“Join the Club”: oltre 100 iscritti all’evento di business networking del Gruppo Libere Professioni

Al Settecento Hotel di Presezzo il 22 luglio l’evento covid free in presenza firmato Ascom: un’occasione di crescita e formazione per i liberi professionisti

Dall’importanza di costruirsi un’identità digitale all’uso intelligente dei social network, dal rapporto di fiducia tra consulente e azienda alle nuove frontiere del marketing emozionale. E ancora: come scegliere il business networking più adatto alla propria attività e come trasformare un sogno imprenditoriale in un’azienda di successo: questi e tanti altri temi sono stati al centro delle 7 room di “Join the Club”, evento organizzato dal Gruppo Libere Professioni di Ascom Confcommercio Bergamo e andato in scena giovedì 22 luglio al Settecento Hotel di Presezzo.

Alte le adesioni: a “Join the Club”, organizzato nel rispetto delle misure anticovid, si sono iscritti più di cento lavoratori autonomi e liberi professionisti del terziario bergamasco che si sono dati appuntamento per il primo grande evento organizzato in presenza dopo oltre un anno di relazioni virtuali sui social network, ClubHouse in primis. “Nei mesi scorsi – sottolinea Matteo Mongelli, presidente del gruppo Libere Professioni di Ascom Confcommercio Bergamo – ci siamo chiesti come fare ad intercettare le necessità del mondo professionale e per questo abbiamo deciso di dare voce alle varie considerazioni emerse nelle “stanze” virtuali trasformandole in un vero e proprio incontro in presenza per dare vita, davanti ad un apericena, a tavoli di confronto che potessero orientare le conoscenze nel segno dell’unione tra liberi professionisti”.

Sotto il claim “Torniamo a creare relazioni e a sviluppare business” Join The Club è stato molto di più di un evento di business networking tra imprenditori, di cui molti under 40: la serata è stata l’occasione per tornare a rivedersi e a scambiarsi idee, progetti e soprattutto competenze per dare valore al lavoro autonomo e gettare le basi della ripartenza delle partite iva bergamasche che stanno tornando a crescere. Nel primo trimestre dell’anno, infatti, il totale delle nuove partite Iva (imprese e liberi professionisti) aperte in provincia di Bergamo è pari a 2.841 (dati Ministero Economia e Finanze), con un picco a gennaio di 1.258: un boom di nuove attività che sigla un +90% rispetto all’ultimo trimestre del 2020 quando le nuove partite Iva erano 1.454.


L’innovazione ai tempi di Google e social network: Ascom accompagna le imprese nella transizione digitale

Due nuovi servizi in collaborazione con Edi Confcommercio: il primo dedicato all’ecommerce sui social, l’altro per migliorare la presenza dell’attività su Google

Il digitale è una sfida che non può essere trascurata in tempi di Covid e il mondo del terziario è chiamato a integrare il proprio modello di offerta tradizionale per rimanere competitivo sul web e non solo. È in quest’ottica che Ascom Confommercio Bergamo, in collaborazione con Edi Confcommercio, lancia due nuovi servizi finalizzati ad aumentare la presenza online delle imprese con l’obiettivo di accompagnarle nella transizione digitale.

Il primo servizio è dedicato a sviluppare il commercio online sui social network tramite Edi Social Shopping, una vetrina digitale che offre l’opportunità di interagire e vendere direttamente e senza bisogno di un e-commerce sui principali social network, da Facebook a Instagram e WhatsApp Business. Il secondo servizio, invece, è pensato per migliorare la presenza su Google My Business, il principale strumento per tutte le attività che hanno un indirizzo fisico. Realizzato in collaborazione con Webidoo, azienda specializzata in digital transformation e digital marketing, il servizio supporta l’imprenditore nella costruzione della scheda Google My Business dando la possibilità di farsi notare e fornire le informazioni necessarie sul proprio business.

“C’è anche la possibilità di studiare delle azioni di consulenza ad hoc sullo sviluppo della propria comunicazione online o per implementare la propria piattaforma e-commerce con Shopify – sottolinea Giorgio Puppi responsabile Politiche Associative-Innovazione e Digitalizzazione di Ascom Confcommercio Bergamo -. La valutazione del tipo di consulenza migliore da attivare prevede un check up gratuito sul grado di maturità digitale dell’impresa con un consulente Ascom e di EDI Confcommercio che, qui in sede in via Borgo Palazzo, ha uno sportello dedicato”.

“Questi due servizi vanno nella direzione, già annunciata in occasione della nostra assemblea di giugno, di ottimizzare l’assistenza alle imprese del terziario su aspetti legati al digitale e all’innovazione – aggiunge Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. In futuro, infatti, sarà fondamentale affiancare alla vendita tradizionale strumenti e progetti innovativi per favorire la vendita a distanza e, allo stesso tempo, attirare e fidelizzare la clientela”.

La ricerca sul terziario

Una tendenza confermata anche dai dati: dal Rapporto di ricerca realizzato da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo sul terziario bergamasco emerge che sono sempre di più le imprese che si sono attivate per modificare i propri modelli di business: rispetto all’inizio della pandemia, sono salite dal 15% al 37,7% le imprese (+152%) che utilizzano il canale e-commerce o lo hanno intensificato. Queste innovazioni hanno consentito di minimizzare le perdite (38%), evitare di chiudere l’attività (28,4%), mantenere lo stesso livello di ricavi rispetto al periodo precedente la crisi (24,1%), crescere e migliorare (9,5%). Inoltre, circa un impresa su tre è interessata ad introdurre entro il prossimo anno metodologie e strumenti di innovazione digitali: il settore più attento è quello dei servizi (+31,6%) seguito, dal commercio (29,3%) e dal turismo (27,9%). E di queste, circa un’impresa su quattro, è intenzionata a chiedere aiuto alle associazioni di categoria.

