Edilizia, entra in vigore il modello unico per la Dia

costruzioni - edilizia“Il 2016 si aprirà con una buona novità ‘taglia burocrazia’ nel settore dell’edilizia. Entrerà infatti in vigore un modello unico e uguale per tutti i Comuni lombardi, utile per la presentazione della Denuncia di inizio attività alternativa al permesso di costruire (Dia), che sostituisce oltre 1500 soluzioni diverse utilizzate finora da ciascuna Amministrazione comunale”. Lo ha annunciato l’assessore regionale al Territorio e Urbanistica Viviana Beccalossi, illustrando il provvedimento che dà vita al modulo Dia unificato nazionale, mettendo in pratica l’accordo sottoscritto lo scorso luglio dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni.

I Comuni lombardi che, attraverso l’Anci, hanno condiviso il provvedimento, avranno 90 giorni di tempo per adeguare la propria modulistica.
“Il nuovo modello – prosegue Viviana Beccalossi – rappresenta una buona pratica di semplificazione per i cittadini e i tecnici, che, fino a oggi, per presentare lo stesso tipo di documentazione, si trovavano di fronte a regolamenti, modulistica e, soprattutto, costi diversi a seconda del Comune di appartenenza. L’obiettivo è quello di rendere loro la vita più facile, migliorando il servizio e impedendo che la presentazione di una pratica per avviare lavori edilizi diventi un percorso a ostacoli”. “Per raggiungere l’obiettivo – conclude Viviana Beccalossi – è stato fondamentale condividere il problema con i Comuni, che, attraverso un Tavolo di confronto sulla modulistica edilizia, al quale hanno partecipato, oltre ad Anci, anche gli Ordini professionali e le principali Associazioni di categoria, hanno potuto esprimere idee e suggerimenti. Il Tavolo di lavoro proseguirà la sua attività per semplificare con una modulistica unica anche il Permesso di costruire e la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia)”.


Parolini: “I segnali di ripresa fanno ben sperare il settore del commercio”

“I primi segnali di ripresa e il pur timido incremento delle vendite registrato nel settore del commercio in questi ultimi mesi fanno sperare in un buon inizio dei saldi invernali. Già nel periodo natalizio si è visto un cambio di tendenza positivo, rispetto all’anno scorso, che sta gradualmente ridando fiducia a esercenti e consumatori e che credo si possa consolidare con un proficuo epilogo nei saldi di stagione”. E’ quanto commenta Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, alla vigilia dei saldi invernali, che prenderanno il via martedì 5 gennaio.

L’assessore, in qualità anche di presidente della Commissione regionale per la Tutela dei consumatori, ha inoltre rimarcato che “i saldi devono essere una sana opportunità per il rilancio della domanda, in un positivo rapporto tra esercente e acquirente, che deve essere improntato al rispetto del quadro normativo attualmente in vigore”. Parolini ha infine ricordato le regole che disciplinano la materia: “I commercianti hanno l’obbligo di esporre, accanto al prodotto, il prezzo iniziale e la percentuale dello sconto o del ribasso applicato (è invece facoltativa l’indicazione del prezzo di vendita conseguente allo sconto o ribasso); i prodotti in saldo devono essere separati da quelli eventualmente posti in vendita a prezzo normale e, se ciò non è possibile, cartelli o altri mezzi devono fornire al consumatore informazioni inequivocabili e non ingannevoli; se il prodotto risulta difettoso, il consumatore può richiederne la sostituzione o il rimborso del prezzo pagato dietro presentazione dello scontrino, che occorre quindi conservare”.


