Anche a Bergamo scocca l’ora della terra. Luci spente in piazza Libertà

piazza libertàAnche Bergamo aderisce a Earth Hour – L’Ora della Terra 2015, che si tiene in tutto il mondo sabato 28 marzo. L’assessorato all’Ambiente, al verde pubblico e alle politiche energetiche del Comune di Bergamo ha raccolto l’invito del WWF che dal 2007 promuove una campagna internazionale di sensibilizzazione della popolazione sui cambiamenti climatici. Un modo per testimoniare l’impegno delle comunità locali in vista del vertice sul clima di Parigi del prossimo dicembre, connotando i Comuni quali nodi cruciali per la promozione di politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Sono ben 323 i Comuni italiani che, raccogliendo anche l’invito del presidente dell’Anci nazionale Piero Fassino, partecipano attivamente a questa giornata, spegnendo la luce su monumenti e sedi istituzionali. Il Comune di Bergamo ha previsto due diverse iniziative: la prima consiste nello spegnimento simbolico dalle ore 20.30 alle ore 21.30 dell’illuminazione artificiale su Palazzo della Libertà e sull’intera piazza della Libertà, proprio in concomitanza con l’iniziativa internazionale promossa dal WWF. La piazza sarà quindi al buio, illuminata solo dagli esercizi commerciali che la circondano, creando un clima decisamente inusuale.

Inoltre, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bergamo, organizza un convegno dal titolo “Dal Consumo al Guadagno Energetico: Le Regole del Gioco”dalle 9 alle ore 13 nell’Auditorium di piazza della Libertà, designata quindi a vero e proprio cuore della giornata.

«L’adesione di molti Comuni italiani – spiega l’assessore alle Politiche energetiche Leyla Ciagà – dimostra la grande attenzione da parte degli amministratori locali nei confronti dei cambiamenti climatici. I Comuni si fanno portatori di un messaggio di grande responsabilità ambientale, consapevoli del ruolo cruciale che insieme alle Regioni e con la mobilitazione della società civile possono svolgere in questa delicata partita»


I commercianti, «in via Quarenghi tempi maturi per coinvolgere gli stranieri»

È una via Quarenghi che cambia e in meglio: ne sono convinti anche i commercianti storici. I problemi non mancano, ma negli ultimi anni la situazione è andata migliorando.

Mario Betelli, dal 1969 è l’hair stylist della via, al civico 23/a, professione di cui ha trasmesso la passione al figlio Michele, che lo affianca in negozio. «Gli anni peggiori sono stati quelli dell’eroina, dello spaccio ad ogni ora, alla fine degli anni Ottanta, quando la vicinanza al Sert creò più di un problema- spiega Mario Betelli, che dall’inaugurazione del suo negozio ha messo nero su bianco in un diario la storia della via -. Poi hanno iniziato ad aprire gli stranieri: al posto del pescivendolo Dossi arrivò il primo bazar africano, di lì a qualche anno aprì il China Store e con la liberalizzazione abbiamo visto fiorire le attività etniche, con un’apertura dopo l’altra. I veri problemi li hanno sempre creati i bar e i locali, che negli anni hanno portato un bel caos e diversi disordini. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un sensibile miglioramento dell’area, anche se si può ancora migliorare e molto. Tanti negozi sono sfitti e le attività etniche che resistono hanno più o meno gli stessi articoli. Ci vorrebbe un bel mix commerciale per incentivare il passaggio. Ho perso qualche cliente quando nella via gli stranieri vivevano tutto il giorno sui marciapiedi, ma fortunatamente ne sono arrivati di nuovi». Nessun timore  per la concorrenza straniera a colpi di forbici e rasoio: «Il problema dei parrucchieri stranieri, in particolare cinesi, esiste è inutile negarlo, ma interessa soprattutto chi si occupa di acconciature femminili. Noi non ne abbiamo finora risentito» conclude Betelli.

 

cristina redondiDa oltre vent’anni “La Giacca”, negozio specializzato nella vendita di abiti da lavoro,  ha trasferito la propria attività da via Zambonate a via Quarenghi, al 19. « Siamo più che soddisfatti della scelta fatta- racconta Cristina Redondi– . La nostra è un’attività di nicchia per cui l’ubicazione è importante, ma non così fondamentale. Ad ogni modo il passaggio non manca e, ormai da anni, siamo i primi a fornire abiti da lavoro a stranieri in ogni campo, dal settore alberghiero a quello dell’industria, dai grembiuli alle tute da lavoro. La nostra clientela spazia dalla signora che sceglie le divise per il personale di servizio al medico che rinnova il camice, dall’operaio al lavapiatti. E spesso per lavori di riparazione indirizziamo i nostri clienti dalla sarta cinese qui a fianco, perché di questi tempi per sistemare gli abiti di lavoro tutti cercano di risparmiare sempre qualcosina». I tempi sembrano maturi per coinvolgere le attività etniche e migliorare ulteriormente la via: «Nei giorni scorsi con altri commercianti abbiamo incontrato i rappresentanti del distretto del commercio per un primo confronto sulla via- continua Redondi-. L’obiettivo è cercare di coinvolgere anche i commercianti stranieri. Certo non sarà un’impresa facile, perché fino ad ora non si è riusciti nell’intento, ma cercheremo di fare il possibile. Serve la collaborazione di tutti, perché a questo primo incontro abbiamo partecipato in pochi». I problemi restano: «L’arredo urbano non esiste ed è fondamentale per incentivare a fare due passi nella via, unitamente a pulizia e sicurezza. Con la chiusura dell’edicola all’incrocio con via Palazzolo si è perso anche quel via vai che ogni mattina portava un po’ di gente. Di contro le nuove attività che hanno aperto sia all’inizio della via che in questo tratto stanno senza dubbio contribuendo a riqualificare l’area», rilevala titolare de “La Giacca”.

