Aeroporto, luglio da record. Superato il milione di passeggeri

Per la prima volta nei 43 anni di attività operativa, l’Aeroporto di Bergamo ha superato la quota di un milione di passeggeri in un solo mese. È accaduto a luglio 2015 e, pur tenendo conto che i dati definitivi dovranno essere oggetto di validazione, la somma dei passeggeri in partenza e arrivo nello scalo bergamasco ha oltrepassato la fatidica soglia.

Decisivo il movimento registrato venerdì 31, con oltre 36mila passeggeri in transito nell’aerostazione di Orio al Serio. Rispetto a luglio 2014, quando i passeggeri furono 924mila, l’incremento mensile è stato del 9,75%, equivalente all’aggiunta di 90mila. Una media di 3mila passeggeri in più al giorno rispetto a un anno fa.

A parità di movimenti aerei, il trend positivo è determinato dal coefficiente di riempimento medio sempre elevato sui voli di linea, che caratterizza da molti mesi e sostiene la crescita dei passeggeri. «Si tratta di un risultato indicativo che premia le scelte operate negli ultimi anni, tese a privilegiare la qualità del servizio attraverso l’adeguamento delle infrastrutture aeroportuali – dichiara Miro Radici, presidente di Sacbo –. Non è una caccia al record, ma avere raggiunto e superato la soglia del milione di passeggeri testimonia il processo di fidelizzazione dell’utenza sempre più allargata e conferma la bontà della strategia di consolidamento della posizione raggiunta dall’Aeroporto di Bergamo».

Il carattere virtuoso della gestione aeroportuale trova riscontro anche nel riconoscimento giunto il 31 luglio 2015 a Sacbo, che si è vista attribuire il secondo livello del Programma “Airport Carbon Accreditation”, rilasciato da ACI Europe (Consiglio Internazionale degli Aeroporti Europei, che rappresenta oltre 450 scali in 45 Paesi d’Europa) e che attesta l’attenzione dell’aeroporto alla riduzione dell’inquinamento atmosferico (CO2 prodotta) attraverso una corretta gestione dell’uso delle proprie risorse energetiche.

L’accreditamento del primo livello di certificazione “Airport Carbon Accreditation” era stato attribuito nel settembre 2014, in relazione all’impiego delle risorse energetiche e al relativo abbattimento di consumi ed emissioni nell’aria nell’ambito delle attività di funzionamento dello scalo. «Un riconoscimento che premia e qualifica ulteriormente l’attività svolta nella gestione delle risorse energetiche, la cui ottimizzazione in termini di contenimento dei consumi rappresenta un processo legato all’efficienza dell’operatività del gestore aeroportuale», commenta Radici.


Maestri del Paesaggio, annullata la vittoria del piatto green

Non tutto è filato liscio alla cena che avrebbe dovuto eleggere – lo scorso 22 luglio – il piatto “Patrimonio de I Maestri del Paesaggio 2015”, simbolo dei temi green della manifestazione, da inserire nei menù dei ristoranti partner di Città alta durante gli eventi di settembre.

Alla notizia della proclamazione del vincitore è infatti seguita la segnalazione del fatto che non si trattava di una ricetta originale, mentre due autrici hanno lamentato un po’ troppa libertà da parte dei ristoratori nel preparare le loro proposte (vedi i commenti). A cercare di mettere fine alle polemiche arriva ora la decisione dell’associazione Arketipos, promotrice dell’iniziativa, di annullare il giudizio finale e di dare a tutte e cinque le ricette selezionate (salvo diversa volontà degli autori) nei la possibilità di essere proposte nei menù dei locali.

 

Ecco il comunicato dell’associazione Arketipos

Giova premettere che il regolamento di Green food e gli Chef del paesaggio chiaramente caratterizza l’iniziativa non come un concorso, ma una “selezione”, che intende rappresentare un’occasione per condividere il piacere dello stare insieme e della cucina nella bellezza della natura.

In proposito ci sembra significativo richiamare quanto ha ben messo in evidenza la signora Daniela Mammano, che così ci ha scritto: «La serata è stata bellissima, gli organizzatori e gli ospiti gentilissimi e molto ospitali e sono felicissima di aver affrontato i disagi e i costi di un viaggio dalla Sardegna per potervi partecipare».

