Terziario, Bergamo alza la testa e guarda con (cauto) ottimismo al 2024

La ricerca Ascom-Format Research evidenzia un recupero nel 2023 e un clima di fiducia e sentiment positivi per un nuovo anno di sfide di mercato

Quest’anno si prevede un rallentamento dell’economia del terziario a Bergamo, ma le imprese bergamasche- pur se in difficoltà-  continueranno comunque a mostrare performance superiori alla media nazionale. In linea con il deterioramento generale che si ravviserà a livello nazionale, il 2024 si preannuncia ancora difficile, a causa del contesto macro economico e dei rischi geopolitici a livello internazionale. Sono queste alcune delle principali evidenze rilevate dal Rapporto di ricerca Ascom Confcommercio Bergamo- Format Research “Economia del terziario a Bergamo. Consuntivo 2023 e prospettive per il 2024”.  Nel 2023 si è assistito ad un recupero del tessuto imprenditoriale bergamasco, formato da 44 mila imprese del terziario. Sono infatti nate più imprese rispetto al 2022, ne sono cessate meno.  Il saldo, ancora negativo, evidenzia tuttavia un recupero rispetto al 2022: -655 (813 nuove imprese e 1.468 cessate) contro – 1064 del 2022 (783 nuove nate e 1847 cessate). Nel complesso, nel 2023 le imprese del terziario di Bergamo hanno mostrato un livello di resilienza superiore a quello della media delle imprese italiane. “In questo momento le difficoltà non mancano nel terziario, in particolar modo nel settore tessile, abbigliamento e calzature, mentre ristorazione e ricettività continuano a mantenere buoni numeri, anche in questo avvio 2024, nonostante la chiusura dell’anno della Capitale della cultura- commenta Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo- . Il reddito delle famiglie è eroso da inflazione e aumento dei tassi d’interesse che frenano i consumi, mentre le imprese, già fortemente indebitate, rinviano gli investimenti. Eppure nonostante il contesto specialmente macroeconomico e geopolitico, con due guerre alle porte dell’Europa, la fiducia e il quadro generale reggono. Le imprese sono pronte ad affrontare il nuovo anno con un cauto ottimismo, mettendo in campo tutte le loro energie e la professionalità. Positivo anche il quadro occupazionale, anche se persistono le difficoltà nel reclutamento di nuove leve e si fatica a trovare personale qualificato oltre che motivato”. Pierluigi Ascani, presidente Format Research, curatore del rapporto di ricerca, ha sottolineato come “Il cono d’ombra dell’aumento del costo del denaro continuerà nei primi sei mesi dell’anno, portando ad una drastica riduzione degli investimenti delle imprese. Una spirale negativa, sommata a quella inflattiva, che ci auspichiamo porti a dei ripensamenti la Bce. La resilienza delle imprese del terziario bergamasche emerge comunque in tutta la sua evidenza, a partire dalla fiducia sull’andamento della propria impresa”.

Fiducia

Nell’arco del 2023 si è assistito anche ad un consolidamento della fiducia delle imprese del terziario di Bergamo circa l’andamento dell’economia italiana e della propria attività. Le imprese del territorio si sono mostrate più ottimiste rispetto alla media nazionale (dove  la fiducia è calata da 39 del I semestre a 36 del II semestre) con indicatore a quota 43 nel primo semestre e 42 negli ultimi sei mesi dell’anno, quasi in recupero rispetto al dato 2019 (44 nel primo semestre, 42 nel secondo). Se la fiducia complessivamente regge, maggiore è quella che gli imprenditori ripongono nella propria impresa,  che cresce passando da un indicatore di 48 (rilevato nel primo semestre) a  51 negli ultimi sei mesi del 2023, con un dato che si era raggiunto nel primo semestre del 2019.

Ricavi

Il livello dei ricavi delle imprese del terziario di Bergamo è risultato in aumento: l’indicatore è in crescita costante negli ultimi 18 mesi: a quota 53 nel secondo semestre (contro il 48 nazionale), in ulteriore recupero rispetto a 48 nel primo semestre (contro il 48 nazionale).

Occupazione

È nettamente migliorata la situazione occupazionale a Bergamo: le imprese del terziario hanno ripreso ad assumere, pur permanendo le difficoltà di reclutamento di personale qualificato. Persiste un mismatch tra domanda e offerta di lavoro: il 58,2% degli imprenditori segnalano difficoltà di reclutamento (il 37% molta difficoltà, il 21,2% abbastanza difficoltà). Solo per 4 imprese su 10 il reclutamento di nuove leve non è un problema.

Prezzi dei fornitori

La crisi dei prezzi dell’energia ha impattato notevolmente anche sulle imprese del terziario di Bergamo: il 60% di queste ha ravvisato un incremento dei prezzi praticati dai fornitori.

Liquidità

In questo contesto, l’indicatore della liquidità presso il terziario a Bergamo ha rallentato la sua dinamica di crescita. Tuttavia, le imprese del territorio mostrano un livello di resilienza elevato: le imprese hanno mostrato un deciso miglioramento in termini di fabbisogno finanziario tra la prima metà del 2021 e i primi mesi del 2022 (da un indice di 33 a uno di 40). A settembre 2022 il dato è sceso a 37, per risalire a 39 a marzo 2023 e a 41 a settembre.

