Amministrative, ecco i sindaci eletti in Bergamasca

elezioni-comunaliA Treviglio e Caravaggio occorrerà attendere l’esito del ballottaggio per conoscere il nome del nuovo sindaco, mentre a Fornovo San Giovanni il posto di primo cittadino resta vacante e sarà assunto da un commissario prefettizio perché non è stato raggiunto il quorum di votanti  che avrebbe eletto l’unico candidato, Gian Carlo Piana.

Il secondo turno è in programma domenica 19 giugno e vedrà di fronte a Treviglio Juri Imeri, ex vicesindaco sostenuto da Lega nord e liste civiche, che ha ottenuto 5.762 voti (41,49%) ed Erik Molteni, segretario cittadino del Pd, staccato di un oltre mille voti (4.618, pari al 33,35% voti). A Caravaggio la sfida sarà invece tra Ettore Pirovano, storico sindaco leghista della città nonché ex presidente della Provincia (3.105 voti, pari al 37,3%), e Carlo Bolandrini, sostenuto dal Pd e da liste civiche (2.445 voti, 29,5%).

In altri cinque comuni della Bergamasca dove il candidato era uno solo è stato invece raggiunto il quorum. Si tratta di Adrara San Rocco dove il sindaco sarà Tiziano Piccioli Cappelli, Calcinate che conferma Gianfranco Gafforelli, Gromo (Sara Riva), Vilminore di Scalve (Pietro Orrù) e Valnegra (Virna Facheris).

Ad Almè la vittoria è andata a Massimo Bandera, ex assessore all’Ambiente e alla Sicurezza del comune di Bergamo; ad Alzano Lombardo successo per il candidato del centrodestra Camillo Bertocchi; ad Ardesio torna sindaco Yvan Caccia (50,75%) che aveva già ricoperto la carica. A Bedulita si è imposto Roberto Facchinetti con l’81% dei voti, a Bottanuco Rossano Pirola (47,38%), a Calvenzano Fabio Ferla (70,86%), a Carobbio degli Angeli Giuseppe Ondei (58,77%).

A Castione della Presolana torna Angelo Migliorati (51,4%), a Chiuduno netta conferma di Stefano Locatelli (75, 48%), mentre cambiano i colori a Cologno al Serio, dove il nuovo sindaco è Chiara Drago, dopo cinque anni di opposizione alla Lega.  A Cornalba è eletto Alessandro Vistalli (55,4%), a Costa Valle Imagna Umberto Mazzoleni (56,07%), a Costa Volpino largo successo per Mauro Bonomelli, rieletto con l’80,1% dei voti.

A Filago il sindaco è Daniele Medici (54,8%), a Gorno Giampiero Calegari (50,5%), a Locatello Simona Carminati (55,5%), a Medolago Luisa Fontana (50,9%). A Oltressenda Alta non ha avuto in pratica rivali Giulio Baronchelli, che ha raggiunto il 93,6% dei voti, a Palazzago vince Michele Jacobelli (62,7%), a Palosco Mario Mazza (48,6%).

Il nuovo sindaco di Ponte San Pietro è Marzio Zirafa (36%), a Predore ha vinto Paolo Bertazzoli (59,9%), a Pumenengo Mauro Barelli (32,1%). San Giovanni Bianco ha confermato il sindaco uscente Marco Milesi (86,2%), mentre a San Paolo d’Argon è stato eletto Stefano Cortinovis (51,51%). A San Pellegrino resta in sella Vittorio Milesi (62,6%), così come a Solza Maria Carla Rocca (42,4%). A Strozza Riccardo Cornali ha ottenuto il 70,2% dei voti, a Torre Pallavicina il sindaco eletto è Antonio Giuseppe Marchetti (49,4%), a Urgnano Efrem Epizoi (54,4%), a Verdellino Silvano Zanoli.


Otus, il birrificio raddoppia e lancia nuove etichette

Ormai appare chiaro quanto il panorama del settore inerente alla produzione di birra sia mutato nel giro di un decennio e del peso che hanno assunto i birrifici artigianali nel contesto italiano, pur non minacciando in maniera concorrenziale il terreno della produzione industriale, per differenze rilevanti a livello quantitativo e qualitativo, commerciale e distributivo.