Con rammarico abbiamo però dovuto constatare e prendere atto di due situazioni incresciose che si sono venute a creare.

La ricetta selezionata, Tartara di zucchine e gelatine di more, che pure ha ottenuto il punteggio largamente superiore rispetto alle altre quattro ricette, per ammissione (a posteriori) dello stesso interessato, rappresenta una rielaborazione di una creazione pubblicata da altri nel 2014.

A ciò si è aggiunto il fatto che due altre partecipanti, presenti alla cena-selezione del 22 luglio, hanno rilevato la non corrispondenza tra le ricette inviate e l’esecuzione curata dagli chef di alcuni ristoranti di Bergamo Alta, partner de I Maestri del Paesaggio.

Intendiamo innanzitutto scusarci vivamente con le interessate e con tutti i partecipanti alla selezione e alla serata, assicurando che i fatti accaduti rappresenteranno uno spunto di riflessione importante per l’organizzazione degli eventi futuri.

Inoltre, in considerazione della confusione che ne è nata e volendo chiudere al più presto le polemiche che ne sono scaturite, non senza rammarico e dopo attenta e sofferta discussione, abbiamo deciso di annullare la selezione finale e di far sì che le cinque le ricette “finaliste” (salvo diversa volontà degli autori, che verranno all’uopo contattati) vengano proposte nei menù dai ristoratori partner – a loro discrezione e secondo l’interpretazione di ciascuno – nei giorni della manifestazione I Maestri del Paesaggio – International Meeting of the Landscape and Garden che si svolgerà dal 5 al 20 settembre 2015.


Dell’Europa siamo l’aliquota selvaggia e “sacrificabile”

L’Italia fa certamente parte dell’Europa. Ne è una porzione consistente e, se mi consentite, ne rappresenta l’aliquota che i generali definiscono “sacrificabile”.

Non sto scherzando: quel conglomerato assortito che decide le linee guida della politica europea, ragiona esattamente come un generale della Grande Guerra. In ogni esercito ci sono perdite: alcune di queste vengono considerate, per così dire, fisiologiche. Si deve conquistare quella quota? Perdere mille o duemila uomini, nella prima ondata d’attacco, è un prezzo ragionevole. Dunque, si manda avanti la carne da cannone: i “sacrificabili” appunto.

Ecco, noi siamo proprio quei poveracci della prima ondata: i sacrificabili. Perché, diciamocela tutta: noi siamo Europa per modo di dire. Un olandese, un tedesco, perfino un francese, non è che ci considerino europei doc, continentali al 100%: siamo degli ibridi, gente con una percentuale creola consistente nel dna, meticci.

Infatti, nei felpati consessi internazionali, ci trattano un po’ con sussiego e un po’ con simpatia curiosa: proprio come avveniva per il negro alla corte di Pietro il Grande. E, se uno di noi parla un inglese accettabile, tutti subito a fargli i complimenti: a dirgli che è bravissimo, ullallà, perché riesce a dire ‘gullible’ anziché ‘idiot’, che per un italiano è più facile.

Insomma, siamo considerati degli imbecilli, dei semiselvaggi: i “terroni” dell’Unione Europea. E veniamo trattati esattamente come i piemontesi trattavano i “terroni” nel 1861: dei selvaggi. In Europa ci accolgono con ceste di braccialetti di perline colorate: ci dicono sì sì, avete ragione. Ma poi non contiamo un belino. E lo sappiamo benissimo. Credete davvero che Renzi, quando va a fare la marionetta davanti agli impassibili burosauri di Bruxelles non si accorga che è lì solo per fare intrattenimento? E di quanto poco conti la signora Mogherini? Lo sa benissimo: ma che ci può fare? Noi siamo “sacrificabili”: e non saranno le battute al pistacchio a cambiare le cose. Perché da noi, come dappertutto, comandano i banchieri: e, per i banchieri, l’Europa è un affare da non lasciarsi sfuggire. Dove lo trovi, per esempio, un governo nazionale tanto stupido da ripianare i debiti delle banche, trasformandoli in debito pubblico? Invece, siccome l’Europa è qualcosa di astrattamente supernazionale, la gente se la beve, ed accetta di stringere la cinghia per aiutare gli arpagoni ad essere sempre più ricchi. E potenti. E la potenza è quella di decidere, appunto, chi sia sacrificabile e chi no.

