Venditori
a domicilio,
“così si
diventa
dei numeri uno”

Ha studiato da geometra, ma il suo primo lavoro non aveva nulla a che vedere con la progettazione di case. Fino a otto anni fa, Stefano Riva, di Albino, era un elettricista alle prese con cavi aggrovigliati e impianti luminosi in cortocircuito. Poi la svolta. A 24 anni un amico gli ha proposto di seguirlo in una nuova avventura lavorativa all’azienda tessile Linea di Fiorano, a Gazzaniga. Così, oggi questo 32enne della Valle Seriana può dire di aver trovato la sua vocazione. A confermarlo è il recente riconoscimento che Avedisco (associazione vendite dirette servizio consumatori) gli ha conferito a Firenze, in occasione della 19esima edizione del Premio nazionale, qualificandolo come miglior incaricato alle vendite dirette a domicilio del 2012. “Il premio mi riempie di orgoglio ma è solo un punto di partenza, il bello deve ancora venire”, esclama Riva.
Com’è iniziata la sua avventura alla Linea di Fiorano?
“Sono una persona a cui piace parlare, aperta, e quell’impiego di venditore sembrava fatto apposta per me. È stato un amico a propormi questa avventura e io ho accettato quasi per gioco, senza troppe aspettative. Poi invece, dopo aver fatto il semplice venditore per circa quattro anni, ho iniziato gradualmente a fare carriera come responsabile di zona. Accanto a me c’è da sempre un gruppo di lavoro di cinque ragazzi che da colleghi sono diventati amici con cui condividere gioie e dolori”.
La Linea di Fiorano nasce come azienda tessile, poi ha ampliato il suo raggio d’azione concentrandosi sulla ricerca e lo sviluppo di prodotti per il benessere e la salute nell'ambiente familiare…
“Sì, la Linea è nata nel 1876. Poi trent’anni fa si è trasformata in un’azienda d’élite con prodotti d’alta qualità nel tessile. Un’ulteriore svolta l’ha impressa il nostro presidente Diego Capponi che circa vent’anni fa ha intuito la crisi del settore e ha deciso di investire nella ricerca. Ha coinvolto così dottori, professori e medici che operano in importanti università e ospedali italiani e li ha convinti a mettere a disposizione i loro studi per portare benessere ai consumatori”.
E il 2012 è stato un anno importante sia a livello aziendale che personale…
“Sì, perché dopo il riconoscimento che il mio gruppo ha ricevuto lo scorso anno nell’ambito della gara Campioni d’Italia, è giunto da Avedisco il mio primo riconoscimento personale per i progressi lavorativi dimostrati dal 2006 al 2012. Ma il merito di questo mio successo va anche ai miei colleghi Diego Capponi, Roberto Legrenzi, Carlo Ghirardelli, Marco Barcella, Marco Stancheri e Gaudenzio Moioli che hanno sempre creduto in me. Si tratta comunque semplicemente di un attestato in quanto i premi veri e propri sono stati devoluti in beneficenza all’associazione di don Mazzi per aiutare i ragazzi in difficoltà”.
Quali sono le caratteristiche che un buon venditore deve possedere per avere successo?
“Il lavoro porta a porta non è semplice. Bisogna avere tanta voglia di mettersi in gioco, non aver paura di lavorare anche 13-14 ore al giorno, continuo studio, desiderio di informarsi e andare alla scoperta di nuove tecniche di vendita. È necessario avere un obiettivo fisso nella testa da perseguire, uno scopo che ogni mattina mi permette di alzarmi ed essere sempre al 100%, anzi al 110% della forma. I sogni si possono realizzare. Ci vuole solo tanta costanza e tanta forza di volontà e tutto si può raggiungere nella vita”.
Com’è la sua giornata tipo?
“Tutti i giorni dalle 9 alle 9.30 io e i miei colleghi ci ritroviamo nell’ufficio di Bergamo, in piazzale Goisis, e facciamo una piccola riunione riepilogativa per analizzare quanto fatto il giorno precedente, le difficoltà riscontrate, le vendite effettuate. Dalle 9.30 alle 10.30 teniamo corsi di aggiornamento in azienda con i responsabili. Dalle 10.30 alle 12.30 si iniziano a contattare telefonicamente le famiglie per fissare appuntamenti pomeridiani durante i quali andiamo a casa dei clienti interessati a mostrare i nostri prodotti”.
Sono previsti dei corsi di formazione per diventare venditore?
“Anche se la buona volontà e la voglia di fare, come dicevo, sono alla base di questa attività, nessuno nasce “imparato”, se mi passa il termine. Ci sono quindi dei corsi di formazione in azienda per i nuovi entrati, della durata di due mesi, tenuti dal nostro direttore commerciale Roberto Legrenzi. La formazione continua è necessaria per dare il meglio di sé. Non si smette mai di imparare: questa è la formula vincente”.
Quanti venditori avete sul territorio?
“In Bergamasca abbiamo circa 25 collaboratori, mentre in totale operano per l’ azienda 230 persone in Italia e 460 all'estero. Io gestisco un gruppo di 6 persone con circa 120mila famiglie da contattare tra Val di Scalve, Val Seriana, Val Bondione, Val Gandino e Val Calepio. La sede principale con uffici operativi e amministrativi è a Gazzaniga. Poi ogni città ha la propria sede commerciale: oltre a quella di Bergamo, ne abbiamo una quarantina in tutta Italia”.
Collaborate anche con l’Agenda della salute?
“Sì, questa rivista di settore parla spesso della nostra azienda e dei nostri prodotti dedicati alla cura delle persone che sono tutti dispositivi medici certificati”.
Avete sentito la crisi?
“Quale crisi? I nostri fatturati sono sempre alti, per fortuna. Nel 2012, solo nel gruppo che gestisco io, abbiamo incrementato le vendite del 37%. D’altronde se la gente ha qualche risparmio da parte lo investe nella salute perché è un bene primario, la gente ci tiene. Si possono avere tutti i soldi del mondo, ma se non c’è la salute…”
Qual è il target della vostra clientela?
“La tipologia dei nostri prodotti ci permette di avere come clienti tutte le categorie professionali dall’operaio ai dottori, professori, parlamentari… tocchiamo tutte le classi sociali”.
Come intercettate i vostri clienti?
“La rete dei clienti nasce certamente dalle pubbliche relazioni ma anche con il passaparola. Un cliente soddisfatto consiglia sempre a parenti e amici di venire da noi”.
I prodotti più richiesti?
“Abbiamo una gamma di 30 prodotti che si vendono tutti bene. I più richiesti sono i dispositivi medici che utilizzano la magnetoterapia naturale per combattere il dolore, alleviare lo stress e favorire il sonno, ma anche le poltrone idromassaggianti e le unità terapeutiche di riposo fatte su richiesta, come materassi su misura a seconda dell’altezza e del peso del cliente”.
Aspetti positivi di questo lavoro?
“Grazie a questo lavoro ho conosciuto tanta gente con cui ho instaurato dei veri rapporti di amicizia. Mi è capitato addirittura di restare a cena da alcuni clienti. Molti, pur non conoscendomi, mi raccontano i loro problemi, spesso diventano confidenti. È un lavoro in evoluzione, mai noioso, in cui si imparano cose sempre nuove. Anche l’aspetto economico, quando si raggiungono certi livelli, diventa importante”.
Aspetti negativi?
“Per il momento non ne ho ancora trovato uno”.
Ma lei non si riposa mai?
“Non è un lavoro faticoso a livello fisico, forse lo è a livello mentale. Sostenere colloqui giornalieri che magari durano anche due ore ciascuno, con famiglie sempre diverse, a volte è impegnativo. Diciamo che, come tutti, ho bisogno di un paio di settimane all’anno per staccare la spina e rigenerare il sistema nervoso”.


