Radici: «Aeroporto, Università 
e Ospedale: i tre pilastri 
per far ripartire Bergamo»

Radici: «Aeroporto, Università e Ospedale: i tre pilastri per far ripartire Bergamo»

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Idee chiare e piedi per terra, mirare alla concretezza senza rinunciare alle ambizioni. Credo che la situazione economica e finanziaria, così come è maturata, ci ponga di fronte alla necessità di rivedere i modelli che hanno contrassegnato la felice avventura imprenditoriale nella terra di Bergamo e disegnato un’identità dai più invidiata. Sono convinto che, in questo particolare momento congiunturale, non possiamo rivelarci impreparati né tentennanti. Come pure che le soluzioni non potranno dipendere solo dalle risorse economiche, che necessitano di essere alimentate da nuove iniziative in grado di valorizzare l’essenza stessa del territorio, senza cadere nell’errore di accantonare quanto di buono è stato fatto negli anni scorsi. Al manifestarsi di una realtà complicata, con la quale nessuno di noi credeva di dover fare i conti, si è aperto un confronto naturale sulle strategie da adottare e gli obiettivi da perseguire, a livello amministrativo, imprenditoriale, formativo. Si deve dialogare nell’esclusivo interesse della città e i piccoli problemi non possono e non devono rappresentare ostacoli insormontabili. Un confronto è utile fino a quando si arriva in tempi rapidi a una condivisione delle cose da fare. Più passa il tempo, più si farà fatica a recuperare terreno.
Per questo motivo ritengo si debba ripartire da quelli che sono diventati pilastri inamovibili e punti di riferimento della nuova Bergamo: Università, Ospedale, Aeroporto. Sono le tre realtà che possono contribuire a cambiare il volto del territorio, promuovendone le componenti migliori e sostenendone la crescita innanzitutto in termini di qualità e prestigio. Nel recente passato, Bergamo e il suo hinterland hanno primeggiato nei settori tessile, meccanico e manifatturiero puro. Il presente e futuro non potranno che essere legati ai servizi e al turismo, ma ci si dovrà adoperare per conservare quote importanti di quei rami manifatturieri che appartengono alle lavorazioni di alto livello e alle filiere tecnologiche e commerciali in grado di primeggiare in termini di competitività su mercati sempre più agguerriti.
Partiamo dai tre pilastri. L’Università dimostra una capacità di attrazione degna delle migliori scuole accademiche e il processo di internazionalizzazione è destinato ad accrescere le relazioni con altri Paesi, anche grazie alla presenza di studenti stranieri. Il nostro ateneo merita di essere sostenuto e la componente studentesca messa in condizione di formarsi in una città di cui devono sentirsi parte attiva.
La trasformazione culturale non può che partire dalla formazione. Solo con l’Università possiamo aiutare le giovani generazioni a diventare risorsa e coltivare idee nuove e vincenti.
L’Ospedale Papa Giovanni XXIII è un’eccellenza. Chi ne dubita, non capisce il valore che i protagonisti della medicina hanno contribuito a costruire negli anni. Mentre si discute di trincee e barriere, ogni giorno i pazienti trovano equipe solerti e preparate a curare malattie e intervenire nei casi urgenti. Le macchine vanno messe a punto e sono certo che si troverà presto una soluzione ai problemi infrastrutturali. Voglio sottolineare come tutto quanto di buono sia dipeso dall’avvento di figure di spessore internazionale, da Lucio Parenzan che fu pioniere della chirurgia pediatrica, a Paolo Ferrazzi, punta di diamante della cardiochirurgia, all’ematologo Tiziano Barbui, a Giuseppe Remuzzi ora ai massimi livelli della ricerca sulle malattie renali, ai tanti nomi passati e presenti capaci di applicare con successo le tecniche più avanzate, nelle sale operatorie come nei reparti, 24 ore su 24. Le medicina ospedaliera dimostra come siano proprio le individualità a innescare l’effetto volano, contribuendo allo sviluppo di settori di livello assoluto. E’ una lezione che vale per tutte le attività e professionalità, dove contano lo studio, la preparazione, l’acume e l’ingegno.
L’Aeroporto di Orio al Serio è un caso di successo unico nel panorama del trasporto aereo, che non si misura solo con i numeri del movimento passeggeri e delle merci ma anche con i livelli di performance e di efficienza legati all’operatività e ai servizi garantiti alle persone  e alla compagnie aeree. Una infrastruttura di volo che ha saputo cogliere l’opportunità del trasporto low cost traducendola in ricadute economiche e occupazionali fino a rappresentare l’8 per cento del Pil provinciale. Oggi, dopo la crescita senza soluzione di continuità registrata nell’arco di un decennio, dobbiamo preoccuparci di consolidare la posizione raggiunta e aumentare il livello di qualità dei servizi offerti. Gli investimenti decisi da SACBO e le opere da realizzarsi in aerostazione e sulla pista rispondono a questa necessità. Così come gli sforzi intrapresi per rendere l’attività aeronautica sempre più compatibile con il territorio circostante, attuando misure adeguate di mitigazione ambientale. E’ indubbio che all’attività dell’aeroporto si accompagnano le prospettive di crescita del turismo. La città assorbe una parte significativa seppure ancora minima dei flussi di viaggiatori in transito nello scalo, ed esiste certamente l’opportunità di richiamarne di più. L’ingente patrimonio artistico e architettonico, le tradizioni musicale ed enogastronomica sono il nostro biglietto da visita, oltre che elementi fondamentali per lo sviluppo di tutto il territorio. Bisogna saper fare la differenza rispetto ad altre città che pure vantano analoghe ricchezze. Un ragionamento che vale anche e soprattutto per la candidatura di Bergamo a Capitale della Cultura 2019. Non ci si illuda che per diventarlo basti dare fondo a ingenti risorse economiche, ormai difficili da reperire. Ritengo ci debba essere un filo conduttore che parte dalle nostre bellezze artistiche e architettoniche e ci porta a espandere le relazioni con il mondo. Il migliore promoter di Bergamo è da considerarsi colui che, arrivando in visita alla città, ne resti abbagliato e soddisfatto dell’accoglienza e dei servizi ricevuti. E’ una strategia fruttuosa sempre che condivisa da tutti gli attori, perché tutto dipende dal salto di qualità e dal cambiamento di mentalità in grado di far preferire una meta come Bergamo. Occorre, ora più di prima, fare leva sull’intelligenza e la creatività, destinati a rappresentare il vero valore aggiunto per affrontare le sfide presenti e future. E infine la capacità e il coraggio di reinventarsi. Non è mai facile, ma sempre possibile, purché ci si creda.

di Miro Radici
presidente della Sacbo