Ambulanti
e Coldiretti,
appello ai Comuni
per contrastare i finti
produttori agricoli

In una lettera alle Amministrazioni comunali della Bergamasca, chiesti più controlli nei mercati

Fiva Ascom, Anva Confesercenti, e Coldiretti hanno chiesto alle Amministrazioni comunali di vigilare sulla presenza di “falsi” produttori agricoli nelle aree di mercato. In una lettera indirizzata ai sindaci e agli assessori al Commercio della Bergamasca, le associazioni ribadiscono i passaggi fondamentali della normativa vigente, in modo da facilitare le operazioni di controllo e porre un freno a quello che le associazioni definiscono “il fastidioso fenomeno dei finti produttori che danneggia sia gli ambulanti sia i veri produttori”.
Insomma, va benissimo che i contadini vendano direttamente i loro prodotti, purché siano veramente tali. Anche a tutela dello stesso consumatore, che non merita prese in giro. Nulla di tutto questo ha a che fare con i “Farmers market” – sottolineano le associazioni scriventi – che sono realtà disciplinate e sottoposte a regole rigide: la genuinità dei loro prodotti è assicurata.
L’obiettivo, semmai, è colpire i “furbi” che fanno concorrenza sleale. Con questa finalità, Anva, Fiva e Coldiretti avanzano alcune proposte alle amministrazioni comunali.
“Come prima cosa – scrivono – pensiamo che possa essere utile alle Amministrazioni chiedere ai produttori, in fase di richiesta di concessione di posteggio all’interno dell’area mercato, il “fascicolo aziendale”: trattasi di una sorta di “carta d’identità” dell’impresa attraverso il quale si evincono le caratteristiche dell’azienda e l’indirizzo produttivo. Potremmo paragonare tale documento alla Carta d’Esercizio che ogni ambulante deve produrre in fase di controlli”.
“In seconda battuta confermiamo l’obbligo per tutte le imprese agricole, anche quelle con fatturato inferiore ai 7mila euro, che per fare vendita su area pubblica devono essere obbligatoriamente iscritte alla Camera di commercio. In questo caso si potrebbe chiedere, sempre in fase di richiesta di concessione di posteggio anche una semplice visura Camerale”.
Infine, le associazioni ribadiscono l’obbligo dello scontrino: solo le aziende che adottano il regime IVA speciale agricolo non hanno questo obbligo per i prodotti di provenienza aziendale. Tali aziende sono comunque tenute all’annotazione delle cessioni dei propri prodotti effettuati nei confronti di privati nel registro dei corrispettivi.


Ict, aumentato
l’“equo compenso”.
«A farne
le spese
è la distribuzione»

Aumentate le quote del diritto d'autore per la copia privata, prevista per tutti i dispositivi elettronici in grado di memorizzare dati, come computer, smartphone, tablet e tv. Confcommercio: «Un onere non giustificato perché oggi le modalità di fruizione sono cambiate. Colpito l'anello più debole della filiera»

