Negozi “copiati”, la Kiko di Percassi vince la battaglia legale

Wjcon vs kikoQuanto può valere per un brand l’arredamento dei propri negozi? Tanto, se è vero che Kiko, il marchio di make up di Percassi, ha deciso di tutelarsi portando davanti a un giudice chi per lo stesso genere di prodotti ha giocato su forme, linee, colori e concezione degli spazi molto simili. Il risultato? I concorrenti della Wjcon devono pagare un risarcimento di oltre 700mila euro e hanno 60 giorni per modificare gli allestimenti per non vedere la cifra crescere ulteriormente. La sentenza è innovativa perché applica il concetto di diritto d’autore anche all’arredamento d’interni.

Ecco la vicenda ricostruita da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera del 19 ottobre 2015

 

Anche un negozio, nella concezione dei suoi interni, può meritare la protezione del diritto d’autore: al punto che la sezione specializzata in materia d’impresa del Tribunale di Milano, in una innovativa pronuncia a scioglimento del braccio di ferro legale tra due colossi dei cosmetici, impone un ultimatum a Wjcon srl e (oltre a un risarcimento di 716.000 euro) ordina a questa catena commerciale di smontare e cambiare entro due mesi gli interni di tutti i propri 120 negozi italiani «copiati» da quelli del concorrente Kiko srl, pena in caso di inadempienza una sanzione di 10.000 euro per ogni negozio che al 60esimo giorno non fosse ancora stato modificato.

Kiko, rappresentata dagli avvocati Giacomo Bonelli, Fabio Ghiretti e Giorgio Mondini, sosteneva che Wjcon dal 2009 avesse vampirizzato nei propri negozi il progetto di design di arredi di interni per monomarca stilato nel 2005 dallo studio Iosa Ghini Associati srl e replicato a partire dal 2006 in 299 negozi in Italia: tutti con le stesse simmetrie ed essenzialità nella combinazione di open space, grandi grafiche retroilluminate, prodotti inseriti in alloggi traforati in plexiglass su isole a bordo curvilineo, schermi tv incassati, colori bianco-nero-rosa-viola e luci a effetto discoteca.

Wjcon, difesa dall’avvocato Roberto Bocchini, opponeva invece i due provvedimenti del Tribunale di Milano nel 2009 e di Roma nel 2012 che le erano stati favorevoli in sede cautelare, e ribatteva che nei negozi non poteva parlarsi di confusione o copiatura, giacché negli allestimenti del settore esistono «elementi necessitati e diffusamente utilizzati». Ma è qui il punto centrale della decisione redatta dall’estensore Claudio Marangoni con la presidente Marina Tavassi e la giudice Letizia Ferrari Da Grado, e cioè che anche la concezione degli interni di un negozio può avere carattere creativo e originale meritevole della tutela del diritto d’autore: questo perché «il necessario (seppur minimo) atto creativo suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore non può essere escluso soltanto perché l’opera consiste in idee e nozioni semplici», e perché «la creatività non è costituita dall’idea in sé ma dalla forma della sua espressione».

Nel caso di specie, il Tribunale valuta appunto che nessun concorrente avesse prima «mai adottato nell’allestimento dei negozi una combinazione di tutti gli elementi in una chiave stilisticamente paragonabile a quella adottata nei negozi Kiko»; e che invece Wjcon si sia «appropriata del complesso di elementi che compongono il concept sviluppato da Kiko, con differenze del tutto irrilevanti rispetto alla ripresa pressoché integrale di tutti gli elementi». Per i giudici non merita invece tutela del diritto d’autore la pure ravvisata imitazione di sito web e campagne promozionali, in quanto non si può affermare con sicurezza che la percezione del consumatore medio li riconduca a un esclusivo marchio. Tuttavia ad avviso del Tribunale «questo comportamento di pedissequa imitazione del complesso delle attività commerciali e promozionali» rileva sotto un altro profilo: quello della «concorrenza sleale parassitaria», cioè dello «sfruttamento sistematico del lavoro e della creatività altrui in violazione dei principi di correttezza professionale».