“Le imprese associate e interessate a sviluppare o migliorare la presenza online possono contattare l’area Innovazione e Digitalizzazione di Ascom Bergamo senza alcun impegno per valutare queste interessanti opportunità – conclude Fusini -. Ricordo che il servizio è a pagamento ma può godere del contributo del Bando Sviluppo 2021 della Camera di Commercio di Bergamo”.


Criminalità e usura spaventano il terziario bergamasco: l’importanza di fare rete tra enti e sul territorio

Presentata la ricerca nell’ambito dell’Osservatorio per la Legalità del Comune di Bergamo. Zambonelli, presidente Ascom: “Pronti a collaborare con l’amministrazione e le autorità “

In tempi di crisi la preoccupazione per la trappola dell’usura è alta. Ed è sopra il dato nazionale. È quanto emerge dalla ricerca “Crisi di liquidità, usura e infiltrazioni mafiose nel terziario bergamasco” promossa da Ascom Confcommercio Bergamo e commissionata all’agenzia Format Research nell’ambito dell’Osservatorio sulle imprese del terziario e presentata dall’Osservatorio per la Legalità del Comune di Bergamo. Nato nel 2018, l’Osservatorio per la Legalità ha l’obiettivo di sostenere sia la lotta alla corruzione e alla criminalità, sia la diffusione della cultura della legalità attraverso un’attività conoscitiva, consultiva e di proposta in collaborazione con Prefettura, enti e istituzioni del territorio.

Prestito ad usura

Venendo alla ricerca, effettuata su un campione di 700 intervistati e presentata dal presidente Format Research, Pierluigi Ascani, circa sei operatori su dieci sono infatti preoccupati del fenomeno dell’usura in questo gravissimo momento di crisi economica: sono il 59,1% contro il 58,7% del dato nazionale. Il 16% è preoccupato per il fenomeno dell’usura nella zona dove opera con la sua impresa, (il 17,7% a livello nazionale).
Oltre il 70% delle imprese di Bergamo (esclusivamente gli esercizi del commercio al dettaglio non alimentare e i pubblici esercizi) ritengono che il fenomeno del «prestito ad usura» debba essere «molto o abbastanza temuto». Il dato è leggermente superiore rispetto alla media Italia (68%) e addirittura un terzo delle imprese bergamasche lo reputa molto temuto (dato più alto di quello nazionale che si attesta al 31%).
Su quali siano le principali fonti di informazione sul fenomeno, gli imprenditori bergamaschi dichiarano percentuali più basse rispetto ai dati nazionali: stampa 6,4% contro il 7%, social 6,4% contro il 6,9% e racconto diretto 5,7% contro il 6,6%. Secondo il 67,7% circa degli imprenditori di Bergamo, quando si resta vittima dell’usura bisognerebbe denunciare subito alle Forze dell’Ordine, alla Magistratura. Il dato di Bergamo è superiore + 2,7% rispetto al dato nazionale.

Infiltrazioni mafiose nell’economia

Oltre il 64% delle imprese di Bergamo ritiene che il fenomeno della «malavita che cerca di impadronirsi delle aziende» debba essere «molto o abbastanza temuto». Il dato è in linea con quello nazionale. Gli imprenditori leggono principalmente sulla stampa 7,7% (+1,2% rispetto al dato nazionale) dei tentativi della malavita di impadronirsi delle imprese. Il 6,4% ne ha sentito parlare attraverso il passaparola, meno rispetto ad altre zone d’Italia.
A fronte di questa consapevolezza, però, solo l’11,3% degli imprenditori di Bergamo sono preoccupati dei tentativi della malavita di impadronirsi delle imprese nella zona dove lavorano, o comunque nel proprio quartiere. Il reale pericolo percepito dalle imprese di Bergamo (57,6%) è inoltre più basso rispetto alla media nazionale 62%.
Secondo il 64,3% degli imprenditori bisogna denunciare subito alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura i tentativi della malavita di impadronirsi della propria impresa. Il dato è in linea con quello nazionale (63,0%) e con un 3,4% in meno rispetto alla risposta all’usura.

Fare rete insieme

“Quello dell’usura è un fenomeno pericoloso e strisciante anche nella nostra provincia – afferma Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo -. E il rischio è che il fenomeno possa esplodere dopo la moratoria dei prestiti alle imprese. Per questo, come associazione di categoria, siamo pronti a collaborare con il Comune, le autorità e gli enti preposti per tutelare i nostri associati”.

Appello raccolto dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: “I pubblici esercizi sono tra le categorie più esposte agli effetti della crisi, alle prese con bilanci in rosso e con ristori spesso inadeguati – conferma il Primo cittadino -. In questo scenario le associazioni di categoria rivestono un ruolo importante e devono essere le prime a intercettare i problemi degli esercenti. E noi come Comune di Bergamo siamo al loro fianco”.

L’Osservatorio per la Legalità del Comune di Bergamo

“La ricerca promossa e presentata ad Ascom – dichiara Marzia Marchesi, presidente dell’Osservatorio per la Legalità del Comune di Bergamo – tra i tanti spunti di riflessione che offre, sottolinea proprio l’importanza di fare rete, di condividere informazioni e definire strategie comuni in grado di arginare un fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose, che sembra essere lontano da contesti produttivi come il nostro ma che invece, come ben sappiamo, è presente e spesso sottovalutato nella sua entità. Obiettivo del Comune è infatti quello di promuovere, con tutte le istituzioni coinvolte, uno sportello antiusura di contrasto ai fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata capace di rappresentare un punto di riferimento per chi intende intraprendere un percorso di emancipazione da questa drammatica situazione”.

 Il terziario è oggi più vulnerabile

“La scarsa fiducia nella ripresa e il bisogno di liquidità rendono vulnerabile il nostro sistema come non lo è mai stato in precedenza – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confommercio Bergamo -. Non è un caso, infatti, che il sentimento e il sentore degli intervistati sia di forte preoccupazione ed è questo il momento di massima allerta perché nei prossimi mesi, con il termine delle moratorie nei pagamenti, la situazione potrebbe degenerare. Occorre, quindi, pensare ad azioni strutturali a sostegno delle imprese”.

