Confcommercio “capofila” della rigenerazione urbana a Bruxelles. E Bergamo si conferma caso di eccellenza

Confcommercio “capofila” della rigenerazione urbana a Bruxelles con Bergamo che si conferma un caso di eccellenza. All’incontro organizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia, intitolato “Urban Regeneration: best practices for vital European city centers”, accreditato quale side event della Settimana Europea delle regioni e delle Città, il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo, Giovanni Zambonelli, insieme al sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ha presentato il lavoro portato avanti in questi anni in materia di sviluppo urbano e ruolo del commercio.
L’incontro, che è stato patrocinato dagli eurodeputati Andrea Cozzolino (PD) e Rosa D’Amato (M5S), è infatti servito per mettere a confronto le esperienze maturate in questi anni da Confcommercio in materia di rigenerazione urbana nel solco della pluriennale collaborazione con Anci su questi temi. L’obiettivo dell’evento, ribadito dall’incaricato per le politiche urbane ed europee per Confcommercio-Imprese per l’Italia, presidente Alberto Marchiori, era quello di proseguire in questo impegno aprendosi sempre più alla dimensione internazionale ed europea, in modo da individuare sempre nuove idee e strumenti da mettere a disposizione delle nostre realtà.

Più risorse alle città
Cozzolino, che nella scorsa legislatura europea è stato vicepresidente della Commissione Affari Regionali del Parlamento Ue, ha sottolineato che il Parlamento intende insistere nella richiesta che nella prossima politica di coesione, almeno il 10% delle risorse sia destinato proprio alle città, con attenzione specifica a quelle medie e piccole che fino ad ora sono state invece penalizzate nella definizione dei regolamenti che permettono l’accesso alle risorse europee.

Investire in promozione e formazione
La D’Amato, coordinatrice per il M5S nelle Commissioni Affari Regionali e Trasporti del Parlamento europeo, ha sottolineato inoltre l’importanza di investire nella promozione e formazione delle competenze necessarie a utilizzare meglio le risorse europee, evidenziando l’importanza della collaborazione avviata in questi anni con organizzazioni come Confcommercio.
A seguire, Roberta Capuis ha illustrato i contenuti del quaderno e tracciato le linee di sviluppo della prossima attività del Settore Urbanistica di Confcommercio nazionale con attività di formazione per Associazioni e amministrazioni locali, in programma già dalla prossima settimana, e un prossimo dibattito sulla normativa regionale per la rigenerazione urbana e impatto commercio nelle città, previsto il 14 novembre a Torino nell’ambito della manifestazione Urbanpromo 2019.

Bergamo tra le buone pratiche internazionali
A conclusione dell’incontro è seguita una tavola rotonda con confronto di buone pratiche internazionali tra Ilse Snick, general city manager della città di Oostende (Belgio), Simon Glinvad Nielsen, partner and co-fondatore del think-tank danese LivingCities e la città di Bergamo, la cui esperienza ha messo in luce nel dibattito la particolare sintonia tra l’operato del sindaco Giorgio Gori, da poco riconfermato alla guida della città, e di Confcommercio Bergamo, rappresentata dal presidente Giovanni Zambonelli. 


Sangalli: “Scongiurare l’aumento dell’Iva con un percorso rigoroso e credibile”

Si è chiusa la ventesima edizione del Forum Confcommercio di Cernobbio, tradizionale momento di confronto sui temi economici che interessano il mondo del commercio. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ha colto l’occasione per sostenere tre proposte per rilanciare l’economia.

La prima riguarda l’esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit rilevante ai fini dei “patti” di finanza pubblica europea. “Se ne gioverebbe la capacità complessiva dell’Europa di investire sul suo futuro: a partire dalle reti infrastrutturali e dagli investimenti in innovazione e capitale umano – ha detto – Ma anche in riferimento ai temi dell’agenda urbana ed ai processi di rigenerazione urbana come parte integrante di un modello di crescita europeo più sostenibile: a livello ambientale, economico e sociale”. “Sono temi e processi rispetto ai quali il terziario di mercato che Confcommercio-Imprese per l’Italia rappresenta, può svolgere un ruolo determinante. Può svolgerlo, perché il terziario esprime – tanto a livello europeo, quanto a livello italiano – oltre il 59% del valore aggiunto, ed una decisa valorizzazione del terziario di mercato non potrebbe che contribuire positivamente a rafforzare la crescita.

