Ubi, disco verde alla banca unica. Previsti 2.750 esuberi e 1.100 assunzioni

Ubi bancaCon l’obiettivo di conseguire un’ ulteriore semplificazione dei processi decisionali e gestionali nell’ambito del Gruppo e la realizzazione di significativi risparmi di costi, il Consiglio di Sorveglianza di UBI Banca e i Cda delle Banche Rete hanno deliberato la fusione, per incorporazione, di Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca Regionale Europea, Banca Popolare di Ancona, Banca Carime e Banca di Valle Camonica in UBI Banca. Il nuovo piano industriale che porterà alla banca unica parte con la previsione di conseguire un utile di 730 milioni al 2019 e di 870 milioni al 2020. Le linee guida prevedono l’uscita di circa 2.750 dipendenti e l’ingresso di circa 1.100 risorse. Ubi Banca alza inoltre la copertura dei crediti deteriorati al 43,3% e al 58% per quanto riguarda le sofferenze. La manovra costa 850 milioni in termini di rettifiche ma permetterà una liberazione di capitale per il CET1 di circa 40 punti base.


Fogalco dà una mano alle aziende colpite dal maltempo

SedeAscom_x_GiornaliFogalco va in aiuto delle imprese del terziario bergamasche colpite, in questi giorni, dal maltempo. La Cooperativa di garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo ha deciso di ridurre del 50% la quota istruttoria e di diminuire in modo significativo la quota di capitale sociale che l’imprenditore deve sottoscrivere per ottenere la garanzia fideiussoria e accedere, quindi, al credito agevolato concesso dal sistema bancario. «Vista la difficile situazione che si è venuta a creare a causa del maltempo in alcune delle zone del territorio bergamasco abbiamo deciso di intervenire a sostegno dei nostri imprenditori che vogliono chiedere finanziamenti alle banche – afferma Riccardo Martinelli, presidente di Fogalco –. E’ un impegno che ci prendiamo per essere vicini ai nostri associati e a al mondo dell’imprenditoria bergamasca e del settore del terziario, provato in questi anni dalla continua  riduzione dei consumi».

Le agevolazioni sono indirizzate a sostenere gli imprenditori che decidono di ripristinare locali, attrezzature, sostituire macchinari, acquistare approvvigionamenti e scorte di magazzino danneggiati dal maltempo. Le aree di riferimento sono quelle colpite da piogge insistenti e temporali, tra cui, in particolare, la zona del Sebino. «Sarà nostro compito anche condividere e definire plafond e linee di credito con le banche convenzionate – spiega Antonio Arrigoni, direttore di Fogalco -. Siamo sicuri che il sistema bancario saprà considerare l’intervento a garanzia applicando condizioni particolarmente favorevoli».

Per maggiori informazioni sull’iniziativa contattare gli uffici della Cooperativa al numero 035-4120321.


Villaggio degli Sposi, Gori: “Difficile evitare la chiusura dell’unica filiale bancaria”

Intesa San Paolo Villaggio SposiChiude l’unica filiale bancaria, di Intesa San Paolo, presente al Villaggio degli Sposi. L’ha confermato il sindaco Giorgio Gori rispondendo a una interpellanza presentata da Danilo Minuti, capogruppo della “Lista Civica Tentorio”. Minuti, evidenziando che il quartiere “ha subito nel corso degli anni la chiusura di molte attività commerciali, tra cui molti negozi di vicinato nonché l’unico ipermercato del quartiere” e che “la filiale della banca è anche lo sportello più vicino tra quelli esterni all’Ospedale Papa Giovanni XXIII” ha sottolineato nell’interpellanza che “la scelta del Gruppo Intensa San Paolo rischia di accelerare ulteriormente l’impoverimento e la desertificazione del quartiere del Villaggio degli Sposi, nonché di arrecare gravi problemi e disagi ai cittadini lì residenti”. Per questo ha chiesto al sindaco, nonché assessore ali’Attività Produttive, se non ritenesse “opportuno interloquire con il Gruppo bancario al fine di scongiurare la chiusura della filiale e il conseguente impoverimento del quartiere del Villaggio degli Sposi”. Gori, nella sua riposta, ha comunicato di aver chiesto e ottenuto un incontro con i vertici dell’istituto di credito, manifestando loro l’importanza degli sportelli bancari nei quartieri periferici. “La situazione che mi hanno però riportato – scrive Gori – centrata sulla forte riduzione  delle operazioni di sportello, calate a meno di dieci al giorno nella filiale in questione, è tale da non rendere  probabile un ripensamento della banca circa la volontà di chiudere la filiale. E’ stato in particolare evidenziato il rapido cambiamento in corso riguardo alle modalità di interazione dei cittadini, legate alle nuove tecnologie informatiche, e alla conseguente possibilità di gestire online la gran parte delle operazioni senza la necessità di recarsi fisicamente allo sportello”.