Durante la presentazione della ricerca sono intervenuti anche Francesco Breviario, presidente Libera Bergamo, e Maria Paola Esposito, segretario generale della Camera di Commercio di Bergamo che hanno confermato il loro impegno a partecipare alla rete e alle azioni messe in campo dall’Osservatorio per la Legalità del Comune di Bergamo.


Imprese, saldo positivo nel primo trimestre dell’anno. Giovani e donne rilanciano il terziario

445 aperture e 363 chiusure. Crescono le ditte individuali in “rosa” e under 40. E in città 1 impresa nuova su 5 è del terziario

Il terziario si rimette in marcia. La conferma arriva dai dati del primo trimestre 2021 della Camera di Commercio che evidenziano un saldo positivo tra attività nate e cessate. Dopo le difficoltà del 2020, i primi tre mesi del 2021 segnalano infatti 445 aperture contro 363 chiusure, con un saldo di +82 attività. Le nuove aperture sono specchio della crisi generata dalla pandemia che ha accelerato il turnover soprattutto nel commercio. Bar e ristoranti, invece, da sempre le attività maggiormente oggetto di compravendita ma anche di grande dinamismo, sono ferme e con un saldo negativo. Alla luce della reale ripartenza di maggio, il secondo e terzo trimestre saranno con molta probabilità all’insegna della crescita anche delle attività di somministrazione.

Crescono le ditte individuali che costituiscono il 74,5% delle nuove aperture con un saldo di +50 e le Srl con +40 imprese. In calo di 8, invece, il saldo di Snc e Sas. Riguardo alle ditte individuali il saldo è fortemente positivo nei giovani fino a 40 anni (+125), ovviamente aiutati dal ciclo generazionale favorevole, e nelle donne (+61), mentre gli uomini presentano un dato negativo (-11).

Cresce il terziario in città (+14) che rappresenta quasi un’impresa su cinque (19,3%) delle nuove attività. Bene anche l’hinterland che con +22,9% di nuove attività registra la maggiore espansione. In aumento anche la Valle Seriana (+19), l’Isola bergamasca (+15) e la Val Calepio (+10). La Bassa bergamasca, invece, dopo la buona performance dello scorso anno registra un tiepido aumento (+7). Stabile la Val Cavallina, mentre in difficoltà sempre più evidente sono la Valle Brembana e la Valle Imagna (–7).

Riguardo alle tipologie di attività cresce soprattutto il commercio non alimentare spinto dal commercio web (che da solo fa +19 sugli 84 tra nati e cessati). In crescita anche i servizi alle imprese e agenti e procacciatori (+15). Torna a crescere il commercio alimentare (+8), mentre pagano l’anno terribile di pandemia sia il settore della somministrazione e ricettività (–16), sia gli ambulanti (–9) che registrano un calo sistematico da anni.

“Dopo i cali registrati nel 2020, i dati sul saldo delle imprese sono finalmente positivi e segnalano una forte vitalità del terziario orobico – commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo -. Il fatto che le spinta venga dai giovani e dalle donne è un trend doppiamente confortante. Non dobbiamo però trascurare due aspetti sui quali siamo preoccupati: l’eccessiva euforia da ripartenza, non supportata da una reale ripresa dei consumi e combinata con la ricerca affannosa di uno sbocco occupazionale, può favorire la nascita di nuove imprese molto fragili da un punto di vista delle competenze imprenditoriali. Altro tema delicato è la solidità economica e finanziaria: ci sono ancora infatti nuovi imprenditori che avviano l’attività senza un accurato piano economico e finanziario e una scelta di affiancamento e accompagnamento”.


Dalla crisi alla ripartenza: Ascom Confcommercio Bergamo rilancia il ruolo del digitale

«Connettersi al cambiamento per affrontare la sfida della ripartenza» il tema dell’assemblea. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio e le modifiche allo statuto

La ripresa è solo agli inizi e il terziario soffre ancora i colpi di coda della crisi economica post pandemia. Ma occorre buttare il cuore oltre l’ostacolo e «Connettersi al cambiamento per affrontare la sfida della ripartenza» proprio come il tema dell’assemblea generale di Ascom Confcommercio Bergamo che si è tenuta ieri, alle ore 15, presso la sala Conferenze della sede in via Borgo Palazzo 137.

L’approvazione del bilancio e le modifiche allo Statuto

All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio consuntivo 2020 che si è chiuso con un sostanziale pareggio grazie a una politica di rigore sui costi e alla tenuta del sistema dei soci. “Con la pandemia avevamo previsto il peggio, partendo da una perdita presunta di 400 mila euro – sotto­linea il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo,  Oscar Fusiniperciò questo risultato di eserci­zio è una grande soddisfazione” Anche per il conto economico 2021 Ascom ha preferito fare valutazioni prudenziali preve­dendo una perdita di 60 mila euro sul pagamento dei contributi associativi. “L’auspicio è, anche in questo caso, di riuscire a chiudere il bilancio in pareggio – continua Fusini – ma questi sono anni difficili per i nostri settori, che hanno pagato molto in termini di ammortizzatori sociali”.

L’assem­blea dei soci Ascom è stata l’occasione anche per approvare alcune modifiche allo statuto. La prima novità va in direzione di un maggior coinvol­gimento del territorio attraverso il rafforzamento delle delegazioni periferiche: viene infatti istituita la figura dell’imprenditore dele­gato di zona per ogni delegazione. Allo stesso tempo il consiglio direttivo scende da 13 a 10 com­ponenti. L’ultima novità riguarda i revisori dei conti: per statuto saranno tre, obbligatoriamente professionisti iscritti all’albo.

