“Mia figlia si è arresa, non vuole più studiare”

abbandono scolasticoIl prossimo giugno mia figlia conseguirà il diploma di ragioneria; fin da quando era una ragazzina ha espresso il desiderio di frequentare giurisprudenza e diventare un avvocato specializzato in diritti dei minori. Qualche giorno fa è arrivata la doccia fredda: mi ha detto: “Chi me lo fa fare di continuare a studiare quando i laureati sono i primi ad essere disoccupati?”.

La sua provocazione mi ha colta impreparata e non ho saputo rispondere. Ma è da qualche giorno che ci rimugino, perché una risposta voglio trovarla. Ho cominciato a riflettere partendo da me stessa, a pensare perché io nella vita avessi scelto di studiare e ho capito: per paura di rimanere tagliata fuori dalle opportunità del mondo. E questo timore è diventato la spinta per realizzarmi e sentirmi come gli altri. Ma oggi la maggior parte degli “altri” fa la fila fuori dai centri per l’impiego e trascorre il tempo a spedire curricula per i quali non riceveranno nessuna risposta. E così la considerazione di mia figlia non fa una piega. Comunque non voglio darmi per vinta. E anche se viviamo un presente di incertezze e di profonde delusioni, sono ancora convinta che studiare sia l’unico modo per “vivere” dignitosamente e questa idea non me la leva nessuna dalla testa.

                                                                 (Barbara – Pedrengo)

 

Studiare è stato e rimane un privilegio, un’opportunità unica che permette ad ogni individuo di migliorare se stesso a livello personale e a livello professionale.

Lo scopo della scuola non è solo quello di studiare, ma rispondere al desiderio di scoprire il segreto di sé e delle cose che è insito in ognuno di noi. La scuola è un mondo dove si incrociano desideri, aspettative ed obiettivi personali e dove talvolta si sperimentano timori e delusioni, ma a vincere deve essere sempre la voglia di arrivare e di farcela a tutti i costi. Io l’ho capito dopo, ma lo studio deve essere amato per quel che può regalare e per quello che rappresenta, ovvero la possibilità di divenire persone ricche di opportunità, capaci di reinventarsi e di definire nuovi obiettivi personali. E non può essere considerato solo per quello che forse non ci darà mai.

I giovani di oggi non hanno paura di fare fatica, quello che li intimorisce è la mancanza di senso e quella percezione di essere angosciati per un domani, che appare sempre più confuso. Pertanto dire “che senso ha studiare” è un modo legittimo per contenere la paura e per affrontare una vita che ogni giorno tutti ribadiscono essere più difficile che mai. Quelli della mia generazione sono diventati adulti con concetti come “crescita economica, investimenti, espansione ed incremento”. Da qualche anno, la maggior parte dei giovani sta vivendo una quotidianità intrisa di discorsi che richiamano a “crisi economica, occupazione ai minimi storici e di ammortizzatori sociali”, per supportare i centinaia di individui che hanno perso il proprio impiego. Io non ho figli, ma se li avessi, passerei moltissimo tempo a spiegare che è necessario investire nel futuro, perché è il “proprio futuro” e perché bisogna sempre volere il massimo per la propria vita. Poi, quando lo capiscono, la felicità che ogni genitore (e ogni adulto) sperimenta, è incontenibile.

 

 

 


Punto Innovazione / La vacanza in mountain bike diventa elettrica

Punto Innovazione è una rubrica settimanale che gode del supporto di 

In sella e pedalare. Un motto che è sprone per gli appassionati della bicicletta ma anche metafora per darsi da fare per raggiungere l’obiettivo.