Ubi, la Responsabilità sociale per il Territorio coinvolge anche l’Ascom

La Banca Popolare di Bergamo (Gruppo UBI), con la collaborazione di Camera di Commercio di Bergamo e di Comune di Bergamo, ha realizzato un Progetto di Responsabilità Sociale per il Territorio costituito da due proposte distinte, ma ambedue di forte impatto sociale: la Responsabilità Sociale d’Impresa, un plafond finanziamenti per meglio assistere gli imprenditori nella gestione efficace delle problematiche di impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività; un prestito obbligazionario solidale dedicato al Comune di Bergamo i cui proventi saranno in parte devoluti al progetto “La Città Leggera”. La Responsabilità Sociale d’Impresa prevede un plafond finanziamenti a medio lungo termine rivolto a quegli imprenditori che avviano programmi e progetti di Responsabilità Sociale e di Sostenibilità ed intendono dotarsi di approcci e strumenti per migliorare le tematiche ambientali, di etica, del rispetto dei diritti umani e dei diritti dei consumatori, con il duplice obiettivo di massimizzare la creazione di valore condiviso con gli stakeholder e di prevenire o mitigare eventuali impatti della propria attività. Ne sono esempio interventi per migliorare l’efficienza energetica, progetti che migliorino l’impatto ambientale generato da attività imprenditoriali, StartUp con creazioni di posti di lavoro, progetti di inclusione sociale e progetti relativi a nuove assunzioni di giovani. Il plafond ammonta ad euro 30 milioni, è attivato in sinergia con le Associazioni di Categoria del territorio: Confindustria Bergamo, Confagricoltura Bergamo, Coldiretti Bergamo, Ascom Confcommercio Bergamo, Confartigianato Bergamo, Confesercenti Bergamo, Ance Bergamo, Confimi Apindustria Bergamo, LIA – Liberi Imprenditori Associati; di seguito le principali caratteristiche:

– finanziamento chirografario a medio termine, con un minimo di 25mila euro ed un massimo di 500mila

– Start-up finanziamento chirografario a medio termine con importo massimo di 50.000 euro e con garanzia Confidi

– durata sino a 36 mesi con rimborso in rate mensili posticipate costanti

– tasso variabile indicizzato all’Euribor 3 mesi mmp maggiorato di uno spread fisso a seconda della durata, delle garanzie collaterali e del Rating assegnato (Rischio basso 1% – Rischio medio 1,5%)

– spese di istruttoria ridotte nella misura dello 0,90% dell’importo del finanziamento, con un minimo di 300 euro e un massimo di 2.000; ulteriore riduzione del 50% in presenza di garanzia di un Confidi.

“Le collaborazioni con Camera di Commercio di Bergamo e il Comune di Bergamo ci hanno permesso nel tempo di sostenere il territorio bergamasco e molte iniziative dedicate alle imprese e alle realtà più significative che oggi rappresentano gran parte del nostro tessuto locale – afferma Giorgio Frigeri, presidente della Popolare -. Il Progetto di Responsabilità Sociale per il Territorio è un’iniziativa che si prefigge di consolidare sempre di più i rapporti tra la nostra Banca e la realtà bergamasca ed è costituita dal Social Bond UBI Comunità per il Comune di Bergamo, finalizzato al sostegno de “La Città Leggera”, dedicato ad un argomento di forte attualità, ma anche di importante impatto sociale e civico vale a dire l’inserimento di persone disabili nella vita della comunità per costruirsi un’esistenza futura decorosa, indipendente e più vicina possibile ai canoni della normalità, e dal progetto di Responsabilità Sociale d’Impresa che prevede l’erogazione di finanziamenti a medio-lungo termine alle PMI a condizioni decisamente competitive proprio per la finalità a cui sono destinati. La responsabilità sociale d’impresa è un concetto innovativo e molto discusso che ha radici lontane e profonde risalenti agli inizi del Novecento. L’attività d’impresa, pur mirando al profitto, dove sempre tenere presenti una serie di istanze interne ed esterne all’impresa, anche di natura socio-economica, i finanziamenti messi a disposizione degli imprenditori da UBI Banca Popolare di Bergamo verranno concessi proprio per attuare progetti di sostenibilità sociale”.

“Si tratta di un’iniziativa importante ed esemplare sia dal punto di vista metodologico che dal punto di vista del contenuto – prosegue Ottorino Bettineschi, vicepresidente della Camera di Commercio di Bergamo -. Dal punto di vista metodologico perché dimostra la capacità di collaborazione e integrazione tra diversi soggetti del territorio, offrendo ciascuno un proprio peculiare contributo. Dal punto di vista del contenuto perché costituisce un’opportunità concreta e reale per favorire uno sviluppo del territorio orientato all’innovazione e alla creazione di posti di lavoro. In questo modo le realtà bergamasche dimostrano la capacità di declinare operativamente il concetto di responsabilità sociale”.

