Italcementi, incontro al ministero. “Chiarezza per la sede di Bergamo”

L'impianto Italcementi di Calusco
L’impianto Italcementi di Calusco

Si terrà il prossimo 16 settembre l’incontro che le organizzazioni sindacali hanno chiesto al ministero per lo Sviluppo Economico per istituire un tavolo di confronto con il Gruppo Italcementi. Così ha infatti deciso il ministero, garantendo così la possibilità di monitorare le procedure e le informazioni relative al passaggio di proprietà al Gruppo tedesco Heidelberg Cement. “E’ auspicabile – confida Danilo Mazzola, segretario generale di Filca Cisl Bergamo – che l’incontro al ministero e quello programmato con l’azienda per il 24 settembre, possano far scaturire elementi di rassicurazione e di chiarezza sul destino della sede centrale di Italcementi di Bergamo. L’ordine del giorno, approvato all’unanimità ieri nell’assemblea dai lavoratori, svoltasi nella sede di via Camozzi é un segnale chiaro. I lavoratori e le lavoratrici della sede non resteranno passivi a questa situazione che mette a rischio centinaia di posti di lavoro e impoverisce ulteriormente il tessuto economico della nostra provincia”.


Armonie serali al museo donizettiano

museo donizettianoSabato 29 agosto, alle 20.45, al museo Donizettiano, in via Arena 9, in Città Alta, si terrà la visita musicata gratuita a cura di Paola Palermo e Samuele Pala, nel corso della quale gli allievi del dell’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Donizetti di Bergamo eseguiranno temi e arie delle opere di Gaetano Donizetti. In occasione della recente riapertura con il rinnovato allestimento del Museo dedicato al compositore bergamasco ottocentesco, ospitato nella sala del Consiglio della Misericordia Maggiore, la Fondazione Bergamo nella Storia propone un percorso volto ad associare una narrazione storico-musicologica all’esecuzione dal vivo di alcune arie di Donizetti. L’evento è gratuito fino a esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria al numero 035.247116.


Valle della Biodiversità, aperitivo con degustazioni di pomodori

Astino - valle biodiversità 4L’Orto Botanico di Bergamo “Lorenzo Rota”, in collaborazione con la Fondazione ProSpecieRara, e il supporto dell’associazione La Scatola Delle Idee, il 26 agosto, dalle 11, invita tutti gli interessati nella propria sezione di Astino, la Valle della Biodiversità, per conoscere le diversità dei pomodori rappresentate dalle 126 specie coltivate nell’orto cittadino. Per tutti gli agrocuriosi, in cerca di nuove frontiere del gusto e della coltivazione, la Fondazione svizzera ProSpecieRara introdurrà i partecipanti nel mondo del “pomo d’oro”, arrivato da noi giallo dal Centro e Sud America, come infestante del mais e diventato la seconda verdura consumata al mondo. Partendo da semplici domande quali: “Siamo sicuri di conoscere davvero l’incredibile diversità e tutte le proprietà che lo caratterizzano?”, “Sappiamo riconoscere perché una varietà è adatta per il sugo e una da mangiare in insalata, una per il pesce e una ripiena?”, ProSpecieRara (fondazione per la conservazione socio-culturale e genetica dei vegetali e degli animali), che ha fornito quasi 300 varietà di piante coltivate nella Valle della Biodiversità, offrirà la degustazione di ben 20 diverse varietà di questo frutto simbolo dell’estate. Un aperitivo diverso in uno spazio verde all’interno della storica valle cittadina da sempre dedicata alla coltivazione diversificata e alla conservazione delle biodiversità della nostra terra. Al termine, i rappresentanti di ProSpecieRara saranno a disposizione del pubblico dell’Orto Botanico per presentare le finalità della Fondazione che coinvolge migliaia di soci in azioni di conservazione di specie e varietà vegetali ed animali minacciate di estinzione. Alle 16, infine, laboratorio gratuito per famiglie ‘Solanacee che splendore!’ a cura di Elena Zanchi, naturalista.