Nuove idee d’impresa,
servizi su misura per gli under 30

Si chiama “Job In”. È un Piano di lavoro territoriale che riunisce 24 partner – del mondo istituzionale, imprenditoriale, sociale e associativo – attorno al tema dei giovani e del lavoro, nato dalla sollecitazione della Direzione sport e giovani della Regione Lombardia che ha messo a disposizione finanziamenti per realizzare in tutte le province lombarde efficaci e significative collaborazioni tra realtà, servizi e interventi del territorio.
Capofila è l’Assessorato alla politiche giovanili del Comune di Bergamo, cui si affiancano i Comuni dell’Ambito territoriale n. 1 (oltre al capoluogo, Torre Boldone, Ponteranica, Sorisole, Orio al Serio e Gorle), la Provincia, l’Università, l’Ufficio scolastico, la Diocesi di Bergamo con gli Oratori dell’Ambito n. 1, Bergamo Sviluppo, le associazioni di categoria, tra cui l’Ascom, il Patronato San Vincenzo e la sua associazione per la formazione professionale e ancora Associazione Don Milani, Solco Città aperta, Solco Mestieri, Ikaros, Associazione Polar tv e Associazione Teatro Caverna.
Il Piano di lavoro territoriale è stato avviato lo scorso marzo ed ha attivato una Cabina di regia cui prendono parte tutti i partner e che ha compiti di progettazione e di programmazione dell’intera annualità prevista. Obiettivi del Piano sono favorire la condivisione informativa, delle problematiche e delle soluzioni che il sistema territoriale è in grado di mettere in campo per migliorare le risposte pubbliche e private a fronte dell’emergenza costituta dal tema del lavoro per i giovani.
Il Piano si è articolato, in particolare, in due aree di azione. Quella dei supporti in sostegno all’inserimento lavorativo dei giovani, denominato “Ingresso lavoro”, e quella dedicata a percorsi per promuovere e sostenere i progetti d’avvio di attività e d’impresa, denominato “In proprio”. Questa seconda area di attività ha dato vita ad una proposta che prevede la candidatura di giovani trai 18 e i 30 anni, residenti o domiciliati nei territori dei sei comuni partner, ad un percorso di formazione e di supporto che si avvale della collaborazione delle competenze e dell’esperienza di tutti i partner. È attivo un sito internet (http://www.jobin.bg.it) dal quale compilare il format da parte dei giovani che abbiano nel cassetto una proposta di avvio d’impresa. In base alle candidature verrà messo a calendario nelle prossime settimane un primo incontro del ciclo di formazione aperto a tutti i candidati che introdurrà ai temi del marketing, della comunicazione, della costruzione del piano d’impresa, della scelta della forma giuridica, degli adempimenti civilistici e fiscali. Seguiranno nei primi giorni di luglio due incontri che approfondiranno aspetti specifici di alcuni settori: commercio e turismo, servizi innovativi, artigianato, nuove forme d’impresa giovanile. A seguito di questa prima fase, gli interessati potranno sottoporre l’elaborazione della loro idea d’attività a “Job in – In proprio”, per una fase di selezione che consentirà ad almeno tre di questi progetti di avvalersi, da settembre, di un cospicuo numero di ore gratuite di consulenza e di affiancamento specialistico, che porteranno i giovani ad approfondire la definizione della propria ipotesi d’attività e d’impresa.


