Restauratore di Beni Culturali, le “dritte” per la domanda di qualifica

restauro - arteGiovedì 17 settembre, alle ore 17, presso l’Italian Makers Village (il Fuori Expo di Confartigianato), di via Tortona 32 a Milano, si terrà il convegno promosso da Confartigianato Lombardia per presentare il nuovo bando pubblico per l’acquisizione della qualifica di Restauratore di Beni Culturali, con il quale termina l’iter per la costituzione del nuovo Albo Restauratori.

I criteri per accedervi, però, non sono semplici e immediati. Per questo motivo Confartigianato Lombardia ha voluto promuovere questo convegno, con l’obiettivo di presentare le linee generali che regolano il bando affrontando anche i quesiti più particolari.

Interverranno il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti; il presidente di Confartigianato Restauro Vincenzo Basiglio; il responsabile Confartigianato Restauro Patrizia Curiale, la quale ha seguito nell’ambito confederale l’iter legislativo e i rapporti con il Ministero dei Beni Culturali e il soprintendente delle province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese Filippo Maria Gambari.

Insieme a loro si farà anche il punto della situazione sull’importanza del restauro a tutela e salvaguardia del patrimonio storico del nostro Paese.

Per informazioni e adesioni si può contattare l’ufficio Aree di Mestiere di Confartigianato Bergamo (Alfredo Perico – tel. 035.274.292 – alfredo.perico@artigianibg.com).


Lavoro, trimestre positivo. E calano gli scoraggiati

cerco_lavoro.jpgMigliorano, nel secondo trimestre 2015, tutti gli indicatori sul mercato del lavoro. È quanto emerge dal nuovo comunicato trimestrale che l’Istat rilascia a partire da oggi.

Grazie a una crescita dell’output leggermente più sostenuta, anche la produttività oraria del lavoro ha segnato un modesto recupero su base congiunturale (+0,1%).

L’occupazione stimata dall’indagine sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 446 mila persone, lo 0,5% in più del trimestre precedente (+103 mila), corrispondente a un tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni pari al 56,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali.

La crescita congiunturale degli occupati nel trimestre ha interessato entrambi i generi e, tra le diverse tipologie, soltanto i lavoratori dipendenti (+0,8%, pari a 137 mila lavoratori in più equamente ripartiti tra l’occupazione a carattere permanente e temporaneo), mentre sono calati gli indipendenti (35mila unità, -0,6%).

Il tasso di disoccupazione è salito lievemente al 12,4%, nella media del trimestre, diminuendo però fino al 12% a luglio. Questi risultati sono stati influenzati dall’andamento degli inattivi, in diminuzione congiunturale nel secondo trimestre dell’anno e nuovamente in aumento nel mese di luglio.

Nel secondo trimestre è da notare che, in base ai dati non destagionalizzati, tra gli inattivi è diminuito il numero degli scoraggiati e delle persone ritirate dal lavoro, mentre sono aumentati sia gli studenti sia gli individui in attesa di risposta ad azioni attive di ricerca.

Le posizioni lavorative dipendenti nelle imprese industriali e dei servizi sono aumentate dello 0,4% su base congiunturale e dello 0,8% su base annua, mentre il monte ore lavorate è cresciuto dello 0,9% e del 2,0%, rispettivamente; congiuntamente, le ore lavorate pro capite sono salite dello 0,6% in termini congiunturali e dell’1,4% su base tendenziale, in parte per la significativa discesa delle ore di cassa integrazione (Cig) (da 30,3 a 18,8 per mille ore lavorate).

Sono infine nettamente aumentate le posizioni in somministrazione (+4,1% in termini congiunturali e +18,7% su base annua).

Il tasso di posti vacanti nelle imprese con almeno 10 dipendenti rimane invariato sul trimestre precedente mentre aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al secondo del 2014.

L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente segna una crescita congiunturale dello 0,1%, sintesi di un incremento delle retribuzioni (+0,2%) e di una riduzione degli oneri (-0,3%). Il costo del lavoro registra una variazione positiva anche su base annua, pari a+ 0,9% (+1,3% per le retribuzioni e -0,2% per gli oneri). I diversi andamenti degli oneri e delle retribuzioni sono da attribuire anche agli esoneri contributivi previsti dalla legge di stabilità 2015, finalizzati ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato.