mountain bike elettrica 1Franco Zanetti , 43 anni, di Albino, guida di mountain bike, e Maurizio Biava, 39 anni, di Scanzorosciate, imprenditore e amatore di mountain bike, hanno applicato il principio per trovare una soluzione concreta e andare incontro agli amanti delle escursioni sulle due ruote. L’obiettivo è quello di aprire a tutti le strade che portano nei luoghi più suggestivi, dal punto di vista naturale e paesaggistico, ma anche più difficili da raggiungere. Ovvero aiutare a salire i percorsi più impervi senza rinunciare alla pratica sportiva. La risposta è stata trovata nella possibilità di mettere a disposizione una mountain bike dotata di motore elettrico. Una pedalata assistita per superare le pendenze senza affanni. Un’idea confluita nella start-up denominata “ebiketour” (www.ebiketour.it), che i due soci hanno creato per promuovere il loro percorso innovativo. Non hanno inventato la mountain bike elettrica, ma semplicemente pensato di utilizzarla e proporla per disegnare itinerari alternativi ai mezzi privati o pubblici che portano i visitatori nei luoghi di maggiore richiamo. Per dotarsene hanno scelto il modello prodotto dall’azienda tedesca Haibike: una mountain bike con telaio in alluminio, motore Yamaha da 250 watt e batterie al litio che garantiscono un’autonomia di 80 km.

Ma siccome non si pedala sempre in salita, l’autonomia può quasi raddoppiare se sui tratti in linea e in discesa si può dare fondo alle proprie leve. mountain bike elettrica 2

“Siamo i primi in Lombardia ad adottare le mountain bike elettrica per cicloturismo” – dichiara Maurizio Biava, che con il socio Franco Zanetti ha pianificato una decina di percorsi sul territorio orobico, dai colli di città alta ai sentieri che conducono ai rifugi -. “In primis pensiamo di privilegiare le ciclabili delle valli seriana e brembana, partendo dal campo base di Albino. Entro fine maggio avremo a disposizione le prime otto mountain bike. A noi si rivolgono molti viaggiatori che arrivano dall’estero, attratti dalla possibilità di essere accompagnati lungo percorsi difficilmente praticabili da chi non è allenato”. I pendii non sono più un ostacolo e il piacere di pedalare senza fatica un’opportunità allettante per chi cerca una vacanza immersa nella natura e vuole conoscere la quintessenza dei territori da visitare. E Bergamo, ancora una volta, è il caso di dire, fa da traino con un’idea innovativa, tanto semplice e pratica a colpi di pedale.

 


Lago di Endine e Val Cavallina, arriva l’agenzia di sviluppo turistico

I Comuni della Valle Cavallina e del Lago di Endine hanno deciso di unire le forze per promuovere il turismo locale e per centrare l’obiettivo è in fase di costituzione un’agenzia finalizzata a promuovere unitariamente i paesi dell’area a livello turistico e ricettivo. Negli ultimi mesi gli Amministratori locali si sono riuniti più volte per individuare e definire le linee guide e gli obiettivi del nuovo organismo. I lavori sono a buon punto e mercoledì 6 maggio il progetto dovrebbe concretizzarsi in maniera formale.
Spiega Andrea Vanini, assessore al Turismo del Comune di Trescore e capofila dell’iniziativa: «La Valle Cavallina e il Lago di Endine hanno tante peculiarità naturalistiche e paesaggistiche, a partire dal lago e dal Bioparco, e anche artistiche come il Lotto, il problema è che ognuno finora ha fatto da sé». «La questione turistica – dice Vanini – non può essere affrontata singolarmente. Va messo in sistema quello che c’è in Valle».
Lo Iat, con i tagli di finanziamenti in atto, non è in grado economicamente di svolgere questo compito e nemmeno il Consorzio della Val Cavallina, quindi i Comuni hanno deciso di unire le forze e di creare un organismo ad hoc. L’idea è di realizzare un’agenzia sul modello di PromoSerio. «Con il Consorzio dei 16 Comuni della Valcavallina, Casazza e Bianzano nel mese di gennaio abbiamo invitato i sindaci, le Proloco e le associazioni turistiche della Val Seriana a parlarci della loro esperienza – racconta l’assessore al turismo di Trescore -. Onestamente mi aspettavo da parte degli altri amministratori una reazione fredda e di dover rispondere a qualche dubbio. Invece la reazione è stata molto positiva».
L’agenzia vuole essere una partnership pubblico-privata e raccoglierà 20 Comuni, da Carobbio, Gorlago e San Paolo d’Argon fino a Endine Gaiano, alla fine del lago, un bacino che conta circa 55mila abitanti. Al momento di formalizzata c’è solo l’alleanza dei Comuni ma il prossimo passo sarà coinvolgere anche le strutture ricettive e gli operatori, enti e associazioni turistiche.
«Il nuovo organismo – anticipa Vanini – si presenterà sul mercato turistico con un unico marchio in modo che il territorio risulti competitivo. Gli scopi saranno due: far conoscere e valorizzare il territorio della Val Cavallina e del Lago di Endine in tutte le sue attrattive per attirare turisti ma anche, ed è l’elemento più innovativo, mettere a sistema le offerte del territorio a beneficio degli abitanti, così che si sentano parte di una valle unita, conoscano con facilità gli eventi e le attrattive proposte nei paesi vicini e diventino così i primi visitatori e ambasciatori delle nostre zone».