La Regione anticipa 42 milioni
per la cassa integrazione

La Regione Lombardia anticiperà i 42 milioni
di euro della Cassa integrazione in deroga assegnati dal Governo Monti, finora fermi in assenza delle autorizzazioni dovute. Lo annuncia l'assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, che esprime “soddisfazione per l'accordo raggiunto con i sindacati e Finlombarda, promosso dall'Assessorato al Lavoro. L'accordo consentirà di anticipare in tempi brevissimi, prima dell'estate, i 42 milioni assegnati dal Governo Monti, per i quali l'autorizzazione a derogare è arrivata in questi giorni. Praticamente immediato, dunque, il passaggio dallo sblocco dei fondi alla loro messa a disposizione dei lavoratori.
Una boccata d'ossigeno, lo definisce l'assessore, anche se non manca un po' di rammarico per ciò che – sempre oggi – si sarebbe potuto annunciare. “Avevamo sperato di poter dare notizia di ben altre somme, quelle previste dal riparto del miliardo del Governo in carica – ammette l'assessore -. Ci sono delusione e rammarico per come l'attuale Esecutivo si sta muovendo al riguardo: da informazioni giunte direttamente dal ministro del Lavoro, il ministro dell'Economia non ha ancora autorizzato le variazioni per poter fare la decretazione di questo miliardo”.
“Probabilmente su input delle Regioni – annuncia l'assessore – il 13 giugno otterremo di poter anticipare 500 milioni di tutto il miliardo previsto, che andranno poi ripartiti tra le Regioni, ma che costituiranno comunque una seconda boccata d'ossigeno'. 'In tempi di crisi – conclude – occorre in ogni caso sapere fare di necessità virtù. E oggi noi siamo comunque in grado di cominciare subito con questi 42 milioni, accelerando al massimo i tempi che in ogni caso occorreranno, perché i finanziamenti arrivino nelle casse dell'Inps e, da queste, ai lavoratori. Regione Lombardia risponde così ai suoi cittadini e ai suoi lavoratori, anche se naturalmente non ci fermeremo nelle battaglie romane”.


Capitale europea della Cultura,
«per Genova è stata una svolta»

Nel 1998 i governi dell’Unione Europea hanno designato Genova “Capitale Europea della Cultura”, insieme alla città francese di Lille per il 2004. Il significato della candidatura di Genova, avanzata a metà degli anni novanta dall’allora giunta comunale, risiedeva nell’ambizione di riuscire a trasformare la città, a darne una nuova percezione ponendo il valore della cultura al centro della sua azione, convinti che la riconquista del ruolo di “Capitale” rappresentasse un aspetto fondamentale di riappropriazione dell’orgoglio cittadino. Un obiettivo centrato all’indomani del G8 del 2001 e dei suoi disordini ed episodi dai risvolti drammatici, che Genova è riuscita a scrollarsi di dosso grazie ad un’immagine identitaria forte, orientata al turismo, all’arte e all’accoglienza. Con il 2004, Genova ha voluto esprimere la ricchezza culturale della città nel suo complesso e con le sue contraddizioni, intendendo per “cultura” il risultato dell’evoluzione sociale di una città. Quindi, non solo il patrimonio monumentale o le forme dell’espressione artistica, ma anche scienza, tecnologia, solidarietà e qualità della vita, riuscendo in un intento non facile, così come hanno dimostrato le esperienze delle altre due uniche città italiane capitali europee della cultura: Firenze nel 1986 – ad un anno dall’istituzione delle “Capitali” – e Bologna nell’anno del Giubileo. Il 2004 ha costituito un’eccezionale occasione per definire l’immagine di una città a più vocazioni, capace di far convivere porto, industria e attività turistiche e culturali, ripensando la propria missione economica e il posizionamento rispetto ad altre aree metropolitane, per costruire anche un settore culturale e turistico forte, integrato e sinergico con le contigue aree liguri tradizionalmente turistiche. Lo svolgimento del G8, nel luglio del 2001, aveva sicuramente aumentato la notorietà di Genova, senza comunicare però l’immagine di una città dall’alta qualità della vita, dalle numerose eccellenze culturali, di una città d’arte. Probabilmente, l’unico settore rispetto al quale l’eccellenza di Genova veniva universalmente riconosciuta era ed è quello della “portualità”, sotto i diversi aspetti della movimentazione, della logistica, della cantieristica, dei servizi legali e assicurativi ad essi collegati. Le istituzioni locali hanno scelto di rafforzare la visione d’insieme di molte attività che caratterizzano Genova in senso turistico e culturale (l’Acquario, il Teatro Carlo Felice, Palazzo Ducale, la Fiera, il Porto Antico, i musei, i palazzi dei Rolli), affinché fossero interpretate come un “unicum” e come parte integrante della città. In omaggio al “dna” industriale cittadino Genova è stata promossa come una città della ricerca e dell’industria grazie a istituti quali l’Ist (Istituto Scientifico per lo studio e la cura dei Tumori), il Cba (Centro di Biotecnologie Avanzate), l’Iit (Istituto Italiano di Tecnologia), a alcuni dipartimenti dell’Università, al Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), all’Infm (Istituto Nazionale di Fisica della Materia), quali punti di eccellenza della comunità scientifica, così come Marconi, Elsag, Esaote, Dixet nel panorama delle industrie high-tech. Il 2004, insomma, ha costituito l’occasione per modificare la percezione di Genova a livello nazionale, europeo, mondiale e, non ultimo, locale, rendendo noti a tutti i punti di eccellenza e la nuova identità culturale della città.

