“Buonascuola”? No, grazie. Non mi fido più di nessuno

InsegnanteIo non sono un grosso esperto di politica: ogni volta che ho dato retta ad un politico, anche se era un amico di vecchia data, ho preso sonore fregature. Però, con il mestiere che faccio, sono diventato un discreto esperto di ciarlatani. E vi posso garantire che quel progettone di rinnovamento e di miglioria della scuola italiana che passa sotto il nome di “Buonascuola” è l’evidente prodotto di una ciarlataneria assurta a dimensione ideologica. Perché, purtroppo, la cosa che manca di più a questo Paese, e massime in materia di pubblica istruzione, è il semplice buon senso. Quel buon senso che ci porterebbe a preferire una serena gestione della normalità a proposte da jimmy il fenomeno, in una materia in cui mancano perfino i soldi per comprare i pennarelli. Non entro nello specifico delle proposte, più o meno rimaneggiate a forza di emendamenti, di questa sedicente riforma della scuola: parlerò della sostanza, se me lo permettete, perché di chiacchiere e di teorie la scuola italiana ne ha messe in cascina già a sufficienza. E la sostanza sono le persone: la qualità delle persone, intendo. Perché il mondo della scuola ha una sua prerogativa essenziale: gli entusiasti sono quasi sempre i cialtroni, le mezze calzette, i miracolati da qualche infornata sanatoria. Invece, quelli bravi, quelli seri, quelli anche solo normali, a forza di piattume, di calci nel preterito, di palesi soprusi, hanno perso la voglia: vorrei vedere voi, se vi pagassero allo stesso modo del vostro collega assenteista, fancazzista o del tutto incapace.

Dunque, mi direte, la “Buonascuola” va nella direzione giusta: valutazione dei docenti, meritocrazia e alè hop! Adesso vi spiego come funzionerà, ammesso e non concesso che la leggina entri mai in vigore: funzionerà come la recente legge sui vitalizi. All’apparenza, si tagliano i vitalizi ai condannati: nella realtà, tali e tante sono le eccezioni, che, di fatto, il provvedimento colpirà soltanto i casi più eclatanti o i poveri fessi che non contano nulla. Così andrà per la valutazione: a chi pensate che sarà affidato l’arduo compito di valutare gli insegnanti? Nella migliore delle ipotesi, si valuteranno dei titoli scolastici risibili: una certificazione di uso del computer, un corso di inglese per principianti, tutti organizzati dai soliti sindacati e di nessun reale valore culturale o professionale. Nella peggiore, invece, a valutare saranno gli uomini: gli uomini del ministero, per intenderci.

Avete mai sentito parlare un ispettore del MIUR? Un dirigente, un funzionario di un CSA? La prima impressione, di solito, è di essere al cospetto di creature che appartengano ad un’isoglossa aliena: il primo scoglio, normalmente, è di tipo banalmente denotativo. Qualunque argomento, sia pure il più generale, in bocca a questi signori si trasforma in un’inestricabile accumulazione di tecnicismi insensati, di forme idiomatiche in italian-english e di fumosi concetti didattici. Poi, subentra la sensazione imbarazzante di trovarsi al cospetto di una persona culturalmente svantaggiata: un po’ come quando ti arrivano in casa i Testimoni di Geova ed iniziano a spiegarti la Bibbia, non sapendo che sei laureato in teologia a Tubinga. Insomma, queste figure di riferimento del comparto educativo, il più delle volte sembrano appartenere alla commedia all’italiana e non ad una burocrazia moderna. E, presumibilmente, i dinamici ed acuti esaminatori delle qualità culturali e didattiche del corpo docente nazionale saranno selezionati in questa brillantissima compagine: a meno che si voglia istituire una “task force” di insegnanti d’élite, delle “Stosstruppen” che si dedichino a questa lodevole operazione di selezione dei propri colleghi. Quod deus avertat. Già me le vedo, le truppe cammellate del ministero, coi loro completini di cattivo taglio, con le loro giacchettine striminzite, tutte orgogliose delle proprie vantardigie, che esaminano con sussiego curricula e candidati e poi scrivono sul verbale “innoquo” e “disdicievole”.

