Parmigiano Reggiano e Grana Padano, una serata tra forme preziose

grana padano azienda Berneri - LallioPer chi vuole scoprire i segreti di due campioni dell’arte casearia made in Italy, la delegazione di Bergamo dell’Onaf – Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggio, organizza martedì 26 gennaio a partire dalle ore 20 una visita all’azienda Berneri di Lallio, che da oltre cent’anni stagiona e commercializza Parmigiano Reggiano Dop e Gran Padano Dop.

L’appuntamento permetterà di approfondire la conoscenza dei due formaggi, le caratteristiche che li differenziano, le modalità di stagionatura, il loro mercato, ma soprattutto di cogliere le peculiarità sensoriali di prodotti in diversi stadi di maturazione e l’importanza dell’udito per valutare la qualità e lo stato di maturazione delle forme. Un esperto battitore dell’azienda Berneri illustrerà infatti l’agatura e la battitura di un paio di forme, facendo percepire le differenze di suono tra una forma di prima scelta e una con difetti di struttura. Si imparerà anche quali coltelli utilizzare per il taglio dei formaggi duri e sarà data dimostrazione di taglio di una rara e preziosa forma di Parmigiano Reggiano, solo Bruna (matr. 2111 9/2013).

Durante la serata si degusteranno inoltre quattro formaggi appositamente selezionati: due Grana Padano Dop, con stagionatura di circa 16 mesi e oltre 20 mesi (Riserva), e due Parmigiano Reggiano Dop, oltre 22 mesi (Maturo) e oltre 30 mesi (Stravecchio).

Sarà anche l’occasione per conoscere la storica azienda, dotata di un magazzino di stagionatura per circa 35.000 forme, con dispositivi di condizionamento dell’aria tra i più moderni d’Europa e il controllo delle forme realizzato da un esperto battitore.

La quota di partecipazione è di 15 euro. L’incontro didattico è valido per accedere al corso Onaf di secondo livello (per l’iscrizione è richiesta la partecipazione ad almeno quattro incontri didattici). Le prenotazioni si ricevono entro il 22 gennaio a bergamo@onaf.it o al numero 339 2334029


Claudia, la regina delle formaggelle col computer in stalla

C’è la tradizione e c’è l’innovazione: non sempre queste due componenti fondamentali riescono ad andare d’accordo, specie in agricoltura: Claudia Riccardi di Gromo non solo è riuscita in questa quadratura del cerchio, ma l’aiuto della tecnologia ha contribuito ad elevare la qualità dei suoi formaggi.

Ormai nel paese seriano dove è nata e dove ha sede l’azienda agricola che porta avanti con i fratelli Angelo e Giovanni, Claudia tutti la riconoscono come colei che “ha portato il computer in stalla”. In effetti, pur non amando questa etichetta-tecno, Claudia mostra di saper stare al passo con i tempi e non si sposta mai senza il suo pc, anche quando produce le sue quattro tipologie di formaggio molto richieste («Meglio farne poche, ma bene, mi ha insegnato un vecchio casaro»): la formaggella che l’ha resa famosa per i premi vinti (con pasta semicotta da latte crudo di due mungiture); lo stracchino a pasta cruda d’alpeggio tipico della Bergamasca; il formaggio di monte a pasta semicotta e il primosale, fresco, leggerissimo, all’occorrenza anche erborinato.

Claudia, quando è nata la sua passione per il formaggio?

Claudia Riccardi - casara - Gromo«Essendo nata in una famiglia di agricoltori di montagna, dove l’amore, la dedizione e lo spirito disacrificio per il proprio lavoro sono i valori fondamentali, fare il formaggio è stato uno sbocco naturale. Produrlo in montagna e venderlo direttamente al consumatore è l’unico modo per mantenere in vita micro-imprese come la mia in un contesto avverso, sia per la globalizzazione dei mercati sia per le condizioni molto svantaggiate rispetto a chi lavora in pianura».

