Credito, terziario in emergenza liquidità Il 53% delle imprese rinuncia agli investimenti

Riccardo Martinelli, presidente Fogalco

Le imprese si stanno indebitando più ora che a marzo. Diminuisce la propensione degli imprenditori del terziario agli investimenti: il 53% vi ha rinunciato definitivamente. Calano i costi di istruttoria ma aumentano quelli del finanziamento e soprattutto cresce il costo dei servizi bancari. Se oltre la metà delle domande di finanziamento è stata accolta  (il 50,7%), il 18% ha ottenuto meno di quanto richiesto e il 24,8% delle imprese è ancora in attesa di una risposta.
Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’Osservatorio Congiunturale sulle imprese del terziario della provincia di Bergamo del Rapporto di ricerca condotto da Format Research, commissionato e presentato da Ascom Confcommercio Bergamo. “Proprio quando ne cresce la necessità, la percezione delle imprese è che stia peggiorando il costo del finanziamento,  ma soprattutto il costo dei servizi bancari generali – commenta il direttore Ascom  Oscar Fusini-. L’effetto può essere la conseguenza della disintermediazione stabilita con il decreto liquidità, che ha scavalcato il ruolo di calmieratore del costo del denaro dei Confidi”.  L’analisi dei costi bancari e la necessità di rinegoziare i finanziamenti esistenti risultano fondamentali soprattutto per le imprese micro e piccole. “Il check-up finanziario diventa imprescindibile per le imprese- commenta Riccardo Martinelli, presidente della Cooperativa di Garanzia Fogalco-. Gli imprenditori in questi mesi hanno messo in campo tutti gli sforzi e le energie possibili, dando fondo ai risparmi, anche per anticipare il pagamento delle casse integrazioni dei dipendenti. Ma ora le imprese si trovano come non mai nella necessità di indebitarsi. Siamo al loro fianco per ottenere credito a migliori condizioni, attraverso la garanzia consortile e per supportare investimenti o spese sostenute intercettando bandi e contributi attraverso il nostro sportello di finanza agevolata”.      

I dati dell’Osservatorio del credito Format Research 

Fabbisogno finanziario ed investimenti 

La crisi di liquidità del terziario di Bergamo, con l’indice crollato di 39 punti percentuali a marzo (in pre-lockdown  era a quota 59, a marzo a 20) ha recuperato 10 punti in questi mesi, tornando a quota 30. La proiezione a fine anno, sperando che non si ingeneri un nuovo lockdown, è di raggiungere quota 36 a dicembre, indice al di sopra di 13 punti rispetto alla media nazionale (a quota 23). Il recupero è stato avvertito un po’ in tutti i settori, in particolare per il commercio con + 18%, turismo + 11 e servizi + 11. A livello dimensionale, a recuperare sono state soprattutto le micro imprese fino a un addetto e la piccola impresa fino a cinque addetti, che avevano visto crollare l’indice in primavera ai minimi storici.  

Il 56% di imprese del terziario non ha in programma investimenti nei prossimi due anni.  Di queste il 53% ha rinunciato definitivamente per la crisi, mentre il 47%  porterà a termine i progetti posticipandoli, oltre il prossimo biennio.  

Domanda e offerta di credito

E’ in aumento la percentuale delle imprese che ha richiesto credito (37% contro il 32% del semestre precedente).  Più della metà delle domande di fido o finanziamento è stata accolta (il 50,7%), il 18 % però con importo inferiore a quello richiesto; il 24,8% è ancora in attesa di una risposta, mentre il 6,6% delle domande è stato respinto. 

Rispetto al costo del finanziamento l’indice si attesta a quota 50, con un calo di 1 punto rispetto al trimestre precedente (51). L’indice peggiore è per il turismo a quota 46, il migliore quello dei servizi a 52, mentre il commercio segna il 51. L’indice migliora con la  crescita della dimensione di impresa e quindi con il maggiore potere contrattuale (si passa da 38 per le imprese che impiegano un addetto per salire a 56 per le imprese con più du 49 addetti). 

Anche il costo dell’istruttoria è in linea con il trimestre precedente, a quota 39 (era 38 nei tre mesi scorsi).  Invariato anche l’indice complessivo sulla durata temporale del credito, a 43, anche per quanto riguarda settori e dimensioni d’impresa. 