L’omaggio a Mauro Dolci

L‘assemblea di ieri è stata molto partecipata e ha visto la presenza, nel rispetto delle normative sanitarie, di tante autorità e rappresentanti del mondo politico, economico e istituzionale di Bergamo, in segno di vicinanza e rispetto a uno dei comparti più colpiti dalla crisi come ha ricordato Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo, che in apertura della sua relazione (qui nella versione integrale) ha voluto rendere omaggio a Mauro Dolci, presidente Fiva Bergamo, presidente Fiva Lombardia e vicepresidente vicario Fiva nazionale, scomparso in un incidente stradale lo scorso 9 maggio: “Il nostro Paese riparte ma non deve dimenticare che il terziario è ancora in emergenza. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è solo questione di investimenti, ma riguarda il destino ed i valori civili del Paese. È la sfida che ci attende: cogliere questa straordinaria opportunità per ricostruire il Paese dopo l’impatto drammatico della pandemia”.

Il commercio verso l’omnicanalità

Sfida che il terziario dovrà affrontare seguendo le strade giuste come ha illustrato Roberto Ravazzoni, Ordinario di Marketing Distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia che ha presentato una ricerca molto interessante e ricca di spunti per il settore : “Il digitale è una sfida che non può essere trascurata. La pandemia ha generato una drastica riduzione dei consumi e l’aumento della propensione al risparmio, ma soprattutto ha accelerato l’ascesa del digitale. Sono cambiati i consumatori: i blocchi per decreto e i timori personali hanno vinto la resistenza delle persone nei confronti dell’on line. orientarsi in questo scenario non vuol dire cambiare pelle ma integrare il proprio modello di offerta tradizionale con un’anima digitale. Che non vuol dire solo investire nell’e-commerce ma cercare di ingaggiare il consumatore di oggi che è sempre più esigente e consapevole”.

Questo non vuol dire che il commercio tradizionale sia finito: “Si assiste alla transizione dalla multicanalità all’omnicanalità: per il consumatore contemporaneo on line e off line sono un tutt’uno», ha evidenziato Ravazzoni. In pratica, si inverte quello che spesso si crede un consumo in rete penalizzante per il negozio: spesso il consumatore naviga sul web come se guardasse una vetrina, ma non necessariamente usa l’e-commerce, spesso invece va in negozio per un’esperienza d’acquisto più coinvolgente.
“Fondamentali sono e saranno le competenze – ha sottolineato il direttore di Ascom Oscar Fusini -. L’innova­zione tecnologica nei nostri settori è ancora dominio di pochi, invece deve diventare comune denominatore. Il tempo è la variabile decisiva: non possiamo aspettare che termini un ciclo generazionale e ne cominci un altro”.

 

Sangalli: “Servono misure ade­guate, tempestive ed efficaci”

All’assemblea è intervenuto anche Carlo Sangalli, presidente Confcommercio: “Questa assemblea emoziona perché dopo tanti mesi finalmente ci vede qui tutti in presenza in una delle province più colpite dal coronavirus. Proprio un anno fa, a fine giugno. il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlò di sfida per la ripartenza. Una strada stretta e in salita da percorrere con coraggio, determinazione, sacrificio: tutte doti di questa terra che oggi parlano a tutta Italia per dire che possiamo guardare con fiducia al nostro futuro. Futuro che da oggi può sorridere: quest’assemblea cade nel giorno in cui la Lombardia torna in zona bianca. Ma è una ripresa lenta per i nostri settori considerando che il terziario nel 2020 ha subito una perdita di 107 miliardi di euro di consumi. Il ritor­no ai livelli 2019 ci sarà solo a ini­zio 2023: servono misure ade­guate, tempestive ed efficaci. Con il Decreto sostegni bis si sono fatti passi avanti ma la sfida della ripartenza è una strada con tante tappe. E i sostegni alle imprese sono solo la prima. Per arrivare in cima servono infatti politiche, progetti e investimenti. Su tutte: l’esigenza di una riforma fiscale. Per i progetti penso al green pass, fondamentale per rimettere in moto l’economia a partire da turismo e accoglienza”.

Il turismo pronto a tornare protagonista

E proprio il turismo è stato al centro dell’intervento di Lara Magoni, assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Moda: “Occorre potenziare l’offerta, migliorare il sistema dell’accoglienza, puntando sull’innovazione e la digitalizzazione. A tal proposito, nei prossimi giorni usciranno gli esiti del bando ‘Sostegno alla competitività delle strutture ricettive alberghiere e delle strutture ricettive non alberghiere all’aria aperta’, con una dotazione finanziaria di 25 milioni. Sono arrivate davvero tantissime domande e finanzieremo numerosi progetti per realizzare e riqualificare alberghi e strutture ricettive in tutta la Lombardia. Un sostegno concreto a quegli imprenditori coraggiosi che hanno deciso di investire sul loro futuro e sulla qualità dell’offerta ricettiva”.

Qualità dell’offerta turistica che deve andare di pari passo con investimenti sul territorio a cominciare dalle infrastrutture come ha spiegato il presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli: “Stiamo investendo sul rilancio del territorio, dalle infrastrutture alla cultura, dal turismo alle attività sportive. La tenuta occupazionale è una sfida da non perdere. Lavoro, servizi e qualità della vita sono tutti fattori per cui il commercio è fondamentale e Ascom continuerà a essere punto riferimento fondamentale in questo percorso”.

“È già attivo un sistema di monitoraggio delle presenze turistiche che ci consente di fare campagne informative mirate per aumentare gli afflussi turistici stranieri – ha aggiunto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. E per il cambiamento stiamo lavorando per sviluppare un markeplace cittadino che sarà un buon veicolo di emancipazione della rete commerciale verso il digitale. Ascom per noi è un interlocutore importante e stiamo lavorando insieme per il nuovo Pgt dove non mancano investimenti per la rigenerazione urbana”.