 

 


Ubi? Non trattiamola da supereroe del sistema bancario

veneto bancaUbi Banca è da tempo tirata per la giacchetta per intervenire a salvare altri istituti, neanche fosse un supereroe del sistema bancario. Forte di un patrimonio eccedente le strette necessità, ma che comunque non può essere sprecato, alcuni la vorrebbero intervenire al capezzale del Monte dei Paschi, altri a sostegno degli istituti veneti. Eppure data la situazione incerta, e probabilmente con molti scheletri nelle casseforti, dei candidati, se Ubi decidesse di proseguire nella sua aurea solitudine non le si potrebbe dare torto. Gli ultimi insistenti rumors riguardano un possibile intervento in Veneto Banca. Le ipotesi di crescita verso Est si rincorrano da tempo: c’è stato qualcosa di più di un interessamento con l’istituto veronese che ora sta dando vita a Banco Bpm, ma si era parlato anche di Popolare Vicenza e di Veneto Banca. “Sistemata” la Popolare di Vicenza con il fondo Atlante, resta quindi soltanto l’ipotesi dell’ex Popolare, ormai Spa, con sede a Montebelluna. Ed è auspicabile che al momento questa resti soltanto un’ipotesi o neanche questo, come del resto continua a sostenere la stessa Ubi banca con ripetute smentite sul fatto che sia aperto un dossier.

Ci sono fondati motivi per i quali l’operazione non appare particolarmente allettante. Innanzitutto perché si sta per preparare un aumento di capitale da un miliardo a servizio dell’Ipo dall’esito molto incerto, tanto che non si esclude un intervento del fondo Atlante. Esattamente come avvenuto poco tempo fa alla Popolare di Vicenza, dove il Fondo versando 1,5 miliardi si è trovato con il 99% del capitale, dato che la sottoscrizione si era fermata all’8%, nonostante il prezzo stracciato (0,1 euro per azioni che tre anni prima erano state collocate a 62,5), peraltro adeguato al valore dell’istituto. Anche per Veneto Banca (nella quale è confluita alcuni anni fa la Banca di Bergamo) si prospetta un aumento di capitale che farà diluire la quota degli attuali soci, anche se non in maniera così netta come nella Vicenza. Del resto in occasione della trasformazione in Spa di fine 2015 è stato fissato un diritto di recesso ai soci Veneto Banca a 7,3 euro ad azione, a fronte dei 30,5 euro del valore (attribuito dalla banca stessa) di un anno prima.

Le criticità a Montebelluna del resto non mancano e vanno dai dubbi legati alla mole dei crediti deteriorati, conseguenza anche di una crescita vertiginosa avvenuta attraverso acquisizioni senza guardare troppo per il sottile, alla bassa redditività e al calo dei depositi. E poi ci sono le stime del piano messo a punto dal nuovo Ceo Cristiano Carrus (ex Creberg), che prevedono un utile di 152 milioni al 2018 e di 249 milioni al 2020, ritenute dagli analisti troppo ottimiste. Tra i «pro», invece, c’è l’opportunità del consolidamento. Veneto Banca, infatti, per Banca Imi, l’investment bank di Intesa Sanpaolo (capofila del consorzio di garanzia che garantisce l’aumento di capitale, salvo futuro intervento del fondo Atlante ), è un candidato potenziale nel risiko grazie alla forte presenza in zone attraenti e allo spazio per potenziali sinergie. Se proprio il Fondo Atlante, che già controlla la Popolare di Vicenza, dovesse intervenire anche in Veneto Banca, si troverebbero sotto lo stesso cappello due istituti che in passato si erano corteggiati senza però arrivare all’accordo. Ma dato che potrebbe intervenire il Fondo Atlante a fare il lavoro sporco dell’aggregazione e soprattutto della sistemazione delle sofferenze dei prestiti (o Npl-non performing loans), non dovrebbe intervenire Ubi che ha disposto una partecipazione con 200 milioni al Fondo, ora dotato di 4 miliardi, proprio per non affrontare il problema degli Npl e di evitare interventi diretti che peserebbero sui bilanci.

Acquisire una quota importante, se non il controllo di Veneto Banca, in sede di aumento, vorrebbe dire infatti esporsi a un esborso di cassa comunque importante, assottigliando pericolosamente i suoi cuscinetti patrimoniali. E in questa fase congiunturale ricostituirli con un aumento di capitale non è operazione dall’esito scontato. Inoltre si assumerebbero rischi rilevanti per l’ampiezza del portafoglio crediti deteriorati, per le pendenze legali legate alla vendita di azioni ai clienti e per le difficoltà sul fronte della raccolta e dei ricavi e in generale della gestione operativa. Se proprio Ubi fosse interessata a Veneto Banca lo potrà fare con minori rischi quando la situazione si sarà meglio definita e stabilizzata. Sarà importante, a questo proposito, vedere come e a che prezzo sarà concluso l’aumento di capitale e da chi sarà formato l’azionariato dopo l’operazione. In questo momento in ogni caso l’istituto ha bisogno di risorse fresche, che Ubi Banca non ha intenzione di farsi drenare, mentre dopo l’aumento di capitale, se Veneto Banca avrà riportato i suoi indici patrimoniali sopra il livello stabilito dalla Bce, un’eventuale operazione potrebbe anche essere impostata carta contro carta. Ma al momento è solo un’ipotesi che si potrà verificare nei prossimi mesi, o forse anche di più. Quando magari l’interesse potrebbe essere per un più succulento pacchetto “Popolare Vicenza-Veneto Banca” ora inesistente.