Commercio e turismo, contributi al distretto “La Valle dei Sapori”

Clusone Piazza dell'OrologioE’ aperto il bando per la concessione di contributi a fondo perduto alle imprese del commercio e del turismo del Dat “La Valle dei Sapori”, Distretto dell’Attrattività che comprende i comuni di Clusone (capofila), Ardesio, Castione della Presolana, Cerete, Fino del Monte, Gandellino, Gorno, Gromo, Oltressenda Alta, Onore, Parre, Piario, Ponte Nossa, Rovetta, Songavazzo, Valbondione, Valgoglio e Villa d’Ogna. Il cofinanziamento complessivo messo a disposizione delle aziende con sede legale o operativa nel territorio del DAT, ammonta a 200mila euro e il contributo massimo che si potrà ottenere è pari al 50% delle spese ammissibili. I contributi potranno riguardare:

◾Interventi per la riqualificazione esterna delle strutture (facciate, insegne, vetrine, dehors e gazebo e relativi arredi, ingressi, parcheggi privati) esclusivamente per le parti fronte strada piano terra.

◾Interventi di innovazione tecnologica, attraverso acquisizione, estensione o rafforzamento degli strumenti digitali per la vendita e la promozione (es. sistemi di booking online per alberghi connessi al proprio gestionale interno, sistemi digitali di presa dell’ordine per i pubblici esercizi, Web App del Distretto).

◾Interventi di formazione dei titolari e degli addetti.

Saranno considerate ammissibili tutte le opere e le iniziative realizzate, fatturate dai fornitori e pagate dal beneficiario a partire dal 4 aprile 2014 e fino al 31 dicembre 2015 nonché tutte le spese comprovate da fatture e pagate con mezzi tracciabili (assegni bancari, bonifici, RIBA o altri eventuali mezzi considerati tracciabili dalle norme in vigore). Sono quindi esclusi i pagamenti effettuati in contanti e tramite assegno circolare. Le domande dovranno possono essere presentate fino alle 12 del 14 settembre. Per la presentazione fa fede la data di ricezione da parte del Protocollo Generale del Comune di Clusone.


Dentro Expo / Il 31 agosto perché non provare un panino con carne di coccodrillo o zebra?

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La calda estate di Expo 2015 continua, portando tra i padiglioni del villaggio espositivo migliaia di visitatori, attratti dall’incessante calendario di iniziative che i Paesi presenti propongono, nel segno del dialogo sul tema del cibo e della sopravvivenza del pianeta cui la manifestazione ha votato la sua mission.  Non dimentichiamo tuttavia che Expo è anche un’opportunità a disposizione di Paesi ospiti e aziende del territorio per proporsi, conoscere nuove realtà e stringere relazioni commerciali. E’ appunto in questa logica che prosegue l’attività di Ascom volta a segnalare mercati che rivestono carattere di interesse per investimenti e scambi commerciali nel panorama Expo. Il tutto nella consapevolezza che questa enorme esposizione non esaurisce la sua finalità con il semestre del suo svolgimento, ma che anzi tale vetrina è funzionale allo sviluppo di contatti e attività di impresa che vedranno la loro realizzazione dopo Expo.

Tra esotismo e sviluppo, la sorpresa Zimbabwe

Con questa finalità ci occupiamo oggi di un Paese africano che smentisce con i fatti l’immagine stereotipata di un continente depresso, flagellato da problematiche complesse e la cui offerta in campo alimentare è scarsamente attrattiva, quando non assente. L’occasione per scoprire questa realtà virtuosa è stata la degustazione, organizzata nel Padiglione dello Zimbabwe, di panini preparati con carne di coccodrillo e di zebra. Un lancio, anche mediatico, che rivela, al di là dell’aspetto esotico, un contesto non solo alimentare ma, come ha tenuto a precisare il console dello Zimbabwe, Georges El Badaoui, anche culturale e di conoscenza dell’habitat naturale in cui queste tradizioni alimentari si sono sviluppate.

