A Lovere ritorna lo shopping superscontato

Domenica 1 settembre a Lovere ritorna lo “Sbaracco in Piazza”, l’appuntamento con le occasioni di fine stagione promosso dall’associazione commercianti locale Asarco. 
Per l’occasione dalle 10 alle 19.30 numerosi negozianti saranno in Piazza Tredici Martiri un ampia scelta dei capi di abbigliamento e di calzature della primavera estate per adulti e bambini a prezzi supeconvenienti, ma anche occhiali e altri articoli.  All’iniziativa aderiscono i negozi Mirko Botta, Largo, VisionOttica Alberti,  Piruetas, La Primavera, Schiavi Cachemire, Silini, Spazzi Calzature, Paola Volpi e Zanetta. In caso di maltempo l’iniziativa sarà rinviata a domenica 15 settembre. Per info: asarcolovere@gmail.com.


Al via la campagna di promozione delle pesche

In4mila punti vendita parte la campagna di promozione “Pesche e nettarine di stagione: qualità italiana garantita dalla natura” realizzata dall’Organizzazione interprofessionale ortofrutticola italiana – Ortofrutta Italia, con il patrocinio del Mipaaf.
Nei mesi di luglio e agosto, nella grande distribuzione organizzata, nei mercati agroalimentari e nei negozi specializzati di tutto il territorio nazionale, verrà promosso il consumo di pesche e nettarine attraverso un’informazione sulle qualità nutrizionali e qualitative. Per i consumatori sarà così più facile scegliere la qualità made in Italy al 100% e sostenere i produttori italiani. Anche Ascom Bergamo partecipa alla Campagna e invita i commercianti di ortofrutta ad esporre in vetrina la locandina dell’iniziativa. 
In Italia si producono annualmente da 1,3 a 1,5 milioni di tonnellate di pesche, nettarine e percoche confermando il Belpaese, insieme alla Spagna, leader a livello europeo, dove la produzione complessiva varia da 3,5 a 3,9 milioni di tonnellate.

Locandina campagna pesche


Trasmissione telematica dei corrispettivi, niente sanzioni per i commercianti

L’Agenzia delle Entrate ha fornito i chiarimenti chiesti da Confcommercio in vista dell’entrata in vigore, il primo luglio, di un obbligo che riguarda centinaia di migliaia di imprese: chi non ha potuto dotarsi del registratore telematico potrà continuare a utilizzare, per i prossimi sei mesi, il vecchio registratore di cassa senza incorrere in sanzioni, inviando i dati all’Agenzia delle Entrate entro il mese successivo. Le modalità di trasmissione online saranno definite da un prossimo provvedimento dal direttore dell’Agenzia delle Entrate.

“I commercianti al dettaglio che non hanno ancora potuto dotarsi del registratore telematico per trasmettere i corrispettivi, potranno continuare ad utilizzare, per i prossimi sei mesi, il vecchio registratore di cassa senza incorrere in sanzioni, inviando i dati all’Agenzia delle Entrate entro il mese successivo”. Questi, in sintesi, i chiarimenti forniti dall’Amministrazione finanziaria con una circolare interpretativa. “Una circolare -sottolinea Confcommercio – attesa e resa necessaria dalle notevoli difficoltà che stanno incontrando moltissime imprese, sia nell’installazione dei nuovi registratori telematici sia nell’adeguare gli attuali misuratori fiscali, per adempiere al nuovo obbligo che scatta lunedì primo luglio per i soggetti che hanno un volume di affari superiore a 400.000 euro”.


Tabaccheria: una rete in continua evoluzione

Le tabaccherie sono luoghi multifunzionali che con l’evolversi della società hanno saputo adattarsi e rispondere in modo puntuale alle tante esigenze di un mondo veloce e in movimento. Questo il risultato dell’Osservatorio nazionale sulle tabaccherie 2018, condotto da Format Research per conto della Federazione Italiana Tabaccai, basato su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana oltre i 18 anni, che si reca in tabaccheria per l’acquisto di prodotti o per la fruizione di servizi.

Lo studio conferma la rilevanza sociale ed economica che le tabaccherie rivestono sul territorio nazionale e la positiva immagine della categoria dei tabaccai.