 

 


Malvestiti: «Il ruolo dei confidi è centrale. Dalla Camera di Commercio un fondo di 800mila euro»

tavolo fogalco

Il ruolo dei confidi è centrale nello sviluppo delle imprese e la Camera di Commercio di Bergamo lo ribadisce con uno stanziamento di 800mila euro a favore degli organismi del territorio. Lo ha annunciato il presidente dell’ente camerale Paolo Malvestiti nel corso dell’assemblea della Fogalco, la cooperativa di garanzia dell’Ascom riunita per l’appuntamento annuale con i soci all’Hotel Settecento di Presezzo. «La nostra Camera di commercio – ha annunciato Malvestiti – ha predisposto anche per il 2016 la pubblicazione del bando a sostegno dei confidi mettendo a disposizione 800mila euro. È uno sforzo di una certa portata per il sistema camerale, visti i recenti tagli, ma che abbiamo scelto di fare per il ruolo che i confidi ricoprono nel nostro tessuto economico e per la loro intermediazione con il sistema bancario. È una forma di sostegno che il nostro ente offre alle imprese e con il quale vogliamo contribuire, come ci compete, allo sviluppo dell’economia bergamasca».

Una misura accolta con favore, «che dimostra la sensibilità dell’Ente nei confronti dei confidi – ha evidenziato il presidente della Fogalco Riccardo Martinelli -. Riguarda il rafforzamento dei fondi rischi e questo contribuirà, in particolare, a dare ossigeno a quella fascia di imprese in particolare difficoltà».

Dall’articolato dibattito è emersa con forza la necessità di rilanciare il ruolo dei confidi come veri intermediari tra imprese e banche, in un’ottica che riguarda non solo prestazione di garanzia ma sviluppa soprattutto l’assistenza e la consulenza a favore delle imprese. La sottolineatura ha riguardato il Fondo centrale di garanzia e le istituzioni «che devono fare in modo che la garanzia dei confidi sia valorizzata».

antonio arrigoniIntanto il terziario bergamasco può contare su una realtà solida e in grado di offrire garanzie più forti e, quindi, buone condizioni per l’accesso al credito. Si tratta di Asconfidi Lombardia, il confidi di secondo grado al quale con lungimiranza Fogalco e altre realtà provinciali appartenenti prevalentemente al sistema Confcommercio hanno dato vita.

Nel corso del 2015 Asconfidi Lombardia ha garantito 2.346 operazioni per un totale finanziato di 154.783.162 euro, cui corrisponde un rischio di 77.841.623 euro, ricevendo controgaranzie dai Confidi soci per un importo pari a 40.114.486 euro, dal Medio Credito Centrale per euro 1.159.600 e da Fin Promo.Ter per 2.665.460 euro. Alla data del 31 dicembre 2015 l’importo complessivo delle garanzie in essere è pari a 388.682.245 euro per un importo garantito pari a 200.946.842 euro.

Il patrimonio di vigilanza della società partecipata al 31 dicembre 2015, calcolato secondo i criteri previsti per gli intermediari vigilati, ammonta 21.728.258 euro, di cui 18.794.500 euro rappresentato dal capitale sociale versato. «Asconfidi Lombardia – evidenzia il segretario della Fogalco Antonio Arrigoni – ha un coefficiente di patrimonializzazione abbondantemente superiore ai limiti previsti dalla Banca d’Italia ed i numeri della sua attività testimoniano risultati più che soddisfacenti nell’impegnativa sfida di far coesistere un’organizzazione complessa, con livelli di analisi e controllo sempre più articolati e sofisticati, unitamente alla tradizionale capacità di azzerare il divario informativo tra la banca e l’impresa». Tra le ultime novità in merito all’iscrizione all’elenco ex art. 106 della Banca d’Italia da parte di Asconfidi Lombardia c’è l’invio di alcune modifiche statutarie e l’impegno di tutti i confidi soci a sostenere il confidi di secondo grado in caso di necessità. platea fogalco

L’assemblea ha potuto contare sull’intervento di Ernesto Ghidinelli, responsabile del settore Credito e Incentivi di Confcommercio imprese per l’Italia. Al dibattito hanno preso parte Luigi Trigona, Lucio Moioli (Confcooperative), Irene Paccani (Lia), Angelo Ondei (Confiab), Mauro Dolci (Fiva e Fogalco), Diego Pedrali (Ascom), Luca Gotti (Banca Popolare di Bergamo) e Stefano Bonato (Credito Bergamasco).