Al momento della sua introduzione aveva scatenato le proteste dei produttori e distributori Ict e dei consumatori. Ora, l’aggiornamento delle quote per l’equo compenso per la copia privata le rinnova, sottolineando ancora una volta numerose incongruenze nella misura.
Innanzitutto di cosa si tratta. L’equo compenso è una royalty che produttori e importatori devono versare alla Siae per “risarcire” gli autori dei mancati introiti derivanti dalle copie per uso privato, in pratica il prezzo che i cittadini pagano per copiare ed utilizzare legittimamente musica, video e film coperti da copyright. Poco noto ai fruitori, l’equo compenso era già applicato sulle ormai vetuste audio e video cassette, sugli apparecchi di registrazione, sui Cd e Dvd vergini e sui masterizzatori. A fine 2009 un decreto del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi ne rideterminava l’entità e lo estendeva a tutti i dispositivi elettronici in grado di memorizzare, e quindi telefonini, pc, chiavette usb o, un’evoluzione dopo l’altra, smartphone e tablet. Dal 7 luglio scorso sono entrate in vigore le nuove tariffe (era previsto un rinnovo dopo tre anni), aggiornate con un decreto del ministro Dario Franceschini.
I valori crescono decisamente, anche perché sono modulati in base alla capacità di memoria. Si passa così dagli 0,90 euro (smartphone) o 1,90 euro (tablet) del 2009 ad un minimo di 3 euro per dispositivi fino ad 8 Gb e un massimo di 5,20 euro oltre i 32 Gb. Il ministro ha tenuto a precisare che si tratta dell’applicazione di una norma vigente e rimarcato la distanza con le tariffe di altri Paesi europei come Francia e Germania, dove per uno smartphone da 16 Gb si pagano 8 euro (Francia) e 36 euro (Germania) e per un tablet, sempre da 16 Gb, 8,40 euro (Francia) e 15,18 euro (Germania). Franceschini ha inoltre evidenziato che il decreto implica un automatico incremento dei prezzi di vendita al pubblico.
Rassicurazioni che non hanno avuto effetto su chi produce e vende gli apparecchi. Nel sistema Confcommercio una posizione comune hanno espresso le diverse associazioni di categoria interessate dal provvedimento, Aires (retailer elettrodomestici specializzati), Ancra (commercio degli elettrodomestici e dell’elettronica di consumo), Andec (importatori e produttori di elettronica civile), Ascofoto, Assintel (imprese Ict), Assoprovider e Comufficio. Le organizzazioni, «pur condividendo pienamente il principio per cui i titolari di diritti d’autore devono essere remunerati per l’utilizzo legittimo delle opere di loro titolarità», ritengono «che una tale decisione costituisca non solo un onere non giustificato, viste le mutate condizioni di fruizione di audio e video nella rete che – basti considerare YouTube – garantiscono con altri mezzi ingenti proventi all’industria musicale e agli autori, ma anche fortemente penalizzante per quei segmenti imprenditoriali che possono garantire sviluppo per l’intero sistema dell’industria culturale. Infatti, la misura, che, come rilevato dallo stesso ministro Franceschini, non graverà sui consumatori, finisce con il penalizzare il solo canale distributivo italiano, vero anello debole della filiera rispetto alle grandi multinazionali straniere produttrici di elettronica, accentuando inoltre ulteriormente la disparità di trattamento con competitor residenti in paesi in cui quest’onere non esiste e che già operano nel mercato elettronico con un vantaggio competitivo dovuto a regimi fiscali di favore».
Con le ulteriori puntualizzazioni dell’Andec, che giudica «discutibili e fuorvianti» due affermazioni del ministro. «Che le nuove risorse serviranno a promuovere esordienti e opere prime, quando è noto che il gettito premia soprattutto le major internazionali e i “big” dello star system – rileva l’Andec -. O anche la negazione che si tratti di una “tassa sui telefonini”, quando poi qualunque smartphone, indipendentemente dalla capacità di memoria e soprattutto dall’uso che ne fa il consumatore finale, verrà assoggettato alla fonte da un costo aggiuntivo pari a 4 euro, applicando cioè esattamente la stessa “logica” delle tasse».
L’associazione di consumatori Altroconsumo ha addirittura avviato una petizione e un’azione presso il Tar per l’annullamento «di questo decreto illogico, illegittimo, contrario agli interessi dei consumatori e contro lo sviluppo dell’innovazione tecnologica». Un meccanismo «obsoleto e ingiusto», in primis perché chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online paga già a monte i diritti d’autore per poterne fruire – e fare copie – su un certo numero di supporti. Tassare le memorie – è l’esempio emerso durante il dibattito sulla questione – sarebbe un po’ come tassare gli scaffali su cui un tempo si riponevano vinili, cd e musicassette regolarmente acquistate, e per di più imporre il balzello anche se su quei mobili si decide di piazzarci tutt’altro, vasi, soprammobili o peluche. E che l’utilizzo della copia privata non sia così diffuso lo dice un’indagine commissionata dal precedente ministro Massimo Bray. Si va infatti verso il concetto di fruizione piuttosto che di possesso di un brano musicale o di un video. «Questa indagine – ricorda Altroconsumo – ha dimostrato che solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo un terzo usa smartphone e tablet per archiviarle, per cui se proprio deve essere aggiornato l’equo compenso va sensibilmente ridotto e non aumentato di cinque volte come ha preteso la Siae». Anche sul confronto con gli altri Paesi l’associazione tiene a precisare che l’equo compenso per copia privata è oggetto di revisione nel più ampio dibattito sulla riforma della Direttiva sul Copyright e, che accanto a Stati in cui è presente e con valori più alti che in Italia, ce ne sono altri dove non si è mai pagato nulla, come nel Regno Unito, o che lo hanno da poco eliminato, come la Spagna.

I nuovi valori
(in vigore dal 7 luglio)

DISPOSITIVO

COMPENSO

smartphone

e tablet

(quelli da 32 GB)

di registrazione

computer

telefonini

non smartphone

hard disk

schede di memoria

chiavette usb

 


