Osio Sotto,
l’ex discarica
diventa
un maxi parco
fotovoltaico 

Da discarica a fonte di energia pulita: è il nuovo destino dell’ex centro di raccolta rifiuti del comune di Osio Sotto, un tempo luogo per lo scarico dei rifiuti che da qualche mese si è trasformato in una distesa immensa di pannelli fotovoltaici, 4170 per l’esattezza. L’area inutilizzata, dopo essere già stata sfruttata per diversi anni producendo energia elettrica dal biogas, rinasce oggi con un nuovo utilizzo, sempre in chiave green. E sabato 8 giugno il progetto verrà inaugurato con un open day per i cittadini, le scuole e le autorità.
Il nuovo parco, che corre parallelo all’autostrada A4, ha una potenza installata di 979,95 KW e permetterà il risparmio di 545.000 tonnellate di CO2 all’anno. Numeri straordinari a cui si aggiunge un dettaglio ancor più rilevante: il costo dell’intera opera si aggira attorno ai 2 milioni di euro, che però l’Amministrazione comunale non pagherà. L’eccezionalità dell’opera sta infatti anche nel particolare accordo tra pubblico e privato che il Comune di Osio Sotto è riuscito ad ottenere con la Iccrea BancaImpresa: grazie a questa partnership Osio Sotto potrà pagare l’impianto con gli utili derivanti dalla stessa energia prodotta. Entro vent’anni, l’impianto produrrà inoltre un guadagno di 1.280.000 euro grazie a una producibilità attesa di 1.089 MWh/anno.
La formula utilizzata è stata quella del partenariato pubblico, stipulata tra Comune, Iccrea BancaImpresa e Ing srl. L’importo del progetto, 1.917.000 euro, è stato quindi interamente finanziato dalla banca senza alcun esborso dall’Amministrazione: il Comune riceverà infatti gli introiti per il conto energia e la vendita dell'energia prodotta; parte dei proventi serviranno a pagare le rate del leasing per 20 anni, la restante parte sarà guadagno per le casse dell’Amministrazione.
La realizzazione del parco, così come la gestione per 20 anni, è stata affidata alla Ing srl di Grassobbio (Bg): l’azienda ha ideato e installato un impianto a terra su struttura fissa con vele da 20 moduli ciascuna, ancorate tramite plinti in cemento armato interrati e dotati di 50 inverter da 20 KW. L’operazione permetterà un risparmio di 545.000 tonnellate di CO2 all’anno.
L’impianto è stato realizzato in tempi rapidissimi: all’inizio di ottobre 2012 i primi lavori, a metà dicembre l’impianto è stato allacciato alla rete Enel e i lavori sono stati completati entro metà gennaio 2013.


Promozioni prima dei saldi,
torna il divieto 

Niente vendite promozionali prima dei saldi. La Lombardia ha sospeso la sperimentazione che prevedeva la possibilità di effettuare promozioni anche nei trenta giorni antecedenti le vendite di fine stagione, varata lo scorso anno nel tentativo di dare una scossa ai consumi nei settori abbigliamento, calzature e accessori ed in vigore prima dei saldi estivi e di quelli invernali. 
L’8 giugno scade l’anno di sperimentazione e si tornerà alla normativa precedente. Le promozioni quest’anno saranno quindi vietate dal 9 giugno al 5 luglio, mentre dal 6 luglio (primo sabato del mese di luglio, ai sensi della normativa) inizieranno i saldi estivi. «La nuova disposizione potrà ottenere risultati solo se tutti i commercianti si atterranno alle regole, nel passato purtroppo più volte aggirate – afferma Diego Pedrali, presidente del gruppo Abbigliamento e Calzature dell’Ascom -. Il clamore mediatico suscitato lo scorso anno per la liberalizzazione delle vendite promozionali è apparso francamente sproporzionato alle limitate potenzialità di spesa che ciascuno di noi poteva sostenere e non ci sono stati gli effetti sperati. Quest’anno, quindi, ci dovremo tutti attenere alle vecchie regole senza applicare nessuno stratagemma – come email, sms, telefonate, tessera clienti affezionati – che trovo del tutto scorretto e svantaggioso per quei commercianti che confidano nelle regole. Credo che per noi la ripersa sia ancora lontana e l’opportunità che ci viene dalla Regione è di dimostrare che il nostro settore vuole essere unito e leale più del solito nei confronti dei singoli commercianti e dei clienti».


