Expo, più di 400 volontari in città

Ha preso il via oggi VolontariXBg, l’iniziativa promossa da Comune di Bergamo e CSV Bergamo per l’accoglienza delle persone che visiteranno la città nel periodo di Expo. Quattro i punti di accoglienza, dislocati tra Città Alta, il centro di Bergamo Bassa, la stazione e l’Aeroporto, tutti gestiti da volontari: cittadini che hanno scelto di spendere parte del proprio tempo per rendere migliore e più accogliente il luogo in cui vivono in occasione dell’esposizione universale milanese. I punti sono caratterizzati da un bancone e due roll up che presentano il progetto (uno in inglese e uno in italiano) e dalle immagini della campagna “XBg2015 Io ci sono, e tu?”.

Sono già più di 400 i candidati al progetto VolontariXBg: la maggior parte giovani (il 95% ha meno di trent’anni), studenti delle scuole superiori e dell’Università, mossi dalla voglia di sperimentare la propria conoscenza delle lingue e di mettere in pratica le proprie conoscenze sulla città e i luoghi in cui vivono. Ma ci sono anche adulti, che avendo del tempo libero hanno scelto di dedicarlo alla Città. Le candidature sono ancora aperte sul sito www.volontarixbg2015.org.

Dal 30 aprile al 13 maggio inizieranno a prestare servizio i primi 20 volontari, in turni di 5,5 ore ciascuno; i punti accoglienza saranno aperti tutti i giorni dalle 9.30 alle 20. Dal 14 maggio il cambio con i volontari del periodo successivo, e così accadrà ogni due settimane fino al 31 ottobre.

I volontari indossano T-shirt, cappellino e badge identificativo con i colori della campagna. Il badge consentirà loro di viaggiare gratuitamente sui mezzi Atb, Teb, Locatelli e Tbso per tutto il proprio periodo di volontariato. Quanto ai pasti, coloro che presteranno servizio all’interno dell’aeroporto avranno un pasto gratuito garantito, offerto da Sacbo, mentre chi è impegnato nei tre infopoint della città potrà pranzare, grazie alla stipula di un accordo, da Tresoldi Bakery, in via Petrarca 5 a Bergamo. Infine, tutti i VolontariXBG avranno diritto a un biglietto per visitare il sito di Expo 2015 Milano.

«La risposta della città, con le numerose candidature arrivate – spiega l’assessore alla Cultura ed Expo del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti – dimostra una volta di più il valore diffuso del volontariato qui unito ad un forte senso civico e di responsabilità verso la propria città e il territorio. In vista di Expo 2015 l’Amministrazione, insieme a CSV, ha così dato un riscontro concreto alla richiesta di un primo livello informativo per turisti e cittadini». «Un grande in bocca la lupo e un caloroso ringraziamento vanno oggi a tutti i volontari che si sono resi disponibili per il progetto, in particolare ai primi di loro che già oggi inizieranno a operare, ma anche a tutti gli altri che hanno già dato la loro disponibilità per le prossime settimane», ha dichiarato Giorgio Gotti, presidente del CSV di Bergamo. «Ora per il CSV inizia il lavoro di coinvolgimento delle associazioni, perché anch’esse possano prendere parte al progetto e contribuire con la propria esperienza a renderlo più ricco e significativo».


Bergamo, circuito d’arte in 35 tappe. Per ogni visita un timbro d’autore

art passportPer chi, oltre a visitare luoghi d’arte, vuole collezionare un ricordo d’autore è nato Bergamo Art Passport, un viaggio in 35 tappe e altrettanti timbri disegnati e realizzati appositamente da artisti contemporanei, da raccogliere sul proprio carnet.

La nuova iniziativa, realizzata dal Comune di Bergamo in collaborazione con The Blank Contemporary Art, parte ufficialmente oggi, giovedì 30 aprile, ed è gratuita. Si tratta di un vero e proprio passaporto della cultura, da presentare ad ogni visita in uno dei musei o dei punti d’interesse che fanno parte del circuito per farsi apporre il timbro d’autore corrispondente. Nasce così un unico grande network degli operatori dell’arte, della cultura e della storia del capoluogo orobico, una rete di istituzioni, musei pubblici e privati, gallerie d’arte, attivi sul territorio.

Questi i luoghi coinvolti

La Cappella Colleoni, il Museo e Tesoro della Cattedrale, il Museo Bernareggi, l’ex Oratorio di San Lupo, il Monastero di San Benedetto, BACO Arte Contemporanea, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, il Museo Matris Domini, il Museo Storico dell’Età Veneta, il Museo Storico, la Rocca, il Museo Donizettiano, la Torre dei Caduti, la Casa Natale di Gaetano Donizetti, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Biblioteca Civica Angelo Mai, l’Orto Botanico “Lorenzo Rota”, il Museo Civico di Scienze Naturali “Enrico Caffi”, il Civico Museo Archeologico, l’Accademia Carrara, Palazzo Frizzoni, il Teatro Donizetti, il Teatro Sociale, la ex Chiesa della Maddalena, la Chiesa di Santo Spirito, la Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, la Chiesa di San Rocco, la Chiesa di Sant’Agata nel Carmine, la Chiesa di San Giovanni XXIII, la Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, la Chiesa di Sant’Alessandro della Croce. Completano il percorso 4 luoghi dal taglio differente: le due Funicolari, quella di San Vigilio e quella che collega Bergamo Alta e Bassa, l’Urban Center, attuale sede di Turismo Bergamo, un assist ai visitatori e ai turisti che frequenteranno la città nei prossimi mesi e l’aeroporto Orio al Serio “il Caravaggio”, la porta d’ingresso per 10 milioni di persone ogni anno e che potrà essere punto di partenza o di arrivo del percorso del Bergamo Art Passport per tantissimi visitatori.

«Con questa iniziativa – spiega l’assessore alla Cultura, Expo e Turismo del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti – il visitatore, cittadino o turista, diventa parte attiva di un progetto l’arte contemporanea che ha coinvolto artisti internazionali. Visitando i diversi luoghi di interesse in città, il turista potrà infatti collezionare i timbri d’artista creando così una “sua” opera d’arte, ricordo speciale di Bergamo».

Tra gli artisti che hanno interpretato i luoghi più importanti della città compaiono figure di spicco della giovane arte nazionale e internazionale come Alis/Filliol, Salvatore Arancio, Giuseppe Gabellone, Laurent Grasso, Eva Marisaldi, Liliana Moro, Navid Nuur, Josh Tonsfeldt e Ian Tweedy, oltre a timbri realizzati dagli studenti dell’ Accademia Carrara di Bergamo, della Scuola d’Arte Fantoni e del Liceo Artistico Statale.

«Bergamo Art Passport arricchisce la visita di una città già storicamente ricca di cultura – afferma Stefano Raimondi di The Blank Contemporary Art – sottolineando il concetto virtuoso di network che anima il territorio. È un’esperienza capace di trasformare il ricordo in qualcosa di tangibile e prezioso come solo le opere d’arte sanno essere. Non esistono città al mondo che regalano ai loro visitatori la possibilità non solo di vedere ma di portarsi “in palmo di mano” i luoghi più significativi interpretati da importanti artisti internazionali. Collezionare i timbri d’artista visitando la città diventa così un’esperienza sia ludica che di scoperta culturale»


Patrizia, la panettiera che guida il rilancio di via Zambonate

Mentre si è in attesa di vedere come Expo si presenterà ai visitatori il primo maggio e si inseguono previsioni e analisi sulle ricadute dell’evento, l’esposizione universale ha lanciato sui territori e nelle imprese piccoli e grandi stimoli ad aprirsi e farsi conoscere. Di questi esempi, ed in particolare del valore del fare rete, si è occupato l’incontro promosso dai gruppi Giovani e Terziario Donna dell’Ascom nell’ambito della rassegna Unibergamorete dell’Università di Bergamo, organizzato mercoledì 15 aprile nella sede di via Dei Caniana.