Ascom, gli uffici
traslocano all’ex Una Hotel 

È ormai entrato nel vivo il piano di trasferimento della sede di Bergamo dell’Ascom, che ha richiesto un imponente lavoro per l’organizzazione in ogni aspetto della logistica e dell’adattamento della struttura alle esigenze dell’associazione.
Gli uffici di via Borgo Palazzo saranno chiusi al pubblico da lunedì 11 a venerdì 29 agosto e riapriranno con i consueti orari lunedì primo settembre nell’ex Una Hotel, in via Borgo Palazzo 154 (con ingresso da via Giovanni Caboto).
«La scelta è ricaduta sugli spazi lasciati liberi dell’Una Hotel sia per la vicinanza alla sede dell’Associazione, che sarà completamente ristrutturata, sia perché la ex struttura alberghiera rispetta tutti i contenuti di sicurezza e accessibilità necessari per ospitare i quasi 70 dipendenti e le centinaia di associati che ogni giorno si rivolgono ai nostri uffici – spiega il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti -. La disponibilità dei locali che ospitarono l’Una Hotel ci hanno garantito di ottenere un canone di affitto buono e di ridurre allo stesso tempo al minimo i disagi legati ai lavori di ristrutturazione, i cui tempi grazie al trasloco saranno accorciati. Contiamo infatti di inaugurare la nuova sede nell’arco di 18-24 mesi».
«La ristrutturazione della storica sede, resa necessaria e improcrastinabile data l’urgenza di rivedere gli impianti generali ormai datati, rappresenta l’occasione per una revisione funzionale di tutti i servizi associativi – anticipa il direttore Luigi Trigona -. Nella sede provvisoria Ascom sarà creata un’area accoglienza e marketing unica per indirizzare al meglio le esigenze di ogni socio, un’area operativa di assistenza tecnica e amministrativa oltre ai servizi di contabilità. La ristrutturazione coinvolgerà anche il personale, motivato in questa importante fase in un percorso di crescita individuale. Le risorse umane che da sempre rappresentano il valore aggiunto dell’Ascom saranno coinvolte in percorsi formativi mirati che porteranno ad un’ulteriore crescita e qualificazione professionale».
Dopo la ristrutturazione la sede Ascom sarà ancora più grande grazie all’acquisizione di nuovi spazi al pian terreno e al piano seminterrato: «I servizi di accoglienza e assistenza ai soci saranno unificati, raddoppieranno gli spazi dedicati alle riunioni e alla formazione e anche quelli destinati all’archivio, saranno inoltre accorpate le aree della Comunicazione e Immagine dell’Associazione. I nuovi spazi, dove aveva sede parte della filiale della Banca Popolare di Bergamo, consentiranno di unire anche dal punto di vista logistico e strutturale tutti gli uffici associativi, eccezion fatta per 50 & Più, che manterrà l’ingresso laterale – evidenzia il presidente Paolo Malvestiti -. La sede sarà un concentrato di innovazione e tecnologia e renderà ancora più saldo il legame con il territorio assicurando agli associati nuovi servizi e un’assistenza personalizzata». 


Camere di Commercio:
«Sì alla riforma,
no allo smantellamento»

La previsione di un dimezzamento dei diritti camerali a partire dal 2015, contenuta nel decreto di riforma della Pubblica Amministrazione, rappresenta di fatto il primo passo verso lo “smantellamento” del sistema delle Camere di Commercio che, in questi anni, è stato un esempio di come un ente pubblico gestito direttamente dal mondo delle imprese possa valorizzare le attività economiche dei territori, anche in ambito internazionale, in maniera efficiente e trasparente. Invece, la strada intrapresa dal Governo, non solo costringerebbe tante Camere di Commercio a chiudere i battenti, ma metterebbe anche a rischio gli equilibri economici di tanti territori e procurerebbe un ulteriore danno al sistema delle pmi.
Cancellare le Camere e redistribuirne le funzioni ad enti locali, uffici periferici dello Stato o addirittura ad Agenzie di nuova costituzione comporterebbe non solo un costo per le finanze pubbliche, ma farebbe anche venir meno tutta una serie di attività volte alla promozione delle economie locali e priverebbe le imprese di un sostegno concreto e continuo in termini di servizi e di attività di coordinamento e confronto delle varie rappresentanze.
Sostegno confermato, peraltro, da una recente indagine di Confcommercio, secondo la quale più del 75% delle imprese del terziario sono soddisfatte dei servizi di supporto che ricevono dalle Camere di Commercio, il 70% considera il sistema camerale un ente necessario per l’economia del territorio e una percentuale analoga (il 69%) giudica soddisfacenti i servizi complessivamente erogati a fronte del diritto camerale versato. Per questo motivo Confcommercio ha mobilitato tutte le strutture confederali, Associazioni territoriali e Federazioni, per promuovere una vera e propria campagna di informazione sui danni che la strada intrapresa dal Governo produrrà e sulla necessità di avviare un’azione di riforma complessiva del sistema camerale. A partire dalla ridefinizione del perimetro delle attività presidiate, ad esempio razionalizzando i servizi erogati e rafforzando il ruolo di supporto alle imprese soprattutto per favorire l’accesso al credito; da una razionalizzazione dell’articolazione territoriale basata non su confini amministrativi (una camera per ogni Regione) ma su criteri di omogeneità dei bacini di utenza; dalla riduzione e razionalizzazione delle Aziende Speciali avviando anche un processo di dismissioni degli asset non funzionali al ruolo delle Camere, per liberare risorse a sostegno delle imprese e delle economie territoriali. Confcommercio auspica che la riforma preveda che le risorse attribuite al sistema camerale siano adeguate ai nuovi assetti organizzativi e funzionali attraverso un percorso triennale di rimodulazione del contributo camerale.