La vita di una casara è diversa da quella dei suoi coetanei? Trova il tempo per divertirsi, andare in giro con amici, in vacanza?

«Prima di essere casara sono un’imprenditrice agricola: essere titolare di una piccola impresa comporta tanti impegni e responsabilità. Essere bravi casari non basta in una azienda come la mia, bisogna saper far quadrare i conti, essere dei buoni venditori del proprio prodotto e avere competenze su materie burocratiche e fiscali. Ciò non toglie che si possa avere una vita sociale simile a quella dei propri coetanei».

La definiscono un po’ casara hi-tech, perché si fa aiutare dalla tecnologia. Come questa può incidere nel suo lavoro?

«Essere definita così è un po’ strano, perché il mio lavoro richiede soprattutto manualità ed esperienza: è un’arte antica e cerco di farlo rispettandone le tradizioni. Certo, poi c’è la tecnologia moderna e io utilizzo sempre il Pc, per la gestione economica ed amministrativa della mia azienda. La rete offre opportunità di conoscenze ed informazioni indispensabili per qualsiasi realtà; inoltre consente di aprire nuovi orizzonti, conoscere realtà diverse e potersi confrontare».

Ci racconta la sua giornata tipo?

«Sveglia alle 6,30, alle 7 sono in caseificio dove arriva il latte appena munto direttamente dalla stalla (gli animali sono seguiti da due miei fratelli, contitolari dell’azienda). Il latte viene messo nella caldaia e incomincia la caseificazione. Finita la lavorazione del latte, pulizia delle attrezzature e dei locali; prosegue poi con il locale di stagionatura, salatura, con rivoltamento delle forme. Cambio i teli di asciugatura, spazzolatura dei formaggi già stagionati, pulizia locale e bucato. Alle 8 apro lo spaccio attiguo al caseificio per la vendita diretta al consumatore dei miei prodotti. Settimanalmente trascorro una buona parte del mio tempo negli uffici Coldiretti, Asl, posta, banca, per pratiche burocratiche. Quando produco lo stracchino, la caseificazione avviene anche la sera, perché è un formaggio fatto con il latte appena munto. Questo impiega almeno due ore, dalle 18 alle 20. Poi finalmente posso rilassarmi».

Lei è ritenuta soprattutto la “regina delle formaggelle”, peraltro un prodotto molto inflazionato, presente quasi in ogni valle: cos’è che può distinguerla e farle veramente fare il salto di qualità?

«La differenza la fanno la capacità del produttore e la volontà del consumatore di non fermarsi al primo prodotto che trova. Se quest’ultimo non si accontenta e vuole conoscere la provenienza del prodotto, chi lo produce, come lo produce, come vengono nutriti e trattati gli animali, avrà tutti gli elementi necessari a valutarne le qualità. Il produttore, da parte sua, deve garantire la salubrità e la genuinità del prodotto venduto».

Di quali premi vinti lei va più orgogliosa?

«Un po’ tutti. Nel paese in cui vivo, a inizio estate viene organizzata la sagra “Gromo sempre in forma” con il concorso per la miglior formaggella. Diciamo che una grande emozione l’ho provata nella prima edizione del 2011 quando ho vinto il secondo e terzo premio con due formaggelle di diversa stagionatura. Nel 2012 ho migliorato ancora, vincendo il primo e il secondo premio sempre con due formaggelle, una di 30 giorni e una di 90. Nel 2014 ho vinto il primo premio con una formaggella di 30 giorni. Nel 2015 ho vinto il secondo premio per la formaggella e il secondo per lo stracchino».

Quando i produttori uomini si vedono superare nei concorsi da una giovane casara donna, cosa nutrono: invidia o ammirazione?

«Spero ammirazione. Personalmente non ho mai nutrito invidia verso bravi casari: anzi, ho sempre cercato di imparare soprattutto dagli anziani con tanta esperienza e tradizione. Peraltro, quando frequentavo il corso di casaro, il mio insegnante mi consigliò di imparare a fare pochi prodotti, ma di farli bene, soprattutto prodotti locali. Ho sempre seguito questo consiglio e mi sono resa conto che aveva perfettamente ragione: oggi in tanti richiedono i miei prodotto e questo mi riempie di soddisfazione».