Sostanzialmente invariato l’indice delle garanzie a quota 44 (un punto al di sopra del trimestre precedente dove era a 43). Le valutazioni peggiori riguardano il turismo (41) e le imprese che impiegano tra 6 e i 9 addetti,  a cui il sistema bancario chiede maggiore copertura. 

In aumento il costo percepito dei servizi bancari con l’indice che cala a 48  (con 4 punti in meno rispetto al trimestre precedente).


Ristorazione, imprese in calo nel terzo trimestre

Il terzo trimestre 2020 si chiude con 94.166 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (83.978)è in calo tendenziale (-553 posizioni pari al -0,7% su base annua) dalla metà del 2012. Nel periodo considerato si sono avute 1.002 nuove iscrizioni (+4% su base annua) e 840 cessazioni (-30,1%), con un saldo positivo di +162 unità (-240 nel corrispondente periodo del 2019).

Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+1,3%). Diminuiscono le società di persone (-2,8%), le imprese individuali (-1,0%) e le altre forme giuridiche (-1,8%), in prevalenza cooperative.

Tra i settori produttivi, la contrazione delle imprese attive rispetto a un anno fa riguarda prevalentemente il commercio all’ingrosso e al dettaglio (-389 pari al -2,0%), le attività manifatturiere (-173 pari al -1,6%, di cui 151 artigiane), i servizi di alloggio e ristorazione (-100 pari a -1,7%), agricoltura, silvicoltura e pesca (-48 pari al -1,0%), costruzioni (-36 pari al -0.2%), trasporto e magazzinaggio (-28 pari a 1,3%) e le attività di intrattenimento (+4 pari a +0,4%).

Si registrano aumenti prevalentemente tra i servizi di supporto alle imprese (+103 pari a +3,5%), le attività professionali (+77, pari al +2,0%), le attività finanziarie e assicurative (28, paria a +1,2%), le attività immobiliari (+26 pari a +0,4%), la sanità e l’assistenza sociale (+12, pari a +1,9%) e l’istruzione (+10 pari al +2,3%).

Il settore artigiano, con 30.152 imprese a fine settembre 2020, registra una riduzione del -0,9% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di 265 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le iscrizioni (+335) diminuiscono del 2,6% su base annua mentre aumentano leggermente le cessazioni (+331, ovvero +0,3%). Per questo trimestre si registra comunque un saldo positivo tra iscritte e cessate: +4 unità, contro quello del secondo trimestre dell’anno precedente, +14 unità.

Lo spaccato per genere, età e nazionalità delle posizioni attive evidenzia su base annua una flessione (-2,3%) delle imprese giovanili, un leggero aumento delle imprese straniere (+1,7%). In leggera diminuzione le imprese femminili (-0,5%).

Diminuite le procedure concorsuali di fallimento, scioglimento e messa in liquidazione: 250 nel terzo trimestre del 2020, in confronto alle 309 del corrispondente trimestre del 2019.

L’importazione periodica nel Registro imprese dei dati occupazionali comunicati a INPS in base alla localizzazionedell’impresa consente di stimare, con la cautela necessaria di fronte a dati di origine amministrativa, gli addetti, cioè le posizioni lavorative presenti nel territorio, al netto del settore pubblico e delle attività dei liberi professionisti.

Le 107 mila unità locali delle imprese attive, diminuite rispetto a un anno fa, impiegano 398.630 addetti. Rispetto allo stesso periodo del 2019 si registrerebbe pertanto una riduzione di -2.955 addetti, con una variazione del -0,7%.

Incrementi si riscontrano nei servizi di sanità e assistenza sociale (+1.283), nelle costruzioni (+1.249) e nelle attività manifatturiere (+245).

Rilevanti perdite di addetti su base annua si rileva nei servizi di noleggio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese (-2.164), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (-1.264), nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (-1.191), nelle attività di intrattenimento e divertimento (-529) e nelle attività finanziarie e assicurative.