Me li vedo, perché li vedo, tutti i giorni, questi aspiranti superprofessori: dei poveracci sottopagati, cui rimane, ormai, soltanto l’alterigia del nobile decaduto, con la sua marsina rattoppata. E sono gli uomini che devono giudicare gli uomini, alla fine. E io di questi uomini, scusate tanto, non mi fido. Come non mi fido di Renzi con la sua lavagnetta e gli errori in streaming. Come non mi fido dei sindacati, che mantengono uno stuolo di distacchi inutili, che ci costano un capitale. Come non mi fido di questa scuola, né buona né cattiva, perché è proprio dalla scuola che parte il nostro disastro educativo e sociale. Dalla scuola degli uomini: non da quella delle parole, che da cinquant’anni è sempre bella e buona e brava, ad ogni farsesca riforma che Dio o chi per lui manda in terra. Sono gli uomini il problema dell’Italia: gli uomini sbagliati nei posti sbagliati. Gli imbroglioni a fare i politici, i cioccolatai a fare i professori. Non è che ci manchi il materiale migliore, è che da noi vige semplicemente la peggiocrazia: e che te ne fai di una buona scuola pensata da pessime persone?


Expo a rischio sagra, ma farà comunque bene al Pil

EXpo abc (2)Forse neanche il primo novembre, quando l’Expo sarà definitivamente chiusa, ci sarà un giudizio univoco se sia stato un successo o meno. Del resto, a esposizione iniziata, ci sono ancora commenti discordi sul fatto che si sia arrivati in tempo. Questione di punti di vista, ovviamente: che il più sia stato fatto è indubbio, ma è innegabile che all’inaugurazione non tutti i padiglioni fossero pronti e che a due settimane dall’inaugurazione ci siano ancora cantieri aperti. Tutto è molto relativo e la propaganda cerca di allontanare gli sguardi dai dettagli, che però sono quelli che contano.

A rendere più complicato il giudizio è che neanche adesso che l’Expo è iniziato si è riusciti a capire esattamente cosa sia e soprattutto a cosa punti. In un contenitore così vasto dove sono entrate aspettative di tutti i tipi si confronteranno soddisfazioni e inevitabili speranze deluse. Sono ovviamente contente le aziende che hanno lavorato e incassato per la costruzione, piuttosto mogi sono invece, almeno per ora, quanti si illudevano di avere vagonate di turisti stranieri da ospitare.

Intanto c’è il silenzio stampa su quello che alla fine dovrebbe essere il metro del successo dell’esposizione: il numero di visitatori. Dopo i primi due giorni di grancassa (200 mila presenze all’inaugurazione, 220 mila il giorno dopo, nel ponte del Primo Maggio) è stata messa la sordina sulle informazioni, salvo sporadici flash, sempre in positivo, come le code nel fine settimana, per gli ingressi serali a cinque euro, che onestamente vanno collegati all’interesse per i ristoranti (e magari in prospettiva allo spettacolo del Cirque du Soleil) più che alla visita dei padiglioni. Più che legittimo, comunque, perché in questa confusione di obiettivi non è escluso che i padiglioni che avrebbero dovuto essere il cuore e la ragione dell’Expo alla fine siano soltanto i fondali del palcoscenico.

Il commissario unico di Expo Giuseppe Sala ha dichiarato in occasione della prima conferenza di bilancio a 13 giorni dall’apertura dell’Esposizione, che “per la non facile verificabilità dei numeri giornalieri” (alla faccia della perfetta organizzazione !) non è possibile comunicare dati certi, ma continua ad ostentare sicurezza, parlando di un bilancio “più che positivo”. L’obiettivo dei 20 milioni di visitatori e 24 milioni di biglietti viene confermato anche se diversi commentatori hanno esultato per il raggiungimento del primo milione di ingressi (“ufficiosi”) dopo poco più di dieci giorni. Un ritmo che proietterebbe nei sei mesi a 18 milioni.

