Assemblea Ubi, Jannone: 
“Comunque vada, io ho già vinto”

Assemblea Ubi, Jannone: “Comunque vada, io ho già vinto”

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Con la lista "Ubi Banca – Ci Siamo", Giorgio Jannone, capolista, si prepara a giocare le proprie carte in vista dell’assemblea del 20 aprile.
La scorsa è stata una settimana complicata per Ubi, e soprattutto per Banca Popolare di Bergamo. Che idea si è fatto della vicenda Masnaga?
“L’ex dg ha sbagliato, nell’aver agito dall’interno, utilizzando le strutture dell’istituto in modo improprio, ma la reazione della banca è stata, a mio avviso, molto più grave dell’errore dello stesso Masnaga”.
Gravità di modi, di contenuti, di stile?
“Senz’altro di modalità, del tutto inusuale, anche un po’ di stile “russo”. Un intervento molto forte che denota una scarsa attitudine alla democrazia”.
A che cosa può essere dovuto?
“Ad un grande nervosismo e ad un’incapacità di gestire il dissenso, che si è concretizzata con due prese di posizione molto forti e molto sbagliate; sia con Masnaga che nei miei confronti”.
Vale a dire?
“Per la validazione delle firme dei sottoscrittori, siamo stati bloccati per 16 ore in una stanza con 12 persone che hanno controllato le firme per due giorni; le hanno verificate nome per nome, foglio per foglio. Ne hanno tolte alcune perché il notaio ha scritto “a” anziché “o”, quando la prima  lista ha impiegato solo dieci minuti per le operazioni di validazione. Lo dice il verbale del notaio, 10 minuti per 800 e passa firme della lista istituzionale, lo denunceremo alle autorità competenti”.
Ma non è stata usata la medesima procedura di controllo per tutti?
“Hanno verificato solo le mie firme, le altre due liste non sono state controllate ; hanno impiegato 10 minuti per la prima, circa venti per la terza che veniva considerata ancora una lista amica, dal momento che il caso Masnaga non era ancora scoppiato”.
Ma questa terza lista come è nata?
“Masnaga ci stava lavorando da parecchio tempo. Lo sapevo io e trovo paradossale che la banca non lo sapesse, dal momento che lo stesso ex dg si era incontrato più volte anche con il rettore Paleari, il candidato capolista di prima scelta, prima di tutte le altre rinunce. La banca lo ha scoperto solo negli ultimi giorni, attraverso l’invio massivo di mail che sono state mandate dagli uomini di Masnaga ai dipendenti della banca. Sono stati usati impropriamente il Cral della banca, gli uffici, i computer, i telefoni della banca, quindi anche nostri, per fare campagna elettorale. In questo ha pienamente ragione Zanetti”.
Il presidente ha mosso altre accuse ben precise…
“Non c’è dubbio che il fine di Masnaga fosse di tipo personalistico. Aspirava a qualcosa di più, rispetto ai ruoli che gli erano stati concessi. Anche in questo Zanetti ha detto la verità”.
Lei ha parlato di terza lista come “amica” di quella istituzionale.
“In origine era nata per togliere spazio a me, per impedirmi di entrare nel consiglio di sorveglianza, per impedire che potessi continuare a denunciare i misfatti che ha poi rilevato Bankitalia. Poi ne è venuta fuori una lista di soli 18 nomi senza esperienze nel credito e tutta bergamasca, con l' eccezione del prof.Resti che nessuno conosce."
Il rischio concreto è che adesso lei possa restare con il cerino in mano. In consiglio ci vanno i rappresentanti di due liste soltanto.
“Vedremo all’apertura delle urne, ma è un rischio che vale per me come per le altre due compagini. Io però, non ho nulla da perdere. Se la lista istituzionale dovesse perdere sarebbe clamoroso, mentre la terza ha già mietuto una vittima illustre. Io ho già vinto ottenendo un corposo ricambio generazionale ed un dibattito finalmente vero e democratico sulla banca."
Immagino che l’ex direttore avesse calcolato il rischio di restare a casa …
“Assolutamente no, questa cosa gli è esplosa tra le mani. Il suo progetto era quello di arrivare fino al 20 aprile”.
Dunque la terza lista si troverebbe senza endorsement?
“Tutti i referenti, i dirigenti pro Masnaga, all’interno della banca, adesso sanno il rischio che corrono e quindi si fermeranno. Ci sono persone che, per questa lista, hanno raccolto ingenti quantità di firme in modo irregolare. Non tutti i torti e le ragioni stanno da una sola parte”.
Su Masnaga lei aveva espresso un buon giudizio…tanto da ipotizzarlo in un poker di nomi per alta dirigenza.
“Sotto il profilo tecnico è una figura validissima, anche se nessuno è indispensabile. Nel caso dovessi vincere, non escludo di recuperarlo”.
Moltrasio non le ha mandato a dire di avere innescato il dibattito con modalità più politiche che bancarie…
“Il mio merito è di aver portato una sana ventata di democrazia. Moltrasio stesso me lo ha confermato personalmente. Tra di noi c’è rispetto. Per quanto riguarda la politica, io proprio non l’ho tirata in ballo, a differenza della terza lista che ha usato iscritti del Pdl per tirare su qualche firma. E anche la prima lista si è politicizzata, convocando un’assemblea con esponenti del Pdl e di Cl, portando mille presenti al Centro Congressi, persone che non hanno niente a che fare con la banca. O ancora Moltrasio che ha ufficializzato la sua posizione per Monti. Io mi sono chiamato fuori. Ma poi è tutto da dimostrare che la politica non sia stata fata direttamente dalla banca per decenni. Chi l’ha occupata finora, l’ha fatto abbondantemente”.
