Sette professionisti in campo
per orientare gli universitari

Che prospettive offrono le professioni in un contesto sempre più difficile e in costante evoluzione? Lo abbiamo domandato ai professionisti – intervenuti alla “Giornata delle professioni” svoltasi al Centro Congressi di Bergamo lo scorso 23 marzo – che hanno parlato a un pubblico di studenti dell’ultimo anno delle Superiori, quindi alle prese con la scelta del percorso universitario e del lavoro da svolgere. Dall’avvocato all’ingegnere fino al commercialista, si sono passati la palla ciascuno cercando di offrire un quadro della propria professione e delle opportunità che essa offre oggi e potrà offrirà in futuro. Con un’attenzione ai sogni dei ragazzi, ma anche alla realtà, come ha precisato anche Piera Molinelli, responsabile del servizio Placement e orientamento dell’Università degli studi di Bergamo: “Alla domanda “meglio scegliere quello che mi piace o quello che mi dà lavoro?” la mia risposta è la seguente: scegli quello che ti piace con un occhio a quello che ti dà lavoro”. “L’università è lo strumento attraverso cui è possibile raggiungere un determinato obiettivo professionale – aggiunge Molinelli – e quindi è importante scegliere bene, informandosi a dovere su tutto ciò che interessa, dal tipo di lavoro, alla disponibilità a viaggiare, allo stipendio, e poi fare una rosa delle professioni che più ci convincono. Poi, sta a noi metterci quel qualcosa di personale in cui ciascuno pensa potrà fare la differenza in un mondo del lavoro sempre più difficile e concorrenziale”. 
Per capire lo stato di salute delle singole professioni e le opportunità future ci siamo rivolti ai professionisti intervenuti all’evento.

L’avvocato
Mario Caffi: “Il futuro
è nelle specializzazioni forensi”

Che prospettive offre la sua professione?
“Viviamo un momento economico davvero complicato a cui si somma una eccedenza clamorosa di avvocati iscritti all’albo professionale: siamo troppi e scontiamo il peccato originario di aver lasciato il libero accesso alla facoltà di Giurisprudenza. Oggi entrare nel mondo dell’avvocatura è sempre più difficile per un giovane e il rischio che stiamo vivendo in questi anni è quello di un appiattimento a livello qualitativo e deontologico. Per il futuro, resistono e avranno spazio le specializzazioni forensi, in particolare settori come il diritto amministrativo, quello arbitrale e anche il diritto legato alla comunicazione in senso lato”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Gli direi di pensarci molte volte prima di imboccare questa strada, ma poi rifletto sul fatto che la passione e le motivazioni possono portare lontano. Io, per esempio, fin da quando avevo tre anni pensavo di fare l’avvocato: sono stato forse più fortunato come periodo economico, ed è per questo motivo che dico a un giovane di rifletterci molto bene”.

L’ingegnere
Giangiacomo Caldara (SIAD): “Biomedica
e Ict i settori che saranno più richiesti”

Che prospettive offre la sua professione?
“Il periodo è davvero complicato, soprattutto per quel che riguarda l’ingegneria civile. Però, teniamo ancora, e soprattutto in determinati settori la presenza di un ingegnere è fondamentale. Per il futuro, le figure di ingegneri più richieste saranno quelle legate al mondo dell’informatica e dell’Ict, ma ampi spazi li troveranno anche gli ingegneri biomedici, quelli meccanici e chimici”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Si, senza alcun dubbio. E’ una professione difficile, ma allo stesso tempo entusiasmante e che ti mette in costante connessione con il futuro e con l’innovazione”.

Il notaio
Jean Pierre Farhat: “Traguardo difficile
  ma le opportunità non mancano”

Che prospettive offre la sua professione?
“Rispetto ad alcuni anni fa anche la professione notarile ha avuto un calo causato dalla forte crisi e alle difficoltà del settore immobiliare, ma per il biennio 2013-2014 saranno messi a concorso 1.200 posti di notaio. Quindi, le opportunità per entrare ci sono, considerando comunque sempre che si tratta di un concorso davvero selettivo”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Il notaio è una delle professioni forse più ambite e, nonostante non sia così semplice come può apparire dall’esterno, rimane una professione decisamente importante. Se un giovane ci crede ed è disposto a sacrificare alcuni anni sui libri con grande dedizione, io gliela consiglio sicuramente”.

Il revisore
Stefano Azzolari (Kpmg Lombardia):
“Nonostante la crisi, il lavoro c’è”

Che prospettive offre la sua professione?
“La nostra società opera su canali multidisciplinari accomunati dal fatto che al centro dell’attività ci sono i servizi professionali alle imprese. Si va dalla revisione alla consulenza e, nonostante il periodo economico che stiamo vivendo non sia certo dei migliori e fa registrare qualche calo, quella della revisione rimane comunque una professione tra le meno in difficoltà e il lavoro non manca”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Come detto, nella nostra società si può fare revisione ma anche consulenza fiscale e legale quindi c’ è parecchio spazio per laureati in Economia e in Giurisprudenza, ma non solo. Si tratta di una professione difficile e un po’ stressante, ma di grande soddisfazione negli anni sia dal punto di vista economico che della tipologia del lavoro svolto. Inoltre, ogni anno in Kpmg entrano circa 500 nuove persone tra neolaureati e giovani con un master: siamo un buon punto di partenza, ma anche di arrivo”.

Il magistrato
Laura D’Urbino: “Appagante
lavorare per la giustizia sociale”

Che prospettive offre la sua professione?
“Quella di magistrato è al centro della cronaca soprattutto per i suoi rapporti con la politica. Ma ciò che caratterizza il lavoro del giudice è l’assoluta indipendenza da qualsiasi altro potere dello Stato, elemento che garantisce imparzialità ed equità di giudizio. Così dovrebbe essere e così almeno io ho sempre vissuto la mia professione. Che, purtroppo, oggi sconta la mancanza di fondi e la forte carenza di organico, aspetto che non permette di lavorare come si vorrebbe. Però, di posti per giovani aspiranti magistrati ce ne sono, considerando quelli che nei prossimi anni dovranno essere messi a concorso”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Si. E’ una professione bellissima, che permette di avere indipendenza e di non dover rendere conto a nessuno (se non alla legge e alla propria coscienza), che consente di studiare sempre e di approfondire, ma soprattutto che dà la possibilità di incidere a fondo nella società perseguendo fini di giustizia sociale”.

L’architetto
Guido Roche: “Risentiamo della crisi,
meglio guardare fuori dall’Italia”

Che prospettive offre la sua professione?
“E’ una professione in crisi, non si può dire altrimenti. Però, il punto di osservazione va modificato: guardando al mondo come proprio panorama di lavoro ci sono grosse opportunità, soprattutto in Asia e negli Stati Uniti. E poi, certamente, un occhio va dato anche alla riqualificazione degli edifici nel nostro Paese”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Si, anche se si entra in una spirale di concorrenza mostruosa. Però, è un lavoro creativo ma in cui sempre più bisogna avere anche ottime competenze tecniche. Fare l’architetto significa lavorare sulle idee e pensare che anche le più strane ed assurde possono tramutarsi in progetti concreti. Ma bisogna assolutamente conoscere l’inglese alla perfezione perché è il mondo, l’orizzonte del futuro”.