Patrizia Rota Biasetti

Patrizia Rota Biasetti, dell’omonimo panificio aperto due anni fa in via Zambonate a Bergamo, ad esempio, ha messo in atto una promozione che ha coinvolto i negozi vicini, regalando ai clienti che effettuavano una spesa di almeno 5 euro, prima un buono per un caffè nel bar di fronte e poi uno per acquistare il quotidiano cittadino all’edicola. «Ho scelto di aiutare mio padre, che gestisce laboratorio e negozio a Brembate Sopra, in questa nuova apertura – ricorda –. È lui che mi ha insegnato il valore della collaborazione e dell’innovazione, per questo cerco ogni volta di proporre qualcosa di diverso, soprattutto che ci avvicini ai clienti e ci permetta di far capire il nostro lavoro e tutto l’impegno che ci mettiamo». La sua fantasia e voglia di fare ha trovato la sponda giusta nelle “notti bianche” estive promosse dal Distretto del commercio, che l’hanno vista di volta in volta giocare con il tema della serata. «Confesso che per l’appuntamento dedicato alla moda ero un po’ in difficoltà – dice -, come poteva legarsi al pane? Invece è venuta l’idea di realizzare degli abiti con i sacchi della farina: delle giovani stiliste hanno collaborato gratuitamente ed il risultato è stato bellissimo». Tanto che le creazioni sono state invitate all’Expo, nel cluster di cereali, dall’azienda fornitrice della farina. E siccome l’appetito vien mangiando, ora è nata l’idea di fare di via Zambonate un punto di riferimento in città per i temi dell’Expo. «Mi dispiace che nella via ci siano pochi negozi – evidenzia – eppure è una zona molto frequentata, visto il passaggio degli autobus. Qualcosa però abbiamo deciso di fare per farci conoscere. Al momento siamo una decina di attività ed abbiamo pensato di proporre nelle domeniche di chiusura al traffico del centro delle iniziative sui prodotti dei cluster. Il bar sul caffè, ad esempio, il mio negozio sui cereali, la farina e il pane e via dicendo. Vogliamo anche realizzare un totem che dia le informazioni sull’esposizione, in pratica la via racconterà l’Expo».

Reti, la Valle Imagna ci ha preso gusto. In arrivo quella dell’edilizia

Graziella Viganò - IsotA Sant’Omobono Terme la voglia di fare rete ha sfornato iniziative su iniziative. L’Isot, associazione che riunisce 140 imprenditori del commercio, dell’artigianato e del turismo del paese e dei comuni limitrofi, ha ottenuto la nascita dell’ufficio turistico, creato percorsi che partendo da luoghi di storia e devozione come il santuario della Madonna della Cornabusa conducono ad aziende agricole e artigiane, coordinato la presenza alle fiere (alla fiera dell’edilizia di Bergamo le aziende valdimagne si sono presentate in un unico spazio), realizzato mostre, collaborazioni con il network dell’ospitalità locale Ecoturismo e con quella di produttori agricoli Agrimagna. Al suo interno è nata anche “Wood Italy”, una rete di imprese del legno, di cui la valle era regina prima della crisi, che insieme sono riuscite a innovare la produzione e raggiungere i mercati esteri. «I progetti in corso – racconta la vicepresidente Graziella Viganò, titolare della gelateria Tuttigusti a Sant’Omobono – sono una serie di eventi estivi in chiave Expo, dedicati a nostri prodotti e al nostro territorio, in collaborazione con Agrimagna, e una rete per l’edilizia sull’esempio di quanto già accaduto per il legno. In pratica le aziende si mettono insieme per offrire un servizio di ristrutturazioni chiavi in mano: basterà rivolgersi a quest’unico soggetto per avere tutti gli interventi necessari, dalle opere in muratura a quelle elettriche, dall’idraulico al fabbro». I vantaggi del mettersi insieme sono molti. «Uniti abbiamo più possibilità di farci aiutare dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni – evidenzia -, ma possiamo anche affrontare i costi per delle consulenze che singolarmente non riusciremmo a sostenere. E poi c’è la contaminazione delle idee, ancora più ampia nel nostro caso visto che abbracciamo settori diversi, senza contare il valore umano delle relazioni. La crisi c’è e non esiste una bacchetta magica per uscirne, ma ogni giorno bisogna inventarsi qualcosa per essere competitivi confrontarsi con gli altri dà l’energia per farlo».

A Curno le Botteghe che non mollano. «Per gli eventi ci autotassiamo»

Susanna Nervi - Botteghe di CurnoAssediati dai centri commerciali e messi in difficoltà dalla scelta del Comune di chiudere il passaggio in centro alle auto, i negozi di Curno si sono riuniti nel 2003 nell’associazione “Le Botteghe di Curno”. «Abbiamo lottato per alcuni anni per riottenere l’apertura del paese e con il cambio dell’Amministrazione ce l’abbiamo fatta, ma nel frattempo molti hanno dovuto chiudere – ricorda la segretaria Susanna Nervi, titolare del bar Gold Time -. Il nuovo spirito di collaborazione con il Comune ci ha portato a realizzare una serie di eventi, in genere uno per ogni stagione, per attirare gente in paese ed hanno funzionato». Ora però le ristrettezze e i tagli alla spesa degli enti locali hanno tolto risorse ed i commercianti si sono di nuovo ritrovati senza aiuto. Ma hanno scelto di non mollare. «Ad aderire all’associazione siamo rimasti in 35 – dice – ed abbiamo deciso di autotassarci per continuare a proporre almeno due eventi all’anno». Quello estivo, in particolare, in programma il 20 giugno, sarà dedicato all’Expo – Notte Expoestate – con un tributo al cibo, artigianato e laboratori creativi. Nel frattempo ha ripreso vita il distretto. Non rientrato tra quelli finanziati dalla Regione, ora è invece parte integrante del Dat, distretto dell’attrattività “Del Brembo e dei Colli di Bergamo”, che ha per capofila Dalmine e riunisce 12 comuni da Osio Sopra a Ponteranica.

Al seminario sono intervenuti Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani Ascom, Claudia Marrone, presidente di Terziario Donna Ascom, Stefania Pendezza, consulente dello sportello Expo di Ascom esperta in dinamiche di sviluppo territoriale, e i docenti dell’Università di Bergamo Roberta Garibaldi(sul tema “Expo, potenzialità e vantaggi”) e Gianpaolo Baronchelli (“Reti di imprese come modello di sviluppo dopo Expo”).

Tavolo incontro  Ascom a UNibergamorete


Bergamo e l’Expo, un alfabeto per riflettere

A meno di due mesi dal taglio del nastro, l’Expo prova ad accendere i motori, anche se come tutte le cose (belle e brutte) della nostra Italia, sapremo davvero di avercela fatta solo la mattina del 1° maggio: e dato che si dà il caso sia anche la festa dei lavoratori, l’auspicio è che davvero tutti per quella data abbiano svolto il loro compito al meglio. Anche perché poi per sei mesi saremo davanti a una lente d’ingrandimento mondiale: qualsiasi grande, fantasiosa iniziativa verrà salutata con applausi planetari, ma anche qualsiasi flop verrà pesantemente denunciato al pubblico ludibrio di mass media pronti a tutto pur di addentare l’osso. In quanto a Bergamo, in questi mesi di vigilia ha proceduto a strappi: per un po’ si è lasciata andare ad annunci roboanti, poi ha preferito procedere a fari spenti o quasi, anche se ora si sta tornando al momento degli annunci. Vedremo cosa succederà, intanto proviamo, con un classico abc turistico-gastronomico dell’evento, a capire come il territorio intende rispondere all’appello.