Le telecamere in negozio? Vanno sempre segnalate

Niente telecamere negli esercizi commerciali a scopo di sicurezza se non si informano i clienti della loro presenza con un’adeguata segnaletica.

A stabilirlo è la Corte di Cassazione, che, con la sentenza 17440 depositata ieri, ha accolto il ricorso presentato dal Garante della privacy contro il Tribunale che aveva annullato una sanzione della stessa Autorità. Oggetto del giudizio una telecamera installata all’interno di una torrefazione, multata dall’Authority, dove il titolare aveva collegato l’occhio elettronico con un monitor, che, pur non registrando le immagini, gli consentiva di vedere chi entrava nel suo negozio quando lui si spostava al piano superiore

La sentenza afferma che l’immagine di una persona, anche se non permette l’identificazione immediata, deve essere considerata un dato personale e come tale soggetto a tutela. Alla legittima esigenza del titolare dell’esercizio di migliorare la propria sicurezza deve perciò essere affiancato il corretto trattamento della privacy.

Non è perciò lecita alcuna ripresa senza un’informativa, che può comunque essere realizzata in maniera semplice. Dove risulti impossibile informare oralmente ogni persona che può essere ripresa, la Corte dice che è sufficiente un cartello, a condizione che sia ben visibile come formato e posizione oltre che esplicito e di immediata comprensione. È necessario inoltre chiarire se le riprese sono solo guardate o anche registrate.


Credaro perde ancora un negozio, chiuso il panificio

panificio 2

“Vendesi per cessata attività”. Qualche giorno fa, a sorpresa, i clienti del panificio “I sapori del Pane” di Credaro hanno visto comparire sulla vetrina del negozio questo cartello.

Poche settimane e i titolari hanno abbassato la serranda del negozio portandosi via tutto. Si conclude così, dopo circa due anni, l’ultima gestione di un’attività che ha visto alternarsi dietro al banco diversi commercianti. La chiusura non è isolata. In poco più di un anno sono state quattro le attività ad abbassare le serrande: tutte nel campo dell’alimentare.

Dopo il market “da Flo” sulla piazza della Chiesa: il bar “storico” sulla provinciale, ritrovo degli anziani del paese; la caffetteria “La Piazzetta” sulla piazza del Municipio, in sette anni alla sua quarta gestione; e ora il panificio.

A rendere meno pesante l’emorragia del commercio credarese in questi giorni sono ci sono due notizie positive: la nuova gestione della Tabaccheria sulla provinciale, rilevata dai titolari del locale Bar Corallo, e l’apertura del bar pasticceria all’interno della nuova Forneria Ferrari, che è la prima pasticceria a nascere in paese.

Una boccata di fiducia che non cambia granché la situazione. Sulla piazza del Municipio sono numerosi gli spazi commerciali sfitti. Delle attività aperte sei anni fa rimangono solo il ristorante e il salone di acconciature. Troppo poco per rendere viva la piazza come meriterebbe. Dice Fabrizio Alghisi, titolare del ristorante Almo: «Il problema è che Sarnico è troppo vicino e a Villongo a poche centinaia di metri c’è un supermercato Conad. La gente se vuole comprare un capo di abbigliamento o fare la spesa va lì, non si ferma in paese. Poi si sa, i momenti per il commercio non sono facili. Non credo neppure sia un problema di affitti troppo alti, risparmiare 4mila euro all’anno non ti permette comunque di sopravvivere se non lavori. Tocca rimboccarsi le maniche e impegnarsi». «A Credaro – afferma – credo possano lavorare solo bar e ristoranti o attività di nicchia che hanno una loro clientela, come era la boutique Vavassori».

In questi giorni sembra che ci sia l’interesse per uno dei locali sulla piazza. Voci parlano della possibilità che apra a breve un negozio di toelettatura per cani. Si vedrà.