Anna Castellano, assessore alla Comunicazione e Promozione della Città Capitale Europea nel 2004 traccia un bilancio dell’esperienza a distanza di quasi dieci anni dall’evento: «Genova è uscita dal cono d’ombra di città portuale ed industriale, riaffermando sempre più se stessa come città d’arte e del tempo libero, come conferma la costante crescita negli anni di turisti, soprattutto stranieri. Genova non era mai stata percepita come città turistica e per questo, come del resto non hanno mai mancato di rimarcare i nostri comici, è sempre stata piuttosto carente sul fronte dell’accoglienza. Oggi c’è ancora molto da fare, ma rispetto a 10-15 anni la città ha fatto passi da gigante: c’è un vero e proprio orgoglio genovese nel proporsi come città aperta e congressuale e nel sottolineare il passato glorioso di repubblica marinara. Infine, dal punto di vista pratico, si trovano negozi aperti anche la domenica e l’accoglienza in alberghi e ristoranti è migliorata moltissimo». Genova 2004 ha lasciato il segno nei cittadini prima ancora che nei visitatori: «Se la manifestazione è stata un successo in termini di presenze di visitatori, abbiamo vinto la scommessa più difficile di conquistare i genovesi. Genova 2004 ha davvero rappresentato un momento d’oro della città, che tutti ricordano, a partire dai commercianti per cui il marchio di capitale europea ha rappresentato un’occasione irripetibile per riscoprire uno spirito corporativo senza precedenti. Grazie agli investimenti fatti e a questo cambio di mentalità oggi Genova è percepita dai giovani come una città viva e in fermento». «A differenza di Lille – prosegue -, anch’essa capitale nel 2004, che aveva investito in eventi e comunicazione, a Genova gli investimenti hanno rinnovato ed abbellito il centro storico, grazie anche a forti investimenti da parte di privati. Dal porto antico ridisegnato da Renzo Piano che collega il centro storico al mare, al rifacimento di facciate e corti interne al Museo del Mare, inaugurato nel 2004, Genova si è rifatta il look ed ha gettato le basi per entrare nel novero dei siti Unesco nel 2006, valorizzando le “Strade Nuove e il sistema dei palazzi dei Rolli”, le vie e le antiche dimore che ospitavano gli ospiti illustri della Repubblica».

Un indotto di 440 milioni
L’investimento complessivo del programma “Genova 2004 Capitale europea della Cultura” è stato di circa euro 241 milioni. Da uno studio realizzato da un soggetto indipendente (Consav – Società consortile di imprese attive nei servizi avanzati), è emerso che le manifestazioni di Genova 2004, solo tenendo conto delle presenze di persone provenienti da fuori Genova, hanno generato un indotto economico di circa 220 milioni di euro. A tale importo va aggiunto l’indotto economico generato dalla partecipazione alle manifestazioni dei cittadini genovesi; non è stato possibile stimare con precisione tale importo, che tuttavia si ritiene di entità pari all’indotto “turistico”. Pertanto, l’indotto economico complessivo può essere stimato in euro 440 milioni. L'indagine ha evidenziato che la spesa media dei visitatori non genovesi è stata di circa 84 euro al giorno; la permanenza media dei visitatori in città di 1,7 giorni. L'indotto generato dagli eventi monitorati (senza incassi da biglietteria) è stato pari a 66.903.989 euro, con incassi pari a 4.381.022 euro. Un discorso a parte meritano i convegni che, pur rappresentando il 2% in termini di affluenza hanno rappresentato il 10% in termini di indotto. Infatti la permanenza media dei convegnisti sale a 2,8 giorni (1,1 giorni in più rispetto ad un visitatore di evento), con una spesa media per i non genovesi di 200 euro al giorno (pari a due volte e mezza la spesa per visitatore di evento).

