Un milione per i negozi storici. Ecco il bando

LOGO NEGOZI STORICI LOMBARDIAÈ stato pubblicato sito della Regione lombardia il Bando “Innovare la tradizione” che mette a disposizione un milione di euro per la valorizzazione dei negozi storici. Le domande di finanziamento potranno essere presentate solo on line attraverso la piattaforma www.siage.regione.lombardia.it, a partire dalle ore 12 del 24 settembre 2015 e fino alle ore 12 del 15 ottobre 2015, salvo esaurimento risorse. Fino al 29 luglio sarà invece possibile presentare eventuali nuove richieste di riconoscimento storico ai sensi della normativa regionale.

Beneficiari della misura sono infatti gli esercizi commerciali iscritti nel Registro regionale dei luoghi storici lombardi, che hanno ottenuto il riconoscimento dalla Regione di “insegna storica e di tradizione” o di “negozio-locale storico” e di “storica attività”.

Tre gli abiti di intervento:

  • Innovazione
  • Riconversione e sviluppo di impresa
  • Ricambio generazionale, trasmissione di impresa, rilancio occupazionale

I contributi sono a fondo perduto e coprono il 70% dell’investimento fino ad un massimo di 20mila euro. La spesa minima è di 8mila euro.

 


Letto per voi / Alberghi, sconti per il rilancio delle strutture

Hotel-reception-bellIl credito d’imposta riconosciuto alle strutture alberghiere che effettuano interventi di ristrutturazione degli edifici, è in attesa del suo “clic day”. Il decreto legge n.83 del 2014, ha introdotto un’agevolazione a favore delle imprese del settore alberghiero, qualora vengano sostenute spese per il “rilancio”delle strutture. Da un punto di vista soggettivo, vengono però posti alcuni ben precisi paletti: il primo, fa rientrare nel perimetro dell’agevolazione solo le «imprese alberghiere esistenti alla data del 1° gennaio 2012»; il secondo, riduce ulteriormente lo spettro, limitando l’utilizzo del credito d’imposta alle strutture che rispettino determinate caratteristiche, direttamente previste dal decreto attuativo del 7 maggio scorso, ed emanato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Tali caratteristiche possono essere così sintetizzate: si deve trattare, innanzitutto, di strutture aperte al pubblico a gestione unitaria, con servizi centralizzati, che forniscano alloggio ed, eventualmente, vitto e altri servizi accessori, in camere situate in uno o più edifici: il numero di camere per il pernottamento degli ospiti non deve essere inferiore a sette.

Il decreto attuativo individua nella definizione di “strutture alberghiere”, non solo gli alberghi ma anche i villaggi-albergo, le residenze turistico-alberghiere, gli alberghi diffusi e le altre strutture individuate come tali «dalle specifiche normative regionali». Per quanto concerne le spese agevolabili, il secondo comma dell’articolo 10 del Dl n.83, prevede vi rientrino non solo gli interventi di ristrutturazione edilizia individuati alle lettere b), c) e d), del primo comma dell’articolo 3 del Dpr n. 380 del 2001 (cosiddetto Testo Unico dell’edilizia) – manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, interventi di ristrutturazione – ma anche gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, quelli volti a incrementare l’efficienza energetica e, infine, testualmente, le «spese relative a ulteriori interventi, comprese quelle per l’acquisto di mobili d’arredo». Proprio con riferimento a questa ultima tipologia di spesa, la norma prescrive esplicitamente, ricalcando così quanto già previsto per l’agevolazione nota come “bonus mobili”, che il credito d’imposta spetti solamente alle strutture alberghiere oggetto anche degli interventi di “recupero” edile indicati in precedenza. Il decreto attuativo dello 7 maggio, ha fornito, al fine di agevolare l’applicazione della norma, una elencazione esemplificativa dei beni che costituiscono “mobili d’arredo”, chiarendo che vi rientrano anche le spese per il rifacimento o la sostituzione di cucine o di attrezzature professionali per la ristorazione tra cui, a titolo esemplificativo, forni, armadi frigoriferi e congelatori.