Con i sommelier si degusta il Tokaji

!cid_ii_i98f4m180_14d19b0e9ef64a7bLa delegazione bergamasca dell’Associazione Italiana Sommelier ha organizzato per martedì 12 maggio, alle 20.30, all’ Hotel Settecento di Presezzo, l’evento denominato “Bergamo Eszencia”, un viaggio nella Vecchia Europa, capitanati da chi, da quel lembo di Terra, incuneato tra Slovacchia, Ucraina e Romania è appena tornato, portando con sé un bottino di bottiglie preziose: Mariano Francesconi e il Tokaji. Mariano Francesconi delizierà i palati e stimolerà la curiosità dei partecipanti attraverso una selezionata e pregiata scelta di vini: Furmint secco, Tokaji Aszú 5 Puttonyos di due annate differenti, Tokaji Aszú 6 Puttonyos di due annate differenti e l’ Eszencia. Abbinamento culinario su due differenti Tokaji.

Costo per la serata 58 euro per soci Ais,  63 per i non soci.

Info e prenotazioni: Roberta Agnelli 347-7321538 e Luigi Mascheretti  349- 2676432.


Visti i black bloc, forse 100 anni fa era meglio schierarsi con l’Austria

No ExpoEsistono due cimmini: uno è quello che scrive queste rubrichette e l’altro è quello normale, che va a fare la spesa, guarda i telegiornali, litiga con sua mamma e passeggia in montagna. Credo che chiunque scriva su di un giornale sia, in fondo, afflitto da questa schizofrenia, se possiede un briciolo di senso di responsabilità. Altrimenti, se si dovessero commentare gli avvenimenti di questa porcaccia vita, senza questo filtro, si scriverebbero spesso pericolose corbellerie: uno, quando scrive, dovrebbe sempre pensare tre volte almeno a ciò che significano le sue parole. L’esempio di venerdì è lampante: se non possedessi questa fortunata capacità dissociativa, se non fossi, insomma, un borderline della scrittura, avrei semplicemente riempito una cartella di contumelie, insulti ed invocazioni a Bava–Beccaris. Già, le immagini dei bambinetti che cantano in coro per l’amato presidente, che fa tanto Corea del Nord, mi hanno rivoltato le budella: se, poi, in un delirio scoutistico, arrivano a cambiare perfino le parole dell’inno nazionale, stravolgendone, in sciropposa chiave catto-buonista, il significato originale, le balle iniziano a girarmi a mille. Solo una gigantesca albagia, soltanto un millenarismo disgustoso possono modificare un inno nazionale: solo gli idioti e i pazzi sognano di cancellare i monumenti eretti in periodi a loro sgraditi. Solo un deficiente sbozza via le corna del Mosè di Michelangelo, perché gli ricordano i tradimenti di sua moglie. Ergo, se avessi scritto dell’inaugurazione dell’Expo a ferro caldo, mi sarebbero uscite dalla tastiera soltanto cose insensate, dettate dalla pazza e bilicante rabbia. Immaginatevi, dunque, cosa avrei potuto concepire, per commentare il rebelotto formidabile messo in piedi, nel centro di Milano, da quei farabutti vestiti di nero che si fanno chiamare “Blackbloc”. Avrei invocato le cannonate del ’98, il Terzo Celere padovano, i tre squilli, la cavalleria umbertina: il mio alter ego, quando lo fanno inverminare, riesce ad essere estremamente pittoresco, nelle sue invettive. Ecco, se non scrivessi sui giornali, avrei minuziosamente indicato quali ossa, e in quale esatto ordine, avrei fracassato all’imbecille che, intervistato da una televisione, inneggiava alla devastazione, con i toni e l’eloquio di un ebefrenico sotto psicofarmaci. Ed avrei tirato in ballo i genitori dei teppisti, additandoli al pubblico ludibrio, all’esecrazione e al ritiro della patria potestà. Avrei rammentato a tutti quei cittadini democratici che plaudono ad ogni poliziotto incriminato per tortura che, per ogni poliziotto incriminato per tortura, ce ne sono cento feriti, sputacchiati, insultati, malmenati, provocati. E che, a forza di subire dalla teppaglia, a forza di arrestare gente che la magistratura rimette subito fuori con tante scuse, a forza di estintori in testa, di camionette bruciate, di colleghi massacrati, purtroppo, può pure capitare che ti saltino i nervi. Specialmente se ti senti solo: se sei un argine messo in mezzo ad una strada, tra dei delinquenti scatenati e la gente perbene. Quella stessa gente perbene che non ti ringrazia mai, ma, anzi, se può, ti schifa e ti denigra. Per fortuna che possiedo questa capacità schizoide, altrimenti, chissà cosa potrei scrivere, vedendo bruciare le automobili dei cittadini, e pensando a come andranno al lavoro lunedì! Per non parlare dei commenti: ce ne fosse uno che colloca la teppa milanese nel suo giusto contesto.

