L’analisi / Le tante occasioni perse dal sindacato italiano

Sergio marchionne
Sergio Marchionne

«Voglio esprimere la mia stima verso la delegazione sindacale per l’atteggiamento costruttivo nel rappresentare i lavoratori riconoscendo al tempo stesso l’importanza di raggiungere i nostri obbiettivi aziendali». In Italia non lo si sospetterebbe, ma queste parole di apprezzamento e fiducia verso il sindacato appartengono a Sergio Marchionne. Non sono rivolte però alla triplice sindacale italiana, bensì allo United Auto Worker, il sindacato unico americano del settore dell’auto col quale FCA settimana scorsa ha firmato un accordo preliminare per il rinnovo del contratto che ha riscontrato ampio interesse nel nostro Paese. Sono molti i fattori che possono spiegare la differenza tra i toni usati dall’AD italo-canadese in America e quelli ascoltati in Italia. Diffusa è l’ipotesi che dietro gli abbracci tra Marchionne e il presidente della UAW Dennis Wiliams si celino innanzitutto mutue convenienze: nel corrente tentativo di innescare una fusione con il colosso rivale General Motors, a Marchionne servirebbe conquistare un alleato che di quell’azienda detiene il 9% delle quote. D’altronde l’importanza del potere azionario del sindacato in America è ben rappresentata proprio dalla storia dell’acquisizione di Chrysler da Parte di Fiat, conclusasi nel gennaio 2014 grazie all’acquisto da parte della casa italiana del 41,4% della quota di proprietà di Veba, il fondo sanitario gestito dallo UAW. Già in seguito a quel passaggio Marchionne aveva potuto dichiarare al New York Times che il sindacato aveva “compreso pienamente l’azienda”.

Il buon rapporto di Marchionne con il sindacato americano inizia però già nel 2009. Quando sull’orlo della bancarotta Fiat aveva accettato l’offerta del governo americano di contribuire al salvataggio di Chrysler, lo UAW aveva avuto un ruolo fondamentale, accordando all’azienda la possibilità di fare illimitato ricorso all’assunzione di nuovi lavoratori retribuiti molto meno dei vecchi dipendenti (19 dollari/ora contro 28), la riduzione di alcune classificazioni professionali estremamente vantaggiose e l’impegno a non scioperare fino al 2015. Insomma, la portata delle concessioni fatte dal sindacato pesa certamente nei rapporti sviluppati con il management e se nell’aprile 2009 Ron Gettelfinger, allora presidente dello UAW, accusava Marchionne di stare «distruggendo un secolo di sindacalismo americano», dopo il piano industriale presentato da Fiat, Gettelfinger diceva già di Marchionne: «È grande, è perfetto e grande per Chrysler», «La cura Marchionne convince: siamo i primi a sostenerla». Quest’anno però osservatori autorevoli, quali per esempio il New Tork Times, avevano scommesso su una negoziazione prolungata. Visto le mutate condizioni finanziarie del gruppo, il sindacato aveva infatti promesso di voler premere per il superamento del meccanismo del doppio livello retributivo e aveva chiesto ai suoi dipendenti il consenso (accordato) di poter fare ricorso allo sciopero durante il confronto con l’azienda.

Il 14 luglio però, durante la conferenza stampa congiunta di FCA e UAW tenuta in occasione dell’apertura della nuova tornata contrattuale, Marchionne aveva già ribadito chiaramente lo stato dei rapporti con il sindacato, affermando di non voler prendere alcuna decisione senza il consenso del sindacato. Difficile considerare quindi sorprendente il fatto che l’accordo preliminare appena firmato preveda il progressivo superamento del doppio binario salariale, obbiettivo in realtà già citato prima dell’apertura del negoziato da entrambe le parti, pur in occasioni diverse. C’è però da rilevare come questa comunanza di interessi non sia da interpretare come una svolta egualitarista di Marchionne, come si sarebbe portati a fare guardando la scelta attraverso gli schemi italiani. Nelle stesse parole del manager anzi, riavvicinare i livelli salariali significa «assicurare che coloro che lavorano molto siano retribuiti in modo commisurato a coloro che fanno lo stesso lavoro o un lavoro simile». In queste parole si intravede come anche il superamento del cosiddetto second tier, così come gli altri «significativi vantaggi economici» citati poco prima nella lettera inviata ai dipendenti, siano finalizzati al commitement, ossia al coinvolgimento e alla responsabilizzazione dei lavoratori. È questo il principale obbiettivo di Marchionne, un obbiettivo di cultura aziendale che si accompagna a quelli tecnici di esigibilità contrattuale ed efficiente organizzazione del lavoro. Andando quindi oltre le convenienze nella più ampia strategia del gruppo, dalle parole e dai gesti di Marchionne si comprende come il suo ideale sia meglio realizzato negli Stati Uniti, il cui sistema di relazioni industriali si differenzia da quello italiano oltre che per la diversa articolazione, anche per la presenza di un sindacato unico come interlocutore dell’azienda. Secondo i meno interessati a una lettura polemica della vicenda di Fiat, le incertezze del sistema italiano in termini di rappresentanza e rappresentatività dei sindacati sono ciò che Marchionne ha puntato a superare con la svolta di Pomigliano. Insieme a ciò, la frammentazione sindacale nostrana ha per se stessa avuto un effetto deleterio in quella rappresentazione mediatica che tanto ha influito (fenomeno peculiare) nelle vicende della casa torinese.

