Commercio da rivitalizzare,
ora tocca ai quartieri

Nuovi contributi per chi apre attività commerciali e artigianali in aree della città da rivitalizzare. Il Comune di Bergamo ha emanato un quinto bando che, sulla scorta delle precedenti iniziative, mette a disposizione fino a 15mila euro per attività economiche che si insedieranno in zone individuate come carenti. La mappa è tracciata con precisione. Si tratta dei quartieri di Longuelo, Grumello al Piano e Celadina (tutte novità rispetto al quarto bando, che contemplava invece il Villaggio degli Sposi) e delle vie Pignolo, Bonomelli, Quarenghi, San Bernardino (nel tratto compreso tra le intersezioni con largo Cinque Vie e via Previtali) e Moroni, già presenti nell’edizione precedente, alle quali si aggiungono le vie San Giovanni, Verdi (parte alta, zona Caserma Montelungo), Locatelli e Zelasco. Anche le tipologie di offerta sono fissate e riguardano essenzialmente servizi di vicinato, antichi mestieri e gallerie d’arte e antiquariato. Rispetto al passato vengono inserite le attività di fotografo e di riparazione di elettrodomestici, le librerie, le erboristerie e i negozi di modellismo. Possono presentare richiesta coloro che siano intenzionati ad avviare una nuova attività commerciale o artigianale nelle aree indicate, mentre sono esclusi i soggetti che subentrano ad un’attività già esistente oppure coloro che, alla data di pubblicazione dell’esito della procedura di selezione, risultano avere già avviato una nuova attività. Il contributo per ogni attività è pari al 50% degli investimenti previsti e documentati, fino ad un massimo di 15mila euro. Non sono ammesse richieste di contributo per investimenti il cui ammontare minimo sia inferiore a 15mila euro. I contributi dovranno essere utilizzati per supportare le spese riconducibili alla creazione della nuova attività. La domanda deve essere presentata entro le ore 12,30 del 15 aprile 2014 (moduli e dettagli sul sito del Comune, www.comune.bergamo.it)
I quattro precedenti bandi hanno portato all’assegnazione di contributi per sette attività (una con la prima edizione, una con la seconda e cinque con la quarta). Via Pignolo, la parte alta di via San Bernardino, via Paglia e il Villaggio degli Sposi le aree interessate dalle nuove aperture. 


Trigona: «L’Expo occasione
per rilanciare anche
l’enogastronomia bergamasca»