Anche sugli unici dati ufficiali ci sarebbe poco da esultare. Dopo che all’inaugurazione aveva dichiarato la prenotazione di 11 milioni di biglietti, il 13 maggio Sala ha comunicato che Expo può contare su undici milioni e trecentomila biglietti già emessi, fatturati o contro-garantiti da una fideiussione bancaria per gli accordi con i tour operator». Una crescita di soli 300 mila biglietti che appare piuttosto magra. Sala ha rilevato che “sono già più di 100 mila i biglietti venduti dal primo maggio per gli ingressi serali (al prezzo di 5 euro)”, così che la sua puntualizzazione che «Expo la sera è un successo» sembra essere per negazione l’ammissione che di giorno non lo è altrettanto.

Intanto degli 11,3 milioni di biglietti staccati, quelli effettivamente “incassati” sono cinque milioni, mentre il resto è garantito da prenotazioni in particolare di agenzie di viaggio. Complessivamente, 8 milioni sono stati venduti a 11 grandi distributori, 700 mila sul sito e con la distribuzione diretta di Expo, 350 mila alle scuole (ma con 700 mila prenotazioni). Ma ci sono biglietti e biglietti: via web costa 34 euro, ma vari rivenditori fanno prezzi più bassi e si possono trovare anche a 20. Si può comunque confidare che alla fine i numeri saranno raggiunti in un modo o nell’altro, ma dato che si sta parlando di un’esposizione universale non è solo una questione di quantità. C’è qualità differente nel visitatore e non solo per la capacità di spesa: un conto è uno straniero che deve pernottare, un conto è un milanese che torna a casa, un conto è uno studente, un conto è uno scolaro attrezzato di panino nella cartella, un conto è chi è interessato solo ai ristoranti. C’è la possibilità che alla fine l’Esposizione universale si riduca a un’estemporanea sagra regionale, frequentata soprattutto da lombardi e con una grande abbondanza di scolaresche. Ma poco male. Resteranno infrastrutture realizzate per 2 miliardi di euro, alcune di utilità generale, altre funzionali solo a un’area dalla destinazione incerta. E in ogni caso si darà data una scossa, come nelle migliori tradizioni delle politiche keynesiane, dove scavare una buca e poi riempirla muove comunque il Pil. Secondo Euler Hermes (gruppo Allianz) Expo darà un contributo dello 0,1% al Pil Italiano del 2015: con queste crescite a dimensione virgola non è da buttar via.

 


Bando “Creatività e commercio”, ecco le domande ammesse

Bando creatività e commercio E’ stata pubblicata sul Burl del 25 maggio la graduatoria del bando “Creatività e Commercio: spazi espositivi per l’attrattività territoriale”, che finanzia a fondo perduto allestimenti di vetrine e corner creativi nelle attività commerciali dei Distretti Urbani del Commercio. Sono state presentate complessivamente 86 domande. Questo l’esito della valutazione: 45 domande ammesse a contributo, per complessivi 384mila euro; 41 domande non ammissibili per mancanza di requisiti formali previsti dal bando.

Le imprese che risultano ammesse al contributo riceveranno una comunicazione via pec. Entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione della pec, i beneficiari dovranno accedere al portale www.bandimpreselombarde.it per l’accettazione del contributo loro assegnato.

 

Bando creatività e commercio- L’elenco delle domande ammesse


Donazione degli organi, Palafrizzoni in prima linea

giornata nazionale fioriOltre 150 persone hanno espresso la propria volontà sulla donazione degli organi nella giornata di ieri negli uffici dell’anagrafe del Comune di Bergamo. Il Comune è da oggi in prima linea per informare i cittadini sulle modalità previste dalla legge italiana (Legge n.91 del 1 aprile 1999) per dichiarare la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti (un impegno costante per sostenere la donazione quale gesto di responsabilità e di altruismo). Grazie ai progressi della medicina, il trapianto è una terapia efficace e sicura che offre una concreta possibilità di cura ai pazienti iscritti in lista d’attesa. Un’iniziativa importante, che garantisce ai cittadini la libertà di scegliere riguardo un tema significativo come la donazione di organi con pochi e semplici passaggi.

L’azione consiste nell’obbligo per chi richiede o rinnova la carta d’identità di esprimere il proprio consenso o diniego alla donazione. Questa possibilità è stata introdotta dalla legge 26 febbraio 2010 n. 25 che ha modificato l’art.3 del T.U. delle leggi di P.S. n. 773 /1931.