Una nuova opinione della città
Secondo un’indagine effettuata da Demoskopea, sponsor strutturale della manifestazione, sul cambiamento nella percezione degli italiani della città di Genova, i risultati sono significativi, se non addirittura sorprendenti. Alla domanda se la Capitale della Cultura abbia prodotto un cambiamento su Genova, ha risposto positivamente il 72,3% degli italiani e l’88,5% dei genovesi. Tra i cambiamenti citati dagli italiani e dai genovesi ci sono soprattutto vantaggi legati al turismo e alla cultura, grazie alla maggiore visibilità di Genova a livello europeo e mondiale (13,3% degli italiani e 10,2% dei genovesi). Inoltre c'è stata una maggiore curiosità di vedere Genova (10,2% degli italiani e 14,1% dei genovesi) e GeNova 2004 è stata una buona occasione di pubblicizzare Genova a livello mondiale (5,7% degli italiani e 7,3% dei genovesi). I genovesi hanno segnalato anche i vantaggi legati ai restauri effettuati (6,8%) e al miglioramento delle infrastrutture e alle ristrutturazioni (5,1%). Soltanto il 6,7% del campione totale degli italiani ha ritenuto che l'evento sia stato poco pubblicizzato e che comunque la città sia rimasta uguale a prima. In sintesi, il 66% del campione ha percepito per Genova vantaggi a livello culturale e di immagine.

"Capitale" anche sui media
Una ricaduta significativa di GeNova04 è legata anche all’attenzione ottenuta da parte dei media, sia nazionali sia esteri: in questo settore, il risultato ha superato le aspettative. Da dicembre 2003 a dicembre 2004 sono stati 10.531 gli articoli apparsi su GeNova 2004 (in media 29 articoli al giorno). Piena la copertura sulla stampa estera, con un primato Usa (90 articoli sui giornali statunitensi con una tiratura giornaliera media di 42.272.000 copie), 1 milione di pagine web create su Genova da settembre 2003 in poi (29% di incremento).

Oltre 450 le iniziative collaterali
Oltre ai “Flagship events” che hanno punteggiato il percorso annuale della Capitale Europea della Cultura, Genova 2004 ha valorizzato tutta la programmazione artistica e culturale che le principali istituzioni del settore tradizionalmente svolgevano nel corso dell’anno. Il “fil rouge”, rappresentato dal tema del “Viaggio”, è stato il pretesto per armonizzare la programmazione e individuare alcuni tratti identitari comuni, sulla base dei quali costruire il palinsesto completo degli eventi. Ne è scaturito un programma fittissimo di eventi, che ha rappresentato un vero e proprio “Diario di bordo” di Genova 2004, comprendente oltre 450 appuntamenti di varia natura e durata: dalle mostre ai concerti, dal cinema agli eventi sportivi, dai convegni al teatro. Per quanto riguarda i visitatori, si stima che circa 2.800.000 persone abbiano complessivamente partecipato agli eventi inseriti in programmi. I visitatori nei musei cittadini sono stati invece circa 382.000 nel corso di tutto l’anno.


«Sull’area degli ex Riuniti
l’attenzione resta alta»

Nella mattina di martedì 4 giugno un incontro fra l’Amministrazione comunale, la Direzione amministrativa dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII ed i rappresentanti di Infrastrutture Lombarde s.p.a. ha esaminato la situazione dell’area degli  ex Ospedali Riuniti.
È stata anzitutto affrontata la questione relativa alla sicurezza dell’area «e la Direzione amministrativa dell’Ospedale – spiega in una nota il Comune – ha evidenziato, da un lato, che non si sono manifestati problemi di sicurezza e, dall’altro, che l’area sarà convenientemente presidiata sin quando necessario al fine di impedire ogni tentativo di intrusione, mantenendo – per qualche mese ancora – alcune funzioni di carattere ospedaliero (centrale operativa del 118, che opera 24 ore su 24, centrale di Sterilizzazione, laboratori di Farmacia e Microbiologia) ed assicurando un continuo servizio di vigilanza a cura di un Istituto specializzato del settore». «È stata giudicata molto positivamente – presegue Palafrizzoni – la presenza, sia pure temporanea, degli uffici dell’Anagrafe del Comune e si è fatto presente che è attualmente allo studio la richiesta di utilizzo di parte degli immobili per delle funzioni di carattere giudiziario».
Sul futuro urbanistico dell’area, i rappresentanti di Infrastrutture Lombarde hanno confermato l’interessamento della Cassa Depositi e Prestiti, finalizzato a garantire l’attuazione del progetto di valorizzazione dell’area recepito dall’Accordo di Programma aggiornato lo scorso anno fra il Ministero della Sanità, la Regione Lombardia, la Provincia di Bergamo, il Comune di Bergamo e la Direzione dell’Ente ospedaliero. Progetto di valorizzazione, che individua le precise destinazioni urbanistiche e le rilevanti prestazioni pubbliche che dovranno essere realizzate dall’operatore (fra le quali gli spazi sportivi da destinare all’Università ed al quartiere, l’asilo nido, il centro diurno anziani, la ludoteca, il centro di aggregazione giovanile, nonché, a carico dell’Università, le residenze per studenti e docenti).
«Il Comune continuerà a seguire con la necessaria attenzione la situazione dell’area ed organizzerà un Consiglio Comunale straordinario subito dopo il periodo feriale, anche per tenere informata la cittadinanza», è l’annuncio.