Credito

Si è registrato un calo delle imprese del terziario di Bergamo che hanno chiesto credito (il 26%; era il 30% a marzo 2023). Tra quelle che hanno inoltrato la richiesta, tre su quattro hanno visto accolta la domanda (76,7%), facendo comunque rilevare un calo dell’importo garantito (il 25,4% ha ottenuto un prestito minore di quello richiesto); il 14,3% è in attesa di una risposta, mentre il 9% non ha visto accogliere la propria richiesta. La dinamica della domanda e dell’offerta di credito nel 2023 vede nel secondo semestre un calo del 4% delle imprese che hanno chiesto un prestito (raffrontata al primo semestre 2023) e un corrispondente calo delle domande accolte (-4%). Cresce invece del 2% il numero delle richieste respinte, così come quello delle imprese in attesa di una risposta (+2%). In un contesto generalizzato di difficoltà in termini di offerta di credito, nel 2023 si è assistito ad un innalzamento dei tassi di interesse e delle condizioni generali del credito. Le imprese bergamasche rilevano un incremento dei tassi seppur con un indice migliore rispetto al resto d’Italia (52 contro 42 a livello nazionale), oltre che dei costi complessivi dei servizi bancari (45 contro 36 nazionale).

Scenari e prospettive per il 2024

Quanto alle prospettive del terziario bergamasco per il nuovo anno, gli imprenditori mostrano un cauto ottimismo. A sorpresa emerge un leggero miglioramento della fiducia nell’economia italiana. Stabile la percezione dell’andamento della propria impresa (in linea con il 2023) e della liquidità. Vi è invece un timore nella perdita dei ricavi (l’indicatore scende da 53 del 2023 a 51 per il 2024). Sul fronte occupazionale si interrompe la spinta del post Covid, con l’indice che cala da 53 del 2023 a 52 del 2024.


Terziario, fatturati in crescita. Migliora la fiducia delle imprese

I dati della Camera di Commercio relativi al I trimestre 2023, evidenziano variazioni positive, del 2,8%, nel commercio al dettaglio

Nel primo trimestre 2023 prosegue la crescita del fatturato a Bergamo per le imprese del terziario con almeno 3 addetti: la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari al
+6,5% nei servizi e al +9,3% nel commercio al dettaglio. Nei servizi il numero indice del fatturato sale così a quota 113,8, registrando una crescita del +1,7% rispetto al trimestre precedente, una
“velocità di crociera” in linea con quella evidenziata a fine 2022, mentre il commercio al dettaglio mostra un’accelerazione (+2,8%) consentendo all’indice di raggiungere quota 100 e recuperando
così, almeno in termini nominali, il livello del 2010.
L’andamento del fatturato risulta condizionato dalla dinamica dei prezzi, che mostrano segnali contrastanti: se nel commercio al dettaglio emergono prime indicazioni di allentamento delle
tensioni, con una crescita congiunturale del +2,9% dopo il +5% registrato nel trimestre scorso, nei servizi i prezzi tornano ad accelerare (+3%). Nonostante il percorso di rientro dell’inflazione si
prospetti quindi non scontato nei tempi e nelle modalità, gli imprenditori si dichiarano comunque moderatamente ottimisti, con aspettative positive e in miglioramento in entrambi i comparti.
L’andamento del fatturato delle imprese bergamasche dei servizi evidenzia un proseguimento della tendenza recente: sia l’incremento tendenziale (+6,5%) che quello congiunturale (+1,7%)
sono infatti in linea con quanto registrato a fine 2022, dopo lo stop che aveva invece caratterizzato il terzo trimestre dello scorso anno (-0,2% congiunturale). Si tratta di una dinamica simile a quella osservata in Lombardia (+8,5% la variazione tendenziale regionale e +1,7% quella congiunturale), che rispetto ai livelli pre-Covid ha portato a una crescita complessiva del fatturato in termini nominali del +22,5% a Bergamo e del +21,2% in regione.
La crescita più vivace si registra nelle attività legate al turismo, in particolare quelle di alloggio e ristorazione, che rispetto agli altri settori hanno iniziato più tardi il percorso di ripresa a seguito
dell’emergenza Covid, mentre il commercio all’ingrosso registra una battuta d’arresto, dopo il forte aumento di fatturato registrato nel 2022.
Anche i prezzi seguono dinamiche diverse a seconda del settore di appartenenza: in particolare le tensioni stanno rientrando nei settori più a monte della filiera, come il commercio all’ingrosso dove si erano concentrati i maggiori rialzi nel 2022, mentre sono ancora in aumento nelle attività che si rivolgono direttamente ai consumatori. Il risultato complessivo è una crescita dei listini che torna ad accelerare (+3% congiunturale) dopo i segnali distensivi che erano emersi nel trimestre scorso. Dal punto di vista dell’occupazione, si registra una crescita del numero di addetti tra inizio e fine trimestre (+1,6%), confermando la tendenza positiva già emersa nella seconda parte del 2022.
Dopo un 2022 caratterizzato da una stagnazione dei livelli di fiducia, che hanno oscillato intorno al valore nullo per gran parte dell’anno, il primo trimestre 2023 mostra un deciso miglioramento delle aspettative degli imprenditori: il saldo tra previsioni di crescita e diminuzione raggiunge il +20 per il fatturato, superando anche i livelli che avevano caratterizzato il 2021, mentre per l’occupazione il valore risulta pari a +11. Nel settore dei servizi gli operatori sembrano quindi scommettere sul proseguimento della dinamica positiva dei consumi, nonostante i rischi derivanti dall’inflazione ancora elevata e dalla crescita dei tassi di interesse.
Nel commercio al dettaglio sia la variazione tendenziale (+9,3%) sia quella congiunturale (+2,8%) evidenziano un miglioramento della dinamica del fatturato che aveva caratterizzato il
2022, in misura più marcata di quanto avvenga a livello regionale dove il progresso è meno evidente (+7,2% l’incremento tendenziale in Lombardia e +1,8% quello congiunturale). Il numero
indice del fatturato raggiunge quota 100, ovvero il valore medio del 2010 – considerato come anno di riferimento – mettendo a segno una crescita complessiva rispetto ai valori pre-Covid pari al
+14,4%.
L’andamento del fatturato è stato naturalmente influenzato dai prezzi di vendita, che nel corso del 2022 hanno registrato un forte impulso per via dei rincari energetici e delle materie prime, mentre le quantità, secondo i dati nazionali diffusi da Istat, hanno mostrato una tendenza cedevole. Nel primo trimestre 2023 le imprese bergamasche del commercio al dettaglio forniscono però un primo segnale di rallentamento dei listini, che crescono del +2,9% su base congiunturale dopo l’incremento record registrato a fine 2022 (+5%).
La dinamica inflattiva risulta ancora particolarmente marcata nei supermercati e minimarket, sostenendone da un lato il fatturato, cresciuto in maniera significativa, ma accentuando il rischio di
una compressione dei volumi venduti. La situazione appare più favorevole negli esercizi non alimentari, dove a una crescita comunque robusta del fatturato si accompagna un incremento
limitato dei listini.
Segnali di miglioramento giungono anche dalle valutazioni sugli ordini ai fornitori, che tornano a essere positive (+5,6 il saldo tra giudizi di aumento e diminuzione su base annua) dopo il calo del
trimestre scorso, e da quelle sulle scorte, che interrompono il trend di crescita (saldo pari a +7,1 dopo il +8,5 di fine 2022) stabilizzandosi su valori in linea con quelli pre-Covid.
L’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio mostra un lieve ripiegamento, con una variazione del numero di addetti pari a -0,2% tra inizio e fine trimestre, dovuta anche a effetti
stagionali legati alla fine del periodo di picco di vendite delle festività natalizie.
Coerentemente con i segnali distensivi emersi dagli indicatori congiunturali, migliora il clima di fiducia degli operatori del settore dopo il pessimismo che aveva caratterizzato la fine del 2022: il
saldo tra previsioni di crescita e diminuzione torna in territorio positivo sia per il fatturato (+8) che per l’occupazione (+4), mentre resta lievemente negativo per quanto riguarda gli ordinativi ai
fornitori (-2), valori che risultano in linea con quelli registrati nell’analogo periodo dell’anno scorso.


