Lotta alle aflatossine, Bergamo in prima fila nella ricerca

Crea Bergamo - rit

Aflatossine. Il termine è tecnico, ma gli allarmi per la sicurezza alimentare che si sono via via succeduti negli anni – l’ultimo quello per il latte contaminato che ha portato al sequestro di migliaia di formaggi partendo dal Bresciano – lo hanno reso suo malgrado familiare ai consumatori. Si tratta di micotossine, sintetizzate cioè da funghi o muffe, che si sviluppano prevalentemente nei cereali e nella frutta secca, sia in fase di coltivazione sia durante il raccolto e l’immagazzinamento. Alcune di queste hanno alta potenzialità cancerogena e si ritrovano, trasformate ma ancora pericolose, nel latte degli animali alimentati con i cereali contaminati. Sono molto resistenti e, una volta sviluppate, non c’è modo di eliminarle. La strada per contrastarne l’arrivo in tavola è perciò quella dei controlli e della verifica che i prodotti agricoli e il latte rientrino nei limiti consentiti dall’Unione europea per l’immissione sul mercato.

Sabrina Locatelli
Sabrina Locatelli

La Bergamasca, terra di mais, vive il problema, ma può contare anche su una struttura specializzata come il Crea – Unità di ricerca per la Maiscoltura, con sede a Bergamo, che dedica una parte della propria attività alle micotossine, coordinando l’Osservatorio Territoriale della Qualità del Mais, la rete che in Italia tiene monitorato il problema e studia soluzioni. Ad occuparsene è Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea di Bergamo e responsabile della Rete di monitoraggio micotossine mais, ed è a lei che ci siamo rivolti per fare il punto sulla situazione e i passi avanti nella lotta alle contaminazioni.

Che ruolo ha il Crea di Bergamo nella ricerca sulle micotossine?

«Nel corso degli anni il Crea ha posto particolare attenzione alla valutazione della contaminazione delle principali micotossine nel mais. Al fine di ottenere risultati il più possibile aderenti alla realtà della produzione maidicola italiana, si è scelto di utilizzare gli impianti di essiccazione-stoccaggio quale sorgente dei campioni da analizzare: dal 1999, il Crea coordina il campionamento da una rete di 50-70 impianti, stabile negli anni di indagine. Da ciascun centro di stoccaggio vengono prelevati mediamente 8-12 campioni contrassegnati con un codice identificativo anche dell’anno e della zona agraria di provenienza. Le serie complete dei campioni relativi alle produzioni delle singole campagne maidicole sono stati analizzati con metodo Elisa, presso i laboratori del Crea per le principali micotossine».

Non vi occupate, quindi solo di aflatossine. Quali altre micotossine del mais vengono studiate?

«Il mais è una coltura fondamentale in Italia, dove svolge un ruolo importante per l’alimentazione animale, il consumo umano diretto e come fonte di molti prodotti commerciali. È soggetto all’attacco di funghi tossigeni, in grado cioè di produrre micotossine pericolose per la salute sia dell’uomo che degli animali. Fusarium graminearum, F. verticillioides e Aspergillus flavus sono i funghi responsabili della presenza delle tossine più diffuse, rispettivamente deossinivalenolo (DON) e zearalenone (ZEA), fumonisine (FBs) e aflatossine (AFs). La presenza dei diversi funghi e delle relative micotossine è variabile con gli ambienti e gli anni; infatti, il loro sviluppo e il conseguente accumulo di sostanze tossiche a carico delle cariossidi è fortemente condizionato da fattori climatici (temperatura, umidità); fattori biotici (attacchi di insetti, ad esempio la piralide); fattori abiotici (grandine, danni meccanici) e condizioni di stress della pianta in campo (siccità, carenze nutrizionali). I nostri studi sono quindi rivolti a monitorare le quattro micotossine principali».

Come si stanno “combattendo”?

«Attualmente, il Crea di Bergamo coordina e opera nell’ambito del progetto triennale RQC-Mais (Rete Qualità Cereali plus – Mais), finanziato dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per individuare una linea strategica di intervento per regolamentare il mercato dei prodotti agroalimentari. Prerequisito indispensabile per la qualificazione e valorizzazione della filiera maidicola è la sicurezza igienico-sanitaria, con particolare attenzione alla contaminazione da micotossine. Obiettivo generale del progetto è la valutazione della qualità del mais a livello nazionale al fine di sviluppare un piano per il miglioramento della qualità igienico sanitaria della filiera mais, con conseguente recupero e accrescimento della competitività della zootecnia nazionale e dell’industria alimentare. Nell’ambito di questo progetto, oltre al Crea di Bergamo, operano i gruppi di ricerca del professor Amedeo Reyneri (Università di Torino – Disafa Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) e della professoressa Paola Battilani (Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza – Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale).

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State monitorando i dati dal 1999, che evoluzione ha avuto la presenza di aflatossine?