Al Lazzaretto torna
l’Happening delle cooperative

Oltre 20 anni di cooperazione sociale per ricordare il ruolo svolto dalle imprese cooperative protagoniste sul territorio, attente a promuovere l'aspetto mutualistico con il perseguimento di un nuovo modello di welfare più vicino alla comunità e alla gente. È nel solco di questa tradizione che puntuale come ogni inizio estate torna al Lazzaretto di Bergamo l’appuntamento con l’Happening delle cooperative sociali in programma dall’11 al 16 giugno. Una manifestazione che oltre a essere un’occasione per entrare in contatto con il mondo della cooperazione locale con incontri e dibattiti ogni anno porta in città grandi nomi del panorama musicale italiano. Per quanto riguarda il cartellone artistico, si inizia domenica 9 giugno con uno spettacolo di lotta senegalese, un vero e proprio evento culturale, cui segue una cena etnica. Si prosegue martedì 11 giugno con il concerto di Roy Paci mentre la sera successiva l’appuntamento è con Marco Ligabue, fratello del rocker di Correggio Luciano Ligabue. Altri appuntamenti con la grande musica saranno quelli con due gruppi che hanno fatto dell’impegno sociale la loro bandiera: gli emiliani Modena City Ramblers e la band nostrana dei Famiglia Rossi. Confermata anche la presenza del bluesman bergamasco Robi Zonca. Spazio come sempre anche ai gruppi emergenti del panorama locale: sabato 15 giugno andrà infatti in scena «Line Check» che vedrà alternarsi ben 15 gruppi per 6 ore di musica. 


Detassazione, nelle tasche
dei lavoratori 2 milioni in più

L’Ascom di Bergamo e le Organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno firmato lo scorso 28 maggio, dopo un periodo di trattative, l’accordo territoriale per gli incentivi fiscali e contributivi, in applicazione della legge di stabilità 2013 che vincola il riconoscimento delle agevolazioni alle sole quote di reddito finalizzate ad incrementare la produttività aziendale, la qualità, la competitività, la redditività, l’innovazione e l’efficienza.
L’intesa, che è la prima a livello lombardo per quanto riguarda il settore, scade il 31 dicembre prossimo e garantisce l’applicazione della detassazione sin da subito. Ne possono beneficiare tutte le aziende aderenti ad Ascom, compreso il settore Turismo, facenti parte del sistema Bilaterale e coinvolge circa 60.000 lavoratori. Le agevolazioni sono applicate su una parte della retribuzione dei dipendenti, che non hanno superato nel 2012 un reddito superiore ai 40mila euro e fino ad un massimo di 2.500 euro, purché questa sia collegata ad incrementi di produttività. Lo sconto fiscale riguarda: lo straordinario, il lavoro supplementare, i turni, il lavoro notturno, festivo e domenicale, premi variabili di rendimento. In tal modo, nelle tasche dei lavoratori bergamaschi potranno rimanere circa due milioni di euro.
L’accordo, unico a Bergamo nell'ambito del Commercio e Turismo, semplifica e garantisce un’applicazione omogenea della detassazione e coglie le opportunità offerte dai provvedimenti legislativi in materia.
“Si tratta – sostiene Enrico Betti, responsabile area politiche del lavoro di Ascom – di un accordo economicamente rilevante per l’economia bergamasca; potenzialmente potrebbero entrare nelle tasche dei lavoratori sino a 25 milioni di euro, ma più credibilmente, considerata la crisi attuale, prevediamo che siano almeno 2 milioni. E’ stato fatto un lavoro di attenta elencazione di quanto possa essere effettivamente detassato senza eccessi e in linea sia con le indicazioni di Confcommercio Nazionale sia con la normativa vigente. Questo accordo pertanto consente alle imprese aderenti al nostro sistema associativo, siano esse del commercio o degli alberghi o dei pubblici esercizi, di proseguire nel mantenere i livelli di reddito dei loro dipendenti, avvicinando il costo aziendale a quanto effettivamente percepito dai lavoratori. E’ un motivo in più per le aziende di entrare a far parte della nostra Associazione”. Per Alberto Citerio, segretario generale Fisascat-CISL è “un accordo importantissimo che permette a tutti i lavoratori delle aziende del terziario, del turismo e dei servizi della Provincia di avere più salario netto in busta paga, infatti la detassazione al 10% delle voci di straordinario, domenicale, festivo e premi variabili significano benefici sensibili in termini economici per i lavoratori. Inoltre si assegna un ruolo centrale alla bilateralità; infatti l'accordo fa riferimento esplicito  anche alle aziende aderenti al sistema della bilateralità”.
Anche per Maurizio Regazzoni, segretario generale Uiltucs-UIL, “è un intesa nell’insegna della continuità di un  percorso di relazioni sindacali sul territorio bergamasco importante e che consentirà di poter intraprendere un dialogo fra sindacato e imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni che sono la stragrande maggioranza nei settori del turismo e del commercio da noi rappresentate, garantendo maggior salario ai lavoratori”. Romeo Lazzaroni, segretario generale Filcams CGIL “in questa fase di forte contrazione di entrate e di capacità di spesa nonché di fatica nella gestione del bilancio familiare, poter contare su un contributo economico è certamente positivo augurandoci che ci sia la concretizzazione da parte del governo di ulteriori politiche per la crescita”.


