Librerie / «Dopo anni difficili, finalmente il segno “più”»

Finalmente un dato positivo per il comparto di libri e articoli di cartoleria. Le cartolerie tengono rispetto al 2015, mentre le librerie registrano il primo segno “più” dopo anni difficili. «Anche se è solo un piccolo segno di ripresa, con un +2-3% in media, è il primo dato da anni in controtendenza – commenta Cristian Botti, presidente del Gruppo Cartolerie e Librerie Ascom -. L’e-book non sta sostituendo il libro, che non perde il suo fascino, tutto da sfogliare. Le cartolerie tengono a livello complessivo di fatturato, nonostante la concorrenza con la grande distribuzione organizzata si faccia sempre più pressante».

Il presidente dei Librai Ascom, Cristian Botti
Il presidente dei Librai Ascom, Cristian Botti

Il commercio on-line non arresta la sua crescita e la concorrenza del web si fa sempre più forte: «La vera sfida per la categoria è rappresentata dall’e-commerce – continua Botti -. Si fanno sempre più ordini da smartphone e tablet, anche per piccoli articoli di cancelleria. I punti vendita tradizionali si stanno attrezzando per sbarcare sul web: le realtà più grandi hanno un sito di e-commerce, i negozi più piccoli raccolgono ordini via internet e si sono attrezzati con pacchi e spedizioni».

Il 2016 promette di chiudersi al meglio, con un Natale di soddisfazioni commerciali per il comparto: «Anche quest’anno il libro è il regalo da scartare sotto l’albero. Le librerie stanno lavorando a tutto ritmo, in particolare le insegne che organizzano eventi e che da sempre sono più attente alla clientela. Tra gli articoli di cartoleria più venduti oltre a gadget e piccoli articoli di pelletteria, vanno a ruba – a sorpresa – le agende. Erano anni che non si vendevano tante agende in pelle, in particolare tascabili. E non si bada tanto a spese, con un budget che va dai 25 ai 40 euro fino ai 100 euro per le agende fiscali e gli articoli di maggior pregio».


A Medjugorje l’hotel che parla e cucina bergamasco

A Medjugorje, in una zona tranquilla immersa nel verde, c’è da qualche mese un hotel in cui si parla bergamasco. Si chiama Stella Maris e a gestirlo c’è un seriano che in fatto di ristorazione la sa lunga. Classe 1956, Venanzio Poloni è albergatore da oltre 30 anni ed è titolare dell’albergo Centrale di Fino del Monte. Negli ultimi 20 anni ha accompagnato tantissimi pullman di pellegrini come capogruppo in vari santuari mariani. Di qui l’idea di lasciare la Valle Seriana per la Bosnia Erzegovina, per stare più vicino alla Madonna e trasmettere agli altri, anche attraverso il lavoro di ristoratore, la sua testimonianza cristiana.

È alla guida dell’hotel Stella Maris a Medjugorje dallo scorso primo aprile e sta già riscuotendo parecchi consensi tra i clienti, non solo per la qualità delle camere ma anche per l’ottimo servizio di ristorazione. Qui Poloni offre infatti molti piatti tipici della tradizione orobica, dai Casoncelli fatti in casa al capù con carne trita e verza. C’è poi la trippa bergamasca, che all’albergo Centrale di Fino del Monte è un classico da gustare in ogni periodo dell’anno e così a Poloni è venuta naturale l’idea di proporla anche a Medjugorje. «È stata una bella sfida ma i clienti apprezzano – rileva -. Nel menù ho tante specialità della mia terra d’origine capaci di dare conforto non solo agli italiani ma anche a inglesi, tedeschi, francesi, spagnoli, portoghesi».