Lavoro stagionale nel terziario, intesa Ascom e sindacati per gestire i picchi di lavoro

L’accordo ha validità per tutto il 2023 e 2024. Incentivi dall’Ente Bilaterale per chi trasformi in indeterminato i contratti stagionali

Ascom Confcommercio Bergamo e le organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs della provincia di Bergamo hanno sottoscritto un Accordo Territoriale per il lavoro stagionale nel terziario. L’intesa permette alle circa 24mila aziende che applicano il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi della provincia di Bergamo di gestire i picchi di lavoro riconducibili a ragioni di stagionalità e alla fase di avvio di nuove attività con assunzioni a tempo determinato (art 75 e 76 del CCNL per i dipendenti da aziende del Terziario della Distribuzione e dei Servizi – Testo Unico del 30 luglio 2019). L’accordo ha validità fino al 31 dicembre 2024. L’intesa territoriale va in deroga ad alcuni aspetti della disciplina ordinaria del contratto per gestire i
maggiori flussi di lavoro, dalla durata del contratto a tempo determinato, al numero complessivo dei contratti a termine rispetto ai contratti a tempo indeterminato, agli intervalli temporali previsti per le riassunzioni cosiddette stop & go, alle causali delle proroghe e dei rinnovi.
“Diamo così risposta a un’esigenza sentita dalle imprese locali del Terziario per gestire i picchi di lavoro stagionali nonché in fase di avvio di nuove attività- commenta Enrico
Betti, responsabile Area Lavoro, Relazioni sindacali e Welfare Ascom Confcommercio Bergamo-. Era fondamentale dare uno strumento di flessibilità ai nostri associati, che si trovano oggi a dover affrontare un maggiore flusso di lavoro determinato da Bergamo Capitale della cultura e in prospettiva l’auspicabile effetto trascinamento nell’anno 2024.”
“Nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono capitale della cultura, le attività commerciali delle zone turistiche interessate hanno manifestato la necessità di implementare il loro
organico per far fronte alle richieste del mercato. Definire la regolamentazione nel dettaglio delle assunzioni per il lavoro stagionale ha rappresentato un punto di
discussione importante in questi mesi – dichiarano i segretari generali Nicholas Pezzé di Filcams CGIL, Claudia Belotti di Fisascat CISL e Anila Cenolli di Uiltucs di Bergamo- “Auspichiamo che questo accordo possa fornire un impulso positivo a un’occupazione di qualità per tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che saranno coinvolti. Ci auguriamo soprattutto che si apra un percorso di formazione e qualifica che permetta al maggior numero di loro di venire stabilizzati. Per noi sarà centrale confrontarci come parti sociali per monitorare l’andamento dell’accordo” .
I datori di lavoro che intendano beneficiare dell’Accordo Territoriale devono presentare all’Ente Bilaterale del Terziario della provincia di Bergamo specifica richiesta di adesione pubblicata sul sito internet di Ascom e su www.entebilcombg.it,  da compilare telematicamente e trasmettere esclusivamente tramite PEC aziendale all’indirizzo:
posta@pec.entebilcombg.it.
Le aziende che dovessero trasformare i contratti di lavoro a tempo determinato stagionale attivati secondo l’accordo territoriale con assunzioni a tempo indeterminato o che dovessero attivare i contratti a tempo determinato della durata superiore alle 13 settimane fruiranno sino a dicembre 2024 per ogni contratto (e per ogni successivo fino al quarto compreso) un contributo di 500 euro (riproporzionato in caso di part-time) quale incentivo grazie al fondo apposito messo a disposizione dall’Ente Bilaterale del Terziario di Bergamo (fino ad esaurimento fondi).
Le aziende hanno l’obbligo di stabilizzare con un contratto di lavoro della durata di almeno 12 mesi il 20% dei contratti attivati secondo il presente accordo.
Tutte le parti interessate, Ascom e le tre sigle sindacali, hanno sottoscritto l’impegno di valutare gli esiti dell’intesa, con eventuali proroghe e aggiornamenti, entro il 30 settembre 2023.


