529 milioni di euro: è questa la perdita attesa per il mondo della ristorazione (bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie) della provincia di Bergamo sommando il primo periodo di lockdown con le chiusure imposte dal DPCM del 24 ottobre scorso. Secondo i dati forniti da Fipe le imprese costrette a chiudere alle ore 18 sulla nostra provincia sono 5.336 per un totale di 13.562 dipendenti (il 41% dei quali donne). La spesa sostenuta dalle famiglie bergamasche nel settore è stata nel 2019 di 1,6 miliardi di euro e la perdita stimata per il 2020 va dai 430 milioni di euro e i 529 milioni (da – 26,5% al – 32,6% in meno rispetto al 2019).
Il settore ha fatto sentire la sua voce, ma anche il suo silenzio, oggi, mercoledì 28 ottobre dalle 11,30 alle 12,30 sul Sentierone, partecipando alla manifestazione promossa da Fipe #siamoaterra
“La situazione è gravissima per il settore dei pubblici esercizi e della ristorazione – afferma il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini-. Con questo flash-mob abbiamo voluto ricordare il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire. Una protesta silenziosa, ma a volte il silenzio e la dignità che traspare dai volti e dai comportamenti delle persone fa più rumore di qualsiasi protesta violenta”.
Bergamo è una delle piazze scelte da Fipe – Federazione Pubblici esercizi Confcommercio – insieme ad altre città: Alessandria, Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Cagliari, Catanzaro, Firenze, Geneva, Mantova, Milano, Napoli, Perugia, Roma, Siracusa, Torino, Trento, Trieste, Venezia, Vercelli, Verona.
Obiettivo della manifestazione è stato quello di ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid19, nel nostro paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno.
Sul Sentierone, 50 imprenditori, vestiti di nero, sono stati seduti per terra incrociando le gambe distanziati l’uno dall’altro di 1 metro. Per terra sono state apparecchiate delle tovaglie con piatti, posate e cristallerie messe a testa in giù. Niente slogan, urla, canti o bandiere, così come è nello stile di Ascom e di Fipe, ma si è intonato insieme solo l’inno nazionale di Mameli.
“A Bergamo siamo abituati ad abbassare la testa e a rimboccarci le maniche- ha sottolineato l’assessore regionale al Turismo Lara Magoni, che ha tenuto a prendere parte all’iniziativa Confcommercio-Fipe- . Sono a fianco di questi imprenditori, a terra, che con grande dignità chiedono solo di poter continuare il loro lavoro per il futuro delle loro imprese, dei loro dipendenti e delle loro famiglie”.
“Il silenzio con cui hanno manifestato contro le misure introdotte dall’ultimo Dpcm è stato, in mezzo a tante manifestazioni violente a cui abbiamo assistito in questi giorni, il linguaggio più eloquente- ha commentato il Consigliere regionale Giovanni Malanchini- . Sono vicino a tutti loro: le misure anti contagio previste dal Governo Conte, senza un immediato e serio intervento economico da parte del Governo, apriranno una crisi che per queste categorie potrebbe essere irreversibile. Questi lavoratori, che tanto avevano fatto per adeguarsi alle nuove norme, non lo meritano”.