L’Expo 2015 sarà una vetrina importante per Bergamo visto che si trova a soli 45 chilometri da Milano. Si prevede che circa 8 milioni di visitatori atterreranno tra Orio e Linate e la Bergamasca da sola è pronta ad accogliere tra i 5 e i 6 milioni di turisti. Come vi preparate all’evento?
“Anche se l’esposizione 2015 si terrà a Milano, con grandi padiglioni e 140 Stati aderenti, prevediamo che molti turisti si riverseranno nel nostro territorio e in altre province della Lombardia. Per questo la Bergamasca deve diventare sempre più un luogo bello da vivere e da visitare e il turismo dev’essere una delle componenti strategiche per il futuro del territorio. Il nostro è stato per anni un mondo chiuso, con una vocazione prevalentemente manifatturiera. Ora il nostro intento è quello di trasformare Bergamo in meglio, senza tuttavia abbandonare le tradizioni produttive che lo hanno contraddistinto per anni”.
A partire da questo primo numero del 2014 di The Key to Bergamo, l’Expo ha deciso di patrocinare tutti i servizi che parlano dell’eccellenza dei prodotti tipici bergamaschi. Una bella soddisfazione…
“Certo, anche perché il brand dell’Expo non viene mica dato a tutti. Per la prima volta l’esposizione universale, in collaborazione con la cabina di regia che si trova in Camera di commercio, ci ha dato l’ok per utilizzare il suo marchio per le iniziative di Turismo Bergamo. Siamo passati a un vaglio molto selettivo. Soltanto dopo una serie di attente valutazioni della nostra programmazione, ci è stato dato il consenso per usare il brand dell’Expo che, essendo un marchio internazionale, dev’essere utilizzato con intelligenza onde evitare problemi di percorso. Quando si muove l’Expo noi diventiamo attuatori dei suoi programmi, piuttosto che la regia, perché l’esposizione universale ha una visione unitaria e tutti i pezzi che la valorizzano devono essere armonici”.
The Key to Bergamo contiene alcune novità che la collegano al tema principe dell’Expo 2015, “Nutrire il pianeta”. Non a caso nel nuovo numero si punta su uno dei piatti forti del territorio orobico, la polenta taragna.
“Noi abbiamo delle grandi bellezze ambientali, artistiche, culturali, ma un aspetto su cui oggi dobbiamo puntare molto è la cultura eno-gastronomica. Come non pensare a un mezzo come Key to Bergamo per far conoscere e divulgare queste eccellenze bergamasche? Dobbiamo fare leva su ciò che abbiamo di più suggestivo da offrire al turista”.
Anche i distretti commerciali orobici giocheranno un ruolo strategico in vista dell’Expo?
“I 28 distretti del commercio rappresentano uno strumento per rilanciare il commercio in città e nei 130 comuni della provincia, soprattutto in vista dell’arrivo a Bergamo, tra il 19 e il 21 febbraio, dei delegati di 70 paesi cluster che parteciperanno all’esposizione universale”.
Chi collabora a The Key to Bergamo?
“Il giornalista Pino Capellini è il nostro direttore responsabile. Le altre persone che collaborano alla rivista sono tutte giovani e dinamiche. Io credo che il nostro compito sia quello di essere ispiratori di cose giovani, ma sono poi i giovani che le devono costruire, l’interpretazione della realtà va fatta da loro. Laura Landi, per esempio, è responsabile dell’ufficio comunicazione: è una giovane manager che sta lavorando bene per la realizzazione dei contenuti di questa rivista. Ma ci sono anche le altre ragazze “key expert”, ovvero  Arianna, Francesca, Elena e Sara, che con le loro competenze in ambito culturale, sportivo ed enogastronomico sapranno soddisfare le richieste di tutti i turisti in transito all’aeroporto di Orio e all’Urban center”.
La rivista sarà anche online?
“La rivista si potrà sfogliare sul sito di Turismo Bergamo, e finirà su tutti i social network, da Facebook a Twitter. Il marketing territoriale verrà fatto per il 70% solo via web, quindi l’impiego di internet sarà predominante”.
Perché non avete puntato solo sui nuovi media, quindi?
“Certamente il futuro è sul web e molti preannunciano la fine dei giornali cartacei a vantaggio di internet. Per esigenze comprensibili, però, l’Expo ha richiesto di fare una duplice versione, cartacea e telematica, in modo da poter distribuire Key to Bergamo in vari punti turistici strategici”.
Non avete pensato di distribuire la rivista anche a compagnie aeree come Ryanair, per esempio?
“Sì, ma il problema è che compagnie come Ryanair, che rendono i voli accessibili a tutti con le loro tariffe low cost, devono guadagnare sul resto. Quindi anche per far fruire una rivista come la nostra sui loro aerei bisognerebbe pagare e per noi adesso è dura”.