Il credito d’imposta, concesso nella misura del 30% delle spese complessivamente sostenute dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2016, può essere utilizzato a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in cui le spese sono state sostenute, e deve essere ripartito in tre quote annuali di pari importo. Per quanto concerne il “bonus” riferito all’arredo, viene posta dalla norma la condizione, al fine di non decadere dall’agevolazione stessa, che l’impresa non ceda a terzi ne destini a finalità estranee all’esercizio d’impresa, i beni oggetto degli investimenti prima del periodo d’imposta successivo. Così, per esempio, per i beni acquistati nel corso del 2014, gli stessi non dovranno “uscire” dall’impresa prima del 31 dicembre 2015.

Sempre con riferimento al credito d’imposta e al suo riconoscimento, il decreto attuativo prevede che dal 1° gennaio al 28 febbraio dell’anno successivo a quello delle effettuazione delle spese, le imprese debbano presentare al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo apposita domanda esclusivamente via telematica. Per il periodo 2014, le modalità d’invio, che devono essere individuare entro il 15 agosto dallo stesso Ministero (60 giorni dalla pubblicazione del decreto attuativo), ricalcheranno, presumibilmente e in linea di massima, quelle previste per la digitalizzazione. Al fine di poter utilizzare il credito d’imposta relativo alle spese sostenute nel 2014, è necessario, quindi, attendere l’attivazione della procedura telematica che permetterà l’invio della richiesta per il suo riconoscimento: solo una volta accettata la domanda il contribuente potrà godere dell’agevolazione.

E’ bene, infine, tener presente che le risorse disponibili – 20 milioni di euro per il 2015 – saranno assegnate secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande e che il credito d’imposta, utilizzabile esclusivamente in compensazione, rientra nel cosiddetto regime de minimis. I richiedenti l’agevolazione dovranno, pertanto, indicare, in apposita dichiarazione, l’eventuale fruizione, nel presente periodo d’imposta e nei due precedenti, di altri aiuti de minimis.

(Michele Brusaterra – Da Il Sole 24 ore – 24 luglio 2015 )


Supermercati, la spesa diventa meno faticosa

Orobici Conad Quando il frigorifero piange e procurarsi del cibo nell’assolata giungla d’asfalto sembra un’impresa, ecco in soccorso i negozianti di fiducia – da sempre impegnati nelle consegne a domicilio – e i supermercati, che continuano a proporre nuove formule per alleggerire il rituale della spesa. Tra le novità, il supermercato Conad di via Garibaldi offre da qualche giorno la consegna della spesa in bici a casa o in ufficio, tutti i giorni da lunedì a venerdì e ogni sabato mattina. Non resta che scegliere i prodotti desiderati tra gli scaffali e in corsia – magari godendosi un’oretta di refrigerio al banco dei freschi – e affidare al market le buste per il trasporto. Il servizio viene effettuato da OroBici con la sua flotta di biciclette pronte a sfidare a suon di pedalate traffico e solleone. Lo scontrino minimo per aver accesso al servizio è di 35 euro: la consegna in bici per gli anziani over 65 e i disabili è sempre gratuita, diversamente il costo è di 3 euro, ma per le spese superiori ai 70 euro è assicurata la gratuità. E, dato che in via Garibaldi, le auto in doppia fila con le frecce non mancano, chi vuol fare spesa con i propri mezzi può parcheggiare gratuitamente l’auto per un’ora nel parcheggio convenzionato di via Sant’Antonino.

Alla Coop in via Autostrada è attivo il servizio “Drive”: la spesa i fa con un click, on-line e poi non resta che ritirarla a tempi da pit-stop in auto, nella fascia oraria che più ci fa comodo. Non vi sono acquisti minimi ed il servizio è gratuito per i clienti che possono fare a meno di scendere dall’auto: basta passare il codice a barre sul lettore per vedersi caricare la spesa in auto, fosse anche solo una mozzarella, un litro di latte e un chilo di farina. Se non si è fatto il pagamento on-line, l’unica fatica richiesta sarà quella di strisciare bancomat o carta di credito, abbandonando per qualche minuto il comfort del proprio abitacolo.