hotel-stella-maris MedjugorjeQuella di Venanzio è una storia di fede, viaggi e cucina che parte da lontano. La sua è una famiglia di albergatori e fin da bambino è cresciuto respirando il profumo confortante dei sughi, degli intingoli e dei ripieni preparati tra le mura domestiche. Ancora adolescente, ha iniziato ad accumulare esperienze in giro per il mondo. Dopo aver studiato l’inglese a Cambridge, è diventato prima cameriere di bordo a Montecarlo e poi caposala sulle navi da crociera americane con destinazione Polinesia, Alaska, Caraibi. Tornato a casa, è diventato titolare dell’albergo storico di famiglia nel cuore di Fino del Monte ma la devozione alla Vergine Maria è da sempre il suo primo pensiero. Così è nato il progetto di aprire un luogo di sosta e ristoro per i pellegrini di Medjugorje. Nell’ampia sala da pranzo dell’hotel, si vedono ogni giorno gruppi di fedeli che pranzano spensierati, condividendo lunghi tavoloni imbanditi di specialità.

pranzo-preghiera- hotel - stella-maris - medjugorjeL’atmosfera è calda, accogliente. Spesso qualcuno prende la chitarra e intona una canzone per rendere omaggio a Gesù, trasformando un momento conviviale in una vera e propria festa. «A Medjugorje senti proprio la presenza soprannaturale della Madonna che poi ti dà la forza di andare avanti nella tua quotidianità», spiega Poloni. La conversione di fede di quest’uomo semplice e spontaneo ha colpito anche la scrittrice clusonese Angela Grignani Scainelli che nel 2013 ha raccolto la testimonianza di Venanzio e l’ha trasformata in un libro dal titolo “A Medjugorje Dio ha Parlato al Mio Cuore” (Edizioni Paoline). In questo testo vivido e profondo trapela tutta la devozione di Poloni che ogni giorno, attraverso il suo lavoro e la sua fede, ama donare tempo e risorse al prossimo.


Paolo Riva, il creativo dei dolci

paolo-riva-prodotti-3Una décolleté rossa, l’intramontabile bauletto di Louis Vuitton custoditi in una teca trasparente. I capi che fanno impazzire le donne sono trasformati in dolci al cioccolato dalla creatività di Paolo Riva.

Sono passati tre anni dall’inaugurazione della pasticceria a Treviglio, raffinata per i colori provenzali ripresi nel marchio e familiare dagli inebrianti profumi che ti avvolgono. Oggi non è solo il locale preferito dai golosi ma, con i suoi dipendenti, passati da una decina a 24, si conferma un’azienda florida. Durante le feste continua la produzione, a ritmo serrato, dei panettoni: dal laboratorio artigianale ne escono tremila l’anno. Le varietà sono tredici: classico, cioccolato e noci, cioccolato e pere, cioccolato, marron glacé, albicocca, uvetta, frutti di bosco, veneziana, pandoro, vuoto, mandorlata e una prelibatezza, mela e scorze di limone candite che ricorda nell’aroma la torta della nonna.

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«A contare più di tutto è la materia prima – ci tiene a precisare Riva -. Da noi non si trova la pralineria industriale, ma prodotti con una durata più breve proprio perché contengono ingredienti freschissimi come la polpa di frutta, più gustosi e salutari perché senza oli raffinati, dunque con il 60-70 per cento di grassi in meno». A colpire la vista sono capolavori in formato mignon come i pasticcini, oltre a marmellate, gelato e 18 tipi di brioche, dalla sacher con marmellata di lamponi a quella al pistacchio.

paolo-riva-prodotti-1Anche se la passione di Paolo Riva è il cacao. Portano la sua firma i cioccolatini al caramello, rosmarino e nocciola, le “Paolline”, sfere di cioccolato bianco ripiene allo zabaione oppure le “Nocciole alla Paolo” tostate e caramellate con una spruzzata di cioccolato bianco e lampone essiccato, il pasticcino con marzapane, fondente e noce, le barrette di fondente fermentato con il frutto della passione o la banana.
Il biscotto più gettonato è il macaron, un amaretto morbido dentro, dalla crosta croccante. Per realizzarlo al meglio, l’imprenditore è volato in Francia per seguire un corso e oggi ne sforna di ogni gusto e colore. In bella mostra le torte: ci sono le bavaresi al cioccolato fondente, alle arachidi e cioccolato morbido, al frutto della passione, al lampone, la gelée di fragole ai frutti di bosco con due strati di savoiardo, la mousse ai tre cioccolati senza farina, “Alba” con le tipiche nocciole, la panna cotta al cioccolato biondo.