Quelli che hanno distrutto via Carducci sono di tutto, Blackbloc, nazisti, fascisti, teppisti, palombari-ciclisti, antagonisti, no-expo, no-tav: tutto tranne ciò che sono veramente, ossia delinquenti che provengono dai centri sociali, dalle pieghe più nascoste e più coccolate della sinistra estrema. Anarchici, comunisti: mi dispiace perfino usare queste parole, che, un tempo, indicavano gente che ci credeva e, oggi, mascherano semplicemente un vuoto neurale, una rabbiosa demenza. I comunisti, gli anarchici di una volta, erano, in certo qual modo, idealisti: credevano in un mondo migliore. Si sbagliavano, ma meritano il rispetto e la considerazione che si devono a chi lotta per una causa che ritiene giusta. Questi sono solo spazzatura. Per fortuna, non scrivo quel che ho pensato: meno male che possiedo questo servofreno psichiatrico, davvero! Sennò, mi chiederei, vi chiederei: ma che razza di posto è diventato questo, in cui viviamo? In cui quattro cialtroni possono devastare il centro di Milano, con la polizia che può soltanto “contenerli”, per tema di essere immediatamente messa sotto processo. Che razza di paese è l’Italia? Un posto in cui si cambia l’inno nazionale per permettere ad un politico barzellettaio di fare giochini di parole e felici calembour, in cui ci si fanno i “selfie” con le auto bruciate. Ve l’avrei chiesto e me lo sarei chiesto: dove diavolo siamo finiti? E, visto che ci siamo, a cento anni esatti da quel maggio del 1915, se non avessi un forte senso di responsabilità, che mi deriva dal mio ruolo, di fronte a quel che è diventata questa povera Italia, mi verrebbe sicuramente da dire che i nostri fanti sono andati all’assalto nella direzione sbagliata: avrebbero dovuto schierarsi con gli Jaeger austriaci. Oggi, perlomeno, saremmo un Paese civile. Gott erhalte, Gott geschűtze…Sia benedetta la schizofrenia!


Bergamo, ad aprile prezzi al consumo in leggera crescita

consumi - CopiaAd aprile, a Bergamo, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra una variazione su marzo dello 0,2%, in diminuzione rispetto al mese precedente (0,3%). Il tasso tendenziale (la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), si attesta a 0%, in aumento rispetto al mese scorso (-0,1%). La variazione, in aumento, più marcata si registra, nella divisione di spesa “Trasporti” (+0,9% su marzo) ove ad incidere sono i rincari per i carburanti per i mezzi di trasporto, i voli aerei, il trasporto marittimo e le biciclette controbilancianti dai pezzi di ricambio per i mezzi di trasporto privati. Segue la componente di spesa relativa a “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,7%) con aumenti per i supporti per il trattamento delle immagini e del suono, pacchetti vacanza internazionali, canone radio e tv, cinema teatro e concerti; in diminuzione troviamo riviste e periodici, apparecchi per il trattamento dell’informazione, fiori e servizi sportivi. In aumento anche “Bevande alcoliche e tabacchi” (0,3%) grazie ai vini, alcolici e liquori mentre in controtendenza abbiamo gli aperitivi alcolici e birre lager.