Alligatori e zebre, un anticipo alla festa del 31 agosto

Crocoburger e zebraburger sono appunto l’intrigante proposta dello Zimbabwe, grande Paese situato al sud del continente africano, a ridosso del Sud Africa, la cui festa nazionale si celebra il 31 agosto e sarà tra gli eventi Expo 2015 da non perdere. In termini di emisfero australe, lo Zimbabwe è in realtà un Paese del nord, dettaglio che ha una sua rilevanza non solo geografica. I dati che lo riguardano sono rivelatori infatti di un territorio organizzato e, soprattutto, spinto da una vivace e determinata volontà di crescita. Per cominciare, è tra i Paesi africani con il più altro tasso di alfabetizzazione e percorsi scolastici che raggiungono la formazione universitaria con ben sedici atenei. Ma il profilo che qui maggiormente interessa è senza dubbio quello economico, che indica quanto il Paese abbia investito per rendersi un partner interessante e credibile.

La ricchezza del suolo, sopra e sotto…

Il profilo economico dello Zimbabwe spicca per la ricchezza del suolo, di superficie e ipogeo, che dalle viscere della terra porta in dote al paese ricchi giacimenti minerari. Il settore agricolo e quello estrattivo sono infatti i due settori di punta dell’economia e nelle loro diverse declinazioni rappresentano anche i due maggiori segmenti di investimento. Seguono il turismo e il manifatturiero, ben diversificato e caratterizzato da forti legami con l’agro-alimentare. Più in generale, e sommando anche la qualità e la capacità di marketing sfoggiate nel padiglione Expo dello Zimbabwe, quello che emerge è l’identikit di un Paese che esprime serietà e mostra una sensibilità all’innovazione e alla qualità. A questo va sommata, come si accennava poco fa, un’attrattività turistica che ha numeri importanti nella composizione del P.I.L. del Paese (contribuisce infatti per il 10%) e un approccio all’accoglienza che viene considerato proverbiale.

Appuntamento dunque al National Day dello Zimbabwe, il 31 agosto, per cogliere le molteplici occasioni che, a partire da un panino farcito con carne di zebra, ci attendono per conoscere questo sorprendente Paese.

 

 

 

 

 


Gli ambientalisti mettono ancora sotto tiro la Brebemi

Brebemi - CopiaLegambiente Lombardia contro Brebemi, concessionario del collegamento autostradale tra Milano, Bergamo e Brescia: “Gravi alterazioni dei parametri” alla base della gara di concessione, distorsione della concorrenza e violazione dei principi comunitari, contributo pubblico “riconosciuto passivamente” al concessionario. Legambiente si riferisce alla delibera del Cipe dello scorso 6 agosto che ha dato il via libera a Brebemi per un contributo pubblico di 320 milioni di euro e ha prorogato la concessione di 6 anni, da 19,5 a 25,5. Oltre a dire sì al reinserimento del valore di subentro a fine concessione per 1,205 miliardi. Legambiente ha scritto un esposto all’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, alla Corte dei Conti, alla presidenza del Consiglio e alla Commissione europea.

La replica di Brebemi

Un riequilibrio finanziario preventivato in sede di convenzione, dovuto a “forze di causa maggiore ed extra costi”. La Brebemi, società che gestisce i 62,1 chilometri di autostrada tra Milano-Brescia, risponde all’esposto di Legambiente Lombardia, contro il via libera del Cipe a un contributo di 320 milioni di euro (260 dallo Stato e 60 dalla Regione Lombardia) e la proroga della concessione di ulteriori 6 anni, oltre al reinserimento del valore di subentro a fine concessione per 1,205 miliardi. “Il riequilibrio del piano economico finanziario di Brebemi è espressamente previsto dalla convenzione unica siglata tra la concedente CAL (50 % Regione Lombardia e 50% ministero delle Infrastrutture) – fa sapere la società – e la società di progetto Brebemi prima che i lavori iniziassero ed era previsto nel bando di gara europeo che la stessa Brebemi si era aggiudicata su concorrenti di levatura mondiale”. Questo riequilibrio è dovuto a “cause di forza maggiore ed extra costi a cui nel primo periodo regolatorio la concessionaria ha dovuto far fronte durante la costruzione e che la concedente doveva riequilibrare dopo averne verificato (assieme ad altri organi regionali e statali) la conformità”. A sua discolpa Brebemi ricorda che “sui territori attraversati ha realizzato oltre 600 milioni di opere complementari e compensazione che comuni e province interessate non avrebbero mai potuto realizzare a causa del Patto di Stabilità. Inoltre la fiscalità statale ha avuto vantaggi sia per le imposte che la Brebemi ha già versato, oltre a quelle che verserà, per oltre un miliardo di euro”. “L’intera costruzione dell’asse autostradale e delle opere compensative, ossia un miliardo e novecento milioni più gli interessi per l’intera durata della concessione – continua la società – sono stati totalmente coperti dagli azionisti della Brebemi. L’alternativa al mancato riequilibrio sarebbe il recesso dalla convenzione con il rimborso da parte dello Stato di 2 miliardi e 440 milioni”. Tuttavia, è certo che “per quanto concerne i volumi di traffico, quando l’A35 sarà interamente interconnessa con le opere ancora da realizzare, saranno molto vicini a quelli previsti nel piano economico finanziario”.