La figura del tabaccaio, infatti, è particolarmente apprezzata dai suoi clienti: 8 persone su 10 pensano che il proprio tabaccaio di fiducia sia affidabile e competente; 7 su 10 lo ritengono informato e discreto.

Per molti è un familiare, un amico, un’istituzione del quartiere. Il tabaccaio, inoltre, gode della stima degli altri commercianti e riveste un ruolo sociale di notevole importanza. Fatto, questo, che emerge soprattutto nei piccoli centri, dove il tabaccaio è “un po’ più” di un generico commerciante” e un “presidio del territorio”.

La tabaccheria non è solo un negozio ma un luogo che con il passare degli anni si è evoluto ed è cambiato offrendo sempre nuovi servizi, non trascurando quelli tradizionali e diventando sempre più un punto di riferimento per la cittadinanza nel disbrigo delle tante piccole esigenze quotidiane.

Ai servizi tradizionali offerti dalle tabaccherie si affiancano sempre più servizi la cui desiderabilità è stata testata presso i consumatori con risultati soddisfacenti: la tabaccheria come punto di ritiro di pacchi postali o di prodotti comprati online piace al 68,4% degli utenti.

La possibilità di pagare bollettini bancari e/o postali, infine, è stata oggetto di un’analisi econometrica da parte di Format Research: il tempo risparmiato dagli italiani che si recano presso le tabaccherie per pagare bollettini postali o bancari è notevole.

Un’evoluzione naturale e continua della rete che, soprattutto successivamente all’accordo con Poste Italiane, ha visto la tabaccheria trasformarsi da semplice negozio in un vero e proprio punto servizi per tutti i cittadini.

 


Alta Val Seriana Clusone, un distretto del commercio con molte potenzialità

Il Distretto del Commercio Alta Val Seriana–Clusone ha pubblicato lo scorso aprile un’indagine sulla domanda di servizi commerciali e turistici espressa dai suoi frequentatori.
L’indagine, realizzata da TradeLab con il supporto di rilevatori locali nell’estate del 2018, ha raccolto i punti di vista dei cittadini dei dieci Comuni locali (Clusone, Cerete, Fino del Monte, Gorno, Onore, Parre, Piario, Ponte Nossa, Rovetta e Songavazzo) e dei turisti che li frequentano. In particolare, si voleva capire come i residenti e i turisti vivono il Distretto, come lo giudicano in termini di vitalità e vivibilità, dove e come fanno i loro acquisti di prodotti sia alimentari che non alimentari e come valutano l’offerta di servizi commerciali e di altra natura.
Per realizzare l’indagine sono stati intervistati oltre 1.000 frequentatori, di cui circa due terzi residenti e un terzo turisti.
Dall’analisi è emerso che per i residenti il Distretto del Commercio Alta Val Seriana–Clusone rappresenta un insieme di luoghi con molteplici funzioni urbane e di interessi diffusi: i comuni si configurano principalmente come luoghi di acquisto, ma anche di incontro, di relazione e di divertimento. Complessivamente il Distretto è considerato molto vivibile, anche se poco vitale/attrattivo. Un aspetto critico evidenziato soprattutto dai giovani.
Per quanto riguarda i livelli di soddisfazione rispetto a ciò che il Distretto offre, in generale i voti assegnati dai residenti sono abbastanza alti, anche se non altissimi. L’animazione in termini di attività culturali ed eventi è, insieme all’accessibilità, l’area che riceve il voto più basso, mentre il senso di sicurezza e la qualità dell’offerta commerciale riscuotono i giudizi più positivi. I negozi e i pubblici esercizi del Distretto piacciono in particolare per la cortesia degli operatori e per gli orari di apertura, oltre che per la qualità e varietà dell’offerta di bar, locali e ristoranti. L’offerta è apprezzata abbastanza nel campo alimentare e dei locali pubblici, mentre c’è da lavorare su quella non alimentare, in particolare nel comparto profumeria ed elettronica.
I residenti chiedono soprattutto più negozi e una più ampia offerta di svago e divertimento ed è il motivo per cui oggi frequentano anche centri commerciali esterni al Distretto (e in particolare Orio Center e Alle Valli).