Fipe: «Il contratto tenga conto
della fase critica delle aziende»

nella foto: Silvio Moretti 

Silvio Moretti, direttore delle Relazioni sindacali e formazione di FIPE, affronta il tema lavoro, tra poche luci e molte ombre, dal bilancio più che negativo della Riforma Fornero agli ostacoli che frenano il ricorso all’apprendistato. Non manca uno sguardo in prospettiva, a partire dalle azioni che vanno intraprese per supportare le imprese del settore  e un commento al Jobs Act.
Qual è lo stato di fatto del rinnovo del contratto del turismo?
“Per quanto riguarda le aziende di pubblico esercizio, il Contratto del Turismo non è ancora stato rinnovato. Lo scorso 28 ottobre la Fipe, ha comunicato alle Organizzazioni sindacali nazionali di settore il recesso/disdetta dal Ccnl per i dipendenti di aziende del settore turismo del 20 febbraio 2010, con effetto dal 1° maggio 2014. A questa decisione, avvenuta non senza sofferenza, si è giunti dopo aver constatato l’impossibilità, al momento, di sviluppare un confronto con le Organizzazioni sindacali dei lavoratori, che abbia come obiettivo di giungere ad un recupero dei costi attraverso un miglioramento della produttività, punto di partenza ineludibile per qualsiasi ipotesi realistica ed equilibrata di soluzione alla grave crisi che il settore sta attraversando”.
Quali sono le prospettive?
“Nel nostro settore il fattore lavoro costituisce una risorsa di assoluta priorità per la gestione e il successo d’impresa, più che in altri comparti produttivi, essendo la componente del servizio un elemento fondamentale dell’offerta. Da ciò scaturisce l’esigenza di portare il tema del lavoro al centro delle riflessioni di politica, parti sociali e opinione pubblica. Le imprese stanno affrontando la crisi con senso di responsabilità ma l’impegno delle aziende deve confrontarsi  con un contesto normativo e contrattuale adeguato alle nuove esigenze del  mercato, finalizzato cioè a garantire la redditività delle imprese. Pertanto, per le aziende sono fondamentali interventi per aumentare la produttività, rimodulando gli elementi contrattuali  che prevedono la maturazione di retribuzione non in presenza di ore lavorate, migliorando il rapporto tra prestazione diretta ed oneri indiretti e differiti”.
Quali sono le azioni che Fipe intende intraprendere?
“Fipe ha elaborato una sua piattaforma che intende discutere con le Organizzazioni sindacali senza pregiudiziali. Saranno gli organi federali a decidere tempi e modi per riprendere il percorso negoziale. L’auspicio è che le organizzazioni sindacali dei lavoratori sappiano superare le posizioni fin qui espresse, agevolando il ripristino di un positivo livello di confronto sulle gravi problematiche del settore. Nel contempo la federazione sta mettendo a punto una piattaforma che recepisce le esigenze di produttività delle aziende e comunque, prima del 30 aprile 2014, in mancanza di rinnovo del Ccnl verranno fornite  a tutti gli associati le necessarie istruzioni”.
Quale è il bilancio a un anno e mezzo dalla Riforma Fornero?
“Il bilancio è assolutamente negativo. Non era una riforma da fare in un periodo di gravissima difficoltà economica ed i risultati si sono visti. Sono aumentati costi per le imprese (contributi contratti a termine, ASPI e miniASPI e via dicendo). E non è ancora finita: tra poco partiranno i fondi bilaterali per il sostegno del reddito con nuovi costi per le imprese. Sul fronte della flessibilità in entrata, l’impostazione della legge, assolutamente restrittiva, ha fatto il resto con una disoccupazione che non accenna a diminuire e le imprese che, prima di fare un assunzione, qualora se ne presenti la necessità ci pensano dieci volte”.
Come valuta il Jobs Act e il contratto unico?