La produzione artigianale ha però di fatto conferito un fascino particolare al mondo della birra, apportando creatività e innovazione. Su questo terreno il Birrificio Otus di Seriate si è instradato a partire dal 2015, anno di inizio della produzione, con la chiara scelta di posizionarsi nel mercato di rilievo. 

«Nell’ ambito dei prodotti brassicoli artigianali – afferma Ruben Agazzi, consigliere delegato del birrificio – oggi si incontra un mondo molto variegato, che spesso genera anche confusione. Per il consumatore medio non è certamente semplice riuscire a comprendere e, di conseguenza, a scegliere. Spesso, inoltre, si incorre in prodotti che subiscono variazioni significative. La ricerca della qualità di Otus è invece costante in tutto il processo produttivo, a partire dalle materie prime e dall’uso dell’acqua. La qualità autentica nasce infatti dalle migliori materie prime e dall’artigianalità, che significa tecniche antiche, gesti misurati e un’infinita passione per la creazione di prodotti unici, con ingredienti e procedure naturali».

«Da qui la scelta di collocare il birrificio a Seriate, per riprendere la tradizione della produzione di birra sul territorio, che risale al XIX – aggiunge Anna Cremonesi, vice presidente Otus -. Qui l’acqua, vista la leggerezza, è ideale per la produzione del “pane liquido”. Grazie, poi, alle alleanze strategiche, prendiamo il meglio degli ingredienti per trasformarli in birra artigianale d’eccellenza. La maestria, che l’immagine del gufo sapiente ha fin da subito richiamato, è infine sintetizzata nel lavoro preciso e competente del birraio, Alessandro Reali».

Laureato all’Università di Agraria di Milano, Reali è oggi il cuore pulsante della produzione Otus: «Ho lavorato diversi anni all’estero, potendo provare sul campo la preparazione teorica universitaria e acquisire ulteriormente le competenze specifiche che solo l’esperienza diretta può insegnare. L’intenzione è di creare birre diverse, con forte personalità ma uguali a se stesse in modo da guidare il consumatore verso una maggiore consapevolezza e conoscenza della varietà sensoriale e gustativa che il modo della birra offre».

otus - pils produzione

Per Otus il 2016 è un anno laborioso dal punto di vista degli investimenti produttivi, verrà infatti più che raddoppiata la capacità di produzione e saranno prodotte tre nuove tipologie. La prima ad essere immessa sul mercato è una lager chiara, mentre a giugno vedrà la luce una birra bianca “Side B” Blanche. Poi la gamma sarà arricchita con una Season. «Pils al quadrato, questo è il nome che abbiamo voluto darle. È una birra a bassa fermentazione – continua Cremonesi – ad ispirazione tedesco-ceca, fatta come sempre a modo nostro con luppoli continentali ed oceanici. I profumi floreali, speziati dei luppoli e i toni dolci dei malti ci preparano a una birra di estrema scorrevolezza e aromaticità. L’acqua povera in sali, il suo taglio secco e una punta di amaro, ne fanno una birra per tutte le occasioni e per tutti i gusti». La Blanche invece abbiamo deciso di chiamarla Side B e sarà la nostra interpretazione di uno stile nato in Belgio: il frumento coltivato a Km zero dona pienezza e una nota acidula mentre le spezie utilizzate donano note floreali, agrumate e fruttate. Il lievito utilizzato completa il bouquet con richiami di vaniglia e frutta. Nonostante la complessità aromatica, la birra che ne deriva è rinfrescante e facilissima da bere. Una birra proprio per la stagione estiva alle porte!».


Graziani agli studenti: “Mettetevi in gioco”

Con la campanella di mercoledì 8 giugno terminano le lezioni nelle scuole lombarde. Per molti inizieranno le vacanze, mentre gli esami di Stato interesseranno 19.552 studenti delle scuole bergamasche. A cominciare per primi sono gli 11.454 alunni di terza della scuola secondaria di primo grado che affronteranno le prove appena conclusi gli scrutini finali e il 16 giugno lo scritto nazionale Invalsi, di italiano e matematica, uguale in tutta Italia. Per gli 8.098 candidati di quinta superiore il via agli esami di Stato è fissato al 22 giugno con lo scritto di italiano. Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, rivolge un messaggio di saluto e di augurio agli studenti e al personale della scuola.

