi della classifica rappresentati da Como (-14,2%, 30 milioni) e Sondrio (-20%, 8 milioni).

â–  Prodotti Informatici
La crescita dei volumi di vendita dei prodotti informatici in Lombardia è meno entusiasmante rispetto al trend nazionale. La spesa è stata pari a 433 milioni di euro, con un incremento dell’1,3% contro il +4% medio nazionale. Tuttavia, è da notare che in Lombardia anche tra 2012 e 2011 si era registrato un incremento (+1,9%), mentre a livello nazionale si era registrata una flessione di un punto percentuale. A Bergamo l’incremento è stato ancor più leggero, un +0,4% che attesta il valore delle vendite sui 45 milioni. La spesa delle famiglie è di un euro in meno, da 98 a 97 (-0,8%). Gli acquisti del comparto informatica crescono in tutte le provincie (a parte Cremona, che vede i volumi invariati sull’anno precedente e pari a 14 milioni). La migliore è Pavia: +2%. Bene anche Milano (+1,8%, 195 milioni di spesa), Brescia (+1,8%, 51 milioni) e Mantova (+1,5%, 16 milioni). 


Famiglie e anziani,
la spesa è più conveniente

La spesa è anche quest’anno più leggera per le famiglie numerose e gli anziani.  Accanto all’ormai consolidata Family Card, che offre condizioni speciali alle famiglie con almeno tre figli, il Comune lancia per il secondo anno consecutivo la Senior Card. Quest’anno si abbassa la soglia di età dai 75 anni ai 70 anni, ampliando così la platea degli utenti che possono contare su servizi di vicinato più convenienti e su facilitazioni in tema di salute, trasporti e tempo libero, ancor più preziosi in piena recessione. Sono infatti interessati dalle iniziative 22 mila anziani (7 mila in più del 2013) e 2500 famiglie numerose, con tre figli o più, senza limiti di reddito.  Gli sconti  rappresentano un aiuto concreto alle famiglie, ma anche uno stimolo ai consumi e quindi uno strumento per sostenere l'economia del territorio. Le tessere vengono recapitate agli interessati corredate da un opuscolo che illustra le caratteristiche delle diverse convenzioni (presente anche sul sito del Comune) ed è valida fino al 31 dicembre 2014. I negozi e le attività aderenti sono riconoscibili dall’apposita vetrofania, basta quindi ricordarsi di esibire la card per avere diritto agli sconti e alle agevolazioni. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Ascom e altre associazioni di categoria, ha visto aumentare le adesioni degli esercizi. «Rinnoviamo due strumenti importanti a supporto degli anziani, punti di riferimento fondamentali per ogni famiglia, e per le famiglie numerose, un valore aggiunto per la nostra società e la nostra amministrazione che non si sottrae all’impegno nel sostenere chi ha scelto di investire sulla vita e sul futuro» ha sottolineato l'assessore alle Attività produttive Enrica Foppa Pedretti.
Gli sconti vanno dal 5 al 10 % in media e coprono la spesa di tutti i giorni, dai negozi specializzati – con l’adesione dei macellai e fruttivendoli Ascom e dei panificatori Aspan – ai supermercati e iper, dai servizi offerti dagli associati di Unione Artigiani e Confartigianato (idraulico, lavanderia, carrozziere, pasticceria, calzolaio) agli ottici, alle farmacie (Federfarma),  ai corsi di lingua e alle gioiellerie. Non mancano grandi catene di supermercati (Auchan e Iper) e grandi magazzini (Coin), sconti nei due mercati rionali allo Stadio e al Villaggio degli Sposi e nei trasporti pubblici (Atb). Alle iniziative partecipa anche la Banca Popolare di Bergamo.
Diverse le agevolazioni per il tempo libero, dalle mostre d’arte alla Gamec  agli spettacoli al teatro Donizetti e al Sociale, ai parchi di divertimento. I dettaglianti alimentari dell’Ascom non hanno mancato di rinnovare la propria partecipazione e l’attenzione alle esigenze di alcune fasce della popolazione: «La Card è uno strumento sempre più utilizzato nella spesa di tutti i giorni dalle famiglie – ha confermato il presidente dei fruttivendoli Livio Bresciani – e in un momento di difficoltà il Comune ha con lungimiranza deciso di sostenere quest’anno gli anziani negli acquisti di tutti i giorni, ideando la Senior Card, sulla quale ci siamo ugualmente impegnati». «L’iniziativa – aggiunge il presidente dei macellai Ettore Coffetti – è sempre apprezzata dalla clientela dei nostri negozi e la tessera rappresenta ormai anche uno strumento di fidelizzazione collaudato. L’aver esteso la card anche agli anziani, che purtroppo spesso fanno i conti con una pensione risicata, è fondamentale per salvaguardare il potere d’acquisto e rendere un po’  più leggera spesa alimentare». L’adesione di Aspan supporta famiglie numerose e over 70 nell’acquisto di un alimento basilare come il pane: «Siamo imprese a conduzione familiare e crediamo nella famiglia e nel territorio, come abbiamo sempre mostrato con la storica adesione alla Family Card. Per questo abbiamo il dovere morale di partecipare a queste iniziative, per dare un piccolo segno tangibile di vicinanza, con un taglio alla spesa,  abbracciando idealmente tutta la città, con la presenza in ogni quartiere» ribadisce il presidente Aspan, Roberto Capello.


