Lab3G, i giovani in campo
per sostenere Giorgio Gori 

E' stato presentato nella sede del Comitato 'Gori x Bergamo', Lab3G – Giovani x Giorgio Gori. "Il nostro gruppo è composto da una ventina, fra ragazze e ragazze, di età compresa tra i 16 e i 25 anni" ha esordito Niccolò Carretta, coordinatore del nuovo soggetto politico, nato a sostegno della candidatura di Giorgio Gori a Sindaco di Bergamo. "Al nostro interno contiamo studenti liceali – ha precisato Carretta – e universitari, iscritti sia a Bergamo, in particolare a Economia, Scienze della comunicazione, Ingegneria informatica, sia ad altri Atenei lombardi: Politecnico, Bicocca, Statale di Milano e Università di Brescia".
Nato come "officina politica", Lab3G mira ad ideare e realizzare iniziative "animate da un forte spirito civico giovanile", oltre che da "una profonda volontà di contribuire, concretamente, ad un rilancio socio-culturale di Bergamo, che deve trovare nei giovani il vero elemento di slancio".
Non a caso, lo slogan scelto recita : "Se Bergamo non pensa ai giovani, i giovani pensano a Bergamo".
Convinti dell’importanza del mettersi in gioco in prima persona, i componenti di Lab3G hanno espresso riconoscenza a Giorgio Gori: "Ci ha dato e ci sta dando una grande occasione" – ha riconosciuto Carretta. Che ha aggiunto: "Per la prima volta, i giovani bergamaschi non vengono coinvolti solo per volantinaggi, o poco più. Hanno, invece, l’opportunità di collaborare attivamente nel disegno per la Bergamo del futuro. Una città che desideriamo moderna, innovativa e attrattiva per noi e per tutti i nostri coetanei".
Lab3G intende restare sulla scena anche dopo le imminenti amministrative. "Saremo un pungolo costante per chi governerà Bergamo" assicura il coordinatore. "E per fare questo – sottolinea ancora – abbiamo bisogno del sostegno e della partecipazione dei giovani della città. Ragazzi e ragazze che abbiano voglia di dare una mano concreta alla nostra 'officina, allo scopo di stimolare Bergamo, ridestandola dal torpore in cui l'hanno relegata troppi anni di politiche timide oltre che rinunciatarie".
Oltre ad una pagina Facebook (LAB 3G Giovani x Giorgio Gori), il neonato gruppo di giovani dispone di un account Twitter (@LAB_3G) ed è contattabile all’indirizzo email: giovanixgiorgiogori@gmail.com. Lab3G ha inoltre attivato un blog (http://lab3g.altervista.org/) dove saranno caricati tutti gli interventi già scritti e le proposte che verranno elaborate nel corso della campagna elettorale.


Moscato di Scanzo,
il punto sul progetto
di valorizzazione
in un convegno
il 5 febbraio

Il progetto di collaborazione del Consorzio di tutela del Moscato di Scanzo Docg con il Cirive (Centro Interdipartimentale di ricerca per l’innovazione in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano), volto alla caratterizzazione e alla valorizzazione del vitigno Moscato di Scanzo, nel corso del 2013 ha conseguito ulteriori importanti progressi.
È stato completato il sequenziamento del dna del Moscato di Scanzo nell’ambito di un progetto finanziato dal Mipaf (ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali). Sulla base del sequenziamento è possibile mettere in luce le specificità genetiche del vitigno, in comparazione con numerosi altri vitigni autoctoni e studiarne quindi in modo efficace la risposta in termini di potenziale qualitativo delle uve al variare delle condizioni ambientali e colturali. Nel corso del 2014 l’analisi della sequenza sarà completata con gli strumenti della bioinformatica.
Sono proseguite le attività di selezione clonale del Moscato di Scanzo nell’ambito del progetto finanziato dalla Regione Lombardia. Le 23 linee clonali raccolte presso i campi di selezione e omologazione clonale del polo regionale di Riccagioia scpa sono state tenute sotto osservazione in relazione allo stato sanitario e alle prestazioni produttive e qualitative, anche attraverso la micro-vinificazione delle uve. Due linee clonali saranno presto iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Le linee clonali saranno moltiplicate e messe a disposizione dei viticoltori del Consorzio nella primavera 2015, per realizzare vigneti sperimentali policlonali capaci di esprimere un maggiore potenziale enologico rispetto ai vigneti monoclonali o realizzati con materiali standard.
Quanto alla valorizzazione enologica del Moscato di Scanzo, è stata completata la caratterizzazione dei profili compositivi delle molecole aromatiche (aromi liberi) e dei loro precursori glicosilati (aromi legati).
Su tale base sono state elaborate e verranno sperimentate nel 2014 le più opportune tecniche per la gestione della vinificazione al fine esaltare le peculiarità aromatiche del vitigno. Sono state raccolte ulteriori prove documentali comprovanti l’antichità e l’autoctonia dell’origine del Moscato di Scanzo. Mercoledì 5 febbraio, alle 20, alla sala consiliare del Comune di Scanzorosciate si terrà un seminario di approfondimento della materia, con il patrocinio del Comune di Scanzorosciate.