La seconda proposta riguarda il mercato unico, ed è “il completamento dell’Unione bancaria, che “agevolerebbe la circolazione dei capitali ed attenuerebbe squilibri di credito e di investimenti. La terza proposta è infine la messa a terra del principio stesso mercato, stesse regole, con la proposizione di un’efficace web tax europea. Una Unione cioè dotata di un comune schema di garanzie dei depositi. Una Unione bancaria “effettiva” agevolerebbe la circolazione dei capitali ed attenuerebbe squilibri di credito e di investimenti”.

La terza proposta è la messa in campo di un’efficace web tax europea.”Perché la competitività europea sul digitale va perseguita, ma un’equa tassazione delle multinazionali del web è davvero una regola di base per il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi e per il giusto finanziamento della spesa pubblica. L’accantonamento deciso in sede Ecofin, lo scorso 12 marzo, ed il semplice rinvio alla definizione di un accordo internazionale in sede OCSE dimostrano come su questo tema l’Europa rischia di rinunciare al proprio ruolo di assicurare il principio “stesso mercato stesse regole”. Dopo questi richiami sulla manutenzione straordinaria dell’Unione europea, torno brevemente al quadro generale del nostro Paese”.

Nel corso del Forum sono state illustrate le previsioni dell’Ufficio Studi Confcommercio: secondo le proiezioni, per il 2019, PIL e consumi in crescita frazionale dello 0,3%; per il 2020, PIL e consumi in crescita di mezzo punto. A condizione che, ovviamente, non scattino le clausole di salvaguardia IVA.

“La nostra richiesta di fondo – ha detto Sangalli – è che a partire dall’ormai prossimo Documento di economia e finanza per il 2020 – si delinei un percorso rigoroso che consenta di scongiurare l’aumento dell’Iva che renderebbe il biennio 2020/2021 pesantissimo per famiglie e imprese. Lo si può fare rimettendo in moto investimenti e crescita e trasformando in cantieri ed opere gli oltre 100 miliardi di euro programmaticamente disponibili nel nostro bilancio pubblico per interventi infrastrutturali. Lo si può fare misurandosi sino in fondo con i nodi della spending review, della dismissione di patrimonio immobiliare pubblico e del contrasto e recupero di evasione ed elusione fiscale. Un punto è chiaro: bisogna agire subito, rafforzando così la nostra posizione nei confronti della Commissione europea che verrà dopo il voto del 26 maggio”.

Economia, la frenata durata vent’anni

In apertura del Forum è stato presentato anche il rapporto ‘L’euro compie vent’anni’, stilato dall’Ufficio Studi Confcommercio. Dallo studio emerge che negli ultimi vent’anni la crescita nell’Ue e nell’Unione economica e monetaria ‘ha subito un costante e progressivo rallentamento, senza variazioni significative dei divari tra tassi medi di incremento del Pil relativi ai singoli Paesi membri e/o alle aree’. In altre parole, le nazioni caratterizzate da dinamiche meno elevate, tendono a patire in modo costante il distacco dalle economie più vivaci. Un Paese che manifesta una strutturale differenza negativa nei tassi di crescita è l’Italia”.

Nel ventennio 1999-2018 il tasso medio di crescita dell’Italia (+0,4%) è stato paria circa un quarto della media dell’Ue (+1,6%), di Francia (+1,5%) e Germania (+1,4%) e un quinto di Spagna (+2%) e Regno Unito (+1,9%). Un confronto significativo si può fare usando il Pil pro capite e i consumi trasformati in standard di potere d’acquisto (Spa): in questo caso emerge un peggioramento della posizione dell’Italia (96% rispetto alla media Ue), con la sola Spagna (91,6%) a segnare una performance peggiore, mentre la migliore è la Germania (123,5%). Una nota positiva per il nostro Paese è che i consumi privati hanno evidenziato una migliore tenuta negli anni della prolungata crisi. Per quanto riguarda l’occupazione, nel 2018 l’Ue contava 239 milioni di occupati, di cui 158,2 milioni nell’Uem. Rispetto al 2013, nel periodo della crisi finanziaria ed economica, quando è stato toccato il minimo, l’occupazione nel 2018 è aumentata di 14,6 milioni nei Paesi Ue, di cui 9,3 milioni nella zona euro.