World Cheese Awards, quattro medaglie per i formaggi bergamaschi

world cheese award 2015Due argenti e due bronzi è il bottino conquistato dai formaggi bergamaschi ai World Cheese Awards 2015, competizione casearia tra le più importanti al mondo, che ha visto in lizza – dal 26 al 29 novembre scorsi a Birmingham – 2.727 formaggi provenienti da 26 paesi, degustati e valutati da una commissione di 250 esperti da 22 nazioni.

Gli argenti sono andati entrambi al caseificio Arrigoni Battista di Pagazzano, premiato per il Gorgonzola Dolce Dop e il Taleggio Dop. La medaglia di bronzo se la sono aggiudicata invece il Taleggio Dop “Vero Arrigoni Sergio” dell’azienda di Olda di Taleggio e il Quadrello di bufala, formaggio morbido a crosta lavata del caseificio Quattro Portoni di Cologno al Serio.

Nella kermesse l’Italia ha ottenuto complessivamente 9 medaglie d’oro, 29 argenti e 27 bronzi, ma non è riuscita a piazzare nessun esemplare nei top 16, tra i quali è stato eletto il campione mondiale, Le Gruyère AOP Premier Cru, Cremo SA brand della svizzera von Muhlenen, che ha ottenuto 69 degli 80 punti massimi, uno in più dei due formaggi arrivati secondi, Tomme Brebis-Chèvre, della francese Onetik e la Burrata di La Credenza, importatore di formaggi italiani con sede a Londra.

L’Italia ha però ottenuto quattro posti tra i primi 62 formaggi, i cosiddetti Super Gold, con due Parmigiani del reggiano  Consorzio Conva, il pecorino stagionato Moliternum Giganteum della sarda Central e il San Pietro in Cera d’Api della Latteria Perenzin, nel trevigiano.

L’anno prossimo il campionato si svolgerà a San Sebastian, in Spagna


Astino, i formaggi bergamaschi diventano opere d’arte

I formaggi bergamaschi esposti come opere d’arte. È la spiazzante prospettiva offerta dalla mostra “Formae – Bonum, pulchrum, verum”, allestita all’ex Monastero di Astino a Bergamo dal 2 al 31 ottobre.

Protagonisti sono i nove gioielli caseari Dop che fanno di Bergamo la “Capitale europea dei formaggi” (Taleggio, Salva Cremasco, Quartirolo, Grana Padano, Gorgonzola, Bitto, Provolone Valpadana, Formai de mut e Strachitunt), a cui si aggiungono altre eccellenze, ovvero i “Principi delle Orobie” Bitto Storico, Branzi Ftb, Agrì di Valtorta, Stracchino, formaggi di Capra orobica.

Un evento fuori Expo voluto dall’associazione “San Matteo – Le Tre Signorie” di Branzi, dalla Camera di Commercio di Bergamo e da Regione Lombardia e a cui hanno collaborato decine di partner pubblici e privati. «Un lavoro intenso durato sei mesi – ha detto il capo progetto Francesco Maroni – per far conoscere le nostre eccellenze casearie, per alzarne di valore».

Nelle sale di Astino sono state allestite le teche climatizzate che ospitano i nove formaggi Dop, accanto a 14 capolavori internazionali dell’arte contemporanea, già esposti nei principali musei del mondo, da New York a Venezia (opere di Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi, Dadamaino, Riccardo De Marchi, Ron Gorchov, Francois Morellet, Mario Nigro, Pino Pinelli, Bruno Querci, Angelo Savelli, Nelio Sonego, Rudi Wach e fotografie di Raffaella Toffolo). «L’invito – ha detto il filosofo musicista Massimo Donà all’inaugurazione – è quello di abbandonarsi per fare un’esperienza diversa. Così che da ultimo non si capisca più quale sia l’opera d’arte. Dobbiamo muovere le nostre rigide contrapposizioni, i nostri schemi fissi».

