Chiedendo agli studenti dell’Università degli Studi di Bergamo se abbiano mai fatto acquisti on line, il 96% ha risposto di sì. Di questi, il 12,5% ha comprato qualcosa in rete anche nelle 72 ore precedenti l’avvio della ricerca. Sono alcuni dei dati forniti dal Professor Marco Lazzari, docente di Tecnologie didattiche, Tecnologie telematiche e Prorettore presso l’Università degli Studi di Bergamo, durante il suo intervento al convegno dal titolo “E-Commerce. Quali prospettive, tra occupazione e consumi?”. L’iniziativa, organizzata dalla Filcams-Cgil di Bergamo insieme alla Camera del Lavoro provinciale nell’ateneo di via dei Caniana 2, ha riunito esperti e sindacalisti: oltre a Lazzari, presenti Mario Mangili, segretario regionale Filcams Cgil, Daniela Andreini, visiting professor presso l’University of Washington Bothell (Usa), Marco Colleoni, segretario generale Filcams Cgil Bergamo, Francesca Pisciotta della Filcams Bergamo e Giorgio Gori , sindaco di Bergamo. Il confronto è stato ampio e ha toccato diversi temi: dal sostegno attuale che la politica mette in atto per i cambiamenti nel terziario, al contributo che la scuola può offrire, alle ricadute sul mondo del lavoro e sull’occupazione, fino alla necessità di creare sinergia e confronto tra sindacati, associazioni imprenditoriali e università per affrontare i cambiamenti in atto e dare l’avvio a un percorso che chiama in gioco le diverse parti. Tutti gli interventi hanno ruotato attorno agli stessi interrogativi: cosa accadrà ai lavoratori dei tradizionali punti vendita quando il commercio on line sarà diventato prevalente rispetto all’acquisto in negozio? Quali figure professionali richiederà (e forse già richiede oggi) una trasformazione del genere? Interessante osservare quali prodotti siano stati acquistati on line: l’85% ha risposto di aver acquistato libri, giornali e riviste, il 71% viaggi (aereo, treno, albergo …), il 63% biglietti per spettacoli eventi sportivi o mostre, mentre il 58% delle risposte ha fatto riferimento a capi d’abbigliamento, il 54% a ricariche telefoniche, il 46% oggettistica, il 44% elettronica ed elettrodomestici, il 23% prodotti per la cura della persona, il 10% alimentari. Solo il 13% acquista musica.
Mario Colleoni, segretario generale provinciale della Filcams-Cgil ha detto: “A Bergamo siamo più che mai convinti sia necessario ‘fare sistema’, perché l’E-commerce deve essere vissuto come un’opportunità: istituzioni, imprenditori, l’università e il sindacato dovranno collaborare in questa direzione. Alcune stime ci dicono che, a breve, il commercio elettronico giungerà a rappresentare il 5% del PIL: ecco perché Bergamo, se vorrà essere protagonista del cambiamento e non subirlo, dovrà accettare la sfida. Per questo il rapporto fra territorio, sindacato e imprese sarà fondamentale affinché questo business non venga gestito solamente da multinazionali, ma anche da realtà locali che potranno creare differente e nuova occupazione”. “È chiaro che avremo la necessità di rintracciare e tutelare i lavoratori là dove si troveranno ad operare, in un’azienda o a casa loro. Per evitare il rischio di restare inoccupati è sempre più urgente attuare politiche formative adeguate affinché ogni singolo lavoratore si possa spendere al meglio di fronte alle nuove tipologie di lavoro, ricordandoci che il linguaggio digitale ormai dev’essere considerato come una prima lingua”.
«E’ stato messo al centro un tema molto interessante anche per la nostra associazione – afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo, intervenuto nel corso del convegno -. Lo sviluppo del commercio elettronico e le sue ricadute sull’economia locale e sugli addetti del settore ci sta a cuore anche per lo sviluppo stesso del territorio. Il tema dell’innovazione è stato inoltre al centro della nostra ultima assemblea annuale, svoltasi il 23 maggio». E precisa: «Ci sono imprenditori che stanno cercando di affrontare, innovando, i cambiamenti in atto e puntano alla crescita delle competenze, a maggior investimento e all’innovazione, che per noi non è solo tecnologica ma soprattutto organizzativa e che prevede anche nuove modalità di selezione e formazione del personale. Da parte nostra, come associazione, siamo pronti a fare sinergia con sindacati e università per lanciare un modello di sviluppo nuovo per il terziario, che tenga conto delle’evoluzione dei consumi e dei nuovi modi di fare la spesa. Secondo noi il modello vincente vedrà l’integrazione tra commercio tradizionale e commercio elettronico, così come sta avvenendo anche in altri Paesi e in alcuni colossi del mercato, aziende importantissime nel settore del commerci elettronico».