L’Italia, con la crescita degli ultimi anni (+946.000 nel 2013-2018) ha recuperato quasi interamente il numero di occupati persi durante la crisi (circa un milione di occupati in meno), mentre Germania e Regno Unito hanno registrato un incremento dei posti di lavoro di oltre il 10% dal 2007 ad oggi, così come tutti i Paesi del gruppo Nord-Europa (in particolare Lussemburgo, Svezia e Austria). Dal 2013 il tasso di occupazione europeo ha iniziato una lenta risalita (nel 2018 media del 73% nella fascia 20-64 anni, con un obiettivo del 75% nel 2020), ma l’Italia è penultima con il 62,9%, seguita solo dalla Grecia con il 59,4%.Per quanto riguarda infine la stretta attualità, Confcommercio ha tagliato stime di crescita per il 2019, da +1% a +0,3%, mentre nel 2020 è atteso un aumento dello 0,5%, ma solo con l’ipotesi di totale disinnesco delle clausole di salvaguardia sull’Iva (costo operazione stimato a 23,1 miliardi di euro). Con l’aumento dell’Iva sono attese più tasse per 382 euro a testa e 889 euro a famiglia.

“La nostra prospettiva – ha osservato Sangalli – è quella di un Paese fondatore che non rinuncia a chiedere all’Europa di confrontarsi con i temi cruciali del nostro tempo. Penso soltanto al grande tema dei flussi migratori, per il quale vale quello che noi ripetiamo per il sistema delle imprese: che non c’è vera integrazione senza legalità. Ma penso anche all’importanza delle politiche di riequilibrio territoriale che tanta importanza assumono per il nostro Paese”.

“Da parte nostra, abbiamo ritenuto necessario in questo Forum di avanzare in particolare tre proposte che ti richiamo velocemente. 

 


Garibaldi: “Sarà una East Lombardy tutta da gustare”

Un’East Lombardy tutta “to Eat”, da gustare, da Bergamo a Brescia con monti, valli, pianura e laghi, fino a Mantova e Cremona, città cariche di storia e tradizione lungo il Po. Il progetto che ha fatto delle quattro province la Regione Europea della Gastronomia del 2017, presentato a maggio scorso ad Astino, sta entrando nel vivo. Si inizia con il lancio ufficiale fissato il 6 marzo a Milano, a Identità Golose, la rassegna ideata da Paolo Marchi, che presiede tra l’altro il Comitato Food dell’iniziativa, e che quest’anno mette a tema proprio il viaggio, perché “tutto viaggia e da sempre: viaggia l’uomo, viaggiano i prodotti, viaggiano le idee”.

Roberta Garibaldi, direttrice scientifica di East Lombardy, responsabile del Tourism-lab e professore aggregato di Marketing e di Economia e gestione delle imprese turistiche dell’Università di Bergamo, fa il punto sul progetto che farà della nostra provincia una destinazione europea del turismo enogastronomico. A iniziare dai numeri: «Oltre ai 10 main partner del progetto, East Lombardy conta oggi su 99 stakeholder tra consorzi, enti locali, associazioni, che hanno già espresso supporto al progetto – spiega Roberta Garibaldi -. Sono circa 700 gli operatori che hanno fatto richiesta di adesione alla rete: si spazia dai ristoranti ai produttori, dai rivenditori alle agenzie di viaggio».

L’obiettivo portato avanti attraverso la costruzione di una rete tra le varie province è di valorizzare l’identità enogastronomica, anche attraverso la proposta di tour esperienziali che prendono per la gola e regalano emozioni uniche ai visitatori: «La grande maggioranza dei Turisti Leisure, il 93% come evidenziato dall’ultimo studio del 2016 della World Food Travel Association, prende parte intenzionalmente e attivamente ad attività enogastronomiche quando viaggia. I Culinary Traveler – il 49% dei turisti leisure – hanno partecipato ad un’esperienza enogastronomica unica o memorabile durante un viaggio recente e la presenza di esperienze enogastronomiche influisce notevolmente nella scelta della destinazione. Di qui la scelta di proporre alcune formule particolari, dal giro in auto d’epoca tra le vigne della Franciacorta alla cena con l’Abate nel monastero a Mantova, dall’aperitivo con spritz in barca al lago al giro in trattore in campagna a Cremona, al massaggio con olio del Garda, ai corsi di cucina tipica».