Nasce ProVisio, il software
che agevola la valutazione dei rischi

Dal 1° giugno, tutte le imprese che occupano fino a 10 lavoratori non potranno più autocertificare la valutazione dei rischi aziendali, ma dovranno ricorrere alle nuove procedure standardizzate (che potranno essere utilizzate volontariamente anche dalle imprese fino a 50 lavoratori) approvate con decreto interministeriale del 30 novembre 2012. Considerata la rilevanza che la normativa dispiega sull’intero sistema delle micro, piccole e medie imprese, Confcommercio ha dato vita ad un apposito progetto che ha visto, oltre ad una serie di iniziative di carattere formativo, lo sviluppo di strumenti informatici volti ad agevolare la compilazione delle procedure standardizzate sulla base della elaborazione di schede contenenti i profili di rischio negli ambienti di lavoro che maggiormente caratterizzano i settori rappresentati. “Il software Pro Visio  creato a livello confederale – sottolinea Andrea Comotti, responsabile di Cat-Ascom Servizi Gestionali e parte del gruppo di lavoro che ha portato alla realizzazione del nuovo sistema informatico – indica pericoli e definisce i relativi rischi commisurati ai principali settori in cui operano le pmi del commercio, del turismo e dei servizi aderenti a Confcommercio”.  Le attività che sono state prese in considerazione e che sono state suddivise in specifiche fasi lavorative abbracciano la pressoché totalità delle imprese rappresentate:  abbigliamento, alberghi, autotrasporti, bar,  attività di commercio al dettaglio alimentare e non, commercio all’ingrosso,  concessionari auto con officina, distributori di carburanti, gelaterie,  laboratori fotografici, lavori di pulizia, macellerie, magazzini e depositi, negozi articoli per animali, negozi di ottica, oreficerie, palestre, panifici e panetterie, pasticcerie, pescherie,  raccolta rifiuti ingombranti, ristoranti pizzerie,  servizio mensa,  riparazione e sostituzione pneumatici,  stabilimenti balneari,  supermercati, uffici, attività di vigilanza privata.   Grazie a ProVisio le imprese che si rivolgono all’Associazione possono ottemperare al nuovo obbligo di legge  ad un costo agevolato. Va comunque ricordato che le indicazioni contenute non sono esaustive, in quanto si tratta di un percorso che intende fornire una guida e un supporto che aiutano nella redazione dei moduli delle procedure che sono riportati negli allegati al decreto. Va pertanto effettuata necessariamente una verifica puntuale per ogni attività lavorativa, considerando che in ogni ambiente di lavoro sono presenti  pericoli e rischi specifici, oltre a quelli comuni per tutte le attività con caratteristiche simili che operano nel medesimo comparto. Il software che è stato predisposto consente l’inserimento semplificato di tutti i dati previsti dal DVR in procedura standardizzata (fasi, pericoli, rischi) per le attività da gestire, con la possibilità di personalizzare i dati per la singola azienda. Il documento potrà quindi essere stampato, corredato degli allegati previsti (organigramma aziendale, planimetria) e sottoposto alla firma del datore di lavoro.
Per maggiori informazioni rivolgersi  alla segreteria  dell’area Sistemi gestionali (www.ascomqsa.it) dell’Ascom (035 4120181/ 035 4120129, info@ascomqsa.it).


Castro, arriva la sagra supergolosa
che fa spazio anche alla solidarietà

Chi l’ha detto che per assaggiare i piatti di alta cucina è necessario spendere un capitale nei ristoranti stellati?  Questa estate, grazie a Festambiente laghi 2013 – promossa da Legambiente Alto Sebino a Castro, dal 25 al 30 giugno – si potranno gustare proposte culinarie capaci di soddisfare anche i palati più raffinati.
Niente più casoncelli, formaggi fusi e salamelle, ma piatti ricercati, con materie prime di  qualità, cucinati con procedimenti attenti alla salute dei consumatori. L’idea è venuta a un veterano di feste di paese – Eros Foresti, di Castro, patron della “Castervino”, la festa del vino che per 20 anni ha portato a Castro migliaia di appassionati da tutta Italia.
«Ho sempre amato la cucina di qualità – dice Foresti -. Ed ero stanco delle solite sagre, tutte più o meno uguali. Volevo creare una manifestazione diversa. Un’occasione dove le persone potessero mangiare piatti ricercati e sfiziosi di alta qualità, spendendo poco».
Detto fatto. Foresti ha incontrato il gruppo di Legambiente Alto Sebino e il progetto ha preso forma. A questo punto con un menù da gourmet, anche il servizio doveva essere all’altezza della situazione. «Abbiamo voluto fare una festa raffinata ed ecocompatibile – dice Massimo Rota, presidente di Legambiente Alto Sebino -. Quindi abbiamo bandito i piatti e i bicchieri di plastica, le tovagliette di carta e i detersivi inquinanti».
Tutte le pietanze saranno presentate in piatti di ceramica, stoviglie d’acciaio e su tovaglie di stoffa e in cucina saranno usati solo detersivi naturali.  Un’attenzione particolare sarà data anche ai prezzi.
«Nella scelta dei piatti abbiamo tenuto in considerazione tre fattori – dice Foresti – la qualità, anche in termini di sicurezza, la bontà e i costi. Con 10-15 euro sarà possibile fare un pasto completo, serviti come al ristorante e con lo scenario incantevole del lago».
Il menù presenterà specialità come gli Schlutzkrapfen (ravioli della Val Pusteria), il manzo all'olio, la polenta con sardine di Monteisola o la parmigiana di melanzane “sorelle Pirozzi”, tanto per citarne alcune.
La manifestazione avrà anche un obiettivo di solidarietà. Legambiente Alto Sebino sposa la causa della ricerca sulla Sindrome di Angelman, una malattia genetica rara molto grave e invalidante, che colpisce un bimbo ogni 12-15mila. Per ogni coperto, verrà devoluto 1 euro all’Associazione Angelman, organizzazione di volontariato che opera sul territorio del Lago d’Iseo e si occupa di raccogliere fondi per finanziare  la ricerca, con lo scopo  di trovare una cura per alleviare le sofferenze di tanti bambini e delle loro famiglie.
«Siamo felici e grati agli organizzatori per la loro sensibilità e disponibilità – dice il presidente, Luca Patelli -. Stiamo lavorando molto per far conoscere di più la malattia. I bambini malati non parlano e hanno gravi difficoltà a camminare e apprendere. La loro vita è fatta di difficoltà quotidiane. Per fortuna la ricerca lascia intravedere una speranza di cura. Ma servono soldi, soprattutto in questo momento di crisi, dove i drastici tagli alle risorse, hanno messo in ginocchio gli istituti di ricerca”.