Come e dove dichiarare la propria volontà

I cittadini maggiorenni che intendono esprimere la propria volontà e registrarla nel Sistema Informativo Trapianti (SIT), possono farlo firmando un modulo che sarà consegnato in occasione del rilascio /rinnovo della carta d’identità all’ufficio anagrafe; compilando e firmando un modulo che si può richiedere alla Asl di appartenenza; firmando l’atto olografo dell’associazione Italiana Donatori di Organi (Aido). Grazie alla convenzione Nazionale Trapianti, tutte le dichiarazioni raccolte confluiscono nel SIT. Sono altrettanto valide, ai sensi di legge, le seguenti modalità per dichiarare il proprio consenso o diniego alla donazione: compilare e firmare la Tessera Regionale del Donatore o le tessere delle Associazioni di Donatori e malati (va sempre portata con sé) e scrivere su un foglio libero la propria volontà, ricordando di inserire i dati.


J&F, ecco i costumi che valorizzano il tessile bergamasco

Il momento della prova costume quest’anno potrebbe essere un po’ meno drammatico, grazie ad un nuovo marchio tutto bergamasco.

A crearlo due vulcaniche amiche, Elisabetta Giazzi, 32 anni, e Francesca Fiorini, 33, i cui cognomi, in libera versione inglese, sono diventati il brand Jazz & Flower Beachwear.

La collezione del debutto è presente come temporary shop in Galleria Mazzoleni a Bergamo fino al 28 giugno, forse qualche settimana in più, e poi si farà conoscere tra eventi e negozi. Nel frattempo è già riuscita a regalare uno sprazzo di colore in un sabato grigio (lo scorso 23 maggio) con la sua sfilata all’interno del complesso commerciale.

«Dare vita ad una produzione di costumi era il nostro sogno», racconta Francesca Fiorini. «Lavoriamo in altri settori, io negli investimenti, Elisabetta nel marketing, ma ci piace metterci in gioco e siamo sempre pronte a fare qualcosa di nuovo». J&F Beachwear nasce dopo dieci mesi «di duro lavoro» nei quali le due amiche sono andate alla ricerca di tessuti, stilista, modellista e confezione per dare concretezza al loro progetto. «Abbiamo scelto di affidarci alle aziende e alle professionalità presenti a Bergamo – sottolinea Francesca -, dato che sul versante del tessile non siamo secondi a nessuno. È anche un modo per dare un segnale di fiducia al settore, che vive una crisi ma non certo di qualità».

Per i tessuti il fornitore è la Carvico, di Carvico. Il cosa realizzare deriva da una vera e propria passione di Francesca per il mare, le isole e per i costumi, di cui ha una collezione che spazia dai marchi famosi ai modelli trovati in giro per il mondo. «Ogni volta che si è in costume si sta bene – fa notare -. Fare costumi per noi significa proporre uno stile di vita all’insegna del divertimento, dello stare con gli amici».

E se dentro al costume ci si trova a proprio agio è ancora meglio. «I nostri non sono due pezzi per modelle, tanto che la taglia 38 non c’è nemmeno – evidenzia -, si va dalla 40 alla 46. È moda giovane, sì, ma pensata per rispondere alle esigenze delle diverse corporature. Per le taglie prima e seconda, ad esempio, ci sono modelli che valorizzano il seno; salendo di misura ci sono soluzioni per sostenere, ricorrendo anche a tessuti più tecnici e all’allacciatura dietro al collo. Diciamo che è una concezione consulenziale, da boutique, fino quasi al su misura, se serve qualche aggiustamento, infatti, lo realizziamo». «La personalizzazione è facilitata dalla possibilità di comprare un singolo pezzo – aggiunge – . Si possono abbinare il reggiseno di un modello con lo slip di un altro oppure con tre pezzi realizzare due costumi diversi o ancora comprare una parte da abbinare ad un costume che già si possiede: c’è grandissima libertà». A fare il resto ci pensano fantasie, colori e stile, racchiusi in sette linee tutte ispirate ad un’isola.

«Anche il prezzo è un aspetto che crediamo possa fare la differenza – prosegue Francesca -. Per qualità i nostri costumi sono sullo stesso piano di quelli venduti attorno ai cento euro, da noi il prezzo medio è ottanta, e non è poco».