Un’impresa su quattro del terziario (24,6%) è guidata da donne

Oscar Fusini: “Da sempre figure insostituibili sia come imprenditrici che come coadiuvanti”

L’impresa nel terziario è da declinarsi sempre più al femminile. Nel terziario orobico sono attive 5.852 imprese femminili, 4.806 ditte individuali e 1.046 società. Rappresentano quindi il 24,6% delle imprese attive di commercio, turismo e servizi. Quanto alla dinamica tra aperture e chiusure, emerge ancora una certa fragilità dell’imprenditorialità femminile: nell’ultimo anno sono nate 295 nuove imprese femminili  (dato Ascom Confcommercio Bergamo su elaborazione dati camerali) pari al 24,5%, in linea con la consistenza media delle nuove imprese; hanno però cessato 441 imprese, pari al 26,7%, una percentuale purtroppo molto più alta rispetto media.  Il tasso di chiusura è stato  del 2,4%, nettamente più elevato di quello rilevato negli altri settori. Le imprese femminili attive a Bergamo sono 17.217 (con un calo dello 0,7% su base annua al IV trimestre 2022) e rappresentano il 20,8% delle imprese attive totali. “Le imprese femminili nel commercio, turismo e servizi sono tradizionalmente molte di più in percentuale rispetto alla media di tutti i settori- commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-.  Pur non essendo un settore di esclusivo appannaggio femminile, la presenza di donne nei servizi, alloggio, ristorazione e in generale nel terziario è superiore in tutti i segmenti delle attività. E questo senza considerare la figura del coadiuvante familiare che nella stragrande parte dei casi vede la moglie collaboratrice del marito nell’impresa familiare”.  Nell’ultimo anno l’apertura di nuove imprese femminili è stata in linea con il rallentamento registrato in generale nella creazione di nuove imprese del terziario. Anche se dal 2018 al 2022 i numeri delle imprese femminili sono comunque cresciuti, soprattutto nel 2021 per effetto dei sostegni economici in piena pandemia. “Sono state le chiusure di imprese gestite da donne ad essere nettamente più alte della media- continua Fusini-. Le imprese femminili sono più fragili di quelle gestite da uomini. Questo anche prima della pandemia e della crisi energetica. L’ultimo anno ha enfatizzato molto di più il fenomeno. Non riteniamo che alla base di questa debolezza non ci sia un problema di competenze, anzi per titoli di studio spesso le donne sono mediamente più scolarizzate degli uomini ma di fragilità patrimoniale e spesso anche di difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro. Da tempo sosteniamo l’urgenza di un sistema di sostegno e di supporto superiore alle donne imprenditrici e libere professioniste, che ad oggi non esiste.  Valga come esempio l’impostazione della scuola,  sin dall’infanzia è strutturato sui cinque giorni settimanali feriali mentre il lavoro in proprio si distribuisce quasi sempre su sei giorni e spesso comprende anche i festivi”.


Corsa alle dimissioni, la grande crisi per le imprese del turismo e della ristorazione

Non c’entrano solo orari e stipendi, ma pesa sempre di più il benessere percepito sul lavoro, oltre al rapporto con il titolare (che vale il 50% delle rinunce lavorative)

Il fenomeno delle grandi dimissioni, Great resignation o big quit come lo chiamano gli americani, dopo il boom degli Stati Uniti nel 2021 (47,7 milioni di dimissioni volontarie contro i 68,8 milioni di cessazione di rapporti di lavoro) ha raggiunto anche l’Europa e sta scuotendo dall’anno scorso anche il nostro Paese e in via trasversale tutti i settori economici che lo compongono. Questo nuovo modo di intendere e concepire la vita per i lavoratori che cercano prima di tutto benessere e conciliabilità dei propri interessi sta trovando la “vittima sacrificale” nei settori del terziario: il commercio, ma soprattutto il turismo e la ristorazione, stanno pagato il dazio più alto.

Accanto infatti ai tanti fattori che spiegano il fenomeno delle grandi dimissioni in senso generale, ce ne sono alcuni particolari che riguardano esclusivamente i settori del terziario. In primo luogo il settore è costituito quasi esclusivamente da micro e piccole imprese per lo più a conduzione familiare dove la possibilità di proporre una carriera è molto bassa. Una volta, chi lavorava in questo settore lo faceva per imparare un mestiere e aprire la propria attività, ma oggi quella proiezione di lungo termine sembra essere fantascienza per la maggioranza dei giovani.