Confindustria, cambio al vertice
e premi alle Eccellenze al lavoro

Sarà la giornata della consacrazione di Ercole Galizzi, che prenderà il posto di Carlo Mazzoleni alla guida di Confindustria Bergamo per il prossimo quadriennio. Il cambio di presidenza avverrà il 7 giugno, durante l’assemblea generale riservata agli associati, convocata alle 14 nell'Auditorium Caravaggio della Fiera di Bergamo, che vedrà anche l'approvazione degli indirizzi generali del mandato e del programma biennale di attività e la nomina dei vice presidenti costituenti la squadra di presidenza per il biennio 2013/2015.
Quello che si attende dall’assemblea è l’ok definitivo dopo che la giunta esecutiva confindustriale ha già approvato le linee programmatiche e la squadra proposta dal successore di Mazzoleni, il quale ha voluto al suo fianco, oltre ai due componenti di diritto, il presidente del comitato Piccola industria Giancarlo Losma e il presidente del gruppo Giovani imprenditori Marco Bellini, i tre vicepresidenti Matteo Zanetti, subentrato due anni fa a Stefano Scaglia, Gianluigi Viscardi, già presidente della Piccola industria, e la “new entry” Monica Santini, ex presidente dei Giovani. Ai vice presidenti sono state attribuite anche le relative deleghe: rapporti sindacali a Zanetti, innovazione, tecnologia e start up a Viscardi, competitività e servizi associativi a Santini.
La spinta all’innovazione e all’internazionalizzazione, l’attenzione alla coesione sociale anche attraverso il rilancio del Modello Bergamo e la messa a punto di migliori e più puntuali servizi agli associati saranno alcuni dei temi in discussione durante l’assemblea, che costituirà un’importante occasione per riflettere sui progetti avviati per le imprese e il territorio in un periodo particolarmente complesso come quello attuale e per fare il punto sulle prossime azioni in programma. Verrà inoltre presentato il Bilancio di sostenibilità che si propone di far emergere l’impegno per valorizzare il territorio, tutelare l’ambiente, la salute e la sicurezza e contemporaneamente favorire lo sviluppo economico e la coesione sociale.
Un momento significativo, all’interno dell’assemblea, sarà dedicato alla premiazione delle 12 aziende che compiono 50 anni di vita associativa, a cui seguirà, esaurita la parte privata, l’evento aperto al pubblico della premiazione delle “Eccellenze al lavoro”, ormai una tradizione, prevista a partire dalle 18, che vedrà la valorizzazione di 56 dipendenti scelti dalle aziende associate per le particolari doti di professionalità, dedizione, spirito di collaborazione e per la capacità di saper trasmettere ai colleghi il patrimonio di conoscenze, linfa vitale dell’impresa.


Ex Riuniti, il dilemma dei negozi

Che con il trasferimento dell’ospedale la zona non sarebbe più stata come prima dal punto di vista commerciale lo si poteva facilmente prevedere. Ciò che ha lasciato spiazzati i negozianti sono stati l’accelerazione dei tempi – che loro chiamano «fretta» – e il venir meno, una dopo l’altra, delle ipotesi di destinazione dell’area, che oggi, dopo che anche l’ultima asta per l’acquisto è andata deserta, non è altro che un grande punto di domanda nella mappa della città. Colpite al cuore sono le attività più vicine all’ingresso, quelle che fornivano pressoché esclusivamente servizio agli utenti e al personale dell’ospedale, il panificio, i bar per un caffè veloce, la colazione o la pausa pranzo e l’edicola, che effettuava anche la distribuzione nei reparti. Qualcuno ha già abbassato la serranda, se non in maniera definitiva almeno per decidere quale strada prendere. Tutti sono sconfortati e delusi, anche perché contavano di poter proseguire il loro lavoro nella nuova struttura.  
Risalendo via Statuto, le botteghe sono un po’ più animate e si scopre una parte della città in cui i negozi tradizionali hanno resistito meglio che altrove – certo grazie alla presenza dell’ospedale – e le attività sono passate dai padri ai figli, salvaguardando l’esperienza e i rapporti con i clienti. La desertificazione commerciale che ha intaccato altre zone di Bergamo o l’omologazione delle insegne qui non c’è. Ma la mancanza di passaggio e soprattutto di prospettive è una minaccia. Operatori e residenti leggono le recenti chiusure come un triste presagio, per questo chiedono che il quartiere non venga dimenticato, che il rischio di degrado sia affrontato subito perché già oggi, quando si fa sera, «la zona è morta».