Su Bergamo si è indirizzata anche la scelta dei partner per tutto ciò che completa il costume da bagno da proporre in negozio: la boutique Le Fate di via Broseta per copricostume, cappelli, orologi e accessori spiaggia; per i teli mare Zenoni e Colombi di Albino.

Intelligente è anche l’idea del debutto itinerante. «Dopo il temporary shop abbiamo in programma alcuni eventi, ad esempio nell’estivo allo spalto di San Giacomo e in collaborazione con un negozio di ottica – anticipa –, e poi corner nei negozi, da Città alta a Brescia, alla Costa azzurra, dove ho contatti. Per quanto fantasiose, entusiaste e convinte del nostro progetto abbiamo i piedi per terra e non abbiamo fretta. Anche nei sogni non bisogna esagerare. Abbiamo investito nostre risorse, vediamo come risponde il mercato e poi faremo i passi successivi, come aprire un vero negozio».


Inaugurata la nuova area commerciale. In arrivo brand internazionali

All’Aeroporto di Bergamo Orio al Serio oggi è stata inaugurata la nuova ala del terminal passeggeri, che comprende quattro nuovi gate d’imbarco già operativi, la nuova area commerciale e, al piano terra, la corrispondente area arrivi. Alla cerimonia inaugurale sono intervenuti il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Del Rio, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, il presidente di Enac, Vito Riggio, e il presidente di Sacbo, società di gestione dell’Aeroporto di Bergamo, Miro Radici.

Il completamento della nuova sezione del terminal passeggeri, che ha raggiunto un fronte lineare di 300 metri, rappresenta l’ultima delle fasi di progressivo adeguamento degli spazi e delle volumetrie finalizzate a rendere l’aeroporto sempre più funzionale alle esigenze delle compagnie aeree, dei passeggeri e personale operativo. Tutte le opere infrastrutturali realizzate in aeroporto sono state interamente autofinanziate da Sacbo. La nuova area terminal dell’Aeroporto di Bergamo comprende spazi

commerciali ampliati con l’obiettivo di rispondere alle aspettative dei passeggeri in transito, proponendo un’offerta più ricca e articolata per tipologia e merceologia. Un’idea che rispecchia la volontà di puntare alla crescita qualitativa dei servizi aeroportuali, da realizzare in spazi adeguati e in un ambiente che offre gradevolezza e comfort. Un’operazione che colloca nel terminal partenze 38 attività commerciali retail e 15 attività legate alla somministrazione, tra bar e ristoranti, con una crescita del 60% dell’offerta complessiva.

Il Duty Free viene traslato nel cuore della nuova area commerciale dello airside terminal, con una superficie disponibile più che raddoppiata, diventando walkthrough alla stregua più importanti aeroporti internazionali, lasciando invariata l’offerta merceologica composta in prevalenza da tabacchi, liquori e profumeria. In arrivo note griffe nel panorama internazionale della moda: Pinko, Max Mara, Liu Jo, Furla, Desigual, Nau, Fedon, Jadea, Trussardi Jeans e gli angeli di Victoria’s Secret. L’assortimento includerà fragranze, prodotti per la cura del corpo, lussuosi articoli di pelletteria, eleganti ed innovativi accessori per il business, bagagli, oltre ad una selezione di prodotti di lingerie. Altre griffe che hanno conquistato spazio sono i brand bergamaschi Perofil, Barbieri e Save my Bag. Destinata a cambiare aspetto anche la piazzetta intitolata a Ilario Testa, completamente rinnovata con uno spazio più orientato al relax, un wine bar e una serie di eccellenze enogastronomiche nazionali.

Nella nuova area commerciale, dove trovano posto marchi già presenti quali Cavalleri pasticceria, la “Bottega dei Sapori” e “Akai” per l’elettronica di consumo, è stato creato uno spazio completamente dedicato al food, in cui sono ospitati i format Santa Cristina e Rosso Sapore di Chef Express, il più grande insediamento aeroportuale di McDonald’s, gestito da MyChef, con ben 400 mq a disposizione, il format milanese di Panino giusto, e la new entry “Delice Maison”, proposta formato “backery” in stile francese del gruppo Autogrill. Tra le altre novità, la presenza del parrucchiere “The beauty gate” con tanto di servizio prenotabile via App, e la creazione di uno spazio dedicato alle famiglie con bambini, che mette a disposizione nursery e servizi igienici dedicati ai più piccoli.