La rassegna prosegue con il percorso sensoriale dove il visitatore è portato a conoscere il mondo dei formaggi partendo dagli elementi fondamentali della natura, la terra, il fieno, il latte. Un’esperienza multisensoriale che coinvolge vista, tatto, olfatto, udito (i rumori dell’alpeggio che dialogano con la musica) e solo alla fine il sapore con la degustazione dei formaggi orobici.

Per Astino, con il progetto Forme, inizia così un mese intenso di iniziative gastronomiche (la mostra, le cene, tra cui quella con ospite Gualtiero Marchesi) ma anche artistiche, musicali, poetiche, filosofiche, con incontri, corsi per assaggiatori ed educational per le scuole.

Tra i prossimi appuntamenti la conferenza di filosofia “Il colore del fantasma e della fantasia”, relatori Giulio Giorello e Luca Guzzardi, in programma alle 19 di martedì 6 ottobre, alla chiesa di Astino. Il 13 ottobre interverrà invece il filosofo Carlo Sini sul tema “Il fondo oscuro del sapere, lo sfondo chiaro della vita”. Grande musica il 22 ottobre, con la performance “Di formaggi e altri biancori”, che vedrà protagonisti Massimo Donà-trio e David Riondino.

Il calendario degli eventi sul sito web www.progettoforme.eu.


Bossico festeggia i suoi formaggi. Torna “Staèla, motèla e staèl”

formaggioBossico dedica il week end del 26 e 27 settembre ai sapori, ai profumi e alla tradizione del formaggio. Torna per il terzo anno “Staèla, motèla e staèl” la festa dei formaggi. Due giorni di visite alle stalle delle aziende agricole locali, degustazioni a cura di Onaf Bergamo, dimostrazioni di tosatura delle pecore, menù a tema nei ristoranti, soggiorni convenzionati e laboratori. Domenica, ad esempio, alle 10.30 è in programma “Aromatizziamo i formaggi: i formaggi di montagna e le erbe” e alle 14 “La Polenta bergamasca: trucchi e consigli di un gustoso piatto italiano”.

Il programma

I ristoranti e gli alberghi aderenti

 

 


Fiera di San Matteo, a Branzi si elegge il miglior Formai de Mut

Dopo un anno di stop torna a Branzi la Fiera di San Matteo, manifestazione che recupera la festa storica per la vendita delle forme alla discesa dall’alpeggio. L’appuntamento viene ora organizzato dal Comune di Branzi ed è in programma sabato 26 e domenica 27 settembre. Al centro dell’iniziativa la rassegna zootecnica e il concorso per il miglior Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana Dop, che sarà decretato dal comitato degli assaggiatori di formaggio Onaf, ma anche la possibilità di confronto e di aggiornamento per gli operatori del settore caseario oltre che di informazione, degustazione e svago attorno ai temi del formaggio e della vita di montagna per i consumatori.

Nel corso della due giorni si terranno una gara di mungitura, dimostrazioni di mini-alpeggio e caseificazione del Formai de Mut, degustazioni guidate, presentazioni di aziende, un convegno e un incontro tecnico, attività per bambini – dalle prove di mungitura al laboratorio del piccolo casaro, alle passeggiate a dorso di pony o asinello – e spettacoli. Si potranno inoltre gustare i piatti e i prodotti locali nei ristoranti di Branzi convenzionati o nella tensostruttura della festa.