Sentierone, i locali lasciati liberi dal “Ciao” nel mirino di Tiziana Fausti

Ciao SentieroneC’è fermento sul Sentierone, cuore cittadino in cerca di rilancio ma spesso teatro di ridimensionamenti, riorganizzazioni se non, purtroppo, di chiusure commerciali. Come, da ultimi, la pellicceria Marega o il ristorante “Ciao”.  Proprio quest’ultima location, occupata fino a qualche mese fa dalla società di ristorazione gestita da Autogrill, è ora al centro dell’attenzione. In questi giorni si registra un fitto via vai di operai e imprese che, a dispetto della calma agostana che regna sotto i portici del Sentierone,  sono alacremente al lavoro. Da indiscrezioni, pare che i locali siano finiti nel mirino della signora del lusso bergamasca, Tiziana Fausti, intenzionata ad espandere il proprio atelier negli spazi che dominano il Sentierone, Piazza Vittorio Veneto e Piazza Dante. Occupando già i locali sottostanti, Fausti avrebbe ampi margini per ampliare e ottimizzare l’ ambiente di lavoro e l’ offerta commerciale. Si tratta di indiscrezioni, per ora non confermate, ma che risultano in linea con le ultime dichiarazioni rilasciate dall’imprenditrice, che non fa mistero di voler continuare a credere sul Sentierone.


Campionato di mungitura a mano, concorrenti da mezzo mondo

Mungitura a manoArriverà direttamente da San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, dopo aver percorso con la sua mucca ben 800 chilometri: a poco meno di un mese giorni dall’evento dal campionato del mondo di mungitura a mano, in programma all’agriturismo Ferdy di Lenna, il prossimo 20 settembre, un ventisettenne pugliese è ad oggi il concorrente “mucca – munito” che arriverà da più lontano per partecipare alla seconda edizione del concorso. Attraverserà l’Italia con la sua mucca pur di poterla mungere nel corso della sfida. Perché, come ben sa ogni mungitore, la vacca riconosce il proprio padrone ed è certo meglio disposta a fornirgli più latte. L’anno scorso presero parte concorrenti anche da India, Romania e Svizzera e da una decina di regioni italiane, Sicilia compresa. Con le vacche, per evidenti ragioni di distanza e per i problemi legati al superamento delle dogane, fornite dal comitato organizzatore.

E l’eco mediatica del campionato fu internazionale, dall’America all’Australia. Quest’anno il parterre di concorrenti stranieri si arricchirà anche di mungitori olandesi e di lingua tedesca. Obiettivo: superare gli 8,7 litri munti in due minuti, performance di Gianmario Ghirardi di Malonno (Brescia), vincitore lo scorso anno del trofeo “Secchio d’oro – Formaggi Principi delle Orobie”. Patrocinato dal padiglione Italia di Expo 2015 e organizzato dall’associazione “San Matteo – Le Tre Signorie”, il campionato mira a valorizzare una pratica antica, quindi un’agricoltura sana e sostenibile. Vacche, mungitori e formaggi saranno i protagonisti. Quest’anno la sfida si inserirà in una due giorni di festa, dedicata alla biodiversità delle Prealpi Orobie (vacche, capre e mais autoctoni), con contorno di sapori e tradizioni. Iscrizioni al campionato scrivendo a campionatomungitura@gmail.com (nome, cognome, data di nascita, età, indirizzo, numero di cellulare e indirizzo mail).