“Nello”, da quarant’anni un punto di riferimento per la didattica scolastica

Giorgio NelloQuando si sono iscritti in Camera di Commercio tanti anni fa, i titolari, Giorgio Nello e la moglie Nicoletta Turani, hanno dovuto chiedere in quale categoria registrarlo. In effetti Nello, in via Ponchielli a Bergamo, una traversa di Borgo Palazzo, non è un negozio, ma un centro didattico dove si possono trovare libri e materiale per lo sviluppo dei bambini, ma soprattutto una consulenza specializzata e competente. Per chi lavora con i bambini e per i genitori di bimbi con disabilità e problemi di apprendimento della provincia, in particolare, Nello è un’istituzione. Da più di quarant’anni è il riferimento per scuole, enti, insegnanti, pedagogisti, specialisti dell’educazione e genitori, con oltre 40mila referenze di marchi prestigiosi, esposti in negozio o a catalogo, selezionati per accompagnare i bambini lungo il loro percorso educativo-scolastico: giochi educativi e didattici, libri illustrati per bambini, cancelleria didattica, libri operativi e manuali per educatori della scuola d’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado; ma anche arredi scolastici per interno e per esterno per parchi e scuole. L’ho scoperto quasi per caso, qualche giorno fa. Me ne aveva parlato un’amica e così ci sono andata. Mi ha accolto Nicoletta, nessuna fretta di vendere, solo il desiderio di aiutarmi a trovare il gioco giusto perché dice “se poi è troppo difficile e non riescono, non si divertono”.  Ne è nata una chiacchierata molto bella. Nello, che ho trovato al banco, elegantissimo, mi ha raccontato la lunga storia della loro attività e l’amore per un mestiere che sono rimasti in pochi a fare. “Un tempo eravamo una quarantina di centri didattici, riuniti in una cooperativa. Ora siamo solo 21 in tutta Italia e ognuno lavora per conto suo. Noi siamo rimasti gli unici in Lombardia ad avere l’esposizione”.Nello

“Altri hanno deciso di avere solo il magazzino  ma per noi l’esposizione è importante – ha spiegato Nicoletta -. I giochi vanno fatti vedere e spiegati. Per questo motivo abbiamo scelto di non fare vendita on line. Come lo spiego io un libro on line? Ci teniamo a che i clienti non comprino a scatola chiusa. Non siamo medici, ma un po’ di esperienza ce l’abbiamo ed è bello metterla al servizio di chi si rivolge a noi”. Dagli anni ’70, Giorgio e Nicoletta cercano di dare il loro contributo per la crescita dei bambini da 0 a 12 anni, con materiali e giochi che ne sviluppano capacità, abilità, immaginazione, e competenze. I produttori sono superselezionati e sono i migliori sul mercato, e giochi e materiali sono tutti sicuri, certificati e conformi alle normative. Una cosa non scontata, nemmeno quando si tratta di prodotti per bambini, purtroppo. Nello è anche un centro formativo per gli insegnanti. ” Un tempo organizzavamo incontri con un professore di Norimberga che veniva e lavorava con i bambini per fare conoscere i materiali che qui non c’erano e per far vedere agli insegnanti come si usavano – ha ricordato Nicoletta -. Ora ci occupiamo di formazione in quanto agenti di Erickson, Fabbri e Oxford che sono autorizzati dal Miur per l’aggiornamento dei docenti, però è un aspetto che organizziamo con le case editrici. L’editoria scolastica ha avuto la capacità di ampliarsi e aggiungere alla stampa del libro tutti gli altri strumenti di didattica”.
Giorgio e Nicoletta, sono affiancati oggi dai figli, Enrica che si occupa della contabilità e della promozione su Bergamo, e Diego a cui è affidata la parte digitale delle case editrici. Ma è a tutt’oggi Giorgio, 78 anni compiuti, a girare nelle scuole della Valcavallina con il catalogo del centro per far conoscere i suoi giochi, i suoi libri e tutti gli altri suoi prodotti. “Nel futuro – ha confidato Nicoletta – speriamo di continuare, anche se vendere è diventato sempre più difficile perché gli strumenti specifici stanno perdendo mercato”. Terminata la chiacchierata, pago i miei acquisti ed esco, soddisfatta: finalmente quest’anno per Natale la mia bambina avrà dei giochi bellissimi, pensati per lei, con cui giocare. E mi propongo di fare il passaparola.