Grossisti
di vini e bevande,
bilancio
in chiaroscuro
per l’articolo 62

nella foto: Giampietro Rota

L’articolo 62 resta l’argomento più dibattuto del Gruppo Grossisti di Vino e Bevande dell’Ascom di Bergamo, al centro dell’ultimo consiglio di categoria dei giorni scorsi. Le criticità non mancano nell’applicazione di una legge che ha in parte stravolto le normali prassi commerciali, a partire dall’obbligo di stipulare i contratti in forma scritta che non tiene conto delle esigenze di snellezza, informalità e celerità che caratterizzano  il settore . Ad oltre un anno dall’introduzione del vituperato articolo, il bilancio è  infatti in chiaroscuro. A tirare le somme sulla nuova disciplina delle relazioni commerciali per la cessione di prodotti agroalimentari è Giampietro Rota, presidente del Gruppo Grossisti di Vino e Bevande, che ripercorre il tortuoso iter di legge. “Se al momento dell’entrata in vigore della nuova disciplina gli imprenditori si trovarono sostanzialmente impreparati, nel corso dei mesi successivi non si è fatto che creare ulteriore confusione  fino ad instillare  dei veri e propri dubbi sulla legittimità stessa dell’articolo 62, ritenuta in contrasto con la direttiva comunitaria 7 del 2011, recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo 192 del 2012. La giurisprudenza, attraverso una  più recente sentenza del Tar del Lazio, ha invece affermato la piena e perdurante vigenza dell’articolo 62, andando così a dirimere la querelle interpretativa scaturita dal dissenso d’opinione  tra il Ministero delle Politiche Agricole e quello dello Sviluppo Economico”. In estrema sintesi, la nuova disciplina – oltre a minare le prassi commerciali ormai affermate e consolidate negli anni – si è trovata in contraddizione con l’Unione Europea, ha diviso due ministeri fino a trovare un primo chiarimento con la sentenza 7195 del 2013, depositata il 17 luglio presso il Tar del Lazio. “La sentenza ha confermato una volta per tutte la vigenza della normativa – sottolinea Rota – . Come ogni altra legge dello Stato, la normativa va osservata in ogni suo punto, anche se ciò comporta degli inevitabili e gravosi oneri per le imprese, in un momento in cui i contratti vengono spesso rivisti. Ogni contratto ed ogni fornitura hanno delle caratteristiche specifiche e, in assenza di una norma generale certa, oggetto di dibattito tra istituzioni, esperti e legislatori, non è certo sul mercato che si fa chiarezza. Sono così state all’ordine del giorno le  contestazioni con fiscalisti, commercialisti e i clienti stessi”.  Il percorso normativo non è stato privo di conseguenze e ripercussioni sulla distribuzione, chiamata a fare da tramite tra le esigenze della produzione  e quella del piccolo commercio e dei pubblici esercizi. Anche sui termini di pagamento molta confusione è stata fatta tra data di ricevimento e data di consegna: “Per i prodotti alcolici (vino, birra e distillati) il termine è di 60 giorni dalla data di consegna, come già previsto dall’articolo 22 della Legge 18 febbraio 1999, numero 28, mentre per i prodotti non deteriorabili la scadenza scatta a 60 giorni fine mese dalla data ricevimento fattura” sottolinea il presidente della categoria. Chiaro e certo, di contro, il regime sanzionatorio, da 516 a 20 mila euro per contratti non scritti o non compilati in ogni parte e ritardi nei pagamenti da 516 a 3mila euro. “Le sanzioni previste dall’articolo 62 risultano assolutamente sproporzionate nonché in contrasto con la necessaria elasticità nell’ambito del fisiologico andamento del rapporto commerciale – continua Rota -.  Perfino le imprese più virtuose, che sono solite adempiere puntualmente ai propri obblighi di pagamento, se dovessero trovarsi nell’impossibilità materiale di onorare i propri impegni nei termini contrattuali, sarebbero colpite, oltre che da pesanti interessi di mora, anche da una sanzione dovuta al semplice ritardo, a prescindere da qualsiasi valutazione in merito alla loro correttezza e buona fede ed alle cause del ritardo”. 

A marzo nuovo aumento
delle accise. è il terzo
in meno di un anno

Oltre all’articolo 62 e ai relativi adempimenti, l’aumento dell’ accise sugli alcolici si somma a quello dell’Iva. Un primo aumento delle accise su birra e alcolici era già stato fatto il 10 ottobre 2013. Nella road map prevista dal decreto istruzione dello scorso autunno (Dl 104/2013, articolo 25) è scattato il 1° gennaio il momento del secondo ritocco: le accise sono infatti  passate da 2,66 a 2,70 euro per ettolitro e per grado-Plato; da 77,53 a 78,81 euro per ettolitro per prodotti alcolici intermedi; da 905,51 a 920,31 euro per ettolitro per l’alcol etilico. Ma i ritocchi – sempre al rialzo – non si fermano qui, perché il decreto sulla cancellazione della seconda rata Imu sull’abitazione principale farà scattare un altro rincaro dal 1° marzo 2014. Sulla birra, per esempio, l’accisa salirà a 2,77 per ettolitro e per grado-Plato. “E’ la terza volta in meno di un anno che cambiano le accise su birra e distillati, con continui cambi di prezzi – sottolinea Giampietro Rota -. La stima effettuata dalla nostra associazione è di un aumento di alcuni centesimi a bicchiere”. 