Anche al Punto Macrobiotico, nel cortile interno al 36, che si raggiunge da un tratto nella via desolatamente circondato da negozi sfitti, la scelta della sede sembra continuare a premiare: «Il nostro è un circolo privato aperto da oltre vent’anni, nel 1994, che i nostri associati raggiungono da ogni angolo della provincia per la nostra scelta alimentare, sia per pranzare e cenare nel nostro ristorante che per acquistare prodotti con etichetta trasparente pianesiana- spiegano al circolo-. Non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi abbiamo raggiunto quota 3.500 soci, e d’estate teniamo tranquillamente i nostri tavolini all’aperto, nel cortile. L’unico cruccio resta quello del parcheggio, visto che è sempre più difficile conquistare un posteggio. Per il resto non possiamo che essere contenti di lavorare in una via diversa e colorata».

Giulia Martinelli, presidente del Comitato di via Quarenghi, da anni si impegna per il rilancio, coinvolgendo residenti e commercianti per scrollarsi di dosso a suon di iniziative e progetti l’immagine  stereotipata che i bergamaschi hanno della via. «Non possiamo che salutare con favore le nuove aperture: sono tutti negozi e botteghe curate e particolari, che senza dubbio contribuiscono a riqualificare la via. Purtroppo negli ultimi mesi si sono spente luci e abbassate saracinesche anche in via Quarenghi.  Tra le chiusure eccellenti recenti c’è quella dello storico colorificio Leclerc, all’inizio della via,  che ha abbandonato il mercato a dicembre. Gli affitti restano elevati e la gestione con temporary store può vivacizzare la via, ma quando le attività iniziano a funzionare arriva il momento di chiudere. Da anni mi batto perché la proprietà immobiliare investa nella ristrutturazione dei locali commerciali. Urge una riqualificazione dei negozi per incentivare aperture di qualità. Non è un caso che le aperture recenti interessino locali nuovi, come la libreria e la microtorrefazione, o ristrutturati come all’inizio della via». I problemi da affrontare non mancano: «Quando chiudono i negozi, la sera e la notte, i locali etnici , dal bar alla pasticceria boliviani che restano aperti tutta notte, creano disordine tra eccessi d’alcol e liti con altri gruppi. La situazione è senz’altro migliorata rispetto ad un tempo, quando c’erano dei veri e propri assembramenti sui marciapiedi e i problemi di sicurezza erano all’ordine del giorno. Per non parlare dei purtroppo vani tentativi di migliorare l’arredo urbano: le fioriere che punteggiavano la via vennero tolte perché venivano utilizzate per nascondere, sotto le piantine estirpate, diverse dosi di droga, con tanto di suddivisione dello spaccio di aiuola in aiuola. Fortunatamente quegli anni sembrano essere ormai lontani».

Ora la via aspetta di veder inaugurare il polo culturale al civico 33 e di essere maggiormente coinvolta dal distretto del commercio: «È positivo che sin dal primo incontro, cui ho invitato a prendere parte tutti i commercianti della via ma cui ha partecipato solo un piccolo gruppo, si sia invocato un maggior coinvolgimento di tutti. Ho cercato più volte di sensibilizzare i commercianti stranieri senza ahimè esiti positivi. La speranza è che i tempi siano maturi se non per una vera e propria integrazione per un confronto, il cui punto di partenza deve essere però la condivisione di regole comuni e il loro rispetto». Serve un intervento anche per il primo tratto della via: «Il parcheggio è selvaggio e non basta un’aiuola con le rose a fare arredo se i marciapiedi sono invasi da motorini – continua la presidente del Comitato -. L’impressione è desolante arrivando qui da via XX Settembre. Guardando attraverso le vetrine vuote della Galleria Mazzoleni e affacciandosi da vicolo Macellerie sembra di vedere solo caos. Ma via Zambonate e via Quarenghi non sono il “retro o il pollaio della villa” di via Venti» .

 

 

 


Via Paglia, dopo 63 anni chiude la cartoleria Legrenzi

cartoleria legrenzi insegna Era uno di quei negozi “pronto soccorso”, una cartoleria ad ampio raggio, dove essere certi di trovare il materiale per quel lavoretto a scuola, il foglio della giusta grammatura e della tonalità che si voleva, la cancelleria per l’ufficio. E perdersi volgendo lo sguardo sugli scaffali tra giocattoli, articoli di pelletteria, nastri, carte regalo colorate, il tutto identificato con dettagliati cartelli, che ci tenevano a dichiarare la qualità della merce.