Commenta il presidente Mazzoleni: “Nel periodo considerato resta positivo il saldo tra aperture e chiusure, ma negli ultimi due trimestri disponibili l’anagrafe camerale sembra evidenziarel’inizio di un’inversione di tendenza nella consistenza delle imprese attive per i servizi di alloggio e ristorazione. Purtroppo è altamente probabile che sul settore, già duramente colpito dalla crisi del turismo conseguente alla pandemia, peseranno anche le recenti misure di contenimento del Covid-19.”


#siamoaterra, il flash-mob Fipe-Confcommercio apparecchia il Sentierone in segno di protesta

529 milioni di euro: è questa la perdita attesa per il mondo della ristorazione (bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie) della provincia di Bergamo sommando il primo periodo di lockdown con le chiusure imposte dal DPCM del 24 ottobre scorso. Secondo i dati forniti da Fipe le imprese costrette a chiudere alle ore 18 sulla nostra provincia sono 5.336 per un totale di 13.562 dipendenti (il 41% dei quali donne). La spesa sostenuta dalle famiglie bergamasche nel settore è stata nel 2019 di 1,6 miliardi di euro e la perdita stimata per il 2020 va dai 430 milioni di euro e i 529 milioni (da – 26,5% al – 32,6% in meno rispetto al 2019).

Il settore ha fatto sentire la sua voce, ma anche il suo silenzio, oggi, mercoledì 28 ottobre dalle 11,30 alle 12,30 sul Sentierone, partecipando alla manifestazione promossa da Fipe #siamoaterra

La situazione è gravissima per il settore dei pubblici esercizi e della ristorazioneafferma il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini-. Con questo flash-mob abbiamo voluto ricordare il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire. Una protesta silenziosa, ma a volte il silenzio e la dignità che traspare dai volti e dai comportamenti delle persone fa più rumore di qualsiasi protesta violenta”.

Bergamo è una delle piazze scelte da Fipe – Federazione Pubblici esercizi Confcommercio – insieme ad altre città: Alessandria, Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Cagliari, Catanzaro, Firenze, Geneva, Mantova, Milano, Napoli, Perugia, Roma, Siracusa, Torino, Trento, Trieste, Venezia, Vercelli, Verona.

Obiettivo della manifestazione è stato quello di ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid19, nel nostro paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno.

Sul Sentierone, 50 imprenditori, vestiti di nero, sono stati seduti per terra incrociando le gambe distanziati l’uno dall’altro di 1 metro. Per terra sono state apparecchiate delle tovaglie con piatti, posate e cristallerie messe a testa in giù. Niente slogan, urla, canti o bandiere, così come è nello stile di Ascom e di Fipe, ma si è intonato insieme solo l’inno nazionale di Mameli. 

“A Bergamo siamo abituati ad abbassare la testa e a rimboccarci le maniche- ha sottolineato l’assessore regionale al Turismo Lara Magoni, che ha tenuto a prendere parte all’iniziativa Confcommercio-Fipe- . Sono a fianco di questi imprenditori, a terra, che con grande dignità chiedono solo di poter continuare il loro lavoro per il futuro delle loro imprese, dei loro dipendenti e delle loro famiglie”. 

“Il silenzio con cui hanno manifestato contro le misure introdotte dall’ultimo Dpcm è stato, in mezzo a tante manifestazioni violente a cui abbiamo assistito in questi giorni, il linguaggio più eloquente- ha commentato il Consigliere regionale Giovanni Malanchini- . Sono vicino a tutti loro: le misure anti contagio previste dal Governo Conte, senza un immediato e serio intervento economico da parte del Governo, apriranno una crisi che per queste categorie potrebbe essere irreversibile. Questi lavoratori, che tanto avevano fatto per adeguarsi alle nuove norme, non lo meritano”.


S.o.s Lavoro: Supporto, Organizzazione e Sostenibilità, Ascom lancia il nuovo servizio