In lieve aumento anche le divisioni di spesa: “Abbigliamento e calzature” (+0,2%) con aumenti per le calzature da donna, per neonato e bambino controbilanciati dagli accessori d’abbigliamento; “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,1%) con la crescita dei prezzi per le apparecchiature per la preparazione degli infusi e la diminuzione per la biancheria da letto; “Altri beni e servizi” (+0,1%) grazie ai trattamenti di bellezza e agli articoli di gioielleria.

In diminuzione invece troviamo le “Comunicazioni” (-0,6%) con ribassi dei prezzi per gli apparecchi per la telefonia mobile e relativi servizi controbilanciati dai prezzi per la telefonia fissa. In lieve diminuzione abbiamo anche le componenti di spesa: “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (-0,1%) con il calo dei prezzi per zucchero, tè, carne ovina, vegetali, frutta conservata, uova pesce e cereali per la colazione, controbilanciati dai rincari di frutta fresca, patate, alimenti per bambini, carne bovina, pollame e pane; “Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili” (-0,1%) grazie ai costi dell’energia elettrica. Invariate nel complesso le divisioni “Servizi sanitari e spese per la salute”, “Istruzione”, “Servizi ricettivi e di ristorazione”.


Sangalli (Confcommercio): “Vicini a cittadini e imprese danneggiate”

Sangalli 1“All’inaugurazione di Expo abbiamo visto un’Italia della quale essere orgogliosi, fatta di lavoratrici e lavoratori capaci di realizzare un grande progetto. Questa è l’Italia che vogliamo. Il contrasto con quello che è avvenuto nel pomeriggio a Milano è invece drammatico”. Ad affermarlo è Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. “Siamo vicini a cittadini e imprese danneggiati da un odio cieco e ingiustificabile  – ha aggiunto Sanaglli – che nulla ha a che fare con la protesta e il dissenso legittimi. Che i responsabili vengano rapidamente individuati e assicurati alla giustizia. Le violenze di una minoranza estremista, che ha in testa solo la devastazione, non prevarranno sulla volontà dei tanti che vogliono far ripartire il Paese”.


Brebemi e l’intruglio mediatico targato Raspelli

Raspelli sulla BrebemiDopo l’inno di Elio e le storie tese alla Brebemi “bellissima perché vuota”, la direttissima Brescia-Bergamo-Milano si è meritata l’attenzione del giornalista enogastronomico Edoardo Raspelli che, annunciando l’apertura delle due aree di sosta Adda nord e Adda sud all’altezza di Caravaggio, ha comunicato la sua volontà di mettersi in prima persona ai fornelli di quella che sarà l’area ristoro (al momento ci sono solo piazzole di posteggio con servizi igienici e distributori automatici in strutture prefabbricate inaugurate lo scorso 10 aprile).

Il “cronista della gastronomia” si è diffuso in particolari succulenti, tali da invogliare ad imboccare l’autostrada anche solo per poter godere di una tale proposta. Raspelli dice infatti che sarà affiancato da «un cuoco del territorio: Graziano Bianchi, che con l’aiuto della famiglia manda avanti quel gioiellino affascinante di campagna che è Le Giare, a Monticelli d’Ongina, tra Piacenza e Cremona». «Il duo ricalcherà sulla Bre. Be. Mi. – dettaglia il giornalista – il menù del localuccio piacentino: piatti del territorio come pisarei e fasoi (gnocchetti con i fagioli) e cotechino, ma anche la cucina del mare, soprattutto quella del Sud. In autostrada si troveranno, quindi, grandi alzate di crostacei e conchigliacei crudi, tagliolini e spaghetti con filetti di sogliola, scampo, branzino e gambero, zuppe di pesce insaporite di aglio (non dimentichiamo che la zona tra Castelvetro Piacentino e Monticelli d’Ongina è una delle patrie italiane di aglio e scalogno!), fritti misti, spigola all’acqua pazza, catalana, orata al forno…».