I media italiani sono infatti poco disposti a rappresentare contrapposizioni trilaterali e i sindacati dialoganti, quando citati, si sono così trovati schiacciati sui poli del conflitto tra Fiat e Fiom, occupando il ruolo di “fazione aziendalista”. Il negoziato con l’azienda che ha portato all’accordo di Pomigliano aveva invece conosciuto un confronto a tratti comunque aspro, come raccontano le testimonianze. È proprio un recente dialogo interno al sindacato italiano ad aver tematizzato l’auspicabilità di un sindacato unitario di settore anche nel nostro Paese, dando così adito alla tesi di una supposta americanizzazione verso la quale Marchionne starebbe spingendo le relazioni industriali italiane. Come osserva però Bruno Manghi, è velleitario pensare a una trasferibilità di tutte le proprietà del sistema statunitense su quello italiano, almeno se si osserva che dove nel mondo il pluralismo sindacale c’era, il pluralismo sindacale è rimasto, con la sola eccezione proprio negli USA della fusione tra AFL e CIO. Per stessa ammissione di una parte del sindacato più disposta a ragionare del suo ruolo in termini di contributo alla produttività e alla competitività dell’impresa, le organizzazioni sindacali italiane hanno perso molte occasioni per parlare del loro ruolo nel mercato del lavoro, delle sue funzioni assicurative (vedi invece quanto prevede il tentative agreement tra UAW-FCA riguardo all’assistenza sanitaria) e soprattutto di organizzazione del lavoro e di formazione. Qualcosa si muove ultimamente nell’ottica di quella industry 4.0 dove la formazione continua dei lavoratori diviene fattore determinante e dove, a partire dell’implementazione del WCM negli stabilimenti, proprio Fiat-Chrysler può essere un grande banco di prova per l’industria italiana. Se in questo contesto tutte le dimensioni della vera partecipazione possono realizzarsi, e se la vera partecipazione può essere ora la principale preoccupazione di Marchionne anche in Italia, il suo primo “grazie” al sindacato italiano potrebbe quindi essere solo questione di tempo.


Libri e vino, quattro serate con gli autori

Pieghevole ottobre letterario 2015È dedicata al vino la seconda edizione dell’Ottobre letterario, rassegna di autori e libri organizzata dal Comune di Scanzorosciate. È in programma per quattro venerdì e riunisce firme che hanno saputo unire alla conoscenza del mondo vitivinicolo la capacità di scriverne sia nella forma del saggio che in quella del romanzo. Si tratta di alcune tra la personalità più blasonate in questo campo: Gian Arturo Rota, Daniele Cernilli, Giovanni Negri e Camilla Baresani.

Il programma

venerdì 2 ottobre

Gian Arturo Rota parla di Luigi Veronelli presentando il libro “Luigi Veronelli” (Giunti)

venerdì 9 ottobre

Daniele Cernilli racconta il mondo dei grandi produttori vinicoli italiani e propone la sua personale selezione dei migliori vini presentando il libro “I racconti (e i consigli) di Doctor Wine” (Einaudi)

venerdì 23 ottobre

Giovanni Negri sceglie la forma del romanzo per narrare il mondo del vino e dei cospicui interessi che gli ruotano intorno presentando il libro “Il sangue di Montalcino” (Einaudi)

venerdì 30 ottobre

Camilla Baresani propone un insolito abbinamento fra brevi racconti incentrati sul tema dell’incontro sentimentale e il vino che li ha accompagnati presentando il libro “Vini, amori” (Bompiani editore);

In più, venerdì 16 ottobre, il vicepresidente del Consorzio di Tutela parlerà del Moscato di Scanzo, delle sue caratteristiche e di quelle del territorio dove viene prodotto.