 


I residenti segnalano odori sgradevoli. Sequestro di alimenti in un negozio di Borgo Palazzo

Un altro sequestro di alimenti scaduti o in cattivo stato di conservazione: ancora una volta protagonisti gli agenti del Nucleo Interventi Sicurezza Urbana della Polizia Locale del Comune di Bergamo in sinergia con il personale del Dipartimento Igiene degli Alimenti della ASL di Bergamo, una collaborazione che ha portato nelle ultime settimane a ben quattro interventi di questo tipo in città e al sequestro di diverse tonnellate di merce avariata o in cattivo stato di conservazione.

Sono stati sequestrati altri 225 Kg di merce, fra carne e pesce in cattivo stato di conservazione, e circa 100 kg di prodotti alimentari vari (riso, funghi, derivati della soia, ecc) posti in vendita oltre la data di scadenza, privi di etichettatura o con data di scadenza illeggibile. L’intervento è avvenuto il 29 luglio scorso in un esercizio commerciale di vendita di prodotti alimentari etnici,  il “Market cinese, inidiano, africano” di via Borgo Palazzo, all’angolo con via Rubini. Sono stati i residenti della zona a dare l’allarme, segnalando persistenti odori sgradevoli provenienti dal negozio e presentando di conseguenza un esposto alla ASL di Bergamo.

È scattata l’immediata segnalazione del sequestro alla Procura della Repubblica per la violazione dell’art. 5 lettera B della Legge 283/1962 che vieta di vendere, detenere per vendere, o comunque distribuire per il consumo, sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.


La riscossa dei semi. Piccoli scrigni di gusto e salute

Semi di lino, canapa, sesamo, papavero, girasole, zucca, finocchio, cardamomo, coriandolo e anche di anguria. Rendono più croccanti e gustosi i nostri piatti ma soprattutto sono degli alleati preziosi per la nostra salute perché danno energia, combattono lo stress, mantengono giovani, aiutano a ridurre l’uso del sale e a prevenire e curare diverse patologie.

Presenti nella dieta umana da migliaia di anni, i semi oleosi sono la riscoperta alimentare del momento. Nutrizionisti e naturopati li consigliano da tempo per integrare le carenze dell’alimentazione moderna e, negli ultimi tempi, anche i medici li prescrivono come cura per alcune patologie o dopo interventi chirurgici. Il risultato è che le vendite negli ultimi tre anni sono aumentate tra il 25 e il 35% e i consumi sono in continua crescita.

Ma cosa si sa davvero di loro? Non tutti, ad esempio, sono a conoscenza che l’orzo, l’avena, il riso, i fagioli, la soia e anche il pistacchio e gli anacardi sono in realtà semi. E in pochissimi sanno che i semi di sesamo apportano molto più calcio che non il latte e i formaggi; che 30 grammi di semi di girasole hanno più ferro di una bistecca di manzo; e che i semi di anguria sono ottimi come snack e possono essere usati per fare oli, minestre e persino il tè.

I semi oleosi sono un concentrato di nutrienti importanti per il nostro organismo: sono ricchi di acidi grassi essenziali, enzimi, antiossidanti, minerali, fibre e vitamine. Per far capire quanto siano preziosi basta dire che una piccolissima manciata di semi al giorno può sostituire in modo efficace dosi massicce (e costose) di integratori alimentari e di alimenti spesso mal tollerati dal nostro organismo, con grande beneficio per il nostro stato psicofisico.

In cucina si possono utilizzare in moltissimi modi: al naturale come snack o cereali per la colazione, nell’impasto di pane e focacce, miscelati nei frappè e negli yogurt, ma anche nelle insalate, nelle frittate e nei primi e secondi piatti. Alcuni, ad esempio i semi di girasole, di lino e di canapa, possono essere pressati per ottenere olii, altri si fanno germogliare e poi si mangiano, come nel caso dei semi di crescione. L’unica nota critica è che sono calorici, ma gli esperti assicurano che se assunti con moderazione – la dose consigliata è di un cucchiaino al giorno – la linea non ne risente.