Il giovane inventore di formaggi

Il ragazzo è sveglio, sa il fatto suo. A 25 anni, lavora sodo, studia e ha l’aspirazione di fare l’inventore. Di formaggi però. Li conosce bene: fin da bambino ha respirato il profumo del latte e delle stalle, con la famiglia proprietaria a Zanica di un’azienda agricola, 240 vacche che aiuta a mungere ogni giorno (sono conferitori storici della Parmalat che vende il loro prodotto ai consumatori come “Latte fresco Alta Qualità”). Poi dalla stalla, Diego Campana passa alla sua mansione preferita, quella nel caseificio aziendale e come giovane casaro, oltre a produrre caci e formaggelle della tradizione bergamasca, comincia i suoi “esperimenti”. Ormai conosce bene la pratica, e pure la teoria, essendo assaggiatore Onaf. Non si fa scoraggiare dai fallimenti che pure esistono quando ci si avventura in sentieri inesplorati. Così nascono caci particolari, come il Formaiù, un semiduro particolarissimo dal retrogusto piccante e sapore intenso o lo Stracampà, erborinato a due paste, con note amarognole e muffate, che si sposa a meraviglia con i passiti. Il gradimento dei consumatori è crescente e il giovane casaro continua nel suo percorso di crescita.

Ci racconta com’è nato il tuo amore per i formaggi?

«La passione per la produzione dei formaggi è nata inizialmente per curiosità. Quando avevo 11 anni c’è stato il crack della Parmalat che ha messo in seria difficoltà la nostra azienda. I miei genitori hanno avuto l’idea di provare a vendere i formaggi, che già producevano per uso familiare. Così ho cominciato ad appassionarmi: mi affascinava vedere il latte trasformarsi in cagliata e poi in formaggio. La svolta me l’ha fornita la possibilità di frequentare la scuola casearia, dove la mia passione è cresciuta fino a trasformarsi in un’attività vera e propria».

La sua famiglia ha un’attività consolidata…

«La nostra è un’azienda a conduzione familiare che alleva vacche da latte ad alta qualità, che conferiamo da più di 40 anni alla Lactis di Albano Sant’Alessandro. Mio fratello Ivan è il responsabile dell’allevamento che gestisce con grande passione e professionalità. La coltivazione dei campi compete a mio papà. Sul fronte caseario, inizialmente producevamo solo formagelle e stracchini, poi la produzione è aumentata fino ad arrivare ad un assortimento che va dai freschi (primi sali, mozzarelle) agli stagionati oltre al gelato e agli yogurt. Il tutto venduto presso il nostro spaccio aziendale o nei mercatini dei produttori di Agenda 21».

Parliamo di lei: da quanto fa il casaro?

«Dal 2010, cioè da quando mi sono diplomato presso la Scuola Casearia di Pandino. Quando studiavo, nei fine settimana e durante le vacanze estive, tornavo a casa e aiutavo mio padre nel nostro minicaseificio aziendale. Sono anche Maestro Assaggiatore Onaf e faccio parte dell’Asssocasearia, un’associazione di ex studenti della Scuola Casearia di Pandino che organizza corsi di aggiornamento per casari ed il prestigioso Trofeo San Lucio: un concorso biennale di formaggi che premia e valorizza la figura del tecnico caseario».

Riesce a conciliare i tempi per famiglia e divertimento?

«È un lavoro impegnativo e assorbe parecchie ore al giorno, anche perché ci sono lavorazioni che vanno eseguite la sera. Nonostante il poco tempo libero, grazie alla convivenza con la mia compagna, trovo comunque del tempo da trascorrere con lei e con i miei amici».

Ci descriva il Formaiù…

«Il Formaiù è un formaggio creato da mio padre e che io ho ripreso. È un semiduro a latte intero con stagionatura minima di tre mesi: ha un sapore e un aroma intenso con un piacevole retrogusto piccante. È un formaggio che ci ha regalato grandi soddisfazioni vincendo nel 2010 e nel 2012 rispettivamente la medaglia di bronzo e quella d’argento al Trofeo San Lucio».

E lo Stracampà?

«Appartiene della famiglia degli stracchini: è un erborinato realizzato con l’antica tecnica delle due paste che ne caratterizza il suo aspetto visivo e la struttura della pasta. Lo abbiamo modificato e migliorato nel tempo al punto che nel 2008 ha vinto un “Premio Qualità” al Concorso Infiniti Blu di Gorgonzola».