Ritornando alla serata del 21 marzo. Che idea si è fatto di quell’incontro?
“Si è trattato di un’assemblea cammellata, attraverso una parte ben precisa del Pdl che ha confuso la politica con l’occupazione dei posti. La politica spartitoria è un cancro che esiste da tempo nel Pdl e che spero venga estirpato. rappresenta quanto c’è di più lontano dal mio modo di intendere la politica”.
Lei quante azioni ha in Ubi?
“Personalmente circa 15 mila”
E attraverso le sue società?
“Pigna ne ha 250. Le mie società non ne hanno molte, quelle di mio padre di più”.
Lei ha sempre sostenuto la trasformazione in Spa, salvo assicurare ultimamente amore eterno per la forma cooperativa…
“Il ddl che ho presentato deriva da una bozza che mi fu proposta niente di meno che da Zanetti che venne a casa mia nel 2007. Fu lui a consegnarmi la busta. Questa proposta fu elaborata tecnicamente da me e dall’onorevole Pinza del centro-sinistra. In quel momento era la stessa Banca d’Italia che aveva messo allo studio degli elementi per superare alcune contraddizioni del sistema cooperativistico bancario. Non c’è niente di scandaloso in questa cosa. Fu una precisa richiesta di Banca d’Italia. Ritengo comunque che la cooperativa possa essere uno strumento per cercare di gestire un mondo come quello bancario. Io almeno ci sto provando in Pigna…”
In che modo?
“Personalmente ho una visione molto socialista, molto di sinistra, nella gestione aziendale. Non deve esistere nessun padrone, ma azioni concertate, come quella che io ho fatto in Pigna con tutte la altre forze istituzionali e territoriali. In banca si potrebbe pensare ad un maggior coinvolgimento dei dipendenti rendendoli azionisti della banca stessa e agevolandoli nell’acquisto di azioni. Si potrebbero limitare i compensi, e in Ubi sono altissimi, e anche le consulenze per agevolare l’acquisto da parte dei dipendenti che sono un elemento fondante. La mia lista è lì a dimostrarlo”.
Come?
 “La mia lista è l’unica che annovera due dipendenti; una dirigente, Adele Timo, appena licenziata da Ubi”.
Il motivo?
“E’ stata licenziata da un giorno all’altro senza nessun motivo. Poi c’è Stefano Vedovato, dipendente di IW Bank. L’ho fatto per dare un segnale molto preciso: i lavoratori devono stare nella governance della banca. Gli altri lo proclamano a parole, io l’ho fatto. La mia lista è lì da vedere”.
Se lei fosse eletto, che compenso si darebbe?
“La cifra è stabilita dall’assemblea, non da me. La decurterei almeno della metà rispetto ai compensi attuali”.
Che cosa pensa di Massiah?
“Non voglio dare un  giudizio tranchant sulle persone, non fa parte del mio stile. Ma quando ho denunciato presso i vertici di Ubi atti gravissimi, poi accolti in Banca d’Italia, Massiah non ha colto o fatto finta di non cogliere l’importanza delle mie denunce. Mentre Faissola l’ha capito immediatamente”.
Si riferisce al famoso aereo?
“Quella storia fu buona per i giornali, in realtà sono successe molte altre malversazioni che hanno implicato qualche miliardo di euro in operazioni molto, molto dubbio poi divenute perdite per la banca"
Se fosse eletto, quali sono le prime tre cose che farebbe?
“Formerei subito una squadra dei migliori manager di Bergamo, di Brescia e delle altre estrazioni territoriali che sono parte fondante della mia lista (Cuneo, Milano, Varese, Roma ) a tutela della nostra concezione federale della banca. La seconda: rivedrei i licenziamenti che sono stati appena compiuti. In questi anni ho parlato con centinaia di persone: mi sono fatto l’idea che il modus operandi sia stato tutt’altro che cristallino. Infine, andrei a fondo sulle centinaia di consulenze esterne. In banca ci sono risorse e competenze sufficienti, senza consulenti esterni costosissimi e inutili”
Quanti soci crede che interverranno il 20 aprile?
“3.500 di persona e circa 8 mila per delega. Non ci saranno sfracelli”.
In questa sua iniziativa rifarebbe tutto quello che ha fatto, o cambierebbe qualcosa?
“Mi è spiaciuto che a livello umano si siano interrotti dei rapporti che esistevano da tanti anni. Con Zanetti ed altri amministratori ci sono stati momenti di altissima tensione. Forse, ma non solo da parte mia, si sarebbero potute risolvere delle questioni, senza alzare così tanto i toni”.
Una delle tradizioni della Popolare è quella del libretto di risparmio intestato al bambino che nasce. Sua figlia ce l’ha?
“No. E’ una tradizione meravigliosa, ma io sono rimasto troppo male nel vedere gente che credeva in questa banca piangere perché aveva perso tutto. Finché non vedrò un cambiamento sostanziale, non lo farò. Ubi non è stata quella banca che per i bergamaschi è stata sinonimo di solidità. Speriamo che torni ad esserlo, fermo restando che BPB è davvero un gioiello da rilanciare, la spina dorsale del gruppo, pur nell’apprezzamento delle varie componenti territoriali che la compongono”.
Masnaga ha detto che avrebbe passato la Pasqua mangiando le uova. Lei?
“Ho scelto Ortisei con mia moglie e la mia bambina. Attraversiamo un periodo di riflessione. Mi ha fatto molto male leggere le mie vicende personali sui giornali, anche se so che fa parte del gioco”.