Il progetto “S.o.s Lavoro -Supporto, Organizzazione e Sostenibilità” di Ascom Confcommercio Bergamo prevede l’intervento di un team di professionisti qualificati ed esperti dell’area Lavoro e Welfare per assistere le imprese nella definizione e attuazione delle misure necessarie nel breve periodo, oltre a mettere in atto una revisione strategica nel lungo periodo. Attraverso una consulenza personalizzata saranno valutati i punti critici e le priorità operative, definiti gli interventi di ottimizzazione, riorganizzazione, cambiamento organizzativo. Il ricorso agli ammortizzatori “emergenziali” ha sicuramente contribuito a sostenere imprese e lavoratori nella fase più critica, ma per affrontare al meglio l’immediato futuro in condizioni di sostenibilità, è prioritario che le imprese adottino dei piani e interventi anche operativi, da eventuali procedure sindacali, vertenziali e amministrative al ricorso a piattaforme dedicate per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Il servizio risponde alla crescente richiesta da parte degli imprenditori, alle prese con una crisi economica senza precedenti, di adottare piani e interventi sul fronte strategico e organizzativo. “Le imprese vanno aiutate non solo a gestire gli ammortizzatori sociali e le pratiche conseguenti ma a riposizionarsi come business – sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Significa cercare di anticipare come ripartirà il mercato dopo le nuove restrizioni, disegnare le esigenze in termini di risorse umane, ripensare alle figure che potranno essere di aiuto non tanto in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi”.

“E’ necessario coniugare la gestione emergenziale con quella di riposizionamento strategico sul mercato o di miglioramento della situazione organizzativa – sottolinea Enrico Betti, responsabile Area Lavoro, Welfare e Relazioni sindacali-. Bisogna prepararsi a sostenere l’auspicabile ripresa senza farsi trovare impreparati”.

I dati dell’Osservatorio congiunturale del terziario su occupazione Format Research

Il Rapporto di Ricerca, condotto da Format Research, evidenzia l’andamento occupazionale nelle imprese del terziario e il sentiment degli imprenditori da qui a fine anno. L’emergenza sanitaria ha contribuito alla forte decelerazione dell’apertura di nuove attività: a Bergamo hanno aperto nei primi sei mesi dell’anno il 59% delle imprese in meno dello scorso anno, contro una media nazionale che si attesta a – 41%. Il dato è ancora più negativo se si considera il solo turismo (bar, ristoranti, alberghi). Il decremento delle nuove imprese del turismo nate a Bergamo nel secondo trimestre 2020 è nettamente peggiore (-80%) rispetto al dato nazionale (-59%).

In peggioramento l’indicatore relativo all’occupazione relativo al terziario bergamasco. Le misure adottate dalla politica fino a oggi non sembrerebbero in grado di mitigare l’andamento occupazionale. La proiezione dell’occupazione da qui a fine anno rileva un indicatore inferiore rispetto alla media del resto del Paese: 31, contro 34. L’indicatore è migliore per le imprese del commercio, a quota 44 (contro una media nazionale a 41), e dei servizi, a quota 42 (contro 41). Per le imprese del turismo l’indicatore è al di sotto della media nazionale, a quota 30, contro 33. Il giudizio varia molto in base alla dimensione dell’impresa: l’indicatore è più alto per le imprese di dimensione più grande, da 6 a 49 addetti.

Gli occupati della nostra provincia sono circa 375.874 dei quali 197.417 del terziario (53%)

Di questi il 37% ha subito la chiusura durante il lockdown. Ad aprile il 70% delle imprese dichiarò che aveva già diminuito il personale (20%) o lo avrebbe fatto nei mesi a venire (50%).

Il 63% dichiarò che aveva già fatto uso degli ammortizzatori sociali (26%) o l’avrebbe fatto nei mesi a venire (37%).