Credito: crescita e governance
le nuove scommesse di Asconfidi

Gli esami per Asconfidi Lombardia non finiscono mai nonostante la carriera scolastica modello. Dopo l’ingresso nel novero degli intermediari vigilati ex 107 conseguito nei mesi scorsi, il Confidi è chiamato a fare un ulteriore passo avanti diventando un intermediario ancora più qualificato, oltre che a rivedere la propria governance, aprendo le porte ad altre cooperative di garanzia.
Sono questi alcuni dei temi al centro dell’incontro formativo organizzato dalla Fogalco, la cooperativa di garanzia dell’Ascom, tra i soci fondatori dell’organismo di secondo livello. “La garanzia collettiva in Lombardia, sostegno pubblico e scenari evolutivi”, il tema del confronto che venerdì scorso, nella sede dell’Università di Bergamo in via Salvecchio, ha coinvolto cento rappresentanti del sistema Asconfidi Lombardia dei 13 confidi soci. «Asconfidi Lombardia aggrega un terzo dei soggetti che operano in regione e sin dalla sua costituzione offre una risposta organizzativa che garantisce l’autonomia di ogni Cooperativa di Garanzia associata – sottolinea il presidente del Consiglio di Gestione Enzo Ceciliani -. La strada che abbiamo intrapreso finora si è rivelata un modello competitivo: ora Asconfidi deve crescere ancora e allargare il numero dei Confidi soci. A breve entrerà nel nostro sistema Lia Eurofidi, cui manca solo la formalizzazione dell’adesione dopo mesi di confronto e condivisione, mentre Cofal di Confagricoltura ha mostrato interesse a far parte della nostra realtà».
La scelta di allargare il numero delle Cooperative di Garanzia associate risponde alla volontà della Regione, su indicazione della Banca d’Italia, di promuovere l’aggregazione tra Confidi nell’ottica di migliorare e dare efficienza all’intera filiera del credito lombarda. Per raggiungere l’obiettivo e per indirizzare gli interventi pubblici promuovendo un sistema di garanzia sostenibile, il recente rapporto Due Diligence di Federfidi Lombardia ha passato ai raggi X la situazione gestionale e patrimoniale dei Consorzi fidi, andando a premiare e irrobustire i fondi dei Confidi che hanno dato prova della loro efficacia di gestione: «Non possiamo che apprezzare la logica meritocratica che indirizza gli investimenti pubblici, che in passato hanno favorito anche chi ha incrinato il rapporto tra patrimonio e monte di garanzia – continua Ceciliani -. L’analisi condotta ha restituito un quadro di eccessiva frammentazione del sistema, oltre ad un deterioramento del portafoglio molte pesante determinato dalla crisi e dalla crescita delle insolvenze. In questo contesto, Asconfidi ha dato prova dell’efficacia della sua gestione e della responsabilità che guida ogni scelta per fornire buon credito alle imprese».
La razionalizzazione della filiera del credito lanciata su indicazione della Banca d’Italia impone ai Confidi una revisione del loro modello organizzativo e della governance. «Sarà questa la sfida che dovremo affrontare come Asconfidi nei prossimi mesi – afferma Ceciliani -. Non è sufficiente allargare le adesioni per creare un’organizzazione più grande, occorrono grandi cambiamenti nei modelli organizzativi. Ora, raggiunti gli obiettivi e i volumi imposti dall’ex 107, dobbiamo qualificare ulteriormente la garanzia e rafforzare la nostra struttura fino ad ottenere i requisiti ex 106. Un obiettivo ambizioso che contiamo di conseguire entro la prossima primavera».
Carlo Albergo Panigo, presidente del Consiglio di Sorveglianza, ha sottolineato la difficoltà del momento: «Il credito è oggi come non mai un tema vitale per le imprese che hanno ormai hanno prosciugato i loro risparmi – ricorda -. La stretta creditizia rende ormai difficile accompagnare le imprese ad ottenere finanziamenti anche di importo limitato. In questo contesto di crescente criticità, l’impostazione della Banca d’Italia impone una nuova evoluzione di Asconfidi Lombardia che concentrerà tutte le nostre energie. Non si fa a tempo a raggiungere un traguardo importante, come l’iscrizione ex 107, che si fissa una nuova e ambiziosa meta all’orizzonte. I prossimi mesi saranno dedicati a rimodellare la nostra struttura per innalzare ulteriormente il volume garantito e rendere la nostra garanzia ancora più qualificata. La scelta impone dei sacrifici, ma anche una maggiore qualificazione professionale e un ulteriore rafforzamento della nostra struttura». 