Anche Carrefour ha attivato da poco più di un mese il servizio “Clicca e ritira” che sta riscuotendo un buon successo: si infilano i prodotti desiderati nel carrello virtuale e si ritirano gratuitamente in negozio, con l’assicurazione di trovare le buste belle e pronte in massimo un’ora. C’è anche l’opzione di consegna a domicilio, gratuita solo per spese che superano i 70 euro.

E’ attivo ormai da anni il servizio “Esselunga a casa, La spesa comoda”: acquistando on line tra oltre 10 mila referenze si può contare sulla preparazione della spesa (a fronte di acquisti minimi per 40 euro), il trasporto in furgoni a temperatura differenziata e la consegna al piano nella fascia oraria richiesta. Il prezzo per ogni consegna è di 7,90 euro, cifra che scende a 6,90 euro per gli ordini con importo superiore a 110 euro.  Non mancano agevolazioni, dalla consegna gratis per disabili al prezzo ridotto per anziani over 70 e per gli ordini in consegna dal lunedì al venerdì fino alle 18.
Non mancano di contro grandi catene come Auchan che, in via Carducci, ha abbandonato il servizio di spesa on-line attivo da oltre un anno: i tempi forse non erano ancora maturi per la nostra piazza, dove ora invece fare la spesa con il mouse sembra essere diventato un must. Il servizio presso il primo grande centro commerciale cittadino è stato infatti interrotto da qualche mese. Però, diciamoci la verità, perdersi tra scaffali e corsie, godendosi la frescura artificiale da aria condizionata, non è poi così una cattiva idea, nel cuore dell’estate.

 


Buoni pasto, esenzione fiscale più alta per quelli elettronici

buoni pasto elettroniciDal 1° luglio le aziende che decidono di utilizzare per i propri dipendenti i buoni pasto elettronici ottengono l’esenzione fiscale e contributiva per i ticket fino a 7 euro, come previsto nella Legge di Stabilità. Per i buoni pasto cartacei invece il tetto defiscalizzato rimane invariato a 5,29 euro.

«I buoni elettronici, che garantiscono una maggiore tracciabilità, velocizzano la fatturazione ed evitano i falsi, non sono però utilizzabili in maniera cumulativa, oltre la soglia stabilita e nelle giornate non lavorative – evidenzia l’Ascom di Bergamo -. A fronte dei numerosi vantaggi, occorre segnalare che il buono pasto elettronico presenta alcuni costi di gestione superiori rispetto al buono pasto tradizionale, sia per le commissioni che per l’installazione di uno o più Pos in grado di leggere le card elettroniche emesse dalle diverse società fornitrici, una sorta di carnet virtuale dove le aziende caricano i buoni pasto ai propri dipendenti».

Oggi i buoni pasto elettronici rappresentano circa il 15% del totale.


Buoni pasto, «basta sconti o salta il sistema»

C’è ancora fermento intorno ai buoni pasto. Fipe Confcommercio dice basta e chiede un cambio di registro. «Lo sconto che i committenti, pubblici e privati, pretendono ogni anno sul valore dei buoni pasto immessi sul mercato è di 500 milioni di euro e il costo di questo gigantesco buco è stato finora coperto sacrificando i margini degli esercenti fino ad azzerarli – denuncia Aldo Cursano, vicepresidente vicario della Federazione dei pubblici esercizi -. Ma ora il sistema non è più sostenibile, non siamo disposti a scaricare i costi su lavoratori e consumatori in genere alzando i prezzi o abbassando la qualità del servizio».

L’ultima gara indetta da Consip per i buoni pasto della pubblica amministrazione è stata aggiudicata con sconti fino al 22% sul valore dell’appalto pari a un miliardo di euro. Il risultato è che in circolazione ci saranno buoni pasto che valgono un miliardo di euro ma sono stati pagati circa 800 milioni dalla pubblica amministrazione. I 200 milioni di euro di differenza li pagheranno di fatto gli esercenti che su ogni buono incassato si vedranno applicare la commissione necessaria a coprire la differenza. Oggi questa commissione, comprensiva di aggravi ingiustificati, arriva al 18%. Senza considerare i costi di gestione fatti di conteggi, fatturazione, spedizione, ecc.