Imprese, Bergamo 
pronta alla mobilitazione

Le associazioni di categoria bergamasche sono pronte alla mobilitazione generale promossa da Rete Imprese Italia, martedì 18 febbraio a Roma, per chiedere con forza a Governo e Parlamento una svolta urgente di politica economica. Le organizzazioni provinciali di Confartigianato, Cna, Ascom-Confcommercio e Confesercenti saranno al fianco dei propri imprenditori che, insieme ai colleghi provenienti da tutto il Paese, intendono esprimere tutto il proprio disagio per le condizioni di pesante incertezza in cui sono costretti ad operare.
“Senza l’impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro” è lo slogan della manifestazione che prevede la presentazione da parte dei rappresentanti nazionali delle sigle aderenti a Rete Imprese Italia di proposte attuabili e indifferibili di riforma dello Stato e delle Istituzioni locali, del fisco e della giustizia civile, per “sbloccare il Paese” evitando il declino economico.
«La mobilitazione di Roma servirà a dare un segnale forte al Governo – annuncia Giorgio Ambrosioni, presidente di Confesercenti Bergamo e presidente regionale di Rete Imprese Italia -. Le imprese sono stanche di assistere a confronti su temi astratti: servono con urgenza azioni concrete che possano favorire la sospirata ripresa. Le Pmi sono la spina dorsale dell'economia: andrebbero incentivate e sostenute, invece sono continuamente tartassate. È ora che la classe politica affronti con serietà i tanti problemi sul tavolo, a cominciare dai tagli agli sprechi pubblici».
«Andiamo a Roma per dar voce, in modo compatto, al bisogno di un forte impulso alla ripresa economica con misure urgenti che consentano alle imprese di resistere alle difficoltà presenti e di tornare rapidamente a fare la loro parte in modo efficace per riattivare lo sviluppo – afferma il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti –. La situazione si fa ogni giorno più preoccupante e per questo il Governo non può derubricare ad ordinaria amministrazione le vere e proprie emergenze economiche e sociali del nostro Paese: una pressione fiscale incompatibile con qualsiasi prospettiva di ripresa, un’elevata disoccupazione, un aumento dell'area di assoluta povertà».
«Una manifestazione senza precedenti, cinque organizzazioni di rappresentanza datoriale in piazza per affermare con forza le ragioni delle imprese, da troppo strette in una morsa recessiva, impositiva e burocratica. In piazza non per distruggere ma per costruire – sottolinea Maria Teresa Azzola, presidente di Cna -. Durante la crisi sono state cancellate oltre 711mila imprese artigiane. Chiediamo alla politica una concreta prospettiva di crescita, fatta di investimenti, scelte coraggiose ed innovative. Senza impresa non c’è Italia, scendiamo in piazza per riprenderci il futuro di questo paese».
«Con questa adesione unitaria vogliamo dimostrare quanto è forte la coesione e quanto è importante il ruolo del nostro tessuto imprenditoriale – conclude il presidente di Confartigianato Bergamo Angelo Carrara -. Se fino ad oggi siamo stati capaci di comprendere ed accettare gli oneri e i sacrifici imposti dalle superiori esigenze del bene comune, adesso pretendiamo di essere ascoltati. Basta! È ora di cambiare, perché il rilancio del Paese parte dal benessere e dallo sviluppo delle piccole imprese».
Gli imprenditori interessati a partecipare alla manifestazione possono rivolgersi alle proprie associazioni. 