I turisti intervistati dai rilevatori del Distretto sono soprattutto italiani e in particolare lombardi, in quasi due terzi dei casi alloggiano in case di proprietà. Sono quindi turisti che conoscono la Valseriana e sono abituati a frequentarla per motivi di svago.
Nel complesso, i visitatori della Val Seriana si dicono soddisfatti dell’offerta del Distretto e la giudicano migliore delle loro aspettative. Apprezzano in particolare l’ambiente naturale e l’offerta di cibo e ristoranti (un ambito su cui il Distretto, in collaborazione con Promoserio, ha lavorato e sta lavorando da diversi anni per la promozione dei Sapori Seriani). I giudizi sono invece leggermente inferiori, anche qui, sul fronte della vitalità e intrattenimento e su quello dello shopping. Di contro piacciono molto il livello di servizio offerto dai negozianti e la qualità dell’offerta e del servizio dei locali.
Nel complesso l’offerta del Distretto riceve buoni voti dai suoi turisti: ben il 91,1% di loro consiglierebbe di visitarlo.

L’indagine delinea tante luci e alcune ombre di un territorio che rappresenta un insieme di luoghi con molteplici funzioni urbane e di interessi diffusi: dall’abitare al socializzare, dal consumare al divertirsi, dal lavorare al muoversi. Rappresenta un utile spunto per le politiche da intraprendere nei prossimi mesi.
Chi volesse approfondire il lavoro svolto può scaricare l’intera indagine dalla pagina facebook Distretto del commercio Alta val Seriana Clusone e dal sito istituzionale di Promoserio.

 


Treviglio sempre più competitiva sul versante commerciale

I dati presentati dall’osservatorio economico della città di Treviglio confermano che imprese e negozi attivi hanno registrato un record di ben 2.741 unità, l’anno precedente erano 2.717, numeri che stanno a dimostrare la vitalità e l’operosità del settore produttivo della città di Treviglio.

Il settore commerciale ha avuto un forte aumento di superficie di vendita raggiungendo 61.261 mq contro i 59.383 nel 2017. Le medie strutture sono passate da 15.226 a 21.230 mq mentre i negozi di vicinato registrano una flessione in termini di superficie passando da 37.706 mq del 2017 a 33.500 mq.

In termini numerici l’osservatorio registra 535 attività tra esercizi di vicinato (499) medie strutture (35) e grandi strutture (1). In termini di offerta merceologica il 50,28% è riferito alla vendita di generi vari, il 18,69 % ad abbigliamento e il 19,81% a generi alimentari.

Le attività commerciali cittadine si concentrano per il 44% nel centro storico il 15,7% nella zona sud est e per il 13,8% nella zona nord ovest.

Inoltre gli esercizi della somministrazione sono 162 di cui 64 nel centro storico.

Il saldo occupazionale tra entrate e uscite è positivo ( + 0,4%); confermando il trend di crescita degli ultimi 4 anni.

I dati relativi al fatturato delineano un andamento non positivo sulla stessa linea del dato provinciale e regionale nonostante Treviglio sul versante commerciale è sempre più competitiva ed attrattiva.

Il settore del commercio rappresenta una forte innovazione nell’offerta merceologica non solo per la popolazione residente ma come attrazione per l’intera bassa pianura.

Sono dati che incoraggiano e spingono ad un nuovo salto di qualità la città in quanto Treviglio rappresenta una polarità nel territorio della media pianura lombarda, in cui la vocazione commerciale medio alta si accompagna a una vocazione turistica che sta attraversando una fase di riscoperta legata non solo al patrimonio artistico culturale ma in particolar modo al patrimonio ambientale e rurale.

Alla sua nascita il Distretto di Treviglio aveva scelto come missione quella di rafforzare l’attrattività del centro storico in quanto contenitore di offerta commerciale ed extra commerciale, coordinando azioni e iniziative a favore del commercio e dei servizi dell’area centrale della città, ma anche volte a rafforzare la funzione di tale area come luogo di frequentazione e identificazione sociale attraverso una sua maggiore vivacità e vitalità.