«Non è questa la spending review che ci aspettiamo dallo Stato. Devono tagliare sprechi ed inefficienze – dice Cursano – non risparmiare facendo pagare il conto ad imprese e famiglie». «Chiediamo a Governo e Parlamento di intervenire per sottrarre un mercato speciale come quello dei buoni pasto a gare che non garantiscono il valore del buono lungo tutta la filiera. Ci aspettiamo che lo Stato, sia attraverso Consip che attraverso l’Antitrust, assuma comportamenti virtuosi per tutelare la sostenibilità delle imprese e i diritti dei consumatori» continua il vicepresidente Fipe.

In particolare, per la Federazione, occorre fare in modo che ci sia un terminale Pos unico in grado di leggere tutti i buoni pasto; eliminare i ribassi insostenibili sui buoni pasto mantenendo l’integrità del loro valore lungo tutta la filiera e garantire il corretto uso del buono pasto che va utilizzato solo per i servizi di ristorazione e, in generale, per il consumo immediato.

Nemmeno il passaggio dai buoni pasto cartacei a quelli elettronici sembra aver migliorato la situazione. «Speravamo che si eliminassero aggravi di costi e di adempimenti burocratici. L’effetto, invece, pare essere esattamente quello contrario» spiega Cursano. «Oggi i costi del buono elettronico sono fuori da ogni logica di mercato e sono scaricati interamente sull’esercente: basti dire che per ogni singola transazione si chiede fino a 0,48 euro a cui si aggiungono i costi di installazione del Pos ed il canone di noleggio. Inoltre, rischiamo di dover gestire 4 o 5 Pos, uno per ciascun emettitore. Così non va bene, bisogna riscrivere le regole, oppure salta il sistema».


Esselunga chiusa la domenica. La “bufala” che contagia il web

esselunga chiude la domenica«Informiamo la gentile clientela che Essulunga rimarrà chiusa tutte le domeniche e le festività per migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti. Invitiamo la gentile clientela ad approfittare della domenica per riscoprire i valori della famiglia. Certi di vedervi ancora il lunedì, auguriamo a tutti una buona domenica».

È il testo di un volantino che nel giro di poche ore ha invaso i profili dei social network e scatenato le diverse posizioni. Tra chi si dice dispiaciuto per dover rinunciare alla tranquilla spesa della domenica mattina diventata abituale e chi saluta con favore una visione più “umana” del lavoro, dei consumi e del tempo libero.

Peccato che sia una bufala. La notizia, infatti, è stata smentita dall’azienda, ma già il messaggio qualche dubbio lo poneva. Se il logo è quello della catena di supermercati, nel testo il nome – semplice refuso o indizio? – diventa Essulunga e pure la scelta grafica, un maiuscolo su fondo bianco alquanto artigianale, non pare proprio in linea con un annuncio di tale portata.

Oltre a dimostrare quanto sia facile cadere nei tranelli della rete, l’episodio conferma come il tema degli orari di apertura delle attività commerciali (la revisione della liberalizzazione è in discussione in Parlamento) sia sempre d’impatto.