Gli ambulanti chiedono il rimborso o ricalcolo dell’occupazione suolo pubblico

I venditori ambulanti e su aree pubbliche – Fiva Ascom Confcommercio Bergamo chiedono ai sindaci il rimborso del pagamento delle tasse di occupazione del suolo pubblico e di aree pubbliche (Cosap e Tosap) e il ricalcolo della tassazione, alla luce dell’ultima proroga dell’esenzione del Governo. È questa la principale richiesta avanzata dai rappresentanti di un settore, fortemente provato dalla pandemia, inoltrata ai sindaci dei comuni della provincia, attraverso una lettera a firma del presidente Mauro Dolci. Si precisa che il Governo, dopo un iniziale esonero dal 1° Marzo al 30 Aprile 2020 del pagamento del cosiddetto plateatico per gli operatori del commercio su aree pubbliche, preso atto della reale situazione del comparto con la Legge del 13 Ottobre 2020 di conversione del decreto legge 104/2020, ha prorogato l’esenzione dal 1° Marzo al 15 Ottobre 2020 (salvo ulteriori proroghe che, al momento, non sono tuttavia contemplate nell’ultimo DPCM). All’articolo 109 del testo legislativo viene previsto un ristoro delle minori entrate provenienti dalla riscossione di Cosap o Tosap. “Chiediamo che vengano applicati i provvedimenti legislativi attuando interventi di rimborso qualora siano già stati riscossi i plateatici per l’anno in corso, o adeguando l’adempimento alle disposizioni legislative” sottolinea il presidente provinciale Mauro Dolci, che aggiunge: “I comuni avranno lo storno da parte del Governo, noi attendiamo il rimborso di quanto versato, in un momento di grande difficoltà per le imprese”. Non mancano esempi virtuosi: “ Il Comune di Bergamo ha annullato i pagamenti delle tasse di occupazione di suolo pubblico fino alla fine dell’anno, venendo incontro alle esigenze delle imprese- commenta con favore Dolci-. Il comune di Serina ha già annullato i pagamenti per i mercati per tutta estate”.


Dal 24 ottobre nuove regole per uso termini cuoio, pelle e pelliccia

Da sabato 24 ottobre entrano in vigore le prescrizioni contenute nel decreto legislativo n.68 del 9 giugno 2020 su “Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini “cuoio”, “pelle” e “pelliccia” e la relativa disciplina sanzionatoria ( ai sensi dell’articolo 7 della legge 3 maggio 2019, n.37). In particolare, il provvedimento vieta l’immissione e la messa a disposizione sul mercato con i termini, anche in lingua diversa dall’italiano, «cuoio», «pelle», «cuoio pieno fiore», «cuoio rivestito», «pelle rivestita» «pelliccia» e «rigenerato di fibre di cuoio», sia come aggettivi sia come sostantivi, anche se inseriti con prefissi o suffissi in altre parole o in combinazione con esse, ovvero sotto i nomi generici di «cuoiame», «pellame», «pelletteria» o «pellicceria», di materiali o manufatti composti da materiali che non rispettino le corrispondenti definizioni previste dalla norma.

Tra le condotte che saranno punite sono ricomprese la mancanza di etichetta o contrassegno e l’utilizzo di etichetta o contrassegno non conforme ai requisiti richiesti, prevedendo sanzioni per chi effettivamente etichetta i prodotti (produttori/importatori) che vanno da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 20.000 euro.

Ai commercianti è lasciata la sola verifica della presenza dell’etichetta e della corrispondenza delle informazioni in essa contenute con quelle indicate in fattura.
In caso di violazione, il distributore sarà assoggettato ad una sanzione da 700 euro a 3.500 euro, salvo che non dimostri la rispondenza di dette indicazioni con quelle rilasciategli dal suo fornitore nel documento commerciale di accompagnamento.

Grazie all’azione di Federazione Moda Italia, è stata accolta la possibilità di smaltire le scorte.
Il decreto infatti prevede: “I materiali ed i manufatti di cui all’articolo 2, comma 1, immessi sul mercato prima dell’entrata in vigore del presente decreto ed etichettati conformemente alla legge 16 dicembre 1966, n. 1112, possono continuare ad essere messi a disposizione sul mercato, ai fini dell’esaurimento delle scorte, entro il termine di ventiquattro mesi dall’entrata in vigore del presente decreto”.
Sarà possibile la vendita di prodotti in magazzino fino all’esaurimento delle scorte entro e non oltre il 23 ottobre 2022.