Il nuovo pericolo nel campo minato delle banche

MontepaschiBanche, avanti la prossima. Che a questo punto dovrebbe essere Veneto Banca. Sono già stati superati cinque ostacoli (i quattro istituti della risoluzione e Popolare Vicenza) nel campo minato che il sistema bancario sta cercando di disinnescare, con il sostegno del governo, ma la strada è ancora lunga e soprattutto il fiato inizia a farsi sentire. Con tutta la buon volontà legata anche all’interesse della propria sopravvivenza, sia del sistema creditizio che di quello economico e di conseguenza di quello politico, l’impresa è ciclopica: si tratta di spianare, o almeno di ridimensionare, senza che frani tutto, una montagna di prestiti di difficile, se non impossibile, restituzione cresciuta con la crisi, ma allo stesso tempo lasciata lievitare anche per mancati interventi precedenti. Inutile comunque recriminare, a questo punto: il bubbone c’è e bisogna sgonfiarlo evitando che esploda.

Le banche hanno tutto l’interesse per farlo perché il tracollo di un istituto, lo insegna la storia non solo italiana, ha effetti a catena che travolgono tutto il sistema. Così, con uno sforzo congiunto diretto, le banche sono riuscite in passato a salvare il Banco Ambrosiano (diventato poi la base di uno dei due big nazionali, Intesa Sanpaolo) e con uno indiretto, attraverso il Fondo interbancario,  a propiziare soluzioni per istituti minori, come Tercas e Caripe. Operazioni, queste ultime che continuano a fare le Bcc con il loro Fondo di categoria. Ma Salvatore Maccarone, il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, l’istituto che dovrebbe garantire i depositanti sotto i 100 mila euro, ha ammesso recentemente di avere le casse vuote anche per il contributo, a rigore fuori competenza, al rimborso degli obbligazionisti delle quattro banche salvate. Questo perché, come capita spesso in Italia, buone iniziative rovinano in maniera distorta.

Aggiungendo che in questo momento nessun istituto è disposto a impegnare il proprio patrimonio in salvataggi dei quali non si riesce a capire a priori il costo, le risorse per gli interventi con gli strumenti utilizzati finora ormai scarseggiano, drenate dall’intervento autunnale, per quelli che in fondo erano ostacoli da primo allenamento. E già si è rischiata la guerra civile per evitare la frana di quattro banche che si possono definire al massimo medie come Banca Marche, Popolare Etruria, Carichieti e Cariferrara. Con lungimirante intervento promosso dal governo, seppure con appoggio essenzialmente esterno per evitare aiuti di Stato, è nato comunque il fondo Atlante: sessantasette istituzioni, quasi tutti istituti di credito, hanno  dato vita a uno strumento dotato di 4,3 miliardi per intervenire in salvataggi e nell’acquisto di “Non performing loans”, i prestiti non performanti, con l’obiettivo di assicurare un rendimento del 6% attraverso queste operazioni. Un terzo delle risorse però sono già state consumate per rilevare la Banca Popolare di Vicenza, che nessuno voleva, dato che l’aumento di capitale da 1,5 miliardi è andato praticamente deserto. Adesso non si può escludere che un altro miliardo possa essere impiegato in un’altra ricapitalizzazione difficile, quella di Veneto Banca.  Se così fosse, il Fondo Atlante si troverebbe ad avere il controllo di due istituti che per anni si erano corteggiati senza riuscire però da soli a trovare un accordo. Si può ipotizzare in ogni caso che anche buona parte delle residue risorse di Atlante debbano essere poi utilizzate per il rilancio di quello che si presenta come un polo bancario potenzialmente di grande interesse.

In questo caso il Fondo Atlante avrà avuto un ruolo meritorio per il sistema credito, disinnescando la quinta mina, ma lascia ancora aperto il problema dei crediti in sofferenza, che era quello di partenza.  E apre a quella che si prospetta come la prossima (sesta) mina. Secondo gli ultimi dati di Bankitalia, a marzo le sofferenze lorde bancarie erano pari a 196,9 miliardi, con una crescita del 3,9% rispetto ai 189,5 miliardi di un anno prima (ma se si tiene conto della cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti o cancellati, il tasso di crescita sarebbe del 13,6%). A fine 2015 il Monte dei Paschi aveva in portafoglio 11,8 miliardi di sofferenze garantite da immobili, 6,5 miliardi con garanzie personali e 8,3 miliardi di sofferenze unsecured. Al netto delle rettifiche già effettuate, le sofferenze sono in bilancio per 9,7 miliardi. Il doppio della dotazione di partenza del Fondo Atlante. Una cifra enorme: ma se si vogliono considerare tutti i crediti deteriorati lordi (non solo quelli in sofferenza) del Montepaschi si arriva a 47 miliardi. Più di dieci volte della dotazione di Fondo Atlante, ottima iniziativa e che senza la quale ora ci troveremmo mezzo Veneto alla presa con il bail-in. Ma purtroppo ancora insufficiente.