L’estensione a circa 700 stakeholder, tra negozi e ristoranti, offre un ampio ventaglio di proposte per tutti i gusti e per tutte le tasche, oltre a moltiplicare l’esperienza tra social e recensioni on-line. «L’enogastronomia motiva e incentiva sempre di più ad intraprendere un viaggio, qualunque esso sia. Il 70% degli intervistati è stato spinto da amici a visitare una destinazione, un ristorante, un bar o un’attrazione culinaria – continua Garibaldi -. Più di un terzo dei turisti intervistati nello studio della World Food Travel Association è stato stimolato anche da quanto letto sui siti di recensioni (44%), da programmi televisivi o canali relativi al cibo (46%), da riviste di viaggi, rubriche e sezioni enogastronomiche di giornali (38%), e da post e/o fotografie di prodotti enogastronomici sui social media (34%)».

Tra le attività enogastronomiche, molto popolari sono quelle legate al mondo beverage, tra visite in cantina e a birrifici, tour tra le vigne e consorzi, per amplificare il piacere della visita davanti ad un calice di vino o a un boccale di birra artigianale.

East Lombardy«Il 46% degli intervistati dallo studio ha partecipato a un’attività legata alla birra, al vino o ad altre bevande alcoliche. Questi turisti sono denominati “beverage travelers”- continua la direttrice scientifica di East Lombardy -. Il 24% degli intervistati – “beer travelers”-  ha partecipato a un’attività legata alla birra. Il 31% dei rispondenti – i “wine traveler”-  ha partecipato a un’attività legata al vino. Per conquistare questi turisti East Lombardy è pronta a valorizzare le produzioni enoiche e la peculiarità dei birrifici tradizionali».

Un’altra cifra distintiva della Regione Europea della Gastronomia sarà rappresentata dall’anima green, con una grande attenzione alla sostenibilità: «Raccogliamo l’eredità di Expo 2015 andando a valorizzare alcune buone prassi ed esempi green, dal bio distretto agricolo creato a Bergamo a iniziative virtuose come quella portata avanti dalla Cooperativa Cauto di Brescia per il recupero degli scarti alimentari o l’iniziativa del “Pasto buono” a Mantova, portata avanti dagli esercenti a favore di chi è in difficoltà» continua Roberta Garibaldi.

Il progetto promette di incrementare il turismo: le quattro province lombarde attraggono oggi 11,5 milioni di visitatori, contano 3.400 strutture ricettive e quasi 23mila persone impiegate nei comparti della ricettività e ristorazione. «È un territorio di eccellenza, che costituisce metà della superficie regionale, includendo un terzo della popolazione lombarda, oltre che località di grande attrattiva turistica, dal lago di Garda ai luoghi d’arte e siti Unesco, alle rinomate destinazioni montane. Con i 25 prodotti Dop e Igp, 126 Prodotti Agroalimentari Tradizionali, 25 tra vini Docg, Doc e Igt e 22 ristoranti stellati menzionati dalla Guida Michelin 2016, la Regione Europea dell’Enogastronomia attirerà sempre più turisti. Difficile però fare previsioni oggi. L’obiettivo di East Lombardy, in questa prima fase, è stato quello di mettere a sistema le diverse esperienze provinciali, portando avanti un percorso che vede impegnate tutte le parti nello sviluppo di azioni che favoriscano la valorizzazione e promozione delle culture alimentari tipiche del territorio e l’integrazione di queste nel palinsesto turistico».