Le imprese del settore turistico pressate dalle difficoltà finanziarie della pandemia e da quelle economiche della riduzione dei margini per la concorrenza dei grandi player (dalle prenotazioni con le OTA nella ricettività, del delivery con le piattaforme nella ristorazione) e da una concorrenza esasperata non hanno margini per accrescere le condizioni economiche dei lavoratori.

Inoltre, da almeno vent’anni è cambiata la percezione dello status, ossia quel modo di pensare collettivo che faceva preferire il lavoro in negozio, al bar e al ristorante alla fabbrica (così come nei cinquant’anni precedenti il lavoro in fabbrica era lo sbocco moderno per chi scappava dalla alla campagna). Il pensiero di dover lavorare il sabato e la domenica e nei giorni in cui gli altri si divertono è il deterrente peggiore per cercare un posto di lavoro nel terziario. La stessa professione di chef, fino a dieci anni fa di grande impatto mediatico, non sembra più rientrare tra i fenomeni alla moda.

E’ proprio il settore dei pubblici esercizi e dei ristoranti, dove l’età media dei lavoratori è mediamente tra la più bassa, a fare le spese di questa disaffezione per professioni un tempo decisamente più ambite. Complice anche il crollo demografico, nella provincia di Bergamo stimiamo la carenza di circa 6.000 addetti, pari al 22% rispetto a gli occupati (5.200 titolari, familiari e soci e circa 22.000 dipendenti – fonte FIPE). Molte imprese quindi decidono di ridurre i turni, aumentare i giorni di chiusura e limitare le sale per mancanza di personale. Ciò accade nonostante il settore impieghi molto frequentemente, con  il lavoro a chiamata, gli studenti universitari, che in questo modo cercano di sostenere le loro piccole spese e allo stesso tempo formarsi e crescere, oltre a rapportarsi con gli altri, testando e migliorando le proprie qualità relazionali.

Tutti questi fattori negativi e convergenti, dal calo demografico alla ricerca di tempo libero e svago, stanno creando una seria difficoltà al commercio e al turismo e rischiano di inchiodare uno dei settori in crescita nel nostro Paese. Ma cosa fare? Quale compito abbiamo?

Difficile individuare soluzioni valide a priori se non la ricerca a ogni livello di una maggiore capacità di attrazione del personale, di ingaggio, ossia di costruzione della relazione, la cura del benessere del lavoratore e la gratificazione.

Le direzioni delle risorse umane delle grandi imprese sono già da tempo al lavoro per migliorare la relazione con i dipendenti: welfare, premi aziendali, smart working, formazione e possibilità (teorica) di fare carriera. Tutto quanto sembrerebbe, se non alieno, almeno lontano nella stragrande maggioranza delle piccole aziende del commercio e del turismo. Eppure nelle realtà più piccole il punto di partenza cruciale per il cambiamento è proprio la consapevolezza del datore di lavoro. Se lo stile direttivo e la contrapposizione tra titolari e collaboratori non esistono più da anni, nella stragrande maggioranza delle imprese serve comunque un perfezionamento dello stile collaborativo e un grande cambio di passo nella comprensione del cambiamento e nell’accettazione delle esigenze nuove, non certo dei capricci, dei collaboratori.

Se il cambiamento è abbracciato dal datore di lavoro, allora la capacità di reazione della piccola imprese è certamente superiore a quella delle medie e grandi imprese perché nelle prime il titolare è a contatto diretto e lavora- spesso gomito a gomito- con i suoi dipendenti.

Non è però solo una questione di velocità, ma anche di possibilità concrete di accontentare i lavoratori. Nelle grandi aziende, le direzioni del personale sono lontane dai dipendenti e le eccezioni nel trattamento dei collaboratori sono spesso impossibili da stabilire quando i dipendenti sono molti da gestire, mentre il piccolo imprenditore può attuarle con più flessibilità, gestendo ad esempio un turno migliore per la mamma che ha figli più piccoli o per la ragazza che è iscritta a un corso in palestra in palestra. In questo si può tradurre la maggiore attenzione alle esigenze e il contrasto al malessere dei collaboratori, che resta la principale ragioni delle dimissioni.

Tutti noi, a ogni livello, preferiremmo che il mondo del lavoro fosse quello di trent’anni fa, ma così non è e non potrebbe nemmeno esserlo. Serve quindi la flessibilità delle regole, che non significa non lavorare, ma che siano adeguate al cambiamento dei tempi e non rigide come le leggi scritte sulla sacre tavole. Infine servirebbe una gestione oculata dei turni di lavoro che eviti carichi massacranti per gli addetti, perché di persone disponibili a sacrificarsi in tutto per il lavoro ce ne saranno sempre meno.

Le ricerche su questi argomenti convergono nel sostenere che una lettera di dimissione su due non dipenda da fattori economici. Se su questi ultimi ciascun imprenditore deve poter fare i conti con le proprie tasche, sulle altre voci dipende solo da lui e senza spendere di più per trattenere il personale.


