La svolta dei commercialisti, 
chiesto il via libera allo sciopero

La svolta dei commercialisti, chiesto il via libera allo sciopero

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Di fronte all’arroganza di uno Stato che sembra non avere più né capo, né coda, che si rimangia al pomeriggio ciò che ha deciso al mattino, che non sa più nemmeno lui quanti ne ha in tasca e che crea babele giuridica, tributaria, nonché enormi disagi ai cittadini contribuenti, la categoria dei commercialisti ha finalmente deciso di scendere in campo con un’azione  precisa quanto determinata.
Il Coordinamento sindacale rappresentato dalle sette le Associazioni aderenti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico) ha infatti depositato, lo scorso 20 gennaio, presso la commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, la propria richiesta di autoregolamentazione.
Ora la palla passa alla Commissione che dovrà pronunciarsi sull’accettazione del contenuto della richiesta, riservandosi, peraltro, il diritto di apportarvi modifiche e/o limitazioni.
E’ questo sicuramente un notevole passo avanti per una categoria che, anche per la delicatezza dei rapporti intrattenuti con i clienti contribuenti di cui è investita, non ha mai, in passato, preso in considerazione una forma di protesta tanto eclatante quale quella dello sciopero fiscale.
“L’azione sta a significare che il vaso è veramente colmo. Dopo anni di soprusi e di angherie subiti in forza di pasticci legislativi e ministeriali, nonché di alcune stravaganti circolari dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, che stravolgono addirittura le norme (guarda caso sempre a loro favore) la categoria, che ha sempre sopportato con ossequiosa e pedissequa rassegnazione tale situazione,  oggi ha deciso di dire basta” commenta il bergamasco Angelo Pellicioli, membro del Comitato di Coordinamento sindacale nazionale. “Si tratta solo di un primo passo; esamineremo a fondo la risposta della Commissione – continua Pellicioli – ma da qui non si torna più indietro”.
Ma cosa devono aspettarsi, e soprattutto cosa rischiano, i contribuenti che affidano ai commercialisti le loro incombenze, in presenza di sciopero fiscale proclamato dagli stessi?
“Il Coordinamento, nella sua formulazione di richiesta alla Commissione, ha tenuto in debita considerazione tale problema. Le conseguenze dell’astensione non devono certo ricadere sui cittadini contribuenti” spiega Pellicioli. “Ad esempio sono previste azioni di ritardo nella formulazione e nella spedizione delle dichiarazioni fiscali per un periodo però non superiore agli otto giorni, mentre i giorni scendono a tre per quanto riguarda i modelli F24. Inoltre l’agitazione dovrà essere debitamente pubblicizzata, per tempo, mentre, in ogni caso e per tutta la durata della stessa, il commercialista dovrà tenere aperto lo Studio per non meno di due ore giornaliere, proprio per non gravare di responsabilità il cliente contribuente”.
Tutto chiaro, dunque; i contribuenti possono stare tranquilli. Fa però riflettere il fatto che il perdurare di questa anomale situazione politica e burocratica sia riuscito a smuovere categorie professionali che, fino a ieri, alla proclamazione di uno sciopero, proprio non avrebbero mai pensato.