«È importante che se ne parli perché scelte di alimentazione diverse possono fare la differenza per la salute – afferma Uliana Bianchi responsabile della Cooperativa Il Sole e la Terra di Bergamo -. Fino a dieci anni fa il biologico era una scelta di vita fatta da persone che credevano nell’importanza di mangiare cibi di qualità e sani – dice -. Ora questa alimentazione è esplosa. Tantissimi comprano i semi per motivi di salute, scelgono di mangiare questi alimenti perché altrimenti stanno male. C’è gente che passa e entra in negozio ma molti si presentano con la ricetta medica».

«Tre anni fa, dopo solo un anno di attività, stavo per chiudere – raccolta Alma Conci, titolare del negozio Alvin Bio a Lovere -. Poi, alcune amiche che soffrivano di intolleranze alimentari mi hanno chiesto di fare il pane con farine naturali senza additivi. Conoscenti e clienti mi facevano i complimenti, sentivo di fare qualcosa di buono così ho deciso di proseguire su questa strada».

La scelta si è rivelata fortunata. «Da quando mi sono specializzata nel biologico le vendite sono sempre aumentate, è bastato il passaparola. Oggi ho due collaboratrici e alcuni tavolini dove propongo insalate e piatti naturali e i miei clienti vengono persino da Darfo e da Clusone per comprare i prodotti dei miei scaffali. Cerco di far capire alle persone che non è uguale comprare i semi al supermercato – dice la negoziante loverese – magari costano un po’ meno ma i valori nutrizionali non sono gli stessi: l’apporto di 50 grammi di prodotto biologico ne fornisce due-tre volte più di quello industriale. Inoltre cerco di sensibilizzarle il più possibile. Molti vengono in negozio perché hanno patologie anche gravi, va bene, ma a volte è tardi, è importante scegliere un’alimentazione sana prima di ammalarsi».

Anche nel mondo della ristorazione le proposte di cucina vegetariana e vegana sono in crescita. Nella nostra provincia uno degli indirizzi più importanti e storici, forse addirittura il pioniere di questa filosofia a tavola, è il Villino di Erica a Valbrembo. La gestione, dopo quattordici anni, da qualche mese è passata di mano, ma la filosofia è la stessa: moltissimi semi, di zucca, di sesamo, di girasole, nelle insalate ma anche nei primi e nei secondi piatti. Il trancio di tonno con crosta di sesamo e la millefoglie di pesce spada con sesamo ad sono tra i più richiesti. «Credo molto in questa cucina e sono intenzionato ad arricchire la carta con nuove idee e proposte – afferma il neotitolare Mario Buterchi -. La  nostra clientela apprezza la qualità. Sono attenti alla dieta e ai prodotti un po’ più salutari. È uno stile di vita».

Dieci semi e il modo migliore per consumarli

Semi di sesamo

Alcalinizzante, energetico, ricostituente, il sesamo è noto per la sua capacità di rinforzare la memoria e la concentrazione. Esistono in due varietà di semi: dorati e neri. Si possono usare tritati e pestati freschi nei piatti di cereali, nelle insalate, nei dolci e sono buonissimi per le panature al forno del pesce o delle polpette di legumi. Dalla loro lavorazione si ricava la tahina, chiamata anche burro o crema di sesamo, ingrediente fondamentale per preparare l’hummus di ceci. Tostati e mescolati con il sale creano il gomasio.

Semi di girasole

Sono ricchi di vitamina E, B1, B3 e B6, oltre che di rame, manganese, selenio, fosforo, magnesio e folati. Sono buonissimi tostati e preziosi per l’olio che si ottiene tramite spremitura. Possono essere usati nell’impasto del pane o nel ripieno di una torta salata oppure aggiunti alle insalate o alle verdure cotte, dopo essere stati leggermente tostati in padella con poco sale. Rappresentano un aperitivo ottimo e salutare, al posto di patatine e arachidi. Al naturale, crudi e senza sale, sono l’ingrediente per gustosi muesli di cereali e frutta.