Il commercialista
Franco Tentorio: “Ce ne sono troppi
ed emergere è sempre più dura”

Che prospettive offre la sua professione?
“Tiene abbastanza nonostante stia scontando la crisi che ha colpito le nostre imprese, soprattutto le medio-piccole. Pesa invece il fatto che a Bergamo ci sono 1.500 dottori commercialisti iscritti all’albo: un numero eccessivo. Bisogna però dire che, fortunatamente, in Bergamasca ci sono 100 mila partite Iva. Poi la nostra professione si diversifica molto anche nella consulenza fiscale e nell’attività di tribunale”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Rispetto a quando ho iniziato io – che sono il numero 50 dell’albo dei dottori commercialisti – ad oggi dove siamo in 1500, sicuramente un giovane deve fare molta più fatica. Consiglio di cercare di associarsi con persone che si conoscono e che si stimano (perché fare uno studio associato “è un po’ come sposarsi”) e di dividere le spese. Diciamo che per guadagnare bisogna attendere almeno i 40 anni, prima sarà dura. Ma è una professione molto bella e socialmente utile, dove bisogna sempre tenersi aggiornati e che mette in contatto con gli altri e con l’aiuto professionale: la consiglierei senza alcun dubbio”.


Giovani Ascom, convegno
in Università sul “piccolo” commercio

Anche i Giovani Imprenditori dell’Ascom partecipano ad Unibergamo Rete, il ricco calendario di eventi dentro e fuori l’Ateneo con cui l’Università di Bergamo si apre al territorio. Lo fanno con un convegno – in programma mercoledì 10 aprile dalle 17 alle 19 nell’aula Serio Galeotti della sede di via Dei Caniana – dal titolo “Il valore dei piccoli”, dedicato all’analisi della sostenibilità del commercio di vicinato, una realtà il cui valore sociale è ampiamente riconosciuto, che si deve però scontrare ogni giorno con difficoltà strutturali e congiunturali. L’incontro metterà a fuoco problemi e possibilità con gli interventi di Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Ascom, del consigliere Andrea Marchesi, di Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom, Roberto Ghidotti, responsabile dei Distretti del Commercio per l’Associazione, e di Silvia Salvi dell’Università.
L’incontro rientra tra le iniziative che vanno sotto il titolo comune di “Università e comunità”. La nuova edizione  di Unibergamo Rete ha infatti ampliato la durata – 28 giorni, dall’8 aprile al 4 maggio – ed ha messo in evidenza alcuni percorsi tematici per facilitare l’orientamento e la scelta: “Dante in Paradiso”, proseguimento delle letture dantesche avviato nel 2011, che ora approda all’ultima cantica; “Università e lavoro”, ossia incontri, iniziative – tra cui il Career Day, il 16 aprile – e seminari che vogliono valorizzare le buone prassi e gli spiragli che il territorio offre; “Università e orizzonti internazionali”, ormai contesto quotidiano per studenti, laureati e per l’intera società; “Vivere il domani: sostenibilità e dintorni”, riflessione su consumi, sul vivere la città e il mondo; “Università e comunità”, che tocca anche aspetti come la migrazione, l’incontro tra culture e la comunicazione sociale; “Università gioia di vivere” sotto cui sono state raccolte le iniziative in cui la vita in Università si affianca alla piacevolezza di gustare uno spettacolo teatrale, un film o semplicemente il fare festa; e “DocentiAutore”, presentazione dei più recenti lavori pubblicati dai docenti dell’Università. Gli incontri sono gratuiti. Alcuni appuntamenti sono dedicati alle scuole.


L’anima “green” del Valcalepio,
ora si riciclano anche i sugheri 

Dodici le aziende produttrici di Valcalepio che parteciperanno con un proprio stand alla prossima edizione del Vinitaly, in programma a Verona dal 7 al 10 aprile prossimi al PalaExpo Lombardia. Ecco l’elenco: Il Calepino di Castelli Calepio; Il Cipresso di Scanzorosciate; La Rovere di Torre de' Roveri; Locatelli Caffi di Chiuduno; Medolago Albani di Trescore; Tallarini di Gandosso; Cascina del Bosco-Bonaldi di Petosino; La Tordela di Torre de' Roveri; La Collina di Grumello del Monte; Cantina sociale bergamasca di San Paolo d'Argon; Celinate di Scanzorosciate; Villa Domizia-4R di Torre de' Roveri.
Altre due piccole aziende (Tosca di Pontida e Castello degli Angeli di Carobbio) parteciperanno per un giorno solo. Quattro invece le aziende presenti con il Consorzio Moscato di Scanzo: Sereno Magri, Cipresso, Biava e Fejoia.
Ad accogliere le aziende bergamasche e i visitatori sarà la tradizionale Piazza Valcalepio che si presenterà verde ed ecosostenibile. “Quello dell’ecosostenibilità è un tema che sta molto a cuore al direttivo – ha dichiarato Enrico Rota, presidente del Consorzio Tutela Valcalepio -. All’interno del programma di lavoro del Cda era riportato un progetto legato all’ecosostenibilità nel quale crediamo molto e che siamo a condividere con chi vorrà venirci a trovare al Vinitaly”.
Proprio in occasione della manifestazione, il Consorzio lancerà la nuova campagna di raccolta delle chiusure organizzata in collaborazione con Marengo Sugheri.
I soci del Consorzio hanno deciso di mettersi in campo per l’ecosostenibilità e la raccolta delle chiusure sia in sughero che in plastica presso i ristoranti, per ridurre gli sprechi e permettere un riciclo reale e consapevole di un materiale prezioso quale il sughero. Durante la fiera sarà possibile avere ulteriori informazioni circa la Campagna di raccolta e il programma di ecosostenibilità portato avanti dal Consorzio.
Ma non c’è solo l’ecosostenibilità: Valcalepio è anche solidarietà. Nella giornata di domenica 7 aprile verrà infatti messa online la sezione del sito www.valcalepio.org interamente dedicata alle manifestazioni e iniziative solidali portate avanti dal Consorzio nel corso della sua storia (dalla collaborazione con Cesvi all’attuale partnership con la Onlus Bergamasca Nepios). Lunedì 8 aprile, invece, la giornata sarà interamente dedicata ai ristoratori, invitati a prendere parte alla manifestazione e a presentarsi presso lo stand del Consorzio dove oltre ad assaggiare le nuove annate saranno omaggiati di un presente loro dedicato. Martedì 9 aprile sarà la giornata dei distributori che avranno l’occasione di aggiornarsi in merito all’esito degli Stati Generali del Vino del 19 marzo scorso (nel caso in cui non avessero potuto prendervi parte) e ai quali sarà riservato uno speciale omaggio. Anche quest’anno i visitatori saranno accolti da due banchi d’assaggio: uno dedicato ai Valcalepio Doc, ai Terre del Colleoni Doc e ai Bergamasca Igt dei soci del Consorzio Tutela Valcalepio (presenti in fiera e non); il secondo, gestito da Vignaioli Bergamaschi, con l’esposizione e l’assaggio dei vini vincitori di medaglie durante l’ottava edizione del Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”.
Essendo il Valcalepio fortemente legata al territorio, ecco la ferma volontà di confermare e rinnovare la fruttuosa collaborazione, inaugurata lo scorso anno, con la Camera di Commercio di Bergamo e i suoi Ristoranti dei Mille Sapori per la realizzazione di “Mille Sapori di Bergamo a Vinitaly”. Dal 7 al 10 aprile, alcuni ristoratori aderenti al marchio camerale Mille Sapori di Bergamo, in particolare il Ristorante Posta di Sant’Omobono Terme, il Ristorante Gourmet di Bergamo, e il Ristorante La Torre di Trescore, presenteranno al pubblico della fiera piatti della tradizione bergamasca.