 

A come Alimentazione

Arrivare a un Expo su un tema universale come quello dell’alimentazione da un lato è molto affascinante, dall’altro nasconde più di un’insidia: il tema unisce tutti i popoli, perché porta il dibattito su due grandi argomenti, che gli inglesi chiamano “food safety”, ossia la sicurezza degli alimenti, e “food security”, cioè la certezza di un’adeguata nutrizione. Sia per l’Expo sia per il Fuori Expo sarà fondamentale avere sempre chiaro questi due filoni perché le derive consumistiche legate alla “grande abbuffata” sono sempre dietro l’angolo. Guai se questo grande evento venisse solo ricordato per i piatti di porchetta o gli ettolitri di vino venduti.

B come Balzer

Con la cosiddetta DomusWine sarà uno dei crocevia (sorta di Gourmarte estivo) dell’offerta di eccellenza agroalimentare della città, versione Expo. L’idea del direttore Promoberg Stefano Cristini (con il placet della Camera di commercio) di un bar storico che diventa il cuore dell’enogastronomia nazionale, con degustazioni, incontri tra grandi produttori, eccellenze italiche da scoprire o riscoprire, può diventare vincente, ma ha bisogno di robuste sinergie (e di poche gelosie…) per decollare…E soprattutto, visto che lavoreranno gomito a gomito, con l’augurio che non si pestino i piedi con la Domus dedicata ai vini voluta dal Comune.

C come Castelli (Malpaga)

Forse è la volta buona che ci accorgiamo del grande patrimonio di castelli che Bergamo può offrire. L’iniziativa di creare un circuito è finalmente realtà e aiuterà a scopreire tesori nascosti. Su tutti Malpaga, che accanto alla vocazione storica di dimora colleonesca, ha saputo ritagliarsi negli ultimi anni una mission agroalimentare e di energia ecosostenibile che ne fanno un esempio rarissimo in tutto il Nord Italia. Magari finirà che tedeschi e svedesi  prenderanno d’assalto (stavolta il ponte levatoio resterà abbassato) le sue sale affrescate, le libagioni medievali, le tante piste ciclabili, mentre noi continueremo a pensare che si tratti solo di uno dei tanti castelli della Bassa.

D come Dopo che succederà?

EXpo abc (2)Non è ancora iniziato lo show, ma molti sono già chiedersi cosa sarà del dopo Expo. Se l’evento sarà uno di quei soliti carrozzoni usa e getta, poco o nulla cambierà, se invece emergerà qualche buona idea magari riusciremo a risalire la china che ci ha visti un tempo (ma mica nelle guerra puniche, solo una manciata di anni fa) capitale mondiale del turismo, ora scesi al quinto posto, superati da Australia, Usa, Francia e Inghilterra (sigh) e ormai incalzata persino da Croazia ed Emirati Arabi. L’Expo, si sa, in passato ha già fatto fare il salto di qualità a tanti bacini, basta ricordare Siviglia ’92 e Lisbona ’98: se la Lombardia coglierà l’occasione, non essendo solo capitale della moda e del food, ma avendo laghi e montagne, storia e cultura quasi sempre inespresse, dal 2016 si potranno scrivere pagine nuove sul fronte dell’accoglienza.

E come effetto Gori

Il movimentismo del sindaco ha spiazzato gli altri enti che in alcune fasi della vigilia sono apparsi un po’ indietro se non nei preparativi, nella comunicazione. Lui invece sforna idee a ripetizione per il Fuori Expo e si è messo in testa di fare di Bergamo la capitale italiana del vino almeno per i sei mesi dell’Esposizione: impresa ardua, ma se ci riesce….In questo solco, sta cercando di ridare slancio ad Astino, rispolverando giustamente il nome di un mito mondiale come Veronelli (se non ora, quando?) e schiera un ex colonna Slowfood, molto competente e determinato, come Raoul Tiraboschi per fare da stratega dell’intera offerta che si concentra attorno alla Domus di Piazza Dante: dato che la struttura resterà in eredità anche dopo l’Expo, l’augurio è che possa finalmente ridestare dal torpore il Sentierone, facendolo tornare cuore pulsante della città.

F come Formaggi

Inutile girarci attorno: sono loro la vera eccellenza della Bergamasca riconosciuta in tutto il mondo. Vanno bene i vini, sono ottimi i salami, ma è l’abilità dei nostri casari, la sapienza dei nostri affinatori, che dovremmo mettere in mostra, magari accompagnando qualche turista sugli alpeggi del Camisolo, in val Taleggio o in qualche caseificio importante, per fargli capire che questo è un mondo non solo fatto di cose buone, ma soprattutto di grandi uomini, che hanno tramandato un tesoro culturale prima ancora che gastronomico, ai figli, e ai figli dei loro figli. E poi resta una risorsa economica preziosa: i numeri ci dicono che solo in Bergamasca il caseario si avvicina al miliardo di euro di fatturato, mica bruscolini…

G come Giornalisti

EXpo abc (3)Voraci, onnivori, state certi che troveranno qualche magagna nell’organizzazione dell’Esposizione a livello milanese, ma anche locale. E il timore è che non facciano neppure una gran fatica a scovarne. Ecco perché la comunicazione degli eventi Expo dovrà essere maneggiata con gran cautela. Altrimenti qualsiasi iniziativa potrà trasformarsi in un boomerang insidiosissimo da schivare. E più passeranno le settimane e più succulento diventerà sparare sul pianista. Quindi, lo diciamo contro i nostri interessi, da queste parti si prepara un Expo, molto ma molto “schiscio”….

H come Hotel

La sfida dell’Expo passa anche attraverso l’ammodernamento dei nostri alberghi. Qui, anche il presidente della Camera di commercio Malvestiti assicura che si è lavorato molto per renderli più accoglienti e pronti a reggere l’urto per il grande evento. Però sappiamo tutti che il giudizio degli ospiti si giocherà magari anche solo sui piccoli particolari, che però, specie per gli stranieri fanno la differenza. Sapremo ad esempio offrire al visitatore cinese almeno una teiera nella sua camera? Avremo un frigobar con vodka sempre a disposizione per i russi? Potremo schierare idromassaggi i patiti del wellness, o avere a disposizione biciclette per il turista scandinavo? Lo scopriremo solo vivendo…

K come Kilometro Rosso

Ovvero la grande occasione perduta. Il flop della mancata organizzazione, per fondi insufficienti, della mostra mondiale della tecnologia agroalimentare ha già creato imbarazzi e portato a litigi e scaricabarile assortiti che hanno avuto persino qualche riflesso sulla composizione dei consiglieri per la nuova Camera di commercio. L’idea era bella, il progetto faraonico, la fine del sogno dolorosa. Il guaio è che alcuni soggetti non hanno mai elaborato del tutto quel “lutto” di non avercela fatta e Bergamo, anziché pensare in grande, ha distribuito le sue energie in mille rivoli. Vedremo se pagherà l’approccio minimalista…

I come Inferiority Complex

EXpo abc (1)È quello che Bergamo deve scrollarsi da dosso: uno degli sport più amati da queste parti è sempre stato il mugugno da battitori liberi: bene se è votato a migliorare se stessi, male se sfocia nel disfattismo a 360 gradi. Expo in fondo siamo noi: se mostreremo la nostra parte migliore, pur senza voler strafare, anche chi incontrerà la nostra azienda, il nostro locale, le nostre proposte gastronomiche, potrà alla fine esserne affascinato. Mai come stavolta il nichilismo potrà risultare indigesto…

L come Lingue straniere

Tanto bello l’italiano, pittoresco il dialetto bergamasco, ma esistono ancora, ad oggi, fondati dubbi circa la capacità dell’intero sistema di sfoggiare non dico uno slang  cinese o russo, ma almeno un inglese accettabile. Tutti, dal negoziante al conducente della funicolare di Città Alta, dal ristoratore-albergatore al personale dei musei, devono avere consapevolezza che le lingue straniere non possono più essere considerate un optional da un territorio che voglia fare del turismo una delle sue carte vincenti. L’Expo, come moltiplicatore di visitatori e di “questions” (o preguntas, fate voi),  sarà una gigantesca centrifuga che su questo tema alla fine emetterà un verdetto (forse senza ritorno) circa le nostre aspirazioni.