«È con un filo di voce – recita il cartello a fianco della serranda abbassata del panificio Tresoldi – che Vi comunichiamo che questo negozio, speriamo solo temporaneamente, abbasserà le serrande da lunedì 20 maggio fino a data da decidersi». «Purtroppo – prosegue la scritta – la situazione post trasloco degli Ospedali Riuniti in congiuntura con un evidente calo dei consumi generalizzato non è più, per noi, economicamente sostenibile. Sperando di avervi reso un buon servizio in questi sette anni e nell’attesa che la Città (in tutte le sue parti) decida e prenda coraggio per affrontare il destino del quartiere senza gli Ospedali vogliamo salutarVi con un abbraccio e un arrivederci». Poco più in là, il grande bancone del Bar Luis è desolatamente vuoto e pure all’edicola c’è gran calma. I titolari delle due attività non vogliono “metterci la faccia” e sono amareggiati perché contavano di dare continuità al proprio lavoro trasferendosi all’interno del nuovo ospedale: «Le condizioni per l’accesso erano insostenibili – rilevano -, eppure sarebbe stato giusto dare un’opportunità a chi per anni ha fornito servizi alla struttura. Al momento non vediamo nessuno spiraglio: il trasferimento dell’anagrafe del Comune non ha portato nessun movimento». Il Gino’s Bar si è preso invece due settimane di ferie, i proprietari stanno infatti avviando un nuovo locale e valuteranno tra qualche tempo se continuare l’attività anche in via Statuto, dove le situazione «è – dicono – un vero disastro». Serranda abbassata pure allo Statuto Cafè, proprio fuori dall’ex Cups, che ora ospita i servizi demografici del Comune: «Il lavoro è calato del 90% – dice senza mezzi termini Rosita Poloni, titolare dell’attività da due anni e mezzo -. Ora abbiamo chiuso e stiamo vagliando alcune soluzioni. Il fatto è che il trasferimento ci ha preso alla sprovvista, i ritardi erano continui e si parlava anche del 2017 come data di apertura del nuovo ospedale. E poi perché affidare tutti i servizi di somministrazione e ristorazione ad un unico soggetto?».
Meno drammatica la visione di Thomas Mansi del ristorante pizzeria Novecento, che è anche albergo: «Il calo naturalmente c’è – rileva –, soprattutto all’ora di pranzo e delle presenze in hotel, scese del 20-25%, ma possiamo contare su una clientela consolidata in trent’anni di attività e questo ci fa andare avanti, anche se abbiamo dovuto tagliare sul personale. Il problema maggiore è che con l’addio dell’ospedale la zona si è spenta la sera, qualcuno ci dice che ha quasi paura ad uscire perché non c’è più nessun locale aperto». «Si sapeva – ammette Mansi – che prima o poi l’ospedale se ne sarebbe andato, ma si confidava, visto che la realizzazione di quello nuovo era legata anche alla vendita dei Riuniti, che, prima del trasferimento, l’area avrebbe già avuto una nuova destinazione, cosa che avrebbe permesso ad ognuno di fare con cognizione di causa le proprie scelte imprenditoriali».
«La piazza continua ad essere ben fornita di negozi», rileva Roberto Busca, dell’ortofrutta De Lorenzi aperto dai suoceri nel ’48, nel piccolo slargo all’incrocio con via XXIV maggio. «Il calo, dal nostro punto di vista, è dovuto più alla crisi che al trasferimento dell’ospedale. Abbiamo una clientela di vecchia data e, anzi, c’è chi si ferma più volentieri ora che trova parcheggio». Di diverso avviso Enrica Boni, una cliente che abita nel quartiere: «Sta decadendo – dice -, hanno chiuso la cartoleria in via XXIV maggio e la pizzeria, sono calati gli autobus, abbiamo meno servizi, non c’è nemmeno il collegamento con il nuovo ospedale. La sera ci si sente meno sicuri e i controlli non sono aumentati. Siamo preoccupati e cominciamo a temere che gli immobili perderanno valore. Il campus universitario sarebbe stato l’ideale – afferma -, ma qualcosa bisogna fare perché di questo passo si va solo peggiorando».
«Manca il passaggio – rileva Simona Aldegani, socia nel negozio di famiglia Abbigliamento Candida, che ha festeggiato il mezzo secolo di attività -, quindi abbiamo perso una parte di attività, ma i clienti che ci conoscono tornano e  continuiamo a lavorare con chi viene alla clinica San Francesco. Anche la crisi si fa sentire, resistiamo perché abbiamo una conduzione familiare e proponiamo articoli, soprattutto quelli che servono per il ricovero, a prezzi contenuti. Per ora siamo in attesa di sapere cosa ne sarà della zona, ma non possiamo certo aspettare anni e anni, come accade in queste situazioni».
«Qui fino ad ora la crisi si è sentita meno», nota Paolo Conti che con la sorella Marcella gestisce l’omonimo negozio di casalinghi in via XXIV maggio, aperto dal 1964. «La presenza dell’ospedale – ammette – è stata una sorta di “doping” per le attività. Con il trasferimento abbiamo perso i clienti occasionali, al momento riusciamo reggere perché la gestione è familiare, ma il rischio è che la zona si ritrovi presto isolata, ai margini, se non ci sono nuovi motivi di attrazione. Si cominciano a vedere serrande abbassate e sono brutti segnali, i locali lasciati liberi dal Pooglia’s, ad esempio, sono sfitti da un po’, anche il cartolaio ha chiuso e pure lo Tsunami. La speranza è che una soluzione arrivi al più presto, gradita anche ai residenti che chiedono spazi per l’aggregazione, la cultura e il tempo libero».
«Non è che chi andava in ospedale si fermava subito a comprare le scarpe – dice Mario Agazzi della calzoleria vicina -, però vedeva le nostre vetrine, conosceva la nostra offerta e se trovava qualcosa di interessante tornava. È così che ci siamo costruiti la clientela. Non credo che lo spostamento avrà effetti immediati, ma sul lungo periodo, non potendo più contare sulla pubblicità assicurata dal passaggio, forse qualcuno cambierà strada e si dimenticherà di noi». Classe 1982, ha rilevato insieme alla sorella Marì all’inizio dell’anno l’attività dei genitori, aperto nel ’64. «Puntiamo soprattutto sul servizio – racconta Mario -, sin da piccolo aiutavo papà nelle riparazioni ed oggi le eseguo io. Ormai i negozi di scarpe sono tutti uguali, a noi invece interessa soprattutto il rapporto con i clienti».
Sulla sicurezza si sofferma invece Gilda Donizetti del bar tabacchi su via Statuto: «Non c’è più l’ospedale – evidenzia –, ma venditori abusivi e accattoni sono rimasti, si sono spostati qui e importunano costantemente i clienti. Sarà perché c’è meno gente in giro o perché, effettivamente, l’area libera ha attirato senzatetto e mendicanti, ma si vedono sempre più spesso facce poco rassicuranti». «Risentiamo più della crisi generale che del minore passaggio» raccontano Carla Barbieri e la figlia Valeria Mazzoleni della salumeria aperta nel ’66 da Carlo Mazzoleni. «Dipendenti dell’ospedale che si servivano da noi tornano ancora per alcune nostre specialità che non trovano nei supermercati e abbiamo sempre lavorato più che altro con parenti dei malati e utenti della clinica San Francesco, che ci sembra di questi tempi abbia anche incrementato l’attività». 