“Sta terminando – scrive Graziani – un anno prospero di progettualità per la scuola bergamasca, inclusiva, innovativa, vivace e coraggiosa, con un’offerta di valore e di valori, a garanzia delle migliori opportunità formative per tutti e per ciascuno. Tanti bambini e ragazzi, soprattutto grazie alla scuola, costruiscono un concreto e realistico progetto di vita. Finiti gli scrutini, molti studenti e docenti saranno impegnati negli esami di Stato.  Ragazzi, mettetevi in gioco e vivete senza ansia l’appuntamento con gli esami, da considerare un’occasione favorevole per fare la sintesi del percorso scolastico e un punto di slancio verso nuove scoperte ed esperienze, di studio o di lavoro. L’esame va visto come momento di crescita, per il proprio futuro e non soltanto dal punto di vista dei risultati. Date il massimo e tirate fuori il meglio di voi stessi, con energia e impegno! In questi anni vi siete arricchiti di conoscenze e competenze, avete compreso l’importanza di essere buoni cittadini contribuendo alla costruzione del bene comune. Agli esami, che quest’anno cadono nei settant’anni dalla nascita della Repubblica italiana, date prova di quanto, tanto, valete come persone e cittadini. Ai commissari e ai presidenti di commissione richiedo come sempre di operare con rigore e serietà, uniti ad un atteggiamento di accoglienza e attenzione, per valorizzare le qualità di tutti gli studenti. Sono certa che svolgerete un buon lavoro, con spirito di dedizione ed elevata professionalità. Buon esame e buona vita”.


Morto Bottacini, fondatore della Pneumax. Dei bergamaschi apprezzava la gran voglia di lavorare

A causa di un malore improvviso, che lo ha colto in azienda, è morto stamane, all’età di 78 anni, Roberto Bottacini, cavaliere, fondatore della Pneumax di Lurano. Il decesso, intorno alle 8, in via Cascina Barbellina, dove ha sede l’azienda che proprio quest’anno ha toccato i quarant’anni di vita. Per il 18 giugno, tra l’altro, erano state programmate le celebrazioni per l’anniversario di fondazione dell’azienda. La Pneumax è una società specializzata nella produzione di componenti per l’automazione pneumatica. E’ una realtà in forte sviluppo sia in casa – dove ha in programma la costruzione di un nuovo capannone da 11mila metri quadri e l’ammodernamento del parco macchinari – sia Oltreoceano, dove sta per aprire due filiali negli Usa.

 

Ripubblichiamo l’intervista che Roberto Bottacini aveva rilasciato, nel 2012, alla nostra collaboratrice, Donatella Tiraboschi

 

“Il guaio è che le banche hanno cambiato mestiere”

 

Parla l’industriale Roberto Bottacini, amministratore unico della Pneumax.

“Gli istituti di credito si sono dedicati alla finanza speculativa, hanno perso

milioni e oggi non s’ arrischiano a prestare 200mila euro a un’azienda”

 

di Donatella Tiraboschi

 

Roberto Bottacini, lei è un felice caso di imprenditoria orobica d’adozione…

“Sono approdato da Brugherio dove avevo impiantato una piccola officina a Lurano nel lontano 1969 e non mi sono più mosso da qui”.

Una piccola officina nata per caso in un garage?

“Una volta si poteva cominciare anche da lì. Era tutto più semplice, adesso l’Asl imporrebbe la chiusura immediata. Erano tempi diversi, il lavoro non mancava e le banche ti davano le 20mila lire per comprare il trapano per lavorare”.

Adesso il trapano, non solo non lo danno, ma lo tolgono…

“Da una parte hanno una ragione ma anche tre torti. Le banche hanno cambiato mestiere, si sono dedicate alla finanza speculativa, utilizzando i soldi dei risparmiatori. Hanno perso milioni di euro e avendo rischiato troppo, non si arrischiano a prestare 200mila euro ad un’azienda che ne ha bisogno”.

E’ diventato bergamasco a tutti gli effetti…

“Avevo già frequentato le scuole dell’obbligo a Ponte San Pietro e, dunque, bergamasco già sentivo di esserlo un po’ Ho imparato il dialetto. Riesco a parlarlo perfino meglio di chi è nato qui”.

Che cosa apprezza degli orobici?

“La grande voglia di lavorare, che non è però mai fine a se stessa, coincide con la voglia di realizzare qualcosa e di realizzarsi intimamente attraverso il lavoro. E’ una forma di gratificazione anche personale”.

Come pensa che la giudichino suoi operai?

“Magro e veloce”.