info: www.campionatomondialemungitura.it


Un birrificio artigianale su due ha saturato la capacità produttiva

birre artigianaliSi afferma sempre più sul mercato la birra artigianale con i produttori che crescono sia per fatturato (oltre il 60% dei birrifici guadagna tra i 100 mila e gli 800 mila Euro) che per dimensioni (oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato), e volumi di birra prodotti, ossia 445 mila hl in media in un anno sul territorio nazionale (pari al 3,3% degli hl totali di birra prodotti in Italia, + 2,2% rispetto al 2011).

Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto di ricerca commissionato da Unionbirrai allo staff di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università Cattolica di Milano, presentato al Parco della biodiversità di Expo. “Le stime, ricavate da un campione di 63 imprese – microbirrifici, brew pub e beer firm – interpellate via mail o ‘vis a vis’ durante eventi fieristici tra maggio e giugno 2015, rivelano impennate di numeri sui rispettivi fronti produttivo e qualitativo – spiega il rapporto -. Il questionario (33 domande divise per caratteristiche, dimensioni commerciali, rapporti con le banche, scelte di produzione) disegna una situazione di salute generale di questo segmento del mercato dovuta alla crescita significativa dell’indotto, dei consumi rispetto alle birre industriali, dell’export, del numero di Festival e concorsi dedicati, e al sempre più alto livello di qualità del prodotto”.

“Il trend di crescita costante, +18,3% rispetto al 2011, anno del primo report Altis, si evince dai dati relativi al grado di saturazione della capacità produttiva. Rispetto alle edizioni precedenti il questionario del 2015 ipotizza in partenza un aumento considerevole della produttività e mira diretto a conoscerne il livello. I risultati sono all’altezza delle aspettative, quasi 1 birrificio su 2 (46,9%) ha dichiarato di aver saturato la capacità produttiva e di essere dunque vincolato a nuovi investimenti. Gli importanti margini di crescita si devono in via generale al raggiungimento di una maggiore efficienza in fase produttiva e ad un’effettiva capacità di collocare volumi più ampi sul mercato”, spiega ancora l’indagine che rileva come “il settore si fa concorrenziale, i produttori, siano essi microbirrifici, brew pub (produttori con mescita diretta in loco) o beer firm (con impianti presso terzi) dimostrano di poter espandere la propria quota di mercato sullo scenario nazionale. Ne è un effetto il dato osservato sulle dimensioni dei soggetti intervistati – spiega ancora l’indagine -: quelle che erano start up solo tre anni fa sono oggi in grado di avere persona le dipendente oltre che un fatturato medio (valutato in capo ai soli microbirrifici) di oltre 100 mila euro. Nei report 2011 e 2013 oltre 1 birrificio su 2 (57,7% nel 2013 e 54,3% nel 2011) non disponeva di addetti, ricorrendo esclusivamente al lavoro dei soci di capitale; nel 2015 si assiste ad una inversione di tendenza, cala infatti la percentuale di birrifici che possono fare a meno di personale (sono circa il 49%) mentre aumenta quella che favorisce l’occupazione, apre le porte al praticantato e soprattutto non licenzia (4 imprese su 5)”. “Cresce mediamente anche il giro di affari – rileva infine il rapporto -, che va dai 100mila agli 800mila euro per il 62,8% dei (micro) birrifici, +23,4% rispetto al 2011. Anzi, tocca l’11,6% la quota di micro birrifici con fatturato intorno al milione di euro”.