Guardate cosa succede oggi, con l’incredibile vicenda degli immigrati che cercano di entrare in Gran Bretagna: una storia che sarebbe comicamente surreale, se non fosse vera. Quando, per anni, l’Italia ha chiesto un intervento europeo per arginare il fenomeno dell’immigrazione selvaggia, le hanno riso in faccia: alla fine hanno mandato navi su navi per prendere dall’Africa gli africani e portarceli direttamente qui. Una discreta presa per i fondelli. Adesso, che quattro disperati cercano di forzare i penetrali d’Europa, quelli veri, quelli non sacrificabili, non terroni, non meticci, osservate attentamente dove vanno a finire i diritti dell’uomo, il buonismo, le belle frasi ad effetto sull’accoglienza.

Cameron, quello che ci faceva restare a bocca aperta, perché andava al lavoro con la Tube, parla di muri da innalzare, di frontiere da difendere, di intervento europeo in Africa, di forze armate a vigilare. Se lo dice Salvini, è una carogna xenofoba che cerca voti: se lo dice un nobiluomo scozzese da Downing street, per magia, tutto diventa sensato, comprensibile, molto europeo. Perché l’Inghilterra non è “sacrificabile”: perché per gli Inglesi l’Europa non è un dogma, imposto da un ciccione di economista bolso a suon di tasse, ad un Paese un po’ riluttante e un po’ incompetente. L’Europa, per gli Inglesi è un’opportunità: oppure, non è. Punto. La Gran Bretagna non è “sacrificabile”, innanzitutto perché non permette che la si sacrifichi: infatti, sta nell’Europa senza stare nell’Euro. Mica scemi! Provate ad andare in Provenza a calpestare la lavanda, perché ne producono troppa: rovesciate qualche milione di tolle di latte danese, e guardate come reagiscono gli affabili inventori del Lego!

La gran panzana, l’errore di fondo di questa Europa che, ormai, scricchiola da tutte le parti, è sempre lo stesso: ed è un errore filosofico, politico, antropologico. L’uguaglianza obbligatoria. Nelle teorie liberali, dall’Illuminismo in qua, si è andata via via elaborando questa idea suicida dell’uguaglianza: dell’essere tutti uguali perché è giusto così. Certo, sarebbe giusto: solo che non è affatto così. Non siamo per niente tutti uguali: e questa Europa lo sta dimostrando ad abundantiam. Quando i nodi vengono al pettine, chi sa nuotare si salva e chi annaspa affoga: alla faccia della democrazia liberale. Così, quando gli africani invadono le nostre città, va tutto bene: è il dovere dell’accoglienza fraterna. Quando provano ad entrare in Francia o in Gran Bretagna, diventano una minaccia per il Paese. Perché non siamo per nulla tutti uguali: noi siamo il pavement e loro la penthouse, per dirla alla Cameron. Noi siamo abituati al degrado, alla sporcizia, all’Africa, già per conto nostro: un po’ di degrado in più o in meno cosa volete che ci cambi? È un po’ il ragionamento dei nostri politici, che inondano le borgate di immigrati, ma che vivono ai Parioli: il borgataro all’immondizia è aduso, ohibò! Solo che il borgataro è aduso anche al coltello: occhio. La storia ci insegna che, alla fine, a forza di essere sacrificati, i “sacrificabili” si rivoltano contro i propri generali: e, se va bene, viene Caporetto. Se va male, viene la rivoluzione…


La riscossa dei semi. Piccoli scrigni di gusto e salute

Semi di lino, canapa, sesamo, papavero, girasole, zucca, finocchio, cardamomo, coriandolo e anche di anguria. Rendono più croccanti e gustosi i nostri piatti ma soprattutto sono degli alleati preziosi per la nostra salute perché danno energia, combattono lo stress, mantengono giovani, aiutano a ridurre l’uso del sale e a prevenire e curare diverse patologie.