Maroni, Radici e Gori al ministro Delrio: “Prioritario il collegamento Orio-Bergamo”

“Oggi inauguriamo il nuovo terminal di Orio al Serio, è un momento molto importante perché con questo nuovo terminal si rafforza il ruolo di Orio nel sistema aeroportuale lombardo e nazionale”. Così si è espresso il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo, questa mattina, all’inaugurazione della nuova area terminal dello scalo bergamasco.

Orio ha già superato Linate come numero di passeggeri nei primi mesi del 2015. “Dopo quello di Fiumicino – ha sottolineato ancora il presidente – i nostri aeroporti di Orio, Linate e Malpensa, sono i più importanti del sistema nazionale, quelli che hanno il maggior numero di passeggeri. Nel piano nazionale degli aeroporti, approvato pochi mesi fa dal Governo, Malpensa ha il ruolo di aeroporto strategico e Orio quello di aeroporto di interesse nazionale e la Regione Lombardia vuol fare la sua parte, perché il sistema aeroportuale lombardo si sviluppi e si consolidi, cogliendo tutte le potenzialità che abbiamo e siamo assolutamente convinti che anche l’aeroporto di Montichiari debba fare parte di questo sistema: per questo bisogna trovare l’accordo con Verona su Montichiari e sono certo che il Governo saprà cosa fare”.

Vista la presenza del ministro alle Infrastrutture Delrio, non poteva mancare il capitolo del collegamento ferroviario tra Orio e Bergamo, 4 chilometri per un investimento di 170 milioni. “Un investimento utile, perché serve alla città, all’aeroporto e alla Lombardia” ha sottolineato Maroni. Una richiesta avanzata anche dal presidente di Sacbo, Miro Radici, e dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha rimarcato come l’opera sia prioritari e pertanto inserita nel dossier di opere infrastrutturali consegnato alcuni giorni proprio a Delrio. “Il Governo – è il pensiero di Maroni – tramite il fondo strategico o la Cassa Depositi e Prestiti, deve trovare le risorse necessarie per questo collegamento così importante. Sono certo che il ministro Delrio saprà trovare le risorse necessarie e la Regione Lombardia è a disposizione per fare la sua parte, anche da un punto di vista finanziario, per la realizzazione di questa grande opera”.

In primo piano anche il capitolo della questione ambientale. Su questa tema il presidente di Sacbo, Miro Radici è stato chiaro: “Siamo ben consci che un aeroporto cittadino come il nostro può creare disagi. da parte nostra stiamo facendo il possibile limitare l’impatto ambientale. Ci auguriamo che la situazione possa migliorare ulteriormente l’anno prossimo, con l’arrivo dei nuovi aerei Ryanair, meno rumorosi del 30%”.

“Ci rendiamo conto che ci sono delle criticità legate al fatto che si tratti di un aeroporto importante, con un numero altissimo di passeggeri, inserito in un contesto urbano – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Maria Terzi – ma sono convinta che la fase di interventi per le mitigazioni ambientali che la società aveva iniziato qualche anno fa possa assolutamente proseguire. Le parole del presidente Radici ci fanno ben sperare in un punto di accordo tra le esigenze del territorio e le esigenze dell’aeroporto, che è una risorsa importantissima e, come tale, deve essere considerata”.


In vendita l’ex sede dell’Incubatore d’impresa

incubatore_-_pg.jpgLa Camera di Commercio di Bergamo mette in vendita l’immobile di Brembate Sopra che ha ospitato per alcuni anni l’Incubatore d’impresa. L’ente di largo Belotti ha pubblicato il bando d’asta per l’alienazione dell’immobile, in esecuzione della determinazione n. 137 del 21 maggio 2015, sulle base al piano triennale degli investimenti approvato dal Consiglio.