paolo-riva-prodotti-2«Il segreto consiste nell’essere caparbi, umili e nel saper rischiare, spesso le difficoltà sono la molla più grande – dice il maestro pasticcere -. Oggi c’è un’esigenza di apparire, meglio essere defilati, esprimendosi solo quando c’è un vero bisogno. E lavorare sodo: fino a pochi anni fa era da “sfigato” fare il pasticcere, oggi, complice la tv, c’è la fila di aspiranti». Nel locale si può anche pranzare con sfizi gastronomici, insalate, panini, focacce, oltre ad acquistare conserve, spalmabili e l’ottimo caffè della sua torrefazione. E assaggiare l’ultima nata, la torta “Neve”, dal nome della bambina di Riva e della compagna Elena: una base di biscotto morbido alle nocciole croccanti, con strati di mandorle, pere e cioccolato, cremoso al mascarpone e crema ganache montata al cioccolato biscotto.

Pasticceria Paolo Riva

viale De Gasperi, 14/E,
Treviglio
tel. 0363 305162
www.pasticceriapaoloriva.com


Ristoratori / «Un anno positivo grazie anche agli eventi»

La ristorazione saluta con rinnovata energia il nuovo anno, dopo un 2016 di grandi soddisfazioni: «Quest’anno è tornata la voglia di uscire, c’è tutto un altro spirito ad accompagnare la voglia di sedersi attorno ad un tavolo – commenta soddisfatta Petronilla Frosio, presidente del Gruppo Ristoratori dell’Ascom di Bergamo -. Sono tornate le cene aziendali, da anni tra le prime voci di spesa ad essere tagliate dai budget, e i grandi eventi organizzati sul territorio hanno portato turisti e visitatori».

Bergamo sta vincendo la sfida di destagionalizzare il turismo, anche se può fare ancora di più: «Floating Piers ha risollevato la stagione in provincia, mentre in città I Maestri del paesaggio, il Festival donizettiano e l’ormai tradizionale appuntamento con BergamoScienza continuano a portare turisti. Anche gli “abbracci” organizzati per le Mura e per le luminarie portano tanti curiosi e fanno parlare della nostra città. Gli eventi funzionano al meglio, ma spesso si sovrappongono tra loro, come accade a settembre con una concentrazione di appuntamenti: ci vorrebbe una cabina di regia a coordinare il tutto per distribuire le iniziative lungo tutto l’anno».

Sarà un Natale di festa, pronto a spazzare via il pessimismo da recessione che ha oscurato fino all’anno scorso l’atmosfera sotto l’albero, grazie anche ai turisti: «A Natale fino a qualche anno fa gli alberghi erano vuoti, ora le prenotazioni non mancano e l’effetto Orio ha finalmente ricadute positive anche in città. A Bergamo gli stranieri trascorrono almeno una notte, non sono solo di passaggio via Orio, e oltre a visitare la città fanno acquisti e pranzano e cenano nei ristoranti, generando un indotto positivo», evidenzia Frosio.

In molti ristoranti bergamaschi si sono già chiuse le prenotazioni e a tavola vince la tradizione: «Tanti locali sono già al completo da settimane, un ottimo risultato visto che negli ultimi anni le prenotazioni last-second hanno avuto la meglio. Il pranzo di Natale resta il momento clou per festeggiare, ma grazie agli stranieri crescono le presenze per la Vigilia. Nei menù trionfano tradizione e territorio, attraverso la celebrazione di piccole produzioni locali, a partire dai formaggi, vero orgoglio bergamasco».

La sensazione è che anche a Capodanno non si rinunci al classico Cenone: «Credo che il 2016 si chiuderà positivamente, per iniziare col piede giusto il nuovo anno, che si preannuncia interessante grazie a East Lombardy, un evento dalle grandi aspettative per la categoria».


Benzinai, i turni festivi e le ferie 2017

La Regione Lombardia ha stabilito per il 2017 i turni per il servizio festivo e delle ferie degli impianti di distribuzione carburanti.