Sorpreso da un tale annuncio, il ristoratore ha confessato di non sapere nulla dell’iniziativa ed ha ipotizzato un pesce d’aprile da parte dell’amico Raspelli. «Raspelli è un amico, questo sì – ci ha spiegato Bianchi -, ma non ci siamo mai confrontati in alcuna occasione su un’idea simile, anche perché siamo piacentini, un po’ fuori zona… . L’unica ipotesi è che si tratti di uno scherzo ed è questo ciò che abbiamo detto anche al presidente della Brebemi Francesco Bettoni che ci telefonato incuriosito per la notizia». Ad avvalorare la supposizione l’abbondanza di portate di pesce nel goloso comunicato e, naturalmente, la data di diffusione: lunedì 30 marzo con l’embargo della notizia fino al mercoledì, appunto il primo aprile, che non viene citato per non destare sospetti.

Il mistero non si svela del tutto nemmeno interpellando il diretto interessato. «Ho dato in esclusiva ed anteprima la notizia dell’apertura delle due Aree di Posteggio a Caravaggio (Adda Nord ed Adda Sud) – risponde Raspelli -: l’apertura del “mio” ristorante a base di… sogliole e … branzini… era ed è una mia aspirazione. In bocca alle balene».

Nel comunicato “incriminato”, il critico precisava anche perché, a suo parere, la direttissima A35 è particolarmente comoda e sicura, regalava un elenco ristoranti di preferiti ora per lui più facilmente raggiungibili grazie al nuovo collegamento (per la Bergamasca, San Martino di Treviglio, Caffè Rubini di Romano di Lombardia, Tre Lanterne di Martinengo, Saraceno e Giacomo di Cavernago) e annunciava – ci risiamo? – che nelle due aree di Caravaggio, Adda Nord ed Adda Sud, «sarà in parte ambientato il film che vedrà tra i protagonisti Edoardo Raspelli».

Insomma, più che un pesce d’aprile un intruglio mediatico.

 


I quattro poli che possono ridare slancio a Bergamo

CarraraLa calda accoglienza che Bergamo ha riservato alla Carrara ritrovata, per certi versi è simile all’onda d’urto che provocò nel 2010 l’adunata nazionale degli Alpini. Quello è stato un momento di svolta. Tre giorni vissuti in strada, pur con qualche eccesso, mostrarono il volto inedito di una città fino ad allora incapace di apprezzare una dimensione collettiva. Da lì è nata la movida estiva, via via arricchita e affinata nei contenuti. Da lì sono spuntati e si sono moltiplicati i dehors dei locali pubblici. Da lì alcuni quartieri hanno scoperto una nuova vocazione pubblica, non priva naturalmente di conseguenze anche negative. Il successo della riapertura dell’Accademia Carrara si inserisce in quel solco e anzi, se si saprà essere conseguenti, potrebbe rappresentare un salto di qualità.
Ventimila persone che si mettono in coda per entrare in un museo sono ben altro spettacolo degli assalti ai centri commerciali cui ci siamo assuefatti da troppo tempo. Sarà stato per il biglietto gratuito, per un effetto emulazione, per mera curiosità, quello che volete. Ma vivaddio, chi ha varcato la soglia della Carrara, fosse pure per la prima e unica volta nella sua vita, ha potuto immergersi in uno scenario che non lascia indifferenti. Bastava guardare lo stupore dei volti di fronte a tanta inaspettata bellezza. Tanti si sono detti sorpresi, moltissimi hanno promesso a se stessi che quella visita non sarà un evento isolato.