Il prezzo a base d’asta è di 975.000 euro. L’immobile, in via privata Legler 14, è una palazzina di tre piani di circa 260 mq ciascuno adibita a uffici e aule corsi. È stato acquistato nel dicembre 2006 dalla Fondazione Legler e vi sono state insediate le attività dell’incubatore d’impresa, in precedenza ospitato nei vicini spazi della fondazione stessa, ed i servizi per l’orientamento e lo sviluppo d’impresa. Progetti che dal 2014 sono stati trasferiti al Point di Dalmine.

Il termine per la presentazione delle offerte è il 20 luglio 2015 (ore 12).

Chiarimenti inerenti la procedura potranno essere chiesti all’Ufficio Servizi Informatici e Strumentali Partecipazioni della Camera di Commercio di Bergamo (tel. 035/4225217, e-mail manutenzioni@bg.camcom.it)

Il bando e i documenti correlati 


“La variante di Zogno non sarà una Salerno-Reggio Calabria”

“La variante di Zogno non sarà un’altra Salerno-Reggio Calabria, anche perché la provincia di Bergamo è fra quelle che paga più tasse allo Stato ed è giusto che a Roma non se ne dimentichino”. Lo ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Sorte che, a margine dell’inaugurazione del nuovo terminal di Orio Al Serio, ha spiegato di aver condiviso con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della provincia, Matteo Rossi, “un dossier delle opere pubbliche prioritarie per il territorio”. “Abbiamo delle esigenze immediate – ha rimarcato Sorte – e fra queste c’è la variante di Zogno. E’ un’opera importantissima, che va finita, e che non può dare l’impressione di essere una nuova Salerno-Reggio Calabria. Siamo sicuri sarà fondamentale per la Val Brembana e per il turismo di tutta la zona. Come seconda priorità abbiamo individuato la variante di Cisano, un’infrastruttura che vale 40 milioni di euro e finanziata con 5 dalla Regione”. La terza leva su cui spingere è quella della sviluppo della rete ferroviaria”. “Abbiamo bisogno di investimenti sulle infrastrutture – ha concluso Sorte – che ci consentano anzitutto di allargare i nodi, quello di Ponte San Pietro e quello di Montello così da garantire anche la fermata dell’ospedale. In questo modo potenzieremo un servizio che ogni giorno è scelto da migliaia di pendolari. Rientra ovviamente in questo capitolo anche il collegamento ferroviario fra Bergamo e l’aeroporto di Orio”.


Polaresco, l’arte degli studenti per dire no alle guerre

locandinaCresce il tam-tam sui social per far parte della tribù della Giornata dell’arte promossa e organizzata dalla Consulta studentesca bergamasca per sabato 30 maggio, dalle 15.30 fino a tarda sera, allo Spazio Polaresco di Bergamo. Già numerosi ragazzi e ragazze hanno aderito e porteranno proprie creazioni o esibizioni per lanciare messaggi di pace come richiede il tema dell’evento Cps: “Il bello contro il bellico, arte e creazione contro la guerra”. Cent’anni dopo l’ingresso dell’Italia nella Grande guerra, le speranze degli studenti Cps sono proiettate verso un futuro fatto di bellezza e creatività, con la vita come valore inviolabile. Un’occasione importante di aggregazione giovanile, anche per dare il benvenuto alle vacanze che si avvicinano attraverso i diversi linguaggi dell’arte.

“Attraverso l’arte intendiamo lanciare un messaggio contro tutte le guerre, da quelle di mafia ai conflitti dimenticati sparsi nel mondo. La nostra non vuole però essere una riflessione dolorante, sui numeri dei conflitti, ma carica di speranza. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere gli studenti delle scuole bergamasche che, attraverso i loro talenti artistici, creeranno nuova bellezza. La giornata vuole essere anche una vetrina in cui gli artisti emergenti potranno avere un’occasione di visibilità: band e dj, pittori e scultori, illustratori e giocolieri, ma anche free runners, caricaturisti, disegnatori di henné, ballerini e danzatori, writers. Non importa il mezzo, ciò che conta è che le performances esprimano un messaggio di pace. Il ricavato sarà devoluto ad Emergency, portando così un aiuto concreto a chi vive in zone di conflitto. L’ingresso è libero e gratuito.

Info: www.consultastudenti.bg.it