Infine, Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di Commercio di Bergamo, ha accennato alla strada in salita per il terziario: In questo primo trimestre la ripresa ha iniziato a interessare l’industria e il commercio estero con investimenti record. Il terziario soffre ancora ma siamo fiduciosi. La ristorazione sarà la prima a risollevarsi e molto dipenderà dai consumi delle famiglie”

 


 “Connettersi al cambiamento. La sfida della ripartenza”. Il 14 giugno l’assemblea di Ascom

Tra gli interventi anche il contributo del professor Roberto Ravazzoni, ordinario di Marketing distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

“Connettersi al cambiamento. La sfida della ripartenza”: è questo il tema dell’assemblea generale 2021 di Ascom Confcommercio Bergamo in programma lunedì 14 giugno, alle ore 15, presso la sala Conferenze della sede in via Borgo Palazzo 137. L’assemblea si svolgerà in presenza ma con capienza ridotta nel rispetto delle attuali normative sanitarie. Sarà possibile seguire la parte pubblica collegandosi alla pagina Facebook o al canale Youtube dell’Associazione.
All’ordine del giorno, la relazione del presidente Giovanni Zambonelli, gli interventi delle autorità e il contributo del professor Roberto Ravazzoni, ordinario di Marketing distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. A seguire si terrà la parte associativa e straordinaria che prevede l’esame e approvazione del bilancio 2020, del conto preventivo 2021 e la modifica dello Statuto Associativo (art.17).

IL PROGRAMMA

Ore 15,00 – Relazione di Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo

Ore 15,30 – Intervento delle autorità

Ore 15,45 – “Connettersi al cambiamento. la sfida della ripartenza”
Roberto Ravazzoni, Ordinario di Marketing Distributivo – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Ore 16,30 – Interventi

Ore 17,00 – Parte Associativa e straordinaria


Terziario, un’impresa bergamasca su tre è pronta a investire sul digitale e la formazione

Presentati i risultati del nuovo rapporto di ricerca (Osservatorio sulle imprese del terziario) realizzato da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo sulle imprese

Da una parte la piena consapevolezza del cambiamento degli stili di consumo in atto, accelerato dalla pandemia, dall’altra la volontà di reagire investendo in innovazione. Nel mezzo un dato confortante e cioè che una impresa su tre è pronta per fare il salto tecnologico e affrontare le sfide legate all’evoluzione digitale. Come? Introducendo metodologie e strumenti di innovazione e investendo in figure nuove e con competenze ad hoc da inserire in organico, soprattutto per le attività legate all’e-commerce. È quanto emerge dal nuovo Rapporto di ricerca (Osservatorio sulle imprese del terziario) realizzato da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo sulle imprese del terziario.

I cambiamenti dei modelli di business

Crescono ancora le imprese che si sono attivate per modificare i propri modelli di business: rispetto all’inizio della pandemia, passano dal 15% al 37,7% le imprese (+152%) che utilizzano il canale e-commerce o lo hanno intensificato. Boom anche del delivery: le imprese bergamasche del terziario che utilizzano la modalità delle consegne a domicilio – o l’hanno intensificata – passano dal 7% al 24% (+242%).
Queste innovazioni hanno consentito di minimizzare le perdite (38%), evitare di chiudere l’attività (28,4%), mantenere lo stesso livello di ricavi rispetto al periodo precedente la crisi (24,1%), crescere e migliorare (9,5%).

La formazione e il ricorso a nuove figure professionali

È in aumento rispetto al secondo semestre 2020 la percentuale di imprese che si sono dotate di nuove figure professionali (dall’8% al 9,3%). Tra coloro che hanno fatto ricorso a nuove competenze emergono i servizi (12,1%) seguiti dal commercio (10%) e dal turismo (5,8%). Il 90,7% delle imprese, invece, non si è ancora dotato di nuove figure professionali: a livello settoriale emerge il ritardo del turismo (94,2%) seguito dal commercio (90%) e dai servizi (87,9%).
Delle imprese che non hanno fatto ricorso a nuove figure professionali il 12% ha intenzione di farlo entro i prossimi due anni: un trend che dovrebbe portare ad un cambiamento di un’impresa su cinque. Anche in questo caso, la spinta è delle imprese dei servizi (15%), contro il 14% del commercio e il 7,4% del turismo.
Delle imprese che non hanno fatto ricorso a nuove figure professionali il 22,2% ricorrerà a corsi di formazione. In questo ambito sono più sensibili i servizi (24,7%) e il turismo (22,6%), seguiti dal commercio (19,6%).

Strumenti di innovazione digitale

Il 30,1% delle imprese del terziario bergamasco sono interessate ad introdurre entro il prossimo anno metodologie e strumenti di innovazione digitali. Il settore più attento è quello dei servizi (+31,6%) seguito, dal commercio (29,3%) e dal turismo (27,9%). Coloro che investiranno nel digitale si rivolgeranno alle associazioni di categoria (23%), formeranno una o più persone (22%), si appoggeranno a fornitori e consulenti (21%), assumeranno una o più persone con le skills adeguate (12%). Il 2,8% non ha ancora un’idea chiara in merito e il 19,2% non ritiene servano interventi particolari perché crede di avere già le competenze necessarie.

Infine, secondo una ricerca condotta sempre da Format Research e commissionata dagli Enti Bilaterali del Terziario di Bergamo – presentata a gennaio 2021 – le figure considerate chiave sono quelle commerciali (35,7% sales assistant, 17,8% marketing consultant, 16% agenti di commercio con competenze digitali evolute), seguite da figure con skill specifiche nell’innovazione digitale (14,3% informatici programmatori e sistemisti, 7,1% digital strategist/social media specialist, 7,1% data analyst).