Ente Mutuo, l’importanza dell’assistenza integrativa in emergenza Covid

Il Tribunale dei diritti del malato nei giorni scorsi ha indicato a quasi 18 milioni il numero di prestazioni a livello nazionale prorogate da fine febbraio a oggi. Tra queste, visite mediche, screening, interventi chirurgici, prestazioni diagnostiche “messe in stand by” a causa dell’emergenza Coronavirus, ma che purtroppo, in molti casi, non hanno mai smesso di essere realmente urgenti. In attesa di un piano nazionale per il rientro delle liste d’attesa, annunciato già nell’estate scorsa ma non ancora approvato, i cittadini si arrangiano come possono, vale a dire imboccando la strada del privato, spesso affrontando costi molto elevati, oppure mettendosi in coda aspettando pazientemente che arrivi finalmente il loro turno. Se non è emergenza salute, poco ci manca. «Si tratta di una situazione critica, non fosse altro che perché in ballo c’è la salute delle persone», commenta Giuseppe dalla Costa, direttore di Ente Mutuo Regionale, la mutua degli iscritti a Confcommercio delle province lombarde. «Da considerare poi che nel tempo i danni della mancata prevenzione e del differimento delle prestazioni genereranno un ulteriore aggravio sul Sistema Sanitario Nazionale, già da mesi in forte affanno». Ragion per cui in questo momento storico, il poter contare su una forma di assistenza sanitaria integrativa che garantisca in primis prestazioni in tempi brevi e costi calmierati rappresenta un enorme fattore di fiducia, soprattutto per i nuclei familiari che si trovano a dover far fronte a diverse esigenze di salute. «Siamo ben radicati in Lombardia, ma in particolare sul territorio bergamasco abbiamo stretto accordi con alcune delle più qualificate strutture ospedaliere e ambulatori. Penso alla rete del Gruppo Habilita, alle Cliniche Gavazzeni, al Policlinico San Pietro, Policlinico San Marco e Casa di Cura San Francesco. Strutture che sono diventate per noi e i nostri Soci veri e propri partner e che garantiscono una proposta sanitaria di elevata qualità. L’accesso a questi servizi è poi molto semplice, da effettuarsi tramite il sito internet www.entemutuomilano.it o il supporto del nostro personale». Una copertura a vita intera che è garanzia di assistenza nel corso del tempo e che accompagna l’intera esistenza dell’individuo

Ente Mutuo, del resto, gode di un’esperienza di 65 anni di attività e poggia su una filosofia no profit basata sui valori di assistenza, solidarietà e coesione sociale. Principi di mutualità senza tempo, ma che si declinano ed evolvono sulla base del mutare del contesto e delle necessità espresse dai Soci. Ragion per cui, in un momento caratterizzato da grande incertezza a livello economico, Ente Mutuo ha pensato inserire nella propria gamma di servizi Smart Plus, una nuova forma di assistenza sanitaria rivolta non solo agli imprenditori Soci, ma anche ai loro dipendenti, proponendosi così come efficace strumento di Welfare Aziendale. Spiega il dottor dalla Costa: «Il benessere dei dipendenti è un tema sempre più centrale per gli imprenditori. Oltre a essere sensibili alla ricaduta sociale dell’attività delle proprie aziende, essi sono consapevoli che la salute dei collaboratori è un motivo di continuità e garanzia del business. Prevenzione e assistenza sanitaria di qualità sono le parole chiave per costruire un rapporto di valore con i propri collaboratori». Ecco dunque che la tessera Smart Plus dà accesso ad una serie di vantaggi a favore della salute dell’individuo: tra questi rientrano prestazioni ambulatoriali presso le strutture convenzionate a tariffe agevolate, visite mediche specialistiche, diagnostica strumentale, analisi di laboratorio, prestazioni odontoiatriche, terapia fisica, consulenza medica h24. Non solo: grazie alla nuova Forma ci si garantisce assistenza medica a domicilio, trasporto sanitario e assistenza di viaggio, ma anche accesso a network assistenza domiciliare utili per la ricerca babysitter, badanti qualificate… Il tutto a un prezzo promozionale di 80 euro, passibile anche di vantaggi contributivo e fiscali.

«Un piccolo investimento che consente di avere un elevato valore aggiunto –conclude dalla Costa – in particolare riguardo la prevenzione, in cui crediamo fortemente e che non può essere rinviata a data da destinarsi».

Per informazioni: commerciale.entemutuo@ascombg.it   

www.entemutuomilano.it

tel: 035 41 20 303


Federmotorizzazione, ingiustificata la chiusura degli autosaloni nel week-end

Da Federmotorizzazione e Assomobilità (Confcommercio Milano) la richiesta di non far chiudere i concessionari auto e moto il sabato e la domenica per la prevista ordinanza regionale sull’emergenza Covid con il “coprifuoco” in Lombardia. “Proprio quando – finalmente dopo mesi terribili che ci hanno fatto lasciare sul campo ben 500.000 immatricolazioni e, quindi, vendite non recuperabili, con un progressivo alla fine di settembre del -34% – il mercato stava riprendendo, grazie anche agli incentivi” afferma Simonpaolo Buongiardino, presidente Federmotorizzazione e Assomobilità, “la dichiarata stretta sulle aperture del fine settimana potrebbe dare il colpo di grazia ad un settore già in grandissima difficoltà”.