Ci sono altri formaggi di cui va fiero?

«Un’altra mia creazione è il “Filù”, un pasta filata che valorizza la qualità del nostro latte, conferendogli un sapore dolce e un aroma di latte intero e di burro. È un cacio molto versatile, ottimo da tavola ma che è anche molto utilizzato come ingrediente in cucina».

Qual è il suo sogno professionale nel cassetto?

«Quello di migliorare e approfondire le mie conoscenze di casaro, accostandomi alla conoscenza di nuove tecnologie, ma soprattutto riuscire un giorno a trasformare totalmente la nostra produzione di latte in formaggio, senza aumentare ulteriormente la dimensione aziendale, puntando sempre di più alla qualità».

Quale formaggio sta pensando di inventare in futuro?

«Sarà un formaggio molto particolare di cui non voglio svelare i segreti. A breve sarà pronto e invito tutti a scoprirlo venendoci a trovare nel nostro spaccio di Zanica».

Info: www.formaggicampana.it

 

 


La Sagra del Taleggio racconta produzione e stagionatura

Peghera, in Val Taleggio, patria del famoso formaggio e luogo d’eccellenza per la stagionatura, gli dedica una sagra e lo fa sposare con i sapori e le tradizioni locali.

L’appuntamento è domenica 26 luglio per un full immersion tra i segreti della produzione. L’esposizione, con bancarelle di prodotti artigianali, si apre alle 10. Alle 10.30 è in programma la prima delle due visite guidate alle cantine di stagionatura del Taleggio (il bis alle 16.30), alle 11.30 la dimostrazione della caseificazione.

Il servizio ristoro è curato dal Gruppo Alpini di Taleggio e c’è la possibilità di pranzare con un menù tipico nei tre ristoranti convenzionati al costo di 17 euro.

Nel pomeriggio sono previsti spettacolo e animazione a cura del gruppo Arlecchino di Bergamo (alle 14.30) e la visita guidata (alle 15) alla pala di San Giacomo di Palma il Vecchio, il pittore al quale Bergamo proprio quest’anno ha dedicato la prima mostra antologica, chiusa lo scorso 12 luglio. Il dipinto è ospitato nella chiesa parrocchiale.

Durante la manifestazione si può visitare anche la mostra sul centenario della Grande guerra allestita nell’ex scuola di Peghera e i bambini si possono sfogare con i gonfiabili.

La giornata si conclude con la messa in piazza alle 20.

Per il pranzo al ristorante è gradita la prenotazione:

  • Bar ristorante Sciovia – tel. 0345 47338
  • Bar ristorante Liberty – tel. 0345 47025
  • Bar pizzeria Al Palazz del Miro – tel. 0345 47044


Tra Astino e Città alta, visite guidate al sapore di montagna

foto Matteo Zanga

Camminare in città con il gusto dell’escursione in montagna. È la singolare accoppiata che offrono i percorsi turistico-gastronomici proposti da “Forme – Bergamo capitale europea dei formaggi”, il progetto patrocinato dalla Camera di Commercio e attuato dall’associazione San Matteo – Le Tre Signorie per valorizzare in occasione dell’Expo le produzioni casearie della provincia, tra cui si contano ben nove Dop.

Dal 21 di giugno al 25 ottobre sono proposte dieci uscite lungo un itinerario tra il monastero di Astino e Città alta, in compagnia non solo di guide turistiche che illustrano i luoghi storici e le bellezze artistiche, ma anche di istruttori di nordic walking, la salutare disciplina della camminata con i bastoncini. E per rifocillarsi è prevista la sosta in un ristorante (a rotazione) per la “Colazione dell’Alpeggiatore”, con la degustazione di uno dei formaggi Principi delle Orobie (Bitto Storico, Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Branzi FTB, Strachítunt Val Taleggio, Stracchino all’antica delle Valli orobiche, Agrì di Valtorta e Formaggi di capra orobica). L’iniziativa è infatti realizzata in collaborazione con la Comunità delle Botteghe di Città Alta, oltre che con il Gruppo Guide Turistiche Città di Bergamo e gli istruttori di Nordic Walking.