 

 

 


Confidi e credito alle imprese, Ghidinelli: «Segnali di ottimismo»

«Niente di rivoluzionario – precisa -, ma qualche segnale di ottimismo sul rilancio del ruolo dei confidi lo si intravede e in più c’è la mossa della Bce che dovrebbe finalmente finanziare l’economia reale». Volge al positivo il quadro di Ernesto Ghidinelli, responsabile del settore Credito e Incentivi di Confcommercio, che in occasione dell’assemblea annuale della Fogalco (oggi, 16 maggio, al Settecento Hotel di Presezzo) fa il punto sulle novità per il sistema della garanzia consortile e la sua capacità di supportare in maniera efficace il credito delle imprese, soprattutto le più piccole.

Il Parlamento sta lavorando ad una legge delega per la riforma dei confidi. Un’audizione con Rete Imprese Italia si è tenuta anche nei giorni scorsi. Quali sono le richieste?

«Il principio della proporzionalità nell’esercizio della vigilanza, per cominciare. Il fatto cioè che si prevedano oneri e controlli parametrati alla dimensione dei confidi, imporre regole troppo pesanti a organismi con soglie minime di attività è infatti penalizzante. Un secondo aspetto è il coordinamento degli strumenti di garanzia. Negli ultimi due anni si è assistito ad un utilizzo distorto del Fondo Centrale di Garanzia, che anziché essere complementare ai confidi ha finito per essere concorrenziale, utilizzato per la garanzia diretta alle imprese anziché per la controgaranzia e la riassicurazione, determinando perciò un utilizzo non ottimale delle risorse pubbliche».

Come mai si è verificata questa distorsione?

«Perché per le banche risulta più “conveniente” ricorrere direttamente al Fondo anziché passare attraverso i confidi. Per il valore della garanzia ma soprattutto per il fatto che non le obbliga a fare accantonamenti e ciò significa risparmio patrimoniale. Il risultato è che si è ricorsi al Fondo anche in casi in cui non sarebbe stato necessario e che si è generato un forte assorbimento di risorse pubbliche non coerente con le finalità per le quali era stato concepito lo strumento. In pratica il Fondo nasce per le imprese ma al momento sta aiutando le banche».

Si sta però pensando a dei correttivi…

«Di una riforma del Fondo Centrale di Garanzia si sta occupando il ministero dello Sviluppo economico, vuol dire che c’è consapevolezza del fatto che non è utilizzato in maniera ottimale, che è meglio la complementarietà con il sistema dei confidi e si sta programmando un riequilibrio».

Cosa altro propongono i vostri confidi in tema di riforme?

«Maggiore facilità nello sviluppare servizi di assistenza alle imprese in ambito finanziario. Sino ad oggi lo spettro di azione è stato pressoché limitato alla prestazione della garanzia, così si aprirebbe invece la possibilità di aiutare le imprese nelle relazioni con la banca, nella gestione dei flussi finanziari, di realizzare nuove forme di consulenza. Si configurerebbe un’assistenza più ampia e professionale per gli imprenditori, che sino ad ora hanno visto la gestione finanziaria più come un fatto contabile e amministrativo che come capacità di prevedere e programmare i flussi finanziari e far fronte agli imprevisti. Con la crisi molte aziende sono andate in difficoltà proprio per difetto di capacità previsionale, mentre le competenze dei confidi possono essere d’aiuto in questo senso».

Sempre a proposito di riforme, dovrebbe completarsi anche quella del Testo unico bancario relativamente alla supervisione dei confidi “minori”…

«I confidi con attività superiore ai 150 milioni di euro sono sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia, mentre per quelli di dimensione inferiore (tra i quali anche la Fogalco ndr.) le modalità del controllo sono rimaste sino ad oggi in un “limbo”. Ora la procedura si è accelerata ed è in fase di costituzione un organismo di supervisione. Il rafforzamento delle regole comporterà degli oneri, ma offrirà anche una migliore certificazione degli operatori e garanzia agli enti pubblici che collaborano con i confidi».

Le imprese, intanto, hanno ripreso ad investire?

«Qualcosa comincia a muoversi, secondo il nostro Osservatorio, ma proprio per questo occorre che le imprese siano assistite in maniera razionale».

I “rubinetti” del credito si sono riaperti?

«Nonostante i tassi interbancari siano negativi c’è ancora grande difficoltà di accesso al credito, perché le banche non lo ritengono conveniente per piccoli importi. La Bce da giugno metterà però in campo una misura storicamente nuova prestando denaro alle banche a tassi negativi per gli impieghi destinati a certi target. In pratica, remunera le banche mentre le finanzia. È una manovra di politica espansiva che finanzia finalmente l’economia reale, la guardiamo con interesse perché potrebbe smuovere una situazione che diversamente rischia di rimanere di stagnazione».