Era. Perché la cartoleria Legrenzi, in via Paglia al numero 31/d (nella parte più vicina a via Bonomelli), aperta nel 1952, chiuderà i battenti. Lo farà il 30 aprile come annuncia la pagina Facebook, che nel frattempo promuove la svendita totale. Lo storico titolare, Daniele Legrenzi, 82 anni, continua a tenere d’occhio la sua creatura, ma, dopo un problema al cuore nell’agosto scorso, ha dovuto ridurre a due capatine giornaliere la sua presenza in negozio. E per la figlia Giovanna non vale la pena proseguire: «Il nostro non è un problema di affitto, come capita in altre zone della città – spiega -. Il proprietario ci è venuto incontro abbassandolo, solo che nella via ormai non passa più nessuno. Ha aperto il negozio che ripara biciclette, ma in compenso se ne è andato quello di abbigliamento per taglie forti, che almeno era un tipo di offerta particolare. Non ci sono negozi di richiamo, in pratica ci sono solo bar». A questo si aggiungono il calo dei consumi generale e acquisti sempre più mirati. «Se anche c’è l’offerta sui quadernoni o gli album da disegno è difficile che i consumatori decidano di fare la scorta – rileva Giovanna -, oggi si vende tutto a numero. Salvo poi rivolgersi ai supermercati e ai “finti” grossisti che ormai operano al dettaglio, in pratica scavalcandoci».

daniele legrenziUn tempo invece erano i Legrenzi a fare scuola nel settore. Daniele discende a una stirpe che ha avuto come capostipite Gio Buono Legrenzi, che aveva una celebre cartoleria in via Sant’Alessandro. Dei suoi tre figli, Carlo ha portato avanti l’attività del padre, Tito è diventato presidente dell’Istituto Italiano Arti Grafiche e Miro, padre di Daniele, ha aperto un magazzino all’ingrosso di carta, cartoni e cancelleria in via Corridoni. Il 16 giugno del 1952, secondo quanto riporta la visura camerale, all’età di vent’anni, anche Daniele apriva la sua attività, la cartoleria di via Paglia, appunto, che negli anni si è ingrandita ed ha aggiunto la rivendita di materiale elettrico, ma è stata anche ingrosso di sacchetti di carta e altre forniture per i negozi. «Mio padre – dice Giovanna – è cresciuto nel settore e ci ha trascorso la vita intera, lavorando anche 10 ore al giorno, perché le attività commerciali richiedono questo impegno». Che è anche una passione. Lo si capiva perché Legrenzi, si trattasse di una risma di carta o di un pacchetto di biglietti d’auguri, ci teneva a raccontare da dove venivano e come erano fatte, spostandosi presto su temi di attualità se solo gli si concedeva un po’ di spago.

 

cartoleria legrenzi - vetrinaMagari non all’ultima moda, ma l’assortimento è davvero immenso, tanto da creare qualche preoccupazione alle figlia su come riuscire a smaltire tutto. Per chi è in cerca di sconti o vuole assaporare ancora l’atmosfera dei vecchi negozi c’è ancora un mesetto di tempo. Quanto a Daniele Legrenzi, a tenersi aggiornato e in contatto con il mondo non sembra aver rinunciato, almeno a giudicare dall’attività sul suo profilo personale di Facebook. Lo si direbbe un nativo digitale più che un cultore di carta e dintorni.


L’Ospedale di Bergamo ‘in jazz’ per la ricerca sulla Sindrome di Angelman

Boris Savoldelli umberto petrin

All’Ospedale Papa Giovanni XXIII sabato 28 marzo si parlerà di Sindrome di Angelman e di ricerca scientifica, con una colonna sonora d’eccezione: a partire dalle 17.30 nella Street Hospital, Boris Savoldelli, uno dei cantanti più talentuosi e originali della scena jazz internazionale, e Umberto Petrin, tra i maggiori pianisti e improvvisatori europei, si esibiranno nel concerto “Weiweism. A special project around Ai Wei Wei”, omaggio all’artista cinese Ai WeiWei, pluripremiata personalità dell’arte contemporanea mondiale.

L’iniziativa è promossa da Associazione Angelman e Rotary Club Treviglio e Pianura Bergamasca con il sostegno di Rotary Distretto 2042, l’ospitalità dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e la partecipazione di From, Fondazione per la Ricerca Ospedale Maggiore.

Lo scopo è far conoscere la Sindrome di Angelman e sostenere il progetto “Fai volare la ricerca”, borsa di studio per la ricerca su questa malattia.

“Siamo felici di realizzare questo importante evento in un contesto come quello dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e di poter offrire ai nostri sostenitori e a tutti coloro che sono ospiti della struttura ospedaliera uno spettacolo di elevato profilo artistico – dice  il presidente  dell’Associazione Angelman Luca Patelli -. Il nostro desiderio è di sensibilizzare quante più persone al sostegno della ricerca scientifica sulla Sindrome di Angelman che oggi alimenta concrete speranze di cura per i malati”.

“Il Rotary di Treviglio e il Distretto 2042 – spiega Sergio Moroni, assistente del Governatore Distretto 2042 e responsabile di progetto Rotary Club Treviglio – sono da sempre sensibili ai bambini che soffrono e che hanno necessità di cure. Proprio il nostro Club di Treviglio nel 1985 ha dato il via alla Campagna, divenuta poi mondiale, “Endpolionow” per la vaccinazione della popolazione mondiale infantile contro la poliomielite. Dall’avvio della campagna l’incidenza della poliomelite è diminuita del 99%, da circa 350mila casi all’anno a 369 confermati nel 2013. Oggi auspichiamo di replicare il successo di questa campagna nell’ambito delle malattie rare con il progetto ‘Fai volare la ricerca”’, per  trovare una cura per i bambini Angelman”.