Expo 2105,
Explora
incontra 
gli operatori
bergamaschi 

Il prossimo 6 febbraio, a partire dalle 15, all’ex Borsa merci di Bergamo, si terrà un incontro dedicato alla valorizzazione e al rilancio dell’offerta turistica del territorio lombardo in vista dell’ Expo. L’incontro è organizzato dalla Camera di Commercio di Bergamo in collaborazione con Explora, società costituita tra Regione Lombardia (attraverso Finlombardia) e la Camera di Commercio di Milano, in coordinamento con le realtà istituzionali associative locali per Esposizioni universale del 2015. L’incontro sarà presieduto dal direttore generale di Explora, Jospe Ejarque. La prima importante operazione di Explora è la compilazione del manuale di vendita del territorio lombardo utile a presentarsi a importanti appuntamenti internazionali per la commercializzazione del prodotto turistico. Accanto a questa iniziativa Explora propone i Club di prodotto a cui possono aderire, dietro pagamento di una contenuta quota di adesione, gli operatori in possesso dei requisiti che vogliano incrementare la propria visibilità e aumentare quindi il proprio vantaggio competitivo. Sulla base dei prodotti turistici individuati nella regione Lombardia, sono stati selezionati diversi Club di prodotto destinati ad altrettanti mercati di riferimento.
L’incontro è rivolto a: strutture alberghiere ed extra-alberghiere; centri benessere di qualità e centri termali; operatori turistici; guide alpine; golf club aperti al pubblico; agriturismi in zone rurali; fattorie didattiche; aziende agricole che offrono la possibilità di effettuare visite, percorsi di scoperta, degustazioni; cantine vinicole e aziende di prodotti tipici che offrono la possibilità di effettuare visite guidate e degustazioni di prodotti propri. Per partecipare è necessario iscriversi compilando il modulo online sul sito della Camera di Commercio. Per informazioni: Ufficio promozione, Tel. 035 4225-270/223/213 mail promozione@bg.camcom.it


Distretto
di Honio,
il rilancio
del commercio
passa dalla musica

Il distretto del commercio di Honio (che riunisce i comuni di Cene, Colzate, Fiorano al Serio, Gazzaniga e Vertova) punta sulla musica per caratterizzare la propria identità e le proprie iniziative. Lo spunto viene dalla forte tradizione musicale presente sul territorio, ricco di scuole e gruppi, e dalla volontà di coniugarla con le proposte e le capacità delle attività commerciali. Il distretto vuole quindi configurarsi come “Distretto della Musica” ed è in questa direzione che si appresta a lanciare una serie di iniziative. Si tratta di un concorso per musicisti, residenti nel distretto e non solo, che nelle fasi finali si andrà ad intrecciare con un’estrazione a premi tra chi fa acquisti nei negozi. La competizione artistica porterà infatti alla selezione di cinque finalisti che conquisteranno la possibilità di esibirsi in una serata dal vivo di fronte ad una giuria, ma che potranno anche accumulare preferenze del pubblico attraverso la cartolina consegnata gratuitamente a chi fa la spesa nei circa ottanta esercizi aderenti al progetto. In palio per i gruppi ed i solisti c’è la possibilità di registrare i propri brani in uno studio di registrazione, mentre tra i consumatori che compileranno e consegneranno la cartolina di votazione saranno estratti buoni spesa da spendere nei negozi del distretto. I cittadini potranno votare il cantante, il musicista o il gruppo che già conoscono innescando una gara all’ultima scheda tra supporter oppure esprimere la propria preferenza dopo l’esibizione.
Il progetto, realizzato in collaborazione con l’agenzia musicale “Diesis”, si intitola “Tutta un’altra musica” e, spiegano i promotori, «si configura come una sfida al territorio, perché in questo periodo di crisi il Distretto crede che un’altra musica sia possibile», nel riportare cioè in consumi in ambito locale, nel ridare valore alle attività di vicinato e ai centri storici. Senza dimenticare le famiglie, che possono contare su premi e sconti. Oltre all’estrazione di buoni spesa, si prevede infatti di realizzare un carnet di sconti, mentre dalla primavera le esibizioni musicali si sposteranno nelle piazze dei cinque comuni per allietare lo shopping del sabato pomeriggio.
Il Distretto si è inoltre mosso sul versante della sicurezza, problema particolarmente sentito in Valle Seriana, che ha visto negli ultimi tempi un’escalation di furti, con un progetto che andrà ad integrare, entro maggio, il sistema di videosorveglianza promosso dalla Comunità montana con una dotazione ulteriore di circa 25 telecamere da posizionare in punti strategici dei cinque paesi.  