“Il sabato e, spesso, la domenica – spiega Buongiardino – sono i giorni in cui si realizza un numero di vendite pari al 30% ed a volte al 40% di tutta la settimana, poiché l’acquisto di un’auto comporta il coinvolgimento del nucleo familiare e può, quindi, più agevolmente avvenire nel fine settimana.

Le strutture di vendita dell’automotive necessitano di ampi spazi (un’auto in esposizione richiede almeno 20mq. di superficie), ma il numero di clienti giornaliero è basso rispetto alla superficie disponibile e consente ogni distanziamento. Per giunta quasi sempre il cliente fa visita su appuntamento”.

“Alla conclusione del lockdown di primavera, con le aperture scaglionate – aggiunge Buongiardino – voglio ricordare come al nostro settore fu consentita una riapertura anticipata, in Italia ed in Europa, riconoscendo proprio la caratteristica di agevole distanziamento”.

“Abbiamo adottato – afferma il presidente di Federmotorizzazione e Assomobilità – tutti i protocolli di sicurezza alla ripresa delle attività e fatto fino in fondo la nostra parte per evitare i contagi: ora il settore si trova sotto la linea di galleggiamento e sta lottando con tutte le forze per proseguire nonostante le imprese abbiano ricevuto contributi di sostegno molto modesti. Nuove restrizioni non sono giustificate: la densità di presenze nei saloni di vendita auto e moto è molto bassa”.

In Lombardia il settore dell’automotive conta 18.000 imprese e 72.000 addetti: “lo stop nel weekend  – conclude Buongiardino – produrrà un ulteriore pesante calo di fatturato. Molte aziende rischieranno di chiudere e, conseguentemente, sarà pesante l’impatto sull’occupazione”


Negozi storici, 40 nuove attività storiche e di tradizione a Bergamo

“Sono 40 le nuove attività storiche e di tradizione di Bergamo e provincia riconosciute da Regione Lombardia. Un’edizione che nei numeri è da record, in quanto su tutto il territorio regionale sono state riconosciute bene 353 nuove attività storiche. Dietro a questo riconoscimento ci sono sacrifici, passione, caparbietà. Oggi in modo particolare. Riuscire a resistere in un contesto economico complicato come quello attuale è, infatti, un grandissimo merito. Bergamo, a livello regionale, quest’anno si posiziona solo dopo Brescia e Milano per numero di attività storiche e di tradizione riconosciute. Si tratta di un risultato che mi rende particolarmente orgoglioso: la Bergamasca conferma di essere un territorio ricco di tante piccole realtà che con il loro servizio sono diventate nel tempo un valore per le comunità di riferimento. Questo premio è un riconoscimento al loro valore e alla loro professionalità” Così Giovanni Malanchini, Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Lombardia, commenta il riconoscimento delle attività storiche da parte di Regione Lombardia

In città:

Colorificio Lomar (1967), Negozio storico/Storica attività.

Bottega della Chiave (1969), Bottega artigiana storica.

Macelleria Lussana (1954), Negozio storico/Storica attività.

Gioielleria Ruggieri (1970), Negozio storico/Storica attività.

Dal 1938 Leidi Raviolificio – Gastronomia (1938), Negozio storico/Storica attività.

Paolo Fiori (1978), Negozio storico/Storica attività.

Bar Circolino (1961), Locale storico/Storica attività.

In provincia:

Albino : Trattoria Moro (1961), Locale Storico, Storica Attività; Gastronomia Morotti (1955), Negozio Storico, Storica Attività; Enoteca (1962), Negozio Storico, Storica Attività.

Almenno San Bartolomeo: Ristorante Al Botto (1977), Locale storico/Storica attività.

Alzano Lombardo: Trionfini L’Arte del Pane (1970), Negozio storico/Storica attività.