La partecipazione è a offerta libera. È previsto un momento di saluti con la collaborazione del bar pasticceria La Marianna.

La Sindrome di Angelman è una malattia genetica rara, nella maggior parte dei casi non ereditaria, che colpisce un bimbo ogni 12mila circa. I bambini che ne sono affetti non parlano, hanno gravi difficoltà motorie e cognitive e spesso soffrono di epilessia e di disturbi del sonno. Sono ‘condannati’ a rimanere bambini per sempre.

L’Associazione Angelman onlus è nata poco più di tre anni fa a Credaro con lo scopo di far conoscere questa malattia e di finanziare la ricerca. Ad oggi la onlus bergamasca raccoglie più di sessanta volontari e numerose associazioni sostenitrici. Per maggiori informazioni: roberta@associazioneangelman.it – www.associazioneangelman.it

 


Domenica la Giornata europea del gelato, ecco dove costa un euro

locandina giornata europea gelato - 2015Per festeggiare l’arrivo della primavera (meteo permettendo ma anche no) non c’è niente di meglio di un bel gelato. Se poi il gelato ha un gusto e un costo speciale è ancor meglio. L’occasione è la Giornata Europea del Gelato artigianale che a Bergamo si celebra domenica 22 marzo, con coni e coppette proposte ad 1 euro per il gusto scelto per questa edizione dall’assemblea di Artglace – la Confederazione che promuove l’evento e riunisce le associazioni nazionali di gelatieri dell’Ue: il Cioccolato d’Austria, ossia cioccolato variegato con marmellata di albicocca, a ricordare gli ingredienti della Sacher torte.

Le gelaterie che hanno aderito sono 38, di cui 5 in città

Cherubino, via Colleoni 40; Gelateria del Viale, v.le G. Cesare 14/g; Safarà Soft, via Gombito 34/c; Frigidarium, via S. Alessandro 28/b; Tassino Eventi, Largo Rezzara 4/6. Le altre in provincia: Gelateria Franca – Albino; Fior di Panna – Almenno San Salvatore; Petite Fleur – Almenno San Salvatore; Gelateria Rosa – Arcene; Artigel – Azzano San Paolo; La Meloneria – Calvenzano; Bar Aurora – Capizzone; La Gabbia – Capriate San Gervasio; Caffè del Cioccolato – Chiuduno; Da Giò – Chiuduno; Da Claudio – Clusone; Selz Cafe – Clusone; Gelateria Brina – Cologno al Serio; Gelateria Bar Vanilla – Cologno al Serio; Baciamicocco – Chiari; Sweet Anastasia – Curno; Gelatissimo – Darfo Boario Terme; Gelateria Oasi – Fara Gera d’Adda; Agriall – Grassobbio; Gelateria Franca – Leffe; Gelateria Bar Commercio – Osio Sotto; Gelatteria – Pedrengo; Temptations Gelateria Menoquattordici – Ranica; Il Borgo Antico – Romano di Lombardia; La Gelateria – San Pellegrino Terme; La Gatteria – Sarnico; Paradiso del Gelato – Seriate; Latte e Zucchero – Terno d’Isola; Rubis – Torre Boldone; Gelatiamo – Treviolo; L’Oasi – Villongo; Il Gioppino – Zanica; La Voglia Matta – Zanica.

Lunedì 23 i gelatieri bergamaschi e gli allievi delle scuole alberghiere sono invece chiamati a cimentarsi nel 3° Concorso di Gelateria Artigianale promosso dal Comitato Gelatieri di Bergamo all’Istituto alberghiero di San Pellegrino Terme.

Il tema del concorso è l’interpretazione del Mielgot (gelato di latte, miele e biscotto di mais spinato di Gandino) nella combinazione con i prodotti d’eccellenza del territorio: latte, miele, formaggi, vini, frutta, vegetali, cereali; ma anche reinterpretazioni di ricette di pasticceria e gastronomia del territorio bergamasco.

Le gelaterie che vi partecipano sono 20: Petit Fleure – Almenno San Salvatore; Gelateria Rosa – Arcene; Artigel – Azzano San Paolo; Frigidarium – Bergamo; Cherubino – Bergamo Alta; Fantasie – Castelli Calepio, Cividino; Da Claudio – Clusone; Selz Cafè – Clusone; Sweet Anastasia – Curno; Gelatissimo – Darfo Boario Terme; Oasi – Fara Gera d’Adda; Agriall – Grassobbio; Bar Commercio – Osio Sotto; Gelatteria – Pedrengo; La Gelateria – San Pellegrino Terme; Gelatiamo – Treviolo; La Crem – Vertova; L’Oasi – Villongo; La Voglia Matta – Zanica; Il Gioppino – Zanica.

In lizza anche l’Ipssar di San Pellegrino Terme (con Marco Scalabrino, Edison Gropaj, Andrea Oliveri, Federico Maestroni, Fabio Fabbris, Davide Brambilla, Nicole Perico, Alessia Ancora, Jacopo Zenoni) e l’Istituto Serafino Riva di Sarnico (con Sara Dosselli, El Yousfi Lemghari Hajar, Deborah Finazzi, Martina Milesi, Giulia Pezzoli, Valentina Rapis, Elena Rivadossi, Sara Vavassori, Claudia Venezia).