“Aver riportato al centro dell’attenzione il tema delle riforme del lavoro è estremamente importante, purché non si prosegua nell’azione di “penalizzazione” di tutte le altre forme di lavoro che non sia il contratto a tempo indeterminato. In questo senso il contratto unico rischia di riportare indietro le lancette dell’orologio, riproponendo una visione di stampo fordista che mal si coniuga con i cambiamenti in atto che vedono il settore dei servizi e del turismo di gran lunga prevalere sui vecchi modelli industriali, senza che gli vengano fornite tutte le opportunità di cui avrebbe bisogno, soprattutto, senza penalizzare i contratti flessibili. C’è bisogno di una “cassetta degli attrezzi”, sia per rispondere alle specifiche esigenze delle imprese dei diversi settori economici, sia per favorire tutte le opportunità di impiego non appena si presentano sul mercato. Se la riforma del lavoro finalmente riuscirà a porre mano ad una  riforma dei servizi pubblici per il lavoro, affrontando una volta per tutte le politiche attive che devono sostenere l’occupazione, anche quella flessibile, avrà raggiunto un obiettivo, condiviso ed importante”.
Quali sono le attività intraprese a livello governativo per l’imprenditoria?
“Le principali azioni intraprese vanno nella direzione di operare per una riduzione del costo del lavoro, assicurare una flessibilità adeguata all’organizzazione del lavoro e all’evoluzione del mercato e una semplificazione della burocrazia, in generale e della gestione dei rapporti di lavoro. Un imprenditore impegna almeno due ore al giorno della sua attività per stare dietro a tutte le incombenze amministrative e burocratiche. Si è poi posto l’accento sulla riduzione delle tasse necessaria per sostenere e rivitalizzare la fiducia delle famiglie, ancora in calo a dicembre 2013, attraverso un progetto credibile di riduzione del carico fiscale il cui attuale livello è incompatibile con qualsiasi prospettiva di ripresa. Vanno poi individuate misure maggiormente incisive, così come andrebbero rese maggiormente fruibili le misure previste per le Mpmi, internazionalizzazione e start-up innovative, ricerca, digitalizzazione delle imprese, accesso al credito, misure di contrasto al lavoro sommerso ed irregolare”.
Quali sono le prospettive del 2014 per il turismo? Quali le risposte e le azioni attese dal comparto?
“Il momento è particolarmente difficile. I dati sono sotto gli occhi di tutti. I consumi delle famiglie nel settore nel 2012 hanno avuto una contrazione dell’ 1,9%, pari a 1,2 miliardi di euro, e i dati, non ancora definitivi del 2013, attestano un’ulteriore flessione dell’1,3%. Sono calate le presenze turistiche nel 2012 (-6,4%, per ridimensionamento della domanda interna) con un’ulteriore flessione relativa al 2013 intorno al 5%. E’ calata sensibilmente la produttività del settore negli ultimi dieci anni, mentre aumenta la concorrenza sleale effettuata da una miriade di soggetti che usufruiscono di agevolazioni fiscali, tributarie ed amministrative. Non vanno meglio le cose sui dati relativi alla nati-mortalità delle imprese di ristorazione. Solo nei primi nove mesi del 2013, il saldo negativo tra aperture e chiusure è pari a 6.219 imprese. Occorre sviluppare ma soprattutto dare attuazione ad un vero piano sul Turismo che, comprenda tutte le componenti di esso e possa costituire un’opportunità per favorire lo sviluppo del settore, valorizzare l’enogastronomia, consentire un più facile accesso al credito alle piccole imprese, affrontare i problemi legati all’abusivismo che generano concorrenza sleale nel settore della ristorazione, con l’apertura di falsi circoli privati ed agriturismi, il cui volume d’affari a  livello nazionale è pari a  5 miliardi di euro”.
L’apprendistato resta ancora un contratto appetibile? Come porre al centro dell’attenzione l’ accesso al lavoro degli under 29?
“L’apprendistato resta per il settore turismo e dei pubblici esercizi in particolare uno strumento indispensabile, a riprova anche delle elevate percentuali di conferma dei giovani che vengono impiegati dalle imprese con questo strumento contrattuale. Indubbiamente, per quanto riguarda il ricorso all’apprendistato, i numeri sono un po’ in calo ed i motivi vanno ricercati, oltre che nella difficile e perdurante crisi economica, anche nelle difficoltà che le imprese incontrano nell’utilizzo. C’è ancora troppa formazione teorica, soprattutto quella pubblica, e mancano le strutture per effettuarla. Le imprese non si sentono sicure e sono preoccupate dal fatto che possano cambiare le regole in corsa”.