Bossico: Ristorante Sette Colli (1961), Locale storico/Storica attività.

Bottanuco: Alimentari Pasinetti (1949), Negozio storico/Storica attività.

Brignano Gera d’Adda: Bar Ristorante San Rocco (1973), Locale storico/Storica attività.

Calusco d’Adda: Tessuti e Merceria Dadi (1931), Negozio storico/Storica attività.

Casazza: La Bottega della Scarpa (1963), Negozio storico/Storica attività.

Castelli Calepio: Fratus Tende (1974), Bottega artigiana storica/Storica attività artigiana.

Cene: Cicli Moto Bazzana (1937), Negozio storico/Storica attività.

Chiuduno: Macelleria Finazzi (1952), Negozio Storico, Storica Attività.

Colere: Cooperativa di Consumo Colere (1920), Negozio storico/Storica attività.

Curno: Ristorante Bettinelli (1962), Locale storico/Storica attività.

Lallio: Facchinetti Angelo Srl (1976), Negozio storico/Storica attività.

Nembro: Ottica Ceroni (1973), Negozio storico/Storica attività.

Osio Sopra: Panificio Testa (1939), Bottega artigiana storica/Storica attività artigiana.

Rovetta: Macelleria Pezzoli (1954), Negozio storico/Storica attività.

Sarnico: Bar Centrale (1970), Locale storico/Storica attività.

Selvino: Ristorante Sorriso (1975), Locale storico/Storica attività.

Seriate: Ristorante Ponte Autostrada (1912), Locale storico/Storica attività. Da Franco (1979), Locale storico/Storica attività.

Serina: La Taverna Rottigni (1941), Locale storico/Storica attività.

Stezzano: Bar Company (1965), Locale storico/Storica attività.

Telgate: Trattoria del Bersagliere (1974), Locale storico/Storica attività.

Trescore Balneario: Parimbelli Abbigliamento (1925), Negozio storico/Storica attività. Enoteca Rizzi (1973), Negozio storico/Storica attività.

Treviglio: De Pascalis Barbieri (1953), Bottega artigiana storica/Storica attività artigiana.

Treviolo: Macelleria Carminati (1966), Negozio storico/Storica attività. Panificio Finazzi (1975), Bottega artigiana storica/Storica attività artigiana.

Urgnano: Ristorante al Santuario (1979), Locale storico/Storica attività.

Zanica: Ortofrutta Valietti (1969), Negozio storico/Storica attività


Confcommercio Professioni Bergamo: “Aspettiamo gli aiuti promessi dal Governo”

I lavoratori autonomi e titolari di Partita Iva non nascondono il timore per una nuova stretta da parte di Governo e Regione: “Sicuramente temiamo un nuovo lockdown ma al momento fortunatamente non è contemplato nel nuovo DPCM- spiega Matteo Mongelli, presidente di Confcommercio Professioni Bergamo-. Qualche aiuto al lavoro autonomo è stato pubblicamente promesso, sicuramente ce n’è bisogno. In questo momento di difficoltà noi professionisti dobbiamo rimboccarci le maniche e prepararci a quando saremo chiamati a fare gli straordinari. Quando il mercato ripartirà ci sarà bisogno della nostra preparazione per affiancare le aziende nel momento della ripartenza. Noi bergamaschi siamo portati al lavoro e ai sacrifici”.
Non resta che attendere gli aggiornamenti normativi e continuare a mantenere alta l’attenzione sul fronte sicurezza e distanziamento sociale per scongiurare nuove chiusure: “Come Gruppo Confcommercio Professioni Bergamo in questo momento, grazie alla newsletter Ascom, abbiamo l’obiettivo di informare nel migliore dei modi gli associati di tutte le novità che arrivano da decreti e ordinanze, oltre ad aggiornare sulle opportunità messe a disposizione attraverso bandi e finanziamenti”. Il Gruppo inoltre punta a promuovere le attività di ogni impresa interessata, attraverso l’App #Compravicino: “Apriremo all’interno dell’App CompraVicino anche una sezione dedicata ai professionisti che farà da vera e propria vetrina dove l’utente troverà nostre informazioni e servizi. In un momento come questo sono l’unione e la competenza che fanno la forza”