«Bergamo è arte, cultura, natura e storia – dice Francesco Maroni, presidente dell’associazione San Matteo-Le Tre Signorie – ma vuol dire anche sapori d’eccellenza, quelli dei nostri formaggi. Con questi itinerari abbiamo voluto legare in un’unica esperienza tutti questi valori: il turista conoscerà la straordinaria ricchezza artistica di Astino e Città Alta, magari luoghi meno conosciuti ma di altrettanto fascino, e poi altri gioielli, quelli caseari delle nostre valli. Il tutto legato da una sana camminata lungo vicoli e percorsi antichi, accompagnati da guide esperte. In questo modo arte, cultura, sport e gastronomia si fondono con l’unico obiettivo di far vivere un’esperienza turistica a 360 gradi».

I percorsi proposti sono due, con partenza o dal Monastero vallombrosano di Astino o da piazza Vecchia in Città Alta, il primo più impegnativo perché prevede un cammino in salita, più facile il secondo perché in discesa. Durante la camminata si potranno conoscere in modo approfondito il monastero di Astino, porta Sant’Alessandro, piazza Mascheroni e il Fontanone. Queste le date delle uscite la maggior parte diurne, alcune serali nei mesi più caldi: 21 giugno, 5 e 19 luglio, 2 e 30 agosto, 13 e 27 settembre, 4, 18 e 25 ottobre.

Per prenotazioni è possibile inviare una mail a: lebotteghedibergamoalta@gmail.com entro le 18 del venerdì che precede l’appuntamento scelto.

La quota di partecipazione è di 8 euro, viene raccolta in loco prima della partenza e comprende: lezione introduttiva al nordic walking e noleggio dell’attrezzatura, visita guidata di Città Alta e Astino, degustazione dei Formaggi Principi delle Orobie. La durata è di circa tre ore.

Ecco i dettagli

orari- itinerari progetto forme


Formaggi, la Val Seriana ha eletto i suoi campioni

gromo sempre in formaLa sfida in quel di Gromo tra i formaggi locali ha emesso i suoi verdetti premiando i migliori produttori di Formaggella della Val Seriana, stracchino e formaggio di monte nella quarta edizione del concorso caseario “Gromo sempre in forma”. La manifestazione, promossa per favorire il confronto e promuovere i prodotti del territorio, ha sottoposto i campioni ad un duplice giudizio, quello degli esperti assaggiatori dell’Onaf (Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggio) e quello di una giuria popolare.

Ecco i risultati

Giuria Onaf

  • Categoria formaggella

1° classificato: Marco del Bono (Azienda Agricola Prat di Bus)

2° classificato: Claudia Riccardi (Azienda Agricola Riccardi)

  • Categoria stracchino

1° classificato: Luigi Nicoli (Società Agricola Clusven)

2° classificato: Claudia Riccardi (Azienda Agricola Riccardi)

  • Categoria formaggio di monte

1° classificato: Azienda agricola Bosio Loredana

2° classificato: Giulio Baronchelli (Azienda Agricola Bottega dei sapori di Baronchelli Giulio)

Giuria popolare

1° classificato: Luigi Nicoli (Società Agricola Clusven) per la categoria stracchino

2° classificato: Azienda agricola Bosio Loredana per la categoria formaggio di monte

3° classificato: Giulio Baronchelli (Azienda Agricola Bottega dei sapori di Baronchelli Giulio) per la categoria formaggella.

Il concorso si è svolto sabato 30 maggio nel corso della manifestazione che nel bel borgo di Gromo ha offerto diverse occasioni per conoscere ed assaggiare i formaggi e le produzioni agricole.