In Fiera e in città l’Expo arriva in anticipo 

Non si viaggia più per vedere dei luoghi, ma per fare e sperimentare. Bisogna mettersi nei panni del turista e avvicinarsi ai suoi desideri, ascoltandone e interpretandone le più disparate esigenze. È facile dire di essere un albergo internazionale, ma è difficile esserlo realmente, rispondendo alle aspettative, molto lontane tra loro, di un musulmano, di un ebreo, di un cinese e di un coreano. I turisti hanno esigenze e interessi diversi: i ciclisti si aspettano un garage con un angolo adibito ad officina dove lasciare le bici, le famiglie con bambini richiedono servizi a loro dedicati, gli amanti del lusso hanno altre pretese ancora e via dicendo. In vista di dell’Esposizione Universale, Explora, la società creata per ottimizzare l’accoglienza e promuovere la Lombardia, è pronta a dare ad ogni turista un’offerta su misura.
La missione non è delle più semplici, anche perché il tempo è tiranno, ma Josep Ejarque, direttore generale di Explora – esperto in marketing e destination management, già direttore dell’ente Turismo Torino, soggetto responsabile dell’organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali – con grande carisma iberico non ha paura di recuperare il terreno perduto, ma nemmeno di sfatare falsi miti. «L’Expo – dice chiaramente – non è il momento per rifarsi della crisi, come pensano ancora molti albergatori. Gli hotel stanno pensando già al tariffario in concomitanza con l’Esposizione e la maggior parte non ha ancora siglato contratti con tour operator. Le strategie di prezzo non corrispondono alla realtà: Expo non sono i giochi olimpici che durano quindici giorni e c’è chi è disposto a spendere 500 euro per una notte in un tre stelle. L’Esposizione dura sei mesi ed è un’occasione per il 2015, non per bruciarsi il 2016, il 2017 e gli altri anni a venire. Anche perché, ad oggi, non ci sono code per venire a Milano: solo il 2% degli europei ha manifestato interesse per Expo 2015».
A 450 giorni dal grande evento, la corsa è davvero contro il tempo. Explora, Destination Management Organization nata su iniziativa di Camera di Commercio di Milano, Unioncamere Lombardia, Expo 2015 e Regione Lombardia, ha il compito di promuovere il territorio lombardo sul mercato turistico internazionale, utilizzando l’Esposizione come strumento per attrarre nuovi turisti: «Oggi il cliente non arriva ma lo si va a cercare. Explora è a fianco degli operatori turistici locali con il ruolo di facilitatore di business. Le presenze attese per l’Esposizione sono di 22 milioni di visitatori, di cui 6 milioni di stranieri, Explora intende creare interesse per l’evento e indirizzare le molteplici richieste di turismo esperienziale». Le strategie sono molteplici e mirate: «Oggi la caccia del turista non si fa col fucile ma con il mirino telescopico. Il turista sa già cosa vuole fare ed è inutile andare in giro per il mondo per fiere con le brochure che dicono quanto è bella la Lombardia, con gli stessi argomenti di sempre. Il turista è cambiato enormemente: al visitatore non vanno imposte scelte sul territorio, non esistono più limiti territoriali, ma esperienze. Il turista ha le idee chiare su ciò che vorrà fare ed inizia a viaggiare sul web. Non cerca una destinazione particolare, ma un’esperienza unica».
Il cambio di prospettiva è notevole: si passa dal chiedere al turista «Dove vai?»- la storica domanda, da colossal Quo vadis? – al «Cosa vuoi fare?». Per questo Explora ha lanciato i Club di Prodotto che consentono di comparire agli occhi del turista come la struttura su misura dei desideri e di rafforzare la presenza e il posizionamento sul mercato grazie alla condivisione del club con altre strutture dalle caratteristiche simili. «Per conquistare nuovi turisti non bastano più gli itinerari, né tanto meno le proposte generiche. Il turista va conosciuto ed assecondato. Per questo abbiamo esaminato 150mila recensioni, per vedere cosa il visitatore richiede e cosa si aspetta di trovare in hotel. Si parla tanto di turisti cinesi, ad esempio, ma per ospitarli bisogna dare loro quanto si aspettano: il bollitore d’acqua in camera, la tv con uno o due canali cinesi e una colazione con una zuppa, ancora meglio del pesce. Quanti ancora sanno che il turista americano si aspetta di trovare la bandiera a stelle e strisce in tutto il mondo?», chiede Ejarque alla nutrita platea di operatori turistici presenti all’incontro organizzato dalla Camera di Commercio.
Le strategie di promozione dei diversi club di prodotto che spaziano dal city break allo sport, dalla natura al benessere all’enogastronomia, vedono Explora impegnata su più fronti in tutto il mondo. Le offerte a tema raggiungono mercati lontani che si affidano a tour operator, fanno del marketing on line in 8 lingue sul portale e in 12 lingue nei social network – un asset strategico dato che l’85% dei turisti cerca informazioni sul web – e non tralasciano altri canali. Si spazia dalle fiere meno battute in Paesi emergenti ma sottovalutati come la Turchia, alle presentazioni ai bus operator per i mercati europei, fino alle “promotion in store” e in strada. L’importante è creare interesse verso il nostro Paese: «Il tempo non è dalla nostra e dobbiamo emergere a tutti i costi ora».


