Forse neanche il primo novembre, quando l’Expo sarà definitivamente chiusa, ci sarà un giudizio univoco se sia stato un successo o meno. Del resto, a esposizione iniziata, ci sono ancora commenti discordi sul fatto che si sia arrivati in tempo. Questione di punti di vista, ovviamente: che il più sia stato fatto è indubbio, ma è innegabile che all’inaugurazione non tutti i padiglioni fossero pronti e che a due settimane dall’inaugurazione ci siano ancora cantieri aperti. Tutto è molto relativo e la propaganda cerca di allontanare gli sguardi dai dettagli, che però sono quelli che contano.
A rendere più complicato il giudizio è che neanche adesso che l’Expo è iniziato si è riusciti a capire esattamente cosa sia e soprattutto a cosa punti. In un contenitore così vasto dove sono entrate aspettative di tutti i tipi si confronteranno soddisfazioni e inevitabili speranze deluse. Sono ovviamente contente le aziende che hanno lavorato e incassato per la costruzione, piuttosto mogi sono invece, almeno per ora, quanti si illudevano di avere vagonate di turisti stranieri da ospitare.
Intanto c’è il silenzio stampa su quello che alla fine dovrebbe essere il metro del successo dell’esposizione: il numero di visitatori. Dopo i primi due giorni di grancassa (200 mila presenze all’inaugurazione, 220 mila il giorno dopo, nel ponte del Primo Maggio) è stata messa la sordina sulle informazioni, salvo sporadici flash, sempre in positivo, come le code nel fine settimana, per gli ingressi serali a cinque euro, che onestamente vanno collegati all’interesse per i ristoranti (e magari in prospettiva allo spettacolo del Cirque du Soleil) più che alla visita dei padiglioni. Più che legittimo, comunque, perché in questa confusione di obiettivi non è escluso che i padiglioni che avrebbero dovuto essere il cuore e la ragione dell’Expo alla fine siano soltanto i fondali del palcoscenico.
Il commissario unico di Expo Giuseppe Sala ha dichiarato in occasione della prima conferenza di bilancio a 13 giorni dall’apertura dell’Esposizione, che “per la non facile verificabilità dei numeri giornalieri” (alla faccia della perfetta organizzazione !) non è possibile comunicare dati certi, ma continua ad ostentare sicurezza, parlando di un bilancio “più che positivo”. L’obiettivo dei 20 milioni di visitatori e 24 milioni di biglietti viene confermato anche se diversi commentatori hanno esultato per il raggiungimento del primo milione di ingressi (“ufficiosi”) dopo poco più di dieci giorni. Un ritmo che proietterebbe nei sei mesi a 18 milioni.
Anche sugli unici dati ufficiali ci sarebbe poco da esultare. Dopo che all’inaugurazione aveva dichiarato la prenotazione di 11 milioni di biglietti, il 13 maggio Sala ha comunicato che Expo può contare su undici milioni e trecentomila biglietti già emessi, fatturati o contro-garantiti da una fideiussione bancaria per gli accordi con i tour operator». Una crescita di soli 300 mila biglietti che appare piuttosto magra. Sala ha rilevato che “sono già più di 100 mila i biglietti venduti dal primo maggio per gli ingressi serali (al prezzo di 5 euro)”, così che la sua puntualizzazione che «Expo la sera è un successo» sembra essere per negazione l’ammissione che di giorno non lo è altrettanto.
Intanto degli 11,3 milioni di biglietti staccati, quelli effettivamente “incassati” sono cinque milioni, mentre il resto è garantito da prenotazioni in particolare di agenzie di viaggio. Complessivamente, 8 milioni sono stati venduti a 11 grandi distributori, 700 mila sul sito e con la distribuzione diretta di Expo, 350 mila alle scuole (ma con 700 mila prenotazioni). Ma ci sono biglietti e biglietti: via web costa 34 euro, ma vari rivenditori fanno prezzi più bassi e si possono trovare anche a 20. Si può comunque confidare che alla fine i numeri saranno raggiunti in un modo o nell’altro, ma dato che si sta parlando di un’esposizione universale non è solo una questione di quantità. C’è qualità differente nel visitatore e non solo per la capacità di spesa: un conto è uno straniero che deve pernottare, un conto è un milanese che torna a casa, un conto è uno studente, un conto è uno scolaro attrezzato di panino nella cartella, un conto è chi è interessato solo ai ristoranti. C’è la possibilità che alla fine l’Esposizione universale si riduca a un’estemporanea sagra regionale, frequentata soprattutto da lombardi e con una grande abbondanza di scolaresche. Ma poco male. Resteranno infrastrutture realizzate per 2 miliardi di euro, alcune di utilità generale, altre funzionali solo a un’area dalla destinazione incerta. E in ogni caso si darà data una scossa, come nelle migliori tradizioni delle politiche keynesiane, dove scavare una buca e poi riempirla muove comunque il Pil. Secondo Euler Hermes (gruppo Allianz) Expo darà un contributo dello 0,1% al Pil Italiano del 2015: con queste crescite a dimensione virgola non è da buttar via.