Librai indipendenti
Reinventare il mestiere

Nella sua rubrica "Italians" sul Corriere della Sera, Beppe Severgnini riflette sulla necessità per le attività indipendenti di trovare strategie di sopravvivenza. Ecco cosa scrive

Aprire un ristorante e gestire una libreria sono tentazioni dell’animo umano. Entrambe insidiose e affascinanti, ovviamente diverse. I libri non si mangiano, le pietanze non si conservano; e l’alimentazione digitale non è stata ancora inventata. Dietro le due attività c’è tuttavia una complessità spesso ignorata: approvvigionamenti, servizio, personale, ambiente, aggiornamento, capacità di intuire il gusto. La buona volontà non basta.
Un libraio non può non essere un lettore; un ristoratore deve saper mangiare (altrimenti non potrà apprezzare e aiutare lo chef). Ma bisogna imparare molte altre cose. Per questo esistono corsi di gestione del ristorante; e scuole per librai. I primi, diciamolo, vanno meglio.
Stanno per chiudersi (8 aprile) le iscrizioni al Corso di Alta Formazione in Gestione della Libreria della Scuola Librai Italiani: la settima edizione partirà il 6 maggio presso il Teatro dei Dioscuri di Roma. Le domande sono metà dell’anno scorso. E’ un delicato segnale d’incoscienza, non la prova di una crisi irreversibile della professione. Certo, le 2.500 librerie indipendenti affrontano concorrenti possenti: grandi catene, grande distribuzione, vendite online. Ma sono convinte di farcela, e hanno ragione. A una condizione.
Le librerie di domani non possono vendere solo libri ma, come spiega il vicentino Alberto Galla, presidente dell’Associazione Librai Italiani (Ali), “devono diventare luoghi dove si creano e si distribuiscono servizi immateriali in grado di migliorare la qualità della vita delle persone”. Traduzione: luoghi dove la scuola, le imprese e le professioni incrociano le opere e gli autori, i lettori trovano scrittori e altri lettori, i bambini scovano libri interessanti (e un tappeto per sfogliarli in santa pace). Non è un’idea ingenua del futuro. E’ una strategia di sopravvivenza. L’alternativa è scomparire. Sta accadendo in America, che in queste faccende ci precede sempre. Nella parte centrale di Manhattan è rimasta solo la libreria Rizzoli. Il dio delle parole la conservi, ma non basta.
I librai italiani sanno i pericoli che corrono; ma non tutti, forse, hanno capito quant’è urgente reinventarsi il mestiere. Non c’è più margine di errore. Occorrono nuove tecniche commerciali e nuovi strumenti (quanti usano facebook e twitter per quanto valgono?). Occorre collaborazione tra librerie: il tempo dei solisti è finito. In Sardegna lo stanno facendo (bravi Aldo Addis & C!); ma non accade dovunque. Col nuovo libro ho girato quattordici regioni in sei mesi: lo so.
Editori e autori devono aiutare. L’editoria ricordi quanto è successo alla musica e alla cucina: la gente vuole conoscere/ascoltare musicisti e chef, in cambio offre attenzione e acquisti. Non dobbiamo vergognarci di offrirci ai lettori: sono i nostri padroni. Dobbiamo farlo con buonumore, buona organizzazione e buon senso. Incontri e presentazioni costano tempo e denaro. Non servono al nostro ego e al nostro rendiconto, ma a far girare pagine e parole.


Assemblea Ubi, Jannone:
“Comunque vada, io ho già vinto”