Zanica, il mondo dell’economia
spiegato dagli addetti ai lavori

Terza tappa per il ciclo di incontri “Che cosa è cambiato in banca?” che, dopo i positivi risultati di presenze e di interesse raccolti a Borgo di Terzo e Spirano, sceglie ora Zanica come nuova sede. Il 4 giugno dalle 20.45 la Sala Convegni della Banca della Bergamasca si trasforma idealmente in un agorà in cui pubblico e relatori saranno chiamati al confronto. Tema della serata, che sceglie la semplicità del lessico e l’immediatezza delle spiegazioni come capi saldi, alcuni dei punti nodali dell’economia contemporanea con l’obiettivo di renderli comprensibili e facilmente rapportabili alla vita di ciascuno.
Moderati dal giornalista Stefano Ravaschio, ad accompagnare i partecipanti in questo viaggio tra spread e differenziali, saranno Gualtiero Baresi (Presidente BCC Bergamasca), Marino Ghilardi (Direttore Generale BCC Bergamasca), Domenico Piatti (presidente Collegio Sindacale BCC Bergamasca) e Luigi Burini (Sindaco Effettivo BCC Bergamasca) che cercheranno di chiarire i principali cambiamenti dello scenario economico e finanziario a partire dal 2008, dando spazio a tematiche come “Che cosa è successo all’economia?” (Domenico Piatti) e “Modalità di utilizzo del denaro contante” (Luigi Burini). L’incontro offrirà inoltre l’occasione per comprendere la filosofia e i progetti della BCC, nei suoi valori costitutivi e nelle sue prospettive (Gualtiero Baresi – “Identità territoriale e valori della BCC” e Marino Ghilardi – “Il ruolo di una banca di credito cooperativo nel nuovo contesto economico”).
Ampio sarà lo spazio riservato al dibattito e al confronto con l’obiettivo di coinvolgere direttamente il pubblico rendendolo parte attiva di un progetto dalle chiare finalità formative. “Gli incontri – spiega il Presidente Baresi –  oltre a presentare delle riflessioni sulla difficile situazione economica contingente, sono l’occasione per esporre gli indirizzi che la Banca si è data sia dal punto di vista del sostegno finanziario che delle iniziative sociali che intende sostenere. In queste occasioni abbiamo anche modo di avere un confronto con i soci ed i clienti, utile per recepire quelli che sono i suggerimenti e i bisogni. Ferma rimane anche la mia disponibilità al confronto personale con chiunque vorrà incontrarmi presso la sede della Banca, per suggerire interventi ritenuti utili per migliorare il nostro sostegno in un momento tanto delicato della nostra vita”. Un sostegno che la BCC declina a 360°. “Queste serate di informazione – conferma il Direttore Generale Marino –  si trasformano in appuntamenti di formazione pensati per supportare i nostri interlocutori  nell’interpretazione corretta del difficile momento storico ed economico che l’Italia sta vivendo. Decodificare la realtà economica è il primo step per comprendere come affrontare consapevolmente anche la quotidianità. La diffusione della cultura economica, del resto, riteniamo faccia parte dei nostri compiti”.