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Si ricorda che la Deliberazione di Giunta Regionale n. X / 4071, approvata il 25 settembre 2015 (BURL n. 40 del 30/09/15), ha introdotto dal 25 settembre 2015 le seguenti novità.

Obbligo di chiusura: non è più previsto l’obbligo di chiusura nel primo giorno feriale successivo al servizio effettuato la domenica o nei festivi.

Pre-pagamento: per gli impianti dotati di apparecchiature attive di pre-pagamento, l’effettuazione dei turni di servizio nelle domeniche e nei festivi può essere assolta senza la presenza del gestore o di personale preposto (ad eccezione degli impianti distributori di gas petrolio liquefatto e/o di metano per i quali deve essere garantita la presenza di personale).

Accordi territoriali: i Comuni hanno facoltà di promuovere intese, anche intercomunali, con le Organizzazioni sindacali dei gestori, per concordare turni di servizio in deroga a quelli disposti con la DGR 4071, purché garantiscano un’offerta adeguata e livelli di servizio adatti all’utenza del territorio.

Servizio notturno: il servizio svolto dalle ore 22 fino alle ore 7, non necessita di autorizzazione. Il gestore dell’impianto di distribuzione carburanti che intenda svolgere il servizio notturno deve darne comunicazione al Comune competente.


Renzi s’è fatto male da solo. Ora lasci il campo libero

renzi“Cosa resterà di questi anni 80” cantava Raf. Noi, più prosaicamente, vogliamo provare a chiederci cosa rimane dell’esperienza di governo di Matteo Renzi. Tre anni, “mille giorni esaltanti” secondo il sobrio giudizio del diretto interessato, un periodo certo non breve che era iniziato all’insegna dell’ottimismo e dell’innovazione e che si è concluso, il 4 dicembre scorso, con una delle più pesanti sconfitte (60 a 40, ricordiamolo) che un leader politico abbia mai incassato.

Bene, cosa resterà di questo triennio? Di concreto, poco o nulla. Proviamo a fare l’elenco. La riforma costituzionale, la madre di tutte le battaglie, quella che era la ragione stessa dell’esistenza dell’esecutivo perché così aveva voluto il presidente-burattinaio Napolitano, è stata spazzata via con il risultato che sappiamo a fronte di una partecipazione degli elettori che fa giustizia di tante chiacchiere sull’apatia e il disinteresse rispetto alla politica e alle scelte decisive per le sorti del Paese.
La legge elettorale Italicum, quella che Renzi decantava come la migliore del mondo (“ce la invidiano e verranno a copiarcela” sentenziava quando ancora non aveva capito di cavalcare un ronzino di cartapesta), è ancora formalmente in vigore per qualche settimana. Il 24 gennaio toccherà alla Corte costituzionale farci sapere cosa ne pensa (e si ritiene che non ne verrà fuori un verdetto da applausi), ma a prescindere da cosa uscirà dalla Consulta è già chiaro oggi che quella legge elettorale che il tapino aveva pensato di ritagliarsi su se stesso (salvo poi rendersi conto che l’identikit più conforme era quello di Beppe Grillo) rimarrà scritta sulla carta. E finirà appallottolata in un bel cestino. Tanta fatica sprecata, tanto tempo perso inutilmente, tanti bracci di ferro (fu perfino posta la questione di fiducia) che si potevano risparmiare. Come per la riforma firmata anche da Maria Elena Boschi, madonnina infilzata che nemmeno ha avuto la dignità di ritornarsene da dove era venuta (a 20 giorni dalla sconfitta referendaria non ha ancora detto una parola sulla débacle…).

Ma non è mica finita. Lo stesso destino del cosiddetto Jobs act, altra bandiera sventolata con turgido vigore dal ragazzotto di Rignano sull’Arno, è quantomai precario. Lo attende il referendum per cui la Cgil ha raccolto oltre 3 milioni di firme. Il destino sembra segnato. E non a caso si punta ad accelerare lo scioglimento delle Camere per rinviare la chiamata alle urne dei cittadini, consapevoli come si è che anche in questo caso il voto farà carta straccia di un provvedimento che ha solo fatto scialacquare miliardi a gogò senza davvero incidere significativamente sulle dinamiche del mondo del lavoro (che ha certo bisogno di riforme, ma non di manovrine da magliari toscani). Bene che vada, del progetto iniziale renziano resterà poco o nulla.