«I dati relativi al contenuto di aflatossina B1 derivanti dai campioni di mais delle sperimentazioni condotte dal Crea confermano quanto riportato dagli operatori del settore (agricoltori, essiccatori, stoccatori, mangimisti): nel 2003, 2012 e 2015 circa il 20% dei campioni da noi analizzati risultano avere un livello di aflatossina B1 superiore ai 20 μg/kg (valore limite per il mais destinato a materia prima nei mangimi). Il problema di una maggiore contaminazione da aflatossine è sicuramente da attribuire alle elevate e prolungate alte temperature durante le fasi di sviluppo della pianta di mais, nonché alla mancanza di pioggia nelle zone non irrigue (Veneto, Emilia Romagna), condizioni climatiche che si sono verificate nel corso di quegli anni».

Negli anni sono state messe in atto misure efficaci in grado di contenere le contaminazioni? Quali?

«La sempre maggior consapevolezza della problematica “micotossine” da parte del mondo agricolo ha reso pratica consolidata la diffusione di tecniche agronomiche volte a ridurre o limitare le possibili condizioni favorevoli allo sviluppo di funghi micotossigeni. Anticipare le semine, controllare la piralide, evitare stress idrici, effettuare raccolte tempestive sono alcune delle pratiche che contribuiscono all’ottenimento di una granella di mais di qualità. Tenendo comunque sempre presente che le contaminazioni da micotossine sono fortemente influenzate dalle condizioni climatiche di temperatura e umidità della stagione vegetativa, non è possibile prescindere da percorsi agronomici attenti e mirati per ottenere produzioni di qualità. Peraltro, un valido supporto per valutare l’effettiva qualità “sanitaria” della granella rispetto alla presenza di micotossine rimane l’analisi chimica strumentale. A questo riguardo, sono di imminente uscita le Linee Guida per il controllo delle micotossine nei cereali, messe a punto dal Mipaaf assieme alle Regioni. Queste sono uno strumento pensato per i responsabili dell’attuazione delle politiche agricole e per gli operatori delle filiere. In sintesi, evidenziano le misure e i percorsi produttivi atti a ridurre la probabilità di incorrere in elevate contaminazioni da micotossine sia per il mais che per i cereali vernini, nelle fasi di campo e di post raccolta».

La ricerca sta però facendo passi avanti. Tra questi c’è anche il nuovo prodotto Af-X1, di cosa si tratta?

«Il prodotto commerciale AF-X1, sviluppato dalla professoressa Paola Battilani e dal suo gruppo di ricerca dell’Università Cattolica di Piacenza, consiste in un vettore inerte (semi di sorgo devitalizzati) su cui è stato inoculato il fungo atossigeno. La distribuzione in campo di ceppi di Aspergillus flavus non tossigeni occupando la stessa nicchia ecologica dei ceppi di A. flavus tossigeni e competendo con essi, ne riduce la frequenza, limitando i livelli di aflatossine nella granella. La lotta biologica basata sulla competizione tra funghi della medesima specie ha dimostrato di essere efficace nel prevenire le contaminazioni da aflatossina nel mais. I risultati di una sperimentazione svolta al Nord Italia confermano questa ipotesi».

L’aumento delle temperature è una minaccia?

«I dati dei monitoraggi da noi condotti confermano il fatto che la granella di mais prodotta nella Pianura Padana è regolarmente contaminata da fumonisine in quantità variabile a seconda dell’andamento climatico stagionale; peraltro, a questa micotossina, nelle annate particolarmente calde e siccitose, come ad esempio il 2012 e 2015, si aggiungono le aflatossine mentre, nelle annate molto fresche e piovose, come il 2014, il deossinivalenolo e lo zearalenone. Per questo motivo, la possibile presenza di micotossine in mais non può più essere affrontata con una logica di emergenza ma deve essere compresa nei normali protocolli di produzione e lavorazione. La strategia migliore resta quindi la prevenzione, attuata mediante l’utilizzo di buone pratiche agronomiche e di condizioni ottimali per lo stoccaggio. In questo contesto, rimane comunque fondamentale l’attività di monitoraggio delle produzioni, che consente di verificare il livello di contaminazione nelle diverse annate ed eventualmente rivelare la presenza di nuove micotossine emergenti».


Pane, «fondi europei per sostenere la filiera locale»

fava aspanIl progetto di filiera del pane, nato a Bergamo ed esteso ora anche in altre province lombarde, riceve il sostegno dell’assessorato regionale all’Agricoltura che ne propone l’inserimento nel Psr, il Piano di sviluppo rurale finanziato dall’Europa. Lo ha annunciato a Grassobbio, nella sede dell’Aspan, l’assessore Gianni Fava al Consiglio direttivo dell’Unione regionale panificatori, di cui è presidente il bergamasco Roberto Capello.

