Il tax freedom day arriva prima, ma per i contribuenti resta l’ “inganno”

Il tax freedom day arriva prima, ma per i contribuenti resta l’ “inganno”

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tasseIl tempo di celebrare il 2 giugno la Festa della Repubblica e il giorno seguente è il «tax freedom day», ovvero la data della liberazione fiscale che, quest’anno arriva dopo 154 giorni di lavoro, tre in meno rispetto al 2015, quando la scadenza cadeva il 7 giugno. Il “tax freedom day” segna lo spartiacque della pressione fiscale: dal primo gennaio fino a quella data quanto si è guadagnato è stato destinato al Fisco, dal giorno successivo fino a fine anno si lavora per il proprio interesse. Il calcolo arriva dall’Ufficio studi della Cgia, l’organizzazione degli Artigiani di Mestre, che ha esaminato il dato di previsione del Pil e lo ha diviso per i 365 giorni dell’anno per ottenere un dato medio giornaliero. Il gettito di imposte, tasse e contributi che gli italiani versano allo Stato è stato quindi rapportato al Pil quotidiano, ottenendo così il «giorno di liberazione fiscale» che appunto arriverà il 3 giugno, meno di due settimane prima del grande ingorgo tributario del 16 giugno quando tra Imu, Tasi, Irpef, addizionali, Irap, Ires, Iva e Tari gli italiani verseranno più di 51 miliardi di euro al Fisco. I tre giorni in meno sotto il giogo del fisco nel 2016 sono dovuti a un calo di gettito di oltre 5 miliardi legato soprattutto alla quasi totale abolizione della Tasi sulla prima casa. E se la situazione è un po’ migliorata rispetto al 2015, non va dimenticato che vent’anni fa, nel 1996, la liberazione fiscale avveniva il 29 maggio, ovvero cinque giorni prima.

In ogni caso, le elaborazioni della Cgia confermano che quando il premier Renzi proclama che il peso fiscale si sta riducendo non dice una bugia. Ma non dice nemmeno la verità. Tutto dipende da cosa si considera come tributo. Se ci si limita a guardare l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, in effetti non ci sono aumenti perché le aliquote sono sempre le stesse e il peraltro minimo drenaggio fiscale, ovvero il passaggio ad aliquote superiori per effetto dell’inflazione, è comunque compensato dall’introduzione di nuove detrazioni. Se si guarda alla fiscalità sugli immobili c’è stato complessivamente un calo dovuto alla già citata parziale esenzione della Tasi sulla prima casa. Ma se le tasse sono la somma pagata per la prestazione di un servizio offerto da un ente pubblico, allora la data di liberazione fiscale dovrebbe scivolare nuovamente in avanti perché quella di far pagare servizi pubblici prima gratuiti (o meglio, a carico della fiscalità generale) è la strada che gli enti locali stanno percorrendo sempre più spesso per compensare i tagli operati dal governo centrale. Che così può senza tema di smentita dire di stare riducendo l’imposizione anche se il contribuente non ne vede gli effetti, dato che il suo reddito sfuma comunque.

Solo che questo avviene sotto un’altra forma, quella di maggiori prelievi dalla fiscalità locale, non solo in termini di incremento delle tariffe. Per restare a Bergamo è questo quello che sta accadendo, ad esempio, con il prossimo pagamento dei parcheggi anche di domenica. Si tratta solo dell’ultimo tassello di una trafila di servizi che prima il pubblico non faceva pagare e adesso lo fa, dall’ingresso nei musei cittadini al “contributo volontario” per acquistare materiale di consumo nelle scuole. La giustificazione che anche in altre città, in particolare Milano, si paga il parcheggio di domenica – “dimenticando” però che in molte altre questo non avviene, o per quanto riguarda i musei, che a Londra sono gratuiti nientemeno che il British Museum e la National Gallery – apre ampi scenari di emulazione inquietanti per i contribuenti. Dato che a Milano, ad esempio, si paga già l’ingresso nella zona centrale, come del resto avviene in provincia per alcune strade di montagna, potrebbe essere a questo punto il prossimo passo. Per inciso quella dei parcheggi a pagamento sembra una formula in decisa contraddizione con tutti gli appelli per rivivificare il centro. D’accordo sul fatto che ci sono necessità di cassa da parte del Comune, ma i conti li fanno anche i cittadini che piuttosto di spendere sei euro per tre ore di struscio per il centro se ne vanno in un posto dove il parcheggio è gratis e con i soldi risparmiati si comprano due gelati. Alla salute di Palafrizzoni e nel tentativo di portare ancora un po’ indietro nel calendario la data della liberazione fiscale.