 


Indice di felicità, Bergamo è prima in Lombardia

Non c’è solo l’eclissi a caratterizzare la giornata di oggi. Da tre anni a questa parte, il 20 marzo è la Giornata mondiale della Felicità indetta dall’Onu ed è in questa occasione che Voices from the Blogs (spin-off & start-up dell’Università degli Studi di Milano, osservatorio permanente di quello che si dice e si discute in rete, attraverso l’utilizzo di avanzate metodologie statistiche e tecniche informatiche disegnate appositamente per la Sentiment Analysis) ha svelato, nell’e-book “iHappy 2014” edito dal Corriere della Sera, l’andamento della felicità in Italia nel corso dell’anno, dal primo gennaio (che risultato il giorno più felice del 2014) fino al 31 dicembre.

In base al contenuto di circa 40 milioni di messaggi su Twitter raccolti quotidianamente nelle 110 provincie italiane e analizzati per produrre l’indicatore iHappy, emerge che nel 2014 la palma di capitale della felicità è stata assegnata a Cagliari. In fatto di felicità la Sardegna si conferma dunque sugli scudi e dopo Oristano (prima in classifica nel 2012), stavolta è il capoluogo sardo ad aggiudicarsi il primato (con un indice di iHappy pari al 67,4%). Al secondo posto troviamo Lecce (67,1%), seguita da Genova (già vincitrice un anno fa). Bene anche Parma (65,9%), che da tre anni di seguito si colloca nella top ten delle più felici. Con poche eccezioni, le grandi metropoli finiscono invece in fondo alla classifica a conferma di un trend già emerso lo scorso anno e che porta complessivamente il valore medio di felicità italiano nel 2014 a scendere rispetto al 2013 (-1.8 punti: dal 60,4% del 2013 al 58,6% del 2014) . Tra stress, traffico (e delusioni calcistiche) la più triste del 2014 è stata infatti Milano, ultima con un non invidiabile 44,3% di punti felicità, ma con l’augurio che nel 2015 l’arrivo di Expo possa portare con sé anche una ventata di buonumore. Male anche Napoli (penultima col 45,2%) e Roma (49,2%). Situazione complicata anche a Palermo (53,9%) e Torino(53,2%), così come per Venezia (49,4%), che rimane nella top-ten delle dieci provincie meno felici. Perde terreno anche Bologna (accomunata in questo alle altre provincie emiliano-romagnole) che scende di ben 39 posizioni e si ritrova a centro classifica (48° posto col 59,8%) assieme a Firenze (59,1%). Balzo in avanti notevole invece per La Spezia (che recupera 50 posizioni in graduatoria), Pisa (+40) e Catania (+39).

E Bergamo?

Si è attestata a metà classifica, al 53esimo posto con un indice di iHappy pari al 58,8%, perdendo sette posizioni rispetto al 2013. La performance migliora leggermente nella graduatoria tra le province più popolose, sopra cioè i 900mila abitanti. In questo caso la Bergamasca è sesta su 15, dietro Bari, Salerno, Catania, Bologna, Firenze e prima di Brescia. Ma è nel confronto con tutte le altre province lombarde (dove il valore medio dell’anno si è attestato a 50,8%) che Bergamo primeggia collocandosi in cima alla classifica, seguita da Cremona (57,4%), Mantova (55,9%), Brescia (54,8%), Sondrio (52,3%), Como (50,8%), Varese (49,5%), Monza e Brianza (46,6%), Lodi (45,7%), Pavia (45,5%), Milano (44,3%). Nella nostra provincia è stato registrato anche il giorno più felice a livello regionale: lo scorso 27 luglio. Cosa accadeva di speciale? Lo studio associa l’innalzamento dei valori all’imminente apertura dell’autostrada A35, 0ssia laBrebemi. Negli ultimi sette giorni, invece, Bergamo è stata meno brillante, collocandosi al 65esimo posto con un indice del 34,5%. Ma oggi è la giornata della Felicità e chissà che non si ricominci a twittare positivo

Cosa determina la felicità

Spesso sono le feste a fare la differenza: nei giorni festivi in Italia la felicità cresce mediamente di +2,2 punti, spiega lo studio. Ma la festa è sinonimo di felicità solo quando non cade di sabato o di domenica, altrimenti diventa un “ponte sprecato” (iHappy -3,1 in media quando una festività non è in un giorno feriale). Italiani più felici però anche a San Valentino (+2,6) e l’8 marzo(+4,5), mentre lo spostamento di lancette dovuto all’ora solare/legale crea ansia e depressione (iHappy -3,4). Si dice che non siano i soldi a fare la felicità, ma in tempi di crisi economica l’italiano sorride (anche) quando gli affari vanno bene: nel 2014 l’andamento di Piazza Affari ha infatti influenzato anche iHappy: 5mila punti in più nell’indice MIB a fine seduta comportano una crescita di 1,7 punti nell’indice iHappy del giorno successivo. D’altra parte il giorno in cui una buona parte di italiani riceve la busta paga (il 27 di ogni mese) è un giorno mediamente più felice degli altri (+4,2 punti). Ma oltre all’economia anche il sole ed il mare hanno la loro importanza. Risalendo la penisola da sud a nord la felicità infatti diminuisce: due gradi in più di latitudine (equivalenti a spostarsi da Crotone a Frosinone, o da Bologna a Bolzano) fanno scendere iHappy di 1,2 punti, tranne nelle province in cui c’è il mare. Muoversi dalla Sicilia alla Liguria dunque non produce cambiamenti nel buonumore degli italiani. Insomma, c’è chi twitta felicità perché ha il sole, chi perché ha il mare.