Per Ascom Confcommercio Bergamo mentre nella quasi totalità degli imprenditori del terziario è noto il cambiamento degli stili di consumo in atto, accelerato dalla pandemia, solo un terzo degli stessi ha cercato di reagire con l’innovazione. Il problema non è nella volontà ma nelle competenze di titolari e dipendenti: servono skills nuove e figure professionali ad hoc e non solo nelle imprese che hanno attivato l’e-commerce. La sfida dell’evoluzione digitale è quindi aperta su più fronti e sono sempre di più le competenze digitali oggi necessarie per poter gestire nel migliore dei modi la propria attività e il business. A riguardo, il termine del blocco dei licenziamenti aprirà nuovi scenari occupazionali: le imprese avvertiranno, infatti, un cambiamento molto marcato del personale, collegato proprio all’acquisizione di queste nuove competenze.

L’Osservatorio sul terziario delle imprese di Bergamo

L’Osservatorio sul terziario delle imprese di Bergamo è basato su un’indagine continuativa, a cadenza semestrale, effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dell’universo delle imprese del terziario (commercio, turismo e servizi) della provincia di Bergamo (n. 700 interviste a buon fine ogni semestre). L’obiettivo dell’indagine è quello di rilevare, descrivere e analizzare il clima di fiducia (sentiment), l’andamento dell’impresa e i livelli di occupazione delle imprese del terziario di Bergamo sia a livello congiunturale (ultimi sei mesi rispetto ai sei mesi precedenti) sia a livello prospettico (situazione nei sei mesi successivi alla rilevazione rispetto ai sei mesi precedenti).


Commercio e servizi cominciano a credere nella ripresa. Ma il turismo soffre la situazione di incertezza

Presentati i risultati della ricerca “Clima di fiducia e congiuntura economica delle imprese del terziario Bergamo” realizzata da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo

È stata presentata questa mattina la ricerca dal titolo “Clima di fiducia e congiuntura economica delle imprese del terziario Bergamo” realizzata da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo. L’Osservatorio sul terziario delle imprese di Bergamo è basato su un’indagine continuativa, a cadenza semestrale, effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dell’universo delle imprese del terziario (commercio, turismo e servizi) della provincia di Bergamo (n. 700 interviste a buon fine ogni semestre).
L’obiettivo dell’indagine è quello di rilevare, descrivere e analizzare il clima di fiducia (sentiment), l’andamento dell’impresa e i livelli di occupazione delle imprese del terziario di Bergamo sia a livello congiunturale (ultimi sei mesi rispetto ai sei mesi precedenti) sia a livello prospettico (situazione nei sei mesi successivi alla rilevazione rispetto ai sei mesi precedenti).

Clima di fiducia delle imprese bergamasche

Il clima di fiducia nell’economia italiana delle imprese di Bergamo del terziario è a quota 20%, in leggero aumento (+1%) rispetto al II semestre 2020 e nettamente sopra quello nazionale che è al 13%. La previsione basata sul proseguo della campagna vaccinale ci porta al 25% entro fine anno. Siamo ancora nettamente al di sotto del clima prima della pandemia che era pari al 42%-52% rispetto al 2019.
Il clima è pesantemente influenzato dal sentiment delle imprese del turismo le cui aspettative sono ferme al palo, con un indice del 12% addirittura in peggioramento all’11% entro fine anno, e in particolare per le microimprese di 1 addetto e le piccole fino a 5 addetti che nelle aspettative restano nettamente sotto media. È invece in miglioramento il sentiment per l’andamento della propria impresa che risale al 30% (+3% rispetto al secondo semestre 2020 e +6% rispetto al dato nazionale). Le previsioni a fine anno, inoltre, danno un ulteriore recupero al 35%.
Entrando nel merito dei singoli settori si nota che mentre i servizi hanno praticamente recuperato la perdita (38% con proeizione a fine anno al 44%), il commercio è in recupero (32% e 37% a fine anno), mentre restano pessime, 16% e 24%, le aspettative sulla ripresa della propria impresa nel settore del turismo.

“La politica portata avanti dal Governo e fatta di annunci contrastanti non è stata apprezzata – sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo – . Il green pass italiano annunciato non è diventato ancora realtà, mentre restano diversi snodi cruciali come il coprifuoco, la quarantena per i turisti e il servizio al tavolo e al banco all’interno dei ristoranti e dei pubblici esercizi. Per questo solo il recupero della libertà di azione e quindi della mobilità potrà dare fiato al turismo e, indirettamente, al commercio”.

Consumi in Italia

In consumi sono ancora in affanno. Il primo trimestre 2021 ha registrato un calo del 6% rispetto al primo trimestre 2020 dove la perdita dei consumi era stata dell’11% rispetto all’analogo trimestre del 2019. Anche se più contenuto, siamo, quindi, di fronte ancora a un calo con la nota positiva che arriva dal mese di marzo in cui si è registrato un recupero del 20% rispetto allo stesso mese del 2020 di primo lockdown. Il 2020 ha registrato un calo del consumo di servizi del 30% e dei beni dell’8%. A pagare sono soprattutto i servizi ricreativi (-78%) e ricettivi (-53%) ma anche dell’abbigliamento (-24%), contro un aumento dei beni alimentari del 2%. Il dato provinciale può essere ritenuto in linea con quello nazionale.

Ricavi delle imprese bergamasche

L’indicatore dell’andamento dei ricavi delle imprese del terziario orobico è in miglioramento al 31%, siglando un + 5% rispetto al secondo semestre 2020 e + 8% rispetto al dato nazionale. Le previsioni danno un aumento ulteriore al 36% a fine anno. Anche in questo caso, mentre il recupero è deciso nel settore dei servizi (37% con proiezione a fine anno a 45%), e in parte nel commercio (32% con proiezione a fine anno a 38%), resta debolissimo il turismo con un indice al 15% e un recupero al 25% a fine anno. Riguardo alla dimensione di impresa, nell’indice dei ricavi restano pesantemente sotto media le micro e le piccole da 2 a 5 addetti e da 6 a 9 addetti, mentre il recupero è marcato in quella di grandi dimensioni.