Se l’azienda diventa “complessa”
decisivi i sistemi informativi

Assetti societari in evoluzione, processi di internazionalizzazione e un quadro economico che si contraddistingue per la sua imprevedibilità. Sono queste alcune delle complessità che le piccole e medie imprese devono fronteggiare per riuscire a stare al passo coi tempi. Pianificare il futuro in modo adeguato, infatti, significa prepararsi alle eccezioni. Ma anticipare le sfide in maniera flessibile non è sempre facile. E così, per fornire un supporto a problemi di natura strategica e operativa, sono molte le pmi che hanno scelto di affidarsi ai sistemi informativi. A rivelarlo sono i risultati di una ricerca realizzata da Sda Bocconi in collaborazione con Sap Italia e presentata la scorsa settimana al polo tecnologico Kilometro Rosso. Lo studio – dal titolo “Dimensioni di complessità aziendale e valore dei sistemi informativi” – è stato realizzato via web su un campione di 200 ditte, attraverso interviste telefoniche a 30 imprese e analizzando sette casi aziendali: Calvi Network, Came Group, Ducati Energia, Eridania Sadam, La Gardenia, Samo e VRV Group. Assetto proprietario e societario, struttura manageriale, modello operativo, internazionalizzazione, strategie di crescita, dinamicità del business e sistema produttivo sono alcuni degli aspetti tenuti in considerazione nella fase di analisi.
“Le aziende riescono a stare in equilibrio economico sul mercato se trovano partner e soluzioni alla loro altezza – ha spiegato Severino Meregalli, docente dell’area sistemi informativi di Sda Bocconi -. Per far questo devono evitare di cadere in pericolosi luoghi comuni. Uno fra tutti: le pmi non sono una versione semplificata di quelle grosse. La complessità non è una prerogativa delle aziende di grandi dimensioni, bensì delle organizzazioni in crescita. È sbagliato anche credere che gli approcci settoriali siano la chiave di volta per approcciare il mercato. Le aziende cercano soluzioni, non stereotipi. Un altro errore è ritenere che le aziende italiane siano refrattarie alla nuova tecnologia. L’attenzione in questo senso è elevata, ma spesso mancano specialisti interni”.
Finalità della ricerca della Bocconi è quella di fornire a imprenditori e manager nuovi strumenti di valutazione delle loro complessità, aiutandoli così a trovare le risposte per affrontare le sfide del mercato. Secondo lo studio, è proprio l'assetto internazionale il fattore di sviluppo più condizionato dalla complessità. Il fatturato delle vendite all’estero è in aumento per il 43% delle imprese interpellate, grazie alla crescita delle filiali commerciali e dei distributori. Ma ci sono evidenti problemi di pianificazione: il 60% delle aziende ritiene che, nel contesto economico attuale, il livello e il tipo di domanda siano fattori imprevedibili, così come le evoluzioni del contesto normativo nei vari Paesi. Andare all’estero per produrre e vendere sui mercati locali è quindi possibile se si dispone della strumentazione necessaria a controllare l’operato delle nuove realtà.
C’è poi la questione dell’assetto proprietario: l’81% delle imprese del campione dipende da capitali privati. Il 28% fa capo a un imprenditore e il 46% a una famiglia imprenditoriale. Strutture simili – di dimensioni limitate e solo per il 5% controllate da fondi o banche – hanno bisogno di dati puntuali e attendibili, per redigere il rendiconto finanziario. Anche dopo l’entrata di manager indipendenti, che supportano la proprietà nella gestione aziendale, servono sistemi informativi utili sia per chi ha delega gestionale, sia per chi deve controllare l’operato dei nuovi dirigenti e promuoverne un’omogeneità di comportamenti.
Nel 58% dei casi sono presenti, nel perimetro di consolidamento delle imprese, almeno due tipologie societarie. Il caso più diffuso è la compresenza di società produttive e commerciali, con problematiche di gestione dei flussi tra compagnie. Il 46% delle aziende sono multibusiness, con dichiarate criticità di integrazione e di creazione di sinergie di gruppo. Le difficoltà di accesso al credito, infine, hanno sensibilmente ridotto le prospettive di sviluppo mediante fusioni e acquisizioni.
Insomma, oggi le aziende non riescono a generare utili se non sono complesse. Di conseguenza, la domanda delle piccole e medie imprese si caratterizza per l’elevata complessità tecnologica, applicativa ed economica. Consapevoli di questo aspetto, le Pmi hanno avviato interventi migliorativi su vari fronti, dall’aspetto organizzativo (84%) a quello produttivo e di filiera (76%), passando attraverso la struttura manageriale (oltre il 75% del campione). E dal 2013 in poi le migliorie interesseranno i processi aziendali (18%) e il sistema informativo (15,6%). “La collaborazione tra Sap e Sda Bocconi – conclude Meregalli – si pone proprio l’obiettivo di aiutare imprenditori e manager delle Pmi a identificare le dimensioni di complessità delle loro aziende, aiutandoli a vedere nei sistemi informativi una soluzione valida per supportarne la gestione. Un’impresa in crescita, per soddisfare una base di clienti globale, dovrà quindi imparare a governare una rete di aziende che collaborano da diversi continenti. E i sistemi informativi possono rappresentare un valido strumento in tal senso”.