Cosa significa, per un capitano d’industria “velocità”?

“Quello che stabilisce anche la legge fisica: la capacità di realizzare più cose nella stessa unità di tempo. Ammesso di non commettere errori gravi. Velocità è anche intuizione”.

La sua migliore intuizione?

“Non saprei. Viviamo costantemente pressati dai tempi che vanno veloci e quindi dalle intuizioni che il mercato ci impone. Magari su dieci, nove non sono buone, ma ne resta una produttiva”.

Come si riesce a rimanere a galla in un settore come quello metalmeccanico?

“Fortunatamente il nostro comparto non è legato a situazioni contingenti, non segue la moda e può contare su una rete capillare all’estero”.

Lei lavora molto con i tedeschi…

“Si, è un ottimo mercato e lavorano con grande logica, apprezzando qualità ed economicità”.

Che cosa invidia dell’imprenditoria straniera?

“Invidia è un concetto che non conosco. Apprezzo le cose fatte bene, in Italia come nel mondo, mentre quello che non capisco sono gli enormi indebitamenti, milioni di euro. La nostra prima preoccupazione è quella di tenere i bilanci in ordine”.

Come ci si riesce, dati i tempi?

“Investendo molto, in innovazione e in ricerca. In azienda ho diversi tecnici che se ne occupano a tempo pieno e il loro costo non incide in modo sostanziale sul bilancio economico. Sono una risorsa importante, se si vuole crescere”.

Come si motiva il personale?

“Dandogli quella responsabilità che si traduce poi nell’esemplificazione del loro impegno e del loro ingegno”.

Che giudizio dà di Monti?

“Ha fatto molto per rimettere soldi in cassa, ma non ha attuato iniziative concrete per lo sviluppo a favore delle aziende, ed è stato un grande errore”.

La politica?

“Negli ultimi 25 anni sono state sulla scena persone che non solo non hanno inciso ma che non hanno neppure avuto il sentore di che cosa significhi fare politica. La loro vita comincia e finisce in tivù. Gente come De Gasperi, ha saputo dare qualcosa alla nazione. I politici di adesso sanno solo chiedere. Quando leggo i giornali, oltrepasso le prime quattro pagine: leggerle equivale ad arrabbiarsi e basta.”.

Confindustria?

“Non si rende conto della realtà che è fatta dalle nostre aziende. Non esistono solo l’Ilva e la Fiat. Esistono migliaia di piccole aziende che occupano l’80 per cento della manodopera. Sono operai che paghiamo e che non lasciamo a casa in cassa integrazione. Cassa che  sarà sì anche un ammortizzatore sociale ma che non mette quasi nulla in tasca all’operaio”.

Cucinelli ha diviso 6 milioni di utili tra i suoi operai…

“Potendolo lo faremmo anche noi. Negli anni in cui avevamo surplus di bilancio, abbiamo dato un aumento di stipendio del 10, 15 per cento che forse vale di più dei sei mila euro che gli operai di Cucinelli si porteranno a casa”.

Un segnale forte?

“In Italia ci sono molti imprenditori che fanno gesti di questo tipo non con lo spirito del padrone magnanimo, ma sottintendendo un semplice messaggio: se va bene l’azienda vai bene anche tu. Anche la mia azienda dà il premio di risultato, pure se il risultato non arriva per fattori contingenti indipendenti dal loro impegno”.

Un esempio che molti suoi colleghi industriali non hanno seguito…

“Se manca la motivazione alla proprietà è impossibile motivare i dipendenti. Hanno pensato a tutto fuorché a quello che più conta”.

La sua agenda giornaliera cosa prevede?

“Nove ore lavorative di media, che cominciano con un giro in azienda per programmare il lavoro e valutare collettivamente le varie problematiche”.

Le sue figlie lavorano in azienda: è quello che immaginava per loro?

“Fondamentalmente sì”

Che futuro hanno i nostri giovani?

“Nessuno penserà per loro, dovranno pensarci da soli. Non dovranno farsi illusioni. Dovranno puntare ad una buona preparazione per riuscire a cavarsela”.

Più in generale che futuro ci aspetta?

“Nell’immediato non facile, a medio termine discreto, a lungo starà a noi”.

Che valore ha l’amicizia nella sua vita?

“Un valore affettuoso, ogni anno mi ritrovo con i compagni di classe del diploma conseguito nel ‘60”.

Guardandosi dietro, rimpiange qualcosa?