Presenti nella dieta umana da migliaia di anni, i semi oleosi sono la riscoperta alimentare del momento. Nutrizionisti e naturopati li consigliano da tempo per integrare le carenze dell’alimentazione moderna e, negli ultimi tempi, anche i medici li prescrivono come cura per alcune patologie o dopo interventi chirurgici. Il risultato è che le vendite negli ultimi tre anni sono aumentate tra il 25 e il 35% e i consumi sono in continua crescita.

Ma cosa si sa davvero di loro? Non tutti, ad esempio, sono a conoscenza che l’orzo, l’avena, il riso, i fagioli, la soia e anche il pistacchio e gli anacardi sono in realtà semi. E in pochissimi sanno che i semi di sesamo apportano molto più calcio che non il latte e i formaggi; che 30 grammi di semi di girasole hanno più ferro di una bistecca di manzo; e che i semi di anguria sono ottimi come snack e possono essere usati per fare oli, minestre e persino il tè.

I semi oleosi sono un concentrato di nutrienti importanti per il nostro organismo: sono ricchi di acidi grassi essenziali, enzimi, antiossidanti, minerali, fibre e vitamine. Per far capire quanto siano preziosi basta dire che una piccolissima manciata di semi al giorno può sostituire in modo efficace dosi massicce (e costose) di integratori alimentari e di alimenti spesso mal tollerati dal nostro organismo, con grande beneficio per il nostro stato psicofisico.

In cucina si possono utilizzare in moltissimi modi: al naturale come snack o cereali per la colazione, nell’impasto di pane e focacce, miscelati nei frappè e negli yogurt, ma anche nelle insalate, nelle frittate e nei primi e secondi piatti. Alcuni, ad esempio i semi di girasole, di lino e di canapa, possono essere pressati per ottenere olii, altri si fanno germogliare e poi si mangiano, come nel caso dei semi di crescione. L’unica nota critica è che sono calorici, ma gli esperti assicurano che se assunti con moderazione – la dose consigliata è di un cucchiaino al giorno – la linea non ne risente.

«È importante che se ne parli perché scelte di alimentazione diverse possono fare la differenza per la salute – afferma Uliana Bianchi responsabile della Cooperativa Il Sole e la Terra di Bergamo -. Fino a dieci anni fa il biologico era una scelta di vita fatta da persone che credevano nell’importanza di mangiare cibi di qualità e sani – dice -. Ora questa alimentazione è esplosa. Tantissimi comprano i semi per motivi di salute, scelgono di mangiare questi alimenti perché altrimenti stanno male. C’è gente che passa e entra in negozio ma molti si presentano con la ricetta medica».

«Tre anni fa, dopo solo un anno di attività, stavo per chiudere – raccolta Alma Conci, titolare del negozio Alvin Bio a Lovere -. Poi, alcune amiche che soffrivano di intolleranze alimentari mi hanno chiesto di fare il pane con farine naturali senza additivi. Conoscenti e clienti mi facevano i complimenti, sentivo di fare qualcosa di buono così ho deciso di proseguire su questa strada».

La scelta si è rivelata fortunata. «Da quando mi sono specializzata nel biologico le vendite sono sempre aumentate, è bastato il passaparola. Oggi ho due collaboratrici e alcuni tavolini dove propongo insalate e piatti naturali e i miei clienti vengono persino da Darfo e da Clusone per comprare i prodotti dei miei scaffali. Cerco di far capire alle persone che non è uguale comprare i semi al supermercato – dice la negoziante loverese – magari costano un po’ meno ma i valori nutrizionali non sono gli stessi: l’apporto di 50 grammi di prodotto biologico ne fornisce due-tre volte più di quello industriale. Inoltre cerco di sensibilizzarle il più possibile. Molti vengono in negozio perché hanno patologie anche gravi, va bene, ma a volte è tardi, è importante scegliere un’alimentazione sana prima di ammalarsi».