Conservatorio,
la stagione
concertistica
“invade”
la città 

La stagione concertistica del Conservatorio Donizetti esce dalle Mura e arriva nel cuore della città con una ricca serie di eventi che vanno dai concerti alle masterclass, dagli incontri con i grandi maestri agli open day. Il Conservatorio porterà nelle piazze, nelle chiese e nei teatri la passione di sempre, con un obiettivo in più: avvicinare la musica ai cittadini, oltre che i cittadini alla musica.  E per rendere quest’arte ancora più fruibile da parte di tutti, ha pensato a un programma di concerti anche in orari inconsueti al tipo di evento – le 18 del sabato e le 11 della domenica -, ma certamente più accessibili da parte del grande pubblico. La Stagione Concertistica vuole mettere in luce le potenzialità dei giovani musicisti e il valore aggiunto che i docenti infondono alle nuove generazioni, dimostrando al contempo la volontà di proseguire con determinazione il proprio cammino verso un futuro ricco di speranza.
La storia del Conservatorio si lega indissolubilmente con i luoghi che Gaetano Donizetti ha frequentato: il Palazzo Storico della Misericordia Maggiore dove, grazie a Simone Mayr, nacquero le lezioni caritatevoli che il giovane Gaetano, in tenera età, frequentò iniziando la sua brillante carriera. Il luogo che oggi s’identifica con la bellissima Sala Piatti vedrà lo svolgimento del ciclo “I mercoledì del Conservatorio”, previsti ogni mercoledì del mese di giugno, dove il pianoforte sarà il protagonista principe con quattro serate a tema.
Sempre in Sala Piatti si svolgerà la prestigiosa masterclass di Dale Clevenger, primo corno della Chicago Symphony Orchestra, che terminerà con uno special event dove il grande maestro si esibirà nell’interpretazione di un concerto di Mozart per corno, accompagnato da “WindsEnsembleDonizetti “del Conservatorio.
Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione delle Celebrazioni Mayr, l’esecuzione della Messa, in mib maggiore, di Simone Mayr, che vedrà protagonista il Coro del Conservatorio e il concerto di chiusura, dove sarà replicato il programma di musica sacra eseguito il mese scorso a Roma nella splendida chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, su invito del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Grazie alla preziosa collaborazione con il Festival Donizetti il Conservatorio realizzerà due concerti nella Casa Natale di Donizetti: un omaggio lirico a Mayr e Donizetti e il secondo ciclo dedicato ai lieder di Schubert.
Grande importanza è stata data alla musica da camera; ai molteplici concerti degli studenti si uniranno alcuni interventi dei docenti con proposte di assoluto rilievo. 
La stagione si realizza anche grazie al sostegno del Festival Internazionale della Cultura di Bergamo, che ha già coinvolto il Conservatorio in molti appuntamenti del Festival appena concluso.


Artigiani, la sferzata di Carrara:
«Politica e banche devono cambiare»