Con la lista "Ubi Banca – Ci Siamo", Giorgio Jannone, capolista, si prepara a giocare le proprie carte in vista dell’assemblea del 20 aprile.
La scorsa è stata una settimana complicata per Ubi, e soprattutto per Banca Popolare di Bergamo. Che idea si è fatto della vicenda Masnaga?
“L’ex dg ha sbagliato, nell’aver agito dall’interno, utilizzando le strutture dell’istituto in modo improprio, ma la reazione della banca è stata, a mio avviso, molto più grave dell’errore dello stesso Masnaga”.
Gravità di modi, di contenuti, di stile?
“Senz’altro di modalità, del tutto inusuale, anche un po’ di stile “russo”. Un intervento molto forte che denota una scarsa attitudine alla democrazia”.
A che cosa può essere dovuto?
“Ad un grande nervosismo e ad un’incapacità di gestire il dissenso, che si è concretizzata con due prese di posizione molto forti e molto sbagliate; sia con Masnaga che nei miei confronti”.
Vale a dire?
“Per la validazione delle firme dei sottoscrittori, siamo stati bloccati per 16 ore in una stanza con 12 persone che hanno controllato le firme per due giorni; le hanno verificate nome per nome, foglio per foglio. Ne hanno tolte alcune perché il notaio ha scritto “a” anziché “o”, quando la prima  lista ha impiegato solo dieci minuti per le operazioni di validazione. Lo dice il verbale del notaio, 10 minuti per 800 e passa firme della lista istituzionale, lo denunceremo alle autorità competenti”.
Ma non è stata usata la medesima procedura di controllo per tutti?
“Hanno verificato solo le mie firme, le altre due liste non sono state controllate ; hanno impiegato 10 minuti per la prima, circa venti per la terza che veniva considerata ancora una lista amica, dal momento che il caso Masnaga non era ancora scoppiato”.
Ma questa terza lista come è nata?
“Masnaga ci stava lavorando da parecchio tempo. Lo sapevo io e trovo paradossale che la banca non lo sapesse, dal momento che lo stesso ex dg si era incontrato più volte anche con il rettore Paleari, il candidato capolista di prima scelta, prima di tutte le altre rinunce. La banca lo ha scoperto solo negli ultimi giorni, attraverso l’invio massivo di mail che sono state mandate dagli uomini di Masnaga ai dipendenti della banca. Sono stati usati impropriamente il Cral della banca, gli uffici, i computer, i telefoni della banca, quindi anche nostri, per fare campagna elettorale. In questo ha pienamente ragione Zanetti”.
Il presidente ha mosso altre accuse ben precise…
“Non c’è dubbio che il fine di Masnaga fosse di tipo personalistico. Aspirava a qualcosa di più, rispetto ai ruoli che gli erano stati concessi. Anche in questo Zanetti ha detto la verità”.
Lei ha parlato di terza lista come “amica” di quella istituzionale.
“In origine era nata per togliere spazio a me, per impedirmi di entrare nel consiglio di sorveglianza, per impedire che potessi continuare a denunciare i misfatti che ha poi rilevato Bankitalia. Poi ne è venuta fuori una lista di soli 18 nomi senza esperienze nel credito e tutta bergamasca, con l' eccezione del prof.Resti che nessuno conosce."
Il rischio concreto è che adesso lei possa restare con il cerino in mano. In consiglio ci vanno i rappresentanti di due liste soltanto.
“Vedremo all’apertura delle urne, ma è un rischio che vale per me come per le altre due compagini. Io però, non ho nulla da perdere. Se la lista istituzionale dovesse perdere sarebbe clamoroso, mentre la terza ha già mietuto una vittima illustre. Io ho già vinto ottenendo un corposo ricambio generazionale ed un dibattito finalmente vero e democratico sulla banca."
Immagino che l’ex direttore avesse calcolato il rischio di restare a casa …
“Assolutamente no, questa cosa gli è esplosa tra le mani. Il suo progetto era quello di arrivare fino al 20 aprile”.
Dunque la terza lista si troverebbe senza endorsement?
“Tutti i referenti, i dirigenti pro Masnaga, all’interno della banca, adesso sanno il rischio che corrono e quindi si fermeranno. Ci sono persone che, per questa lista, hanno raccolto ingenti quantità di firme in modo irregolare. Non tutti i torti e le ragioni stanno da una sola parte”.
Su Masnaga lei aveva espresso un buon giudizio…tanto da ipotizzarlo in un poker di nomi per alta dirigenza.
“Sotto il profilo tecnico è una figura validissima, anche se nessuno è indispensabile. Nel caso dovessi vincere, non escludo di recuperarlo”.
Moltrasio non le ha mandato a dire di avere innescato il dibattito con modalità più politiche che bancarie…
“Il mio merito è di aver portato una sana ventata di democrazia. Moltrasio stesso me lo ha confermato personalmente. Tra di noi c’è rispetto. Per quanto riguarda la politica, io proprio non l’ho tirata in ballo, a differenza della terza lista che ha usato iscritti del Pdl per tirare su qualche firma. E anche la prima lista si è politicizzata, convocando un’assemblea con esponenti del Pdl e di Cl, portando mille presenti al Centro Congressi, persone che non hanno niente a che fare con la banca. O ancora Moltrasio che ha ufficializzato la sua posizione per Monti. Io mi sono chiamato fuori. Ma poi è tutto da dimostrare che la politica non sia stata fata direttamente dalla banca per decenni. Chi l’ha occupata finora, l’ha fatto abbondantemente”.
Ritornando alla serata del 21 marzo. Che idea si è fatto di quell’incontro?
“Si è trattato di un’assemblea cammellata, attraverso una parte ben precisa del Pdl che ha confuso la politica con l’occupazione dei posti. La politica spartitoria è un cancro che esiste da tempo nel Pdl e che spero venga estirpato. rappresenta quanto c’è di più lontano dal mio modo di intendere la politica”.
Lei quante azioni ha in Ubi?
“Personalmente circa 15 mila”
E attraverso le sue società?
“Pigna ne ha 250. Le mie società non ne hanno molte, quelle di mio padre di più”.
Lei ha sempre sostenuto la trasformazione in Spa, salvo assicurare ultimamente amore eterno per la forma cooperativa…
“Il ddl che ho presentato deriva da una bozza che mi fu proposta niente di meno che da Zanetti che venne a casa mia nel 2007. Fu lui a consegnarmi la busta. Questa proposta fu elaborata tecnicamente da me e dall’onorevole Pinza del centro-sinistra. In quel momento era la stessa Banca d’Italia che aveva messo allo studio degli elementi per superare alcune contraddizioni del sistema cooperativistico bancario. Non c’è niente di scandaloso in questa cosa. Fu una precisa richiesta di Banca d’Italia. Ritengo comunque che la cooperativa possa essere uno strumento per cercare di gestire un mondo come quello bancario. Io almeno ci sto provando in Pigna…”
In che modo?
“Personalmente ho una visione molto socialista, molto di sinistra, nella gestione aziendale. Non deve esistere nessun padrone, ma azioni concertate, come quella che io ho fatto in Pigna con tutte la altre forze istituzionali e territoriali. In banca si potrebbe pensare ad un maggior coinvolgimento dei dipendenti rendendoli azionisti della banca stessa e agevolandoli nell’acquisto di azioni. Si potrebbero limitare i compensi, e in Ubi sono altissimi, e anche le consulenze per agevolare l’acquisto da parte dei dipendenti che sono un elemento fondante. La mia lista è lì a dimostrarlo”.
Come?
 “La mia lista è l’unica che annovera due dipendenti; una dirigente, Adele Timo, appena licenziata da Ubi”.
Il motivo?
“E’ stata licenziata da un giorno all’altro senza nessun motivo. Poi c’è Stefano Vedovato, dipendente di IW Bank. L’ho fatto per dare un segnale molto preciso: i lavoratori devono stare nella governance della banca. Gli altri lo proclamano a parole, io l’ho fatto. La mia lista è lì da vedere”.
Se lei fosse eletto, che compenso si darebbe?
“La cifra è stabilita dall’assemblea, non da me. La decurterei almeno della metà rispetto ai compensi attuali”.
Che cosa pensa di Massiah?
“Non voglio dare un  giudizio tranchant sulle persone, non fa parte del mio stile. Ma quando ho denunciato presso i vertici di Ubi atti gravissimi, poi accolti in Banca d’Italia, Massiah non ha colto o fatto finta di non cogliere l’importanza delle mie denunce. Mentre Faissola l’ha capito immediatamente”.
Si riferisce al famoso aereo?
“Quella storia fu buona per i giornali, in realtà sono successe molte altre malversazioni che hanno implicato qualche miliardo di euro in operazioni molto, molto dubbio poi divenute perdite per la banca"
Se fosse eletto, quali sono le prime tre cose che farebbe?
“Formerei subito una squadra dei migliori manager di Bergamo, di Brescia e delle altre estrazioni territoriali che sono parte fondante della mia lista (Cuneo, Milano, Varese, Roma ) a tutela della nostra concezione federale della banca. La seconda: rivedrei i licenziamenti che sono stati appena compiuti. In questi anni ho parlato con centinaia di persone: mi sono fatto l’idea che il modus operandi sia stato tutt’altro che cristallino. Infine, andrei a fondo sulle centinaia di consulenze esterne. In banca ci sono risorse e competenze sufficienti, senza consulenti esterni costosissimi e inutili”
Quanti soci crede che interverranno il 20 aprile?
“3.500 di persona e circa 8 mila per delega. Non ci saranno sfracelli”.
In questa sua iniziativa rifarebbe tutto quello che ha fatto, o cambierebbe qualcosa?
“Mi è spiaciuto che a livello umano si siano interrotti dei rapporti che esistevano da tanti anni. Con Zanetti ed altri amministratori ci sono stati momenti di altissima tensione. Forse, ma non solo da parte mia, si sarebbero potute risolvere delle questioni, senza alzare così tanto i toni”.
Una delle tradizioni della Popolare è quella del libretto di risparmio intestato al bambino che nasce. Sua figlia ce l’ha?
“No. E’ una tradizione meravigliosa, ma io sono rimasto troppo male nel vedere gente che credeva in questa banca piangere perché aveva perso tutto. Finché non vedrò un cambiamento sostanziale, non lo farò. Ubi non è stata quella banca che per i bergamaschi è stata sinonimo di solidità. Speriamo che torni ad esserlo, fermo restando che BPB è davvero un gioiello da rilanciare, la spina dorsale del gruppo, pur nell’apprezzamento delle varie componenti territoriali che la compongono”.
Masnaga ha detto che avrebbe passato la Pasqua mangiando le uova. Lei?
“Ho scelto Ortisei con mia moglie e la mia bambina. Attraversiamo un periodo di riflessione. Mi ha fatto molto male leggere le mie vicende personali sui giornali, anche se so che fa parte del gioco”.
 