Patelli: «Troppi negozi sfitti? È anche perché sono vecchi e non a norma»

Tasse elevatissime e un parco di negozi, uffici e capannoni chiusi che non trovano compratori. Il quadro del mercato degli immobili commerciali e industriali bergamasco non è incoraggiante. «Per vedere davvero una ripresa – dice Luciano Patelli, presidente Fimaa Bergamo – ci vorranno ancora otto-dieci anni».  

Almeno, il mercato del residenziale è in leggera ripresa e i prezzi si stanno stabilizzando.

«Le compravendite sono per lo più legate all’acquisto della prima casa, anche grazie al calo del valore di case e appartamenti. E questo aiuta molto anche le banche a erogare mutui più proporzionati sulla capacità di spesa del cliente, tra reddito e costo dell’immobile».

Da cosa dipende la crisi del mercato non residenziale?

«Fatta eccezione per alcuni uffici di prestigio nel cuore di Bergamo, richiesti dai professionisti, immobili industriali e uffici sono ormai obsoleti e non rispondono più alle esigenze di chi vuole comprare, a meno di investire somme ingenti per riqualificarli. Inoltre spesso non sono supportati da parcheggi o da servizi pubblici. Così oggi chi compra un ufficio o un capannone lo cerca fuori, nei centri direzionali che sono nuovi e hanno tutti i servizi. Lo stesso vale per i negozi. A Bergamo ci sono più di cento negozi sfitti. Non hanno più le caratteristiche sanitarie e urbanistiche necessarie. I proprietari dovrebbero investire per metterli a norma – ma i più non lo vogliono fare – oppure ridimensionare i prezzi di locazione o di vendita così che possano sistemarli gli acquirenti, ma anche qui stentano. Il risultato è che, anche se sono in una bella posizione, rimangono vuoti».

Come sarà il 2016?

«Non vedo una ripresa a breve termine. Le tassazioni sul sistema immobiliare, a partire da quelle statali fino a quelle comunali, sono troppo pesanti, grossi investitori non ce ne sono e anche il piccolo investitore è scomparso. La piccola parte di mercato che rimane la può fare chi cerca un capannone per la nuova sede o, nel commercio, chi spera di fare un cambiamento nella propria vita lavorativa, ma si tratta spesso di persone che non hanno le competenze professionali, quindi le locazioni sono brevi e questo porta a una perdita di qualità».

Cosa si può sperare?

«Che ci sia più chiarezza sul valore degli immobili e che almeno si arrivi a un mercato stabile. C’è ancora qualcuno che propone prezzi alti e non riesce ad adeguarsi ai nuovi valori e così blocca il mercato. Devono capire che sono fuori mercato, il calo dei valori non è un ribasso di mercato, ma un riposizionamento del valore reale. Non si tornerà più ai prezzi di prima della crisi».

In tema di negozi e locali, si stanno affermando degli accordi che prevedono i primi cinque-sei mesi di affitto gratuiti. Il mercato può trarne beneficio?

«Sono tentativi di aprire nuove attività che non possono portare nessun risultato, testimoniano solo la disperazione che c’è in giro. Alcuni negozi messi in zone degradate non hanno più motivo di esistere. Con la tassazione e gli obblighi che ci sono, solo se si ha un progetto che ha concrete possibilità di arrivare a fatturati importanti si può sopravvivere, in caso contrario, si viene uccisi subito dagli oneri, anche burocratici».

Quali tipi di negozi chiede il mercato?

«Da un po’ di tempo, si stanno affermando i parchi commerciali, medie strutture da 400-500 metri in su. Si tratta di negozi a cielo aperto con strade carrabili, parcheggi e punti ristoro di grandi gruppi. Normalmente si sviluppano intorno ai centri commerciali o in zone strategiche con tanto passaggio. Sono tutte attività che portano danno al classico negozio di vicinato».