“Rispetto a prima della pandemia, ovvero al secondo semestre 2019 dove l’indice era al 52%, siamo al 40,4%. È il segnale che la ripresa c’è ma dal baratro nel quale siamo crollati la salita sarà lenta e pesante – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Sui ricavi il recupero proseguirà ma sarà più lento del previsto e, secondo questa tendenza, le aspettative per il recupero dell’indice di ricavi non arriverà prima della metà del 2023, augurandoci di non dover più subire restrizioni nei prossimi mesi”.

Andamento occupazione

Grazie al blocco dei licenziamenti, l’indice sull’occupazione ha perso molto meno degli altri, almeno per ora. Sebbene l’indice sia 11 punti sotto quello del secondo semestre 2019, il valore è a 40 (+1% rispetto al secondo semestre 2020 e + 12 rispetto all’indice nazionale) ma le previsioni a fine anno danno una perdita di ulteriore 3 punti. Il settore dei servizi è al 45% e senza previsioni di peggioramento, quasi come prima della pandemia, il commercio in media a 40, sostenuto dal settore alimentare che è cresciuto, mentre il turismo è a 28 e in previsione al 24% a fine anno. A pagare sono soprattutto le imprese da 2 a 5 addetti, nettamente sotto media. L’impatto dello sblocco dei licenziamenti avrà un effetto pesante nella nostra provincia. Le imprese bergamasche del terziario prevedono di perdere in media il 17% della forza lavoro con punte del 24% nel turismo. L’impatto sarà più contenuto nel commercio (-15%) e nei servizi (-11%).
In termini numerici, i pesi cambiano perché si stimano licenziamenti di circa 2.500 lavoratori nel comparto turismo, circa 6.000 nel commercio e, al netto dei lavoratori pubblici e dei servizi alle persone, di circa altre 3.000 persone nei servizi. L’impatto sarà quindi pesante con quasi 12.000 dipendenti fissi che rischiano di perdere il posto di lavoro. Inoltre, il blocco dei licenziamenti, se da un lato ha salvaguardato il personale dipendente e la difesa delle competenze in azienda, dall’altro ha creato due problemi: quello più sentito dalla imprese (87,3%) ha riguardato l’impossibilità di poter diminuire i costi aziendali, l’altro (12,7%) l’impossibilità di sostituire il personale con figure necessarie.

“Ora il Governo deve prendere una delle due direzioni: mantenere o togliere il divieto di licenziamento – spiega Enrico Betti, responsabile area Politiche del lavoro Ascom Confcommercio Bergamo -. La scelta non è semplice: togliere il divieto significa risparmiare soldi pubblici e costi alle imprese ma far perdere il lavoro a molte persone e disperdere le competenze aziendali, necessarie per la ripresa. Allungare ulteriormente il termine, già fissato al 30 giugno o al 31 ottobre a seconda della categoria, significa ingessare il mercato. La nostra posizione è di trovare soluzioni diverse in base al settore e alle condizioni dell’impresa. Pubblici esercizi e ristorazione, ad esempio, prevedono una ripartenza più veloce rispetto al turismo e quindi eliminare il blocco dei licenziamenti potrebbe dare dinamicità al settore. Viceversa, per il comparto ricettivo occorrerà stanziare ulteriori fondi per gli ammortizzatori sociali. Ad ogni modo, per salvare l’occupazione il Governo dovrebbe stanziare sgravi fiscali per le imprese che mantengono i posti di lavoro già in essere più che bonus per le nuove assunzioni. Sgravi che siano proporzionali alla perdita di fatturato e che si esauriscono con il recupero delle vendite”.

Chiusura delle imprese

Il 13,8% delle imprese ha dichiarato che resterà aperta senza difficoltà mentre il 54,6% con qualche difficoltà. Solo il 2,8% ha dichiarato che chiuderà l’attività nel corso dell’anno mentre a preoccupare ulteriormente sono il 28,8% degli intervistati che ha dichiarato di restare aperti seppur con molte difficoltà o di dover diminuire o eliminare parte dell’attività. Ne deriva che oltre un terzo delle imprese del terziario bergamasco, pari a 7.580 imprese, resta a forte rischio di chiusura e, con esso, circa 10.000 persone tra titolari e coadiuvanti.


La crisi pesa sulle famiglie. In Bergamasca persi 1,3 miliardi con ripercussioni per 1 lavoratore su 4

Fusini, direttore di Ascom: “Coloro che stanno pagando lo fanno a caro prezzo rispetto a chi non ha avuto ripercussioni economiche legate alla pandemia”

A più di un anno dall’inizio della crisi legata al Covid-19 e in piena campagna vaccinale è tempo di bilanci per il mondo del terziario e delle attività che hanno subito – e che stanno ancora subendo per il protrarsi della pandemia – un danno economico significativo. Secondo la stima di Ascom Confcommercio Bergamo, infatti, la perdita nei quattro macro settori particolarmente colpiti dalla crisi (commercio non alimentare; servizi alla persone e imprese; ricreazione, sport, spettacoli e cultura; alberghi e pubblici esercizi) è stata di 1,380 miliardi, di cui 900 milioni per bar e ristoranti e 480 milioni per gli altri settori.
Nei quattro settori sono coinvolti oltre 123 mila lavoratori tra dipendenti, titolari, soci amministrativi e coadiuvanti: circa 87.000 riguardano il comparto del commercio, turismo e servizi, i più colpiti dalla situazione, mentre 36.000 gli altri settori produttivi. Di questi, Ascom stima che circa 59.000 siano indipendenti e 64.000 siano invece dipendenti.

“Considerando che gli occupati in Bergamasca sono 482.000 (dati Istat) questi numeri sono specchio delle terribili conseguenze del Covid sul terziario e su settori preponderanti per l’economia del territorio – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il quadro che emerge, infatti, è che nella nostra provincia 1 lavoratore su 4 sta subendo le ripercussioni economiche dovute alle restrizioni a seguito della pandemia”.