Cliente vegano? I ristoratori
Ascom pensano a un corso

Accanto a chi ha rinunciato o ridotto le uscite al ristorante c’è chi frequenterebbe volentieri qualche nuovo locale se avesse la certezza di trovare una cucina adatta alle proprie convinzioni alimentari. È il caso dei consumatori vegani e vegetariani, un universo in costante crescita (nell’ultimo anno la percentuale in Italia è passata dal 6 al 7,1%), che non ha ancora avuto dalla ristorazione risposte sufficienti (a Bergamo, ad esempio, i locali segnalati dal sito www.cambiamenu.it sono quattro).
Il Gruppo ristoratori dell’Ascom ha deciso di confrontarsi su questo tema e martedì 11 febbraio promuove un incontro informativo, che vuole anche verificare la possibilità di avviare un corso specifico. Tutto nasce dal contatto con la Lav, la Lega antivivisezione di Bergamo, che ha evidenziato alla categoria proprio questa carenza. «In un momento in cui la ristorazione punta ad intercettare nuove esigenze ed è alla ricerca di specializzazioni – rileva la presidente Petronilla Frosio -, anche offrire una cucina vegana può essere un’opportunità. Certo, ogni operatore deve valutare quanto sia attinente con la propria proposta e clientela, ma in certe situazioni, ad esempio dove è più frequente la presenza di ospiti stranieri, può risultare una strada interessante». L’incontro – alle 15.30 nella sala Villa, al piano terra della sede dell’Ascom in via Borgo Palazzo 137 a Bergamo – vedrà la partecipazione di un esperto della Lav, che illustrerà i principi della cucina vegana, fondata su precise scelte etiche e di responsabilità. «L’appuntamento – prosegue Petronilla Frosio – sonderà anche l’interesse dei ristoratori a seguire un corso dedicato, non basta infatti preparare piatti a base di vegetali, occorre conoscere regole e tecniche che non si improvvisano. In base ai riscontri potremo organizzare all’Accademia del Gusto di Osio Sotto una serie di lezioni che consentiranno di ottenere un “patentino” di cucina vegana. Un riconoscimento utile anche per far conoscere la propria attività su siti, blog e nei circuiti specializzati».
La partecipazione all’incontro è gratuita. È gradita la segnalazione del presenza con un messaggio all’indirizzo e-mail info@ascombg.it .


Sale giochi,
Fusini (Ascom):
«Indennizzi
a chi rimuove
le slot dal locale»

Con riferimento alla Legge Regionale numero 8/2013 in materia di prevenzione e trattamento del gioco d’azzardo patologico, la Giunta Regionale ha nei giorni scorsi promulgato il divieto di nuova collocazione di apparecchi per il gioco d’azzardo lecito in locali che si trovino a una distanza inferiore a 500 metri dai luoghi cosiddetti sensibili (istituti scolastici di ogni ordine e grado, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario, strutture ricettive per categorie protette, luoghi di aggregazione giovanile e oratori). A questo proposito, con DGR numero 1274/2014 pubblicata sul BURL n. 5 del 28 gennaio , la Giunta Regionale ha dato attuazione alle disposizioni della legge regionale. La distanza dai luoghi sensibili è calcolata dai singoli comuni “considerando la soluzione più restrittiva tra quella che prevede un raggio di 500 metri dal baricentro del luogo sensibile, oppure un raggio di 500 metri dall’ingresso considerato come principale”.
Queste disposizioni si applicano a tutte le nuove collocazioni di apparecchi effettuate dopo la pubblicazione del provvedimento sul BURL (pubblicazione avvenuta in data odierna). “Il Provvedimento della Regione va a normare di fatto un aspetto che negli ultimi vent’anni aveva preoccupato l’opinione pubblica di fronte all’apertura di sale giochi nei centri urbani a ridosso dei luoghi sensibili. Ovviamente risulta essere determinante dare continuità a quanto stabilito dalla legge in termini di vantaggi ed indennizzi per coloro che in qualche misura rimuovono il sistema di gioco dai loro locali – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore Ascom -. Oggi esiste un alto numero di esercizi che sopravvive con i proventi del gioco. Ora, si tratta di capire se si vuole difendere queste imprese e i posti di lavoro collegati che rischierebbero, in assenza di incentivi, la chiusura in un contesto che si è indebolito”.