La felicità nelle 24 ore

In una giornata tipo si osserva un primo picco di felicità tra le 7:15 e le 7:32 di mattina, quando si prende il primo caffè, ma poi l’indice crolla verso le 9, quando in molti uffici si inizia a lavorare. La felicità torna a salire a partire dalle 11 e tocca un massimo attorno alle 13:20, durante la pausa pranzo. L’umore scende di nuovo intorno alle 17, quando la stanchezza inizia a farsi sentire, e risale quando gli italiani iniziano ad uscire dal lavoro fino alle 18-18:30 circa. A questo punto si entra però negli orari dei pendolari e, tra traffico e treni in ritardo, iHappy torna a scendere tra le 19 e le 20. La serata mostra una ripresa fino, ma verso l’1, tra malinconia per il giorno che si conclude e ansie per ciò che ci aspetta la mattina seguente la felicità tocca nuovamente il fondo.

È possibile controllare l’indice di felicità aggiornato agli ultimi sette giorni su http://www.blogsvoices.unimi.it/list.html

iHappy2014 – la classifica

iHappy2014 – Lombardia


Expo, il gelato invade il centro di Bergamo

expo gelato

Mais, salumi, formaggi. Ma non solo. C’è un altro prodotto nel quale Bergamo è regina ed è un autentico campione del made in Italy nel mondo. Il gelato. Il territorio provinciale vede infatti la presenza unica ed eccezionale di operatori che coprono l’intera catena produttiva: dalle materie prime agli ingredienti, dalle macchine e i impianti agli arredi, dai contenitori a coni e cialde, dagli accessori fino, naturalmente, ai gelatieri. Tutti questi attori  saranno per la prima volta riuniti in un unico evento, Expo Gelato 2015, che prenderà casa nel centro di Bergamo dal 15 maggio al 30 giugno.

L’iniziativa, promossa e sostenuta dalla Camera di Commercio di Bergamo, ha l’obiettivo valorizzare il gelato artigianale made in Italy e le filiera bergamasca ed il primo passo di percorso di rete che progetti nuove azioni di valorizzazione, qualificazione e sviluppo dell’intero comparto, che vale complessivamente 3,2 miliardi a livello nazionale con 2 miliardi di consumo e con la presenza di 39mila punti/gelaterie sul territorio nazionale.

Expo Gelato è un progetto di edutainment rivolto al grande pubblico e agli operatori di settore, dove l’apprendimento (grazie ai laureati dall’Università di Bergamo che, in veste di ciceroni, racconteranno ai visitatori le tecniche e le qualità che stanno dietro ad ogni azienda e ad ogni processo), si unirà al gusto e al divertimento, con gli allievi degli istituti professionali di San Pellegrino e Sarnico che si dedicheranno, nel laboratorio, alla preparazione del gelato.

Gli spazi sono stati messi a disposizione dalla Banca Popolare di Bergamo e raccontano la filiere in un percorso in tre tappe: “conoscere”, “fare” e “mangiare”.

La conoscenza avverrà nella Gallery, nel Chiostro di Santa Marta, con la presentazione della storia del gelato e delle 20 imprese protagoniste: 18 bergamasche e due nazionali note al grande pubblico (Fabbri e Ferrero), suddivise negli ambiti “materie”, “tecnica” e “contenitori”.

Il fare sarà nel Lab, nello spazio ex Sacerdote uomo, con la creazione di un vero laboratorio a vista nel quale il pubblico potrà entrare, assistere da vicino alla produzione del gelato che sarà fresco tutti i giorni e partecipare agli workshop, incontri, esibizioni dei migliori esperti di settore internazionale (dalla Coppa del Mondo del Gelato) e nazionale (dalla Scuola Italiana di Gelateria) durante tutto il periodo. Il laboratorio sarà gestito dal Comitato Gelatieri Bergamaschi e prevede l’alternarsi dei gelatieri che aderiranno proponendo il gusto del giorno.

Il mangiare, invece, avverrà nella zona living, all’angolo tra via Crispi e la Galleria di Santa Marta, dove in uno spazio di 300 mq troverà spazio un allestimento destinato alla degustazione del gelato e favorirà l’incontro, il relax e lo svago dei visitatori nazionali, locali e internazionali.