Scuola pratica di Commercio: aperte le iscrizioni, test a settembre

cameracom.jpgSono aperte fino ad esaurimento dei posti disponibili, le iscrizioni ai percorsi formativi 2015/2016 proposti dalla Scuola Pratica di Commercio, la struttura formativa della Camera di Commercio gestita dall’Azienda Speciale Bergamo Sviluppo che ogni anno presenta la propria offerta formativa per rispondere alle esigenze di chi vuole aggiornare/migliorare le proprie competenze professionali. I corsi della nuova annualità, che inizieranno a partire dalla fine di settembre nella sede di Bergamo della Scuola Pratica, in via Zilioli 2 (II piano della sede operativa di Bergamo Sviluppo), coprono diverse aree tematiche: gestione e amministrazione aziendale, lingue straniere (15 corsi, tra cui 7 livelli diversi di inglese), informatica (2 corsi, tra cui anche il corso preparatorio alla nuova ECDL, essendo Bergamo Sviluppo sede d’esame accreditata AICA -Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico), ma si possono anche scegliere una serie di workshop tematici (8 le proposte in programma) e i corsi di abilitazione specifica (3 le tipologie di corsi abilitanti previste). Per iscriversi ai corsi, riservati ai soli maggiorenni, bisogna compilare online e poi stampare il modulo di iscrizione presente sul sito di Bergamo Sviluppo (sezione Formazione/Formazione continua).

Per l’accesso ai vari livelli dei corsi di inglese è previsto un test d’ingresso, volto a rilevare il livello di conoscenza della lingua di coloro che non hanno frequentato la precedente annualità e non sono in possesso di riconoscimenti esterni; il test si terrà martedì 22 settembre, alle ore 18.15, nella sede della Scuola Pratica. Per parteciparvi è necessario consegnare la relativa domanda di iscrizione entro lunedì 21 settembre. Sul sito di Bergamo Sviluppo sono consultabili il calendario completo di tutti i corsi programmati, la durata di ognuno, gli orari di svolgimento, i costi e la modalità di iscrizione.


Lovere, molte richieste per gli otto posteggi a bando

mercato lovereIl mercato di Lovere avrà otto nuovi banchetti. Dopo l’abbandono di alcuni ambulanti, i posteggi saranno a breve riassegnati. Al bando istituito dal Comune hanno partecipato molte attività, l’Amministrazione dovrà quindi solo selezionare i più meritevoli. Rientra così la preoccupazione di una presunta crisi del mercato loverese. “Non si capiscono questi abbandoni – dice Mauro Dolci, presidente di Fiva Ascom -. E’ probabile che si tratti di scelte personali, forse è mancato il ricambio generazionale oppure i costi del posteggio, che non sono bassi, non erano più sostenibili”.

“La piazza è ancora ambita – conferma Antonio Agazzi, titolare nel mercato sebino di un banchetto di calzature -. Il problema è che mancano aree di accesso per movimentare auto e furgoni. Ad oggi entriamo e usciamo nel piazzale grazie alla cortesia di alcuni colleghi che arrivano dopo o vanno via prima. Ma non è detto che sarà possibile anche in futuro. E’ anche un problema di sicurezza: se qualcuno dovesse sentirsi male la lettiga farebbe fatica ad entrare”.
L’associazione Fiva aveva chiesto mesi fa che uno dei posteggi messi a bando fosse destinato ad area di accesso ma la richiesta non era stata accolta. “Negli ultimi sei anni abbiamo ridotto i posteggi da 120 a 105 circa proprio per dare più agio agli ambulanti ma si tratta anche di salvaguardare l’offerta e la qualità del mercato che è il più grande dell’Alto Sebino – dice Michele Lorandi, responsabile dell’area mercatale per il Comune -. I lavori di riqualificazione del Lungolago hanno migliorato il piazzale. Il problema è che il mercato ha una forma stretta e allungata, ma la sicurezza è garantita”.
Una questione aperta annosa riguarda anche i parcheggi. Il mercato si svolge in una delle due aree di sosta più importanti del paese e nelle immediate vicinanze i posteggi sono pochi e sempre presi d’assalto, sopratutto nei giorni di mercato, con il risultato che anche i marciapiedi vengono assaliti. “Anche qui si tratterebbe di usare un po’ di buon senso – dicono dal Comune -. Nell’area del Porto Turistico c’è un ampio parcheggio collegato con una navetta che porta a Piazzale Marconi. Il servizio c’è, basterebbe usarlo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Mercato ortofrutticolo, specchio di una società in crisi