“Dei tempi passati si ricordano solo le cose belle”.

Rifarebbe tutto quello che ha fatto?

“Forse rischierei qualcosa in più”.

Se fosse il sindaco di Lurano?

“L’attuale primo cittadino fa benissimo il suo mestiere. Si impegna molto per risolvere i problemi che si presentano, c’è una grande attenzione al “sociale”.

Cosa si aspetta dal 2013?

“Sarà un anno faticoso, i grandi numeri non cambieranno”.

Se non avesse fatto l’industriale?
“Avrei fatto l’agricoltore, perché dà gli stessi risultati. C’è immediatezza dei risultati”.

 

 


Kanton, a Capriate il cinese che non t’aspetti

Tra i tanti ristoranti orientali che ormai propongono una cucina standardizzata, iperscontata (con la formula dell’all you can eat) e con l’utilizzo di materie prime non sempre ineccepibili sotto il profilo qualitativo, capita anche di incontrare degli indirizzi che, invece, è bene segnare sul proprio taccuino. Ed è il caso del Kanton a Capriate San Gervasio (al civico 17 di via Gramsci), a due passi dalla provincia milanese e inaugurato un paio di anni fa sulle ceneri di una pizzeria che aveva lo stesso nome e che a sua volta aveva rimpiazzato un altro ristorante anche esso orientale e chiamato Il Giardino di Giada.

La proprietà, ai tempi, era della famiglia Zhu, originaria della Cina, e lo è ancora oggi, ma vede farsi avanti prepotentemente la nuova generazione di giovani ristoratori, con il trentenne Weikun e la moglie Meiling a gestire un team affabile e ben preparato, capace di dare una svolta definitiva sia all’ambiente che alla cucina. Il locale ha subito un restyling e il Kanton gode ora di una sala moderna e di un arredo che unisce intuizioni zen a un design contemporaneo, ma è soprattutto la proposta al tavolo ad aver spiccato il volo.

Scordatevi sushi e sashimi o piatti che ormai figurano in ogni rappresentazione gastronomica dell’Oriente (vedi gli onnipresenti involtini primavera), perché qui si entra a contatto con la cucina cinese più autentica, che pesca nella tradizione cantonese con qualche deriva nella regione del Sichuan (e le differenze non mancano, visto che nel Sichuan i sapori sono più decisi e speziati), ma sempre attualizzata e vicina allo stile e alle indicazioni della cucina contemporanea. Marinature, affumicature, preparazioni al vapore, l’utilizzo dell’aceto di riso, le acidità che si mescolano a dolcezze.

kanton - salaLa cucina del Kanton è una scoperta e una sfida del palato, perché presuppone un impegno da parte dell’ospite che vuole entrare in contatto con un mondo forse in buona parte ancora sconosciuto. Per fortuna ci pensa il titolare Weikun, che si divide tra sala e cucina (dove i cuochi arrivano tutti dalla Cina) e spiega con dovizia di particolari e in un italiano perfetto (lui è arrivato a Capriate quando aveva 14 anni e non si è più mosso) la filosofia di ogni piatto, i richiami alla tradizione, il giusto abbinamento con un tè o con un vino e indirizza verso i sapori che si stanno per sperimentare in bocca.

Kanton - Capriate San Gervasio - piatto«All’inizio non è stato semplice – dice Weikun – perché la clientela italiana non era abituata a spingersi verso nuove esplorazioni gustative, ma dopo poco tempo ha subito prevalso la curiosità, la voglia di conoscere meglio la millenaria tradizione della cucina cinese e così al Kanton si vedono soprattutto italiani, oltre a qualche orientale di passaggio che vuole sentirsi a casa».

Il menù prevede, tra gli altri, curiosità come la Medusa (proveniente dalla Malesia) con funghi Jinzen e salsa Saoxin, la Mazzancolla scottata e all’aroma fiorito (con una salsa di menta e pugne cinesi), i classici Dim Sum con la Polpetta in crosta di patate e funghi o i Cannelloni sbagliati (preparati con la sfoglia di riso), ma anche il Ramen in brodo di manzo, il Filetto di branzino affumicato, l’Ombrina (arriva dalla Cina, è essiccata e poi viene reidratata come per lo stoccafisso), l’Anatra laccata e il delizioso Pollo croccante con basilico d’Oriente, aceto di Xi-an e olio di sesamo.

