I quattro poli che possono ridare slancio a Bergamo

I quattro poli che possono ridare slancio a Bergamo

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CarraraLa calda accoglienza che Bergamo ha riservato alla Carrara ritrovata, per certi versi è simile all’onda d’urto che provocò nel 2010 l’adunata nazionale degli Alpini. Quello è stato un momento di svolta. Tre giorni vissuti in strada, pur con qualche eccesso, mostrarono il volto inedito di una città fino ad allora incapace di apprezzare una dimensione collettiva. Da lì è nata la movida estiva, via via arricchita e affinata nei contenuti. Da lì sono spuntati e si sono moltiplicati i dehors dei locali pubblici. Da lì alcuni quartieri hanno scoperto una nuova vocazione pubblica, non priva naturalmente di conseguenze anche negative. Il successo della riapertura dell’Accademia Carrara si inserisce in quel solco e anzi, se si saprà essere conseguenti, potrebbe rappresentare un salto di qualità.
Ventimila persone che si mettono in coda per entrare in un museo sono ben altro spettacolo degli assalti ai centri commerciali cui ci siamo assuefatti da troppo tempo. Sarà stato per il biglietto gratuito, per un effetto emulazione, per mera curiosità, quello che volete. Ma vivaddio, chi ha varcato la soglia della Carrara, fosse pure per la prima e unica volta nella sua vita, ha potuto immergersi in uno scenario che non lascia indifferenti. Bastava guardare lo stupore dei volti di fronte a tanta inaspettata bellezza. Tanti si sono detti sorpresi, moltissimi hanno promesso a se stessi che quella visita non sarà un evento isolato.

Bene, è da qui che bisogna ripartire per dare continuità all’eccezionalità. Il terreno, si è visto, è fertile. Sia dal punto di vista dei cittadini che dei tanti che a vario titolo (Comune, istituzioni, commercianti) possono e debbono raccogliere i frutti. Con la cultura si può mangiare, ma nulla cala dall’alto. Serve una strategia ad ampio raggio. E Bergamo, oggi più che mai, ha tutto per garantire un’offerta con pochi eguali. Provate a fare mente locale. I punti di forza su cui far leva sono diversi. C’è l’Accademia Carrara, anzitutto. A giorni sarà restituito alla città il complesso di Astino, uno scrigno incastonato in uno scenario incantevole che esce dall’oblio dopo decenni di abbandono. C’è poi Città Alta con i suoi musei. E infine c’è quel teatro Donizetti che, per il combinato disposto dell’intervento di ristrutturazione (reso possibile dalla raccolta fondi voluta e tenacemente perseguita dall’ex assessore Valerio Marabini) e dell’investimento su un direttore artistico della lirica che sta già portando una ventata di novità cariche di entusiasmo, potrà finalmente spalancare le sue porte a tutti i cittadini, a partire dai tantissimi che non per loro colpa ritengono la musica classica una noia mortale.

Sono quattro poli su cui va immaginato un investimento collettivo. L’iniziativa, cioè, non va lasciata o, peggio, delegata alla mano pubblica. Tocca spendersi anche alle associazioni di categoria, alle associazioni, alle istituzioni culturali e non. Al Comune spetta un ruolo di coordinamento e di pianificazione. Ma anche di vigilanza e di contemperamento dei tanti interessi che a volte possono confliggere.
Quella che Bergamo ha di fronte da oggi non si può nemmeno definire una scommessa. Ci sono tutte le condizioni per giocare una partita sul velluto. Davvero stavolta non è retorica: basta crederci.