A Bergamo cresce il numero 
di imprese straniere 

Secondo i dati del Movimprese diffusi nei giorni scorsi dal sistema camerale, il 2013 si chiude a Bergamo con un bilancio marginalmente negativo, risultato di un numero di cessazioni (5.884) di poco superiore alle nuove iscrizioni (5.866) registrate nell’anno. Solo escludendo dal conteggio le “cancellazioni d’ufficio”, le cessazioni scendono a 5.863 e il saldo diventa di un soffio positivo.
Per il secondo anno consecutivo lo stock delle imprese registrate (96.019 al 31 dicembre del 2013) si riduce di poche unità nel complesso ma con una marcata, e non nuova, differenza tra le tipologie giuridiche delle imprese: i nuovi ingressi superano le uscite sia tra le società di capitale (soprattutto srl e srl semplificata) che nelle altre forme giuridiche, in larghissima misura cooperative, mentre le cessazioni eccedono le iscrizioni tra le società di persone (soprattutto snc), le imprese individuali e il sottoinsieme delle imprese artigiane. I flussi delle iscrizioni e cessazioni si mantengono sui livelli dell’anno passato, ma guardando alla serie storica degli anni precedenti si nota che i nuovi ingressi si sono ridotti (erano nettamente sopra quota 6mila nel triennio precedente il 2012) mentre le cessazioni si mantengono su valori elevati, anche se inferiori al picco del 2009, e determinano pertanto un’erosione della base imprenditoriale da due anni a questa parte.
Come sempre, l’analisi della nati-mortalità d’impresa complessiva non può essere svolta a livello di settore di attività a causa della concentrazione delle nuove iscrizioni nel “limbo” delle imprese non classificate (dal quale le imprese neo-nate escono, con l’attribuzione di un settore di attività prevalente, in una fase temporale successiva al momento dell’iscrizione nel registro). Oltre che per questa ragione, il confronto temporale è limitato allo stock delle imprese attive perché questo sottoinsieme, da cui sono escluse le posizioni inattive e in fase di liquidazione, approssima più correttamente la base delle imprese effettivamente ed economicamente operative.
Lo stock delle imprese attive in provincia di Bergamo (85.930 a fine 2013) si è ridotto di 617 posizioni nel corso del 2013 (-0,7%), dopo che già nel 2012 erano state perse 527 imprese (-0,6%).
A far peggio, come già nel 2012, è il settore delle costruzioni che perde 585 imprese nell’anno con una variazione del -2,9%. Le attività manifatturiere si riducono di 232 unità (-2,1%) replicando il risultato negativo del 2012. Calano anche le imprese agricole (-154 pari al -2,9%), le attività di trasporto e magazzinaggio (-35 pari al -1,5%) e dei servizi d’informazione e comunicazione (-33 pari al -1,8%) e, con variazioni marginali, le imprese operanti nelle altre attività di servizi alle persone e nelle attività estrattive.
In aumento, con saldi positivi di dimensioni significative, le attività finanziarie e assicurative (+73 pari al +3,6%), i servizi di supporto alle imprese (+70 pari al +3,3%), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+91 pari al +1,6%) e le imprese del commercio (all’ingrosso, al dettaglio, intermediari e riparazioni) che crescono di 156 unità (+0,8%). Aumentano anche le imprese di fornitura di energia elettrica e gas, le attività legate ai servizi idrici e di gestione rifiuti, le attività professionali, scientifiche e tecniche e i servizi privati dell’istruzione, della sanità e assistenza sociale e delle attività d’intrattenimento.
L’artigianato perde in un anno 768 imprese attive (pari al 2,3%) dopo che già nel 2012 lo stock si era contratto di 705 posizioni. Le perdite più consistenti riguardano gli artigiani dell’edilizia (-551 pari al -3,5%) e della manifattura (-164 pari al -2,2%) ma si riducono anche alcune attività dei servizi: i trasporti, le autoriparazioni, le altre attività di servizi. In aumento i servizi alle imprese e, a differenza di quanto visto per il totale delle imprese, anche i servizi di informazione e comunicazione. Il confronto degli stock per aree sub provinciali evidenzia una riduzione generalizzata all’insieme del territorio con la rilevante eccezione dell’area della “Grande Bergamo” (e, ancor più, al suo interno della città che conta 92 imprese in più nell’anno) e dell’ambito di Dalmine (per l’area di Serina la variazione è positiva ma statisticamente trascurabile).
I segni più evidenti dei morsi della crisi emergono dalle aperture di procedure concorsuali, di fallimento o di scioglimento che sono aumentate dalle 1.772 del 2012 alle 1.950 del 2013 (+10%), soprattutto per quanto riguarda i concordati (da 36 a 64) e i fallimenti (da 260 a 307).
Infine, per quanto riguarda le tipologie delle imprese in base alle loro caratteristiche “personali”, si riducono le imprese giovanili (9.307 le attive), probabilmente non solo per ragioni demografiche (le classi giovanili al di sotto dei 35 anni sono in calo strutturale) ma anche e soprattutto per le difficoltà di settori, come le costruzioni, a forte assorbimento di giovani lavoratori autonomi. A fine 2013 le imprese giovanili sono il 10,8% del totale delle attive (ma giovanili sono quasi un quarto delle imprese straniere) anche se, come ovvio, sono quasi un terzo del totale delle nuove iscrizioni. La quota delle imprese femminili (18.419 le attive, poco meno dell’anno scorso, in aumento le straniere) resta grossomodo invariata (21,4% delle imprese attive). Infine, continua la crescita delle imprese straniere: da 7.337 attive nel 2012 a 7.538 nel 2013, l’ 8,8% del totale.


La svolta dei commercialisti,
chiesto il via libera allo sciopero

Di fronte all’arroganza di uno Stato che sembra non avere più né capo, né coda, che si rimangia al pomeriggio ciò che ha deciso al mattino, che non sa più nemmeno lui quanti ne ha in tasca e che crea babele giuridica, tributaria, nonché enormi disagi ai cittadini contribuenti, la categoria dei commercialisti ha finalmente deciso di scendere in campo con un’azione  precisa quanto determinata.
Il Coordinamento sindacale rappresentato dalle sette le Associazioni aderenti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico) ha infatti depositato, lo scorso 20 gennaio, presso la commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, la propria richiesta di autoregolamentazione.
Ora la palla passa alla Commissione che dovrà pronunciarsi sull’accettazione del contenuto della richiesta, riservandosi, peraltro, il diritto di apportarvi modifiche e/o limitazioni.
E’ questo sicuramente un notevole passo avanti per una categoria che, anche per la delicatezza dei rapporti intrattenuti con i clienti contribuenti di cui è investita, non ha mai, in passato, preso in considerazione una forma di protesta tanto eclatante quale quella dello sciopero fiscale.
“L’azione sta a significare che il vaso è veramente colmo. Dopo anni di soprusi e di angherie subiti in forza di pasticci legislativi e ministeriali, nonché di alcune stravaganti circolari dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, che stravolgono addirittura le norme (guarda caso sempre a loro favore) la categoria, che ha sempre sopportato con ossequiosa e pedissequa rassegnazione tale situazione,  oggi ha deciso di dire basta” commenta il bergamasco Angelo Pellicioli, membro del Comitato di Coordinamento sindacale nazionale. “Si tratta solo di un primo passo; esamineremo a fondo la risposta della Commissione – continua Pellicioli – ma da qui non si torna più indietro”.
Ma cosa devono aspettarsi, e soprattutto cosa rischiano, i contribuenti che affidano ai commercialisti le loro incombenze, in presenza di sciopero fiscale proclamato dagli stessi?
“Il Coordinamento, nella sua formulazione di richiesta alla Commissione, ha tenuto in debita considerazione tale problema. Le conseguenze dell’astensione non devono certo ricadere sui cittadini contribuenti” spiega Pellicioli. “Ad esempio sono previste azioni di ritardo nella formulazione e nella spedizione delle dichiarazioni fiscali per un periodo però non superiore agli otto giorni, mentre i giorni scendono a tre per quanto riguarda i modelli F24. Inoltre l’agitazione dovrà essere debitamente pubblicizzata, per tempo, mentre, in ogni caso e per tutta la durata della stessa, il commercialista dovrà tenere aperto lo Studio per non meno di due ore giornaliere, proprio per non gravare di responsabilità il cliente contribuente”.
Tutto chiaro, dunque; i contribuenti possono stare tranquilli. Fa però riflettere il fatto che il perdurare di questa anomale situazione politica e burocratica sia riuscito a smuovere categorie professionali che, fino a ieri, alla proclamazione di uno sciopero, proprio non avrebbero mai pensato.  


