Slot machine, in Lombardia sono 8mila in meno

Nel 2014, secondo l’elaborazione dalla Regione sui dati dei Monopoli, in Lombardia le slot machine sono calate dell’11,2% sul 2013, contro la media nazionale dell’8%: un valore che si traduce in 8.000 macchinette in meno. Anche il numero di esercizi commerciali dotato di slot è passato da 16.004 a 14.700, vale a dire 1.300 in meno. «Sono i primi risultati concreti ottenuti grazie alle nuove norme e alla loro applicazione da parte dei Comuni, che hanno condiviso lo spirito di questa battaglia contro una vera e propria piaga sociale – ha evidenziato l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia Viviana Beccalossi, team leader della giunta in tema di ludopatia -. Questi dati confermano che la Legge regionale sulla ludopatia è giusta, etica e, soprattutto, funziona».

Un ruolo fondamentale viene riconosciuto ai progetti “No slot” dei territori, finanziati grazie al bando regionale “Azioni di prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico”. «Con questo bando – ha proseguito Viviana Beccalossi – Regione Lombardia ha investito tre milioni di euro per sostenere 68 progetti in tutte le province. Siamo riusciti a creare una rete “No slot” che vede impegnati oltre 1.400 soggetti pubblici e privati, coinvolgendo 700 Comuni, 293 tra istituti scolastici, parrocchie, associazioni sportive e oltre 250 associazioni del Terzo Settore. E a chi pretestuosamente e da finto ignorante ci ricorda che il numero dei ludopatici in Lombardia è aumentato, rispondo che è vero. Nel senso che fino all’entrata in vigore della nostra legge questi soggetti venivano quasi ignorati, mentre ora sono riconosciuti come persone affette da una grave patologia e quindi presi in carico dal servizio sanitario».


Una legge contro lo spreco alimentare. La chiedono bar e ristoranti

Una legge ad hoc per bar e ristoranti contro lo spreco alimentare. Lo ha chiesto la Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi in occasione della recente audizione alla Camera dei Deputati in rappresentanza di più di 300.000 imprese nel settore della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo.

«Le proposte di legge in esame, pur richiamando nelle loro presentazioni il settore dei pubblici esercizi, appaiono essenzialmente rivolte ai settori della produzione e distribuzione di alimenti e si riferiscono essenzialmente a generi confezionati – dichiara il direttore generale della Fipe Marcello Fiore -. La peculiarità del settore che la Fipe rappresenta è costituita dal fatto che, a differenza di ciò che accade nelle famiglie in cui è uso consumare cibi avanzati dai pasti precedenti, al consumatore devono essere costantemente presentati prodotti fragranti e al meglio dell’appeal visivo e delle condizioni organolettiche. Tutto ciò comporta nella ristorazione l’obbligo per gli imprenditori di scartare enormi quantità di prodotto non consumato. Ignorare gli esercizi pubblici e privilegiare esclusivamente i prodotti confezionati significa perdere 1/3 dei consumi di alimenti e ingenti quantità di prodotti pronti soprattutto per il consumo immediato e disponibili ad essere correttamente riutilizzati».

L’appello della Federazione al Parlamento si traduce nella richiesta di inserire emendamenti specifici a beneficio di esercenti e ristoratori; in particolare in riferimento alla proposta di legge n. 3057 per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale. «I consumi fuoricasa costituiscono ad oggi il 34% dei consumi alimentari, per un valore di 20 miliardi di acquisti di alimenti – prosegue Fiore -. Questo significa che un terzo dei consumi alimentari avviene proprio nei pubblici esercizi e, in parallelo, si deve ritenere che una percentuale di alimenti quantomeno identica, se non superiore, venga sprecata. Manca una normativa specifica in grado di facilitare il lavoro degli esercenti nella gestione del cibo invenduto. Alimenti freschi, non confezionati e deperibili che, pur essendo ancora in buono stato e fruibili non sono più adatti ad essere serviti alla clientela e che potrebbero invece essere facilmente destinati ad associazioni del terzo settore, enti caritatevoli, mense». Senza dimenticare il settore della ristorazione scolastica che presenta numeri (e dati di spreco) ancora più consistenti: «Il tetto dello spreco è proprio rappresentato dalle mense scolastiche – evidenzia il direttore generale -, dove si registrano “avanzi” anche superiori al 50% del cibo servito».