Terziario, migliora la fiducia delle imprese ma pesano rincari energetici e ritardi nei pagamenti

Il bilancio in chiaroscuro dai dati dell’Osservatorio congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo-Format Research

Il terziario bergamasco continua a mostrare tutta la sua capacità di tenuta e guarda con un certo, seppur cauto, ottimismo al futuro. Migliora la fiducia delle imprese del terziario di Bergamo. A essere meno fiduciose le micro e piccole imprese (da 1 a 5 addetti) e quelle del turismo. Cresce però in generale la fiducia nell’andamento della propria impresa (43, contro il 40 nazionale e il 32 dello scorso anno). Aumenta la percentuale delle imprese che intendono assumere e diminuisce quella delle imprese che intendono ridurre i propri organici. In robusta crescita l’indicatore relativo all’andamento dei ricavi (a 46 rispetto al dato precedente a 34). Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’Osservatorio congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo- Format Research, presentato venerdì 27 maggio.
A ridurre le aspettative e a pesare sul clima sono l’inflazione, l’aumento consistente dei costi per energia, ma anche di forniture e materie prime ( oltre alla difficoltà nel loro reperimento), logistica, trasporti, stoccaggio. Anche i tempi di pagamento sono peggiorati: il 28% delle imprese segnala tempi più lunghi.

Clima di fiducia

Migliora la fiducia delle imprese del terziario di Bergamo: l’indicatore è pari a 36 (prima era 27). Per quanto ancora basso rispetto a prima della pandemia, il dato di Bergamo è superiore rispetto al dato medio nazionale (35). Stabile la prospettiva in vista del prossimo mese di settembre. Il recupero è stato accentuato, sia rispetto al dato di settembre 2021, sia rispetto alle previsioni formulate nello scorso autunno che prevedevano un indicatore a 29, che è stato abbondantemente superato.
La fiducia è più alta nelle imprese dei servizi (per cui l’indicatore è a quota 42, dato che riporta ai livelli pre pandemia), nella media per il settore del commercio (35), mentre resta inferiore alla media nel turismo (31). A essere più ottimiste e fiduciose rispetto all’andamento dell’economia sono le aziende più grandi, da 10 addetti a salire; il dato è nella media per le imprese da 6 a 9 addetti e sotto la media per le imprese da 1 a 5 addetti.  Migliora anche la fiducia nell’andamento della propria impresa: l’indicatore sale a 43 rispetto al dato dello scorso anno, quando era a 32. Il dato evidenzia un miglioramento rispetto all’indice nazionale che resta fermo (40).
Le previsioni per il prossimo settembre evidenziano un ulteriore miglioramento della fiducia delle imprese bergamasche (46), a fronte invece di un peggioramento del dato medio nazionale (39). Anche per la fiducia nella propria impresa sono sopra la media il settore dei servizi e le imprese più strutturate. In linea con la media il settore commercio e le imprese 6-9 addetti e sotto la media il comparto del turismo e le imprese da 1 a 5 addetti.

Ricavi e occupazione

L’indice dei ricavi evidenzia una crescita molto significativa da 34 a 46 con la previsione di un ulteriore recupero di un altro punto percentuale entro il prossimo settembre. Il dato è nettamente superiore all’indice nazionale. Sono i servizi a far registrare un indice che ha nettamente superato il dato pre pandemia; il commercio è leggermente sopra la media, mentre il turismo e il settore dei pubblici esercizi presentano qualche difficoltà. A soffrire maggiormente sono le micro e piccole imprese fino a 5 addetti. Migliora la situazione occupazionale delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi di Bergamo che raggiunge quota 48, quasi come ai livelli pre Covid-19 . Il dato è ben 9 punti più alto rispetto a quello nazionale: aumenta la percentuale delle imprese che intendono assumere e diminuisce quella delle imprese che intendono ridurre il proprio organico.

Gli elementi negativi: l’aumento dei costi e i ritardi nei pagamenti

L’80% delle imprese del terziario lamenta, a partire dalla fine del 2021, un incremento dei prezzi da parte dei propri fornitori. L’89% ritiene che tale aumento caratterizzerà tutto l’anno in corso. Il 91% delle imprese del terziario ha riscontrato, a partire dalla fine del 2021, un incremento del prezzo dei servizi dell’energia. A pesare sulle imprese sono anche l’aumento dei costi praticati dai fornitori della logistica, trasporti, stoccaggio e imballaggio, peggiorati secondo il 74% delle imprese. Per entrambe le tipologie di costi la previsione a fine anno vede rincari ulteriori. Critica anche la situazione dei tempi di pagamento con un indice che è a 37 e si confida di migliorare a 39 entro l’autunno. Quasi un terzo delle imprese del terziario orobico, il 28%, ritiene che i tempi di pagamento da parte dei clienti siano peggiorati, mentre solo il 2% ritiene che siano migliorati. Uno degli effetti della nuova crisi in atto è rappresentato dai ritardi nei pagamenti da parte dei clienti.