Dal punto di vista settoriale, nel secondo trimestre sono stati significativi sia il recupero congiunturale dell’occupazione nei comparti dei servizi più legati alla dinamica del la domanda interna, sia i segnali positivi anche nelle costruzioni. Nell’insieme dell’economia l’aumento dell’occupazione ha riguardato prevalentemente i lavoratori dipendenti, a tempo sia indeterminato sia determinato, e interessa con particolare intensità anche il Mezzogiorno, particolarmente colpito dalla crisi in questi anni.

 


Giovani, uno su dieci ha trovato lavoro con Internet

internet lavoroL’ufficio di collocamento del XXI secolo? È Internet, che ha permesso nel 2014 al 10% dei ragazzi con meno di 30 anni di trovare la propria occasione nel mercato del lavoro. E, in generale, la Rete, l’Export ed il Digitale rappresentano i tre elementi principali con cui, negli ultimi anni, «le Piccole e medie imprese italiane cercano di uscire dalla crisi economica e migliorare la loro produttività».

Lo si legge nel dossier presentato in occasione della ‘Summer school 2015’, evento promosso dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro. I dati «testimoniano l’esistenza del cosiddetto sistema R.E.D. (Rete, Export, Digitale) che ha condizionato, soprattutto durante il triennio 2013-2015, le scelte operate dalle microimprese e dalle Pmi e permesso di comprendere quali saranno le leve future delle aziende», dalle quali i professionisti «dovranno ripartire per acquisire nuove competenze ed abilità da mettere a disposizione delle aziende».


Enrico, il giovane ragioniere che ha scelto di fare il calzolaio

Enrico Carrara ha 31 anni e qualche anno fa ha deciso di diventare calzolaio. Nel 2012 ha rilevato una piccola bottega in un angolo nascosto del centro storico di Lovere, che se non sai che c’è, non la vedi. L’abbiamo incontrato giorni fa. Un’amica doveva ritirare un paio di sandali e abbiamo visto questo giovane alle prese con scarpe, tacchi, tomaie e spazzole. Ci ha colti di sorpresa. Per la sua giovane età, soprattutto, ma anche per l’allegria con cui ci ha accolte.
«Dopo il diploma di ragioniere, ho lavorato per sette anni e mezzo come operaio in un’importante azienda chimica della zona – racconta -. Il mondo delle calzature mi è sempre interessato. Così mi sono iscritto a un corso triennale degli Artigiani e ho imparato il mestiere con la guida di un calzolaio della città, Rino Schinelli. Perché a fare il calzolaio si impara solo così, non c’è una scuola riconosciuta come accade per tanti altri mestieri artigiani».
«Di giorno lavoravo in azienda e la sera andavo a Bergamo per seguire il corso – ricorda Enrico -. La cosa mi interessava e volevo mettermi in gioco con un’attività mia, anche se i tempi non erano felici. Due anni e mezzo fa ho avuto la possibilità di ritirare questo negozio a Lovere e l’ho colta». È stata una decisione un po’ azzardata – riconosce -. Le tasse sono alte e la bottega non ha parcheggi ed è in una posizione nascosta, ma fino ad ora sono contento. Devono venire a cercarmi per trovarmi, per fortuna lo fanno»
Oggi, quando molti suoi coetanei non trovano o non hanno lavoro, lui è titolare di una bottega frequentata e molto apprezzata, in una località tra le più belle e turistiche della bergamasca. «Pian piano sto creando il mio giro di clienti: per ora faccio riparazioni ma non voglio fermarmi qui: il mio desiderio, un giorno, è di fare scarpe e borse su misura. Un passetto per volta, però perché la scarpa su misura è un settore quasi del lusso e voglio fare le cose bene».
«Con la crisi forse qualcuno decide di riparare le scarpe – spiega – ma la mentalità è ancora legata all’usa e getta, soprattutto negli ultimi anni con i negozi cinesi e con la grande distribuzione dove si trovano scarpe di bassa qualità a venti-trenta euro. Con prezzi così bassi non conviene ripararle».
Il lavoro non manca, ed è una gran cosa di questi tempi, ma la soddisfazione più grande di Enrico è un’altra: «La cosa che mi è sempre piaciuta delle botteghe è il rapporto che si crea con i clienti, si fanno due chiacchiere, ci si conosce e si instaura un bel rapporto di fiducia. La bottega accontenta il cliente, la grande distribuzione non è in grado di farlo. Andrebbero riconosciuti e valorizzati di più il coraggio, lo sforzo e la professionalità dei piccoli commercianti».


