Giuseppe Pezzoni, 47 anni, docente di Lettere al liceo Scientifico presso il Centro salesiano “Don Bosco”, dove è anche preside, è il sindaco di Treviglio, seconda città della provincia bergamasca per numero di abitanti. Nato a Romano di Lombardia, vive a Pagazzano, dove è stato primo cittadino dal 1993 al 2004. E' presidente nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Mia, la Congregazione Misericordia Maggiore di Bergamo.
Sindaco, cominciamo dalla crisi: chi ne sta pagando il prezzo più caro?
“Dal mio punto di vista a rimetterci sono innanzitutto le famiglie più deboli. Il riflesso si ha anche sul sistema commerciale e delle aziende, però la ricaduta peggiore è sulla gente che non ha ammortizzatori sociali o tutele sufficienti. Lo dimostrano l'impennata di richieste d'assistenza ai servizi sociali e l'incremento della morosità. D'altra parte, ci sono anche i problemi nella prosecuzione di attività commerciali, ma sembrano abbastanza in tenuta con un trend non entusiasmante. A breve presenteremo il rapporto”.
Le aperture serali dei negozi sono un'iniziativa che apprezza?
“Ne sono contento. Il successo non è nel numero degli scontrini battuti in serata, ma nel saper offrire un'occasione di attrattiva e un momento di riflessione. Poi se l'opportunità si trasforma in un guadagno, tanto meglio. Dal punto di vista numerico, sto verificando un successo sempre maggiore, che mi rassicura. Le operazioni fatte con il Distretto del commercio sono sempre valide”.
Entro fine anno ci sarà il completamento del Centro nell'ex Upim. L'asta per un gestore unico è andata però a vuoto.
“L'idea del gestore unico che avrebbe dato un'identità più marcata è mia e me ne assumo la responsabilità. Non ha funzionato anche perché ho prospettato un bando con durata di diciotto anni per avere le garanzie del rientro economico. Ma le locazioni, oggi, sono soggette a forti turn over e non hanno quei tempi. Il bando per i singoli spazi commerciali è stato pubblicato. Noi abbiamo dato criteri di qualità anche per le aperture fino alle 22 e la promozione di iniziative nel distretto del commercio. L'importante è che si capisca che non è solo l'affitto di un esercizio commerciale, ma l'adesione a un progetto per rivitalizzare il centro di Treviglio”.
Anche il PalaFacchetti sarà valorizzato: arrivano, infatti, gli spettacoli del CrebergTeatro grazie a un accordo con Promoberg. Per primi, sul palco, i Legnanesi, poi Enzo Iacchetti.
“Abbiamo puntato sul fatto che il palazzetto possa essere uno spazio che offra, oltre al campionato di basket, anche altri momenti di intrattenimento. L'accordo con l’Ente Fiera Promoberg prevede tre serate: teatro, cabaret e musica con un concerto gospel”.
Altri eventi in ballo?
“Sì, ci sono ulteriori iniziative in programma: una fiera dell'elettronica e un evento di karate”.
Tra dieci mesi si viaggerà sulla Brebemi: lei che opportunità pensa si possano cogliere grazie alla nuova arteria? E quali i rischi?
“Gli effetti positivi saranno economici: aumenteranno insediamenti e attività produttive. Su Treviglio si è commesso, però, un grande errore strategico: le opere compensative non sono state puntate alla dimensione viabilistica, quella di supporto non è stata potenziata. La realizzazione della tangenziale ovest, l'ex ipb, che avrebbe dato vita a una bretella esterna per collegare la sp42 al casello non c'è. E non credo che mai la vedrò realizzata”.
Anche il territorio ha cambiato volto. Sarà ancora più antropizzato…
“Il modello del capannone a fianco dell'autostrada è superato. Si deve pensare al riuso degli spazi già esistenti piuttosto che sottrarre ulteriori terreni all'agricoltura. Ma dobbiamo anche garantire ai contadini forme di tecnologizzazione nei processi produttivi, come i biogestori, che rendano la loro attività al passo con i tempi. Oggi la questione del suolo è importante, ma non vedo più corse a realizzare aree industriali”.