Osio Sotto,
l’ex discarica
diventa
un maxi parco
fotovoltaico 

Da discarica a fonte di energia pulita: è il nuovo destino dell’ex centro di raccolta rifiuti del comune di Osio Sotto, un tempo luogo per lo scarico dei rifiuti che da qualche mese si è trasformato in una distesa immensa di pannelli fotovoltaici, 4170 per l’esattezza. L’area inutilizzata, dopo essere già stata sfruttata per diversi anni producendo energia elettrica dal biogas, rinasce oggi con un nuovo utilizzo, sempre in chiave green. E sabato 8 giugno il progetto verrà inaugurato con un open day per i cittadini, le scuole e le autorità.
Il nuovo parco, che corre parallelo all’autostrada A4, ha una potenza installata di 979,95 KW e permetterà il risparmio di 545.000 tonnellate di CO2 all’anno. Numeri straordinari a cui si aggiunge un dettaglio ancor più rilevante: il costo dell’intera opera si aggira attorno ai 2 milioni di euro, che però l’Amministrazione comunale non pagherà. L’eccezionalità dell’opera sta infatti anche nel particolare accordo tra pubblico e privato che il Comune di Osio Sotto è riuscito ad ottenere con la Iccrea BancaImpresa: grazie a questa partnership Osio Sotto potrà pagare l’impianto con gli utili derivanti dalla stessa energia prodotta. Entro vent’anni, l’impianto produrrà inoltre un guadagno di 1.280.000 euro grazie a una producibilità attesa di 1.089 MWh/anno.
La formula utilizzata è stata quella del partenariato pubblico, stipulata tra Comune, Iccrea BancaImpresa e Ing srl. L’importo del progetto, 1.917.000 euro, è stato quindi interamente finanziato dalla banca senza alcun esborso dall’Amministrazione: il Comune riceverà infatti gli introiti per il conto energia e la vendita dell'energia prodotta; parte dei proventi serviranno a pagare le rate del leasing per 20 anni, la restante parte sarà guadagno per le casse dell’Amministrazione.
La realizzazione del parco, così come la gestione per 20 anni, è stata affidata alla Ing srl di Grassobbio (Bg): l’azienda ha ideato e installato un impianto a terra su struttura fissa con vele da 20 moduli ciascuna, ancorate tramite plinti in cemento armato interrati e dotati di 50 inverter da 20 KW. L’operazione permetterà un risparmio di 545.000 tonnellate di CO2 all’anno.
L’impianto è stato realizzato in tempi rapidissimi: all’inizio di ottobre 2012 i primi lavori, a metà dicembre l’impianto è stato allacciato alla rete Enel e i lavori sono stati completati entro metà gennaio 2013.


Promozioni prima dei saldi,
torna il divieto 

Niente vendite promozionali prima dei saldi. La Lombardia ha sospeso la sperimentazione che prevedeva la possibilità di effettuare promozioni anche nei trenta giorni antecedenti le vendite di fine stagione, varata lo scorso anno nel tentativo di dare una scossa ai consumi nei settori abbigliamento, calzature e accessori ed in vigore prima dei saldi estivi e di quelli invernali. 
L’8 giugno scade l’anno di sperimentazione e si tornerà alla normativa precedente. Le promozioni quest’anno saranno quindi vietate dal 9 giugno al 5 luglio, mentre dal 6 luglio (primo sabato del mese di luglio, ai sensi della normativa) inizieranno i saldi estivi. «La nuova disposizione potrà ottenere risultati solo se tutti i commercianti si atterranno alle regole, nel passato purtroppo più volte aggirate – afferma Diego Pedrali, presidente del gruppo Abbigliamento e Calzature dell’Ascom -. Il clamore mediatico suscitato lo scorso anno per la liberalizzazione delle vendite promozionali è apparso francamente sproporzionato alle limitate potenzialità di spesa che ciascuno di noi poteva sostenere e non ci sono stati gli effetti sperati. Quest’anno, quindi, ci dovremo tutti attenere alle vecchie regole senza applicare nessuno stratagemma – come email, sms, telefonate, tessera clienti affezionati – che trovo del tutto scorretto e svantaggioso per quei commercianti che confidano nelle regole. Credo che per noi la ripersa sia ancora lontana e l’opportunità che ci viene dalla Regione è di dimostrare che il nostro settore vuole essere unito e leale più del solito nei confronti dei singoli commercianti e dei clienti».