Alla luce di questi dati allarmanti la Fipe ha presentato al Parlamento alcune considerazioni su come sia opportuno intervenire in maniera congiunta, facilitando il lavoro degli esercenti e regolamentandone le azioni a livello normativo: già oggi infatti molti esercizi (in particolare nella ristorazione pubblica e collettiva, del catering, del banqueting, della pasticceria) consegnano giornalmente alcuni chilogrammi di cibo invenduto ad istituzioni benefiche anziché avviarlo alla distruzione.

Pertanto al fine di non disperdere l’apporto di piccole e medie imprese (o di unità locali di grandi imprese) la Fipe richiede nello specifico di tenere conto, nelle proposte di legge in itinere, le peculiarità che contraddistinguono il lavoro dei pubblici esercizi: alto numero e capillarità delle unità locali; vicinanza ai luoghi di utilizzo; disponibilità di prodotti già elaborati e pronti per il consumo immediato; presenza di prodotti prevalentemente allo stato sfuso o preincartato; fornitura giornaliera di piccole quantità per unità locale; grandi imprese con migliaia di addetti, ma strutturate in piccole unità locali con poche decine di dipendenti. Un approccio che in concreto si traduce nel regolamentare, nel rispetto delle normative di igiene e sicurezza, la cessione di prodotti di immediato utilizzo allo stato sfuso, insieme a semplificazioni di natura fiscale.


Ludopatie, entro il 3 novembre il corso per i gestori di locali con slot

Entro il 3 novembre i gestori di sale gioco e di locali dove sono presenti slot machine devono aver frequentato il corso di formazione obbligatorio previsto dalla Legge Regionale n. 8/2013, come azione di contrasto alla ludopatia. Chi ha invece avviato una nuova attività deve farlo entro sei mesi dall’apertura.

I tempi si fanno perciò stretti e per rispondere alle necessità di adeguamento l’Ascom di Bergamo riparte con i corsi specifici di 4 ore, organizzati nell’ambito di un protocollo di collaborazione firmato con l’Asl di Bergamo.

Il coinvolgimento degli esercenti è un tassello ritenuto fondamentale nel contrasto alle forme di gioco patologiche. Dopo una parte dedicata alla legislazione, il corso si occupa perciò di illustrare i dati sull’incidenza del fenomeno e le conseguenze sulla salute e la qualità della vita delle persone coinvolte oltre che i costi sociali. Il confine tra l’attività piacevole ed occasionale e la deriva patologica può infatti non essere così immediato, mentre conoscere i rischi e saper riconoscere alcuni “sintomi” (aumento della frequenza delle giocate e degli importi, speranza di recuperare le perdite, nervosismo, fino ai riti scaramantici e alla richiesta di denaro in prestito) migliora la consapevolezza e la capacità di prevenzione degli operatori. I corsi permettono quindi di informare i gestori sulle modalità in cui si manifesta la patologia e fornire loro strumenti per affrontare in maniera efficace il rapporto con i clienti a rischio ludopatia.

Proiettando le stime nazionali sul territorio bergamasco, la platea dei giocatori patologici va da un minimo di 5.400 ad un massimo di 23mila persone, mentre la fascia problematica dalle 13.800 alle 41mila. Si parla di stime perché il problema resta sommerso ed è bassa, anche se in forte crescita, la percentuale delle persone che si rivolge ai servizi specialistici (nel 2014  il Sert dell’Asl di Bergamo ha seguito 228 casi). Di qui l’importanza di mettere a conoscenza i giocatori anche delle possibilità di aiuto e cura.

«La formazione obbligatoria – evidenzia Andrea Comotti, responsabile della area Sistemi Gestionali dell’Ascom – è un primo passo verso una sensibilizzazione ancora più ampia dei gestori sul problema. Il Tavolo Provinciale per la Prevenzione del Gioco d’Azzardo Patologico ha infatti predisposto un codice etico per i locali, con una serie di buone prassi in grado di migliorare l’informazione e ridurre i rischi per i giocatori».