Con l’ampliamento dei confini del distretto all’intero territorio comunale, la mission del distretto si amplia per fare del commercio il fattore di integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio comunale, per accrescerne l’attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle sue diverse polarità commerciali, creando sinergia tra pubblico e privato.

Tre sono le direttrici che il nuovo distretto di Treviglio dovrà affrontare: dismissioni commerciali e valorizzazione dei negozi sfitti aprendo un tavolo di confronto con la proprietà immobiliare; estensione e rafforzamento delle iniziative promozionali e, per ultimo, rafforzamento del ruolo istituzionale del distretto come luogo di proposta e di confronto degli interventi di natura pubblica (arredo urbano, parcheggi, orari della città rigenerazione urbana…).

Altra sfida che deve essere raccolta per il salto di qualità è la nuova Fiera di Treviglio.

Un polo espositivo che produrrà sicuramente dei benefici per il tessuto produttivo di Treviglio e che darà un impulso a tutta l’economia della bassa pianura.


Nasce il circuito “Rete Imprese storiche di Bergamo”

Le attività storiche di Bergamo ora hanno una rete dedicata che comprende un marchio, un sito internet e servizi di assistenza e consulenza su misura per aiutarle nella loro attività.

L’iniziativa è di Ascom Confcommercio Bergamo che ha deciso in questo modo di tutelare e valorizzare le imprese longeve della città e della provincia.

Il progetto si chiama ‘Rete Imprese Storiche di Bergamo’ ed è rivolto a tutte le imprese del commercio, turismo e servizi bergamasche con più di 25 anni di attività.

Il riconoscimento di impresa storica e l’adesione al progetto sono gratuiti. È richiesta la continuità familiare e imprenditoriale nello stesso settore, pur con imprese diverse.

“L’autenticità di una città si trova soprattutto nelle sue botteghe più antiche. Negozi, bar, ristoranti, alberghi raccontano la storia di un territorio, di una città, di un borgo. Sono un patrimonio di cultura, tradizione e passione, colorano e rendono vivaci le città e regalano ai visitatori l’occasione per conoscere la cucina e vivere le abitudini locali – afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Creare esperienze che integrino lo shopping e il consumo alla cultura, l’arte e il turismo significa avere occasioni di visibilità e vendita uniche. Il network tra le imprese che hanno alle spalle una lunga storia costituisce l’elemento per richiamare e fidelizzare i clienti”. 

“La bergamasca ha saputo conservare il fascino dei suoi negozi storici. La città e la provincia sono tutta una scoperta di negozi e locali che si tramandano da generazioni e che occupano un posto speciale nel cuore dei bergamaschi. Uno scrigno di ‘monumenti viventi’ che rappresentano un punto di riferimento per residenti e turisti”, afferma Alessandro Riva, referente del progetto per Ascom e coordinatore dei negozi storici dal 2009. 

Il sito internet mette a disposizione di ogni attività una pagina dedicata con recapiti, fotografie, presentazione dell’attività e volendo un video di presentazione. Navigando tra le pagine il visitatore potrà così conoscere gli indirizzi, la storia, e il lavoro e la passione che c’è dietro ciascuna attività.

Le imprese interessate ad aderire al circuito possono contattare Ascom Confcommercio Bergamo al tel. 035.4120304 e all’indirizzo soci@ascombg.it www.reteimpresestoriche.it

 

Presentazione Rete Imprese Storiche


Negozi storici: altri quattro riconoscimenti nella Bergamasca

Quattro sono state le insegne storiche della provincia di Bergamo che sono state premiate al Palazzo Pirelli, lunedì 8 aprile, durante la cerimonia ufficiale del riconoscimento delle attività storiche dalla Regione Lombardia.

I quattro titoli di “Storica Attività” sono stati assegnati a chi ha dimostrato almeno 50 anni di storia, anche non continuativa, conservazione della medesima merceologia ed insegna e possibilmente conservazione della stessa gestione e sede fisica.

Si allunga, quindi, la lista con due negozi di abbigliamento a Bergamo e Grumello del Monte, un ristorante a Spirano e un’ortofrutta a Caravaggio sono state le attività storiche premiate.