Tutte le serate si svolgono nella sala consiliare del municipio di Scanzorosciate, con inizio alle 20.45. L’ingresso è libero.


Scanzo, nel Salotto del Moscato ogni sabato si incontra un produttore

cipresso a salotto moscato scanzoIl Salotto del Moscato – Enoteca Consortile è la nuova sede del Moscato di Scanzo, che trova dimora nella villa Galimberti al civico 36/38 di via F. M. Colleoni, nel cuore del centro storico di Scanzo.

Ospita sia il Consorzio Tutela del Moscato di Scanzo sia l’Associazione Strada del Moscato di Scanzo e dei sapori scanzesi e vuole essere un luogo capace di far immergere nella cultura del vino. È aperto dal martedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e il sabato dalle 9 alla 12.30 e dalle 15 alle 19.

Ogni sabato fino al 19 dicembre propone l’iniziativa il “Sabato del produttore”, che dà la possibilità di incontrare ogni volta un’azienda diversa del territorio e degustare Moscato di Scanzo di una specifica etichetta accompagnato con stuzzichini e abbinamenti. Il “Sabato del produttore” è ad ingresso libero e non è necessaria alcuna prenotazione.

Per informazioni: http://enotecamoscatodiscanzo.com/


Branzi, la regina del week end è la taragna

Dopo i formaggi, celebrati la scorsa settimana con la Fiera di San Matteo, Branzi punta riflettori su uno dei piatti più tipici, dove le specialità casearie locali sono ancora protagoniste: la polenta taragna, fatta con farine di mais del territorio, Formai de Mut, Branzi e burro.

La sagra si tiene sabato 3 e domenica 4 ottobre in località Cagnoli. Al centro della manifestazione la possibilità di gustare la golosa ricetta accompagnata da altre proposte classiche della cucina bergamasca di montagna, ma anche numerose iniziative tra intrattenimento (dal palo della cuccagna allo spettacolo di bike trial, al concerto di musica popolare), approfondimento (ci sono due convegni), concorsi di disegno e fotografici, sport, battesimo della sella per i bambini e giro dei borghi di Branzi con mountain bike a pedalata assistita.

Per info e prenotazioni tel. 320.800.68.11


Inquinamento, da metà ottobre tornano le limitazioni alla circolazione

A partire dal prossimo 15 ottobre e fino al 15 aprile del 2016, come ogni anno, entrano in vigore i provvedimenti di limitazione della circolazione per alcuni veicoli finalizzati alla riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e per il miglioramento della qualità dell’aria. A partire da quest’anno, i provvedimenti di limitazione si estendono anche ai Comuni ricadenti all’interno della Fascia 2, corrispondente alla zona A con esclusione dei capoluoghi di provincia della bassa pianura (Pavia, Lodi, Cremona e Mantova) e relativi Comuni di cintura, per un totale di 361 Comuni. L’ambito di applicazione dei provvedimenti di limitazione riguarda complessivamente 570 Comuni ricadenti all’interno della Fascia 1 e della Fascia 2. Il dettaglio dei Comuni e delle aree interessate a queste nuove limitazioni, sono consultabili all’indirizzo: http://www.reti.regione.lombardia.it/

Le limitazioni alla circolazione sono articolate, dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 19.30, e sono relative ai seguenti veicoli: autoveicoli ad accensione comandata (benzina) non omologati ai sensi della direttiva 91/441/CEE e successive (veicoli detti ‘Euro 0 benzina’); autoveicoli ad accensione spontanea (diesel) omologati ai sensi della direttiva 91/542/CEE, o 96/1/CEE, riga B, oppure omologati ai sensi delle direttive da 94/12/CEE a 96/69/CE ovvero 98/77/CE (veicoli detti ‘Euro 0, Euro 1, Euro 2 diesel’). Il fermo della circolazione si applica all’intera rete stradale ricadente nel territorio dei Comuni interessati, con l’esclusione: delle autostrade; delle strade  di interesse regionale R1; dei tratti di collegamento tra strade cui ai precedenti punti e  gli svincoli autostradali ed i parcheggi posti in corrispondenza delle stazioni periferiche dei mezzi pubblici.