Una nota particolare la merita l’allestimento, progettato da Francesca Perani, che con l’obiettivo di stimolare i sensi attraverso materiali, colori, trasparenze e allestimenti trasforma e modifica temporaneamente la funzione d’uso di luoghi pubblici e privati in un percorso di rinnovamento e rinascita.

massimo-bosio.jpg«È un evento di grande spessore – evidenzia Massimo Bosio, presidente del Comitato Gelatieri Bergamaschi dell’Ascom -, in pratica è l’unica manifestazione a livello nazionale in chiave Expo dedicata al gelato, che consacra perciò Bergamo come punto di riferimento per una delle specialità italiane più amate nel mondo. Ha un forte valore divulgativo e promozionale ed è importante che anche i gelatieri artigianali della provincia siano coinvolti». Al lavoro ci saranno le insegne aderenti al Comitato «per le quali si apre una vetrina nel centro città, mentre bergamaschi e turisti avranno l’opportunità di assaggiare giorno dopo giorno lo stile ed i gusti diversi, che compongono l’offerta bergamasca». Oltre alcuni gusti legati alle aziende presenti nell’esposizione e a quelli proposti da ogni gelatiere sarà, sempre presente il “Mielgot”, gelato a base di latte, miele e biscotto di mais Spinato di Gandino scelto come simbolo del territorio e della campagna Gelateria di Fiducia nell’anno dell’Expo.

A corollario di Expo Gelato sono stati studiati altro progetti per valorizzare la filiera: un piano di internazionalizzazione volto ad attrarre a Bergamo operatori business dalla Germania, dal Marocco e dalla Polonia, un articolato piano di comunicazione che coinvolge anche il Sigep, la più importante fiera internazionale che si svolge a Rimini e punta con decisione su web, social network e progetti di marketing relazione per mettere in rete aziende, consumatori, operatori in tutto il mondo. Da sottolineare anche la collaborazione con la Fondazione Veronesi, attiva da anni nella prevenzione attraverso l’alimentazione e che ha identificato il gelato come “cibo che fa bene alla salute” e che verrà a Bergamo a raccontare il progetto e gli obiettivi.

ExpoGelato – le aziende

ExpoGelato – gli eventi


«Tra auto in sosta e sottopasso, la stazione resta un caos»

sottopasso stazione bergamoBuongiorno direttore

sono un pendolare, uno dei tanti che ogni mattina approda alla stazione di Bergamo per andare al lavoro. I problemi dello scalo cittadino li conosciamo un po’ tutti, quasi annoiano. Ora, però, all’ennesima puntata sull’arredo della piazza mi sono chiesto: ma chi ci amministra i problemi li vede? Vengo al dunque. Ogni volta che piove e che la mia compagna viene a prendermi in auto alla stazione è un caos. Come è possibile avere quattro parcheggi in croce nell’area kiss and ride a fronte di un’affluenza così elevata di viaggiatori in orari cruciali? È evidente che non può funzionare. Va un po’ meglio quando si accompagna l’amico o il parente, molto meno quando lo si va a prendere, specie se piove o ci sono ritardi dei treni. Basta fare un giro in stazione, la sera, all’arrivo delle corse più affollate per vedere quante auto sono alla disperata ricerca di un punto di sosta. Era meglio prima. Forse il piazzale era più brutto, ma era sicuramente più funzionale.

L’altro problema è il sottopasso. Hanno costruito gli ascensori al centro del tunnel restringendo gli spazi di circolazione. Ebbene, la mattina è una bolgia e se si ha la valigia è davvero dura. Il problema è che il tunnel va ai binari ma va anche al sottopasso che sbuca in via Gavazzeni, quindi pendolari e studenti si accalcano nello stesso spazio. Domanda: è così difficile immaginare un ingresso separato per gli studenti che vanno al polo scolastico? Grazie per l’attenzione.

Lettera firmata

 

stefano zenoni assessore bergamoConsapevole di entrambi i disagi segnalati dal nostro lettore, l’assessore alla Mobilità di Bergamo Stefano Zenoni può dare rassicurazioni sul primo «Sull’area kiss and ride – dice – c’è già l’impegno a mettere mano. È uno snodo che probabilmente è stato sottovalutato in passato. Si incrociano le auto di chi carica e scarica i passeggeri della stazione ferroviaria, i taxi, gli autobus urbani ed è anche l’accesso alla stazione dei servizi extraurbani. È indubbio che serve una nuova organizzazione, ma non sarà un intervento così immediato. Stiamo ragionando infatti con l’Atb su una sistemazione sostanziosa (nell’ambito della quale rientra anche il progetto di totem segnaletici e monitor al servizio di cittadini e turisti presentato nei giorni scorsi, occasione nella quale l’assessore ha risposto a questi quesiti ndr.) e non ci è sembrato il caso di far partire il cantiere in estate». «Tra le soluzioni – ricorda – c’è anche quella di prevedere la sosta gratuita per i primi 15 minuti nel parcheggio che sarà realizzato da Metropark tra la stazione della Teb e i binari della ferrovia». «Ciò che cercheremo di fare nel frattempo – annuncia – è spostare almeno una delle interferenze, per esempio trovando una diversa via d’accesso per gli autobus della Sab».

Sul problema dell’affollamento del sottopasso invece il Comune non può intervenire. «L’area fa capo a Centostazioni – ricorda Zenoni – , che ha progettato e realizzato la ristrutturazione. In effetti, con la collocazione degli ascensori per l’accesso ai binari lo spazio si è ristretto ed è aumentato il rischio di intasamento. Diciamo che il progetto è stato “parsimonioso”, ma grandi soluzioni con questa struttura non ne vedo. La vera alternativa sarebbe realizzare un secondo sottopasso verso via Gavazzeni al di fuori della stazione, per chi non arriva o sale sul treno ma deve semplicemente attraversare l’area». 