Imprese, ricette
su misura per il rilancio

Tra le molteplici forme di supporto messe in campo dalla Camera di Commercio di Bergamo e realizzate dalla sua azienda speciale Bergamo Sviluppo, i Progetti Territoriali sono quelli che raggiungono le pmi nei luoghi in cui operano e le prendono per mano, accompagnandole in percorsi di crescita e consolidamento.
Questa modalità di intervento è nata nel 2006 dalla volontà di ricercare strade per il rilancio in aree della provincia, prime fra tutte le Valli, segnate dall’indebolimento del tessuto produttivo ed economico. Negli anni, anche per via delle crescenti difficoltà intervenute con la crisi, il percorso si è evoluto, ampliando i territori coinvolti, passando dal solo settore artigianale a tutto il sistema imprenditoriale e inserendo iniziative per aspiranti e neo-imprenditori. L’edizione 2014, che prosegue lungo questa direzione, interesserà quattro aree – Pianura, Valle Seriana, Valle Brembana e Valle Imagna – attraverso un insieme di azioni. Alle imprese partecipanti, in particolare, saranno erogate consulenze specialistiche gratuite, progettate in base ai bisogni riscontrati e condivisi in ogni azienda nel corso di incontri diretti, con l’obiettivo di superare situazioni di difficoltà ed intraprendere un progressivo percorso di sviluppo o rilancio competitivo.  L’iniziativa verrà presentata in sei focus-group di animazione locale, che permetteranno di raccogliere problematiche ed esigenze e di selezionare le imprese da accompagnare (in totale saranno 57: 20 nell’area della Pianura, 15 in Val Seriana, 12 in Val Brembana e 15 in Valle Imagna).
Accanto al supporto singolo, sono previste attività dedicate al contesto imprenditoriale di ciascun territorio, come percorsi formativi, incontri su temi specifici (dall’innovazione al controllo di gestione, dal marketing all’aggregazione) e giornate di orientamento sul mettersi in proprio. Il percorso partirà a metà febbraio per concludersi a dicembre.


Alberghi, sistema a rischio
con l’erosione delle tariffe

Le strutture ricettive bergamasche sono – per 21 mila utenti – migliori per diverse aspetti di quelle di grandi città e capitali europee, da Londra a Vienna, da Parigi a Berlino e, in Italia, surclassano Venezia, Milano, Roma e Firenze. Parola di Trust You, standard della reputazione on line adottato in Svizzera, Germania e Austria, che dal 2008 cattura le opinioni  e le sensazioni di milioni di commenti presenti in centinaia di fonti sul web –  come Tripadvisor, Facebook, Google+, Twitter, Yelp –  in 20 lingue diverse. Un campione di 40 strutture ricettive di città e provincia (che include anche b&b con almeno 150 opinioni) ha fatto scalare a Bergamo il ranking di città come Valencia, Vienna, Zurigo, Barcellona, Goteborg, Berlino, Monaco di Baviera, Amsterdam e Francoforte. Rispetto ad altre destinazioni italiane, il punteggio complessivo di 82 centesimi raggiunto da Bergamo è lo stesso di una località-cult come Taormina, supera di un soffio Bologna e Venezia (81), Torino e Verona (80), Firenze e Palermo (79), Milano (78), Roma (77), Bari e Napoli (74). La cortesia è al top con 94 punti e la pulizia della camera meticolosa con 89 trust-score. Posizione e atmosfera sfiorano l’eccellenza e letti, colazione e prezzo sono oltre la sufficienza. Da migliorare, anche se promossa, l’insonorizzazione, la connessione ad internet e la manutenzione.