M come Maestri del Paesaggio

Con l’Expo in contemporanea, Piazza Vecchia green diventerà a settembre il fiore all’occhiello dell’offerta Fuori Salone di Bergamo: forse a qualcuno può essere sfuggito, ma se accanto allo spettacolo green ci sarà un’offerta adeguata sul fronte food, Bergamo dovrebbe credere maggiormente in questo suo asso nella manica. Soprattutto adesso che la kermesse ha strizzato l’occhio all’agroalimentare di qualità, affidandosi a un’esperta di eccellenze sia in cantina che in cucina come Francesca Negri: vediamo se il mix funzionerà: aspettative alte…

N come Navigare a vista

Non aspettiamoci sfracelli dall’Expo. Non è la panacea dei nostri mali. Ma potrebbe aiutarci a capire quali sono i nostri difetti, dal punto di vista, del turismo, dell’ospitalità e dell’offerta complessiva, forse più di un rapporto Ocse. Il consiglio è quello di non esultare al primo traguardo raggiunto, alla prima comitiva di cinesi che coprirà di elogi Città Alta. L’Expo è come una corsa a tappe che dura sei mesi: va bene vincere le volate, ma poi bisogna arrivare in fondo senza il fiatone.

O come Ordini

O commesse, come preferite. Qui Bergamo si è difesa assai: ha costruito padiglioni, creato persino la Porta dell’Expo come la Vitali o li ha rivestiti come ha fatto Gualini per Palazzo Italia, o ne ha creato i pavimenti come la Recodi per quello giapponese e della Coca Cola, o ancora li ha abbelliti con un’esplosione floreale come è avvenuto per il padiglione francese o kazako. La vera sfida sarà andare oltre, nel senso che è già avviato l’iter per l’Expo di metà mandato ad Astana in Kazakistan nel 2017 e per la prossima edizione di Dubai 2020: la vera abilità per i nostri operatori sarà quella di far fruttare i contatti e proseguire il percorso virtuoso iniziato quest’anno.

P come Palma il Vecchio

Il maestro è lì, da ammirare, con tutta la magìa che ne consegue. Visitatori ne verranno tanti, molti solo per le sue opere (e c’è qualcuno che ha pensato di abbinare un menù, una ricetta, alla mostra più importante dell’anno, altri vorrebbero sposare l’evento a un ristorante: ma i pacchetti dovranno esserci tosti, fantasiosi e abbondanti per rubare clienti all’immaginifico palinsesto milanese…). Resta però un fatto (e attendiamo smentite): in tempi così cupi e impopolari per le banche, l’evento più importante di Bergamo è stato ideato e finanziato da un istituto di credito. Meditate….

Q come Qualità

Ci siamo riempiti la bocca per decenni su questo concetto, un tempo un po’ labile, ora sempre più stringente e obbligato. Qualità però vuol dire tante cose, spesso si crede possa rispondere a determinati canoni piovuti dall’alto. Giusto, ma anche sbagliato: la vera qualità, addirittura l’eccellenza, è decretata dal cliente. E’ lui il giudice supremo di quanto andremo a proporre dentro e fuori l’Expo: potremmo dirci bravi dieci volte, fare tutto a puntino, organizzare per il meglio, ma se poi arriva dall’altra parte del mondo un visitatore e comincia a far le pulci su un particolare che noi abbiamo trascurato, allora sarà giusto fare autocritica. Senza però far drammi assoluti: anche in questo caso sarà la maggioranza a decretare successi e fallimenti.

R come Ristoranti

?????Mai come alla vigilia dell’evento sono fiorite nuove aperture in città e fuori. Locali di cucina regionale, etnica, di tendenza hanno moltiplicato l’offerta, quasi a esorcizzare una crisi che invece aveva fatto strage d’insegne negli anni passati. Vediamo se almeno alcuni ristoranti (e non ci riferiamo solo ai “mostri sacri”) sapranno cogliere l’occasione, scegliendo un tema, un accostamento, un binomio che possa premiare anche altre vocazioni del turista: dall’arte alla cultura, fino all’ecoturismo. E chissà che, puntando a valorizzare le materie prime del territorio, all’ombra di quest’annata in cui un po’ tutti saremo sotto esame, possa spuntare qualche nuovo locale stellato…

S come Spinato e i suoi fratelli

In conclusione, finirà per essere il mais il cuore dell’offerta bergamasca a Milano. Dal centro di Stezzano capiremo forse come, grazie alle nuove varietà, saremo in grado, nel nostro piccolo, di nutrire il pianeta. In fondo non era questa la vera mission alla base dell’Esposizione universale? Qui invece qualcuno vorrebbe trasformare la rassegna in una sorta di Disneyland all’italiana, o peggio, in una Sagra della porchetta grande firme. A quel punto a vincere sarebbero solo il colesterolo e qualche commerciante con tanto di pelo sullo stomaco.

T come Turismo Bergamo

L’Expo è una grande sfida sul fronte agroalimentare, ma per la nostra provincia diventa la prova del fuoco per capire se davvero questo territorio potrà vantare in futuro una vocazione turistica sincera, riuscendo finalmente a capitalizzare parte di quei milioni di passeggeri che annualmente sforna lo scalo di Orio e che di solito ci lasciano le briciole. Poi c’è l’approccio culturale da non sottovalutare: il presidente di Turismo Bergamo, Luigi Trigona, si è infatti spinto oltre, parlando per il centro città, negli ultimi anni sempre meno vivo e perdente nei confronti dei faraonici centri commerciali, di “un nuovo Rinascimento, che leghi l’arte, la cultura e il piacere di stare a tavola”. Una sfida difficilissima, ma se arrivasse qualche risultato, specie legato all’aggregazione di questa comunità, sarebbe di per sé già un successo.

U come Ultima occasione

Forse è esagerato, ma in tanti pensano che quella dell’Expo sia davvero l’ultima chiamata per capire se Bergamo può diventare, come meriterebbe per tante eccellenze (nei formaggi, nella quarta gamma, persino per i ristoranti stellati) una delle terre a più alta vocazione turistica legata all’enogastronomia. Se l’esame sarà superato potremo prepararci a questo Progetto Erg: no, non è un prodotto petrolifero, bensì il coronamento di un percorso che nel 2017 vedrà Bergamo capitale delle Regioni gastronomiche d’Europa, vetrina invidiabile, da sfruttare “senza se e senza ma”….