A Bergamo si può frequentare il corso nella sede Ascom di via Borgo Palazzo 154 mercoledì 30 settembre o mercoledì 21 ottobre dalle 14 alle 18, mentre lunedì 12 ottobre l’orario è dalle 19 alle 23. In provincia il corso è proposto a Zogno giovedì 8 ottobre, ad Albino giovedì 15 ottobre e a Treviglio mercoledì 28 ottobre dalle 14 alle 18. Sono previste ulteriori iniziative in collaborazione con i Comuni e gli ambiti territoriali, rendendo ancor più capillare l’azione. La normativa prevede un aggiornamento biennale.

Visto che la scadenza si avvicina ed è probabile che aumenti la richiesta di adeguamento, l’Associazione ricorda che i corsi possono essere tenuti solo da docenti appositamente formati e presenti nell’elenco regionale dedicato ed erogati da enti accreditati dalla Regione Lombardia. Corsi realizzati con modalità diverse non sono validi.

Per gli esercenti che non ottemperano alla formazione è prevista una sanzione da 1.000 a 5.000 euro. Per essere ammesso al corso, il gestore deve avere compiuto i diciotto anni di età e per i commercianti stranieri è indispensabile una buona conoscenza della lingua italiana.

Per informazioni e iscrizioni contattare la segreteria organizzativa Ascom (tel. 035 4120325 – info@ascomqsa.it)


Borgo Santa Caterina, per i locali resta il coprifuoco

Movida Borgo S caterinaNessuna sospensiva riguardo l’applicazione del regolamento comunale vigente e della relativa ordinanza: il Tribunale Amministrativo Regionale ha così deciso di non accogliere la richiesta di alcuni esercenti di Borgo Santa Caterina e confermato momentaneamente la validità dei provvedimenti assunti dal Comune di Bergamo in materia di convivenza tra esercizi commerciali, residenti e attività artigianali.

Il Tar non ha espresso ancora un giudizio di merito e ha rinviato la valutazione definitiva al prossimo 21 ottobre, optando per un giudizio unico delle due cause attualmente aperte sui provvedimenti assunti dal Comune di Bergamo in materia di orari di apertura in Borgo Santa Caterina. L’ordinanza rimane quindi in vigore e gli orari di chiusura confermati come da ordinanza emessa alla fine del giugno scorso.

«La decisione del Tar di Brescia – commenta il vicesindaco Sergio Gandi – di non applicare alcuna sospensiva all’ordinanza dimostra la validità dei provvedimenti decisi e istruiti dal Comune di Bergamo nei mesi scorsi e conferma che le ragioni del Comune comunque sussistono. Attendiamo ora con serenità la sentenza prevista per fine ottobre».


Pubblici esercizi, obbligatori i cartelli “antidisturbo”

cartello pubblici esercizzi bergamocartello pubblici esercizi bergamo 2Per i pubblici esercizi di Bergamo scatta l’obbligo di esporre la cartellonistica sulle norme di convivenza civile.

La decisione è stata presa dal Consiglio comunale cittadino che ha approvato a metà giugno il “Regolamento per la convivenza tra le funzioni residenziali e le attività degli esercizi commerciali e artigianali alimentari, dei pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e di svago nel territorio cittadino”.

La cartellonistica da esporre invita ad evitare rumori molesti e schiamazzi e al rispetto dell’ambiente, indicando le sanzioni previste per il disturbo della quiete pubblica e la violazione delle norme a tutela dell’igiene e del patrimonio artistico, culturale ed ambientale.

I cartelli predisposti dall’Amministrazione comunale sono due: uno è per tutti gli esercizi della città, l’altro solo per i locali interessati da specifiche ordinanze. Per gli esercizi che non prevedono consumo sul posto, non c’è alcun obbligo di esporre i cartelli.

I cartelli sono a disposizione all’area accoglienza dell’Ascom di Bergamo in via Borgo Palazzo 154, oppure si possono scaricare qui:


Buoni pasto, esenzione fiscale più alta per quelli elettronici

buoni pasto elettroniciDal 1° luglio le aziende che decidono di utilizzare per i propri dipendenti i buoni pasto elettronici ottengono l’esenzione fiscale e contributiva per i ticket fino a 7 euro, come previsto nella Legge di Stabilità. Per i buoni pasto cartacei invece il tetto defiscalizzato rimane invariato a 5,29 euro.