Bene, è da qui che bisogna ripartire per dare continuità all’eccezionalità. Il terreno, si è visto, è fertile. Sia dal punto di vista dei cittadini che dei tanti che a vario titolo (Comune, istituzioni, commercianti) possono e debbono raccogliere i frutti. Con la cultura si può mangiare, ma nulla cala dall’alto. Serve una strategia ad ampio raggio. E Bergamo, oggi più che mai, ha tutto per garantire un’offerta con pochi eguali. Provate a fare mente locale. I punti di forza su cui far leva sono diversi. C’è l’Accademia Carrara, anzitutto. A giorni sarà restituito alla città il complesso di Astino, uno scrigno incastonato in uno scenario incantevole che esce dall’oblio dopo decenni di abbandono. C’è poi Città Alta con i suoi musei. E infine c’è quel teatro Donizetti che, per il combinato disposto dell’intervento di ristrutturazione (reso possibile dalla raccolta fondi voluta e tenacemente perseguita dall’ex assessore Valerio Marabini) e dell’investimento su un direttore artistico della lirica che sta già portando una ventata di novità cariche di entusiasmo, potrà finalmente spalancare le sue porte a tutti i cittadini, a partire dai tantissimi che non per loro colpa ritengono la musica classica una noia mortale.

Sono quattro poli su cui va immaginato un investimento collettivo. L’iniziativa, cioè, non va lasciata o, peggio, delegata alla mano pubblica. Tocca spendersi anche alle associazioni di categoria, alle associazioni, alle istituzioni culturali e non. Al Comune spetta un ruolo di coordinamento e di pianificazione. Ma anche di vigilanza e di contemperamento dei tanti interessi che a volte possono confliggere.
Quella che Bergamo ha di fronte da oggi non si può nemmeno definire una scommessa. Ci sono tutte le condizioni per giocare una partita sul velluto. Davvero stavolta non è retorica: basta crederci.


I sindacati: “Il Modello Bergamo va allargato”

corteo primo maggioLa tradizionale “folla” con bandiere e striscioni anche oggi ha composto il lungo corteo che ha attraversato il centro di Bergamo per la festa del Primo Maggio, organizzata da Cgil, Cisl e Uil.

“Il Primo Maggio dovrebbe costituire un momento di festa. Purtroppo non è così, non lo è per tutti – ha detto Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl -. Proprio nel giorno in cui si apre l’Expo, l’Italia del lavoro è ancora ferita da una crisi interminabile: Tenaris-Dalmine, Stefana, Whirlpool, Alcoa, Firema, Jabil, Alcatel, Ilva, Micron, solo per citare alcune delle aziende per le quali ancora va trovata una soluzione. Per far ripartire l’Italia, bisogna far partire l’industria: dopo la legge elettorale ci aspettiamo che il governo metta in testa alle sue priorità il rilancio dell’economia in un paese in cui continuano a crescere disuguaglianze e povertà”.

Bentivogli ha concluso il comizio, iniziato con un commosso ricordo di Marco Cicerone, il segretari della UIL scomparso un mese fa per una malattia incurabile.

A Bergamo nel 2014 sono stati 9.300 i posti di lavoro persi per licenziamenti collettivi, e oltre 17.000 lavoratori sono stati coinvolti da Cassa integrazione. Negli ultimi mesi ci sono segnali di allentamento degli ammortizzatori, “ma non possiamo adagiarci e ritenere superata la crisi – ha detto Bentivogli -. C’è ancora molto da fare. La Cassa in deroga cala per la riduzione dei finanziamenti e dobbiamo rafforzare le tutele nelle piccole aziende per impedire che ciò si trasformi in licenziamenti”. E i licenziamenti collettivi totalizzati in questi primi mesi sono quasi 800.

A tal proposito, Amerigo Cortinovis, a nome di Cgil, Cisl e Uil provinciali, ha voluto ricordare che i sindacati bergamaschi “hanno preparato proposte unitarie per il rilancio del territorio. Come allargare il tavolo del Modello Bergamo a Comune, Provincia e Camera di Commercio, per coinvolgere tutti gli attori pubblici e privati per poter elaborare una visione comune per le prospettive future. Chiediamo una politica di sostegno in investimenti e infrastrutture utilizzando risorse straordinarie che provengono dall’allentamento delle politiche economiche di UE e dalla modifica del patto di stabilità  che limita i Comuni nel garantire opere pubbliche e sostenere lo stato sociale”.