Semi di lino

Rappresentano una preziosa fonte di minerali, di omega 3 e omega 6, regalano tanta vitamina E. Possono essere consumati con lo yogurt, nei succhi di frutta o nelle insalate, a cui donano un piacevole retrogusto “alle nocciole2. Vanno tritati oppure masticati bene prima di essere ingeriti in modo da far penetrare tutti i principi oleosi contenenti all’interno della buccia.

Semi di papavero

Come gli altri semi, sono una fonte preziosa di  proteine e grassi. Essendo molto piccoli sono ideali per ricette cremose, come passati, purè e vellutate ma anche per creme dolci, ad esempio, a base di ricotta e miele. Possono essere bianchi, come quelli utilizzati nella composizione del curry, o neri, come quelli impiegati nei prodotti da forno.

Semi di zucca

Sono ricchi di proteine, carboidrati e grassi, contengono vitamina E, magnesio, fosforo, ferro, selenio e manganese. Dopo averli spellati si mangiano crudi oppure leggermente tostati in forno. Sono ottimi nel muesli a colazione e ideali come snack soprattutto perché hanno tanto magnesio e poche calorie.

Semi di canapa

Fra tutti i semi oleosi sono quelli con il valore nutrizionale più elevato. Contengono tutti gli aminoacidi essenziali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare; danno un buon apporto di vitamine, di sali minerali (ferro, calcio, manganese e fosforo) e sono ricchissimi di omega 3 e omega 6. l’olio che se estrae ha un sapore molto gradevole e può essere usato per arricchire insalate, per preparare biscotti, dolci, pesti e salse.

Semi di anguria

Di solito li scartiamo quando mangiamo il frutto invece anche i semi di anguria sono  ricchi di proprietà benefiche e possono essere usati in cucina. Hanno un alto contenuto di acidi grassi essenziali, proteine e sali minerali. Vanno lavati, asciugati e fatti essiccare all’aria. Possono essere usati come snack o per fare oli, minestre e tè.

Semi di chia

Originari del Centro America, sono una bomba di micronutrienti (e in effetti “chia” in azteco significava “forza”): dalle proteine ai carboidrati, dalle vitamine ai sali minerali, dai lipidi agli antiossidanti. Il modo più semplice per consumarli è aggiungerne tre cucchiai a un litro di acqua, mescolare per bene, e attendere 15 minuti prima di bere, ma possono essere mischiati anche a succhi di frutta e tè o usati per preparare dolci e insalate.

Semi di finocchio

Sono ricchi di fibre, calcio, potassio e rame. Hanno un sapore dolce che ricorda l’anice. Possono essere usati per preparare pane, cracker e grissini e una tisana diuretica e digestiva.

Semi di coriandolo

Sono granelli simili al pepe, gialli e dal sapore dolciastro che ricordano il limone. Possono essere usati per preparare un infuso digestivo, efficace e dal sapore aromatico. Un paio di cucchiai dopo i pasti favoriscono la digestione e l’eliminazione dei gas intestinali. Hanno un aroma delicato, si prestano a insaporire zuppe e minestre, legumi, carne, pesce e verdure, in particolar modo cavolo e crauti. E sono indicati nella preparazione di sottaceti e salamoie mentre macinati sono perfetti per insaporire carne, pesce e insaccati.


Agosto in città? Niente paura, negozi e ristoranti sono aperti

Turisti e bergamaschi possono contare su negozi e ristoranti aperti nel mese di agosto in città e provincia. Come accade da alcuni anni, le attività commerciali del centro città e dei luoghi di villeggiatura non abbassano le saracinesche e al massimo si concedono 7/8 giorni di chiusura nel periodo che va dal 9 al 23 agosto.

Secondo un’analisi fatta dall’Ascom, nei centri commerciali e in città alta il 100% dei negozi (alimentari e non alimentari) e dei ristoranti resta aperto. La città bassa si diversifica tra area centrale e periferia. In centro il 90% dei negozi alimentari, non alimentari e bar non chiude, così come il 100% dei ristoranti. Nelle zone più periferiche il numero delle attività aperte cala leggermente: non abbassa la saracinesca il 70% dei negozi alimentari e non alimentari e l’80% dei ristoranti.