«I buoni elettronici, che garantiscono una maggiore tracciabilità, velocizzano la fatturazione ed evitano i falsi, non sono però utilizzabili in maniera cumulativa, oltre la soglia stabilita e nelle giornate non lavorative – evidenzia l’Ascom di Bergamo -. A fronte dei numerosi vantaggi, occorre segnalare che il buono pasto elettronico presenta alcuni costi di gestione superiori rispetto al buono pasto tradizionale, sia per le commissioni che per l’installazione di uno o più Pos in grado di leggere le card elettroniche emesse dalle diverse società fornitrici, una sorta di carnet virtuale dove le aziende caricano i buoni pasto ai propri dipendenti».

Oggi i buoni pasto elettronici rappresentano circa il 15% del totale.


Al bar “Il Cerchio nel Grano” i fondi del caffè diventano fertilizzante

il cerchio nel granoSONO SOSTENIBILE/ I PREMIATI

Soci in affari e compagni nella vita, nonché coetanei (classe 1976), Fabrizio Albergoni e la moglie Chiara Limonta hanno deciso di dare alla loro nuova iniziativa imprenditoriale una svolta nel segno della sostenibilità. Entrambi con esperienza in pubblici esercizi “convenzionali”, al bar caffetteria “Il Cerchio nel Grano”, aperto nel settembre 2013 a Ponte San Pietro (via Garibaldi, 62), hanno portato non solo attenzione al risparmio energetico, all’utilizzo di prodotti biodegradabili per le pulizie e alla raccolta differenziata, ma hanno puntato su prodotti del commercio equo e solidale. «Caffè, tè, cacao, cioccolato sono gli ingredienti principali del nostro lavoro – spiega Fabrizio Albergoni -, ma sono anche materie prime tra le più soggette a fenomeni come lo sfruttamento ambientale e dei lavoratori. Negli anni sono maturate in noi la consapevolezza e l’esigenza di tenere conto di questi aspetti».

La scelta per le forniture è andata cooperativa Amandla. «Qualche cliente vede sul bancone i prodotti Altromercato e riconosce l’attenzione al commercio equo – evidenzia -, ma per il resto non abbiamo voluto sottolineare in maniera particolare la nostra impostazione. Siamo sensibili a questo tema ma non vogliamo fare la predica a nessuno o imporci come una sorta di modello etico. Capita piuttosto il contrario, cioè che qualcuno, magari perché favorevolmente colpito dal gusto del caffè o del tè, ci chieda da dove provenga, facendo scattare l’occasione per raccontare le nostre scelte».

Un dialogo che ha portato anche a una singolare collaborazione. «Abbiamo cominciato con un amico che ha un orto e oggi sono tre le persone alle quali diamo i fondi del caffè da utilizzare come fertilizzante – dice -, una soluzione antispreco e naturale, perché da coltivazione biologica».

E non è che l’uso di materie prime fair trade certificate significhi prezzi più alti. «Siamo nella media – afferma Albergoni -. Il caffè da noi costa un euro, come la brioche, il cappuccino 1,40». La dimostrazione che anche un’abitudine quotidiana come l’espresso al bar può diventare più green. «Dal canto nostro non ci sentiamo mai arrivati – conclude -. È un percorso e ogni giorno vediamo cose nuove che possono completare la gamma e migliorare la sostenibilità».


Pubblici esercizi, l’estate porta nuove regole in città. «Si potrà intervenire anche in via Moroni e Previtali»

Sarà l’estate delle nuove regole per i locali di Bergamo e, primi fra tutti, quelli di Borgo Santa Caterina. Per la metà di giugno il Consiglio comunale sarà chiamato ad approvare il regolamento della giunta Gori che punta a coniugare – compito sempre arduo – l’esigenza di quiete e riposo dei residenti, il lavoro degli esercizi pubblici e il desiderio di svago dei cittadini.

Il provvedimento fissa per tutta la città le norme generali della convivenza delle tre funzioni e, al suo interno, prevede la possibilità di intervenire con ordinanze ad hoc su singoli esercizi, vie, zone o quartieri sulla base di dati che mettono in relazione gli aspetti urbanistici, di ordine pubblico e sicurezza.

Il Comune si sta dotando quindi dello strumento corretto dal punto di vista giuridico per agire in materia, dopo che il Tar aveva smontato la precedente ordinanza del sindaco per Borgo Santa Caterina (non rappresentava la modalità adatta per intervenire, dato che il fenomeno della “movida” è consolidato, non evento eccezionale né imprevisto né imprevedibile).