Ci siamo spinti un po' troppo oltre?
“Certo. Gli sviluppi del mercato immobiliare dimostrano un eccesso di offerta”.
Altra questione, la discarica di amianto nella zona dell'ex cava Vailata a cui l'amministrazione si oppone. A che punto è il procedimento?
“La proposta di legge è in Commissione regionale. Noi abbiamo evidenziato elementi di forte criticità attraverso una relazione tecnica relativa al percorso delle falde. Non si può affermare che l'intervento non interagisca sul regime idrico”.
Come vede il futuro di Bergamo e Treviglio? E' ottimista?
“Pratico entrambe le città. La prima per la Misericordia Maggiore e Treviglio per la sindacatura. Ritengo che le prospettive di sviluppo siano maggiori nella Bassa. Non prevedo una crescita smisurata, ma credo nella qualità dei servizi che diventeranno una forte attrattiva. In primo luogo, trovo il passante ferroviario un progetto fondamentale”.
E' anche vero che viviamo in una nazione in cui purtroppo le opere che migliorano la vita dei cittadini necessitano di dieci, quindici o vent'anni per essere realizzate.
“A settembre partiranno i lavori di mitigazione ambientale per il quadruplicamento ferroviario che erano nell'accordo di programma del 1995. E' assurdo che siano passati diciott'anni. Dovrebbero esserci più coraggio nelle scelte e maggiore responsabilità nella gestione”.
E lei, tra vent'anni, come e dove si immagina?
“Avrò 67 anni, sarò in pensione. Spero, prima, di tornare a fare bene l'insegnante che è il mestiere migliore che si possa fare nella vita. Quando ho smesso di fare il sindaco a Pagazzano, sono tornato a scuola e ho fatto per cinque anni l'assessore al Bilancio. Il primo anno i miei alunni mi dicevano: prof, da quando non fa più il sindaco ci fa lavorare di più, non può trovare qualcos'altro da fare?”.
Da professore di lettere, leggerà molto. C'è un libro che suggerisce?
“L'ultimo romanzo che ho letto è “Pepys Road” di John Lanchester, consiglio “Luce d'estate ed è subito notte” dell'islandese Jon Kalman Stefansson, oltre a “Paradiso e inferno” dello stesso autore, uno scrittore eccezionale”.
Preferisce libri cartacei o gli ebook?
“Leggo un po' e un po'. Gli e-book sono di bibliolibrary, il servizio interprestito delle biblioteche provinciali”.
La si ritrova anche sui social network. Li considera uno strumento fondamentale per comunicare?
“Non fondamentale, ma importante. Ho cercato di scindere il profilo facebook che ho usato per comunicare con alunni ed ex alunni da quello politico-amministrativo, ma la contaminazione è avvenuta dopo pochi mesi dall'elezione. Mi piace poco l'idea della bacheca dove confluiscono gli aspetti diversi di una persona. Ma mi sono rassegnato, in rete si verifica quello che sta capitando a livello generale, un'integrazione di spazi e luoghi”.
I giovani sono spesso considerati come privi di aspettative e disillusi, lei come li vede?
“Quando ho iniziato a insegnare, vent'anni fa, la disoccupazione giovanile in Lombardia era al 4 per cento. Oggi la situazione è diversa. Ma confido nel lume della speranza che porta avanti le nuove generazioni. Qualche tempo fa si potevano seguire le proprie aspirazioni avendo la certezza che un posto l'avresti trovato. Alla fine, è ancora questa la strada giusta: nutrire le proprie passioni per aprirsi la testa, crescere e portare a casa un risultato anche se non è connesso al proprio titolo di studio. Tanti miei ex alunni hanno fatto l'Erasmus e faranno l'Erasmus plus, una valida occasione di formazione. Molti sono oggi medici, titolari di società o hanno trovato lavoro in ambiti particolari. Se ti metti in gioco, un risultato lo avrai”.
Che voto si dà come sindaco e come professore?
“Nessuno. I professori i voti li danno, i sindaci li prendono”.