La quattro attività storiche

“Olga & Nilla”: il negozio di abbigliamento si trova nel cuore del centro storico di Grumello del Monte. Nel 1985 l’attività passa alla figlia di Olga Ravelli, Serenilla Baldelli, che rinnova la merce del negozio aggiungendo capi di ultima tendenza, conquistando così sia le clienti storiche, ma anche le nuove che vengono attirate dalle vetrine curate che si affacciano sulla via Martiri della libertà 8 ma anche sulla Via Castello. L’insegna quindi è cambiata ed è aggiunto anche il nome di Nilla: Olga & Nilla Abbigliamento.

“Ortofrutta Sangalli”: La storia dell’ortofrutta Sangalli a Caravaggio inizia nel 1948 quando Enrico Brambilla, agricoltore e fruttivendolo, acquista la sede del negozio da Teresina Farina. Il negozio di frutta e verdura si trova a pochi passi del centro storico di Caravaggio. Nel 1986 l’attività passa ufficialmente al nipote di Enrico Brambilla, Ezio Luigi Sangalli, che rinnova la merce del negozio togliendo la maggior parte dei prodotti non alimentari, con eccezione di una piccola gamma di articoli per la casa, focalizzandosi sulla frutta e la verdura di altissima qualità e prodotti di IV gamma. Nel 1994 subentra la moglie di Ezio, Irene Giovanna Mazza, e insieme curano ogni particolare della loro attività che continua essere un punto di riferimento per i prodotti freschi e di qualità per gli abitanti di Caravaggio.

“Ristorante Tre Noci”: la storia del “Ristorante Tre Noci” a Spirano inizia nel 1968 quando Camillo Cristini, con il suo carisma e la sua creatività, decide di togliersi i panni di fabbro e rimboccarsi le maniche per un progetto unico. A partire dalla metà degli anni 70, affiancano il papà e la mamma le tre figlie di Camillo, che sono cresciute nel ristorante e sono rimaste uniti e solidali: Emilia, Daniela e Loredana (Lory). Nel 1999 con la scomparsa di Camillo, il ristorante passa definitivamente alle tre sorelle. Il ristorante prende il suo nome dai tre maestosi alberi di noci che dominavano sul giardino. E’ famoso per la carne alla griglia e i primi piatti preparati con cura da Lucia Valota. La fama nel corso degli anni diventa tale che la maggioranza dei clienti si riferisce al ristorante come “Da Camillo” dove si recano costantemente per gustare piatti golosi simboli della tradizione bergamasca. Nel 1988 il ristorante entra nella “bibbia” rossa della gastronomia, la guida Michelin che lo considera uno dei migliori a Spirano. Sono passati 50 anni e ancora oggi andare “Da Camillo” o al “Tre Noci”, significa tornare alle proprie radici e fare un viaggio nel passato dove la qualità e la voglia di fare erano priorità assolute.

“Abbigliamento Candida”: il negozio di abbigliamento fu aperto 57 anni fa a Bergamo, nel 1962 da Candida Tassetti, nonna degli attuali gestori Cristiano e Simona Aldegani. Il motto della famiglia è “buona qualità a prezzi buoni”, mentre l’attività mantiene lo stile retro delle origini. Si possono trovare ogni genere di articoli da uomo, donna e bambino, proprio come nelle mercerie di una volta.

«Ancora una volta Bergamo e la sua provincia si dimostrano una realtà dinamica, in grado di saper coniugare perfettamente l’attaccamento alle tradizioni con voglia di sperimentare e innovare – spiega l’assessore al Turismo, Marketing territoriale e moda di Regione Lombardia, Lara Magoni –. Queste botteghe storiche della Bergamasca contribuiscono in maniera determinante a mantenere in vita la storia, i prodotti e i sapori antichi ma con una chiara proiezione verso il futuro, svolgendo un’importante operazione di marketing territoriale per tutto il territorio. Insegne che senza dubbio rappresentano uno strumento prezioso per valorizzare il turismo locale, in grado di esaltare le bellezze dei piccoli borghi».