Piccinini resta alla guida della Cisl
Riconfermata tutta la segreteria

Ferdinando Piccinini è stato riconfermato alla guida della CISL di Bergamo. Lo ha eletto il Consiglio Generale del sindacato di via Carnovali nella sua prima riunione dopo il congresso che si è celebrato la scorsa settimana alla Fiera di via Lunga.
Unanimità di consensi per Piccinini (solo 5 schede bianche su 100 votanti), che ha richiamato i dirigenti della CISL orobica a “una stagione di notevole impegno su diversi versanti, nella realtà sociale e economica dovremo portare una accresciuta capacità propositiva, in grado di produrre risultati e azioni concrete”.
Il consiglio generale ha poi eletto (confermandola) la squadra della segreteria: Gabriella Tancredi, Francesco Corna e Giacomo Meloni riprendono il posto che occupavano prima del congresso.
Gli impegni in carniere per il team di Piccinini saranno tanti e di alta responsabilità. “Stiamo lavorando – ha ricordato il segretario – per arrivare a un’intesa territoriale con Confindustria per favorire la contrattazione aziendale sul welfare integrativo; dovremo aprire una fase nuova per interventi più decisi sul versante delle politiche del lavoro, un maggiore protagonismo e iniziative sul versante della contrattazione sociale e territoriale”.
Al termine della stagione congressuale, che si chiuderà con l’appuntamento nazionale del 10 – 12 giugno, ha infine annunciato Piccinini, il prossimo consiglio generale sarà convocato a Lovere, “come segnale forte della volontà di una maggiore iniziativa sindacale nella zona, da poco entrata a far parte del nostro comprensorio”.


Pia Unione San Lucio,
tre appuntamenti per gli alimentaristi

Il calendario del 2013 della Pia Unione San Lucio, storico sodalizio tra gli alimentaristi bergamaschi che fa capo all'Ascom, si arricchisce di tre iniziative sociali. Il primo appuntamento in programma, illustrato dal consigliere Lino Ronchi in occasione della Pasqua dell’Alimentarista, è la visita alla sede della Campari di Sesto San Giovanni prevista, in esclusiva per il gruppo Ascom, lunedì 15 aprile. Si parte da Bergamo alle 13.23 in treno, con ritrovo un quarto d’ora prima in stazione ed arrivo previsto a Sesto San Giovanni alle 14.15. La visita allo stabilimento, inaugurato nel 1904, sulla scorta del successo della produzione del mitico Campari Rosso e degli altri liquori ideati sin dal 1860 dal fondatore Gaspare Campari, e in produzione fino al 2005, rappresenta un’occasione di confrontarsi con la storia di una delle aziende che hanno portato il made in Italy nel mondo. II rientro, allietato da uno spuntino prima della partenza con il treno, è previsto alle 18.40 circa (i posti sono limitati, per prenotazioni alla visita – gratuita – rivolgersi a Lino Ronchi, tel. 0363. 44536 ore pasti).
Il secondo appuntamento è tutto dedicato a sport e cultura: una gita in bicicletta, tra arte, storia e aneddoti da Crespi d'Adda a Trezzo e Villa d'Adda, fissata per festeggiare il 25 aprile. Il programma prevede il ritrovo a Crespi d’Adda alle 8.30. Dopo la visita al villaggio industriale, nel novero dei siti Unesco, si inforca la bici per Trezzo d’Adda dove è prevista una sosta al castello e a Villa Gina, sede del Parco Adda Nord. La gita prosegue lungo il fiume su pista ciclabile fiancheggiando centrali idroelettriche, vere e proprie architetture industriali, e passando sotto il ponte di Paderno, dopo una visita alla Madonna della Rocchetta e alle celebri conche di Leonardo da Vinci, si arriva a Villa d’Adda, giusto all’ora di pranzo. Dopo una colazione al sacco all’insegna della convivialità e una partita a carte prima del caffè, ci si tuffa nella storia a bordo dell’Addarella, il traghetto disegnato da Leonardo, e verso le 16 si prende la via del ritorno.
La terza iniziativa organizzata dalla San Lucio è la Festa del commerciante a Treviglio presso il parco del Roccolo, in programma nei prossimi mesi, con la bella stagione (la data è ancora da fissare). 


Innovazione e competitività, il sostegno alle aziende si fa in tre

“Innovation: the profitable implementation of ideas”, ovvero “la proficua attuazione delle idee”, è il titolo del progetto di promozione e accompagnamento all’innovazione rivolto a tutte le imprese del territorio – di ogni dimensione e settore -, realizzato da Bergamo Sviluppo, l’azienda speciale della Camera di Commercio, in collaborazione con le associazioni di categoria. Il percorso, partito con una serie di seminari e check up nel settembre dello scorso anno, entra ora nel vivo con un programma ampio e diversificato che si concluderà a dicembre. Alla base ci sono la considerazione che non innovare «non è un’alternativa a costo zero» (come dimostra anche l’orientamento delle politiche industriali nazionali e europee, volte a stimolare un cambiamento profondo nella capacità delle imprese di innovare) e un concetto più ampio di innovazione, che non riguarda solo la ricerca e lo sviluppo tecnologico, ma anche i modelli aziendali, le strategie, i mercati di riferimento, le collaborazioni, insomma «tutti quegli elementi che possono creare valore aggiunto per l’impresa».
Si sviluppa perciò lungo tre direttrici principali:
– la gestione strutturata del processo di innovazione, per guidare e assistere le imprese che vogliono sperimentare una metodologia orientata alla generazione e alla gestione dell’innovazione in azienda;
– l’internazionalizzazione, per stimolare e facilitare nelle imprese lo sviluppo di una “cultura dell’internazionalizzazione”, grazie alla messa a disposizione di strumenti e indicazioni di strategie adatte a fronteggiare la complessa sfida dei mercati internazionali;
– l’aggregazione e le reti d’impresa, per rendere più consapevoli le imprese sulla necessità di intraprendere percorsi congiunti, anche approfondendo la conoscenza dello strumento del contratto di rete.