Tirando le somme dei correttivi in atto, il ruolo dei confidi non pare affatto superato…

«I confidi servono alle banche e servono alle imprese. La conoscenza che hanno dei settori economici e dei territori è ormai diventata necessaria per l’attività delle banche, che per ragioni di operatività hanno fatto certi passi, e per gli imprenditori rappresentano un supporto importante per ragionare sui numeri, i tempi e le forme tecniche dei finanziamenti. Per le piccole imprese, del resto, il credito bancario è lo strumento pressoché esclusivo per far fronte alle necessità finanziarie. Poiché la situazione economica resta grave è più opportuno agire su ciò che si può fare rapidamente, migliorare ciò che c’è già, mettendo i confidi in condizione di lavorare con meno adempimenti e più possibilità operative».

 


UBI Banca, emesso un social bond a favore di Save the Children

ubi45.jpgUBI Banca ha annunciato l’emissione del prestito obbligazionario “solidale” per un ammontare complessivo di 20 milioni di euro denominato “UBI Comunità per Save the Children”. Il contributo verrà destinato al sostegno dell’intervento integrato di contrasto alla povertà educativa attraverso i 16 Punti Luce, centri “ad alta densità educativa” destinati a bambini e adolescenti in età compresa tra i 6 ed i 16 anni, in territori privi o carenti di opportunità educative per minori. L’intervento prevede la realizzazione di attività educative, ludico ricreative, artistiche, culturali, sportive di qualità per bambini e ragazzi nei Punti Luce attivati da Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelare i loro diritti.

Per i bambini e ragazzi che versano in situazioni di particolare disagio saranno inoltre attivati, in collaborazione con gli attori locali competenti, dei piani di sostegno individuali – delle doti educative- finalizzati ad offrire beni e servizi personalizzati. Le obbligazioni emesse da UBI Banca hanno taglio minimo di sottoscrizione pari a 1.000 euro, durata 3 anni, cedola semestrale, tasso annuo lordo pari allo 0,80%. Possono essere sottoscritte dal 13 maggio 2016 al 30 giugno 2016, salvo chiusura anticipata o estensione del periodo di offerta. UBI Banca devolverà all’ Organizzazione un contributo pari allo 0,50% del valore nominale delle obbligazioni sottoscritte. Il contributo complessivamente devoluto a Save the Children, a titolo di liberalità, può arrivare fino a 100.000 euro in caso di sottoscrizione dell’intero ammontare nominale delle obbligazioni oggetto dell’offerta. I beneficiari diretti delle attività dell’Organizzazione sono circa 6400 bambini e adolescenti dei Punti Luce operativi, ad oggi, sul territorio nazionale, mentre quelli indiretti sono famiglie, istituzioni ed enti privati chiamati a collaborare attivamente con l’obiettivo di creare una “comunità educante”, che ottimizzi energie e risorse a beneficio dei giovani del territorio. Le obbligazioni non sono destinate alla quotazione in nessun mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione: saranno negoziate dai collocatori in contropartita diretta nell’ambito del servizio di negoziazione per conto proprio ai sensi dell’art. 1, comma 5, lettera a) del D.Lgs. 58/1998 (TUF). Per una più dettagliata informativa circa le condizioni, i costi e rischi che comporta l’investimento si rinvia alle Condizioni Definitive e alla Nota di Sintesi, ed in particolare alla sezione “Fattori di Rischio”, relative all’emissione.

 

 


Fogalco, finanziamenti in risalita. «Cresce la fiducia delle imprese»

È tempo di bilanci per Fogalco, la cooperativa di garanzia di Ascom di Bergamo, che lunedì 16 maggio, alle ore 10.30, si riunirà in assemblea all’Hotel Settecento di Presezzo per tracciare il quadro del 2015 e delineare le strategie per l’anno in corso.

All’ordine del giorno la presentazione del bilancio 2015,  la relazione di gestione da parte del presidente Riccardo Martinelli e gli interventi dei rappresentanti del sistema bancario locale e di Ernesto Ghidinelli, responsabile del settore Credito e Incentivi di Confcommercio Imprese per l’Italia, che illustrerà le novità che riguardano i confidi: la Legge quadro, la Riforma del Testo Unico Bancario e il ruolo del Fondo Centrale di Garanzia.

Tra gli altri argomenti in discussione, l’attività di Asconfidi Lombardia, il confidi di secondo livello che ha visto proprio in questi giorni la riconferma di Martinelli nel Consiglio di Sorveglianza. Fogalco ha contribuito a creare l’organismo regionale insieme ad altre realtà provinciali appartenenti prevalentemente al sistema Confcommercio, segnando una svolta significativa per supportare l’accesso al credito delle imprese, in grado di rilasciare al sistema bancario garanzie più forti.