Le insegne sono inserite nel “Registro regionale dei luoghi storici del commercio”, che comprende quattro riconoscimenti (Storica attività, Negozio storico, Locale storico e Insegne storiche e di tradizione) ed un programma di tutela e valorizzazione in quanto «punti di riferimento e servizio per la comunità ed elementi di attrattività per i centri urbani».


Addio alla plastica usa e getta, stoviglie e confezioni alimentari diventano ‘green’

Il galateo lo dice da tempo: utilizzare stoviglie in plastica non è elegante. Presto però sarà anche vietato perché, cosa ben più importante, inquina moltissimo. La rivoluzione ‘no plastica’ è iniziata e a breve coinvolgerà tutto il mondo della ristorazione e dell’alimentari, a partire dalle industrie produttrici.

Dal 2021 sarà vietato l’uso di tutti gli oggetti monouso in plastica: piatti, bicchieri, posate, cannucce, palette per miscelare le bevande, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso e persino le pellicole trasparenti dovranno quindi essere in materiali alternativi e biodegradabili. Non solo, entro il 2029 il 90% delle bottigliette di plastica dovrà essere raccolto ttraverso la differenziata e entro il 2025 le bottiglie di plastica debbano contenere almeno il 25% di contenuto riciclato, per passare al 30% entro il 2030. Questo farà cambiare gli acquisti e il modo di lavorare di milioni di operatori e le nostra abitudini quando mangiamo fuori casa.

L’obbligo coinvolgerà ristoranti, bar, pizzerie, paninerie, take-away, supermercati, negozi di alimentari, gastronomie, salumerie, friggitorie e ogni altro esercizio e centro abilitato alla somministrazione di cibo e bevande, ma anche i negozi che vendono stoviglie per alimentari, i chioschi, le feste, le sagre. Cambieranno gli acquisti e il modo di lavorare di milioni di operatori e il nostro modo di mangiare fuori casa.

La data sembra lontana ma è meglio avvantaggiarsi cominciando già a fare acquisti più attenti all’ambiente.

Le misure rientrano nella più generale “Strategia europea per la plastica” adottata dalla commissione europea un anno fa, che punta a ridurre in modo drastico l’inquinamento dei mari. Questo alla luce delle tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono nelle acque devastando gli ecosistemi e provocando danni anche alla catena alimentare e di conseguenza a quello che mangiamo.

L’obiettivo è avere un continente “plastic free” entro il 2030. Secondo le previsioni grazie a questi divieti le emissioni diminuiranno di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 di emissioni e si limiteranno per 22 miliardi di euro i danni ambientali entro il 2030.

L’eccessivo consumo di plastica, del resto, è tra i principali problemi ambientali del nostro tempo e sta diventando una emergenza rispetto alla quale non è più possibile restare indifferenti. Se si pensa, ad esempio, che le posate monouso in plastica resistono 450 anni e si utilizzano solo per circa 20 minuti si capisce la portata del problema.

Parole d’ordine: ecologici e compostabili

Niente panico. Le alternative ecologiche alla plastica sono tante e alla portata. Carta, cartone e legno si utilizzano per confezionare il cibo ormai da decenni. E il mondo dell’ ‘eco packaging’ offre materiali vegetali che resistono in frigorifero e nel microonde e si decompongono in poche settimane; come la pla, plastica biodegradabile ricavata dall’amido di mais, e la bagassa, residuo della canna da zucchero, eccellente sostituto del polistirolo. Al posto delle stoviglie in plastica si potranno usare prodotti compostabili in carta e cellulosa ricavata dalla canna da zucchero. Per posate e cannucce si potrà optare per quelle in bambù e, nel caso delle posate, anche per quelle prodotte con fecola di patate, acqua e glicerina (resistono come le normali posate di plastica, non inquinano e si possono persino mangiare). Invece delle vaschette e dei recipienti di plastica si potranno scegliere contenitori in polpa di canna da zucchero e ceste sostenibili. E ancora, le inquinanti pellicole e i fogli di alluminio per confezionare frutta, formaggi e avanzi potranno essere sostituiti con carte cerate ecosostenibili e involucri in c’era d’api.