Orologi per i vip, ora Lorenzo
sogna Papa Francesco

nella foto: Lorenzo Angeli (a destra) con Valentino rossi

La crisi aguzza l'ingegno. Sono in aumento le persone che si danno da fare recuperando un sogno nel cassetto o trasformando una passione in professione. Come ha fatto Lorenzo Angeli, trentunenne di Carvico, professione progettista alla Brembo, che si è inventato il mestiere di orologiaio. Ma oltre alla fantasia, l'artigiano bergamasco possiede simpatia, spirito imprenditoriale e una buona dose di faccia tosta che lo porta a bussare alle porte dei vip. Le sue creazioni sono, infatti, state pensate per personaggi della musica, dello sport e della tv, da Caparezza a Michelle Hunziker, da Valentino Rossi a Mika, Cristian De Sica e Vittorio Brumotti. A esserne omaggiati, tra i bergamaschi, il Bepi e ol Vava. Tutti sono diventati testimonial involontari. Il prossimo non ha uguali quanto a popolarità: sarà Papa Francesco.
Lorenzo, come nasce questa attività?
«Mio papà e mio nonno erano fabbri, quindi per me è sempre stato naturale giocare con chiodi e martello, anziché a pallone. Fin da ragazzo, organizzavo tornei di basket e, avendo pochi soldi a disposizione, ero io stesso a creare i trofei. Poi, nel 2008, in occasione del mio matrimonio, ho realizzato il primo orologio da muro. Gli amici che venivano a casa si stupivano e me ne chiedevano anche per loro. Poi, mi sono accorto che molti hobbisti postavano le foto delle loro creazioni su Facebook con un grande seguito. Così quando mia moglie, Milena, che faceva la segretaria aziendale, nel 2010, ha perso il lavoro e c'era bisogno di un secondo guadagno, ho provato anch'io a usare la vetrina dei social network e sono piovute richieste. Nel 2011 ho aperto l'attività come artigiano». 
Oggi la Angeli Design è una vera impresa con prodotti ricercati e unici: come gestisce il doppio lavoro?
«È così, nel 2013 siamo arrivati a concepire 80 progetti. Ci dividiamo i compiti. Mia moglie prende le telefonate, gestisce gli ordini e la contabilità. Io realizzo il lavoro partendo da un semplice disegno. Tutto è concepito a casa, poi per il taglio mi appoggio a un'officina di Cornate d'Adda, per la verniciatura a una di Calolzio. Uso alluminio e ferro che vengono verniciati a polvere. Ma non creo solo orologi da parete, sono un designer d'interni, progetto scale, insegne, scrivanie e librerie in legno. Il prezzo varia da 10 euro per un portachiavi fino ai 500 dei pannelli con le scritte luminose per i locali».
Parliamo di vip. Quale è stato il regalo che ha fatto e l'ha emozionata di più?
«Credo quello per il mio mito, Shaquille O'Neal, campione dell'Nba. Dopo averlo ideato, è rimasto per 6 mesi nel garage. Non sapevo come farglielo recapitare. Ci sono riuscito grazie a Massimo Oriani, giornalista della Gazzetta dello Sport, che mi ha dato il contatto giusto. Il cestista allora giocava nei Boston Celtics e l'orologio gli è stato consegnato durante un evento benefico. Lui, nonostante sia alto 2 metri e 16 per 147 chili, non riusciva a sollevarlo tanto pesava, gli ho donato anche un fotomontaggio con sette miei ritratti mentre indosso le sette maglie della sua carriera. So che l'ha appeso nel camerino».
Ci spieghi l'ultimo ambizioso progetto: un orologio per il Vaticano. Effettuare una consegna per il Pontefice non è semplice.
«C'è molta attesa per la beatificazione di Papa Giovanni XXIII, il 27 aprile a Sotto il Monte, paese già meta di pellegrinaggi. Sono in contatto con il sindaco, Eugenio Bolognini, e l'arcivescovo Loris Francesco Capovilla, che a febbraio sarà ordinato cardinale. Mi aiuteranno, stanno già lavorando all'evento, confidando nell'arrivo del Papa».
Come sarà l'orologio papale?
«Ci sto lavorando, ho effettuato una bozza: l'effige sarà lo stemma scelto dal Papa con l'emblema dei Gesuiti, simbolo del suo carattere, umile, riservato, semplice, attento ai poveri. Per renderlo speciale lo contornerò con la mia collezione floreale».
È abituato a incontrare molti vip, ma quando vedrà il Papa cosa gli dirà?
«Mi farò fare una dedica… Scherzi a parte, mi ha emozionato dalla prima sera che si è affacciato sul balcone di San Pietro, mi è venuta la pelle d'oca come quando è nata mia figlia Gioia, che ha 15 mesi».
Quali altri progetti ha in cantiere?
«Appena ho saputo che Kakà è rientrato a Milano, ho pensato di realizzare un orologio per lui. Essendo legato ai valori cristiani come la famiglia, ho ideato un modello con il suo nome, quello della moglie e dei figli. Poi, attendo Skin, la pantera nera, voce degli Skunk Anansie, che sarà in concerto al Teatro Creberg il 18 marzo. Il suo orologio avrà la forma della sua testa, glielo consegnerò la sera stessa, come è successo con Nek e Battiato».
In questo modo, i personaggi famosi le fanno pubblicità.
«Non proprio, solo alcuni si mettono in mostra con video o messaggi pubblici di ringraziamento, altri conservano a casa le mie opere. Ma sono contento lo stesso, perché c'è chi apprezza il modello per un vip e me lo chiede uguale. E poi è un modo per rompere il silenzio, per far vedere cosa è capace di fare un semplice artigiano con le proprie mani».   