Parte da Gandino la sfida
a Groupon e Amazon

Non soffrono la crisi gli acquisti che avvengono su internet. L'ultima novità commerciale nella Bergamasca si chiama “Il Gruppone”. Il sito di e-commerce è sbarcato sul mercato on line lo scorso giugno ed è presente come negozio su E-bay. Spazia tra moltissimi articoli, dal comparto giochi agli arredi e alla biancheria per la casa, dal settore fitness e tempo libero all'abbigliamento fino all'elettronica e alla vendita di olio e vino. Entro fine luglio vedrà la luce anche una nuova iniziativa: saranno disponibili anche i coupon che offriranno sconti in negozi, attività e esercizi di ristorazione. Il modello sono i famosi “Groupon” e “Amazon”. Il bacino d'utenza punta al territorio orobico. A ideare la moderna impresa on line è un ragioniere 24enne di Gandino, Giulio Caccia, che ne è l'amministratore delegato. I suoi soci sono Denis Servalli, ingegnere informatico che ha curato il progetto web, i fratelli Franco e Fabio Ongaro e Claudio Tomasini. Testimonial, il cantante Roberto Picinali, in arte “Cato”, originario di Gandino, che ha appena pubblicato l'omonimo album. Basta dare un occhio al loro sito, www.ilgruppone.it, per capire che i ragazzi fanno sul serio. E combattono la crisi con creatività e idee all'avanguardia.
Giulio, come nasce Il Gruppone?
“Ho cominciato a comprare on line quando avevo 14 anni e mi sono appassionato al punto da farne una professione. Ricordo ancora l'emozione per il mio primo acquisto: un televisore portatile da mettere sull'Ape. E-bay mi ha aperto le porte di un mondo nuovo. Non è sempre stato facile, all'inizio mi è anche capitato di prendere alcune fregature. Ma poi il servizio è migliorato. Oggi ci sono garanzie a tutela dei consumatori e, come nel nostro caso, assicurazioni facoltative, anche se difficilmente i prodotti arrivano rotti o deteriorati”.
Come funziona il commercio elettronico?
“Nel nostro sito puoi trovare oltre 3mila articoli. Come nel mondo reale, tutto è suddiviso per categorie. Vendiamo soprattutto giochi, quindi ping pong, calcio balilla, tavoli da biliardo, altalene, scivoli, torrette, castelli e giostrine. Ci sono, poi, poltrone per il relax, cinture, borse, spesso griffate, orologi. La provenienza è quasi esclusivamente italiana e, quindi, di qualità. Ci sono le vetrine con le offerte della settimana, il mese dedicato a un oggetto in particolare, la sezione ultimi arrivi. I clienti possono venire a ritirare la merce scelta direttamente nel nostro magazzino all'ingrosso oppure spediamo in tutta Italia entro 24 ore. La tariffa unica è di 7,90 euro. La consegna avviene entro le 48 ore e c'è la tracciabilità del percorso”.
Tra pochi giorni sbarcate sul web anche con i coupon, unica impresa di questo tipo nella bergamasca. Di cosa si tratta?
“E' tutto pronto, stiamo definendo il progetto nei dettagli e questa settimana parte la campagna pubblicitaria a tappeto in tutto il territorio. Sono 200 gli esercizi commerciali già coinvolti, che hanno mostrato interesse verso l'iniziativa. Ce n'è per tutti i gusti: si va dalla pizzeria al parrucchiere, dall'estetista e dal centro benessere alla palestra, dal meccanico e dal gommista a hotel e negozi di abbigliamento. I clienti acquistano un servizio on line, un menù o un pacchetto scontato. Il prezzo scende almeno del  35 per cento (inclusa la nostra provvigione). “Groupon” e “Amazon” riescono a strappare offerte più vantaggiose, ma non volevamo strozzare il commerciante, semmai aiutarlo in un momento non facile per l'economia e le tasche degli italiani. Poi arriva una mail con un codice, che deve essere stampata e portata nell'attività o negozio scelto”.
Il settore on line non risente della crisi, alla pari di quello tradizionale?
“Assolutamente no. Le nostre vendite, in questo periodo di rodaggio, sono andate molto bene. Siamo presenti sui social network e i click sul sito www.ilgruppone.it hanno superato i 6mila al mese. Le vendite, nel mondo virtuale, volano. Rispetto ai canali classici sono raddoppiate. Il merito va alla velocità delle spedizioni, al miglioramento dei servizi pre e post vendita. Spesso si è anche spinti alla caccia all'affare o al pezzo introvabile. Credo, però, che il vero punto forte del commercio elettronico sia la fidelizzazione del cliente, che la ottieni soltanto se garantisci un servizio eccellente. Visiti il sito, acquisti e, se soddisfatto, prendi confidenza e continuerai a comprare e a spargere la parola diventando a tua volta testimonial”.
Chi volesse aderire, come deve fare?
“Chiunque fosse interessato può inviare una mail a info@ilgruppone.it. Valuteremo ogni richiesta”.
Quali sono i vostri progetti?
“Nei prossimi mesi contiamo di aumentare la gamma di prodotti. Sarebbe perfetto se sul nostro sito si potesse acquistare o richiedere qualsiasi oggetto. Ma resta un punto fermo: ci concentriamo sul territorio bergamasco”. 