E poi, che dire della riforma delle banche popolari, quella trasformazione coatta da cooperative in società per azioni che qui a Bergamo abbiamo vissuto da battistrada? Anche quella ha subito uno stop dal Consiglio di Stato che ha deciso di rinviare la legge alla Consulta ravvisando diversi profili di incostituzionalità.
Se questa è la realtà, non occorre essere viziati da pregiudizio o animati da spiriti di rivalsa per osservare che l’esperienza del governo Renzi è destinata a passare alla storia come largamente deficitaria. Un vorrei ma non posso, un fuoco di paglia inconcludente, una rappresentazione plastica di come la corsa sfrenata faccia perdere completamente il senso della realtà. E soprattutto, le reali esigenze del Paese. Vale la pena sottolinearlo nei giorni in cui c’è chi si ostina a scrivere che “non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca”, quasi che il premier toscano abbia lasciato un’eredità da cui non si può prescindere. Certo, in questi tre anni ci sono stati anche provvedimenti importanti, come il riconoscimento delle unioni civili (merito più del Parlamento che del governo). Ma quando le fondamenta su cui si è retto un governo sono rovinosamente franate sarebbe buona cosa prenderne atto e riflettere. Se alla fine di quegli anni non resta che un cumulo di macerie, con lo sgradevole contorno di un frasario da bassa osteria (Giachetti docet), beh forse urge un radicale ricambio di uomini, di idee, di programmi. Renzi le sue chances le ha avute. Si è fatto male da solo. Ora, per cortesia e senza alcun rimpanto, avanti un altro.

 

 


La Brexit non spaventa, decolla la nuova scuola italiana

scuola-italiana-a-londraLa Brexit non spaventa gli italiani a Londra, che non sembrano avere alcuna intenzione di andarsene e anzi, investono nell’educazione dei propri figli. Un segnale positivo si è visto proprio qualche giorno fa, con l’inaugurazione del nuovo ampliamento della Scuola Italiana a Londra, la prima e unica del Regno Unito. In un contesto internazionale come quello della capitale britannica, le offerte formative non mancano. Spiccano scuole internazionali ambite e di prestigio, come quella francese e tedesca, che sono anche un indice significativo non solo del numero di stranieri, ma anche del desiderio di comunità e che si crea tra chi vive all’estero. A queste realtà ben radicate si aggiunge la scuola italiana. Fondata nel 2010 da un ristretto gruppo di volontari privati, ha incontrato le esigenze dei connazionali ed è passata, in pochi anni, ad ospitare fino a cento iscritti, divisi tra scuola d’infanzia e primaria, con il programma di aprire una scuola media nei prossimi anni, cosi da farli proseguire nello studio.

L’istituto ha ottenuto la parificazione da parte dei ministeri della Pubblica Istruzione italiano e inglese. Alla base del progetto formativo, l’opportunità per gli studenti di potersi inserire in un sistema scolastico bilingue ed avere una formazione ampia e completa che coniuga le basi culturali italiane ed anglosassoni, cercando di unire il meglio dei due mondi.  Il successo di questo progetto è arrivato grazie agli sforzi di un gruppo di italiani, che, guidati da Francesca Nelson-Smith, hanno raccolto i fondi necessari bussando alla porta di donatori privati. Francesca Nelson-Smith, che è la fondatrice di questo progetto e vi ha dedicato tempo e risorse negli ultimi 10 anni dice: “Non è stato facile e ci abbiamo messo degli anni ma abbiamo trovato sostegno e aiuto da parte di molti e siamo grati all’Ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano, che ha inaugurato la nuova sede la scorsa settimana e ai nostri donatori che con noi condividono la passione per la cultura e la formazione italiane. Oggi siamo molto soddisfatti dell’obiettivo raggiunto”.