Il percorso del testo prevede ora l’approvazione da parte del Consiglio e la presentazione, con ogni probabilità contestuale, del provvedimento restrittivo per Borgo Santa Caterina, «il problema più urgente», ha spiegato il sindaco Giorgio Gori illustrando il testo definitivo del regolamento. «Ma alcune misure potrebbero essere presto varate per altre zone della città, dove stanno aumentando le segnalazioni di criticità legate ai locali, su tutte via Moroni e Previtali».

Le linee sono quelle già emerse dalla bozza discussa con i rappresentati delle associazioni di categoria, dei locali e dei residenti e, se da un lato segnano una limitazione degli orari nelle aree a rischio (che possono rimanere aperti dalle 6 a mezzanotte e mezza, mentre la legislazione nazionale ha liberalizzato gli orari), dall’altro introducono il concetto di premialità, ovvero un’ora in più di apertura la sera a quegli esercenti che sottoscriveranno un accordo con il Comune a mettere in atto cinque dei nove impegni virtuosi per minimizzare l’impatto delle loro attività.

Quello imprescindibile è a contenere il disturbo alla quiete pubblica provocato dai clienti, all’interno, all’esterno e nelle adiacenze dei locali, ad esempio attraverso personale dedicato o steward. Le altre azioni premianti sono l’insonorizzazione, l’apposizione di limitatori agli impianti di diffusione sonora, la collocazione di cestini e posaceneri fuori dai locali, l’offerta di wifi gratuito, l’organizzazione di eventi dal profilo artistico e culturale, la convenzione con parcheggi, l’organizzazione di navette per il trasferimento dei clienti in discoteche e l’assenza di slot machine.

Rispetto alla bozza, che fissava due orari diversi per il periodo estivo e invernale, il nuovo testo adotta un orario unico, complice il flop della proposta di “trasloco” della movida nell’area esterna la parco Goisis al Monterosso, suggerita dal bando per l’assegnazione degli estivi. «Sono stati anche alleggeriti i riferimenti alla responsabilità oggettiva del gestore – evidenzia Gori –, che hanno rappresentato una criticità per Parma, il cui regolamento è stato uno di quelli che abbiamo preso in considerazione nel predisporre il nostro piano. Non si parla quindi di obblighi ma gli stessi concetti sono stati tradotti in comportamenti premianti».

«Sappiamo già che nessuna delle parti in causa sarà soddisfatta – ammette Gori –  ma di fronte al naufragio delle iniziative di autoregolamentazione, che non hanno mai trovato la condivisione da parte di tutti i gestori, e soprattutto dopo che l’Arpa ha quantificato l’impatto acustico del vociare fuori da locali in 70 decibel nessuna amministrazione poteva stare a guardare. Ciò che il regolamento introduce è un incentivo per i commercianti alla compartecipazione e al confronto con il Comune». E mentre fa notare «che non sarà difficile per i locali realizzare le azioni che permettono di prolungare l’apertura» e che «non ci sono limiti di orario per le attività che non creano problemi, ad esempio quelle in cui la capienza permette a tutti i clienti di stare all’interno», ribadisce che «la scelta della fascia oraria continua a sembrarci ragionevole» anche se non esclude che, «come è successo a Brescia, in futuro le maglie possano allargarsi».

Ad effettuare i controlli sarà la polizia locale, che con i nuovi turni potrà essere in servizio negli orari critici, e sarà costituito anche un organo di monitoraggio per verificare gli effetti delle norme.

Di «slancio creativo» e di «un provvedimento che ribalta la prospettiva» parla il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi. «Si sollecita la collaborazione, il mettersi a tavolino, istanze che il Comune è ben felice di assecondare – afferma -. La penalizzazione è modesta mentre si punta a sviluppare un’interlocuzione positiva. La questione è complessa e il fatto che manchino paletti di carattere nazionale non aiuta, abbiamo però attinto alle migliori esperienze e il testo si può sempre migliorare. La cosa importante era farsi carico del problema e non lasciare tutto com’era, cercando di ridurre al minimo lo scontento di tutti».

L’auspicio è che le regole facciano sbocciare anche una forma diversa di divertimento. «Lo stimolo a promuovere attività di taglio più culturale, nuovi servizi e sinergie va in questa direzione – conclude Gori -. Pensiamo allo sviluppo del collegamento con la pinacoteca, in fondo anche chi vista l’esposizione la sera può andare a cena o fermarsi a bere qualcosa. Ciò che ha funzionato bene in occasione dell’inaugurazione della Carrara può ripetersi».