 


Agenti immobiliari, si fa chiarezza sull’affitto a riscatto

acquisto immobiliRent to buy o affitto con riscatto. È il nuovo tipo di contratto che sta prendendo piede nel mercato immobiliare, anche bergamasco.  Si tratta di una soluzione nella quale il proprietario consegna fin da subito l’immobile al futuro acquirente, che, pagando il canone, dopo un certo periodo di tempo può decidere se acquistare il bene, detraendo dal prezzo una parte dei canoni pagati.

Questo metodo di compravendita immobiliare è presente da molti anni in diversi paesi, come Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Irlanda, Canada ed Spagna, nazioni in cui la formula è esplosa a seguito della crisi dei mutui sub-prime come soluzione ideale per il mercato immobiliare residenziale.

La nuova formula è stata introdotta in Italia dal “Decreto Sblocca Italia”, ma dopo sei mesi dal varo sono ancora molti i dubbi e le difficoltà applicative. Nonostante ciò, la nuova tipologia di contratto sta suscitando un certo interesse da parte dei costruttori, dei mediatori immobiliari e di tutti quegli acquirenti che si trovano in difficoltà ad attingere ad un mutuo.

Per questo motivo, Ascom e Fimaa Bergamo hanno deciso di approfondire il tema con un convegno che mette in evidenza gli aspetti fiscali e giuridici, i vantaggi e gli svantaggi della nuova formula d’acquisto.

L’appuntamento è per venerdì 13 marzo alle 9,30 nella sala Mosaico del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni della Camera di Commercio di Bergamo (via F. Petrarca 10). I lavori del convegno sono aperti da Paolo Malvestiti, presidente Camera di Commercio di Bergamo, e da Luciano Patelli, presidente Fimaa Bergamo; mentre spetta al notaio Marco Tucci entrare nel merito degli aspetti legislativi, fiscali e giuridici del rent to buy. Modera l’incontro Oscar Caironi, vicepresidente Fimaa Bergamo.

Per iscriversi è necessario scaricare la scheda da www.ascombg.it


Stazione di Bergamo, il piazzale non spiazza più

totem stazione BergamoCittà alta e lì davanti ed è insieme biglietto da visita e punto di riferimento. Molto più difficile, per chi per la prima volta arriva nell’area della stazione di Bergamo capire in che direzione muoversi per raggiungere la propria meta, che sia il borgo storico o un quartiere, l’aeroporto, l’ufficio di informazioni turistiche o uno dei paesi della provincia. A dare una mano ci saranno tra qualche mese cinque totem con le indicazioni per orientarsi, collocati sul piazzale, alla stazione delle autolinee e nei pressi della stazione Teb. Tre di questi (due sulla piazza e quello alle autolinee) saranno anche dotati di monitor e metteranno a disposizione informazioni ulteriori, in primis quelle relative alla mobilità (orari, tariffe, condizioni del traffico, agevolazioni, tempi di attesa, taxi, servizi di noleggio di auto e biciclette), ma con la possibilità di ampliare il campo, anche grazie al fatto  che si sviluppano sull’ecosistema digitale E015, nato per favorire la condivisione e ottimizzare le informazioni in chiave Expo.

L’intervento è stato licenziato dalla Giunta comunale e sarà realizzato da Atb Mobilità. «Il progetto – ha ricordato il direttore generale dell’Atb Gianni Scarfone – nasce da uno studio più ampio commissionato alla società internazionale di consulenza in tema di trasporti Steer Davies Gleave ed è un contributo alla soluzione di un nodo per l’area, quello della razionalizzazione dei flussi di passaggio». Il capitolato di spesa è di 140mila euro e la prossima settimana si aprirà la gara tra le imprese per la realizzazione dei totem. «L’iter della procedura pubblica di assegnazione è di circa due mesi – ha ricordato Scarone -, dopo di che l’installazione non dovrebbe richiedere tempi lunghi, trattandosi di interventi senza particolari criticità. Non saremo pronti per l’apertura di Expo a maggio, ma di certo poco dopo». Di un altro passo avanti per Atb Mobilità, che sta anche realizzando il sistema di informazione per indirizzare verso i parcheggi con posti liberi, ha parlato il presidente Atb Alessandro Redondi, sottolineando come i totem non siano funzionali solo ad Expo «ma in prospettiva dei flussi turistici che interesseranno Bergamo anche dopo e naturalmente utili a migliorare l’informazione agli stessi cittadini. Con la possibilità ulteriore di interfacciarsi con l’aeroporto, il bike e il car sharing realizzando un’informazione ancor più integrata».

«Cinque totem con segnaletica e informazioni sulla mobilità indirizzeranno i flussi pedonali. Un progetto di Atb del valore di 140mila euro Con i totem – ha invece affermato l’assessore alla Mobilità Stefano Zenoni – in piazzale Marconi si attua davvero quel polo intermodale che era nei piani ma non si era ancora realizzato del tutto. Insieme ai lavori di riallestimento architettonico secondo il progetto dell’architetto Ines Lobo, le segnaletiche di indirizzamento dei flussi pedonali daranno vita a quella grande stazione a cielo aperto che è nella nostra visione, dove confluiscono ferrovia, autobus di città, Teb, servizi extraurbani e taxi».