Crisi Mazzucchelli, «aiuti ai lavoratori in tempi brevi»

Incontro Pd su Mazzucchelli - tavoloSeguiranno la vicenda da vicino a tutti i livelli istituzionali i parlamentari Pd Elena Carnevali, Antonio Misiani e Giovanni Sanga intervenuti sabato scorso ad un incontro con sindacati e lavoratori sulla crisi della Mazzucchelli, l’industria grafica di Seriate, di proprietà del gruppo Guido Veneziani Editore spa, che ha richiesto la cassa integrazione straordinaria gli oltre cento dipendenti e il preconcordato. Prevedono, in particolare, una interrogazione parlamentare sul caso specifico, si pongono l’obiettivo di accorciare i tempi tecnici per l’erogazione della cassa integrazione, monitoreranno le possibili prospettive di subentro affinché l’eventuale nuova proprietà dimostri competenze e credibilità nonché responsabilità sociale nei confronti del territorio.

Incontro Pd su Mazzucchelli - platea  Incontro Pd su Mazzucchelli - platea 2

L’incontro, promosso dal Pd di Seriate, ha visto la partecipazione anche dei rappresentanti sindacali Luca Legramanti della Cisl e Paolo Turani di Cgil, che hanno evidenziato le responsabilità del Gruppo Guido Veneziani nel depauperamento dell’azienda, nonostante le capacità produttive e le professionalità del personale, fino all’attuale crollo. La gravità della situazione potrebbe inoltre incidere sul funzionamento del parco macchine che non deve subire arresti di produzione prolungati.

Incontro Pd su Mazzucchelli - platea 3Stefania Pellicano, capogruppo consiliare PD di Seriate ha sottolineato il senso dell’incontro, volto ad accorciare le distanze tra i lavoratori e i parlamentari e ha informato che la questione sarà all’ordine del giorno in Consiglio comunale questa sera (lunedì 29 giugno). Il Gruppo consiliare PD ha presentato due emendamenti agli ordini del giorno affinché si giunga alla convocazione di un Consiglio comunale aperto a tutte le parti, si ponga la questione a livelli sovraccomunali, si agisca per tutelare in tempi brevi i dipendenti.


Crisi Mazzucchelli, sabato incontro con i parlamentari

stampa-675Una delle principali aziende del territorio di Seriate, la Mazzucchelli spa, industria grafica operante da decenni, che impiega circa cento dipendenti, sta attraversando una forte crisi. L’attuale proprietà è il gruppo Guido Veneziani Editore spa, di cui fanno parte altre industrie grafiche che versano nelle stesse condizioni della Mazzucchelli.

Per i dipendenti è stata richiesta la cassa integrazione straordinaria per due anni ai sensi della legge 416/81 per l’editoria e l’azienda ha richiesto il preconcordato.

«Le responsabilità e le cause di questa situazione non sono del tutto chiare, tuttavia, lo stabilimento di Seriate rischia la chiusura, anche se fino a poco tempo fa produceva a pieno regime», evidenza in Pd di Seriate che, per sostenere i dipendenti e se possibile fornire un contributo alla soluzione positiva della vicenda, ha convocato un’assemblea per sabato 27 giugno, alle 10,30, nella sede di via Montecampione 15a.

L’incontro vedrà la presenza dei parlamentari del Partito Democratico e vuole consentire a dipendenti, sindacati e politici di confrontarsi direttamente e liberamente, per analizzare la situazione aziendale e ragionare sui possibili passi da compiere. Saranno presenti gli Onorevoli Elena Carnevali, Antonio Misiani, Giovanni Sanga e i rappresentanti sindacali Legramanti di Cisl e Turani di Cgil.