Go.In’, anche le pmi
“hanno fame” di estero  

La necessità di un’accelerazione da parte delle pmi sul versante dell’internazionalizzazione non è rimasta un bel concetto scritto nei saggi e ribadito nei convegni. È un’esigenza che le realtà bergamasche hanno fatto propria, come ha dimostrato l’alta richiesta di partecipazione (più di 50 domande a fronte dei 30 posti messi a disposizione) al corso di alta formazione Go.In’- Go International Be Innovative, promosso da Bergamo Sviluppo, interamente finanziato dalla Camera di Commercio e realizzato con due centri di Ateneo dell’Università di Bergamo, Cyfe (Center for young and family enterprise) e SdM School of Management. Il percorso è stato pensato per fornire strumenti efficaci per operare in ambito internazionale, agendo in primo luogo sul rafforzamento dello spirito imprenditoriale e della capacità di innovare. Varato nel 2012, ha chiuso nei giorni scorsi la seconda edizione con un evento al Point di Dalmine, che ha visto la presentazione dei project work dei partecipanti e la consegna dei diplomi.
Titolari e manager di piccole e medie imprese, giovani rappresentati di imprese familiari e imprenditori alla guida nuove imprese ad alto potenziale, attivi in settori differenti, si sono ritrovati in aula per 140 ore nei fine settimana da maggio a dicembre confrontandosi con docenti universitari, professionisti, esperti e imprenditori in un programma multidisciplinare «che non vuole essere una business school in pillole – ha precisato il direttore didattico Tommaso Minola – ma agire sulla formazione imprenditoriale, utilizzando anche format didattici innovativi, dagli strumenti multimediali ai business game e giochi sociali, che hanno favorito l’immedesimazione e il mettersi in discussione». Nel 2013 si è aggiunto alla proposta “base” un corso avanzato, che ha accompagnato 11 imprenditori che avevano già partecipato all’iniziativa nel 2012 nell’approfondimento, in 40 ore, di aspetti specifici, riassunti nei moduli Global (con focus su Brasile, Cina e India), Family e Market. Le numerose richieste e gli esiti positivi hanno portato la Camera di Commercio ad approvare anche per il 2014 la realizzazione dei percorsi Go.In’ basic (per 25 partecipanti) e advanced. «La realtà ci mostra che c’è bisogno di investire nella formazione e nell’accompagnamento all’internazionalizzazione – ha rimarcato il direttore di Bergamo Sviluppo Cristiano Arrigoni –, versante sul quale Bergamo Sviluppo e Camera di Commercio mettono a disposizione anche uno short master tra poco al via, check up aziendali, seminari tematici, focus Paese e il rifinanziamento del bando che lo scorso anno ha permesso di erogare più di 5mila ore di consulenza junior e senior. A caratterizzare gli interventi – ha tenuto a precisare – c’è la collaborazione con tutte le associazioni di categoria, una prerogativa della Camera di Commercio di Bergamo, capace di fare rete e di lavorare in sinergia con l’intero sistema e con l’Università».
E se il presidente di Bergamo Sviluppo, Angelo Carrara, ha attribuito al percorso Go.In’ la capacità di «dare la scossa» di cui oggi lo scenario economico ha bisogno e Lucio Cassia, direttore del Cyfe, ha declinato l’appellativo di “valorosi” attribuito da Carrara agli imprenditori in “avventurosi”, novelli Indiana Jones chiamati «a costruire il ponte mentre stanno attraversando l’abisso», i corsisti hanno dato prova di visione e innovazione in lavori di gruppo che non vogliono rimanere puri esercizi didattici. Hanno sfoderato strategie di web marketing per un produttore di camicie, lo studio dell’approccio commerciale in Russia di un mobilificio e di un sistema di automazione per la produzione di cemento, ma anche l’idea di un portale unico per l’acquisto di servizi diversi da parte dei turisti che arrivano a Bergamo e quella di una tapparella autopulente, che gli “studenti” hanno già detto di voler sviluppare.