Il progetto di ristrutturazione e ampliamento della scuola è stato concepito e realizzato dallo studio di architettura JT Lab, con sede a Londra e a Padova, che si è occupato di connettere  in modo armonioso i civici 154 e 156 di Holland Park Avenue e creare nuovi spazi per ospitare i nuovi studenti. Il progetto, consegnato in tempi record, ha mantenuto le caratteristiche dell’edificio storico e ha creato uno spazio dinamico e a misura di bambino. Tiziano Massarutto, architetto e director di JT Lab, lavora e vive a Londra. “Sono da poco diventato padre e ho pensato a mia figlia, a come interagirebbe con questo spazio, al suo benessere e all’armonia che l’edifico scolastico vorrei che trasmettesse. Nonostante la complessità del progetto, non ho mai perso di vista l’utente finale, ovvero i bambini, che verranno qui per imparare, giocare quotidianamente e, speriamo, essere felici tra queste aule e questi banchi. Ho messo loro in primo piano nel progetto e nell’esecuzione, lasciandomi guidare dai loro movimenti e dall’uso che avrebbero fatto di questo spazio. Questo è il risultato”.

 


Confcommercio Lombardia, Malvestiti: “Un anno denso di attività e traguardi per il terziario”

Lo scorso 13 dicembre, alla presenza del presidente Carlo Sangalli, si sono tenuti  il Collegio dei presidenti e il Consiglio generale di Confcommercio Lombardia, l’organizzazione di rappresentanza delle Associazioni delle imprese lombarde (tra cui l’Ascom di Bergamo) del terziario. Un incontro di fine d’anno per fare il punto sulle attività svolte dall’organizzazione nel 2016 e per approvare il conto preventivo 2017. In prima fila anche il presidente di Confcommercio Bergamo, Paolo Malvestiti, che tra l’altro ricopre la carica di vicepresidente dell’Organizzazione regionale.

Il bilancio

Cinque leggi regionali, altrettante intese siglate, 27 reti d’impresa accompagnate, 105 milioni di euro in bandi regionali, 350 start up incontrate. Sono questi alcuni dei numeri più significativi che riguardano l’attività svolta da Confcommercio Lombardia nell’arco del 2016. «E’ stato un anno intenso, che ci ha visti impegnati su più fronti – afferma Paolo Malvestiti, vicepresidente di Confcommercio Lombardia nonché di Ascom Bergamo, associazione che fa parte della Confederazione lombarda  -. Abbiamo lavorato bene, accogliendo le richieste dei nostri imprenditori e mantenendo la stretta collaborazione con Regione Lombardia ci ha premesso di essere di aiuto nella definizione di alcune normative importanti per i nostri settori, che limitano l’abusivismo e la concorrenza sleale. Ma abbiamo anche accompagnato molte imprese nell’adempiere alle normative in vigore e nel renderle più forti e salde nel mercato attuale».

Start-Up

Il lavoro dell’Unione Regionale si è mosso su più direttrici. Sul piano delle start up sono state presentate con successo alcuni volumi della Collana Le Bussole, ideata da Confcommercio Imprese per L’Italia: “Dall’idea all’impresa”, “Le prenotazioni on-line al ristorante”, “Il negozio arredamento”. «Strumenti utili per avviare una nuova attività o consolidare quella esistente – spiega Malvestiti -. Per avere successo è sempre più necessario conoscere le innovazioni del settore e le preferenze dei consumatori, anche guardando a cosa succede all’estero, ed è necessario adattarsi al mutamento del mercato prendendo decisioni strategiche che modificano l’offerta e il modello di business trasformando l’impresa, a volte anche profondamente. Le Bussole sono nate con questo scopo ed indicano agli imprenditori una strada certa da seguire».

Reti d’impresa

Anche le reti d’impresa hanno catturato l’interesse dell’associazione regionale. La Lombardia è la prima regione per numero di imprese in rete, doppia quasi l’Emilia Romagna. Dopo l’agricoltura (+35%) è il settore dei servizi (+24%) ad aver registrato la crescita più intensa dei contratti di rete. Confcommercio Lombardia ha seguito e accompagnato, nel corso dell’anno, 27 reti d’impresa. «Su questo tema anche la nostra Ascom ha ricevuto un riconoscimento da parte di Confcommercio Lombardia. Si tratta del progetto “GoinBergamo”, la rete di impresa che riunisce, tramite l’ecosistema digitale E015, i distretti dell’attrattività, le loro attività commerciali, i punti di interesse e le manifestazioni promosse. Abbiamo lavorato in sinergia con altre realtà e siamo contenti del risultato ottenuto».