 


Albino, al Festival delle Passioni c’è anche il “Birriciclo”

Sabato 30 maggio ad Albino, in piazza della Libertà, ritorna il Festival delle Passioni, la manifestazione promossa dall’associazione “Per Albino” con il sostegno, tra gli altri, di Comune di Albino, Ascom, Turismo Bergamo e PromoSerio, che mette in mostra le passioni e le abilità manuali delle persone.
A partire dalle ore 14.30 fino alle 23 le quattro vie del centro si trasformeranno in un’unica grande area espositiva dedicata ai talenti, al futuro, al gioco e al gusto. La rassegna, alla sua terza edizione, propone quest’anno uno schema che mette ancor più sotto i riflettori “il saper fare”.
festival delle passioniIl percorso è suddiviso in quattro aree tematiche: innovazione e modernità, arti e mestieri di una volta, donne e motori e casa e dintorni. Artigiani, ma anche hobbisti, studenti, casalinghe e pensionati si metteranno a disposizione per mostrare come, a partire da un’idea e da una grande passione, si può dar vita a creazioni artistiche originali e di pregio e magari aprirsi la strada a un nuovo lavoro. Insomma, una grande festa per le strade dove la gente comune, che nella vita di tutti i giorni svolge un’altra attività, porta in piazza i propri talenti, le proprie capacità manuali, la propria passione che svolge, spesso “di nascosto”, nel tempo libero.
Insieme alla mostra saranno proposti laboratori, giochi per bambini e ragazzi, uno spazio gastronomico, musica e – novità di questa edizione – il “Birriciclo”, un pub a pedali con il quale percorrere con gli amici le vie di Albino gustando birra artigianale.
Il Festival si inserisce nel Progetto Lavoro, un’idea nata qualche anno fa dall’associazione “Per Albino”, per tentare di trovare una via di uscita alla crisi occupazionale dell’industria e ipotizzare futuri mestieri o possibilità di micro-reddito che nascano dalle abilità, e non solo dal titolo di studio o dalla qualifica professionale.

Il programma è visitabile sul sito www.festivaldellepassioni.it

 


Centri commerciali in crisi. Citerio (Fisascat): «Il 2015 sarà l’anno delle ristrutturazioni»

«Il commercio e i consumi stanno attraversando crisi profonde e cambiamenti, ma in questa fase la sensazione è che le piccole insegne riescano a reggere il colpo meglio delle grandi. Sin dalla fine del 2014 sostenevamo che la ripresa non sarebbe iniziata nel 2015. La crisi dura dal 2008 e si è ulteriormente accentuata dal 2012 al 2014. Le grandi catene hanno retto in questi anni, ma ora i conti iniziano a pesare per la grande distribuzione e quest’anno si annuncia come l’anno delle ristrutturazioni e dei riassestamenti delle catene» commenta Alberto Citerio, segretario provinciale della Fisascat Cisl.

Si rivedono le strategie di marketing: «La concorrenza a suon di volantini e promozione dei “sottocosto” ha risicato i margini e creato ben più di un problema nei conti economici – continua -. Ora assistiamo ad una riduzione delle promozioni, con ribassi che interessano più che altro i prodotti a marchio, oltre ad una riduzione delle referenze tra gli scaffali».

A cambiare sono anche le abitudini dei consumatori: «I dati sui consumi più recenti evidenziano un aumento del numero degli scontrini battuti, ma i carrelli sono sempre più ridotti. Si sta inoltre riscoprendo la sobrietà, un concetto che stride con i numeri e la filosofia della gdo. Al supermercato ci si va sempre più spesso, ma si compra sempre meno e la situazione dei piccoli negozi sembra migliorare a discapito di quelli grandi». Non a caso grandi catene come Carrefour stanno aprendo market di dimensioni ridotte, come quello in centro in Largo Rezzara e l’ex Billa (già ex Standa) in via Tiraboschi, oltre ai punti vendita Essere & Benessere, l’anima bio della catena francese, come il negozio che in via Carducci occupa i locali dell’ex Blockbuster.