BALSAMO – Borgo di Terzo
Con i servizi vip, l’autonoleggio ha fatto il salto di qualità

Il percorso Go.In’ voleva risvegliare negli imprenditori «il coraggio e la capacità di guardare oltre l’abisso», una caratteristica che non è mai mancata a Pietro Trapletti, socio unico della Balsamo srl, azienda di noleggio di veicoli con autista di cui ha cominciato ad occuparsi giovanissimo, a 17 anni, dopo la scomparsa, nel 2002, del padre che l’aveva fondata nel 1989. Il suo ingresso ha segnato la svolta nell’attività, che si è specializzata nella gestione integrata, in Italia e all’estero, di tutti gli spostamenti di una persona o di quelli legati ad un evento e dei servizi connessi. Si parla di vip e artisti internazionali, di cui si curano i trasferimenti e la sicurezza durante tournée, spettacoli e concerti, della gestione della mobilità legata a convention, sfilate, manifestazioni culturali. Nomi non se ne possono fare perché la riservatezza è parte integrante di un servizio che vuole essere «sicuro, conveniente, facile da utilizzare – evidenzia Trapletti -, basato su una stretta relazione con i clienti che sanno di non doversi preoccupare di nulla già prima di accomodarsi in macchina».
Questo concetto è stato alla base della trasformazione dell’attività, che da tradizionale e locale (il bacino era rappresentato da Bergamo e Milano) ha assunto un respiro internazionale, con servizi realizzati a Singapore, Mosca, Londra, Parigi, pur mantenendo la propria sede – è una curiosità in più – a Borgo di Terzo. «L’estero ci sta già dando risultati ed è di certo una strada su cui impostare lo sviluppo», prosegue Trapletti, che dopo aver seguito nel 2012 il master Go.In’, ha partecipato nel 2013 al modulo “advanced”. «L’iniziativa mi ha dato una maggiore consapevolezza di poter raggiungere certi obiettivi – spiega -, che magari restano lontani, ma sono meno annebbiati». «Il corso è inoltre l’occasione per ritagliarsi tempo per riflettere e programmare, cercare consigli e affrontare le problematiche con il supporto dell’Università. Senza dimenticare la possibilità di fare rete. Con l’Università abbiamo scoperto incredibili potenzialità sotto questo aspetto e c’è la volontà da parte di chi ha partecipato a Go.In’ di continuare a fare qualcosa insieme».

LA NAVE DEI SOGNI – Treviglio
La produzione audiovisiva che punta sul web e l’interazione

L’orizzonte internazionale è nel Dna della cooperativa La Nave dei Sogni, nata due anni fa a Treviglio da quattro giovani professionisti che hanno unito le proprie differenti competenze per sviluppare un’attività di produzione audio e video. Basti pensare che a tre mesi di vita era già presente alla fiera dei film di Hong Kong dove ha stretto i primi contatti. «Realizziamo format televisivi, applicazioni, video aziendali e dirette web  – racconta la vicepresidente Daria Locatelli, che proviene dal marketing internazionale e dalla creazione di eventi –. L’accento è posto, in particolare, sull’interazione con il pubblico e la comunicazione 2.0, sulla ricerca di contenuti innovativi e diversificati in linea con l’evoluzione dei canali di trasmissione e lo sviluppo del web. Guardare all’estero faceva parte delle premesse del business, visto che in Italia il settore è ancora legato a forme tradizionali, mentre altri paesi, la Cina in primis, stanno andando molto veloci». Tra le produzioni, la web serie “Lato B”, dedicata ad arti e professioni che meritano di essere raccontate, trasmessa prima dalla web tv bergamasca Seilatv e poi da Roxy Bar Tv, il canale di Red Ronnie, e un format in sei puntate “Cooperare per un mondo migliore”. La Nave dei Sogni ha inoltre un proprio canale You Tube e la concessione per trasmettere in diretta, ma il gruppo è talmente dinamico che sta mettendo a punto un nuovo progetto che unisce informatica e manifattura. Sta lavorando infatti ad un dispositivo leggero che consente di caricare tutti gli effetti necessari a cantanti e musicisti durante un concerto o una registrazione, eliminando pedaliere e cavi e semplificando, di conseguenza, l’allestimento della strumentazione.
«Nonostante innovazione e internazionalizzazione siano parte integrante della nostra mission – riflette Daria Locatelli –, partecipare ad un percorso come Go.In’ ci ha dato la possibilità di inquadrare l’attività in una visione globale e non solo operativa, di leggere e programmare con sistematicità tutti gli elementi che entrano in gioco. Ad esempio non avremmo mai pensato di brevettare le nostre innovazioni».

SALF – Cenate Sotto
Un’azienda farmaceutica storica alla ricerca di nuovi prodotti e mercati

Ha una storia quasi centenaria la Salf (acronimo di Società anonima laboratorio farmacologico) Spa di Cenate Sotto. L’origine risale infatti al 1921 quando professori e studenti dell’Esperia, impegnati durante la guerra a produrre bendaggi e medicamenti per l’esercito, decisero di proseguire l’attività dandole un’impostazione industriale. La prima sede fu in centro città, nei locali che oggi ospitano la Taverna Valtellinese. Nel 1954 l’impresa restò nelle mani di uno solo dei soci fondatori, il commendatore Giuseppe Martinelli, che poi la trasmise alla figlia e al genero. Il trasferimento di sede e stabilimento a Cenate Sotto è della fine degli anni Sessanta, seguito dalla progressiva specializzazione nelle soluzioni iniettabili, in forma di fiale e flaconi e sacche per fleboclisi, attuale core business dell’azienda, che dà lavoro a 150 persone. La lunga esperienza e la presenza in un settore, quello della sanità, che sembrerebbe meno soggetto alla crisi non hanno esentato la Salf dal ricercare nuovi prodotti e mercati. «Sulle preparazioni più comuni – racconta Aldo Angeletti, vicepresidente e direttore di stabilimento, nonché terza generazione alla guida della società – la concorrenza con le multinazionali, che possono contare su economie di scala diverse, è pressoché impossibile. Da qui la ricerca di nicchie di prodotti. È stato avviato, ad esempio, l’ampliamento del settore veterinario, si è sviluppata la gamma dei liquidi per la conservazione degli organi e lavorato su confezionamenti innovativi, come il paracetamolo in sacche, utilizzato negli ospedali». L’azienda ha cominciato anche a «guardarsi intorno» e se fino a 5-6 anni fa il mercato era quasi esclusivamente quello nazionale, oggi l’export – soprattutto in Europa, ma anche Canada, Medio Oriente e Nord Africa – pesa per oltre un quarto del fatturato. «Spesso noi imprenditori affrontiamo “di pancia” temi come l’innovazione e l’internazionalizzazione. Con Go.In’ – commenta Angeletti – mi sono reso conto di quanto invece occorra essere preparati per ottenere successi e come ogni problema o opportunità debba essere affrontato in maniera scientifica». Punti di forza del percorso sono stati anche «la possibilità di approfondire i rapporti con l’Università e il confronto con altri imprenditori, uno scambio utile anche se si opera in settori diversi». 