Sono esclusi dal fermo della circolazione: veicoli elettrici leggeri da città, veicoli ibridi e multimodali, micro veicoli elettrici ed elettroveicoli ultraleggeri; veicoli muniti di impianto, anche non esclusivo, alimentato a gas naturale o gpl, per dotazione di fabbrica o per successiva installazione; veicoli alimentati a gasolio, dotati di efficaci sistemi di abbattimento delle polveri sottili, per dotazione di fabbrica o per successiva installazione, omologati ai sensi della vigente normativa; i veicoli di interesse storico o collezionistico e i veicoli con piu’ di vent’anni e dotati dei requisiti tecnici in possesso di un documento di riconoscimento redatto secondo le norme del Codice tecnico internazionale della Federation Internationale des Vehicules Anciens (FIVA), rilasciato da associazioni di collezionisti di veicoli storici iscritte alla FIVA o da associazioni in possesso di equipollente riconoscimento regionale; veicoli classificati come macchine agricole; motoveicoli e ciclomotori dotati di motore a quattro tempi anche se omologati precedentemente alla direttiva n. 97/24/CEE del Parlamento Europeo e del consiglio del 17 giugno 1997, relativa a taluni elementi o caratteristiche dei veicoli a motore a due o tre ruote, cosiddetti euro 0 o pre Euro 1; veicoli con particolari caratteristiche costruttive o di utilizzo a servizio di finalità di tipo pubblico o sociale, di seguito specificati: veicoli, motoveicoli e ciclomotori della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria, della Guardia di Finanza, delle Forze Armate, del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, della Croce rossa italiana, dei corpi e servizi di Polizia municipale e provinciale, della Protezione Civile e del Corpo Forestale; veicoli di pronto soccorso sanitario; scuola bus e mezzi di trasporto pubblico locale (TPL); veicoli muniti del contrassegno per il trasporto di portatori di handicap ed esclusivamente utilizzati negli spostamenti del portatore di handicap stesso. Sono altresì derogati dal fermo della circolazione i seguenti veicoli: veicoli appartenenti a soggetti pubblici e privati che svolgono funzioni di pubblico servizio o di pubblica utilità individuabili o con adeguato contrassegno o con certificazione del datore di lavoro, che svolgono servizi manutentivi di emergenza; veicoli dei commercianti ambulanti dei mercati settimanali scoperti, limitatamente al percorso strettamente necessario per raggiungere il luogo di lavoro dal proprio domicilio e viceversa; veicoli degli operatori dei mercati all’ingrosso (ortofrutticoli, ittici, floricoli e delle carni), limitatamente al percorso strettamente necessario per raggiungere il proprio domicilio al termine dell’attività lavorativa; veicoli adibiti al servizio postale universale o in possesso di licenza/autorizzazione ministeriale; veicoli blindati destinati al trasporto valori; veicoli di medici e veterinari in visita urgente, muniti del contrassegno dei rispettivi ordini, operatori sanitari ed assistenziali in servizio con certificazione del datore di lavoro; veicoli utilizzati per il trasporto di persone sottoposte a terapie indispensabili ed indifferibili per la cura di gravi malattie in grado di esibire relativa certificazione medica; veicoli utilizzati dai lavoratori con turni lavorativi tali da impedire la fruizione dei mezzi di trasporto pubblico, certificati dal datore di lavoro; veicoli dei sacerdoti e dei ministri del culto di qualsiasi confessione per le funzioni del proprio ministero; veicoli con a bordo almeno tre persone (car pooling); veicoli delle autoscuole utilizzati per le esercitazioni di guida e per lo svolgimento degli esami per il conseguimento del le patenti C, CE, D, DE; veicoli dei donatori di sangue muniti di appuntamento certificato per la donazione.

La sanzione prevista per l’inosservanza delle misure di limitazione alla circolazione varia da euro 75 a euro 450 ai sensi dell’art. 27 della Legge regionale n. 24/06.