Nelle zone turistiche della provincia la maggior parte dei negozi non chiude (circa il 90%), così come la totalità dei bar e ristoranti. Mentre nelle restanti zone della provincia si va dal 60% dei negozi all’80% di bar e ristoranti.

«Bergamo risulta essere sempre di più una città a misura di turista – afferma il direttore dell’Ascom Oscar Fusini – . Da alcuni anni ormai, nel mese di agosto la città non è più deserta, sia per la presenza di turisti che di bergamaschi. I commercianti quindi non rinunciano a lavorare nel mese di agosto. Inoltre, quest’anno, grazie alla presenza di Expo, le previsione di turisti in città sono molte positive».

In ottica di Expo, Ascom ha aderito nei mesi scorsi all’iniziativa Expo Friends, nata tra Confcommercio Imprese per l’Italia e Expo 2015. L’accordo prevede la sottoscrizione di un decalogo, tra le cui regole in primo piano risalta la richiesta di disponibilità all’apertura nel periodo estivo, in particolare durante il mese di agosto. I negozi bergamaschi che vi hanno aderito e che rispetteranno questo punto del decalogo sono riconoscibile da una vetrofania con i colori e il logo di Expo. L’elenco dei negozi Expo Friends, che è in continuo aggiornamento, è consultabile sul sito di Ascom.


Alto Sebino, un’app fa da guida per shopping e turismo

APP LOVERE BOSSICO CASTRO rit“Shop & tour – Lovere, Bossico e Castro”. È il nome della nuova App per la promozione e la valorizzazione dell’offerta turistico-commerciale dei tre Comuni dell’Alto Sebino.

L’iniziativa è realizzata dal Distretto del Commercio di Lovere, Bossico e Castro nell’ambito del V bando di Regione Lombardia, in collaborazione con l’Associazione Artigiani, Commercianti e Terziario di Lovere, le pro loco di Lovere, Castro e Bossico e l’Ufficio Iat dell’Alto Sebino.

Uno strumento innovativo – sottolineano gli Amministratori dei tre Comuni – che, grazie ad un layout semplice ed intuitivo, consente agli utilizzatori di visualizzare e ottenere facilmente informazioni aggiornate sui luoghi d’interesse artistico-culturali e sui percorsi naturalistici, sugli eventi, le attività commerciali, i ristoranti e gli hotel di Lovere, Bossico e Castro aderenti all’iniziativa.

La geolocalizzazione di tutti i punti di interesse, inoltre, permette agli utenti da un lato di conoscere in tempo reale la propria posizione e raggiungere facilmente la meta desiderata tramite la funzione “portami”, dall’altro di costruirsi un proprio itinerario di visita alla scoperta delle molteplici attrattive turistiche del territorio.

Fra le principali caratteristiche della App vi sono: la suddivisione dei contenuti in sei aree tematiche (“Lovere, uno dei Borghi più belli d’Italia”, “Itinerari”, “Attrazioni”, “Attività commerciali & info”, “Eventi” e “Il Distretto”); la presenza di ben 24 itinerari tematici di visita (“Arte & storia”, “Natura & benessere”, “Escursioni”, “Ville e parchi”, “Percorsi in mountain bike” ecc.), alcuni dei quali tracciati in GPX per permettere al fruitore di visionare la tratta da percorrere e conoscere in ogni momento la propria posizione; la possibilità di consultare quasi 50 schede georeferenziate con informazioni, fotografie e curiosità relative ai principali punti d’interesse artistico-culturale e naturalistico di Lovere, Bossico e Castro, nonché di localizzare le attività commerciali vicine agli stessi; sezioni tematiche (in fase di implementazione) dedicate alla ristorazione, alla ricettività, allo shopping e alle altre attività commerciali del territorio aderenti all’iniziativa; un’area dedicata agli eventi per permettere al fruitore della App di rimanere costantemente aggiornato sulle numerose manifestazioni organizzate nel corso dell’anno nei tre Comuni.