Betti: «Costi e burocrazia
stanno soffocando l’apprendistato» 

Ogni mese le imprese del terziario confermano gli apprendisti con 3 mila contratti a tempo indeterminato e per ogni 100 cessazioni 52 conferme fanno da positivo contraltare. In rapporto ai dipendenti tra 15 e 39 anni la percentuale di apprendisti è del 10% nel commercio, dato che sale ad oltre il 14% se rapportato alla fascia di età che va dai 15 ai 34 anni. Grazie ai contratti a tempo indeterminato e all’apprendistato, nel terzo trimestre 2013 il saldo tra nuove assunzioni e cessazioni è tornato positivo. Sono questi alcuni dati emersi nell’ambito del  convegno  dal titolo “Rapporto annuale sul mercato del Lavoro e Presentazione del Rapporto sull’apprendistato”  che a Roma settimana scorsa, 22 gennaio, ha visto la partecipazione in Confcommercio del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini e dei presidenti delle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera, Maurizio Sacconi e Cesare Damiano. Confcommercio in questa occasione ha chiesto regole più semplici per migliorare l’ apprendistato, un contratto, come sottolineato dal presidente Carlo Sangalli, che “rappresenta un investimento sia per la parte datoriale che per il dipendente, ma va reso libero da vincoli troppo stringenti”. Se tutti si sono trovati  d’accordo sulla necessità di incrementare l’utilizzo del contratto, ma restano ad appesantirlo vecchi e nuovi oneri gravosi per le imprese, dal contributo per il fondo di solidarietà  imposto dalla Legge di Stabilità , al contributo Aspi,  a quello – il più oneroso – per il  licenziamento e la mancata conferma al termine dell’apprendistato. Il contratto è strategico ma è soffocato da un eccesso di burocrazia che tarpa un vero e proprio  decollo dell’apprendistato che anche l’Ocse raccomanda di agevolare.
L’apprendistato  a Bergamo.
Burocrazia e costi aggiuntivi, sommati alla crisi, frenano il ricorso all’apprendistato. I visti di conformità dell’apprendistato rilasciati dagli Enti Bilaterali del Commercio, del Turismo e dei Servizi evidenziano un calo negli ultimi anni. Le imprese del commercio e dei servizi  hanno avuto il via libera all’ingresso in azienda di under 29 per 421 posizioni nel 2013, contro le 526 del 2012. Il calo si evidenzia anche nel comparto alberghiero e dei pubblici esercizi: nel 2013 l’Ente ha rilasciato 181 visti, contro i 274 del 2012.
Enrico Betti, responsabile dell’Area Lavoro Ascom, ribadisce la necessità di rilanciare il contratto che resta l’unica porta d’accesso al lavoro per i più giovani. “ L’apprendistato è un contratto importante che impiega il  10-12% dei giovani, ma va valorizzato. In primo luogo vanno riviste le semplificazioni legate all’accesso del contratto – spiega -. Bisogna incentivare il ricorso all’apprendistato e non appesantirlo come ha fatto la Riforma Fornero, a partire dal contributo per il licenziamento. Un onere pesante e illegittimo per un contratto con libertà di risoluzione per entrambe le parti, a torto paragonato ad un licenziamento con più di 1.400 euro di costi aggiuntivi per ogni apprendista. Un provvedimento assurdo per altro, dato che per l’80% i contratti di apprendistato vengono trasformati in contratti a tempo indeterminato”. L’apprendistato va rilanciato perché dà la possibilità di un effettivo e proficuo scambio tra formazione in azienda e formazione lavorativa.” E’ una vera e propria porta d’accesso al mondo del lavoro per i più giovani, l’unica opzione contrattuale dopo la cancellazione del contratto di inserimento lavorativo ad opera della Riforma Fornero”. Invece di decollare il contratto è gravato di oneri e vincoli normativi: “L’apprendistato resta il contratto di maggior peso per il comparto del terziario, ma in linea con l’andamento nazionale, anche a Bergamo diminuisce il ricorso anche a questa forma contrattuale. Il calo è imputabile in gran parte alla crisi. In questo momento le assunzioni sono al palo tra contrazione dei consumi e problematiche normative”. Betti sottolinea anche la potenzialità dell’apprendistato esteso – come avviene del resto in altri Paesi a partire dal programma “Apprenticeship for adults” nel Regno Unito-  ai meno giovani, anche con specifici progetti e  non manca di esprimere le richieste delle imprese per una sua più larga applicazione: “Bisogna abbattere i costi e rendere questo contratto fruibile anche per chi ha più di 29 anni. La formazione deve continuare ad essere gestibile e certificabile in ambito lavorativo senza i vincoli delle lezioni in aula. Ora la speranza è che la nuova Riforma del Lavoro non tocchi l’apprendistato come istituzione e ripristini i contratti di inserimento lavorativo cancellati dalla Riforma Fornero”.