I liberi professionisti fanno i conti con la crisi. Redditi da fame (o quasi)

I liberi professionisti fanno i conti con la crisi. Redditi da fame (o quasi)

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avvocatiIl 45,5%  dei professionisti ha risentito “significativamente” dell’impatto della crisi, il 37,8% solo in forma contenuta; il 16,7% è passato pressoché indenne. Il 30% attinge ora ai risparmi personali. Il 56% chiede semplificazione amministrativa e burocratica. E’ questo il quadro che emerge dall’indagine su circa 600 professionisti della Consulta provinciale delle professioni realizzata dalla Camera di commercio di Milano attraverso il  Consorzio Aaster. Qual è la situazione a Bergamo? Avvocati, architetti e commercialisti non nascondono le difficoltà.

alberto carrara
Alberto Carrara


Alberto Carrara,
presidente provinciale dell’Ordine dei Commercialisti e della Consulta Professioni della Camera di Commercio di Bergamo, allarga le braccia: « La crisi si fa sentire, eccome. Le difficoltà permangono nonostante i dati congiunturali evidenzino una timida ripresa. Ad oggi sembra alquanto arduo recuperare i livelli di fatturato e reddito passati. E’ vero che nuove aziende si affacciano sul mercato, ma purtroppo la maggior parte di esse è poco strutturata e alquanto fragile. Solo una minima parte riesce a stare sul mercato». Il problema dei ritardi nei pagamenti resta il più sentito dalla categoria: « I costi fissi e le spese di gestione che ogni studio o attività porta con sé continuano ad aumentare e a pesare sempre più nei bilanci di ogni professionista. Purtroppo i ritardi nei pagamenti creano grossi problemi e incassare le parcelle in tempo utile diventa davvero un’impresa». Il mercato si restringe sempre più fino a sfiorare la saturazione e la concorrenza si fa sempre più spietata: «L’Ordine dei commercialisti conta ad oggi 1600 iscritti e a questo numero se ne aggiungono 50-60 nuovi l’anno. Il mercato è ormai saturo e nonostante il territorio bergamasco sia molto industrializzato ed abbia un tessuto imprenditoriale particolarmente radicato, 1600 professionisti per un milione di persone continuano ad essere troppi». E’ difficile parlare di redditi, ma Alberto Carrara di fronte al dato milanese dei 1500 euro mensili storce il naso: « E’ insostenibile lavorare per poco più di mille euro netti al mese, nonostante la tassazione agevolata prevista per le partite Iva al di sotto dei 30 mila euro. Certamente per chi inizia la professione i primi anni sono sempre più difficili. La differenza per ogni professionista continua a farla la struttura: le spese di studio continuano a crescere e il personale incide molto. In questi anni studi ben avviati si sono visti costretti a ridurre e ridimensionare il personale». Del resto i commercialisti sono i primi ad offrire consulenze per ristrutturazioni aziendali o a gestire fallimenti: «Il controllo di gestione è fondamentale in questa fase congiunturale, ma credo che il futuro stia nell’internazionalizzazione».

Marcella Datei
Marcella Datei

Marcella Datei, vicepresidente provinciale dell’Ordine degli Architetti e referente del gruppo di lavoro sulla Professione, evidenzia come i più recenti dati Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociali di  Mercato per l’Edilizia e il Territorio) siano avvilenti quanto al reddito: « Per il 2013 si parla di un reddito medio di 17 mila euro lordi per professionista iscritto all’albo. La situazione è senza dubbio difficile: tra crisi dell’edilizia e politica di tassazione sulla casa penalizzante per il settore sembra difficile intravedere una ripresa. Ciò che lascia desolati non è solo l’impoverimento della categoria a livello economico, ma la perdita del nostro ruolo sociale. Vigiliamo sulle opere pubbliche ed il nostro è un compito importante per tutta la comunità». Il principio del massimo ribasso e l’eliminazione delle tariffe minime dell’Ordine non aiutano la professione:«E’ una giungla e senza regole non si può che lavorare male. E’ sempre più difficile avere accesso alle gare per le opere pubbliche. Il principio del massimo ribasso è estremamente iniquo e la qualità non può esserci se le imprese lavorano sottocosto. Più concorsi di progettazione porterebbero ad un innalzamento della qualità delle opere e a luoghi più pensati e vivibili per tutti». Gli incentivi sulle ristrutturazioni non riescono a compensare la grande crisi in cui versa l’edilizia: «Ristrutturazioni e rigenerazione urbana sono le principali scommesse per il futuro, per reinventare i nostri luoghi. Gli incentivi hanno stimolato solo in parte il ricorso alle ristrutturazioni perché in questo momento di crisi la propensione al risparmio delle famiglie continua ad essere più forte della volontà di riqualificare il proprio immobile». Il futuro sta nell’internazionalizzazione e nella collaborazione tra professionisti: «La media di presenze in uno studio di architettura è ancora lontana dall’arrivare a due persone, a testimonianza di quanto le nostre strutture siano micro e, in quanto tali, non competitive. Bisogna allargare i propri confini, avviando collaborazioni con professionisti anche oltre i confini nazionali». Quanto al mercato, il numero degli iscritti è sostanzialmente stabile negli ultimi anni: « Dopo il boom dagli anni Ottanta al 2000, non ci sono stati grandi exploit. E la nostra professione, in bilico tra tecnica e creatività, ha saputo cambiare pelle adattandosi al mercato: sono davvero molte le declinazioni della nostra professione, dalla grafica al design».

Ermanno Baldassarre, presidente provinciale dell’Ordine degli Avvocati, sottolinea i problemi della categoria: «Non ho numeri e percentuali da illustrare ma, purtroppo, non posso che confermare la difficoltà che sta attraversando anche la professione forense. Da una parte vi è l’annoso e irrisolvibile problema del numero degli iscritti, che ormai è diventato un dato acquisito e dall’altro l’obiettiva crisi che l’economia sta vivendo. La miscela è quindi esplosiva perché oltre a restringersi le opportunità lavorative per il sovraffollamento, vi è l’ulteriore problema del ritardo o, peggio ancora, dell’assenza dei pagamenti, tenendo conto che anche una piccola struttura ha i suoi costi fissi che devono essere onorati. Lo stesso mercato del lavoro ha poi una conseguenza grave perché per consentire margini vitali è necessario tagliare costi e quindi personale». Non resta che ingegnarsi e mettere in campo tutto il proprio spirito di sopravvivenza: «La nostra professione ha attualmente pochissima attenzione normativa sotto il profilo della gestione della crisi- continua Baldassarre-. I rimedi più immediati, come dico da sempre, sono la preparazione del professionista, il ricorso alle associazioni professionali, che consentono di abbassare i costi di gestione e la specializzazione, che può consentire al giovane avvocato di ritagliarsi uno spazio più appetibile sul mercato». La categoria cerca di fare scudo alla crisi con iniziative di sostegno: «Le istituzioni degli avvocati, in particolare Cassa forense, stanno cercando di mettere a punto soluzioni e convenzioni creditizie che consentano di affrontare con i dovuti aiuti l’avvio della professione. Si stanno anche aprendo ulteriori possibilità con gli ultimi provvedimenti legislativi, come la negoziazione assistita, nella speranza che il Ministero della Giustizia continui a credere nelle positive potenzialità dell’avvocatura rispetto alla giurisdizione. E’ innegabile comunque che il quadro sia a fosche tinte e che ci sia bisogno del contributo di tutti, mai importante come in questo momento, soprattutto dal punto di vista morale ed etico del nostro lavoro, è attesa la sua fondamentale rilevanza sociale».