Tutti contro tutti, così declina la politica bergamasca

Tutti contro tutti, così declina la politica bergamasca

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Il palazzo comunale di Treviglio
Il palazzo comunale di Treviglio

Che i partiti non siano messi bene a livello nazionale è di tutta evidenza. Ma la crisi, di capacità strategiche e di selezione della classe dirigente, ormai si è estesa anche alla periferia. Come risulta chiaro se solo ci si sofferma a guardare a quel che sta succedendo, in casa nostra, in alcune realtà che saranno chiamate al voto nella tarda primavera prossima.
Il caso più eclatante, sull’onda di una tradizione storica che ne ha fatto un modello di personalismi e contraddizioni politiche, è quello di Treviglio dove entrambi gli schieramenti (dei grillini quasi non c’è traccia…) sono vittime di spaccature e tensioni intestine. Da un lato, c’è un Partito democratico che prima commissiona un sondaggio per capire quale potrebbe essere il miglior candidato e poi inizia una tiritera di confronti con tre possibili aspiranti sindaci, poi ridotti a due, senza arrivare, dopo mesi di discussioni, a cavare un ragno dal buco. Niente di più che il frutto di due debolezze. Quelle dei candidati, che non hanno l’umiltà di capire di non essere evidentemente all’altezza del ruolo (se uno non riesce a conquistare un largo consenso nemmeno nel proprio partito, dovrebbe avere il buon gusto di cedere il passo), e quelle di una segreteria provinciale che, sull’altare di un supposto “ruolo del territorio” abdica ad un ruolo di regia e non è neppure in grado di esercitare quel minimo di moral suasion che in questi casi basterebbe e avanzerebbe per superare l’impasse. Ma evidentemente nel Pd, dove tutti i maggiorenti si sono accaparrati una comoda poltrona (ciascuno nel proprio ambito), di giganti della politica non ce n’è.

Chi sta dall’altra parte non è che se la passa meglio, anzi. Qui, a provocare imbarazzo e tensione è la figura di Giuseppe Pezzoni, il sindaco uscente costretto ad abbandonare il palazzo di Piazza Manara dopo essere stato pizzicato a vantare una falsa laurea. La Lega, immemore di tante battaglie sull’onestà e la trasparenza, per mero calcolo elettorale, vuole continuare a sfruttare il consenso che l’ex preside dei Salesiani (che gli hanno rifilato due denunce) mantiene in città. Anche se, questo il singolare distinguo del segretario provinciale Daniele Belotti (sempre più lontano dal castigamatti duro e puro degli esordi), “siamo pronti a candidarlo come consigliere, non come sindaco”. Per questo ruolo i leghisti sponsorizzano il loro Juri Imeri, vicesindaco uscente. Una scelta che non piace per nulla dalle parti di Forza Italia dove si muove, con impolitica irruenza, il fantasioso assessore regionale ai Trasporti Alessandro Sorte. Il quale, motu proprio, ha da tempo candidato a sindaco Gianluca Pignatelli, indicato come volto del rinnovamento malgrado la pluridecennale presenza sugli scranni del palazzo. Risultato? Rottura totale, scambi di parole forti e scintille continue. Manna per il centrosinistra, se non fosse per lo stato catatonico del Pd.

Ma il quadro è in fibrillazione in altre realtà. Il partito del premier Renzi ha enormi difficoltà a trovare una candidatura condivisa anche a Ponte S. Pietro (un altro dei 39 Comuni chiamati al voto a giugno), dove le rivalità e le gelosie personali fanno premio su tutto il resto. E che dire di Alzano Lombardo? Qui l’Amministrazione guidata da Annalisa Nowak è durata 600 giorni. Il matrimonio tra una lista civica e il Pd è stato un totale fallimento. L’impoliticità del sindaco abbinata alla prepotenza di chi si sentiva investito da un superiore consenso popolare ha prodotto un cocktail micidiale che otterrà l’unico risultato di riconsegnare al centrodestra la cittadina che il centrosinistra aveva conquistato dopo vent’anni di inutili tentativi. Davvero un capolavoro.
Infine, per tornare nell’altro campo, resta da dire di Caravaggio (quest’anno per la prima volta al voto con il doppio turno). La Lega ha scelto di puntare su Ettore Pirovano, non proprio un debuttante, mentre Forza Italia, sempre per volontà del fantasioso Sorte, ha annunciato di voler sostenere Augusto Baruffi. Peccato che costui, fino ad oggi, sia assessore e tesserato della Lega. E così, apriti cielo, botte da orbi (verbali, per carità) e ciascuno per conto proprio, lasciando spazio agli avversari del centrosinistra che a Caravaggio da vent’anni non toccano palla.
Descritte le situazioni, resterebbero da tirare le fila. Come si vede, nessuno sta bene. La debolezza è generale. Sono venute meno anche le regole elementari. Non c’è quasi più la capacità di misurare il consenso tra la gente e tantomeno quella di costruirlo laddove non sia sufficiente. C’è una autoreferenzialità diffusa, al centro come in periferia, che pensa di poter bypassare i faticosi ma consolidati passaggi democratici. L’idea di un passo indietro è vissuto più come un atto di viltà che di saggezza. E così, nel tutti contro tutti da consegnare al lavacro elettorale, la qualità del nostro vivere civile (di cui la politica e l’amministrazione sono tanta parte) si abbassa sempre di più.