V come Valcalepio

L’Expo potrebbe far fare il salto di qualità definitivo al nostro vino principe. Il presidente Medolago Albani e il delegato Expo Enrico Rota ce la stanno mettendo tutta, favoriti dall’imprimatur enologico che il sindaco Gori, attraverso Bergamo Wine e la direzione Tiraboschi, hanno dato all’intero palinsesto. L’importante è che, ospitando in questi mesi tanti Cru celestiali sul territorio (leggi Barolo, Barbaresco, Amarone, Brunello e compagnia), il nostro taglio bordolese non finisca per fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di ferro. Ci vuole originalità e autorevolezza per imporsi, ma il direttore Cantoni è uomo navigato: ce la si può fare…

W come Web

Inutile negarlo: gran parte dell’offerta Expo del nostro territorio passerà attraverso le piattaforme on line: molteplici, variegate, coloratissime. Sono già operativi molti siti, alcuni davvero utili alla causa, altri che funzionano bene sul piano estetico, meno su quello pratico. La domanda è sempre la stessa: siamo sicuri che remino tutti nella stessa direzione, o a forza di link e di rimandi, di ripetizioni e di traduzioni in lingua un po’ troppo banali, il gioco di specchi non finisca per rendere strabici i visitatori?

Z come a Zonzo

… Nel senso di girovagare senza una meta fissa. Si annuncia un Expo talmente immaginifico e dispersivo che il visitatore rischia di vagare un po’ alla cieca, stordito dalle tante offerte, dagli odori e dai sapori che potrebbero distrarlo o addirittura disarmarne le velleità. I territori limitrofi come Bergamo dovranno quindi essere pronti a raccogliere le migliaia di visitatori in fuga da Milano: attenzione però, il passaparola straniero funzionerà solo se avremo qualcosa di diverso e più interessante da dire rispetto alla faraonica offerta. In quel caso potrà davvero succedere di tutto….


Maguire’s pub, Parma indebitato. L’incendio doveva essere la soluzione

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Sulla tragica morte di Gigi Parma, rimasto vittima nell’esplosione avvenuta martedì mattina alle 4,30 all’interno del suo pub, il Maguire’s di via Previtali, gli inquirenti cominciano ad avere le idee un po’ più chiare. Sono state escluse le piste dell’attentato, dell’ incendio doloso ad opera del racket. Resta – ed è l’ipotesi su cui si sta indagando – il reato del semplice incendio, in attesa di ulteriori sviluppi. Gli inquirenti, nel ricostruire gli ultimi istanti di vita di Parma, si sarebbero imbattuti in diversi particolari che starebbero delineano uno scenario angosciante.

Stando alle prime ricostruzioni, infatti, all’interno del locale sarebbero state trovate tre taniche di benzina senza i tappi e dei guanti di lattice indossati dalla vittima. Considerato che la porta del pub non è stata forzata – le chiavi erano ancora inserite nella serratura – e che Parma aveva fatto ritorno nel locale un’ora dopo la chiusura, l’ipotesi al vaglio è che sia stato lo stesso titolare a scatenare l’incendio che ha poi generato l’esplosione.

Ci sono ulteriori elementi che, secondo gli inquirenti avvalorerebbero questa tesi: il fatto che Parma abbia lasciato i tre cellulari a casa (per non essere tracciato?) e la moto parcheggiata, una volta tornato al pub, in un posto insolito rispetto alle abitudini. Non solo: avrebbe fatto ritorno al pub eludendo tutte le telecamere pubbliche in città. Il che fa pensare a un piano studiato a tavolino, forse per incassare i soldi dell’assicurazione e porre un rimedio alla situazione debitoria fuori controllo. In queste ore, del resto, non sono più un mistero le difficoltà che Parma aveva nel pagare i fornitori, i 16 dipendenti, l’affitto del locale. Dar fuoco al pub era diventata quindi l’ultima spiaggia, la soluzione per ripartire, e ciò getta qualche ombra anche sulla veridicità delle minacce che Parma sosteneva di aver ricevuto. Sono state costruite a tavolino per dare più credibilità all’incendio? Questa è l’ipotesi avanzata dagli inquirenti.

Nell’esplosione – lo ricordiamo- sono rimaste intossicate una decina di persone. Tra queste anche un bimbo di 3 anni. Il piccolo, come gli altri che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche, vive in uno degli appartamenti sopra il locale di via Previtali. A ripercorrere i drammatici momenti è il padre del bimbo. «Abbiamo sentito un botto e abbiamo cercato di capire dove era successo – racconta l’uomo, che era in casa con la moglie e il figlioletto – . Dalle finestre abbiamo notato che le fiamme e il fumo salivano sui piani, ci siamo spaventati tanto». «Abbiamo tentato di uscire, ma non potevamo – prosegue -: stavano prendendo il sopravvento le fiamme e il fumo nero, non capivamo se potevamo passare dall’altra parte, siamo tornati in casa, poi siamo stati aiutati dai pompieri. Mio figlio ha respirato il fumo, è stato portato subito al Pronto soccorso e poi dimesso dopo gli esami. L’appartamento è agibile, ma per ora non entriamo: non sono sicuro, meglio aspettare». I funerali di Gigi Parma sono stati intanto fissati per venerdì, alle 10, nella chiesa del cimitero di Bergamo.

 


I liberi professionisti fanno i conti con la crisi. Redditi da fame (o quasi)

avvocatiIl 45,5%  dei professionisti ha risentito “significativamente” dell’impatto della crisi, il 37,8% solo in forma contenuta; il 16,7% è passato pressoché indenne. Il 30% attinge ora ai risparmi personali. Il 56% chiede semplificazione amministrativa e burocratica. E’ questo il quadro che emerge dall’indagine su circa 600 professionisti della Consulta provinciale delle professioni realizzata dalla Camera di commercio di Milano attraverso il  Consorzio Aaster. Qual è la situazione a Bergamo? Avvocati, architetti e commercialisti non nascondono le difficoltà.


Alberto Carrara,
presidente provinciale dell’Ordine dei Commercialisti e della Consulta Professioni della Camera di Commercio di Bergamo, allarga le braccia: « La crisi si fa sentire, eccome. Le difficoltà permangono nonostante i dati congiunturali evidenzino una timida ripresa. Ad oggi sembra alquanto arduo recuperare i livelli di fatturato e reddito passati. E’ vero che nuove aziende si affacciano sul mercato, ma purtroppo la maggior parte di esse è poco strutturata e alquanto fragile. Solo una minima parte riesce a stare sul mercato». Il problema dei ritardi nei pagamenti resta il più sentito dalla categoria: « I costi fissi e le spese di gestione che ogni studio o attività porta con sé continuano ad aumentare e a pesare sempre più nei bilanci di ogni professionista. Purtroppo i ritardi nei pagamenti creano grossi problemi e incassare le parcelle in tempo utile diventa davvero un’impresa». Il mercato si restringe sempre più fino a sfiorare la saturazione e la concorrenza si fa sempre più spietata: «L’Ordine dei commercialisti conta ad oggi 1600 iscritti e a questo numero se ne aggiungono 50-60 nuovi l’anno. Il mercato è ormai saturo e nonostante il territorio bergamasco sia molto industrializzato ed abbia un tessuto imprenditoriale particolarmente radicato, 1600 professionisti per un milione di persone continuano ad essere troppi». E’ difficile parlare di redditi, ma Alberto Carrara di fronte al dato milanese dei 1500 euro mensili storce il naso: « E’ insostenibile lavorare per poco più di mille euro netti al mese, nonostante la tassazione agevolata prevista per le partite Iva al di sotto dei 30 mila euro. Certamente per chi inizia la professione i primi anni sono sempre più difficili. La differenza per ogni professionista continua a farla la struttura: le spese di studio continuano a crescere e il personale incide molto. In questi anni studi ben avviati si sono visti costretti a ridurre e ridimensionare il personale». Del resto i commercialisti sono i primi ad offrire consulenze per ristrutturazioni aziendali o a gestire fallimenti: «Il controllo di gestione è fondamentale in questa fase congiunturale, ma credo che il futuro stia nell’internazionalizzazione».