Dall’Inghilterra a Milano il vento sta già cambiando

La rivoluzione ecologica ha già i suoi orgogliosi pionieri: in Inghilterra il supermercato Thornton Budgens è uno dei primi market al mondo a utilizzare solo packaging di carta. E il fondatore assicura che questa rivoluzione senza plastica è possibile anche dal punto di vista economico. Deliveroo, la piattaforma inglese per le consegne on line a domicilio, mette a disposizione dei ristoranti partner in 12 Paesi stoviglie e confezioni ecosostenibili. Perfino Mac Donald’s, il colosso mondiale del fast food, ha deciso di sostituire le cannucce con quelle in carta, partendo dai suoi locali d’oltremanica.

Nel nostro Paese sempre più amministrazioni dal Nord a Sud dichiarano guerra alla plastica firmando decreti che cittadini, commercianti e turisti devono seguire per non incorrere in sanzioni. La città di Milano, insieme a Confcommercio Milano e Legambiente, ha da poco lanciato tra tutti i ristoranti, i bar, i negozi e i loro clienti la campagna “Milano Plastic free”, per ora nei quartieri Isola e Niguarda ma potrebbe presto estendersi ad altre vie. E Regione Lombardia sta valutando la proposta di eliminare la plastica da mense pubbliche e scolastiche e sagre.

A scegliere il cambio di marcia ‘green’ non è solo il mondo legato al cibo. L’azienda danese Lego ha annunciato che entro il 2030 i mattoncini e anche le confezioni saranno realizzati in materiale riciclabile (obiettivo per il quale ha investito circa 130 milioni e assunto un centinaio di esperti); diverse compagnie aeree hanno inaugurato i voli ‘plastic free’ e altre sono pronte a farlo come Ryanair. E persino lo sport ha abbracciato il cambiamento: i tubicini di plastica sono stati banditi dal torneo di tennis di Wimbledon e da diversi stadi di calcio e di cricket.

A Trescore Balneario c’è chi ha tracciato la strada da tempo

Nella nostra provincia c’è chi da tempo ha puntato sulla commercializzazione di questi prodotti. A Trescore l’azienda Bio Green Gate è stata tra le primissime aziende in Italia a puntare sul packaging biodegradabile per l’industria alimentare. Il fondatore, Adriano Ferrari, che viaggiava in tutto il mondo per lavoro, vide che in diversi Paesi si usavano bioplastiche e decise di importarle. Da quando nel 2016 è mancato è la moglie Maura Chiesa a portare avanti l’azienda, insieme alle figlie Elena, che si occupa dell’amministrazione, e Caterina, la più giovane, responsabile della comunicazione e dei social. “Come famiglia siamo sempre stati amanti della natura, del mare. Mio marito è stato lungimirante e i tempi ci stanno dando ragione” – dice Chiesa.
Tra i clienti ci sono realtà alimentari, diverse amministrazioni (a Chiuduno tutte le sagre sono 100% ‘green’), ma anche famiglie. Nello spaccio si possono acquistare per fare feste e take away.
“Per ora è una scelta filosofica – spiega Chiesa – I prodotti biodegradabili costano di più, ma lo smaltimento diventa più facile. Sono sempre scarti ottenuti dalla lavorazione della canna da zucchero, della polpa di mais, vanno tutti nell’umido e non rimane nulla”.
La scadenza del 2021 sta già dando i primi riscontri. “Da metà dell’anno scorso stiamo facendo molti preventivi, prima eravamo noi a cercare i clienti ora sono loro a farlo. Consiglio di non aspettare l’obbligo e di cominciare a capire come trattare gli articoli e negli acquisti di fare attenzione: spesso prodotti a basso costo nascondono prodotti di scarsa qualità e nell’usarli con le pietanze di rompono. I nostri prodotti sono tutti certificati”. 

da sinistra Elena Ferrari, Maura Chiesa, Caterina Ferrari


Lombardia: approvata la legge che punta sulla valorizzazione delle attività storiche di tradizione

E’ stata approvata dal Consiglio Regionale la nuova Legge sulle Attività Storiche e di Tradizione. La nuova legge abbassa a 40 anni la soglia per potere richiedere il riconoscimento regionale e attiva una norma finanziaria ad hoc con lo stanziamento di 2,8 milioni di euro per l’inserimento lavorativo di giovani in attività storiche e di tradizione, fiscalità di vantaggio, premialità nei bandi regionali.