 


ABM, il concordato “in bianco” e le responsabilità della Provincia

Provincia-BergamoQuando nel 1992 l’Efim fu posta in liquidazione i dubbi dei creditori esteri che lo Stato potesse togliere la sua garanzia provocarono una tormenta che mise in serie difficoltà le finanze italiane. Questo perché anche se l’Efim non era lo Stato, ma un ente che ne faceva capo, per il mercato non c’era differenza: era diventata una questione di credibilità, che in economia, più che in politica, è quasi tutto.

Nel suo piccolo, è la stessa cosa nella vicenda dell’Abm, Azienda Bergamasca Servizi. Va precisato che non c’è niente di irregolare o di illegale. C’è una normativa, quella dettata dalla legge fallimentare, e l’Azienda Bergamasca Servizi vi fa ricorso, come altre imprese. Però l’Abm non è una società come le altre, per via del suo azionista pubblico di controllo, la Provincia di Bergamo. La sua richiesta di concordato “in bianco” non è quindi solo una questione economica, ma anche politica.

Non si sa ancora come andrà a finire. Entro il 4 novembre la Abm dovrà presentare un piano che potrebbe essere di ristrutturazione dei debiti o, come appare più probabile, una proposta di concordato con un rimborso solo parziale. In entrambi i casi è acclarato che l’azienda, e quindi il suo azionista, la Provincia, non intende rispettare l’impegno preso e rimborsare interamente i suoi creditori, dopo che altre strade non sono riuscite percorribili. Tutto regolare, si precisa ancora: Abm è una società per azioni e il socio è responsabile economicamente giuridicamente solo per il capitale versato. Ma una società pubblica ha anche (forse) degli impegni morali differenti.

La distinzione sul fatto che l’Abm non è la Provincia, ma una sua società, non cambia di molto la situazione: c’è comunque un’azionista che non è in grado, senza entrare nella distinzione non indifferente se non può o non vuole, di onorare i debiti che fanno a lui riferimento, come perfino amministrazioni comunali commissariate sono riuscite a fare. E non vale la scusa che i guai di Azienda Bergamasca Servizi non sono imputabili all’attuale amministrazione perché conseguenza di scelte infelici, sfortunate o sbagliate (a seconda di come la si pensi) effettuate in passato. La responsabilità delle scelte, nel bene e nel male, spetta ai gestori di via Tasso pro tempore.

Il buco che si è creato nell’Azienda Bergamasca Servizi non è insignificante (si parla di debiti per 9,4 milioni di euro che includono 4,1 milioni a breve termine verso le banche, un mutuo di 1,5 milioni verso il Banco Popolare, un milione di prestito ricevuto dalla Provincia, 2 milioni di debito residuo della partecipata Vocem verso il ministero per una centrale mai realizzata a Benevento). La normativa mette vincoli discutibili sul ripianamento delle perdite delle controllate pubbliche. Anche per questo la giunta Rossi può sostenere di non avere avuto alternative, avendo già difficoltà a trovare i soldi per tante altre operazioni avviate da giunte precedenti, come la variante di Zogno. Regge meno la lamentela sui vincoli legislativi che impediscono di utilizzare i propri tesoretti, in realtà refrain consolidato dell’amministrazione Pirovano che l’ha preceduta, e sotto la quale si è aggravata la situazione di Abm nata con la presidenza Bettoni.

Recentemente il ministero ha infatti pubblicato una graduatoria dei Cento enti pubblici con i tempi di pagamento più bassi. Tra questi enti virtuosi non c’è ovviamente la Provincia di Bergamo (ci sono però i Comuni di Albino, di Scanzorosciate e di Zogno, la Comunità montana dei laghi bergamaschi e l’Area finanziaria del Comune di Capiriate), ma c’è una consistente serie di amministrazioni provinciali (Arezzo, Savona, Prato, Vicenza, Mantova, Gorizia, Trieste, Treviso, Modena e Monza-Brianza), che, per inciso, pagano tutte a meno di 40 giorni e che evidentemente quei problemi registrati dai vincoli normativi che lamenta via Tasso sono stati in grado di superarli. Conseguenza del concordato Abm è che il mito della buona amministrazione bergamasca debba essere messo sotto revisione.