Il calendario degli eventi, già pubblicato sul sito del Food Film Festival, in programma dal 13 al 17 giugno, mette a sistema le principali rassegne organizzate nelle quattro province. A Bergamo rientrano tra i grandi eventi “I Maestri del Paesaggio” in programma a settembre e “Bergamo Scienza” a ottobre. Tra i primi eventi a primavera il “Festival pianistico internazionale”, da aprile a giugno,  “De Casoncello” il 13 maggio, il “Festival Danza Estate”, dal 21 maggio al 24 giugno in città e in diversi comuni della provincia, “Erbe del Casaro” nei comuni dell’alta Valle Brembana il 27 e 28 maggio e dall’1 al 4 giugno e “Beerghem” a San Pellegrino Terme dall’1 al 4 giugno.


Moltrasio (Ubi Banca) parla di Brexit

“Brexit, e ora?” è il tema dell’incontro  in programma stasera, alle 20,45, alla Casa del Giovane, in via Gavazzeni a Bergamo. Ne parleranno Antonio Villafranca di ISPI Europa, Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca che valuterà “Quali conseguenze sui mercati?” e Gilberto Bonalumi, già sottosegretaio agli Affari Esteri, su “Quali i possibili risvolti internazionali”. Modera il giornalista Franco Cttaneo


È Brexit. La Gran Bretagna lascia l’Ue, ma dal voto esce un Paese spaccato

European Union Flags And Union Flags Flying Together As Brexit Vote Date May Be Decided This Week La Gran Bretagna ha deciso, è fuori dall’Ue. E come conseguenza immediata al risultato del referendum, la sterlina è crollata ai minimi da 31 anni e il panico s’è scatenato sui mercati. A votare per l’addio all’Ue è stato il 51,8% dei votanti mentre il 48,1 ha deciso per il Remain. La consultazione ha quindi restituito un Regno Unito spaccato in due. ll Leave – come scrive l’Ansa – vince in Galles conquistando 854.572 voti contro le 772.347 preferenze date al Remain. In Scozia, nel referendum sulla Brexit, ha vinto il Remain con 1.661.191 voti contro i 1.018.322 andati al Leave a fronte di un’affluenza del 67,2%: Glasgow, la grande città portuale scozzese, vota al 66,6% per Remain, contro il 33,4% di Leave e Edimburgo, vota a favore della permanenza nell’Unione Europea con una percentuale del 74,4% contro il 25,6% di Leave.  In Irlanda del Nord, nel referendum sulla Brexit, ha vinto il Remain con 440.437voti contro i 349.442 andati al Leave a fronte di un’affluenza del 62,9%. Contraria alla Ue la maggioritaria Inghilterra (esclusa quasi tutta Londra) con quasi il 60% di voti pro-Brexit. A Manchester fronte filo-Ue con un 60% di suffragi per Remain. Nella città industriale di Sunderland, sulla costa del nord-est dell’Inghilterra, Leave ha vinto con 82.394 voti (61,3%) contro i 51.930 voti (38,7%) per Remain. A Newcastle, città nel nord-est dell’Inghilterra, il Remain ha vinto, ma di misura: 50,7% contro il 49,3% dei voti per il Leave, con uno scarto di appena 2.000 voti in una città in cui hanno votato in 129 mila. Gibilterra ha scelto il Remain con una percentuale del 95,9% e un 4,1% per il Leave. L’affluenza alle urne nel territorio a sud della Spagna è dell’84%. Leave ha vinto anche a Swindon, nella contea del Wiltshire, nel ricco sud-ovest dell’Inghilterra, con una percentuale del 55% contro il 45% di Remain. Oxford non tradisce l’Europa: la celebre città universitaria inglese porta in dote il 70,3% dei suoi voti al fronte di Remain nel referendum britannico sull’Ue contro il 29,7 di Leave. Anche Cambridge, dopo Oxford, vota in favore del fronte filo-Ue di Remain con oltre il 74% dei suffragi. La città di Liverpool, nel nord-ovest dell’Inghilterra che diede i natali ai Beatles, ha votato per il Remain, che ha vinto col 58% dei voti contro il 42% dei Leave.