Anche nel mondo della ristorazione le proposte di cucina vegetariana e vegana sono in crescita. Nella nostra provincia uno degli indirizzi più importanti e storici, forse addirittura il pioniere di questa filosofia a tavola, è il Villino di Erica a Valbrembo. La gestione, dopo quattordici anni, da qualche mese è passata di mano, ma la filosofia è la stessa: moltissimi semi, di zucca, di sesamo, di girasole, nelle insalate ma anche nei primi e nei secondi piatti. Il trancio di tonno con crosta di sesamo e la millefoglie di pesce spada con sesamo ad sono tra i più richiesti. «Credo molto in questa cucina e sono intenzionato ad arricchire la carta con nuove idee e proposte – afferma il neotitolare Mario Buterchi -. La  nostra clientela apprezza la qualità. Sono attenti alla dieta e ai prodotti un po’ più salutari. È uno stile di vita».

Dieci semi e il modo migliore per consumarli

Semi di sesamo

Alcalinizzante, energetico, ricostituente, il sesamo è noto per la sua capacità di rinforzare la memoria e la concentrazione. Esistono in due varietà di semi: dorati e neri. Si possono usare tritati e pestati freschi nei piatti di cereali, nelle insalate, nei dolci e sono buonissimi per le panature al forno del pesce o delle polpette di legumi. Dalla loro lavorazione si ricava la tahina, chiamata anche burro o crema di sesamo, ingrediente fondamentale per preparare l’hummus di ceci. Tostati e mescolati con il sale creano il gomasio.

Semi di girasole

Sono ricchi di vitamina E, B1, B3 e B6, oltre che di rame, manganese, selenio, fosforo, magnesio e folati. Sono buonissimi tostati e preziosi per l’olio che si ottiene tramite spremitura. Possono essere usati nell’impasto del pane o nel ripieno di una torta salata oppure aggiunti alle insalate o alle verdure cotte, dopo essere stati leggermente tostati in padella con poco sale. Rappresentano un aperitivo ottimo e salutare, al posto di patatine e arachidi. Al naturale, crudi e senza sale, sono l’ingrediente per gustosi muesli di cereali e frutta.

Semi di lino

Rappresentano una preziosa fonte di minerali, di omega 3 e omega 6, regalano tanta vitamina E. Possono essere consumati con lo yogurt, nei succhi di frutta o nelle insalate, a cui donano un piacevole retrogusto “alle nocciole2. Vanno tritati oppure masticati bene prima di essere ingeriti in modo da far penetrare tutti i principi oleosi contenenti all’interno della buccia.

Semi di papavero

Come gli altri semi, sono una fonte preziosa di  proteine e grassi. Essendo molto piccoli sono ideali per ricette cremose, come passati, purè e vellutate ma anche per creme dolci, ad esempio, a base di ricotta e miele. Possono essere bianchi, come quelli utilizzati nella composizione del curry, o neri, come quelli impiegati nei prodotti da forno.

Semi di zucca

Sono ricchi di proteine, carboidrati e grassi, contengono vitamina E, magnesio, fosforo, ferro, selenio e manganese. Dopo averli spellati si mangiano crudi oppure leggermente tostati in forno. Sono ottimi nel muesli a colazione e ideali come snack soprattutto perché hanno tanto magnesio e poche calorie.

Semi di canapa

Fra tutti i semi oleosi sono quelli con il valore nutrizionale più elevato. Contengono tutti gli aminoacidi essenziali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare; danno un buon apporto di vitamine, di sali minerali (ferro, calcio, manganese e fosforo) e sono ricchissimi di omega 3 e omega 6. l’olio che se estrae ha un sapore molto gradevole e può essere usato per arricchire insalate, per preparare biscotti, dolci, pesti e salse.

Semi di anguria

Di solito li scartiamo quando mangiamo il frutto invece anche i semi di anguria sono  ricchi di proprietà benefiche e possono essere usati in cucina. Hanno un alto contenuto di acidi grassi essenziali, proteine e sali minerali. Vanno lavati, asciugati e fatti essiccare all’aria. Possono essere usati come snack o per fare oli, minestre e tè.

Semi di chia

Originari del Centro America, sono una bomba di micronutrienti (e in effetti “chia” in azteco significava “forza”): dalle proteine ai carboidrati, dalle vitamine ai sali minerali, dai lipidi agli antiossidanti. Il modo più semplice per consumarli è aggiungerne tre cucchiai a un litro di acqua, mescolare per bene, e attendere 15 minuti prima di bere, ma possono essere mischiati anche a succhi di frutta e tè o usati per preparare dolci e insalate.