Marcella Datei, vicepresidente provinciale dell’Ordine degli Architetti e referente del gruppo di lavoro sulla Professione, evidenzia come i più recenti dati Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociali di  Mercato per l’Edilizia e il Territorio) siano avvilenti quanto al reddito: « Per il 2013 si parla di un reddito medio di 17 mila euro lordi per professionista iscritto all’albo. La situazione è senza dubbio difficile: tra crisi dell’edilizia e politica di tassazione sulla casa penalizzante per il settore sembra difficile intravedere una ripresa. Ciò che lascia desolati non è solo l’impoverimento della categoria a livello economico, ma la perdita del nostro ruolo sociale. Vigiliamo sulle opere pubbliche ed il nostro è un compito importante per tutta la comunità». Il principio del massimo ribasso e l’eliminazione delle tariffe minime dell’Ordine non aiutano la professione:«E’ una giungla e senza regole non si può che lavorare male. E’ sempre più difficile avere accesso alle gare per le opere pubbliche. Il principio del massimo ribasso è estremamente iniquo e la qualità non può esserci se le imprese lavorano sottocosto. Più concorsi di progettazione porterebbero ad un innalzamento della qualità delle opere e a luoghi più pensati e vivibili per tutti». Gli incentivi sulle ristrutturazioni non riescono a compensare la grande crisi in cui versa l’edilizia: «Ristrutturazioni e rigenerazione urbana sono le principali scommesse per il futuro, per reinventare i nostri luoghi. Gli incentivi hanno stimolato solo in parte il ricorso alle ristrutturazioni perché in questo momento di crisi la propensione al risparmio delle famiglie continua ad essere più forte della volontà di riqualificare il proprio immobile». Il futuro sta nell’internazionalizzazione e nella collaborazione tra professionisti: «La media di presenze in uno studio di architettura è ancora lontana dall’arrivare a due persone, a testimonianza di quanto le nostre strutture siano micro e, in quanto tali, non competitive. Bisogna allargare i propri confini, avviando collaborazioni con professionisti anche oltre i confini nazionali». Quanto al mercato, il numero degli iscritti è sostanzialmente stabile negli ultimi anni: « Dopo il boom dagli anni Ottanta al 2000, non ci sono stati grandi exploit. E la nostra professione, in bilico tra tecnica e creatività, ha saputo cambiare pelle adattandosi al mercato: sono davvero molte le declinazioni della nostra professione, dalla grafica al design».

Ermanno Baldassarre, presidente provinciale dell’Ordine degli Avvocati, sottolinea i problemi della categoria: «Non ho numeri e percentuali da illustrare ma, purtroppo, non posso che confermare la difficoltà che sta attraversando anche la professione forense. Da una parte vi è l’annoso e irrisolvibile problema del numero degli iscritti, che ormai è diventato un dato acquisito e dall’altro l’obiettiva crisi che l’economia sta vivendo. La miscela è quindi esplosiva perché oltre a restringersi le opportunità lavorative per il sovraffollamento, vi è l’ulteriore problema del ritardo o, peggio ancora, dell’assenza dei pagamenti, tenendo conto che anche una piccola struttura ha i suoi costi fissi che devono essere onorati. Lo stesso mercato del lavoro ha poi una conseguenza grave perché per consentire margini vitali è necessario tagliare costi e quindi personale». Non resta che ingegnarsi e mettere in campo tutto il proprio spirito di sopravvivenza: «La nostra professione ha attualmente pochissima attenzione normativa sotto il profilo della gestione della crisi- continua Baldassarre-. I rimedi più immediati, come dico da sempre, sono la preparazione del professionista, il ricorso alle associazioni professionali, che consentono di abbassare i costi di gestione e la specializzazione, che può consentire al giovane avvocato di ritagliarsi uno spazio più appetibile sul mercato». La categoria cerca di fare scudo alla crisi con iniziative di sostegno: «Le istituzioni degli avvocati, in particolare Cassa forense, stanno cercando di mettere a punto soluzioni e convenzioni creditizie che consentano di affrontare con i dovuti aiuti l’avvio della professione. Si stanno anche aprendo ulteriori possibilità con gli ultimi provvedimenti legislativi, come la negoziazione assistita, nella speranza che il Ministero della Giustizia continui a credere nelle positive potenzialità dell’avvocatura rispetto alla giurisdizione. E’ innegabile comunque che il quadro sia a fosche tinte e che ci sia bisogno del contributo di tutti, mai importante come in questo momento, soprattutto dal punto di vista morale ed etico del nostro lavoro, è attesa la sua fondamentale rilevanza sociale».

 

 

 


I residenti scrivono a Gori e a Zenoni: «Via le auto da Piazzetta Santo Spirito»

Filippo Cavalli, referente dei residenti di Via Tasso-  oltre che promotore di diverse campagne e battaglie per la via, a partire dalla petizione per lo stop notturno alla ztl che raccolse ben 400 firme, all’emergenza sicurezza in Passaggio Canonici Lateranensi documentata da foto di siringhe ed altre situazioni di degrado- anche ieri, 31 marzo, si è messo alla tastiera ed ha inviato una mail al sindaco Giorgio Gori e a Stefano Zenoni, assessore alla Pianificazione Territoriale e alla Mobilità. Questo il contenuto della lettera: «Siamo ormai vicini all’appuntamento dell’Expo e sebbene sia evidente che delle migliorie siano state fatte sulla nostra zona di piazzetta Santo Spirito, è altresì innegabile che siamo ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi comuni che ci eravamo fissati». Ad immortalare i problemi, due foto che ritraggono auto e Suv posteggiati selvaggiamente in Piazzetta Santo Spirito, allegate alla mail. «La piazza continua ad essere un parcheggio a cielo aperto e da quello che ci è stato riferito pare che la Sovraintendenza blocchi qualsiasi progetto di abbellimento. Piacerebbe capire il perché e cercare di risolvere la questione». Un altro problema è rappresentato dalla ztl e dai permessi: «E’ inaccettabile dover seguire una trafila lunghissima per arrivare sotto casa, ad esempio, con l’auto sostitutiva perchè il proprio veicolo è in riparazione- spiega Filippo Cavalli-. Serve la dichiarazione del meccanico che sottoscrive che l’auto necessita di tot giorni per essere rimessa in pista; bisogna portare la dichiarazione negli uffici della Polizia Locale al Lazzaretto, dove ritirano il  permesso  residenti e  ne riconcedono uno temporaneo. E quando l’auto è riparata, tocca tornare in Piazzale Goisis a consegnare il permesso a tempo e a riprendersi quello permanente. Insomma, un’odissea. E’ fondamentale anche poter segnalare alcune targhe per esigenze particolari e occasionali. Una maggiore flessibilità di ingresso auto nelle ore serali e notturne è un grande deterrente alla sensazione di insicurezza che arriva al calar della sera». Una priorità, segnalata dalla lettera:« Anche dal punto di vista della smaterializzazione dei permessi e delle facilitazioni per i residenti siamo al palo, nonostante sappiamo che l’amministrazione sta mettendocela tutta per portare avanti le cose e noi confidiamo in questo. Ma adesso siamo arrivati al punto nel quale dobbiamo dare effettivamente una svolta e risolvere i problemi e non limitarsi ad interventi di cosmesi».