L’allarme
di Confcommercio:
in arrivo
un’altra valanga
di tasse

Per l’Ufficio Studi, con la legge di Stabilità “l’aggravio
di imposizione nel prossimo triennio è stato triplicato a quota 4,6 miliardi”. Intanto negli ultimi 6 anni il reddito pro capite si
è ridotto del 13% e nel 2012 i consumi sono scesi del 4,2%

Dall’elaborazione e dalle analisi condotte su dati Banca d’Italia, Istat e Cer arriva la conferma dell’ eccezionalità della crisi che faticosamente cerchiamo di lasciarci alle spalle. A sottolinearlo
è l’Ufficio Studi di Confcommercio che preso in esame le principali grandezze economiche e che rimarca come, nel 2012, la ricchezza netta pro capite – composta sia di abitazioni sia di strumenti finanziari, al netto dei debiti – sia tornata ai livelli del 2002 perdendo, rispetto al massimo raggiunto nel 2006, oltre 18mila euro a testa. Il reddito disponibile pro capite, tra il 2007 e la fine del 2013, ha subito una riduzione cumulata di oltre il 13% facendo, anche in questo caso, un grande balzo all’indietro tornando, al netto dell’inflazione, ai livelli della seconda metà degli anni ’80.
Non è superfluo evidenziare – annota Confcommercio – come il drammatico calo dei consumi registrato negli ultimi anni (-2,4% nel biennio 2008-2009 e -4,2% nel 2012) e le sue incerte prospettive anche per il 2014, sia una evidente, e preoccupante, “cartina di tornasole” di queste dinamiche della ricchezza delle famiglie.
E, a questo proposito, vale la pena evidenziare come, al di là degli effetti della crisi, anche le modifiche intervenute nel lungo periodo sul versante della composizione delle strutture familiari incidano sui comportamenti di spesa. Rispetto a 35 anni fa la struttura della popolazione è fortemente cambiata: crescono i nuclei famigliari monocomponenti, soprattutto quelli con anziani soli che in percentuale sono quasi triplicati, passando dal 5% del 1977 al 15,1% del 2012. Le coppie con figli sono ormai meno del 40% (erano quasi il 53% nel 1977 e comunque oltre il 44% nel 2000).
Una popolazione sempre più anziana e composta da nuclei familiari sempre più piccoli sposta l’allocazione delle risorse verso le cure mediche, l’assistenza e i servizi alla persona.
Questi cambiamenti della domanda – avverte l’Ufficio Studi –  richiedono una risposta anche da parte delle imprese del terziario di mercato. Perdita del potere di acquisto e calo dei consumi restituiscono, dunque, l’immagine di un paese gravemente malato in cui appaiono sempre più necessarie ed urgenti le riforme istituzionali ed economiche, in primis quella fiscale. L’attuale livello di pressione fiscale, infatti, è incompatibile con le esigenze della crescita e al momento non vi sono segnali di un cambio di rotta. E’, infatti, evidente la mancanza di qualsiasi percorso di progressiva, certa e sostenibile riduzione del carico fiscale e, al tempo stesso, l’intenzione di continuare ad utilizzare la leva fiscale attraverso ulteriori aumenti di imposta per far quadrare i conti pubblici.
La conferma viene da quanto accaduto con l’ultima Legge di Stabilità che, nel passaggio dal disegno di legge originario alla versione definitiva approvata dal Parlamento, prevede complessivamente, per il triennio 2014-2016, un aggravio di imposizione ereditato dal 2013 pari ad oltre 4,6 miliardi, rispetto agli inziali 1,6 miliardi.
In particolare, per il 2014 le maggiori entrate nette previste da questo provvedimento salgono dai 973 milioni di euro originari agli oltre 2,1 miliardi definitivamente fissati nella versione finale. Come dire che, nel breve volgere di un trimestre, le maggiori imposte richieste al sistema economico nel 2014 attraverso la manovra di finanza pubblica sono aumentate di quasi il 120%; per il 2015 si passa addirittura da una previsione di riduzione del carico impositivo (-496 milioni) a un aggravio di 639 milioni; per il 2016, infine, si richiede il versamento di imposte aggiuntive per 1,9 miliardi, a fronte di una previsione iniziale di 1,2 miliardi.
Misure che, peraltro, rischiano di vanificare del tutto gli impulsi macroeconomici derivanti dall’intervento di riduzione del cuneo fiscale, che pure dovrebbe costituire l’elemento più qualificante dell’azione di governo. I dati mostrano come a questa contraddizione abbiano contribuito i passaggi parlamentari, confermando la presenza di una forte tendenza a deviare da un principio, se non di riduzione, quantomeno di invarianza del peso del fisco sul sistema economico.
Un’altra conferma del peso crescente dell’imposizione, e dei suoi effetti sull’economia reale, viene dalla maggiore inflazione attribuibile agli aumenti di tassazione indiretta (Iva e accise). Infatti, l’andamento dell’inflazione fra il 2010 e il 2013, considerato sia al lordo, sia al netto degli incrementi di imposizione indiretta decisi nel periodo, mostra un picco massimo di differenza pari ad otto decimi di punto nel 2012, quando l’inflazione si sarebbe arrestata al 2,5% a fronte del 3,3% effettivamente misurato a seguito degli aumenti dell’Iva e delle accise introdotti nel pieno della crisi del debito pubblico.