IL PROGRAMMA

SEMINARI TEMATICI
Area innovazione
Dalmine, Polo Tecnologico per l’Innovazione
• “Innovazione del modello di business e delle strategie”, 23 aprile
• “Gestire i portafogli dell’innovazione”, 26 settembre
Area internazionalizzazione
Bergamo, palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni
• “L’organizzazione aziendale per l’internazionalizzazione”, 22 maggio
• “La logistica del trasporto internazionale”, 2 luglio
• “Valutazione delle criticità di un progetto di investimento all’estero”, 29 ottobre
Tutti i seminari si svolgeranno dalle 14 alle 18

PERCORSO FORMATIVO SULL’INNOVAZIONE
La metodologia Triz
Triz – Teoria per la Soluzione dei Problemi Inventivi, è un insieme di strumenti sviluppati in Russia a partire dal 1946 con l'obiettivo di catturare il processo creativo in ambito tecnico e tecnologico, codificarlo e renderlo così ripetibile e applicabile.
Date e orari: 6, 7, 8, 15 e 16 maggio, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 per un totale di 40 ore. A conclusione del percorso formativo, a tre imprese che avranno garantito la presenza e che avranno dimostrato interesse e attitudine all’applicazione della metodologia all’interno della propria realtà aziendale, sarà offerta la possibilità di usufruire di 16 ore di consulenza direttamente in impresa, in affiancamento a un esperto Triz

PERCORSI FORMATIVI SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
I mercati internazionali: istruzioni per l’uso (8 ore)
Obiettivo del percorso è identificare le ragioni che possono spingere un’azienda ad affrontare un mercato estero e quali strumenti considerare più attendibili per capire dove, come e quando scegliere di internazionalizzare.
10 e 16 aprile, dalle 14 alle 18 nelle aule formative di Bergamo Sviluppo
Il marketing mix internazionale (8 ore)
Il programma si propone di analizzare le principali leve del marketing mix applicate ai mercati esteri per individuare il giusto posizionamento dell’impresa e dei suoi prodotti-servizi sui mercati target, nonché porre l’attenzione sulle opportunità di gestione integrata delle singole leve.
3 e 19 ottobre, dalle 14 alle 18, nelle aule formative di Bergamo Sviluppo

I FOCUS PAESE
Russia e CSI – La Russia dopo l’ingresso nel WTO: sviluppi e prospettive (4 ore)
30 aprile, dalle 14 alle 18
America Latina – Dalla locomotiva del Brasile ai nuovi Paesi emergenti: opportunità e rischi (8 ore)
7 e 13 giugno, dalle 14 alle 18
Mediterraneo e Medio Oriente – Opportunità di investimento per le Piccole e Medie Imprese Italiane (4 ore)
19 novembre, dalle 14 alle 18

CHECK-UP E INTERVENTI CONSULENZIALI MIRATI
Il progetto “Innovation” prevede anche la possibilità di beneficiare di un check-up su come vengono gestiti i processi di innovazione e di internazionalizzazione in impresa, analizzando le attività, i metodi, l’organizzazione e i ruoli coinvolti. Si farà attenzione anche agli strumenti di aggregazione fra imprese, con particolare riferimento al contratto di rete. Le imprese, che a seguito di una selezione potranno accedere e beneficiare di questo servizio, saranno complessivamente 60; sulla base dei fabbisogni consulenziali emersi durante la fase esplorativa potrà essere assegnato un monte ore complessivo di consulenza specialistica mirata pari a 3.900 ore.


Treviglio, che storia i negozi!

Un archivio frutto di un lavoro di anni, con oltre 2.400 visure camerali, centinaia di schede di negozi, migliaia di foto storiche, cartoline e vecchie pubblicità. Carlo Ronchi – per tutti Lino – ha ricostruito, insegna dopo insegna, la storia del commercio di Treviglio, per non dimenticare famiglie, prodotti e lavori ormai quasi scomparsi, che hanno accompagnato la società dall’Ottocento ad oggi. Negli ultimi due anni Ronchi ha completato, via dopo via, la ricostruzione dell’antica mappa dei negozi, molti dei quali resistono ancora oggi. Un immane lavoro per sottrarre all’oblio materiale degli archivi privati e delle scatole dei ricordi. I documenti, scansionati ed archiviati, si intrecciano con i racconti raccolti da un negozio all’altro, a suon di instancabili pedalate con la sua inseparabile bicicletta.

Colorificio Zacchetti
Il primo negozio di vernici è ancora in attività

Il primo negozio di vernici di Treviglio venne inaugurato nel 1938 da Costante Zacchetti, nato a Milano nel 1897, che abbandonò l’impiego di autista dell’Ambasciata di Spagna in Italia giusto alla vigilia della dittatura di Francisco Franco, nel 1936. Lasciato il servizio di chauffeur, abbandonata il volante della Lancia Dilambda, su suggerimento di uno zio di Corsico che commercializzava vernici, aprì nel 1938 in via Roma – destinata a diventare la via dello shopping per antonomasia della cittadina – un negozio specializzato nella vendita di colori, smalti e vernici. Una bottega dove era possibile trovare tutto il necessario, nella “patria” dell’edilizia e degli artigiani, per metter su casa e rinnovarla, anche solo con un tocco di colore. Nel 1955 Costante cede l’attività al figlio Pierluigi, che ha imparato il mestiere, dividendosi tra scuola e bottega, sin da ragazzino. Pierluigi Zacchetti, classe 1935, porta ancora avanti l’attività, iniziata dando una mano al padre a soli 13 anni, negli anni della ricostruzione del dopoguerra, alla vigilia del boom economico. Oggi il negozio – trasferitosi qualche civico più in là, nel cortile interno di un palazzo in via Roma con un piccolo parcheggio per agevolare le operazioni di carico e scarico – affianca alla vendita di vernici articoli da regalo e di cartoleria, oltre a tutto l’occorrente per dare sfogo nel tempo libero, con l’hobby preferito, alla propria fantasia. Pierluigi Zacchetti racconta dalla sua vetrina una via che ha perso la sua anima e vivacità: «Via Roma negli ultimi anni ha subito una grande trasformazione. Non ci sono più negozi di alimentari, sostituiti dalle grandi catene, e da via di passaggio per le compere di tutti i giorni è diventata una via del lusso, in cui sopravvivono ancora poche insegne storiche».