â–  Le strategie per essere al top delle recensioni
Gli studi riportati su Trust You evidenziano come i social media influenzano direttamente più dell’83 per cento di tutte le prenotazioni online e il 49 per cento dei clienti non penserà mai di prenotare un hotel che non ha recensioni. Il prezzo conta, ma la qualità di più: i clienti sono anche disposti a pagare di più per strutture che presentano punteggi più alti perché “la qualità si paga”. In media, i prezzi per una camera aumentano di 12 dollari (quasi 9 euro) per ogni punto percentuale in più che compare in un TrustScor per un hotel. I siti con recensioni e punteggi affidabili, che sono stati integrati nel proprio sito web, ottengono una frequenza fino al 200 per cento in più. Il 93 per cento di tutti gli utenti si affidano alle recensioni dei loro amici (rispetto al 43 per cento di coloro che si affidano alla pubblicità). Se si dispone di recensioni sul sito web dell’azienda i clienti sono incoraggiati a prenotare/acquistare direttamente da quel sito, piuttosto che da un concorrente.

â–  I dati del Barometro alberghiero
Il turismo in Italia cresce del 6 per cento, ma Bergamo perde oltre 3 punti percentuali (-3,3 per cento) nel 2013 rispetto all’anno precedente in termini di fatturato generato dalla vendita delle camere in rapporto al numero totale di stanze disponibili. L’indice dell’occupazione delle camere si conferma sostanzialmente stabile, con maggiori presenze da martedì a giovedì, sempre più riequilibrate dalla crescita di turisti nel fine settimana (il venerdì crescono al 54,2 per cento le camere occupate contro il 53,2 per cento del 2012 e il sabato si passa dal 54,9 per cento del 2012 al 56 per cento). Il giorno su cui lavorare resta la domenica, che occupa solo il 44,6 per cento delle stanze, magari andando ad intercettare una clientela che non deve preoccuparsi del rientro al lavoro al lunedì.  Anche se bisogna lavorare per far si che l’inizio della settimana non sia desolante agli occhi del forestiero. Nel complesso il sistema turistico bergamasco regge, ma è chiamato a fare alcune importanti riflessioni a partire dall’erosione delle tariffe che non porta alcuna crescita, ma anzi danneggia l’intero sistema in una controproducente gara al ribasso. Anche perché le tariffe a Bergamo sono ferme da dodici anni: “Allora il mercato era diverso, non c’erano le difficoltà di oggi e non eravamo disorientati da un continuo affastellarsi di sigle e tasse da pagare, che hanno raggiunto dei livelli insostenibili – ha sottolineato Giovanni Zambonelli, presidente degli Albergatori Ascom -. Oggi si fa davvero fatica a quadrare i bilanci”. Ora c’è pure la tassa di soggiorno che porta nelle casse del Comune imposte per quasi un milione di euro: “I nostri prezzi sono rimasti gli stessi, ma da un anno a questa parte si è aggiunta anche la tassa di soggiorno – aggiunge Montserrat Satorra Farrè, vicepresidente del Gruppo Turismo di Confindustria Bergamo, di cui è referente per gli alberghi -. Non vogliamo che questa sia una tassa di scopo e la speranza è che vengano reinvestiti in un progetto turistico”. Anche  politica e istituzioni devono fare la loro parte: “Le infrastrutture fanno la differenza. Il collegamento ferroviario ad alta velocità ha portato molti clienti del Salone del Mobile a spostarsi su Torino, surclassandoci e tagliandoci di fatto fuori da un evento che ha sempre riempito i nostri alberghi” continua Zambonelli. I nuovi collegamenti con Orio e i cambi di rotta hanno portato dal 2010 ad oggi un nuovo turista: “Abbiamo perso una fetta di clientela dal Nord Europa che era ormai consolidata – sottolinea Sebastiano Scanavino, consigliere del Gruppo Albergatori Ascom – . I nuovi collegamenti, con i Paesi dell’Est,  altre destinazioni dell’area mediterranea e dal nord Africa non portano ad un incremento di turisti in città”.