Lavoro in nero, multe fino a 36 mila euro

Lavoro Jobs ActArrivano a 36 mila euro le multe per l’assunzione di un lavoratore irregolare. E’ questo quanto è stato stabilito da uno degli ultimi quattro Decreti Legislativi del Jobs Act pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 23 settembre. Nel documento, che riguarda le disposizioni sanzionatorie in materia di lavoro e di legislazione sociale, si legge che viene notevolmente aumentata la maxisanzione comminata ai datori di lavoro che occupano lavoratori in nero. La multa viene applicata per fasce di dipendenti impiegati in nero invece che rapportata alle giornate di lavoro.

Nel caso di impiego del lavoratore irregolare sino a 30 giorni il datore deve pagare una sanzione che va da 1.500 a 9.000; se i giorni arrivano fino a 61 la multa va dai 3.000 a 18.000 euro per ciascun lavoratore irregolare, mentre nel caso di impiego del lavoratore oltre 60 giorni si va dai 6.000 ai 36.000 euro per ciascun lavoratore irregolare. La sanzione viene ridotta qualora il datore regolarizzi i rapporti in nero, stipulando con l’interessato un contratto a tempo indeterminato, o a tempo parziale al 50% dell’orario a tempo pieno, o a tempo determinato di durata non inferiore a 3 mesi.

La procedura della diffida non può essere utilizzata nel caso di impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e di minori in età non lavorativa. Per queste due categorie è previsto anche l’aumento delle sanzioni, nella misura del 20%. L’attività imprenditoriale sospesa a causa della presenza di lavoratori in nero può essere ripresa dopo la regolarizzazione delle violazioni. Per i nostri associati, la Confederazione ha ottenuto un abbattimento dei costi qualora si regolarizzi il lavoratore. L’Area lavoro di Ascom è a disposizione degli imprenditori per organizzare incontri di approfondimento sui nuovi decreti legislativi.


Pradalunga rilancia le castagne del Misma con un mese di eventi

C’è un mese intero per conoscere e gustare le castagne. Dal 2 al 25 ottobre a Pradalunga si svolge infatti la terza edizione di “Castanea – Cultura e sapori della castagna”, rassegna dedicata al frutto principe dell’autunno e ai castagneti del Monte Misma, organizzata dall’associazione Castanicoltori del Misma.

Venerdì 2

La manifestazione si apre con l’inaugurazione, alle 20, della mostra sul castagno al municipio di Pradalunga e con un incontro sul tema: “Esperienze, opportunità e prospettive del mercato della castagna e dei suoi derivati”.

Sabato 3

È in programma una cena a tema nella baita del castagneto secolare della Pratolina, con inizio alle 19.30 (la prenotazione è obbligatoria tel. 328 4766190)

Domenica 4

Il ritrovo è alle 9.30 al Santuario della Forcella per una passeggiata nei castagneti della “Sbardelada”, visita ai siti di estrazione delle pietre coti, aperitivo nel castagneto e, per finire, grigliata e caldarroste alla Pratolina (prenotazioni tel. 349 6742841)

Domenica 11

Il titolo della giornata è “Un paese colto in castagna” e, infatti, propone ben tre castagnate in un solo pomeriggio: alla baita Pratolina curata dal GAF con la possibilità di cimentarsi in giochi “vintage”; al Parco degli alpini con accompagnamento di musica folcloristica e all’oratorio di Cornale con il contorno di una manifestazione sportiva

Domenica 18

È la volta della “Castagnata d’autunno” all’oratorio di Pradalunga, di scena insieme alla quinta edizione di “Mercante per gioco”, il mercatino dei bambini

Venerdì 23

All’oratorio di Pradalunga dalle ore 20.30 è in programma un assaggio guidato di miele di castagno a cura di Alessandra Giovannini, esperta sensoriale del miele (la prenotazione è consigliata tel. 333 4522204)

Domenica 25

“Castanea in piazza” è un’intera giornata (dalle 10 alle 19) dedicata alla cultura e ai sapori della castagna. In piazza Mazzini ci sarà spazio per i prodotti tipici e a base di castagne, le caldarroste e attività folcloristiche. A tema anche il ristoro di mezzogiorno, con primi piatti a base di farina di castagne, mentre nel pomeriggio, dalle 14.30 alle 16.30, sarà possibile effettuare una vera e propria degustazione di caldarroste, scoprendo e valutando le qualità organolettiche delle diverse varietà, come ostane, rossere e balestrere.