La App, disponibile in italiano e, a breve, anche in lingua inglese, è scaricabile gratuitamente da Google Play Store e dall’Apple Store; tutti i contenuti sono fruibili in modalità offline, ossia in assenza di connessione a internet.


Negozi, «sì a una regolamentazione delle aperture festive»

negozioLa totale liberalizzazione del commercio avviata all’inizio del 2012 non ha prodotto né maggiore concorrenza né particolari stimoli ai consumi o all’occupazione. Lo ha evidenziato la Confcommercio nell’audizione presso la commissione Industria del Senato nell’ambito del disegno di legge sugli orari degli esercizi commerciali.

Il provvedimento, già approvato dalla Camera, prevede l’obbligo di chiusura per 12 giorni all’anno (primo e 6 gennaio, 25 aprile, Pasqua, lunedì dell’Angelo, primo maggio, 2 giugno, 15 agosto, primo novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano) e la facoltà per ogni singolo esercente di derogare per un massimo di sei date, comunicandolo al Comune.

Nella sua posizione Confcommercio ha sostenuto la necessità «di proseguire verso la realizzazione di una regolamentazione minima e ragionevole in materia di orari dei negozi, peraltro assolutamente compatibile con i principi e le prassi prevalenti in Europa in materia di libertà di concorrenza. L’obiettivo è quello di arrivare ad avere deroghe certe all’interno di un chiaro quadro normativo. Solo così si può contribuire a consolidare il modello distributivo italiano, fatto di piccole, medie e grandi imprese, consentendo ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale. Allo stesso tempo si rispetterebbe il valore sociale di queste imprese, mantenendo un adeguato livello nell’offerta dei servizi ai consumatori».

«Anche i dati più recenti indicano che le imprese del commercio al dettaglio continuano a chiudere», ha ricordato la Confederazione. «Poco meno di 23mila nei primi tre mesi di quest’anno con un saldo negativo per oltre 10mila unità rispetto alle nuove aperture – e i consumi continuano a mostrare ritmi di ripresa ancora inadeguati a recuperare quanto perso dal 2007 ad oggi (-7,6%) e comunque insufficienti a dare qualche beneficio ai negozi di vicinato».

Il testo del provvedimento ha intanto messo in allarme il mondo dell’e-commerce. Nel disegno di legge sono indicate attività escluse dalla chiusura obbligatoria (come ristoranti, bar, cinema, mercatini, edicole, negozi d’artigianato locale), ma tra queste non sono citati il commercio elettronico e i distributori automatici. Stando così le cose i siti di vendita on line italiani dovrebbero chiudere per sei giorni all’anno, risultando penalizzati rispetto alle piattaforme con sede negli altri Paesi.


Il volto della via, tra negozi storici e nuove aperture

Il negozio storico

Drogheria Mologni esternoDal 1921 la drogheria “Fratelli Mologni” di via Ghislandi, che si affaccia su piazza Sant’ Anna, rappresenta un punto di riferimento per l’acquisto di prodotti chimici, coloniali, spezie , specialità medicinali, articoli per la pulizia, prodotti dolciari ed altre specialità. La sensazione, varcata la soglia del negozio, è di fare un tuffo indietro nel tempo : gli scaffali in legno color panna a tutta altezza risalgono all’inizio del secolo scorso, barattoli di vetro trasparente contengono spezie e caramelle sfuse di ogni sorta e il bancone, interamente in noce, risale all’Ottocento. Un’atmosfera tale da meritarsi un reportage fotografico contenuto nel libro “Certi silenzi” di Nicoletta Prandi e in mostra all’ex ateneo in Città Alta. «Negli anni il Borgo si è spento – commenta Norberto Mologni, una vita dietro al bancone della storica drogheria aperta da papà Calisto – . Manca il passaggio che c’era un tempo e piazza Sant’Anna non è ben frequentata, specialmente la sera. Negli ultimi anni la crisi e una tassazione insostenibile ha portato diversi negozi alla chiusura. Non mancano iniziative per animare l’area, a partire dal tradizionale appuntamento con la festa del borgo. E ora stanno installando nuovi lampioni davanti alla banca e alla chiesa di Sant’Anna per migliorare illuminazione e arredo urbano».