I dati più recenti dei primi tre mesi di quest’anno evidenziano una timida ripresa del comparto commerciale bergamasco rispetto allo stesso periodo del 2014: «È il secondo segno positivo che incontriamo dal 2008 ad oggi, dopo il +1,1% del quarto trimestre 2013. Il comparto alimentare arranca ancora (-0,8%) ma a soffrire è la media e grande distribuzione».

presidio sindacati fisascat auchemn bergamoIl caso di Auchan, il primo centro commerciale ad aver aperto a Bergamo nel 1976,  in piena trattativa è emblematico: «La multinazionale deve ridurre di 50 milioni di euro il costo della forza lavoro. Si parla di 1.462 posti in tutta Italia, di cui 29 a Bergamo ed altri 6 nel magazzino di Calcinate. Sabato c’è stato lo sciopero dei lavoratori ed il 12 maggio è la data del primo incontro a Roma». Negli ultimi mesi la geografia della grande distribuzione del territorio è sempre più incerta, tra chiusure, cessioni, cambi di insegne e ridimensionamenti: «Billa ha ceduto alcuni negozi al gruppo Carrefour, come l’ex Standa in via Tiraboschi, ma ha deciso di chiudere Cisano Bergamasco, dove erano impiegati una ventina di lavoratori, in mobilità dai primi di marzo – fa il punto Citerio -. È previsto un incontro per la questione Mercatone Uno al Ministero dello Sviluppo Economico, dal quale dipende il futuro di 4mila lavoratori in Italia, di cui 40 a Verdello. Siamo all’inizio degli incontri per Mediamarket, il gruppo di Curno che opera con i marchi Mediaworld e Saturn, che prevede 900 esuberi in Italia e la chiusura di sette punti vendita sul territorio nazionale, nessuno in Bergamasca. Le trattative sono in corso: l’azienda ha dato la sua disponibilità a vagliare diverse ipotesi ed il clima è positivo e costruttivo».

Il 2015 si è aperto con il passaggio di Zerbimark al Gruppo Sigma: «Un’attività storica anche per il nostro territorio, che nel passaggio al Gruppo Sigma ha portato alla chiusura di alcuni negozi, tra cui quello di Sarnico che impiegava 15 lavoratori». Il 2014, nonostante l’arrivo della Brebemi, ha visto sgretolarsi lo shopping center di Cortenuova Le Acciaierie: 175 negozi su due piani per 44mila metri quadrati, nato per rappresentare la meta dello shopping della Bassa, ma chiamato ad affrontare negli ultimi anni la concorrenza del centro commerciale di Antegnate: «A novembre è scomparsa la galleria commerciale, dopo che il supermercato Bennet aveva chiuso ad ottobre, con 78 dipendenti diretti dell’ipermercato». La corsa alle aperture di nuovi centri commerciali a suon di investimenti ha alterato il mercato: «L’investimento nel 2011 del Gruppo Lombardini nel Centro Commerciale di Mapello, con una notevole esposizione finanziaria, ha messo in crisi di liquidità lo storico gruppo bergamasco della grande distribuzione, con quartiere generale a Dalmine, che negli anni Settanta deteneva la leadership nazionale della gdo – prosegue il segretario Fisascat-Cisl -. Il riassetto societario- la cessione a Lillo Spa di Caserta delle insegne Ld, ora Md discount; il passaggio di mano degli ipermercati di Treviglio e Mapello alla Coop e gli altri cambi di insegne Comprabene, Conad e GrosMarket – ha portato a farne le spese più di duecento lavoratori, tra cassa integrazione straordinaria e procedure di mobilità. È stato il collasso di un vero e proprio impero, ma anche il segnale di un modello distributivo che ha fatto il suo tempo. Eccezion fatta per i discount, le aziende della gdo di medie dimensioni non reggono il confronto dimensionale con le multinazionali degli ipermercati».