Nel futuro, secondo i progetti a lunga scadenza di Weikun, c’è anche l’idea di aprire un secondo indirizzo sul capoluogo lombardo, ma prima ancora la volontà è quella di rendere il menù del ristorante a Capriate sempre più dinamico e vario.

Kanton - Capriate San Gervasio - lo staffKanton Chinese Restaurant

via Gramsci, 17
Capriate San Gervasio
tel. 02 90962671
chiuso il lunedì
www.kantonrestaurant.it


Buone e cattive amministrazioni pubbliche, giornata di studi in Università

Sant'Agostino Aula magnaBuone e cattive amministrazioni, gestione non virtuosa della cosa pubblica, anticorruzione, erogazione di servizi e tutela dei diritti del cittadino e utente, danni ambientali. Questi alcuni dei temi trattati nel convegno “Cattiva amministrazione e responsabilità amministrativa”, una giornata di studi che per la prima volta porta in Ateneo i membri dell’Associazione italiana dei professori di diritto amministrativo in dialogo con docenti e ricercatori del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bergamo. L’appuntamento è per domani, 7 giugno, dalle 10 alle 17, nella sede di Sant’Agostino in l’Aula Magna dell’Ateneo: alla giornata sono invitati a partecipare Istituzioni, operatori della Pubblica Amministrazione e professionisti del settore.

La responsabilità amministrativa è un’ipotesi di responsabilità patrimoniale a carattere personale da cui discende un risarcimento del danno che spesso dipende da soggetti che operano per conto della Pubblica Amministrazione: spesso da problematiche interne e cattive gestioni si generano problematiche che vanno a ricadere sull’Amministrazione stessa e sui cittadini. Fondamentale quindi una riflessione precisa e puntuale che affronti queste tematiche e che crei una consapevolezza dell’importanza della responsabilità amministrativa che funzioni anche come deterrente e garanzia in caso di ipotesi di cattiva amministrazione. Responsabile scientifico del convegno è Remo Morzenti Pellegrini, professore di diritto amministrativo e Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, che ha promosso questa giornata insieme a Massimo Andreis, ordinario di diritto amministrativo dell’Ateneo.

I lavori prenderanno il via col saluto del rettore e saranno presieduto da Maria Alessandra Sandulli, dell’Università Roma Tre. Prenderà per primo la parola Massimo Andreis, Università di Bergamo, seguiranno gli interventi di Massimo Occhiena, Università di Torino; di Sergio Foà, Università di Milano; di Gabriele Bottino, Università di Milano; di Salvatore Cimini, Università di Teramo; di Giancarlo Astegiano, Procuratore Regionale – Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti del Piemonte. Nel pomeriggio, dalle 14 alle 17, interverranno: Guido Greco, Università di Milano; Vittoria Berlingò, Università di Messina; Gabriella Crepaldi e Viviana Molaschi, Università di Bergamo; Giovanni Martini, Seconda Università di Napoli; Stefano Villamena, Università di Macerata; Emanuele Comi, Università di Bergamo; Chiara Feliziani, Università di Macerata e Letterio Donato, Università di Messina.

 


Tavolini all’aperto, «nei centri storici no ai loghi»

Caffè seduti in piazza? Sì, ma con arredo rigorosamente “no logo”. Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, che rappresenta oltre 300.000 tra bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, prende posizione contro bar e tavolini sponsorizzati (riportanti i loghi pubblicitari di fornitori dei principali prodotti utilizzati) nei centri storici italiani. Una scelta che si pone in linea con una delle raccomandazioni che l’Unesco ha recentemente rivolto all’Italia riguardo il decoro e l’uniformità degli arredi urbani al fine di una maggiore valorizzazione dei centri storici.

Nel concreto Fipe sollecita il Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo a definire, d’accordo con Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, alcune norme alle quali dovranno attenersi tutti i pubblici esercizi, le attività commerciali e di servizi che operano nei centri storici: in primis le linee guida dovranno prevedere da parte dei locali l’uso di arredi coerenti con il valore e l’identità delle aree, impedendo di fatto l’installazione di arredi esterni a marchio del fornitore.