Le nuove aperture

Se chiudono attività storiche non mancano nuove aperture. Roberto Ferraiuolo, dopo un’esperienza come addetto alle vendite in una grande catena di abbigliamento giovanile, ha deciso di aprire un’attività tutta sua a 21 anni. Il negozio, inaugurato da poco più di un mese, si distingue per la proposta di uno stile street-wear, con marchi esclusivi e una collezione tutta black & white. «Ho scelto di trasformare in professione la mia passione per questo stile, che mi ha sempre spinto a dover andare almeno fino a Milano per trovare capi e marchi da indossare. È una proposta di nicchia, che però non manca di dare risultati. Il riscontro è positivo e il passa parola avviene soprattutto attraverso i social». Quanto al Borgo, Ferraiuolo, saluta con favore l’apertura al distretto e alla movida: «Sarebbe bello vedere anche altre nuove attività giovani aprire nella via».

Fresco di inaugurazione anche il negozio di abbigliamento per bambini Amemì, a due passi da piazza Sant’Anna, aperto da Raffaella Tavani che, dopo un’esperienza di responsabile delle vendite, ha deciso di aprire nel Borgo una bottega dove scovare abiti per i più piccoli dallo stile riconoscibile, con tanti tessuti naturali e qualche pezzo artigianale. «È presto per fare bilanci, ma il mio commento sul Borgo non può che essere positivo. Sono sempre più contenta della scelta fatta di aprire qui: il passaggio non manca e questa è un’area vitale, un quartiere vissuto e con diverse scuole».

 


Bergamo by night arriva anche in Borgo Palazzo

Si spostano dal giovedì al venerdì e si allargano ai borghi le serate a Bergamo con negozi aperti e isola pedonale. La cosiddetta movida estiva promossa dal Comune in collaborazione con il distretto del Commercio Bergamo Centro comincerà venerdì 12 giugno solo nel centro cittadino, proseguirà il 4 luglio (che però è un sabato, primo giorno di saldi) coinvolgendo Borgo Palazzo e avrà le sue due ultime date il 28 agosto e l’11 settembre, quando a partecipare saranno anche le attività di Borgo Santa Caterina.

I commercianti del Borgo d’Oro hanno ottenuto di organizzare ulteriori due serate, quelle del 10 e 24 luglio, che portano quindi a quattro in totale i loro appuntamenti estivi in strada. Una soluzione intermedia tra la richiesta di sette serate portata avanti sulla scia dei “Venerdì del Borgo” organizzati in passato e l’idea del Comune a concederne solo tre, in abbinamento al calendario del centro, come misura per decongestionare l’area, dove si concentrano i flussi dei giovani, creando i noti problemi per la quiete e l’ordine pubblico.

«Bene l’idea di avviare coinvolgere nelle aperture estive un’area più ampia della città, è un’esperienza pilota che rientra nel progetto più generale di allargare ai borghi il Distretto del commercio  – commenta Pietro Bresciani per l’Ascom –. Sarebbe stata invece incomprensibile la scelta di ridurre drasticamente i Venerdì del Borgo, trattandosi di un appuntamento ormai storico». Da non confondere, tra l’altro, con le semplici aperture dei locali serali. «La manifestazione è un momento nel quale si fanno conoscere nell’insieme le attività commerciali della via, anche quelle diurne – sottolinea Bresciani -. È una vetrina per tutti e può diventare l’occasione per mostrare un volto diverso e un diverso modo di vivere la zona».

Quanto alla novità di Borgo Palazzo, al debutto sabato 4 luglio, l’impegno dei commercianti è quello di organizzare eventi e iniziative di animazione, in mancanza di fondi pubblici.

Su cosa proporre, comunque, la linea è chiara. Tema di tutte le serate sarà infatti il ballo in tutte le sue forme.