Da ricordare anche il ridimensionamento dell’Iper a Oriocenter, il centro commerciale per antonomasia della provincia: «Nella primavera del 2014 l’ipermercato ha deciso di rinunciare ad un intero piano, dimezzando gli spazi commerciali, passando da una superficie di 13.400 metri quadrati ad una di 7.200 metri quadrati». Sulla situazione di crisi generale che la grande distribuzione sta attraversando nel nostro territorio pesa anche – oltre alla rivoluzione in atto nei consumi – l’ondata di liberalizzazioni introdotte dal Governo Monti: «Il provvedimento del 2012, arrivato in piena crisi, ha distorto il meccanismo delle vendite, esacerbando la concorrenza tra centri e la rincorsa alle aperture domenicali, troppo spesso in perdita».

Una crisi annunciata

Da tempo la Cisl aveva sottolineato come l’occupazione iniziasse a dare segni di cedimento, rilevando una crescita di 150mila metri quadri dal 2003 al 2013 destinati alla grande distribuzione, fino ad arrivare a quota 500mila metri quadri nel 2013. «Nonostante i segni di un lento declino di questo modello di commercio siano già stati lanciati è ancora viva la tendenza a costruire mega strutture per il commercio – commentava in un comunicato alla fine del 2014 Alberto Citerio -. Ora serve una regia territoriale condivisa che sappia gestire l’esistente e lo sviluppo per evitare cattedrali nel deserto e l’uso inappropriato del territorio, mentre avvii una gestione oculata delle potenzialità occupazionali».  In dieci anni (secondo i dati di UnionCamere Lombardia elaborati dalla Fisascat-Cisl di Bergamo) la superficie di territorio destinata alla grande distribuzione è passata dai 292.225 metri quadri del 2003 agli oltre 446mila quadri del 2013. Nel frattempo, la popolazione degli addetti è passata dai 20.500 del dicembre 2011 ai 20.108 del dicembre 2013. Due cifre per definire l’impatto della “grande crisi” sul pianeta del commercio in provincia di Bergamo. Il settore che era naturalmente il salvagente occupazionale degli altri comparti (soprattutto manifatturieri)  segna il passo ma, soprattutto, delinea scenari per il futuro particolarmente inquietanti. Se infatti il continuo crescere degli spazi destinati ai grandi centri commerciali, ma anche alle strutture di medie dimensioni ( dai 470 mila ai 615 mila metri quadri), segue una pianificazione partita almeno 10 anni fa, quando cioè la crisi non era certo all’orizzonte, oggi si inizia a pagare lo scotto di una disponibilità economica molto inferiore e di una propensione alla spesa non prevista nei “business plan” dell’epoca.


Garanzia giovani, a un anno dal via incassa una sonora bocciatura

Il primo maggio non è stato solo la festa del lavoro ma anche il primo anniversario dell’avvio del piano Garanzia giovani nel nostro Paese. Il piano, annunciato con grande entusiasmo, aveva l’obiettivo, grazie anche ai 1,5 miliardi stanziati, di aiutare i giovani italiani senza lavoro ad accrescere la propria occupabilità grazie ad esperienze lavorative vere e proprie oppure grazie a tirocini o anche corsi di formazione.

Durante l’anno gli osservatori hanno più volte denunciato rallentamenti e criticità nell’attuazione di Garanzia giovani, ma pochi o nulli sono stati gli interventi correttivi. Ci troviamo quindi, a 12 mesi dall’avvio, con oltre 500mila giovani iscritti, ma soltanto 280mila che sono stati effettivamente contattati e poco più di 80mila quelli che hanno ricevuto una proposta concreta.

La situazione si aggrava se si dà una occhiata alle offerte pubblicate dal portale online del piano. Un’analisi degli annunci (69.792) induce a ritenere che nessun filtro sia stato utilizzato per discernere le opportunità offerte ai ragazzi, con la conseguenza che delle 80.000 “offerte” riconosciute ai ragazzi, molte potrebbero non avere i requisiti della “Garanzia”. Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di annunci, che oltre a non essere specificamente collegati a Garanzia Giovani (lo si deduce dal fatto che si tratta nella maggior parte dei casi di annunci pubblicati da operatori privati del mercato del lavoro reperibili in molti altri contesti e che riguardano per lo più posizioni che richiedono “esperienza nel settore” o anche “comprovata esperienza” relativa alle mansioni che non costituiscono oggetto) evidentemente poco sono rispondenti alla dimensione qualitativa dell’esperienza, numerosi sono gli stage che nascondono anche grossolanamente abusivi rapporti di lavoro a tempo pieno e subordinato e gli apprendistati palesemente privi di ogni contenuto formativo.