Per i bambini, alle 15, si terranno le letture “Favole sotto il castagno” a cura della biblioteca.

La mostra sul castagno, nella sala espositiva del Municipio (via San Martino 24), è aperta tutti i sabato mattina dalle 9 alle 12.

Per informazioni: castanicoltorimisma@gmail.com


Benemerenze, le segnalazioni entro fine ottobre

Il Comune di Bergamo anche quest’anno organizza una cerimonia per il conferimento delle civiche benemerenze destinate a premiare persone, enti, società, istituzioni che si sono particolarmente distinti nei diversi campi e attività pubbliche e private e che hanno contribuito ad elevare il prestigio della nostra Città con disinteressata dedizione. Le segnalazioni, cui dovranno essere allegati gli elementi informativi della persona segnalata e il recapito del segnalatore, vanno indirizzate al Comune di Bergamo, Segreteria del Sindaco (piazza Matteotti 27, 24122 Bergamo. Per info 035/399416) entro il 31 ottobre 2015. Le benemerenze saranno conferite solennemente dal Sindaco venerdì 18 dicembre 2015 come gesto di gratitudine da parte dell’Amministrazione comunale di Bergamo.


Decreto Competitività, convegno sui nuovi diritti di voto

L’abolizione dello storico principio «un’azione, un voto» e i cambiamenti apportati dal Decreto Competitività del 24 giugno 2014. L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo e l’Unione Giovani Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo invita a discuterne, il 6 ottobre, dalle 9 alle 13, alla Sala Traini di via San Francesco d’Assisi 8, a Bergamo.

Il convegno, dal titolo «Le azioni con voto maggioritario e con voto plurimo», sarà un utile momento di confronto e approfondimento sulle principali modifiche apportate dalla riforma. Il principio “un’azione, un voto” ha tradizionalmente rappresentato la regola aurea del modello di funzionamento della società per azioni, sia nell’ordinamento italiano sia in altri ordinamenti giuridici europei. Questo principio traduceva in termini giuridici la regola capitalistica di funzionamento della società di capitali per cui “più investi, più sei determinante nelle decisioni”. Con il decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014 (c.d. decreto Competitività) si è verificato un definitivo abbandono del principio sopra indicato. Questa riforma, voluta anche dopo il chiacchierato spostamento all’estero della sede legale di Fiat, ha operato su due livelli: a) il livello delle spa quotate, introducendo le azioni a voto maggiorato (con maggiorazione di voto sino a 2), in cui la maggiorazione è legata al grado di fedeltà dell’azionista, il quale godrà della maggiorazione del proprio in ragione del fatto di possedere da oltre 24 mesi le azioni medesime; b) il livello delle società per azioni non quotate, introducendo la categoria speciale delle azioni voto a plurimo, le quali consentono di esprime un numero di voti per azione maggiore di uno (al massimo 3).

L’intervento tenuto di Alessandro Morini, avvocato del Foro di Genova e Associato di Diritto Commerciale all’Università degli Studi di Bergamo, ha lo specifico scopo di analizzare il mondo delle società quotate italiane dinanzi a questa significativa riforma, attraverso un’analisi comparatistica con le principali esperienze estere (in particolare l’esperienza tedesca, americana e dei paesi asiatici). L’intervento tenuto da Paolo Divizia, notaio in Bergamo, specializzato in diritto societario, mira ad approfondire gli aspetti applicativi delle azioni a voto plurimo nelle società per azioni non quotate, maggiormente diffuse nel contesto imprenditoriale bergamasco, analizzandone gli spunti concreti di maggiore interesse per l’imprenditore.

La partecipazione al convegno è gratuita e le iscrizioni dovranno pervenire tramite il sito www.odcec.bg.it effettuando il login nell’Area Iscritti.

 

 


UBI Banca, le incognite sull’assemblea straordinaria

ubi45.jpgAnche se l’udienza del Tar del Lazio del 7 ottobre non dovesse decidere, come appare probabile, la sospensiva sui ricorsi presentati dagli oppositori alla riforma delle Popolari, ci saranno comunque ripercussioni sull’assemblea di Ubi prevista tre giorni dopo. Le organizzazioni alternative all’attuale governance dei presidenti Andrea Moltrasio e Franco Polotti hanno sempre avuto un cavallo di battaglia basato su un preciso “sospetto”, quello che sarebbe stata colta la prima occasione per trasformare la cooperativa in una società per azioni e consegnarne il controllo alla componente bresciana, ex Banca Lombarda.