Le aziende invece che esigenze hanno?

«Un nuovo fronte molto importante che si sta aprendo è quello del capannone in acciaio. Hanno costi più bassi e quando devono essere demoliti si può recuperare l’acciaio».

Come va il mercato delle seconde case?

«Oggi, con il peso delle tasse, la gente non se le può permettere, anzi molti le mettono in vendita. Alcuni le stanno prendendo in affitto per trarne reddito come case vacanze e b&b. È un fenomeno ormai affermato che deve essere ancora regolamentato in modo intelligente. Noi non siamo favorevoli, non è liberismo, ma anarchia».

Come vede il futuro dell’agente immobiliare?

«La nostra professione deve evolversi per dare una consulenza a 360 gradi, così da garantire che la compravendita si definisca davanti al notaio senza problemi o contrattempi e che il cliente sia pienamente soddisfatto. Se non lo facciamo, siamo finiti».

Su quali progetti siete impegnati in questo momento come categoria?

«Ultimamente, le banche si sono buttate sul nostro servizio ma non hanno la nostra conoscenza del mercato e la nostra professionalità. Per questo abbiamo iniziato un percorso di collaborazione con Ubi Banca e siamo aperti anche ad altre banche del territorio che non fanno servizi immobiliari».

 


Arriva il bollino Ue che tutela i veri formaggi Dop e Igp

formaggioBuone notizie in arrivo per gli amanti del formaggio e per i produttori delle tante specialità casearie made in Italy a denominazione. Dal 4 gennaio scartare i prodotti tarocchi’ e riconoscere gli autentici formaggi italiani tutelati dalla Dop, denominazione di origine protetta, e dall’Igp (Indicazioni geografica protetta) sarà più semplice perché a guidare gli acquisti sarà un bollino comunitario in etichetta. Per l’Italia significa un ulteriore logo anticontraffazione a garanzia delle 52 eccellenze casearie. I loghi Ue affiancheranno quelli dei Consorzi di tutela già presenti nei prodotti a denominazione. Per Assolatte si tratta di una ”garanzia in più per i consumatori che aiuta a fare una spesa informata”. In parallelo all’arrivo dei nuovi loghi comunitari, è anche partita la campagna istituzionale avviata dal ministero delle Politiche Agricole per aumentare la conoscenza dei prodotti Dop e Igp attraverso spot televisivi e radiofonici e iniziative nei punti vendita della Gdo, grande distribuzione organizzata. Intanto, è tempo di bilanci per i formaggi Dop e Igp italiani, che, dalle analisi di Assolatte, archiviano un 2015 doppiamente anomalo. In primo luogo, si registra un calo delle quotazioni all’ingrosso che, per la maggior parte dei formaggi, sono rimaste inferiori a quelli degli anni precedenti, anche per effetto della stagnazione dei consumi interni. Il secondo aspetto peculiare del 2015 sono state le forti variazioni mensili nella produzione delle singole Dop e Igp. Mostrando grande dinamismo, le aziende produttrici sono intervenute “in tempo reale” per aumentare o diminuire i volumi in funzione della richiesta di mercato. Queste fluttuazioni mensili si sono collocate all’interno di un bilancio complessivo che si è chiuso con una produzione sostanzialmente stabile, con l’eccezione di alcuni formaggi (come Pecorino Romano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Piave Dop) che si affacciano al 2016 con volumi record.


Bergamo, oggi e domani niente targhe alterne

Il Comune di Bergamo fa un passo indietro sulla circolazione a targhe alterne prevista per lunedì 4 e martedì 5 gennaio per contrastare l’alto livello di inquinanti registrato nell’ultimo periodo. Merito delle precipitazioni, compresa una spruzzata di neve, arrivate nella giornata del 2 gennaio e delle previsioni meteorologiche dell’aeronautica militare per le ore successive che hanno indotto la Giunta di revocare il provvedimento.