Guerini presidente della Confederazione europea delle cooperative industriali e di servizi

È il bergamasco Giuseppe Guerini il nuovo presidente di Cecop-Cicopa Europa, la Confederazione europea delle cooperative industriali e di servizi, con sede a Bruxelles, che rappresenta 50.000 imprese che occupano 1,3 milioni di lavoratori.  L’elezione è stata effettuata questa mattina durante l’Assemblea generale dell’organizzazione a Bruxelles. Democrazia politica e democrazia economia al centro del programma di mandato per questo nuovo incarico triennale del presidente di Confcooperative Bergamo e presidente nazionale di Federsolidarietà. «Occorre investire sul piano economico, culturale e sociale per ricostruire un’Europa più sociale, a partire dal lavoro e dall’economia – ha detto Guerini – . In questa transizione le cooperative possono svolgere un ruolo fondamentale perché da tempo sono impegnate in un disegno di economia orientato alla crescita sostenibile: ora servono però nuovi investimenti e impulsi innovativi sul piano della tecnologia, dell’educazione, dell’organizzazione e della qualificazione di nuovi profili professionali, nuovi metodi di finanziamento e politiche appropriate».


Università, dal 16 al 18 giugno si parla di Frontiere di comunità

Mai come in questi ultimi tempi si è parlato di frontiere quali zone di divisione e di fragile convivenza. La parola “frontiera”, però, può anche essere intesa come spazio dello scambio sociale, culturale e psicologico, ossia perno dei cambiamenti per il progresso. Da questa riflessione nasce “Frontiere di comunità: Complessità a confronto”, il titolo scelto per l’undicesima edizione del Convegno Nazionale della Società Italiana di Psicologia di Comunità. Quest’anno gli psicologi hanno focalizzato le proprie ricerche su uno dei fenomeni più importanti e preoccupanti di oggi, come le chiusure mentali agli scambi con i molteplici e variegati attori di una società. Con il termine “complessità” viene sottolineata poi la necessità di ripensare non banalmente a fratture date un po’ troppo per scontate, come la natura delle comunità, pronte a chiudersi nella propria identità ma al contempo bisognose di aprirsi a ciò che da fuori le sfida.

Appuntamento dal 16 al 18 giugno all’Università degli Studi di Bergamo nella sede di Sant’Agostino per questo convegno, che sabato 18 giugno aprirà i lavori ai cittadini di Bergamo, presentando anche i progetti dei Comuni di Bergamo con l’intervento degli assessori all’ambiente Leyla Ciagà e alla coesione sociale Maria Carolina Marchesi; a questi si aggiungerà il contributo di Simona Piazza, assessore alla Promozione della cultura e delle politiche giovanili del Comune di Lecco, che interverrà sul tema: I “doni” del volontariato alla cittadinanza: gli scambi e i baratti che aumentano il bene comune. Il convegno sarà l’occasione per ragionare su problematiche come l’ambiguità delle frontiere, quale zona di scambio ma anche di divisione; la natura delle comunità, pronte a chiudersi nella propria identità ma al contempo bisognose di aprirsi a ciò che da fuori su di esse preme; la poli semanticità del termine “complessità”, da cui possono emergere tanto conflitti quanto nuove sintesi.

Il programma completo è disponibile online: www.unibg.it/sipco2016


L’Ue attacca Google su Android: “Abuso di posizione dominante”

googleNuovo attacco dell’antitrust europeo contro Google: la Commissione ha formalizzato le accuse contro il colosso del web, accusandolo di “abuso di posizione dominante” per “le restrizioni imposte” ai produttori di smartphone e tablet Android e agli operatori di telefonia mobile, a cui impone di pre-installare sue app come Google search. “Android è un bene per la concorrenza”, così si difende Google in un blogpost firmato da Kent Walker, Senior Vice President & General Counsel. Secondo Bruxelles Google ha “attuato una strategia sugli apparecchi mobili per conservare e rafforzare il suo dominio nel campo delle ricerca internet”, violando le regole Ue. La Commissione ha inviato a Google uno ‘Statement of objections’, cioè il primo passo formale della procedura che può portare fino alle sanzioni se l’azienda non attuerà i rimedi concordati con la Ue. Bruxelles rileva che Google ha una posizione dominante nel campo dei servizi di ricerca su web, in quello dei sistemi operativi per smarphone e nell’ ‘app store’ per i dispositivi che usano Android. L’indagine Ue ha permesso di scoprire che l’azienda obbliga i produttori di smartphone ad installare Google Search e renderlo il motore di ricerca pre-definito, oltre a Google Chrome. In questo modo si è assicurato che le due app occupino la maggior parte degli apparecchi, visto che l’80% dei devices venduti in Europa e nel mondo usa Android. La pratica, secondo Bruxelles, “chiude la strada ai produttori rivali di app di accedere al mercato”, e “danneggia i consumatori riducendo la concorrenza e restringendo l’innovazione. “Riteniamo che il comportamento di Google neghi ai consumatori una scelta ampia su app e servizi e impedisce l’innovazione degli altri competitor, violando le regole Ue”, ha detto la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. Google a Ue, Android è un bene per la concorrenza – “Android ha contribuito allo sviluppo di un ecosistema rilevante – e, ancora più importante, sostenibile – basato su un software open source e sull’innovazione aperta. Saremo felici di lavorare con la Commissione Europea per dimostrare che Android è un bene per la concorrenza ed è un bene per i consumatori”. Lo afferma Kent Walker, Senior Vice President & General Counsel di Google, replicando alle accuse dell’Antitrust Ue di “abuso di posizione dominante”. (Ansa)