Conseguenze che vanno oltre l’ambito lavorativo e che colpiscono anche il reddito delle famiglie: per Ascom su 465 mila famiglie (dati Istat) sono circa 90.000 i nuclei familiari bergamaschi colpiti dalla crisi, pari al 19,35% del totale, ovvero uno su cinque. “Se grave è la situazione dei dipendenti che hanno goduto degli ammortizzatori sociali con una perdita di una fetta del loro stipendio, è ancora più drammatica la situazione dei lavoratori indipendenti e di titolari, soci, amministratori di società, coadiuvanti familiari che finora hanno percepito indennizzi irrisori – prosegue Fusini -. La gravità di questa crisi non è solo nella sua dimensione, con numeri senza precedenti dal Dopoguerra per i bergamaschi, ma per la sua selettività. Coloro che stanno pagando lo fanno a caro prezzo rispetto a chi non ha avuto ripercussioni economiche legate alla pandemia. Questa è la differenza tra chi è ‘garantito’ e chi non lo è, a dimostrazione della disperazione e della rabbia accumulata da molti in questi mesi. Per questo, il nostro Paese è chiamato a pensare a reali misure di indennizzo più specifiche per chi ha realmente patito la crisi, oltre a strutturare politiche adeguate di sostegno a lungo termine”.


Covid-19 “Caporetto” del terziario: in un anno persi 1,5 milioni di posti di lavoro e 130 miliardi consumi

Per la prima volta da 25 anni il terziario ha smesso di spingere Pil e occupazione. Crollano alberghiero, ristorazione, abbigliamento, trasporti e tempo libero

Il coronavirus ha colpito in modo trasversale l’intera società, sconvolgendo la vita quotidiana e colpendo in modo più o meno pesante tutti i settori produttivi ma in particolare quello che fino al febbraio del 2020 era diventato il fiore all’occhiello della nostra economia e che offriva il contributo più “pesante” al Pil e all’occupazione con quasi 3 milioni di nuovi posti di lavoro creati tra il 1995 e il 2019: il terziario di mercato. Quando parliamo di terziario di mercato, ci riferiamo ad una realtà che comprende un universo molto vario di attività: commercio, turismo, servizi di alloggio e ristorazione, traporti , attività artistiche, intrattenimento e divertimento. Per fotografare la crisi ci sono ovviamente i numeri che sono stati declinati nel rapporto dell’Ufficio Studi Confcommercio “La prima grande crisi del terziario di mercato”.

Per la prima volta, dopo venticinque anni di crescita ininterrotta, si riduce la quota di valore aggiunto di questo comparto (-9,6% rispetto al 2019) al cui interno i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti arrivano a perdere complessivamente il 13,2%; i maggiori cali nella filiera turistica (-40,1% per i servizi di alloggio e ristorazione), seguita dal settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27%) e dai trasporti (-17,1%); ma gli effetti della pandemia hanno “impattato” in maniera consistente anche sui consumi con quasi 130 miliardi di spesa persa di cui l’83%, pari a circa 107 miliardi di euro, in soli quattro macro-settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura e alberghi e pubblici esercizi. Cifre che si traducono in una perdita di un milione e mezzo di occupati.

Sangalli: “Più attenzione al terziario nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza”

Commentando i risultati della ricerca, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “per la prima volta nella storia economica del Paese il terziario di mercato subisce una flessione drammaticamente pesante”. “Occorre quindi – ha detto Sangalli – che il Piano Nazionale di ripresa e resilienza dedichi maggiori attenzione e risorse al terziario perché senza queste imprese non c’è ricostruzione né rilancio”.

Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “oggi il problema principale è mantenere vivo e vitale gran parte del tessuto produttivo dei servizi alle imprese e alle persone, in primis la convivialità e il turismo, e traghettarne le attività dalla pandemia alla ripresa. Quando i flussi turistici mondiali riprenderanno vigore, se l’offerta italiana non sarà pienamente in grado di soddisfarli, le perdite saranno permanenti”. Dunque, Bella ha evidenziato la necessità per le imprese di ricevere indennizzi e ristori adeguati per farsi trovare pronte nel momento in cui arriverà la tanto attesa ripartenza.

Bella ha poi sottolineato un altro aspetto molto significativo che ha determinato il mancato “rimbalzo” che tanti si aspettavano nel primo trimestre del 2021: “Tra gennaio e marzo 2021, come nei peggiori frangenti dell’anno passato, è mancata la componente della domanda più importante, i consumi. Le nuove chiusure di marzo e aprile hanno, però, tolto vigore a quella pure minima spinta potenzialmente presente nei risparmi in eccesso accumulati dalle famiglie”. In gioco, secondo il direttore dell’Ufficio Studi “non c’è solo la ripresa, peraltro già mutilata da un primo trimestre 2021 piuttosto deludente. C’è il tasso di crescita dell’economia italiana nei prossimi dieci anni e quindi il benessere, l’inclusione e la provvista delle risorse per le varie rivoluzioni intraprese: da quella digitale a quella verde”.

Alloggio e ristorazione i più colpiti

Uno degli elementi più significativi che emerge dal rapporto, è il calo di oltre il 40% dei servizi di alloggio e ristorazione che hanno avuto una perdita di prodotto otto volte superiore a quella del 2001 nel periodo successivo all’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre.  Il settore più penalizzato subito dopo quelli legati al mondo dei movimenti turistici è quello delle attività artistiche, intrattenimento e divertimento che hanno registrato un calo rispetto al 2019 di oltre il 27%.  Fino all’arrivo della pandemia, tra il 1995 e il 2019 l’agricoltura ha perso 433mila unità di lavoro, l’industria 877mila mentre l’Area Confcommercio ha guadagnato 2,9 milioni unità di lavoro contribuendo all’intera crescita dell’occupazione del sistema economico (+1,5 milioni circa).