Le leggi

In tema di normative, la direttiva Bolkestein ha tenuto impegnati per mesi gli uffici delle associazioni territoriali, che hanno avviato le procedure di rinnovo delle concessioni per ambulanti, edicole e chioschi. «Nella nostra provincia oltre 320 ambulanti hanno chiesto il nostro aiuto e sono stati accompagnati per ottenere le nuove concessioni». Sempre su questo tema, sono quattro le leggi approvate dalla Regione che interessano il settore del terziario e che hanno visto una partecipazione attiva dell’Unione regionale: la legge sulla regolamentazione delle sagre; quella sulle vendite benefiche, con nuove regole per evitare sovrapposizioni tra onlus e commercianti; la normativa sull’extralberghiero, che prevede norme per le locazioni brevi con obblighi di comunicazione al comune, sicurezza e assicurazione Rc. Anche sul tema del credito l’attività è stata intensa e i risultati non sono mancati: una controgaranzia di 28,5 milioni di euro per l’operatività dei confidi grazie a risorse Ue e il passaggio di Asconfidi Lombardia a intermediatore finanziario, autorizzato da Bankitalia.

I bandi

La stretta collaborazione con Regione Lombardia e Unioncamere ha permesso di attivare nuovi bandi e di recuperare risorse sia per il commercio (10,7 milioni di euro per franchising, edicole e librerie, negozi strumentali e musicali, recupero di spazi sfitti nei distretti, innovazione e rilancio delle attività di montagna); che per il turismo (164 milioni per turismo religioso, cicloturismo, siti Unesco e agenzie di viaggio e guide),  per l’internazionalizzazione (9 milioni) e per le start up (30 milioni di euro). Un bando apposito anche per la sicurezza: 2 milioni di euro per il commercio e la ristorazione.

La formazione

Per la formazione risultati ottenuti sono stati: 10 milioni di euro per progetti formativi di eccellenza (Lombardia Plus), 20 milioni di euro per addetti imprenditori (formazione continua FSE), 4 piani formativi finanziati con For.te. Sul piano del lavoro è stato siglato l’accordo regionale con CGIL, Cisl e Uil sulla detassazione dei premi aziendali. «Un accordo che abbiamo siglato anche a livello provinciale. La detassazione dei premi di produttività, convertibile anche in servizi di welfare completamente detassati, è un importante passo in avanti della fiscalità a beneficio di imprese e lavoratori – dichiara Malvestiti -. Questo accordo dimostra ancora una volta l’utilità dei corpi intermedi, come le organizzazioni sindacali più rappresentative sul territorio,che sono un ottimo collante tra Stato e imprese».

«Il 2016 è stato un anno impegnativo sotto molti punti di vista – conclude Malvestiti -. I nostri imprenditori hanno affrontato tante difficoltà, i consumi stentano a crescere, il lavoro si fa precario, il Governo non ha una tenuta stabile, ma ciò nonostante continuiamo ad incontrare imprenditori  ottimismi e che hanno voglia di innovare, di imparare, di guardare aventi e di crescere».

 


Ancora in cerca dei regali? I consigli dell’Ascom per non sbagliare

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Mancano pochi giorni al Natale e la ricerca dei regali da mettere sotto l’albero è nelle fasi calde. Che sia un regalo per la moglie, la mamma, il marito, il figlio o il papà, trovare il regalo perfetto, che ognuno vorrebbe ricevere, non è facile. Con l’aiuto dei presidenti di categoria Ascom abbiamo messo insieme alcune delle idee regalo più “giuste” per questo Natale 2016.