«La scelta della Fipe – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe – dimostra quanto la Federazione concentri il proprio impegno a salvaguardia del turismo nazionale, per il suo ruolo fondamentale nel rilancio economico e sociale del Paese, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno. La funzione dei pubblici esercizi è determinante per l’attrattività dei luoghi e per la soddisfazione dei turisti: stiamo purtroppo assistendo ad una progressiva dequalificazione dei servizi turistici nei centri storici delle città, dovuta anche alla proliferazione di attività commerciali e servizi che snaturano l’identità dei luoghi. Come Fipe vogliamo porre un freno a questa deriva, in linea con i numerosi provvedimenti amministrativi e legislativi che le istituzioni nazionali e locali stanno assumendo per salvaguardia dei centri storici. La tutela della valenza storica e culturale del Paese passa necessariamente attraverso un’armonizzazione rispettosa dell’arredo urbano nei luoghi di particolare pregio turistico e richiede anche responsabilità da parte degli imprenditori per una corretta e ordinata gestione degli spazi in concessione, anche al fine di evitare il rischio di una revoca della stessa per questioni di incuria o degrado. Solo con una sinergia tra tutte le parti in gioco sarà possibile valorizzare appieno le nostre bellezze».


Professione a rischio per oltre 2mila amministratori condominiali

La formazione non più solo come valore aggiunto ma come obbligo di legge: per gli amministratori di condominio si è aperta una nuova era che di fatto mette al bando chi non segue un percorso di formazione annuale come previsto dal. D.M. 140/2014. Professione a rischio, quindi, per gli oltre 2 mila amministratori condominiali operativi in provincia bergamasca, compresi quelli iscritti ad ordini professionali (geometri, architetti, ingegneri, periti industriali, avvocati), chiamati a seguire ogni anno un corso formativo obbligatorio ai fini dell’esercizio della professione. È in quest’ottica che ogni anno ANACI Bergamo organizza oltre al corso di avviamento alla professione quelli di aggiornamento professionale aperti a tutti gli amministratori condominiali anche se non iscritti ad associazioni: un’ottantina gli amministratori promossi al primo corso di ANACI che ora apre le porte della nuova sede in via Bellini 43 a Bergamo per il secondo ciclo di lezioni in programma il 10, 17 e 24 giugno (il terzo e ultimo corso si terrà l’16, 23 e 30 settembre): ogni corso è articolato in cinque moduli con il medesimo programma, per un totale 18 ore comprensive delle lezioni, dei test intermedi e dell’esame finale. Tanti i temi trattati: dalle problematiche inerenti la convocazione dell’assemblea e la redazione del verbale al distacco della fornitura di acqua e gas per morosità e la ripartizione delle spese, dai casi pratici su indicazioni della giurisprudenza a una lezione di psicologia dal titolo «La relazione e la comunicazione con i condomini in assemblea». «Con la riforma del condominio promossa con la legge n. 220 del 2012 – sottolinea Agostino Manzoni, presidente ANACI Bergamo – la professione di amministratore si fregia di un nuovo ruolo manageriale che richiede grande competenza e preparazione tecnica legate alla manutenzione e amministrazione di un edificio, figura chiave nell’affiancare i condomini verso le scelte legate al proprio bene immobiliare. Dovranno poi essere i condomini a verificare sul campo la reale preparazione dei propri amministratori chiedendo di presentare l’idonea documentazione che attesti la frequentazione dei corsi di aggiornamento obbligatori e il superamento delle prove finali con esito positivo: quegli amministratori che non daranno seguito a quanto previsto dal legislatore, di fatto, non potranno continuare a svolgere la professione. Diventa pertanto fondamentale che si sviluppi rapidamente la consapevolezza nella clientela che un amministratore di condominio non vale l’altro e che non tutti, anche se conosciuti e presenti sul mercato da tempo, saranno in possesso di quanto previsto per svolgere la professione».

 


Osio Sun Day, rinviato il nuovo evento dei commercianti

osio sun dayIl maltempo ha rinviato a data da destinarsi il nuovo evento dell’Acea di Osio Sotto, l’associazione locale dei commercianti e degli artigiani che dopo sette edizioni di Exposio ha scelto di rilanciare le proprie iniziative con Osio Sun Day, il cui debutto era previsto per domenica 5 giugno.

Un autentico inno all’estate nel nome, nell’immagine (un’utilitaria gialla come il sole pronta a partire per il mare) e nel programma, che però ha dovuto fare i conti con il meteo avverso.