«Se per la prima volta nella storia dell’umanità la prossima generazione starà peggio di quella che l’ha preceduta, chi ci guida e ci rappresenta ha sicuramente la fetta maggiore di responsabilità.
Ma ora il tempo delle divisioni è finito: chiediamo a gran voce che il lavoro e lo sviluppo siano messi al centro dell’agenda politica, e che il confronto con le rappresentanze sia la base su cui costruire le nuove politiche di sviluppo».
È un’analisi dura della realtà, con una pressante richiesta di cambiamento rivolta al mondo politico e bancario, quella tracciata dal presidente Angelo Carrara durante la 68ª Assemblea Generale dell’Associazione Artigiani, che ha visto la presenza del presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti e di numerose altre autorità.
«Guardiamoci dentro… per continuare a guardare oltre» recitava il titolo del principale appuntamento statutario di Via Torretta, ed è stato questo lo spunto preso da Carrara per mettere in evidenza gli sforzi compiuti dalle imprese nell’ultimo anno, che hanno dovuto destreggiarsi con una burocrazia schiacciante e interloquire con una controparte politico-istituzionale sorda e formata da «burosauri».
«La tenuta delle nostre imprese – ha detto – è dovuta in massima parte alla caparbietà e al coraggio di noi imprenditori, al fatto che l’impresa viene vista come parte stessa della nostra esistenza. E questi fattori sono stati lo stimolo ad “andare oltre” un mercato interno asfittico e verso un mercato globale che nonostante tutto continua ad essere in espansione. Abbiamo anche “guardato oltre” come Organizzazione, facendo partire attività e servizi nuovi. Ma poi abbiamo “guardato oltre” verso le istituzioni e la politica e, nel migliore dei casi, abbiamo visto solo nebbia e muri insormontabili».
Carrara ha anche criticato l’applicazione italiana delle normative europee: «Molte volte – ha precisato – fatichiamo a capire certe normative che sono vessatorie e non adeguate per le nostre piccole imprese, anche se forse non sono loro ad essere pesanti ma lo è il modo italiano di applicarle».
Una stoccata è poi stata lanciata nei confronti del sistema bancario, accusato di non voler valutare appieno il merito creditizio delle imprese che pure, a Bergamo, registrano una bassissima percentuale di insoluto (l’1,41%, contro una media regionale del 2,34%).
«Pur capendo tutte le problematiche che anche loro stanno attraversando e pur rendendomi conto delle loro legittime richieste di garanzie – ha detto – mi trovo in forte difficoltà a comprendere questa posizione di negatività verso le piccole imprese. Di fronte a loro è seduto non solo un numero di conto corrente, ma una persona con la sua famiglia, la sua vita e la sua storia. Non è possibile ribaltare sul tessuto delle Pmi gli errori o i costi delle loro gestioni finanziarie a dir poco allegre».
Da qui la necessità di «guardarsi dentro» per cercare insieme, imprese, Organizzazioni di rappresentanza e istituzioni, nuove strade di risalita.
«Guardarci dentro – ha continuato – non significa chiuderci in uno splendido isolazionismo, ma trovare energie e risorse per potenziare il nostro essere impresa e valorizzare la persona che sempre vi si trova dietro, o meglio, dentro. Con queste premesse bisogna ritornare a mettere in pratica quello che storicamente ci ha contraddistinto, ossia la solidarietà e  la sussidiarietà. Ma forse ci siamo lasciati abbagliare da una sorta di secolarismo, anteponendo i miti del consumismo e l’effimero, ad un vero progetto di sviluppo sostenibile, solidale, etico e soprattutto duraturo».
Ha quindi invitato tutti a raccogliere la sfida della globalizzazione vista non più come una negatività ma come un’opportunità e un terreno su cui confrontarsi, mettendo a frutto le abilità tipiche dell’artigianato.
«I nostri artigiani – ha insistito – hanno una peculiarità: non fanno prodotti in serie ma una serie di pezzi unici, ed è questo che ci caratterizza nel mondo. Ripartiamo dunque da qui, giocando la partita della globalizzazione per vincerla insieme. Poniamoci obiettivi sempre più alti e incamminiamoci verso nuovi traguardi sfruttando la rete, sia quella virtuale del web sia quella che si può tessere tra imprese e tra persone».
Imprescindibili, in questo contesto, devono essere le potenzialità offerte dal cambio generazionale. Ma a questo proposito, il presidente Carrara ha voluto porre l’accento sulla piaga della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, «una situazione a cui le ultime leggi e gli ultimi decreti hanno contribuito in modo sostanziale».
Tra i vari problemi che richiedono risposte, per Carrara occorre quindi affrontare l’aspetto sociale dell’essere impresa e dell’essere Organizzazione di rappresentanza.
«Dobbiamo riscoprire i valori della solidarietà e delle relazioni, che sono la base del vivere civile e i pilastri di una società che mette al primo posto la persona ed il suo avvenire. E dobbiamo aver ben presente che la costruzione del futuro va ripensata, specialmente in una società che invecchia e che già oggi presenta due persone non attive per ogni lavoratore. Occorre attivarsi per proporre politiche di supporto alla famiglia, ragionare sul quoziente famigliare, costruire percorsi di welfare integrativo e pianificare, partendo dai giovani, uno sviluppo di attività a lungo periodo con finalità mutualistiche. Chiediamo che anche gli altri attori sociali si interroghino sulle cause che ci hanno portato a questa situazione e che, insieme, si studino le vie d’uscita».