Agricoltura,
a Bergamo parla
straniero il 36%
della manodopera.
E l’integrazione si rafforza

Offrono lavoro, ma anche solidarietà e sostegno all’integrazione. Le imprese agricole bergamasche per molti lavoratori provenienti da diverse realtà culturali e religiose rappresentano non solo un’opportunità di occupazione, ma anche un supporto importante per  stabilirsi  nel nostro paese  ed entrare a far parte della nostra società.
E’ il caso dell’azienda agricola Gatti di Martinengo. “Abbiamo due dipendenti indiani che lavorano in stalla e nei campi – spiega Franco Gatti, uno dei titolari -; quando sono arrivati da noi ci siamo adoperati per aiutarli a inserirsi nella nostra comunità e per risolvere alcuni problemi logistici. Come prevede il contratto, gli abbiamo fornito l’abitazione e abbiamo anche voluto mettere a loro disposizione  un orto dove possono coltivare le verdure per le loro famiglie. Finché non sono riusciti ad acquistare una macchina, per dare loro la possibilità di essere autonomi, gli abbiamo permesso di utilizzare la nostra. Cerchiamo di aiutarli quando ne hanno bisogno perché la solidarietà e il rispetto della persona e del lavoratore per noi aderenti a Coldiretti sono valori imprescindibili dal fare impresa”.
Molto spesso il rapporto di lavoro si trasforma anche in un rapporto di amicizia. “Abbiamo un mungitore indiano – racconta Mario Facchinetti, titolare con il fratello dell’azienda “Enrico e Mario Facchinetti” di Brignano Gera d’Adda – che con la sua famiglia abita in un appartamento di circa 100 mq che, che gli abbiamo messo a disposizione come prevede il contratto che abbiamo stipulato. Devono sostenere solo le spese della corrente elettrica perché abbiamo deciso di farci carico noi delle spese di acqua e gas. Abbiamo lo stesso ingresso e condividiamo la veranda, inoltre coltivano una parte del nostro orto per le loro necessità. Prima abbiamo assunto per la stalla il  papà e poi il figlio; questo ha permesso alla famiglia di riunirsi. Poiché quando sono arrivati non sapevano bene la nostra lingua, mia sorella, che è un insegnate in pensione, per due giorni alla settimana, gratuitamente, ha fatto loro lezione e oggi non solo sanno parlare l’italiano ma lo sanno anche scrivere. Questo ha permesso al figlio di conseguire la patente di guida. Dal 1992 al 2010 abbiamo avuto alle nostre dipendenze anche un altro mungitore indiano che ha abitato nella nostra azienda con la famiglia. Ora si sono trasferiti India perché desideravano ritornare nella loro patria, ma i nostri rispettivi figli sono regolarmente in contatto tramite Facebook. Ci chiamano “zii” ed è rimasto un legame di affetto”.
E’ all’insegna dell’integrazione anche l’esperienza della Floricoltura Morotti con sede operativa nel Bresciano, a Capriolo, e sede legale a Sarnico.
“Nella nostra azienda lavorano dipendenti di diverse nazionalità – dicono i titolari – ma per noi non esistono differenze. Abbiamo il massimo rispetto per chi lavora con senso di responsabilità e fa il proprio dovere. Facciamo il possibile per far sentire  tutti “a casa” e favorire l’integrazione. Ogni giorno c’è una persona che cucina secondo le varie tradizioni e poi si pranza tutti insieme seduti allo stesso tavolo, anche noi titolari. Poiché crediamo molto nell’importanza di mantenere un clima lavorativo improntato alla collaborazione e alla cordialità, spesso presso la nostra sede organizziamo momenti di socializzazione che coinvolgono non solo i nostri collaboratori ma anche le loro famiglie”.