Il tax freedom day arriva prima, ma per i contribuenti resta l’ “inganno”

tasseIl tempo di celebrare il 2 giugno la Festa della Repubblica e il giorno seguente è il «tax freedom day», ovvero la data della liberazione fiscale che, quest’anno arriva dopo 154 giorni di lavoro, tre in meno rispetto al 2015, quando la scadenza cadeva il 7 giugno. Il “tax freedom day” segna lo spartiacque della pressione fiscale: dal primo gennaio fino a quella data quanto si è guadagnato è stato destinato al Fisco, dal giorno successivo fino a fine anno si lavora per il proprio interesse. Il calcolo arriva dall’Ufficio studi della Cgia, l’organizzazione degli Artigiani di Mestre, che ha esaminato il dato di previsione del Pil e lo ha diviso per i 365 giorni dell’anno per ottenere un dato medio giornaliero. Il gettito di imposte, tasse e contributi che gli italiani versano allo Stato è stato quindi rapportato al Pil quotidiano, ottenendo così il «giorno di liberazione fiscale» che appunto arriverà il 3 giugno, meno di due settimane prima del grande ingorgo tributario del 16 giugno quando tra Imu, Tasi, Irpef, addizionali, Irap, Ires, Iva e Tari gli italiani verseranno più di 51 miliardi di euro al Fisco. I tre giorni in meno sotto il giogo del fisco nel 2016 sono dovuti a un calo di gettito di oltre 5 miliardi legato soprattutto alla quasi totale abolizione della Tasi sulla prima casa. E se la situazione è un po’ migliorata rispetto al 2015, non va dimenticato che vent’anni fa, nel 1996, la liberazione fiscale avveniva il 29 maggio, ovvero cinque giorni prima.

In ogni caso, le elaborazioni della Cgia confermano che quando il premier Renzi proclama che il peso fiscale si sta riducendo non dice una bugia. Ma non dice nemmeno la verità. Tutto dipende da cosa si considera come tributo. Se ci si limita a guardare l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, in effetti non ci sono aumenti perché le aliquote sono sempre le stesse e il peraltro minimo drenaggio fiscale, ovvero il passaggio ad aliquote superiori per effetto dell’inflazione, è comunque compensato dall’introduzione di nuove detrazioni. Se si guarda alla fiscalità sugli immobili c’è stato complessivamente un calo dovuto alla già citata parziale esenzione della Tasi sulla prima casa. Ma se le tasse sono la somma pagata per la prestazione di un servizio offerto da un ente pubblico, allora la data di liberazione fiscale dovrebbe scivolare nuovamente in avanti perché quella di far pagare servizi pubblici prima gratuiti (o meglio, a carico della fiscalità generale) è la strada che gli enti locali stanno percorrendo sempre più spesso per compensare i tagli operati dal governo centrale. Che così può senza tema di smentita dire di stare riducendo l’imposizione anche se il contribuente non ne vede gli effetti, dato che il suo reddito sfuma comunque.

Solo che questo avviene sotto un’altra forma, quella di maggiori prelievi dalla fiscalità locale, non solo in termini di incremento delle tariffe. Per restare a Bergamo è questo quello che sta accadendo, ad esempio, con il prossimo pagamento dei parcheggi anche di domenica. Si tratta solo dell’ultimo tassello di una trafila di servizi che prima il pubblico non faceva pagare e adesso lo fa, dall’ingresso nei musei cittadini al “contributo volontario” per acquistare materiale di consumo nelle scuole. La giustificazione che anche in altre città, in particolare Milano, si paga il parcheggio di domenica – “dimenticando” però che in molte altre questo non avviene, o per quanto riguarda i musei, che a Londra sono gratuiti nientemeno che il British Museum e la National Gallery – apre ampi scenari di emulazione inquietanti per i contribuenti. Dato che a Milano, ad esempio, si paga già l’ingresso nella zona centrale, come del resto avviene in provincia per alcune strade di montagna, potrebbe essere a questo punto il prossimo passo. Per inciso quella dei parcheggi a pagamento sembra una formula in decisa contraddizione con tutti gli appelli per rivivificare il centro. D’accordo sul fatto che ci sono necessità di cassa da parte del Comune, ma i conti li fanno anche i cittadini che piuttosto di spendere sei euro per tre ore di struscio per il centro se ne vanno in un posto dove il parcheggio è gratis e con i soldi risparmiati si comprano due gelati. Alla salute di Palafrizzoni e nel tentativo di portare ancora un po’ indietro nel calendario la data della liberazione fiscale.