Non c’è solo l’eclissi a caratterizzare la giornata di oggi. Da tre anni a questa parte, il 20 marzo è la Giornata mondiale della Felicità indetta dall’Onu ed è in questa occasione che Voices from the Blogs (spin-off & start-up dell’Università degli Studi di Milano, osservatorio permanente di quello che si dice e si discute in rete, attraverso l’utilizzo di avanzate metodologie statistiche e tecniche informatiche disegnate appositamente per la Sentiment Analysis) ha svelato, nell’e-book “iHappy 2014” edito dal Corriere della Sera, l’andamento della felicità in Italia nel corso dell’anno, dal primo gennaio (che risultato il giorno più felice del 2014) fino al 31 dicembre.
In base al contenuto di circa 40 milioni di messaggi su Twitter raccolti quotidianamente nelle 110 provincie italiane e analizzati per produrre l’indicatore iHappy, emerge che nel 2014 la palma di capitale della felicità è stata assegnata a Cagliari. In fatto di felicità la Sardegna si conferma dunque sugli scudi e dopo Oristano (prima in classifica nel 2012), stavolta è il capoluogo sardo ad aggiudicarsi il primato (con un indice di iHappy pari al 67,4%). Al secondo posto troviamo Lecce (67,1%), seguita da Genova (già vincitrice un anno fa). Bene anche Parma (65,9%), che da tre anni di seguito si colloca nella top ten delle più felici. Con poche eccezioni, le grandi metropoli finiscono invece in fondo alla classifica a conferma di un trend già emerso lo scorso anno e che porta complessivamente il valore medio di felicità italiano nel 2014 a scendere rispetto al 2013 (-1.8 punti: dal 60,4% del 2013 al 58,6% del 2014) . Tra stress, traffico (e delusioni calcistiche) la più triste del 2014 è stata infatti Milano, ultima con un non invidiabile 44,3% di punti felicità, ma con l’augurio che nel 2015 l’arrivo di Expo possa portare con sé anche una ventata di buonumore. Male anche Napoli (penultima col 45,2%) e Roma (49,2%). Situazione complicata anche a Palermo (53,9%) e Torino(53,2%), così come per Venezia (49,4%), che rimane nella top-ten delle dieci provincie meno felici. Perde terreno anche Bologna (accomunata in questo alle altre provincie emiliano-romagnole) che scende di ben 39 posizioni e si ritrova a centro classifica (48° posto col 59,8%) assieme a Firenze (59,1%). Balzo in avanti notevole invece per La Spezia (che recupera 50 posizioni in graduatoria), Pisa (+40) e Catania (+39).
E Bergamo?
Si è attestata a metà classifica, al 53esimo posto con un indice di iHappy pari al 58,8%, perdendo sette posizioni rispetto al 2013. La performance migliora leggermente nella graduatoria tra le province più popolose, sopra cioè i 900mila abitanti. In questo caso la Bergamasca è sesta su 15, dietro Bari, Salerno, Catania, Bologna, Firenze e prima di Brescia. Ma è nel confronto con tutte le altre province lombarde (dove il valore medio dell’anno si è attestato a 50,8%) che Bergamo primeggia collocandosi in cima alla classifica, seguita da Cremona (57,4%), Mantova (55,9%), Brescia (54,8%), Sondrio (52,3%), Como (50,8%), Varese (49,5%), Monza e Brianza (46,6%), Lodi (45,7%), Pavia (45,5%), Milano (44,3%). Nella nostra provincia è stato registrato anche il giorno più felice a livello regionale: lo scorso 27 luglio. Cosa accadeva di speciale? Lo studio associa l’innalzamento dei valori all’imminente apertura dell’autostrada A35, 0ssia laBrebemi. Negli ultimi sette giorni, invece, Bergamo è stata meno brillante, collocandosi al 65esimo posto con un indice del 34,5%. Ma oggi è la giornata della Felicità e chissà che non si ricominci a twittare positivo
Cosa determina la felicità
Spesso sono le feste a fare la differenza: nei giorni festivi in Italia la felicità cresce mediamente di +2,2 punti, spiega lo studio. Ma la festa è sinonimo di felicità solo quando non cade di sabato o di domenica, altrimenti diventa un “ponte sprecato” (iHappy -3,1 in media quando una festività non è in un giorno feriale). Italiani più felici però anche a San Valentino (+2,6) e l’8 marzo(+4,5), mentre lo spostamento di lancette dovuto all’ora solare/legale crea ansia e depressione (iHappy -3,4). Si dice che non siano i soldi a fare la felicità, ma in tempi di crisi economica l’italiano sorride (anche) quando gli affari vanno bene: nel 2014 l’andamento di Piazza Affari ha infatti influenzato anche iHappy: 5mila punti in più nell’indice MIB a fine seduta comportano una crescita di 1,7 punti nell’indice iHappy del giorno successivo. D’altra parte il giorno in cui una buona parte di italiani riceve la busta paga (il 27 di ogni mese) è un giorno mediamente più felice degli altri (+4,2 punti). Ma oltre all’economia anche il sole ed il mare hanno la loro importanza. Risalendo la penisola da sud a nord la felicità infatti diminuisce: due gradi in più di latitudine (equivalenti a spostarsi da Crotone a Frosinone, o da Bologna a Bolzano) fanno scendere iHappy di 1,2 punti, tranne nelle province in cui c’è il mare. Muoversi dalla Sicilia alla Liguria dunque non produce cambiamenti nel buonumore degli italiani. Insomma, c’è chi twitta felicità perché ha il sole, chi perché ha il mare.
La felicità nelle 24 ore
In una giornata tipo si osserva un primo picco di felicità tra le 7:15 e le 7:32 di mattina, quando si prende il primo caffè, ma poi l’indice crolla verso le 9, quando in molti uffici si inizia a lavorare. La felicità torna a salire a partire dalle 11 e tocca un massimo attorno alle 13:20, durante la pausa pranzo. L’umore scende di nuovo intorno alle 17, quando la stanchezza inizia a farsi sentire, e risale quando gli italiani iniziano ad uscire dal lavoro fino alle 18-18:30 circa. A questo punto si entra però negli orari dei pendolari e, tra traffico e treni in ritardo, iHappy torna a scendere tra le 19 e le 20. La serata mostra una ripresa fino, ma verso l’1, tra malinconia per il giorno che si conclude e ansie per ciò che ci aspetta la mattina seguente la felicità tocca nuovamente il fondo.
È possibile controllare l’indice di felicità aggiornato agli ultimi sette giorni su http://www.blogsvoices.unimi.it/list.html