Cosa ne pensano i giovani?

Negli ultimi 12 mesi gli osservatori del piano Garanzia giovani avevano un appuntamento fisso: il report settimanale diffuso ogni venerdì dal ministero del Lavoro. In questo documento vengono indicati i progressi quantitativi del piano, come i numeri degli iscritti, dei presi in carico e di coloro che hanno ricevuto una proposta concreta. Poco emerge della dimensione qualitativa dell’iniziativa, ossia il giudizio che i giovani stessi danno sulle diverse fasi di attuazione del piano. Per questa ragione Adapt e Repubblica degli stagisti hanno avviato a partire da ottobre un monitoraggio informale su Garanzia giovani che in pochi mesi ha raggiunto oltre 3.000 adesioni.

I primi dati che emergono sono interessanti e non molto soddisfacenti. Si evince infatti in primo luogo che la categoria di “giovane” in Italia è molto diversa da quella Europea, infatti il 64,5% dei partecipanti al sondaggio ha tra i 25 e i 29 anni, una fascia d’età che non era inizialmente neanche coperta dal piano europeo. Il secondo dato che colpisce è il fatto che il 72% dei giovani interpellati sostiene di cercare attivamente lavoro, con la conseguenza che il piano non sembra sempre intercettare i cosiddetti Neet per il quale è stato pensato.

Fin qui la mossa dei giovani, più desolante lo scenario delle risposte da parte del piano europeo. Soltanto il 48% dei giovani contattati ha effettuato il primo colloquio e più della metà è ancora in attesa. Di coloro che l’hanno sostenuto il 39% dichiara che durante il colloquio non è stata avanzata alcuna proposta concreta e il 44% parla di generiche ipotesi future di lavoro e stage. E cosa accade dopo il primo colloquio? Solo il 24% dei giovani sostiene di aver effettuato un secondo momento più operativo dopo il primo conoscitivo.

Alla richiesta di dare un voto complessivo da 1 a 10 al piano Garanzia giovani i 3.000 partecipanti al sondaggio hanno dato in media il voto di 3,7. Una sonora bocciatura.

Francesco Seghezzi (ricercatore Adapt)


Confcooperative, un Career Day per lavorare a Expo

Giovedì 30 aprile, nella sede di Confcooperative Bergamo in via Serassi 7, a partire dalle ore 14 si svolgerà “Career Day for Expo”, iniziativa che intende mettere in contatto le persone del territorio, in particolare i giovani, con le opportunità offerte dal tessuto cooperativo locale. Organizzato a conclusione delle giornate della cooperazione bergamasca, il “Career Day” è l’occasione per conoscere in presa diretta il dinamico panorama plurisettoriale in cui operano le cooperative raccogliendo curriculum e candidature per possibili matching e collaborazioni anche all’interno di Expo.

Molteplici le attività in programma: i partecipanti potranno infatti sostenere colloqui conoscitivi, seguire le sessioni di lavoro tematiche (lavoro in ambito internazionale, innovazione tecnologica, formazione professionale e coworking) e fare networking nell’area multimediale dedicata, in cui saranno attivi anche tre desk informativi sui temi dell’innovazione tecnologica, dell’internazionalizzazione, dello start up e coworking.

«Il Career day for Expo è un importante momento d’incontro fra imprese e chi cerca opportunità di lavoro – sottolinea Pieralberto Cangelli direttore di Confcooperative Bergamo -. L’iniziativa va inoltre a concretizzare due anni di lavoro del contratto di rete “Verso Expo”, sottoscritto da una quarantina di cooperative bergamasche per cogliere al meglio le opportunità del grande evento internazionale ormai alle porte».