La svolta del dirigente:
«Addio
Bergamo Mercati,
ora “alleno”
imprenditori e manager»

Il primo a «non irrigidirsi in schemi», come consiglia di fare ai manager che ora affianca, è stato lui. Dopo 15 anni da amministratore delegato di Bergamo Mercati, la società pubblico-privata che gestisce il mercato ortofrutticolo di Bergamo, Mattia Rossi ha scelto di voltare pagina. Un cambiamento netto, che lo proietta nel mondo della formazione aziendale, del coaching in particolare, ossia quel supporto personalizzato che aiuta ad esprimere al meglio le potenzialità e a raggiungere gli obiettivi. In scadenza di mandato, d’accordo con gli azionisti privati, ha deciso di non presentare la propria candidatura per il prossimo triennio all’assemblea che lo scorso 22 maggio ha rinnovato il Consiglio di amministrazione della società e confermato alla presidenza Renzo Casati. Nella prima riunione del Consiglio saranno assegnate le deleghe e la sua potrebbe andare al neoeletto Andrea Chiodi, responsabile prezzi e qualità, professionalmente cresciuto al suo fianco.
Quarantasette anni, giornalista della carta stampata e televisivo dall’87 al ’95, poi addetto stampa della Provincia con presidente Ceruti e per due anni responsabile della comunicazione della Bas, ha guidato Bergamo Mercati dal ’98, in pratica dai primi passi della nuova società. «Far partire da zero Bergamo Mercati è stato stimolante e divertente – racconta Rossi –, ma sono una persona sempre alla ricerca di nuove sfide e negli ultimi quattro-cinque anni mi sono appassionato alle tematiche legate allo sviluppo della capacità manageriali e imprenditoriali e sono stato sempre più attirato da questo mondo».
Scegliere di lasciare una carriera avviata per una tutta da costruire può però non essere così scontato, soprattutto in un Paese in cui le poltrone si cerca di tenerle ben strette. E la crisi aggiunge instabilità. «L’incarico di amministratore viene rinnovato ogni tre anni – precisa -, è perciò un lavoro “precario” e la crisi non è, dal mio punto di vista, un freno ma una situazione che rende semmai più facile trovare nuove opportunità, perché non ci sono più schemi fissi e si è di fronte ad un flusso continuo di cambiamento. Credo che stiamo attraversando una svolta epocale – rimarca –, di quelle che capitano pochissime volte nella storia, si può stare a guardare ciò che finisce o pensare che siamo all’inizio di ciò che verrà. Io sto cercando di dare il mio contributo in questa direzione». Già, perché davanti all’emergenza, il rischio è che si perda la bussola, la visione a lungo termine. «Ovviamente gli imprenditori hanno oggi problemi immediati e concreti – rileva Rossi -, su tutti ottenere ossigeno dalle banche e mettere in sicurezza i conti, ma occorre anche mantenere spazi per progettare una linea strategica. Non bisogna pensare che le capacità che hanno consentito di far crescere un’azienda nel tempo siano scomparse, le potenzialità ci sono ancora, si tratta magari di fare le cose in modo diverso».
Ed è qui che può essere d’aiuto il coach, termine con cui nel mondo anglosassone si indica l’allenatore sportivo, esteso poi alla figura che supporta lo sviluppo personale e professionale. «Un’attività che negli Stati Uniti è già presente da almeno vent’anni – ricorda – e che si sta diffondendo anche in Italia. Proprio come l’allenatore di un atleta, il coach individua le potenzialità, stila un programma d’azione ed offre il supporto da bordo campo, ossia un diverso punto di vista della situazione. La gara poi se la deve giocare il singolo».
Rossi si occupa, in particolare, di sviluppo della leadership, delle relazioni interpersonali e dell’organizzazione. «Gli interventi – spiega – prevedono una parte di formazione in aula e un vero e proprio accompagnamento per alcuni mesi su obiettivi operativi, in modo concreto e pratico. Sono mirati al miglioramento delle cosiddette soft skills, non le competenze specifiche in una materia ma le capacità personali e di relazione». Non ha dato vita ad una società, ma può contare su una rete di colleghi con cui collaborare su progetti. «Nelle grandi aziende, dove la formazione è un’attività più strutturata  – dice –, il coaching è una metodologia conosciuta, ma ho avuto modo di incontrare anche giovani imprenditori di piccole e medie aziende molto preparati e con una mentalità aperta su questi temi, l’interesse c’è e questo è importante, soprattutto in prospettiva». Attualmente sta lavorando con aziende a Milano e privati in Bergamasca. «Le criticità maggiori? La mancanza di autenticità nelle relazioni interpersonali – evidenzia -. Si sta troppo sulla difensiva, c’è sospetto, diffidenza. Lo si nota nelle difficoltà nel processo di delega, quando si dimentica che è grazie alla crescita di tutti che possono migliorare la redditività e la competitività. La vera leadership è creare una visione condivisa e farsi seguire».
E sulla sua scelta rimarca: «Fare il coach vuol dire essere prima di tutto essere chiari con se stessi. L’esperienza in Bergamo Mercati si è conclusa naturalmente quando ho capito che potevo dare di più in quest’altro settore».