Basare le critiche sui sospetti e sui “se” ha il vantaggio di non consentire smentite: di fronte all’osservazione che nei sette anni successivi alla nascita di Ubi non c’è mai stato un atto o una dichiarazione che prendesse in considerazione la trasformazione in Spa, c’è sempre stata l’obiezione tronca-repliche: “Sì, ma in futuro?”. Alla fine il futuro è arrivato con un obbligo di legge: la trasformazione in Spa imposta più che prevista, dato che l’unica reale alternativa sarebbe quella di ridimensionare drasticamente l’attivo (e l’attività). Il fatto che dalla banca, e più in generale dalle Popolari, non si siano alzate le barricate contro questo diktat è stato inizialmente visto come la conferma del sospetto. Poi a dire il vero, a parte i ricorsi al Tar che si aspetta adesso di vedere come andranno a finire, è prevalsa la generale consapevolezza che il dibattito tra cooperativa e spa non scalda più di tanto. Per essere schietti, della retorica della popolare interessa a pochi, e sicuramente non alla stragrande maggioranza dei soci che a perdere un sabato mattina in un’assemblea, fosse anche per un buffet di Vittorio, non ci pensano minimamente, preoccupati semmai se quotazione e dividendo restano strutturalmente bassi.

I ricorsi al Tar però hanno anche fornito l’imprevista occasione, la controprova finora mai resa possibile, di cancellare il sospetto che in fondo la Spa era l’obiettivo nascosto. I presidenti e l’amministratore delegato Victor Massiah hanno confermato che verrà valutato l’eventuale rinvio dell’assemblea in base alla decisione del Tar. Il messaggio è chiaro, come ha sintetizzato Massiah: “Se impongono la trasformazione, trasformiamo. Se non c’è l’imposizione, eseguiremo le norme”. Questo anche se, in via teorica, con il nulla osta della Banca d’Italia al nuovo statuto, l’assemblea straordinaria potrebbe comunque approvare la proposta di trasformazione in Spa, come è nelle sue competenze, e come hanno fatto in passato tante Popolari (anche se poi tutte subito, o poco dopo, hanno perso la loro autonomia, finendo per essere acquisite o entrando in altri gruppi), dalla Banca Agricola Mantovana all’Antonveneta o agli stessi istituti ora federati in Ubi. Sarebbe una conta che servirebbe a chiudere una volta per tutta la questione, dimostrando con ogni probabilità che gli stessi soci alla bandiera della Popolare preferirebbero una Spa se questa prospetta più efficienza e quindi più utili, più dividendi e quotazione più alta.

In caso di sospensiva da parte del Tar però l’operazione sarebbe oltremodo rischiosa, non tanto per i possibili cavilli sulle maggioranze che si dovessero comporre in un’assemblea poco partecipata, quanto per le conseguenze relative alla limitazione del diritto di recesso, concessa dalle disposizioni attuative che potrebbero essere sospese dall’udienza del Tar. Ubi ha stanziato un massimo di 350 milioni di euro per il riacquisto dei titoli oggetto di diritto di recesso al prezzo fissato secondo le norme a 7,288 euro. A decidere la convenienza del diritto di recesso è la quotazione: se è superiore è improbabile che venga esercitato, ma se è inferiore si crea un’occasione speculativa. Quando è stato annunciato il valore, la quotazione era poco più bassa e si poteva ipotizzare anche un recupero che avrebbe sterilizzato il rischio di un esercizio massiccio. Il calo delle Borse delle ultimissime settimane però ha allargato il divario tra quotazione e valore garantito di 7,288 euro: l’occasione di un recesso che “regali” quasi un euro (da moltiplicare ovviamente per il numero di azioni), senza lo scudo delle disposizioni attuative, in caso di sospensiva da parte del Tar, che prevedono la possibilità di limitarne il diritto, esporrebbe Ubi Spa al rischio di un’emorragia patrimoniale improponibile in tempi di Srep, l’esame degli indici europei. Così la controprova della popolarità della Spa sarà rinviata, mentre resta la dichiarazione di buona volontà per il mantenimento dello status quo da parte dei vertici di Ubi.