Molto si può fare per migliorare l’appeal dell’area: «La via è senz’altro migliorata, grazie anche alla risposta pronta dell’amministrazione Gori, con cui abbiamo un confronto costante, a partire dall’eliminazione degli orrendi paletti che punteggiavano la via e dell’introduzione di fioriere- continua Filippo Cavalli-. Lo stop al traffico notturno resta un problema che sembra interessare solo la nostra ztl. A Firenze dove vige una delle aree più estese di ztl dopo le 19 si circola ovunque e lo stesso accade a Milano nell’Area C. Di notte la città non deve essere deserta, ma viva». E’ una questione di sicurezza: « Per molti anziani e ragazzi la vita di relazione dipende dall’accompagnamento da parte di parenti e amici sotto casa, ma sembra impossibile poter segnalare le targhe delle auto degli accompagnatori. Si tratta solo di transito e non di sosta, per cui valgono sempre i divieti: il passaggio anche di poche auto contribuisce al controllo notturno della via». E invece accade il contrario: chi parcheggia non riceve multe e chi transita si vede recapitare cartelle a casa. «Non ho mai visto un carro attrezzi liberare Piazzetta Santo Spirito, perennemente invasa dalle auto e ho condotto in passato una vera e propria battaglia per liberare il sagrato della Chiesa dal parcheggio selvaggio- continua Cavalli-. E invece molti commercianti sono stati sanzionati più volte, semplicemente per non aver rispettato alla virgola gli orari». Il problema parcheggi va risolto: «Oltre a sensibilizzare la società che gestisce il parcheggio di Via Camozzi ad estendere gli orari di apertura, occorre trovare altri spazi da destinare ai residenti. In Via Pignolo esiste in un cortile interno uno spazio di proprietà del Comune che potrebbe essere utilizzato per questo scopo. Inoltre, visto che il progetto Montelungo è stato recuperato dall’amministrazione, sarebbe bello vedervi realizzato anche un parcheggio, di vitale importanza per l’area e per tutto il centro». Nella via, oltre alle vetrine abbandonate negli ultimi mesi, non mancano veri e propri buchi neri: «Gran parte del palazzo dell’Ex Telecom è desolatamente vuota e lasciata a se stessa da anni. L’Hotel Commercio è in una situazione di impasse. L’amministrazione precedente non è riuscita a fare nulla per concedere l’autorizzazione alberghiera all’immobile, nonostante ci fossero alcuni imprenditori interessati a creare una struttura ricettiva. La speranza è che il progetto non venga abbandonato: il turismo non potrebbe che portare animazione e ottimismo nella via».

 


Negozi, in via Tasso è emergenza chiusure. «Colpa della Ztl»

In via Tasso negli ultimi mesi hanno chiuso diverse attività e purtroppo ce ne sono di nuove pronte ad abbassare la saracinesca. Nell’area dove vige la ztl e l’occhio elettronico non perdona il minimo sgarro a suon di multe – di cui molte addebitate agli stessi commercianti senza la minima, piccola deroga – diverse attività si vedono costrette a gettare la spugna, tra canoni d’affitto rimasti alle quotazioni di tempi d’oro di cui non si avverte ahimè un ritorno nell’era plumbea dei consumi e lo scarso passaggio nella via, che pure resta tra le più belle della città.

Basta fare un solo passo oltre il varco elettronico per imbattersi in vetrine desolatamente vuote. Il laboratorio di oreficeria Giampaolo Giardina, al civico 91,  ha scelto di lasciare il negozio dove invitava con ben due vetrine a scoprire le proprie creazioni per tornare a dedicarsi esclusivamente all’attività artigianale nel suo atelier orafo, ma a Ibiza. Da qualche settimana il negozio di abbigliamento di Luana Gargantini, al civico 95, che esponeva in ben cinque vetrine abiti griffati, ha deciso di abbandonare la via e trasferire altrove la propria attività. Ha chiuso anche dall’altra parte della strada  il negozio di elettronica IStore Pineapple, al 46, specializzato nella vendita, assistenza e riparazione di dispositivi hi-tech, la classica attività di cui si ha sempre bisogno quando tablet e smartphone fanno le bizze.

Resiste ma solo per pochi mesi, fino all’estate,  come confermato dalla titolare del negozio franchising, il primo negozio monomarca del marchio Save The Queen aperto al 115 di via Tasso,  alla fine del 2014: «Ho finito oggi di dare disdette ad affitto e utenze – allarga le braccia la titolare, senza perdere però il sorriso e lo spirito positivo latino che le sue origini peruviane impongono, come tiene a ricordare -. Purtroppo manca il passaggio e la via sta morendo, come mostrano le continue ed eccellenti chiusure. E nonostante la situazione sia difficile e complicata, gli affitti sono alle stelle. Terrò aperto ancora qualche mese, credo fino ad agosto e poi, a malincuore, mi vedrò costretta a lasciare questo lavoro che amo ed un marchio che dovrebbe solo inorgoglire il made in Italy, che per noi stranieri resta un mito. Perché nessun artigiano al mondo sa disegnare e fare scarpe come quelli italiani».

Anche in Contrada Tre Passi, dove ha chiuso da poco un negozio specializzato nell’abbigliamento baby, è  amaro il bilancio tra negozi sfitti o in vendita, attività di cui si annuncia la cessione come la Piadineria e il negozio d’abbigliamento Nice &Chic che purtroppo comunica l’imminente chiusura: «I canoni d’affitto sono impossibili- spiega Laura Cerretti, che ha lavorato anni per griffe d’alta moda a Milano -. La via è bella ma sembra che si stia facendo di tutto per farla morire. Per di più le auto parcheggiano davanti alle vetrine e basta che posteggi un Suv qui davanti per annullare la mia presenza ai passanti, tanto che molti stanno scoprendo solo ora, dopo un anno e mezzo,  la mia esistenza».

Per porre sotto i riflettori l’emergenza chiusure nella via due commercianti si sono fatte carico della questione e hanno informato ieri sera, 31 marzo, il sindaco Giorgio Gori. «Non c’è passaggio nella via e alle 18 sembra scatti il coprifuoco – spiega Silvana Caglioni della storica Pasticceria Salvi -. La ztl è stata attivata senza pensare al posteggio: purtroppo gli orari del parcheggio del Pam in via Camozzi sono insufficienti. La domenica e la sera infatti è chiuso e per le nostre attività è un vero disastro.  È assurdo istituire una ztl in un piccolo tratto di strada, in attesa che si realizzi il progetto di una pedonalizzazione da piazza Pontida a piazza Santo Spirito, anche se l’amministrazione Gori si è subito attivata per rimuovere i paletti che rendevano claustrofobica la via e per migliorarla con fioriere. Non c’è però alcuna tolleranza per le operazioni di carico e scarico nemmeno per noi commercianti: purtroppo riceviamo multe non appena si sgarra l’orario, nonostante il furgone riporti l’insegna del negozio, rendendo evidente a prima vista che si tratta di un veicolo autorizzato».

L’incontro con il sindaco «ha rassicurato sull’istituzione dell’isola pedonale da Piazza Pontida a Piazza Santo Spirito, ma purtroppo non a breve- continua Stefania Caglioni-. Si parla di almeno un anno e mezzo d’attesa per il completamento della pedonalizzazione: in quest’arco di tempo rischiamo di vedere morire altri negozi. Purtroppo togliere la ztl non è possibile, ma intendiamo batterci per vedere migliorare le cose. Per ora il sindaco ci ha assicurato che sui display della ztl partirà a breve un’applicazione per indicare il parcheggio più vicino. Nel prossimo incontro invieremo una relazione al Comune su alcuni eventi che intendiamo realizzare per animare la via che, senza commercio, è bene che tutti ne abbiano la consapevolezza, rischia di morire davvero».