Brexit, vi racconto come i britannici affronteranno il referendum

BrexitLa domanda a cui gli elettori britannici si troveranno a rispondere è semplice: rimarremo in Europa o la lasceremo? Prima che il Paese vada alle urne il 23 giugno, ci saranno una miriade di discussioni, dibattiti, manifestazioni, con il solito spiegamento di forze politiche, ex politici, leader economici, a cui seguiranno facce conosciute e in cerca di popolarità.
La risposta a questa domanda non è semplice, il dibattito è più che acceso e nei prossimi mesi farò del mio meglio per aggiornare i lettori de La Rassegna in merito alle ultime news sul Brexit. Iniziamo dal nome. Il mondo anglosassone ama le parole brevi e le abbreviazioni. Hanno già pensato a una parola facile da ricordare e usare sugli slogan. Ieri l’annuncio, da molti vissuto come una pugnalata alle spalle, del sindaco di Londra Boris Johnson che si schiererà per lasciare l’Europa. Strano per il sindaco della città più  internazionale d’Europa, con un padre dal passato da europarlamentare e un educazione da classicista. La reazione dei mercati non si è fatta attendere, con la sterlina crollata a picco sul dollaro e che tocca il valore più basso degli ultimi sette anni. Gli analisti delle grandi banche hanno espresso le loro posizioni, e preferenze: se per Deutsche Bank e Moody’s (l’agenzia di rating) è meglio restare, i loro colleghi di UBS, Citi ed HSBC non si sono sbilanciati, limitandosi a parlare dei rischi legati ad un’uscita.

I leader delle grandi aziende quotate in borsa sostengono la posizione del primo ministro David Cameron, e sono ormai oltre cento gli amministratori delegati che ci hanno messo la faccia, e un terzo di loro ha anche firmato una lettera ufficiale, che verrà pubblicata martedì dall’autorevole quotidiano finanziario Financial Times. Tra loro ci sono Vodafone, EasyJet, Shell, GSK, Brtish Telecommunication, WPP, la più grande agenzia al mondo di pubblicità. E ne vedremo molti altri nelle prossime settimane. I due schieramenti corteggiano infatti i grandi brand, che hanno più impatto dei partiti politici sugli elettori. Ci si aspetta inoltre che i Leavers – ovvero quelli che vogliono la Brexit – faranno di tutto per creare divisione tra le grandi aziende e quelle piccole. Come nel caso del referendum in Scozia, dove i secessionisti rivendicavano il ruolo di portavoce dei piccoli negozianti e commercianti, dei piccoli imprenditori, in opposizione alle multinazionali governate dalle élite.
Cameron ha presentato l’accordo stabilito a Bruxelles la scorsa settimana, chiedendo il sostegno del parlamento per rimanere in Europa, evidenziando il fatto che, in caso di dipartita dall’Europa, l’economia ne soffrirebbe, la disoccupazione aumenterebbe e il paese sarebbe meno sicuro davanti alle minacce del terrorismo e della Russia. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane, se il sindaco Boris Johnson riuscirà a creare un seguito popolare, o se sarà’ la City a decidere il destino di questo voto.