C’è chi si muove per gli acquisti alle prime luci dell’alba e chi invece arriva quando la maggior parte dei negozi ha già alzato la saracinesca, cercando di spuntare un prezzo migliore. Non manca qualche battibecco quando qualche prodotto finisce e spesso chi ha comprato un intero bancale di pomodori cuore di bue decida di cedere anche solo un paio di cassette al collega. Al mercato ortofrutticolo della Celadina il via vai è continuo e in settimana l’orario clou va dalle 4 alle 8 del mattino, anche se c’è chi continua a presentarsi alle 3. Per molti commercianti andare al mercato è un rituale da godersi in tutta calma, girando ogni grossista e scambiando due chiacchiere con fornitori e colleghi, prima di iniziare una giornata di lavoro in negozio o al mercato. Le prime ore di apertura sono tutte dedicate agli operatori commerciali e sembra quasi di interrompere qualcosa, aggirandosi tra torri di frutta e verdura, bilance e uffici.

Egidia Rosbuco

titolare dell’ omonimo negozio di Ortofrutta a Dalmine da quarant’anni si presenta ogni giorno puntuale alle 5.30 per rifornire il suo negozio: «Sto facendo gli ultimi acquisti. Non amo delegare la spesa e per me venire qui è una piacevole abitudine. Si scambiano due chiacchiere si beve il primo caffè e si tratta sulla fornitura, si discute sulla qualità e sulla provenienza. Ogni giorno giro tutto il mercato e compro qui e là, cercando di portare a casa il miglior rapporto qualità-prezzo, ma come tutti ho i miei grossisti di riferimento». La clientela oggi spende meno e pretende sempre qualcosa in più: «Cercano la qualità e si informano sulla provenienza. Peccato però che molti continuino ad ignorare la stagionalità dei prodotti ed arrivino con richieste assurde, come l’Uva Italia a marzo».

 Giancarlo Finetti

ambulante per 45 anni in tutta la provincia, da 7 anni ha inaugurato un negozio a Ponte Nossa: «Mi chiamano la “scopa del mercato”. Non arrivo mai qui prima delle 7 e finisco di fare spesa anche alle 11.30. Sono forse l’ultimo a finire di fare acquisti. Mentre sto ancora trattando arriva già qualche privato».

 Angelo Nespoli

ha da una vita con la moglie Raffaella Previtali un negozio di ortofrutta in Via Colleoni, in Città Alta. Anche per lui la sveglia da trent’anni è puntata alle 5, il tempo di raggiungere la Celadina per le 5.30 al massimo: «La spesa dura fino alle 9-9.30 e non c’è giorno in cui non visiti quasi una decina di banchi, solo oggi ho fatto acquisti in otto banchi. Anche se mi trovo in una piazza privilegiata come Città Alta, i consumi sono cambiati. Si acquista meno, ma non si rinuncia alla qualità per cui vi è una grandissima attenzione».

 Michele Breda

fa ancora l’ambulante “porta a porta” nei mercati delle contrade della media e alta Val Seriana. Anche per lui la spesa, sincronizzata con i colleghi, inizia alle 5.30: «E non finisce prima delle 9.30, a volte anche fino alle 10. Quanto agli acquisti, conto su una clientela affezionata. Per molti anziani ricevere la spesa direttamente a casa è una grossa comodità, ma il giro di clientela abbraccia diverse generazioni. La crisi però pesa sulle famiglie e modifica i comportamenti d’acquisto: prima vendevo frutta e verdura a cassette, ora si limitano a chiedere ortaggi a numero o al massimo a chili».

 

Mentre i commercianti si affannano con gli ultimi acquisti, i grossisti fanno il punto sull’andamento delle vendite

 Stefano Cortinovis

afferma che è «inutile dire che il caldo di questi giorni sta facendo crescere il consumo di frutta estiva, contribuendo a tenere le vendite alte. In generale – commenta – anche quest’anno ha confermato una tendenza a fare acquisti ponderati: si acquista meno e si sta sempre attenti al prezzo. Frutta e verdura di stagione vanno sempre per la maggiore».