Secondo il presidente della Coldiretti bergamasca Alberto Brivio, i lavoratori immigrati , contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola provinciale e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del  settore. Nelle imprese agricole gestite da Coldiretti Bergamo ne sono attualmente impiegati circa 400, il 36 % della manodopera totale. “Poiché fino a poco tempo fa era praticamente impossibile trovare manodopera italiana, per l’orticoltura, la floricoltura e l’allevamento i lavoratori immigrati si sono rivelati una risorsa importante – sottolinea Brivio – e le imprese, in linea con la politica della nostra Organizzazione, sono sempre attente a operare nel pieno rispetto della legalità e della convivenza solidale, componenti essenziali non solo per la qualità dei prodotti ma soprattutto il loro valore economico ed etico”.
Un’integrazione favorita dal ricongiungimento con le famiglie è l’esperienza vissuta nell’azienda agricola Viscardi di Lurano specializzata nel produzione di verdura IV gamma. “I nostri operai – rileva Ezio Viscardi, uno dei titolari – hanno iniziato a collaborare con noi circa 20 anni fa e da allora, con reciproca soddisfazione, non hanno più lasciato la nostra azienda e con le loro famiglie vivono in case vicine, riuscendo così a ricomporre un ambiente familiare anche se lontani dal Marocco, il loro paese d’origine”.
La piena comprensione delle rispettive esigenze ha fatto si che l’azienda orticola Eustacchio di Levate abbia nel corso degli anni incrementato il numero dei lavoratori stagionali ai quali affidarsi per la raccolta della sua produzione di insalate e verdure a foglia fresche. “Dopo i primi 5 operai assunti come stagionali una quindicina di anni fa – ricorda uno dei titolari, Ferrante Eustacchio – per rispettare le loro esigenze di mobilità e flessibilità lavorativa, abbiamo deciso, anche su loro richiesta, di continuare con questa formula. Con il tempo, lo sviluppo dell’azienda, ma soprattutto con la volontà di rendere sempre più agevole e meno pesante il loro lavoro, abbiamo incrementato sempre più il numero dei collaboratori, riducendo il monte ore per ogni singolo operaio, e siamo arrivati ad adottare orari molto flessibili per garantire le migliori condizioni di benessere. Da noi non si va in serra sotto il sole battente d’agosto e non ci si congela mai le mani con il rigore dell’inverno”.
Per la Coldiretti bergamasca le imprese agricole hanno un ruolo di primo piano nel processo di integrazione dei lavoratori che provengono da altri paesi. “La nostra Organizzazione – conclude Brivio – è da tempo impegnata nel far crescere tra i propri associati una cultura della legalità e della solidarietà. Siamo fermamente convinti che i comportamenti illegali vadano perseguiti con ogni mezzo per evitare lo sfruttamento e l’umiliazione di persone che vengono in Italia per cercare di dare un futuro di speranza alla loro esistenza. Per noi contrastare atteggiamenti illegali significa anche garantire la libera concorrenza e permettere all’imprenditoria onesta di potersi confrontare sul mercato a parità di condizioni e di costi consentendo loro di poter avere una traiettoria di futuro. Si tratta di temi che devono essere trattati con molta serietà, evitando le facili generalizzazioni. Non si può e non si deve criminalizzare un intero comparto perché si sono rilevati  alcuni casi di non corretta gestione. Questo ovviamente non significa sottovalutare gli eventuali fenomeni di illegalità nelle campagne, proprio su questo aspetto recentemente Coldiretti ha realizzato un rapporto sulle agromafie. Riteniamo però che non si debbano gettare in modo indiscriminato ombre pesanti sulla maggior parte delle aziende agricole che perseguono un comportamento di assoluto rispetto come testimoniato dai numerosi esempi di virtuosa integrazione, il più delle volte sconosciuti, che avvengono nelle nostre campagne”.