Carsana
Di moda da centodieci anni

Nel 1902 Domenico Carsana – originario di Dongo, in provincia di Como, trasferitosi con la famiglia a Treviglio alla fine dell’Ottocento – inaugura in società con i fratelli il primo negozio di confezioni e tessuti in via Roma. Di lì a qualche anno, raddoppia l’iniziativa imprenditoriale inaugurando un nuovo punto vendita in via Galliari, destinato a diventare la sede storica dell’attività di famiglia, al civico 5. Il fratello Roberto, avvocato e commendatore, arrivò a ricoprire la carica di podestà di Treviglio, dopo una lunga gavetta politica, come consigliere comunale prima, come sindaco dal 1924 al 1927 per arrivare alla carica di podestà nel 1927, nel quinto anno dell’Era fascista, con tanto di medaglia d’oro per la magistratura municipale. Dal 25 giugno del 1948, con la scomparsa del fondatore Domenico, a portare avanti l’attività è la moglie Santina Radaelli. Nel 1960 la gestione del negozio passa al figlio Giancarlo, dopo una gavetta da Galtrucco in piazza Duomo a Milano, atelier di tessuti e alta moda, ambasciatore del made in Italy. Giancarlo Carsana arriva a far parte del Segretariato internazionale della lana, come consigliere del marchio Pura lana vergine, storica etichetta indice di qualità dei filati, affiancando veri e propri pezzi da novanta del settore, da Rivetti a Marzotto a Inghirami. Il negozio, completamente ristrutturato dai figli di Giancarlo, Roberto e Marco, ha attraversato mode e vere e proprie rivoluzioni nella confezione di tessuti. Nei primi anni del Novecento l’attività si distingue per l’importazione di tessuti, Scotland, Donegal, Tartan, Shetland e cotoni pregiati. Fino al secondo dopoguerra si vendono tessuti a metro e biancheria per la casa, con tanto di sarto nel cortile pronto a prendere le misure e ad imbastire abiti e giacche. Con la prima produzione in serie di vestiti, Carsana accompagna la rivoluzione del gruppo Facis del lanificio Rivetti, dell'abbigliamento formale maschile in Italia, che nel 1954, sull'onda del boom economico italiano, ispirandosi al modello americano e prestando attenzione al cambiamento dei bisogni e dei consumi, puntò sull'abbigliamento confezionato sulla base di misure teoriche, quelle che oggi chiamiamo taglie. Dagli anni Ottanta i fratelli Roberto e Marco portano avanti l’attività, dall’era dei paninari allo sdoganamento del casual, alle grandi griffe.

Gelmi
Dal carbone ai giocattoli, una storia che si rinnova del 1879

Dal 1879 la “ditta Silvio Gelmi” accompagna la storia di Treviglio. Ad inaugurare l’attività in via Verga, al civico 12, è Silvio Gelmi – nonno dell’attuale gestore, che porta il nome del fondatore -, che vendeva di tutto, dalla ferramenta all’antracite, dalle corone mortuarie alle polveri e ai pallini per la caccia, dai casalinghi alle canne da pesca. Le pubblicità dell’epoca promuovono la stufa americana e la milanese, oltre alla vendita di carbone artificiale, per non parlare de «il rinomato carbone antracite senza fumo della Gwan-Cae-Gurwen Collery Company, la più pura antracite al mondo per il miglior combustibile ad uso domestico, che consente di risparmiare il 25% in confronto al Coke». Per “l’americana” il negozio rivendica l’esclusiva «come unico deposito in Treviglio» e non manca di pubblicizzare, a sorpresa, nella stessa campagna, la vendita di corone mortuarie. Il negozio si trasferisce nella sede attuale, in via Verga 1, a due passi dal primo negozio, sul lato opposto della via, nel 1905. Nel 1927, con la scomparsa del fondatore, a portare avanti l’attività è la vedova Ernestina Ginevra Berna. Nel 1950, dal 3 gennaio a prosegue Angela Longaretti, vedova di Flaviano Gelmi, che conduce il negozio per vari lustri. Nel 1974 la gestione passa ai fratelli Alessandra, Silvia e Silvio, a partire dal 12 agosto. Nel 1985 a mandare avanti l’attività è Silvio Gelmi, che ancora oggi, a 72 anni, gestisce il negozio, che oggi vende quasi esclusivamente giocattoli. «Da cinque anni ho scelto di abbandonare i casalinghi e di concentrarmi sui giocattoli, che da tempo, vista la mia passione, rappresentavano ormai la specializzazione del negozio. Da anni ho scelto di lasciar perdere ferramenta ed altri articoli. La crisi sta mettendo a dura prova il commercio e i negozi sfitti nella via si moltiplicano. Ricordo gli anni in cui l’Upim portava 1.500 persone al giorno e la vivacità e animazione nella via non mancavano. Ora sembra che per l’edificio, per anni in stato di abbandono, si sia finalmente trovata una soluzione. La speranza è che non si riveli l’ennesimo contenitore vuoto. In centro diverse operazioni immobiliari hanno portato ad un rilancio di palazzi storici e di pregio, ma i negozi sono rimasti per la maggior parte vuoti».

Pozzi
Una famiglia tra commercio e sport

Nel 1936 Emilio Pozzi, classe 1896, rileva il 5 settembre, in seguito alla scomparsa dei proprietari del negozio e alla rinuncia da parte degli eredi a mandare avanti l’attività, una parte del grande emporio in cui lavorava come commesso. Nello stesso anno la moglie Giuseppina Prandina, classe 1899, abbandona l’attività di sarta per aiutare il marito ed assume due delle dieci ragazze che lavoravano con lei in atelier. La più giovane delle commesse, Wanda Bugini, sposa Annibale – detto Lino – Pozzi, che il 14 novembre 1960, rileva con la moglie l’attività. Negli anni il negozio si trasforma e da ingrosso di tessuti ed articoli di merceria a servizio di sartorie e laboratori, si specializza nella vendita di abbigliamento intimo e di altri capi di vestiario e accessori. A mandare avanti l’attività sono ancora oggi i figli di Wanda e Lino, Emilio, Aldo e Guido, che nonostante gli studi, decidono di continuare la tradizione del negozio storico di via Roma. Emilio Pozzi – che, sulle orme di papà, storico presidente della società calcistica Zanconi dell’oratorio Sant’Agostino, si è sempre diviso tra commercio e sport, come socio fondatore della squadra Blu Basket, insieme ad Alberto Mattioli – ha visto cambiare a partire dagli anni Settanta il centro di Treviglio: «Il centro storico si sta svuotando anno dopo anno. Sono scomparsi i negozi di alimentari, soppiantati dalle grandi catene, e bar e ristoranti non riescono a calamitare l’attenzione e a creare movimento e passaggio in centro». Il Distretto del commercio ha in parte invertito la rotta: «Grazie ai mercoledì sera di giugno e luglio e ad altre manifestazione di valore, si sono riuscite ad animare le vie. Non tutti fanno acquisti subito, ma sono tanti i clienti che adocchiano dei capi e rinviano la spesa nei giorni successivi. La speranza è che si parta il prima possibile con la fidelity card del distretto per incentivare ulteriormente gli acquisti».