Beltrami (caffè bar): «Il negozio di vicinato tornerà ad essere vincente»

BeltramiFinita la crisi, i negozi di vicinato torneranno ad essere vincenti e competitivi rispetto alla grande distribuzione. Gli imprenditori devono però abbandonare gli atteggiamenti pessimistici e investire nella propria formazione e nella propria attività. È questo il messaggio lanciato da Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo caffé bar dell’Ascom nonché consigliere di Fogalco, oggi alla Fiera di Bergamo nel corso della settantesima assemblea dell’Ascom. E il messaggio non è casuale visto che l’investimento in questo momento non è una priorità per i commercianti bergamaschi: le richieste di finanziamento sono in calo e delle poche che arrivano in Fogalco solo il 35% è destinata a investimenti. Il fatto che il dato nazionale è fermo al 10% non cambia la situazione bergamasca: i commercianti nella nostra provincia sono ancora stretti dalla necessità di fare liquidità. “Ho l’impressione che si sia persa la capacità di reagire e di rinnovarsi, tipiche del piccolo esercizio – ha detto Beltrami -. L’atteggiamento negativo, il pessimismo che vedo in tanti colleghi non fa che peggiorare la situazione. Rimango convinto che i piccoli negozi abbiano delle armi vincenti nei confronti della grande distribuzione: mi riferisco alla forza che hanno sempre avuto nel saper accogliere il cliente con il sorriso, alla capacità di farlo sentire un re. Tutte prerogative che solo nelle piccole attività si possono trovare e che fanno la differenza. È in questi momenti difficili che bisogna trovare idee e avere il coraggio di investirvi”. Secondo Beltrami “il commercio di vicinato tornerà ad essere vincente perché è nel nostro dna”, di qui l’invito a “investire oggi nelle attività per non essere emarginati dal mercato”, perché “il mercato odierno non permette di vivacchiare. Non è più possibile stare alla finestra in attesa di tempi migliori”. Beltrami ha indicato due condizioni perché gli esercizi di vicinato tornino ad essere vincenti: la conoscenza e la facilità di accesso al credito. Quindi ha ricordato due risorse messe a disposizioni in questo senso dall’Ascom, il centro di formazione di Osio e la cooperativa Fogalco. “La differenza la si fa oggi – ha concluso Beltrami – dimostrando di crederci ancora domani potrebbe essere troppo tardi”.


Dalmine, Tari dimezzata agli esercizi che rinunciano alle slot

furto-slot20141.jpgProseguendo nel percorso di lotta alle ludopatie e al gioco d’azzardo, il Comune di Dalmine ha deciso di dimezzare la tariffa della tassa sui rifiuti agli esercizi pubblici che rinunceranno a videopoker e slot machine.

Il Consiglio comunale nella seduta di ieri, 27 aprile, ha approvato a maggioranza (con i voti contrari delle sole opposizioni) la variazione del Regolamento Tari per ridurre del 50% la tariffa sui rifiuti per i pubblici esercizi che dismettono tutte le apparecchiature elettroniche denominate slot machine, videolottery o similari, un atto politico che vuole incentivare la scelta etica di non avere all’interno di bar e ristoranti slot machine e videopoker.

«Siamo sempre stati sensibili al tema del pericolo del gioco d’azzardo – ha spiegato Giuliana Locatelli, vicesindaco di Dalmine con deleghe al Bilancio e ai Tributi -. Un’Amministrazione ha però il dovere di compiere anche un passo in più, mettendo in atto azioni amministrative che vadano incontro a scelte etiche coraggiose anche a costo, nonostante le difficoltà che stiamo vivendo, di qualche sacrificio finanziario per il nostro ente. È il caso di chi rinuncia o rinuncerà ad avere all’interno del proprio locale quegli apparecchi legali, ma nello stesso tempo potenzialmente dannosi per la salute di chi purtroppo diventa un giocatore patologico, con tutte le drammatiche conseguenze sociali che ne derivano. La riduzione della Tari è un piccolo gesto concreto che si aggiungerà all’impegno continuo dell’Amministrazione comunale con campagne di sensibilizzazione sulle conseguenze sociali, economiche e sanitarie del gioco.