 Ezio Benigni e Fulvio Bosatelli

della B.b.r confermano il trend in flessione: «Anche se il fatturato non cambia, si sono modificate profondamente le abitudini di consumo, sempre più imprevedibili. L’andamento varia a seconda della settimana e a volte i consumi sono imponderabili: c’è il giorno in cui non si trova più una sola cassetta di un prodotto che magari fino a qualche ora prima non riscuoteva il minimo successo.  Il caldo è vero che spinge i consumi di frutta e verdura, ma le rimanenze purtroppo restano. Il sabato poi, con l’apertura ai privati, la piazza si trasforma: il prezzo la fa da padrone e vanno a ruba i prodotti dal costo inferiore».

 Sergio Bonetali

gestisce da 36 anni il posteggio alla Celadina, dopo aver ereditato il mestiere da papà Albino, che negli anni del boom economico, aveva inaugurato l’attività di commercio all’ingrosso, oggi è affiancato nel lavoro di tutti i giorni dalla figlia Federica. «Dalle 3 alle 8 del mattino facciamo il grosso delle

vendite, poi c’è chi inizia a muoversi più tardi. La qualità resta il primo requisito, purché il prezzo la giustifichi. C’è anche molta attenzione alle provenienze, con il privilegio assoluto dato a merce italiana. Qualche privato arriva dalle 9 alle 11 ma è il sabato il loro giorno: si sfiorano le 5 mila presenze. Molti sono extracomunitari che cercano prodotti al prezzo più basso, ma la crisi ha fatto crescere anche il numero dei bergamaschi, dagli anziani alla coppia giovane alle famiglie».


Lo studio / In Europa aperture consentite fino alle 22

E’ vero che nel resto d’Europa le aperture h24 sono all’ordine del giorno? Uno studio accurato sulle liberalizzazioni degli orari del commercio effettuato da Confesercenti, protagonista della campagna “Liberaladomenica” ha mostrato come non sia esattamente così. In Francia, patria anche della catena Carrefour, la normativa fissa le aperture dalle 9 alle 21. La domenica, ad eccezione dei centri commerciali delle grandi aeree urbane e delle zone turistiche che possono stare aperti dalle 9 alle 22 e dei piccoli negozi alimentari (che possono stare aperti la mattina dalle 9 alle 13) il commercio si ferma. E’ possibile chiedere al sindaco di tenere aperto 5 domeniche. In Belgio le aperture possono avvenire all’alba, a partire dalle 5 e solo fino alle 20 in settimana e alle 21 il venerdì e nei prefestivi. La domenica resta un giorno di festa, salvo le zone turistiche dove alimentari, edicole e fiorai possono tenere aperto dalle 5 alle 20 e alcune tipologie di negozi che possono aprire dalle 5 a mezzogiorno. In Olanda le aperture sono dalle 6 alle 22, ma la domenica si chiude, eccezion fatta per 12 domeniche l’anno e per le zone turistiche. In Austria si apre bottega dalle 6 ma si chiude entro le 21 in settimana e al massimo alle 18 la domenica. In Germania la regolamentazione dei Lander consente l’apertura nelle 24 ore, Baviera e Saar restringono l’orario dalle 6 alle 20 e Renania e Sassonia stanno nel mezzo, con aperture dalle 6 alle 22. La domenica i tedeschi abbassano la saracinesca, eccezion fatta per fiorai, panettieri, edicole, musei, stazioni, aeroporti e luoghi di pellegrinaggio; dieci domeniche l’anno è possibile tenere aperto dalle 13 alle 20. La Spagna invece dà il via libera alle ore piccole, con aperture dalle 0-24, ma salva la domenica: si trovano negozi aperti nelle località turistiche, mentre vi è la deroga per solo 8- 12 al massimo domeniche l’anno. La Svezia non fa differenza tra settimana e domenica, ma garantisce almeno qualche ora di sonno al commercio: dalle 5 del mattino a mezzanotte però , come da regolamento, si lavora. Il Regno Unito consente l’apertura no stop, ma la domenica la grande distribuzione (+ 280 metri quadri) può tenere aperto al massimo 6 ore, mentre i piccoli esercizi non hanno limiti e possono tenere aperto 24 ore.