Valvole per l’industria,
a Bergamo i big mondiali

Anche nel 2013 l’Italia ha mantenuto il primato mondiale nella produzione ed esportazione di valvole destinate all’industria impiantistica energetica (oil & gas, petrolchimica, chimica e produzione di energia elettrica da fonti fossili). Con una produzione stimata in circa 4 miliardi di euro, l’export italiano – del solo settore dedicato all’estrazione, alla raffinazione e distribuzione di gas e petrolio e prodotti derivati – ha raggiunto alla fine dello scorso anno la cifra di 2,8 miliardi di euro che rappresenta, rispetto alla domanda mondiale del settore una percentuale pari al 23.
In pratica, quasi una valvola su 4, esportata ed installata nel mondo, nei settori On-shore e Off-shore, è made in Italy.
Un risultato di eccellenza per la nostra industria manifatturiera, che continua ad essere apprezzato dalla maggior parte degli International Oil Companies e dai principali Engineering, Procurement and Construction operanti in campo mondiale.
Se l’Italia è quindi a ragion veduta leader mondiale nella produzione di valvole industriali, è un fatto più che positivo la prima IndustrialValveSummit, manifestazione internazionale dedicata al settore delle valvole industriali e alla relativa filiera, in programma a Bergamo il 27 e il 28 maggio 2015.
Un’occasione unica di confronto tra eccellenze globali con focus sui comparti Power e Oil&Gas Upstreaming. L’appuntamento, a cadenza biennale, si propone come nuovo riferimento per tutte le novità in ambito produttivo e applicativo ed è reso possibile dall'impegno di
Confindustria Bergamo e dell' Ente Fiera Promoberg, che in collaborazione con la Commissione Europea, organizzeranno l'evento negli spazi espositivi della Fiera di Bergamo chiamando a raccolta produttori, end user, studi di progettazione e tecnici specializzati da tutto il mondo.
Sulla base di un’approfondita analisi di scenario, che ha avallato la visione dei promotori, l' IndustrialValveSummit prende forma nella consapevolezza del livello produttivo del manifatturiero italiano nel contesto delle valvole industriali, e dalla volontà di promuoverne il valore e le soluzioni. IVS non rappresenterà solo un evento fieristico, ma anche e soprattutto un simposio tecnico-scientifico d’eccellenza.
Progetti, processi, prodotti di alta gamma, ma soprattutto soluzioni e applicazioni industriali in ambito di Power e Oil&Gas Upstreaming saranno il cuore pulsante dell’evento. Per agevolare il confronto tra domanda ed offerta, e incentivare concretamente le occasioni di business per le aziende partecipanti, Confindustria Bergamo e Promoberg hanno previsto incontri diretti con le delegazioni dei mercati esteri emergenti di maggiore interesse.
Tra gli espositori saranno presenti produttori di attuatori, riduttori, guarnizioni e verniciature, fornitori di fusioni, forgiatori e sviluppatori di impianti prova.
Di grande valore viene considerato anche l’aspetto congressuale e formativo: conferenze, seminari, laboratori e workshop dedicati ai tecnici, con riconoscimento di crediti formativi, spazieranno dagli aspetti normativi a quelli finanziari, ponendo ovviamente l’accento anche sugli approfondimenti di processo.
L' IVS sarà infine lo scenario anche per il lancio di Valve Academy, un progetto di formazione internazionale destinato a creare, grazie al contributo di aziende leader, competenze specialistiche per tutte le figure tecniche del settore su tematiche di rilevanza (compatibilità dei materiali, longlife learning program dedicato ai sistemi di tenuta delle valvole). Le prime sessioni  formative della Valve Academy si terranno durante la manifestazione. 