Artigiani,
in via Torretta
cresce
la “casa”
degli artisti

Varata due anni fa, la rassegna “Arte &’ Artigianato” ha ospitato 21 mostre ed ha già completato il calendario degli appuntamenti fino al 2015. Carrara: «Ormai è un progetto stabile per la promozione degli artisti e della cultura». In programma il potenziamento degli eventi collaterali, tra cui anche un percorso gastronomico

Ventuno mostre proposte nell’arco di due anni e visitate da centinaia di persone, eventi collaterali, tra cui vernissage, lezioni di pittura, presentazioni di libri e “aperitivi d’arte”, e una richiesta di partecipazioni in grado di riempire il calendario fino al 2015.
Sono i numeri del successo di “Arte &’ Artigianato”, la rassegna promossa dell’Area Arte Immagine e Comunicazione di Confartigianato Bergamo che questo mese, con la mostra dedicata a Maria Teresa Campana (vedi articolo in pagina) inaugura ufficialmente il suo terzo anno di vita.
È quindi tempo di bilanci per il progetto, nato a febbraio 2012 con l’esposizione delle opere realizzate dai ragazzi della Scuola d’Arte Andrea Fantoni, che vuole promuovere gli artisti bergamaschi attraverso un nuovo spazio espositivo cittadino a loro dedicato: la sala Agazzi della sede di via Torretta. «Dopo due anni intensi di attività – sottolinea il presidente Angelo Carrara – possiamo dire che “Arte &’ Artigianato”, nato in seno alla nostra Organizzazione come una sfida, è ormai diventato un progetto stabile, di prestigio, riconosciuto a livello istituzionale (vanta infatti i patrocini di Regione, Provincia, Comune di Bergamo, Camera di Commercio, Confartigianato Imprese Lombardia e della stessa Scuola Fantoni, ndr.) e ora può aspirare a divenire qualcosa di ancora più grande e strutturato. La soddisfazione è notevole, non solo per la nostra Associazione che ci ha creduto e ha voluto investire in un progetto culturale, ma anche per gli stessi artisti che si sono succeduti e che hanno manifestato il loro compiacimento per la visibilità ricevuta, per il seguito dei mass media locali e per la spaziosità della sala espositiva». In tanti, poi, sono arrivati a visitare le mostre durante questi due anni e tra essi diverse autorità cittadine e ospiti d’eccezione come il grande pittore Trento Longaretti.
Anche quest’anno il cartellone non deluderà le attese, offrendo una vasta proposta di generi che spazieranno dalla pittura alla scultura, passando per il vetro soffiato, la lavorazione della ceramica e, per la prima volta nella storia della rassegna, la fotografia. “Arte &’ Artigianato”, però, non si limiterà alle sole esposizioni, tutte con cadenza mensile, ma prevederà iniziative collaterali che arricchiranno alcune delle proposte in programma. «Già in passato – continua Carrara – abbiamo organizzato alcune serate divulgative tematiche in concomitanza con le mostre, che sicuramente riprenderemo anche quest’anno. Tra le nuove iniziative a cui stiamo lavorando, spicca invece la realizzazione di un percorso gastronomico, con la presentazione e degustazione dei nostri prodotti tipici nella suggestiva cornice delle opere d’arte, coinvolgendo aziende di produzione alimentare, tra cui birrifici artigianali. Un originale binomio cibo-arte che credo potrà fornire spunti interessanti, anche alla luce dell’accordo che abbiamo recentemente siglato con Asl e Coldiretti: si tratta del progetto informativo rivolto alle imprese artigiane del settore alimentare e non solo, che vede la pubblicazione sul nostro periodico “Bergamo Artigiana” di articoli tematici sull’igiene, la sicurezza e la qualità dei prodotti agricoli del nostro territorio».
Infine, l’intenzione è quella di fare interagire sempre più “Arte &’ Artigianato” con le iniziative e gli altri eventi di Confartigianato Bergamo, a cominciare dalla Settimana per l’Energia, la kermesse sulla green economy e lo sviluppo sostenibile che a ottobre taglierà il traguardo della sesta edizione.


Pos, l’obbligo
slitta al 30 giugno 

L’Aula del Senato ha approvato l’emendamento della Commissione Affari Costituzionali al Dl milleproroghe che sposta al 30 giugno 2014 l’obbligo per commercianti e professionisti di accettare pagamenti con carte di debito per le transazioni sopra i 30 euro. Lo slittamento, si legge nell’emendamento, viene previsto «al fine di consentire alla platea degli interessati di adeguarsi all’obbligo di dotarsi di Pos». Il decreto è stato approvato con 134 voti a favore, 60 contrari e 36 astenuti. Il testo passa ora alla Camera. La data del 30 giugno è l’ennesima di un “balletto” che dal primo gennaio di quest’anno – quando sarebbe dovuto entrare in vigore l’obbligo secondo il decreto Sviluppo bis del 2012 che lo aveva istituito – tiene in allerta imprese e professionisti. Una nuova scadenza era stata infatti fissata per il 28 marzo (dal DM 24 gennaio 2014) prevedendo anche una fase transitoria – fino al 30 giugno 2014 – nella quale erano assoggettati all’obbligo soltanto i professionisti e le imprese che, nell’anno precedente a quello in cui è effettuato il pagamento, avessero fatturato più di 200mila euro. Ora, con la proroga varata dal Senato, tale fase transitoria viene a cadere. Quindi, nel momento in cui l’obbligo di Pos entrerà in vigore (30 giugno 2014) riguarderà tutte le imprese e i professionisti, senza limiti minimi di fatturato. A meno che non arrivi un successivo decreto attuativo, previsto entro la fine di giugno 2014 dallo stesso DM 24 gennaio 2014, a modificare i limiti minimi di importi e fatturato, oltre che ad estendere il campo ad ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche mobili.  
Intanto la Confcommercio «esprime la propria soddisfazione per un provvedimento che tiene conto delle esigenze dalla vasta platea degli operatori interessati all’obbligo di dotarsi di Pos». «Per il nostro sistema d’imprese – sottolinea la Confederazione – è di assoluta importanza l’adozione di criteri di gradualità e sostenibilità in relazione agli effetti, agli oneri ed al rilevante numero di soggetti coinvolti. Ed è fondamentale che tale principio venga ulteriormente ribadito nelle norme attuative che dovranno essere emanate dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell’economia e delle finanze per disciplinare gli importi minimi, le modalità ed i termini applicativi dei nuovi obblighi». Confcommercio ritiene che «la modernizzazione del sistema dei pagamenti nel nostro Paese continui a rappresentare un importante obiettivo per il miglioramento delle condizioni di efficienza dell’intero sistema economico, ma è fondamentale che costi ed oneri della moneta elettronica non vadano ulteriormente a gravare sulle imprese, già fortemente penalizzate dalla perdurante crisi economica».