Il regalo più desiderato per la donna rimane un gioiello. «Il diamante è anche un investimento ed è perfetto per chi desidera fare un dono molto importante e da ricordare – dice Alessandro Riva presidente del gruppo Gioiellieri e Orefici – ma in generale non si sbaglia se si scelgono anelli, collane, orecchini e bracciali d’oro purché di qualità, senza farsi lusingare dalle firme».

In tema di elettronica, da anni in cima ai desideri di tutti, dai bambini agli over 60, «lo smartphone rimane l’oggetto dei desideri per adulti e ragazzi – dice Armando Zucchinali presidente del gruppo Rivenditori di elettrodomestici e materiale elettrico –. Ma quest’anno risulteranno molto graditi anche frullatori, centrifughe ed estrattori per la donna, e il rasoio, un evergreen in tema di regali maschili».

Anche per questo Natale l’abbigliamento e la pelletteria saranno regali apprezzati. «Per la donna capi d’abbigliamento in nero, anfibi e pantaloni a palazzo, per l’uomo giubbotti in montone o in lana e scarpe con doppia fibbia» consiglia Diego Pedrali, presidente Gruppo Abbigliamento e Calzature.

Chi desidera buttarsi sul food per il regalo al marito, papà, fratello o cognato «farà una scelta originale e senz’altro apprezzata con la scelta di birre artigianali, un rosso importante oppure bollicine italiane, ormai preferite alle francesi» assicura Giampietro Rota (gruppo Grossisti di vino e bevande).

Con una spesa contenuta infine (intorno ai 15-20 euro) ci si può orientare su doni floreali: «Niente stelle di Natale però – avverte Adriano Vacchelli (gruppo Fioristi)  – ma centri tavola e bulbi con decorazioni natalizie».

Oppure sul classicissimo libro. Per non sbagliare titolo, Roberto Cecchinelli (Librai) consiglia: «”L’Angelo” di Sandrone Dazieri Mondadori editore, una lettura mozzafiato che accontenta tutti i gusti; “Vite minuscole”‘ di Pierre Michon edito da Adelphi, una serie di strepitose brevissime biografie di sconosciuti, un capolavoro di scrittura per chi ama leggere per il piacere della lettura e “Il libro dei Baltimore” di Joël Dicker, autore del grande successo “La verità sul caso Harry Quebert”, edito da La nave di Teseo». E per i bambini «”La luna è dei lupi” dello scrittore bergamasco Giuseppe Festa, Salani editore, l’emozionante viaggio di un branco di lupi alla ricerca della libertà; e il nuovo “Diario di una schiappa. Non ce la posso fare” di Jeff Kinney entrambi dai 10 anni».

Per un “regalo di famiglia”, infine – consiglia Lorenzo Cereda (gruppo mobilieri) « il Natale può essere l’occasione per cambiare il divano o il materasso».


Trippa in barattolo, il take away nostrano della trattoria Moro

Niente scatole di cartone, ma comodi vasetti di vetro da tenere in frigo. Sono gli originali contenitori scelti dalla trattoria Moro da Gigi di Albino per il proprio take away dal sapore nostrano.

Qui infatti piatti prelibati come gnocchi, sottaceti, casoncelli e biscotti non si gustano solo al tavolo ma si possono anche portare a casa. E da qualche tempo il titolare Gianluigi Moro ha pensato di travasare in barattolo persino la trippa per realizzarne una versione da asporto: «Da ottobre a maggio la trippa viene spesso inserita nel menù del giorno – spiega Moro –. La cottura e la preparazione sono lunghe e non sempre il piatto è di largo consumo. E così un paio di anni fa ho pensato di pastorizzarla e di travasarla in barattoli di vetro da portarsi a casa. Ogni vasetto contiene 7,5 etti di zuppa. Con soli 6 euro si ha una trippa in brodo per due persone. Tra gli ingredienti ci sono anche fagioli e carote che possono fermentare, quindi per conservare la trippa al meglio ho pensato di pastorizzarla. In questo modo può essere conservata in frigo per tre mesi. Tanti clienti la acquistano per avere la cena pronta, altri la regalano ai genitori anziani che magari non hanno occasione di venire al ristorante ma che hanno voglia di ritrovare i sapori antichi della loro giovinezza».

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