Nell’anno appena trascorso, Fogalco ha deliberato, garantito ed erogato, tramite gli Istituti di credito convenzionati, finanziamenti per 14.021.572 euro (13.299.479 euro nell’anno 2014, 6%) per 228 posizioni ai quali vanno aggiunti 1.858.115 euro relativi a finanziamenti deliberati ma, al 31 dicembre scorso, non ancora erogati.

L’importo medio dei finanziamenti deliberati ed erogati è di poco superiore ad 60.000 euro (54mila nel 2014, l’11% in più).

L’importo complessivo relativo alle operazioni garantite e perfezionate dal 1978, anno di costituzione, al 31 dicembre scorso è di 585 milioni euro.

In ordine di volumi, le garanzie si sono perfezionate prevalentemente nel comparto dei pubblici esercizi e alberghi, nei servizi, nelle attività alimentari e nei negozi di abbigliamento. Per quanto riguarda le zone, al primo posto c’è la pianura, seguita dalla città e hinterland, dalla val Cavallina e val Seriana e Scalve. Fanalino di coda le Valle Brembana e Imagna.

Presidente Martinelli che anno è stato il 2015 per il terziario?

«C’è una crescita di fiducia negli imprenditori. Si è consolidata la percentuale delle imprese che si recano in banca per chiedere credito ed è cresciuta leggermente la quota di quelle che lo ricevono. Anche gli investimenti sono in risalita: un’azienda su tre ha effettuato investimenti negli ultimi due anni e una su quattro ha intenzione di farlo nel prossimo biennio. Sono in crescita anche le aziende che sono riuscite a far fronte al proprio fabbisogno finanziario. Infine sono migliorati l’andamento dei tassi di interesse, il costo di istruttoria e le altre condizioni applicate. Insomma, parafrasando il meteo, possiamo affermare che “il barometro della crescita resta sul bello, con qualche abbassamento di pressione”».

Quali sono le sfide oggi per la garanzia consortile?

«Il ruolo della garanzia consortile oggi risulta ancora estremamente importante per il costante contatto diretto con le imprese associate, il raccordo con il proprio territorio di riferimento e per facilitare il dialogo con il sistema bancario e l’accesso al credito delle micro piccole e medie imprese. La competizione di mercato diventa però sempre più difficile: non esistono più i comparti economici di riferimento. Per questo dobbiamo essere ben strutturati, dinamici, efficienti oltre che patrimonializzati. Le sfide a cui siamo chiamati sono diverse: dobbiamo fornire dal punto di vista professionale assistenza e consulenza finanziaria di base alle aziende nostre socie e fronteggiare due questioni critiche, il massiccio e crescente utilizzo da parte del sistema bancario del Fondo Centrale di garanzia in via diretta e l’autonomia delle banche nel perfezionare operazioni di finanziamento a favore di imprese di “prima fascia”».

Nel corso dell’assemblea verrà illustrata la riforma del Testo Unico Bancario? Di cosa si tratta?

«Lo scorso mese di marzo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di attuazione del titolo V del Testo Unico Bancario e, nello specifico, il decreto relativo all’articolo 112-bis che completa il quadro normativo di riferimento per il sistema dei Confidi. Il testo prevede la creazione di un “Organismo per la gestione dell’Elenco” che avrà una funzione di verifica sui Confidi tradizionali. Ci auguriamo che l’entrata a regime di questo organismo valorizzi tutto il comparto sano dei Confidi tradizionali, che troppo spesso vedono la loro immagine danneggiata a causa di quei soggetti che operano in una “zona grigia” del mercato della garanzia».

Quali altre novità ci sono sul fronte del credito?

«La Regione ha da poco approvato le delibere che modificano i criteri relativi alle “controgaranzie”. Per favorire l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese, Finlombarda spa rilascerà garanzie di secondo livello (controgaranzie) su portafogli di garanzie di primo livello, rilasciate da Confidi a favore delle stesse imprese. L’attivazione di questa linea di intervento ridarà sicuramente nuovo ossigeno alle imprese e consentirà di incrementare la competitività e l’attrattività del territorio lombardo. In questo ambito Regione Lombardia rende disponibili 28,5 milioni di euro per favorire l’accesso al credito tramite i Confidi, tra i quali Asconfidi Lombardia, che consentirà di mettere in circolo circa 10 miliardi di euro di nuovi finanziamenti nel prossimo triennio».

Come sono i rapporti con le banche in questo momento?

«Da tempo abbiamo degli incontri con il sistema bancario per cercare di condividere il merito creditizio e approfondire e sviluppare tutte quelle criticità che afferiscono al rapporto tra banca e impresa. Speriamo che gli Istituti di credito sappiano valorizzare gli sforzi che mettiamo in campo per sostenere le imprese che rappresentiamo. Stiamo cercando di trovare percorsi sinergici che diano effettiva riconoscenza al valore dell’appartenenza delle imprese stesse al sistema associativo anche al fine di condividere, in particolare, informazioni di natura qualitativa e andamentale».