Zambonelli alla guida del Gruppo “Varie”, “incubatore” delle nuove rappresentanze Ascom

Il Gruppo include tutte le imprese del terziario che non hanno una categoria di riferimento. Nel direttivo anche Cucchi e Viscardi

Il primo rinnovo delle categorie Ascom ha portato ieri sera alla nomina di Giovanni Zambonelli, alla guida dell’Associazione, a presidente del settore “Varie”, il gruppo che rappresenta tutte le imprese iscritte ad Ascom che non hanno una categoria di riferimento. Ad affiancare nel direttivo il presidente Zambonelli, 61 anni, legale rappresentante di una holding di gruppo familiare, Pierluigi Cucchi, 68 anni, legale rappresentante di una società di formazione, con il ruolo di vicepresidente; a Nicola Viscardi, 31 anni, socio di un’attività familiare nel settore ottica e fotografia, il ruolo di consigliere.
Nel gruppo sono rappresentate attività eterogenee attive nel terziario, come imprese immobiliari che fanno capo a gruppi societari, imprese di elaborazione dati, aziende di formazione, agenzie di viaggio, palestre e altre attività specializzate nel benessere e nei servizi alla persona, dai negozi di ortopedia alle parafarmacie, dalle profumerie alle erboristerie, dai negozi specializzati in articoli per la cura degli animali domestici alle rivendite di sigarette elettroniche fino alla vendita di strumenti musicali.

Il gruppo “Varie” si può definire una sorta di “incubatore” delle nuove rappresentanze Ascom: è qui che nascono i nuovi gruppi per rispondere alle nuove dinamiche in atto nel terziario. Da qui anche la scelta di assegnare la massima carica del direttivo al presidente stesso dell’Associazione. “Con le normative che hanno abrogato le tabelle merceologiche si è assistito da una parte ad un’ibridazione delle imprese del terziario e dall’altra alla nascita di imprese che erogano servizi nuovi o innovativi. Queste attività oggi sono sempre di più e non rientrano nei settori più specifici del terziario, per questo Ascom ha promosso fortemente la nascita di un gruppo che rappresentasse questa realtà multiforme e variegata di imprese” ha sottolineato Giovanni Zambonelli.

Tra i settori maggiormente rappresentati dal Gruppo “Varie”, che accorpa oltre 1500 imprese (nell’ultimo quinquennio erano 1380; la crescita registrata è dell’8,7%) figurano 554 imprese specializzate nell’elaborazione dati (erano 511 nel IV trimestre del 2016, con una crescita del +8,4%); seguono 172 profumerie (in calo del 6% rispetto a dicembre 2016, quando erano 183) e 67 erboristerie (a fine 2016 erano 75, con un calo del 10%).


“Formati e Occupati”: tornano i corsi gratuiti per aspiranti cuochi, barman, addetti sala e reception

Al via a marzo tre percorsi formativi per stimolare nuove opportunità professionali nella ristorazione e nel turismo

Creare un ponte tra la scuola e il mondo del lavoro per stimolare nuove opportunità nella ristorazione e nel turismo: è in questa prospettiva che Ascom Confcommercio Bergamo con il sostegno dell’Ente bilaterale del Turismo ha dato vita al progetto «Formati e Occupati», un percorso di formazione gratuito che prevede tre corsi professionalizzanti con un unico obiettivo: rispondere alle richieste di un mercato sempre più bisognoso di competenza e professionalità. Formazione però non fine a se stessa: come per la prima edizione del 2019 – 22 corsisti e 21 contratti di tirocinio retribuito – il progetto coinvolte una ventina di imprese del territorio con l’obiettivo di agevolare il matching tra domanda e offerta.

Formazione specialistica

Entrando nel dettaglio, l’«abc» delle competenze è comune a tutti i profili: consapevolezza del ruolo, rispetto delle regole, approccio al cliente e tecniche di accoglienza. I tre percorsi sono anche connotati da una componente pratica che porterà i corsisti ad arrivare preparati all’inserimento lavorativo. Le attività prevedono una formazione specialistica tecnica di 120 ore per ciascun percorso, in programma dal 7 al 30 marzo, e successivamente l’inserimento in azienda con un contratto di tirocinio retribuito di sei mesi nel periodo compreso tra aprile e ottobre. Ciascun corso è rivolto ad un massimo di 10 persone che dovranno superare una selezione. Il criterio fondamentale di giudizio sarà la motivazione e sarà stipulato con ciascun partecipante al progetto un patto formativo-didattico nel segno della crescita personale e professionale.
«In questo periodo di persistente crisi occupazionale e di difficoltà del mondo scolastico a portare a termine il ciclo di studi pesantemente condizionato dalla didattica a distanza – sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo -. l’Ente bilaterale del Turismo ha deciso di investire concretamente nel futuro di questo settore, offrendo l’opportunità di un’ulteriore formazione o di un aggiornamento di competenze per tutti coloro che hanno il desiderio di operare in questo comparto così ricco di fascino e prospettive future».

I corsisti della prima edizione del progetto

Un’opportunità anche per i meno giovani

Contenitore di formazione specialistica accelerata, «Formati e Occupati» vuole offrire una possibilità concreta di rimettersi in gioco anche per i meno giovani e l’Ente Bilaterale del Turismo di Bergamo ha accolto lo sviluppo del progetto stanziando i fondi per rendere gratuito l’accesso al progetto: «La Bilateralità ha come scopo quello di fornire servizi ai lavoratori-lavoratrici e alle imprese – afferma Alessandro Locatelli, presidente Ente Bilaterale -. Per questo pensiamo sia importante investire sulla formazione finalizzata ad innalzare la professionalità degli operatori e delle aziende. Inoltre, l’incremento dell’occupazione può accrescere il benessere della nostra provincia».
«La formazione del personale è uno dei passaggi chiave per un’azienda e lo sviluppo delle competenze dei collaboratori va di pari passo con la competitività – aggiunge Enrico Betti, vicepresidente Ente Bilaterale -. Dal punto di vista del lavoratore, acquisire conoscenze specialistiche può servire a colmare lacune derivate da esperienze pregresse o alimentare il desiderio di conoscere nuovi percorsi professionali».