I commercianti della via si stanno attivando per incentivare il passeggio e lo shopping nella via: «La situazione è difficile e il rischio degrado è dietro l’angolo, tanto che ogni sera ci troviamo a ripulire fioriere e sporcizia- commentano dal Ristoro Pugliese di Via Tasso- . La via potrebbe essere davvero più bella e vissuta, ma sembra che per prendere ogni iniziativa si debbano smuovere montagne. Ogni giorno è inzuppato di burocrazia. Ad esempio, abbiamo fatto richiesta di mettere qualche tavolino sulla via per invogliare la gente ad entrare al ristorante, ma sembrava impossibile ottenere il permesso. Fortunatamente il sindaco ha mostrato disponibilità e ha invitato la via a presentare un progetto, che studieremo con il distretto del commercio». Un grande problema da affrontare è quello del parcheggio: «Per noi ristoranti è un incubo- continuano dal Ristoro Pugliese-. La sera il parcheggio di Via Camozzi chiude alle 21 e la domenica è chiuso tutto il giorno. Così per chi viene da fuori l’idea di cenare in Via Tasso diventa già complicata per la caccia ad un posteggio. Speriamo si trovi una soluzione con il gestore».


L’Ocse dà la scossa. Bergamo: «Pronti a reagire»

Lo avevano già detto nel 2001, in occasione del primo rapporto su Bergamo. Ora gli esperti dell’Ocse hanno ora scelto di ribadire il concetto, indicandolo come lo strumento di lavoro attraverso il quale realizzare concretamente gli interventi sulle potenzialità e i punti deboli del sistema territoriale.

Ciò che serve in primo luogo per far recuperare a Bergamo le posizioni in termini di produttività, occupazione e competitività perdute dal 2001 ad oggi, e non solo per via della crisi, è una governance che metta insieme pubblico, privato e mondo accademico.

Paolo Malvestiti – Camera di Commercio

Paolo MalvestitiUn indirizzo che trova piena approvazione da parte del presidente della Camera di Commercio, l’ente che ha commissionato lo studio. «La creazione una piattaforma e di gruppi di lavoro tra i diversi attori indicati dall’organismo internazionale è fondamentale – rileva Paolo Malvestiti –, è il punto chiave e servirà a interpretare e supportare le vere esigenze imprenditoriali del territorio e a proiettarlo con più decisione verso la dimensione regionale, nazionale e globale, così da realizzare soluzioni concrete per lo sviluppo». La Camera di Commercio continuerà ad avere un ruolo centrale, anzi, con la riorganizzazione del sistema lombardo, estenderà il proprio raggio d’azione. «Siamo chiamati a condividere con le altre province lombarde la nostra esperienza – ricorda Malvestiti -, in particolare per quanto riguarda i temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione portati avanti con Bergamo Sviluppo. L’Ocse ci chiede di realizzare una governanvce per il territorio, ma dovremo sempre di più aprire l’orizzonte e pensare in una dimensione più ampia».

 

Matteo Rossi – Provincia di Bergamo

matteo rossiSe la riforma delle province ha creato «un’incertezza istituzionale circa i ruoli e le funzioni del nuovo ente, lasciati alla discrezione dei governi regionali, dall’altra – dice lo studio – rappresenta un’opportunità di stabilire a livello provinciale meccanismi di governance meglio allineati e rispondenti alle esigenze del territorio». «Ci stiamo muovendo proprio in questa direzione – evidenzia il presidente della Provincia Matteo Rossi – definendo entro maggio le aree omogenee, ovvero dieci aggregazioni di comuni, e convocando per inizio giugno gli stati generali dei Comuni bergamaschi». La Provincia può fare molto anche su un altro dei punti fondamentali segnalati dall’Ocse, quello dell’innalzamento delle competenze della forza lavoro. «È nostra ferma intenzione fare di può per valorizzare la formazione professionale e con la fiera dei mestieri di inizio maggio, puntiamo a rilanciarne l’importanza strategica, come occasione di innovazione dell’impresa artigiana e lotta all’abbandono scolastico. Certo resta il problema delle risorse – evidenzia – e a più riprese abbiamo fatto presente al governo regionale che questa transizione avrebbe dovuto essere più governata e supportata». Ma è anche convinto «del valore superiore delle idee» e sposa la linea del «si può fare meglio con meno», consapevole che «le autonomie locali sono chiamate a giocarsi il tutto per tutto in questa partita».

 

Matteo Zanetti – Confindustria Bergamo

matteo zanettiIl rapporto dell’Ocse ribadisce il ruolo dell’industria manifatturiera non solo nel presente di Bergamo, ma anche come motore dello sviluppo futuro. «Dopo lo studio della Fondazione Edison – commenta il vicepresidente di Confindustria Bergamo Matteo Zanetti – l’Ocse lo conferma: ormai dovrebbe essere un concetto a prova di sordi la centralità del ruolo del manifatturiero, naturalmente con i suoi pregi ed i suoi difetti. Tra gli aspetti su cui lavorare ci sono senz’altro la formazione di collaboratori e dipendenti e l’attenzione all’innovazione tecnologica, che pure sta facendo passi in avanti. Tra le criticità evidenziate dall’Ocse credo che sia significativo soffermarsi sulla mancanza di nuova imprenditorialità. È un punto cruciale su cui impegnarsi, sono infatti i giovani coloro che possono dare la maggiore spinta innovativa».

 

Remo Morzenti Pellegrini – Università di Bergamo

Remo Morzenti Pellegrini«Dal punto di vista dell’Università – evidenzia invece il prorettore delegato ai Rapporti con Enti e Istituzioni pubbliche del territorio Remo Morzenti Pellegrini – la sfida ad un innalzamento dell’offerta e della qualità formativa è già stata colta. Dal 2010 al 2015 sono cresciuti nettamente iscritti e dimensione, sono nati centri per la didattica e la ricerca e ben sei corsi di laurea sono in lingua inglese. I problemi evidenziati dall’Ocse riguardano più che altro l’istruzione di livello inferiore. È vero, si lamenta anche uno scarso raccordo tra il mondo delle imprese e quello della formazione, ma è piuttosto una mancanza da parte degli attori istituzionali a trovare una sintesi, da far poi confluire sull’Università».

 

Roberta Garibaldi – docente di Economia e gestione delle imprese turistiche

Roberta GaribaldiTema emergente nel Rapporto 2001, al turismo la revisione Ocse 2015 ha dedicato solo un paragrafo nella sintesi presentata al pubblico. «Il fatto è che allora lo sviluppo del turismo era indicato come una necessità di diversificazione – hanno spiegato i redattori – ora va considerato come complementare, parte di un piano di sviluppo generale che può generare ulteriore valore. Pensiamo a Bergamo Scienza, ad esempio, che è motivo di attrazione, ma è anche occasione per parlare di ricerca e sviluppo». Ma secondo Roberta Garibaldi, docente di Economia e gestione delle imprese turistiche all’Università di Bergamo, «resta un settore da valorizzare». «A Bergamo negli ultimi anni il turismo è cresciuto più che a livello nazionale e regionale – ricorda -. Sono certamente stati fatti passi avanti: è cresciuta l’attività di sistema e di rete e c’è la grande risorsa rappresentata dall’aeroporto. Nuove possibilità si aprono inoltre con Expo e con gli investimenti realizzati per prepararsi all’evento internazionale».

Ecco la sintesi del rapporto Ocse


Rapporto Ocse, la presentazione dei risultati

A quasi 15 anni dalla prima indagine realizzata nel 2001, l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha presentato un aggiornamento sui punti di forza e debolezza del territorio bergamasco, indicando nella formalizzazione di una governance il passo fondamentale per realizzare politiche coordinate di sviluppo. Lo studio, commissionato dalla Camera di Commercio, è stato presentato questa mattina all’ex Borsa Merci dagli esperti internazionali che lo hanno realizzato.