Il prefetto “snobba” il Ducato
di Piazza Pontida. Strali dal Giopì

La storia insegna che la convivenza tra sistemi politici è sempre complicata: furono dei federati romani a far cadere l’impero e furono dei feudatari inurbati a sconfiggere il Barbarossa: in piccolo e, per fortuna, soltanto su questioni, diciamo così, formali, lo stesso sta avvenendo a Bergamo, tra la nobile confraternita feudal-gioppinoria del Ducato di Piazza Pontida e la massima autorità repubblicana presente nella nostra provincia, vale a dire il Prefetto di Bergamo. Sfogliando le pagine del “Giopì” del 30 giugno, ho notato, infatti, che, in margine alla descrizione della cerimonia di consegna a 46 bergamaschi delle onoreficenze al merito della Repubblica, il giorno in cui la Repubblica compiva gli anni, c’erano alcuni accenni ad un persistente clima di freddezza tra il Ducato ed il prefetto di Bergamo, dottoressa Francesca Ferrandino. Siccome non è la prima volta che noto, negli articoli del glorioso periodico, dei cenni piuttosto espliciti ad una sorta di ‘detachment’ diplomatico tra le autorità repubblicane e quelle ducali, credo sia il caso di spendere due righe sull’argomento. Tanto per cominciare, confesso di essere dispiaciuto per questo raffreddamento tra il Prefetto Ferrandino e l’antico sodalizio di Piazza Pontida, che, proprio quest’anno, compie 120 anni. Non conosco la dottoressa Ferrandino, ma il Prefetto rappresenta lo Stato, e lo Stato dovremmo essere noi: proprio per questo, mi farebbe piacere che l’osmosi tra autorità e territorio fosse la più completa, cordiale e proficua possibile. Conosco, invece, benone il Ducato, che, in altro modo, rappresenta anch’esso la nostra comunità, attraverso quella che si chiama “difesa dell’identità”. Per spiegare il senso di questi due ambiti, possiamo prendere in prestito il concetto tedesco di ‘Heimat’ e di ‘Vaterland’: la prima è la piccola patria, magari strapaesana, con i sui difetti e le sue virtù, il campanile, la piazza, il fiume e i giardinetti, mentre la seconda è la Patria con la P maiuscola, quella che regge e governa, che provvede ed amministra tutto il territorio dello Stato. Io credo che, per essere una comunità coesa, ci vogliano entrambe le cose: come Giuseppe Giusti, ho un’idea progressiva della Nazione, che parte dall’amore per la propria casa per arrivare alla cittadinanza d’Europa. Non si può essere buoni cittadini europei se non si amano fortemente le proprie radici e tradizioni. Ovvio, dunque, che questa sorta di guerra fredda piccola piccola non mi piaccia: anzi, mi dispiaccia. Credo di poter dire che questa piccola crisi diplomatica si debba al fatto che entrambi gli attori siano partiti, come si dice, col piede sbagliato: la signora Ferrandino è stata nominata Prefetto di Bergamo alla fine di novembre dell’anno scorso e, praticamente da subito, i rapporti tra lei e il Ducato hanno preso una brutta piega: in occasione degli auguri alle autorità cittadine, che i vertici ducali fanno ogni anno, con una piccola sfilata e la declamazione di alcuni versi propiziatori da parte del Duca, il Prefetto non si è fatto vedere. Per la verità, non ha neppure mandato un vicario, come invece ha fatto il Presidente della Provincia: questo deve aver pizzicato l’amor proprio dei vertici ducali, che non hanno mancato di sottolineare la cosa, con una certa enfasi. Per carità: capita. La dottoressa Ferrandino era nuova degli usi orobici, provenendo da Agrigento e deve aver pensato che si trattasse di una sorta di boutade folkloristica o poco più. Il che è verissimo: il Ducato non è mica un feudo vero, ma è semplicemente un gruppo di persone che cercano di tener viva una tradizione, un modo di vedere la vita. E, spesso, anche le manifestazioni che organizza, viste dal di fuori, possono sembrare delle gioppinate: carri allegorici, costumi, declamazioni, talvolta possono apparire delle carnevalate prive di senso. O, come diceva l’illustre agrigentino Pirandello, delle pupazzate, delle fantocciate. Che, se ci fate caso, vuol dire esattamente la stessa cosa, tanto a Girgenti quanto a Bergamo, visto che ‘gioppino, in bergamasco, sta anche, estensivamente, per marionetta. Dunque, il Prefetto ha elegantemente evitato la cerimonia degli auguri: apriti cielo! In Piazza Pontida l’hanno presa malissimo: e, forse, forse, hanno un filo esagerato, dimostrando una pelle troppo sensibile, rispetto ai nostri antenati, che ce l’avevano bella spessa. Quindi, la replica o, meglio, il commento, anziché conciliatorio, è stato decisamente sul piccato. Non so dirvi se la signora Ferrandino l’abbia letto o meno: non ho idea se, tra le molteplici attività di un Prefetto vi sia anche quella di compulsare sistematicamente la stampa locale. Certo è che, se l’ha letto, non deve averlo gradito: se, invece, non l’ha letto, mi pare di poter dire che il nostro Prefetto nutra una certa qual idiosincrasia istintiva per le cerimonie pubbliche, stante la fugacissima apparizione, il 2 giugno scorso, alla consegna dei cavalierati e delle commende repubblicane. In ogni caso, si tratta di una situazione spiacevole: la terra bergamasca sta vivendo un momento storico molto delicato e complesso. Da territorio ricchissimo e privo di problemi sociali o quasi, è diventata, in breve tempo, una provincia afflitta da disoccupazione, chiusura di fabbriche, immigrazione massiccia: e, quando le cose cominciano a girare per il verso sbagliato, la gente tende a prendersela con le tasse, con la Polizia, con la Finanza. Insomma, con lo Stato. Per questo, se non si vuole offrire la guancia ai separatismi, bisogna che lo Stato faccia sentire ai cittadini di non essere solo un occhiuto gendarme, che fruga nelle loro tasche, sibbene l’espressione più alta della comunità nazionale: anche nelle piccolissime cose, come queste. Proprio per questo, forse, un piccolo gesto distensivo del Prefetto potrebbe aiutare a creare un clima più collaborativo.  Sono i grandi che dovrebbero venire incontro ai piccoli. Io ci spero vivamente.