Negozi storici, nuove tempistiche: domande entro il 15 aprile

Aperte le candidature per le attività commerciali che hanno almeno 40 anni di attività documentata

Cambiano le tempistiche per la presentazione delle domande di riconoscimento delle attività storiche e di tradizione in Lombardia: dal 2022 la finestra di presentazione delle domande è infatti una sola, con termine il 15 aprile di ogni anno. Le domande devono essere compilate esclusivamente online sulla piattaforma Bandi online, servizio Elenco regionale delle attività storiche e di tradizione. Le imprese in possesso dei requisiti richiesti possono presentare autocandidatura o rivolgersi alle associazioni di categoria come Ascom Confcommercio Bergamo.

Possono fare domanda le attività commerciali che hanno almeno 40 anni di attività documentata, siano essi negozi, locali o botteghe artigiane. I requisiti principali per ottenere il riconoscimento di attività storica e di tradizione e l’iscrizione nel registro regionale delle attività storiche e di tradizione sono la continuità nel tempo della gestione, dell’insegna e della merceologia offerta, la collocazione in strutture di pregio e la conservazione di arredi e attrezzature storici.

L’iscrizione all’elenco consente di partecipare ai bandi dedicati attivati da Regione Lombardia, oltre all’inserimento nel sito dedicato all’iniziativa www.attivitastoriche.regione.lombardia.it. Ogni anno viene inoltre organizzata una cerimonia di premiazione delle imprese riconosciute presso Palazzo Lombardia. A oggi il totale delle attività riconosciute da Regione Lombardia è pari a 2.395. Per informazioni: Ufficio Ata, tel. 035.4120340 – ata@ascom-bg.it.


Al via il progetto “Imprendigreen”, un marchio per accompagnare le imprese nella transizione ecologica

L’obiettivo dell’iniziativa di Confcommercio è contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu coinvolgendo imprese e associazioni 

 

Qualificare e rafforzare l’impegno sostenibile di imprese e associazioni del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e delle professioni valorizzando e promuovendo comportamenti ambientalmente virtuosi. Questo, in sintesi, l’obiettivo di “Imprendigreen” l’iniziativa di Confcommercio – al via oggi su tutto il territorio nazionale – che costituisce l’asse portante del più ampio progetto confederale “Confcommercio per la sostenibilità” con il quale la Confederazione intende offrire il suo contributo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Realizzato in collaborazione con la scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, il progetto nasce per diffondere comportamenti sempre più “green” nel mondo del terziario e che possano rappresentare anche un’opportunità di sviluppo per le imprese . In altre parole, con Imprendigreen si vuole raggiungere il duplice scopo di creare benefici ambientali e sviluppare nuove forme di economia attraverso una serie di azioni volte a sensibilizzare, formare e accompagnare le imprese nella transizione da un’economia lineare a un’economia circolare. Ma anche a cogliere tutte le opportunità che i programmi e i fondi europei e nazionali – come il Green Deal europeo e il PNRR italiano – metteranno in campo nei prossimi anni per innovare modelli di produzione, distribuzione e offerta di servizi.

Il marchio Imprendigreen

Il riconoscimento dei comportamenti ambientalmente virtuosi avverrà attraverso l’assegnazione di un marchio che sarà rilasciato all’impresa (o all’Associazione) che avrà raggiunto una soglia minima di punteggio determinata dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa sulla base dei più autorevoli standard nazionali ed internazionali di riferimento. Per conferire il giusto rilievo alle buone pratiche di sostenibilità il marchio Imprendigreen sarà attribuito sulla base di tre diversi livelli di eccellenza (tre, quattro e cinque stelle) in relazione alla diversa intensità dell’impegno ambientale posto in essere.
“Con Impredigreen vogliamo qualificare le imprese ambientalmente virtuose attraverso l’assegnazione di un marchio di sostenibilità per coloro che si saranno maggiormente distinte su questi temi e, al contempo, avviare un programma formativo per il miglioramento delle performance ambientali – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Questa iniziativa vuole però essere non un punto di arrivo ma di partenza affinché le imprese possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: la sostenibilità è di fatto un valore aggiunto per competere in un sistema economico sempre più attento a nuovi modelli di produzione e consumo green”.
“Grazie alla collaborazione con la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa sono state definite delle check list per rilevare le buone pratiche e definire i criteri-soglia quali-quantitativi per l’accesso al riconoscimento – aggiunge Andrea Comotti, responsabile Area gestionale Ascom Confcommercio Bergamo -. La Scuola è stata coinvolta anche nella predisposizione di moduli formativi appositamente studiati e implementati per i diversi settori di attività”.

Come aderire

Per prima cosa occorre registrarsi sul sito imprendigreen.confcommercio.it e, una volta compilato il questionario, ogni imprenditore potrà valutare le sue performance e ottenere il riconoscimento. Oltre a poter usufruire di speciali convenzioni riservate, le imprese e le associazioni che otterranno il riconoscimento Imprendigreen avranno accesso a moduli formativi implementati con il coinvolgimento di partner strategici ed enti di ricerca di spessore nazionale ed internazionale (come la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Enea, l’Asvis e il Conai), per migliorare la conoscenza delle normative e favorire la diffusione e la replicabilità di comportamenti virtuosi sotto il profilo ambientale e sociale.
Per informazioni ed eventuali chiarimenti le imprese interessate possono scrivere a: gestionale@ascombg.it – Tel 0354120325.