“Giusto e doveroso difendere la nostra tradizione. Ringrazio dunque il Consiglio per aver approvato un provvedimento mirato a salvaguardare la passione, l’impegno e la grande energia con cui alcuni commercianti, artigiani e piccoli imprenditori lavorano ogni giorno per tutelare e valorizzare il grande grande patrimonio delle attività storiche. La Lombardia ha un grande merito: quello di saper coniugare l’importanza della tradizione all’innovazione restando sempre al passo con i tempi”. Così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha commentato l’approvazione all’unanimità della legge regionale sulla ‘Valorizzazione delle attività storiche di tradizione’. Si conclude in questo modo l’iter del progetto di legge approvato in Giunta lo scorso 26 novembre, su proposta del presidente Fontana di concerto con l’assessore allo Sviluppo Economico, Alessandro Mattinzoli.

LA LEGGE
Una legge nata per riconoscere, valorizzare e sostenere le imprese storiche commerciali e per la prima volta quelle artigiane. Il provvedimento introduce misure di sostegno come incentivi, agevolazioni e possibili sgravi fiscali. Fra gli obiettivi anche il ricambio generazionale finalizzato ad assicurare la continuità di impresa storica in un’ottica di
innovazione. La dotazione finanziaria della legge ammonta a 3 milioni e 400 mila euro sul triennio 2019-2021.

“Oggi con grande senso di responsabilità – ha detto l’assessore Alessandro Mattinzoli – raggiungiamo un traguardo importante nella storia del nostro commercio e artigianato. Vogliamo proseguire in modo più incisivo nella valorizzazione delle botteghe storiche commerciali e artigiane che, nonostante le grandi difficoltà di questi anni, hanno vinto le sfide più complesse, riuscendo a rimanere sul mercato. Se da una parte hanno una funzione economica, dall’altra non dimentichiamo la loro funzione sociale: sono un punto di riferimento fondamentale per la nostra vita quotidiana contro l’abbandono e la
desertificazione”.

Lara Magoni, assessore regionale al Turismo, Marketing Territoriale e Moda, ha aggiunto: “Un provvedimento fondamentale che attraverso la valorizzazione delle attività e dei luoghi storici del commercio, incluse le botteghe artigiane, contribuisce a rafforzare la competitività e l’attrattiva turistica di Regione Lombardia. È questo un percorso che
riconosce a livello legislativo il sostegno alle tradizioni e al ‘saper fare’ tipico della nostra regione”.

Soddisfazione di Confcommercio Lombardia per l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale, della nuova legge sulle attività storiche di tradizione. Con la legge, sottolinea in particolare Confcommercio Lombardia, si potrà realizzare un bando a sostegno degli esercizi storici: dall’innovazione, al passaggio generazionale, agli interventi di valorizzazione dei negozi e dei locali. Bene, inoltre, la premialità sui bandi e la possibilità di individuare forme di agevolazione sui tributi locali e per l’accesso al credito.

“La legge per la valorizzazione delle attività storiche e di tradizione – afferma Carlo Massoletti, vicepresidente di Confcommercio Lombardia – dimostra l’impegno di Regione Lombardia. Per la prima volta, infatti, si riconosce in Italia il ruolo dei negozi storici per l’economia di una regione e per la comunità locale. In particolare, si guarda al futuro sostenendo imprese che sono riuscite a fare della tradizione e dell’innovazione due punti di forza. Imprese che generano valore economico, rendono identificabili brand a livello internazionale e diventano luoghi di incontro per turisti e cittadini”.

“Il fascino delle imprese storiche – aggiunge Alfredo Zini, coordinatore del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – è parte integrante dell’attrattività di tutte le nostre città. Gli esercizi storici sono imprese vive che esprimono e restituiscono al territorio in cui operano un grande valore non solo economico”.