Alimentari in via di estinzione

Sono due i negozi di alimentari storici che resistono in centro a Treviglio. L’attività della macelleria, gastronomia e rosticceria Rozzoni in via Matteotti sfida la crisi prendendo per la gola concittadini e visitatori. Abbandona invece la via XXV Aprile, a due passi dalla macelleria, il negozio di ortofrutta Ortofresco, specializzato nella quarta e quinta gamma, che si trasferirà in periferia, in via Cristoforo Colombo.

Macelleria Rozzoni
«Qualità e servizio continuano a premiare»

Da garzone a patron di uno degli indirizzi di riferimento per salumi, carne e gastronomia, ultimo baluardo nella vendita di alimentari del centro storico. Silvio Rozzoni, consigliere Ascom del Gruppo Macellai dal 2009, inizia la sua attività lavorativa a soli 13 anni come garzone di macelleria a Treviglio, a scuola di Carlo Chiodaroli, in piazza del Popolo. Dopo dieci anni di lavoro come dipendente, appresi i segreti dell’arte della macellazione e della realizzazione di insaccati, coglie al volo l’opportunità di rilevare l’attività e nel 1968 diventare titolare della storica macelleria. Le soddisfazioni e il lavoro non mancano: nel 1987 Silvio Rozzoni amplia l’attività, trasferendosi nell’attuale sede, di proprietà, in via Matteotti, che oggi impiega sei dipendenti. Rozzoni è specializzato nella selezione, macellazione e vendita di carni nel laboratorio di Treviglio (aperto nel 1984 e certificato dai più rigidi standard qualitativi) e nella preparazione di insaccati; è inoltre salumeria, rosticceria e gastronomia. Nel suo negozio si trovano inoltre chicche gastronomiche provenienti da tutta Italia. Nei periodi di festa, come Natale e Pasqua, è un indirizzo apprezzato per la realizzazione di cesti regalo per ogni esigenza. «Le soddisfazioni nell’attività non mancano – dice – e, anche se i consumi sono cambiati, la qualità e il servizio sempre attento alla clientela continuano a premiare».

Ortofresco
«Per far crescere l’attività ci dobbiamo spostare in periferia»

Le sorelle Tina e Rosita Mazzadi dal 1985 portano avanti l’attività Ortofresco, negozio di frutta e verdura specializzato nella selezione e trasformazione di primizie e ortaggi di pronto consumo, dalle melanzane alla parmigiana alle verdure grigliate e cotte a vapore, alle zuppe. Una passione per la cucina che le sorelle, con un passato in gastronomia e salumeria, affiancate da diversi collaboratori, mettono al servizio della clientela, rendendo più agevole la vita ai fornelli di donne sempre di corsa. «La crisi impone un cambiamento e per migliorare, evolverci e gettare le basi per il futuro della nostra attività, attraverso l’innovazione, questa non era più la sede opportuna», dicono. Non manca una frecciata ad amministrazione e associazioni: «In questo momento di grande difficoltà si sente come non mai la mancanza di una preparazione e di una conoscenza del commercio e delle problematiche che siamo chiamati ad affrontare. Diverse sono le scelte infelici, dalle bancarelle piazzate alla bell’e meglio che impediscono il passaggio e per noi significano decine di spese perse, all’assenza di una vera e propria regia, che finora nemmeno il Distretto del commercio, salvo qualche iniziativa, è riuscito a creare».


Ambulanti Fiva, giovedì l’Assemblea
per il rinnovo delle cariche

È con lo stile lo caratterizza, più attento alla sostanza che alle uscite ad effetto, che Mauro Dolci, presidente provinciale della Fiva-Ascom, la federazione dei venditori ambulanti, traccia il bilancio alla vigilia dell’assemblea elettiva, in programma giovedì 4 aprile (alle ore 17 nella sala Villa della sede dell’Ascom di Bergamo, in via Borgo Palazzo 135). Una serie di punti che, messi uno dietro l’altro, disegnano un quadro positivo di quanto fatto nel corso del mandato. A cominciare dall’impegno della federazione nazionale – di cui Dolci è vicepresidente vicario – sul recepimento della direttiva Bolkestein, che avrebbe potuto rivoluzionare il settore. «Ormai siamo alle battute finali – spiega –. I criteri di base sono stati approvati dalla Conferenza Stato-Regioni ed ora devono essere adottati dalle singole Regioni, ci auguriamo nella maniera più uniforme possibile. Significa che abbiamo messo al sicuro le concessioni per i primi 12 anni da quando terminerà la fase transitoria, tra il 2017 e il 2020, il che non è davvero poco di fronte a premesse che sembravano annullare la storia di tutte le nostre imprese».
Anche sul versante del contrasto all’evasione fiscale e all’abusivismo evidenzia i passi avanti: «Carta di esercizio e attestazione sono ormai a regime – ricorda Dolci – e con il passaggio al sistema digitale ora è davvero agevole per i Comuni avere sotto controllo la situazione e programmare, eventualmente, delle verifiche». «Sul piano più strettamente locale – prosegue – l’associazione continua a fare da raccordo tra le amministrazioni comunali e gli operatori, promuovendo il dialogo e la ricerca di soluzioni condivise, ed affianca le imprese con una serie di servizi e opportunità che credo si possano tranquillamente definire di eccellenza: dal supporto per le pratiche e gli adempimenti alla contabilità, alle convenzioni fino all’accesso al credito tramite la cooperativa di garanzia Fogalco».
Il rammarico è che tutto questo impegno e la volontà di accompagnare il settore nelle diverse sfide che i tempi propongono sia poco percepito dagli ambulanti. «Troppo spesso gli operatori pensano che l’associazione non serve perché non hanno riscontri diretti sulle proprie attività – evidenzia -, magari perché non si occupa del problema del singolo. Ma la realtà è che non si può andare lontano senza una visione collettiva. Solo se funziona tutto il mercato si può lavorare bene e questo avviene cercando di instaurare il miglior rapporto con le amministrazioni e dando qualcosa in più ai consumatori, che sono i nostri azionisti di maggioranza. Con il Comune di Bergamo, ad esempio, abbiamo cominciato a collaborare per introdurre la raccolta differenziata nei mercati, un’azione che non può che qualificare la nostra presenza».
Il messaggio che rilancia agli associati è, quindi, che «senza un po’ di vitalità e voglia di mettersi in gioco non può esserci un gran futuro», augurandosi «un’assemblea partecipata, in modo che ci si possa guardare in faccia, capire le necessità e decidere cosa si vuole, in termini realistici, da qui in avanti».
Dolci, che ha assunto la carica nel 2008 dopo la prematura scomparsa di Mario Vanonicini, si ripresenta alle elezioni con buona parte della squadra che lo ha già affiancato e qualche volto nuovo. «L’ultimo rinnovo – ricorda – ha portato nel Consiglio un ambulante africano. Visto che una buona percentuale delle aziende presenti sui mercati è condotta da persone extracomunitarie è interesse dell’Associazione dialogare e collaborare con loro. Resta difficile intercettarli, ciò che possiamo dire è che la porta è aperta a tutti, senza distinzioni».