Brevetto europeo, in un seminario
i pro e i contro per le Pmi

“Brevetto Europeo con effetto unitario e tribunale unificato dei brevetti: pro e contro per le Pmi italiane” è il titolo del seminario che la Camera di commercio di Bergamo organizza giovedì 24 luglio alle ore 14 nelle sale del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni (via Petrarca, 10 – Bergamo).
L’incontro – promosso nell’ambito del progetto “Tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale a supporto dell’innovazione e della competitività delle Mpmi bergamasche” – è rivolto a tutte le micro, piccole e medie imprese locali e permetterà di ottenere le informazioni necessarie ad un corretto inquadramento della nuova cornice operativa entro cui il brevetto unitario consentirà di agire e di individuare efficacemente le scelte da adottare. 
Si analizzeranno, in particolare, l’attuale procedura di concessione di un brevetto europeo e le procedure di nazionalizzazione approfondendo i vantaggi e gli svantaggi del vigente sistema; i costi di traduzione e l’Accordo di Londra; il regolamento sul brevetto unitario e le disposizioni in materia di regime linguistico; l’accordo sul tribunale unificato; le disposizioni transitorie e gli scenari futuri. Saranno anche proposte simulazioni di casi.
La partecipazione è gratuita. Per iscrizioni consultare il sito http://www.bergamosviluppo.it/sito/ sezione news scorrevoli o eventi.
Per informazioni contattare: Bergamo Sviluppo – tel. 035/3888011 –  email: zanettif@bg.camcom.it


La rabbia delle pmi
«Il Governo ci sta ignorando»

«Bisogna essere consapevoli che l’economia del futuro la faranno le imprese e gli imprenditori, non certo la politica e gli economisti che ultimamente non ne stanno azzeccando neanche una». A dirlo è il presidente nazionale di Confartigianato, nonché neopresidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Merletti, intervenuto all’Assemblea di Confartigianato Bergamo.
Proprio ricordando la sua recente nomina a capo dell’Organizzazione che raggruppa le associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese italiane, Merletti non ha mancato di criticare, senza troppi giri di parole, l’atteggiamento di chiusura da parte del governo. «Rete Imprese Italia – ha detto – rappresenta oltre due milioni di imprese ma nonostante questo stiamo completamente ignorati, soprattutto da alcuni ministri e dallo stesso presidente del consiglio che, evidentemente, non ci ritiene degni di attenzione. Se vogliono capire davvero i problemi di una categoria devono andare a parlare con gli imprenditori, non ci sono storie».
Inevitabile, poi, il tasto dolente del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese: argomento su cui c’è ancora molta strada da fare. «Nonostante ci sia una normativa europea del 2013 che fissa a 30 giorni, e in alcuni particolari casi a 60, il termine ultimo per i pagamenti, ancora oggi non sembra essere stata recepita oppure è stata recepita male. Come Confartigianato avevamo proposto la compensazione automatica debiti-crediti ma ci è stato risposto che non è possibile: forse perché lo stesso Stato non sa neppure a quanto ammonta esattamente il proprio debito?».
Ma non tutto è da buttare per il presidente nazionale che, invece, ha voluto sottolineare la positività di un’iniziativa che andrà nella direzione di alleggerire la burocrazia per le imprese e il ruolo cruciale che queste ultime svolgeranno nel corso di Expo 2015. «Con l’agenzia delle imprese – ha detto – in un giorno è possibile aprire un’azienda e sono già partite le convenzioni con i Comuni. Ebbene, per ora è soltanto Confartigianato ad avere ottenuto il “lasciapassare” dal Ministero per lo sviluppo economico e, quindi, i Comuni che vogliono agevolare le loro imprese sanno a chi rivolgersi: questo, concretamente, vuol dire sburocratizzare».
Sull’Expo, Merletti ha ricordato che Confartigianato ha messo sul piatto un investimento di oltre 300mila euro per il Padiglione Italia. «Per due settimane – ha spiegato – avremo uno spazio a disposizione e, sempre lì, andremo a fare la nostra prossima Assemblea nazionale. Abbiamo aperto un punto informativo e un servizio di assistenza per l’iscrizione delle imprese partecipanti e fornitrici, senza dimenticare tutto il percorso del “fuori Expo” che andrà anche oltre la manifestazione».
Merletti ha avuto inoltre parole di encomio per la decisione di Confartigianato Bergamo di pubblicare il bilancio sociale «Non è la prima, ma è tra le prime organizzazioni di Confartigianato ad averlo fatto, è una cosa estremamente positiva e farò di tutto per farlo notare».