La decisione di limitare il traffico era stata adottata dopo Natale in seguito a diversi giorni in cui il livello delle pm10 aveva superato il limite di 50 microgrammi al metro cubo e all’assenza di precipitazioni, utili a far depositare a terra le polveri sottili, ed è stata applicata il 29 e 30 dicembre. Con risultati positivi dal punto di vista ambientale (il livello di polveri sottili nell’aria di Bergamo è sceso in entrambe le giornate, dal valore di 96 del 28 dicembre, ai 56 del 29 dicembre, ai 39 del 30 dicembre (prima volta sotto la soglia d’allarme in quasi un mese), ma forti malumori da parte del commercio cittadino che si è visto penalizzato nei flussi per via del provvedimento.

Una situazione che aveva portato l’Ascom a chiedere all’Amministrazione di revocare le targhe alterne per il 4 e 5 gennaio, momento cruciale per le attività commerciali alle prese con l’avvio dei saldi, fissato appunto il 5 gennaio. Pur condividendo la necessità di affrontare il problema dell’inquinamento l’Associazione rilevava la natura estemporanea dell’intervento e il danno collaterale arrecato ai negozi.

Ci ha pensato il meteo a dare una risposta.


Papa Giovanni XXIII, dal primo gennaio l’ospedale è Asst. Ecco le nuove competenze

A seguito dell’entrata in vigore della legge regionale n. 23/2015, a partire dal 1° gennaio 2016 l’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII si chiama Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Papa Giovanni XXIII e includerà anche l’Ospedale di San Giovanni Bianco, prima sotto l’egida dell’Ospedale di Treviglio, il Distretto di Bergamo, il Distretto Valle Brembana e Valle Imagna (ambiti di Villa D’Almè e di Zogno), il Sert di Bergamo (via Borgo Palazzo, 130), il Centro per il bambino e la famiglia (via San Martino della Pigrizia, 52 a Bergamo) e i consultori familiari di Bergamo (via Borgo Palazzo), Villa D’Almè (via F.lli Calvi) e Sant’Omobono Terme (via G. Vanoncini n. 20), i cui servizi socio-sanitari prima della riforma erano direttamente erogati dall’Asl di Bergamo.

Il nuovo indirizzo web è www.asst-pg23.it.


Saldi al via, ogni famiglia spenderà 350 euro

Mentre in Basilicata, Campania, Sicilia e Valle d’Aosta la corsa ai saldi è scattata oggi, in tutte le altre regioni il via ufficiale alle vendite di fine stagione sarà martedì 5 gennaio. L’attesa è alta, per i commercianti fiduciosi nella possibilità di confermare i dati positivi registrati durante le vendite natalizie (a Bergamo pari al +6%, superiore rispetto alle aspettative), ma anche per i consumatori, che potranno portarsi a casa il capo che mancava ad un prezzo vantaggioso.

Non a caso l’Ufficio studi di Confcommercio stima che ciascuna famiglia italiana spenderà in media 346 euro per i saldi invernali, il 3% in più rispetto all’anno scorso. «I saldi sono occasioni importanti per i consumatori a caccia dell’affare – commenta Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio -. Per gli operatori commerciali sono fondamentali più per dare continuità a quei piccoli, quasi impercettibili, segnali di ripresa che per le loro casse. Con questo tipo di vendita, aumentano i ricavi, ma diminuiscono i margini – precisa infatti -. Servono ora segnali forti e politiche di sostegno e rilancio dei consumi nei negozi che stanno abbandonando le vie dei nostri centri».

E se il clima è diventato sempre più mite dal punto di vista metereologico, «ma non così clemente è nei confronti degli operatori commerciali che hanno visto ridurre fortemente le vendite di capi più pesanti e di calzature ed accessori di stagione – rileva Borghi -. Anche per questo siamo sempre più determinati a chiedere lo spostamento dei prossimi saldi ad effettiva fine stagione, almeno a fine gennaio, scelta confermata da circa l’80% delle aziende del settore».