Semi di finocchio

Sono ricchi di fibre, calcio, potassio e rame. Hanno un sapore dolce che ricorda l’anice. Possono essere usati per preparare pane, cracker e grissini e una tisana diuretica e digestiva.

Semi di coriandolo

Sono granelli simili al pepe, gialli e dal sapore dolciastro che ricordano il limone. Possono essere usati per preparare un infuso digestivo, efficace e dal sapore aromatico. Un paio di cucchiai dopo i pasti favoriscono la digestione e l’eliminazione dei gas intestinali. Hanno un aroma delicato, si prestano a insaporire zuppe e minestre, legumi, carne, pesce e verdure, in particolar modo cavolo e crauti. E sono indicati nella preparazione di sottaceti e salamoie mentre macinati sono perfetti per insaporire carne, pesce e insaccati.


Seriate, stasera in Consiglio si discute la sfiducia al presidente

Sarà discussa questa sera nel Consiglio comunale di Seriate la mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio comunale Giampaolo Volpi presentata da Albatro e Pd. La richiesta fa seguito a quanto avvenuto nella seduta consiliare del 29 giugno, nella quale Volpi, secondo i due gruppi di opposizione «ha impedito pretestuosamente ad Albatro di corredare la propria mozione con materiale fotografico, arrogandosi pretestuosamente il diritto di privare la mozione sul verde posta da Albatro del sostegno documentale preparato». Secondo le due forze si tratta «solo l’ultimo atto di una Presidenza ben poco rispettosa del ruolo di indirizzo e controllo che istituzionalmente hanno tutti i gruppi».

All’ordine del giorno anche un’interpellanza presentata dal gruppo Movimento 5 Stelle sull’impiego dei proventi derivati dalla vendita della licenza della ex farmacia comunale 1.

I lavori inizieranno alle 20.


Intermediazione immobiliare, uno stop alle banche

acquisto immobiliÈ stato ammesso alla Camera dei Deputati l’emendamento al ddl Concorrenza che esclude le banche dall’attività di intermediazione immobiliare, presentato dall’onorevole Catia Polidori.

La notizia è stata salutata come un successo da Fimaa–Confcommercio, la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari: «La riammissione dell’emendamento – ha commentato Santino Taverna, neo presidente nazionale della Fimaa – ci conforta e dimostra che le anomalie che abbiamo verificato e trasmesso all’Antitrust con il nostro recente esposto contro le società di intermediazione immobiliare delle banche hanno fondamento: per noi è stato un atto dovuto per la tutela degli agenti immobiliari e dei clienti-consumatori. Ci auguriamo che l’emendamento possa ottenere una vasta convergenza parlamentare perché garantirebbe le finalità di tutela della concorrenza e di tutela dei clienti-consumatori perseguite dal disegno di legge».

Secondo la Fimaa, la costituzione delle società di intermediazione da parte degli istituti di credito contrasta irrimediabilmente con i principi che sono alla base delle norme che regolano la mediazione. Le banche che si apprestano ad entrare nel mercato immobiliare non possono considerarsi mediatori e di fatto non lo sono, non essendo “terze” nei confronti dei clienti-consumatori, di cui conoscono condizioni economico-patrimoniali e abitudini: «La terzietà è il requisito cardine alla base del rapporto di mediazione: se essa viene meno non si può assolutamente definire tale rapporto come di mediazione né definire il soggetto che opera nei confronti delle due parti (acquirente e venditore) come mediatore» commenta Luciano Patelli, presidente provinciale Fimaa.

«Con questo sistema denuncia Fimaa-Confcommercio lo scopo delle banche è quello di occuparsi dell’intera filiera dell’immobiliare: dall’acquisizione alla compravendita dell’immobile, all’erogazione del mutuo. Magari offrendo agevolazioni, in odore di concorrenza sleale, che schiaccerebbero gli unici soggetti che garantiscono la terzietà tra acquirente e venditore e cioè gli agenti immobiliari e i mediatori creditizi».