Il progetto – contraddistinto dal marchio QuiVicino, utilizzato dai panificatori lombardi a segnalare l’utilizzo di cereali coltivati localmente – promuove la conversione delle colture a grano e cereali per poter produrre un pane che sappia coniugare la professionalità dei produttori artigiani a una farina frutto del territorio, con vantaggi per l’economia e minori costi ambientali.

«Come Regione riteniamo utile che si apra un dialogo tra panificatori e assessorato per il sostegno alle vostre progettualità all’interno di un percorso di filiera integrata – ha detto Fava -. In un contesto di tendenza alla riconversione in campo agricolo, il primo obiettivo è quello di garantire ai produttori cerealicoli la giusta redditività e un adeguato valore di mercato così da mantenere a voi il bacino di fornitura attuale». «Quello che vi consente – ha continuato – di valorizzare il grano a km zero e di fare risparmiare tonnellate di CO2 nel nostro ambiente, grazie ai progetti sul grano lombardo, su quello di segale e su quello milanese». «In quest’ottica – ha evidenziato l’assessore – sono da incoraggiare i progetti che consentano alla gente di vedere come un artigiano panificatore realizza il prodotto che arriva sulle tavole».

E  ha assicurato la volontà di supportare il percorso. «Potremo sostenere un progetto di filiera integrata complessa – ha affermato Fava – che unisca le vostre progettualità a quelle dei produttori cerealicoli grazie al Psr, un Piano che è in fase di autorizzazione da parte dell’Unione europea».


Aromatiche, quel tocco in più per ogni piatto

Una foglia di melissa esalta l’asprezza di una limonata, quella di menta dà vigore a un tè freddo, mentre i fiori di monarda impreziosiscono un anonimo aperitivo. Il rosmarino è adatto a patate e arrosti oppure tritato si può unire all’impasto di soffici focacce e filoncini profumati. L’origano si abbina alla pizza, ma sta bene anche con carne di agnello e di maiale. Il basilico, invece, è da sempre l’ingrediente principe del pesto o della classica pasta al pomodoro. E poi c’è la salvia, inseparabile compagna di burro e pancetta nel condimento dei tradizionali casoncelli alla bergamasca. Insomma, le erbe aromatiche, anche quelle più comuni, conferiscono ai piatti di ogni giorno una nota di gusto.

Ma per condire le loro prelibatezze i veri amanti della cucina casalinga non possono certo rassegnarsi al sapore artificiale di spezie liofilizzate. Così negli ultimi tempi sta crescendo il numero di bergamaschi che preferiscono coltivare sul balcone di casa piantine aromatiche pronte all’uso. Grazie ai loro molteplici principi nutritivi, sono adatte a una dieta sana e rappresentano un valido sostituto del sale. «A Bergamo abbiamo una situazione favorevole e ottimale per la coltura delle erbe aromatiche – spiega Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico Lorenzo Rota di Bergamo Alta –. Aprile e maggio sono mesi ideali per trovare vivai ben forniti di piante di sicuro interesse per insaporire i nostri piatti. Sul nostro territorio sono attive alcune realtà che producono ortaggi biologici e piante aromatiche, ma questo non vieta al singolo di dotarsi di prodotti a chilometro zero direttamente a casa propria».

orto botanico 3Per trovare la giusta ispirazione per la creazione di un terrazzo profumato potrebbe rivelarsi di indubbia utilità una visita alla Valle della Biodiversità ad Astino. La sezione distaccata dell’Orto Botanico è infatti un piccolo angolo di paradiso dove vengono ospitate circa 300 specie differenti di piante e le loro 1.500 varietà in un terreno che si estende per 9.000 metri quadri di superficie. Unica realtà italiana dedicata interamente alle piante alimentari, la Valle della Biodiversità è stata protagonista lo scorso marzo a Milano dell’area dedicata agli orti botanici della Lombardia nell’ambito di “Fa’ la cosa giusta”, fiera del consumo critico e del vivere sostenibile. Un’occasione unica che ha dato ai visitatori la possibilità di scoprire il mondo dal punto di vista delle piante, attraverso storie, immagini, esperienze sensoriali e semplici esperimenti scientifici. «Ad Astino – racconta Rinaldi – abbiamo parecchie erbe aromatiche, soprattutto della famiglia della lamiaceae. Abbiamo specie declinate in più varietà con sapori particolari come la monarda, le cui foglie hanno un aroma simile al bergamotto e, essiccate, vengono usate nelle bibite, nel tè e nei sacchetti profumati. Ogni anno coltiviamo circa 150 piante con proprietà aromatiche. Le perenni sono visibili già ad aprile, le annuali crescono più avanti».

Per avere sapori sempre a portata di mano anche sul terrazzo di casa, non serve una particolare propensione. Bastano buona volontà, contenitori adeguati e un piccolo spazio: «Coltivazioni in vaso, fioriera, cassone o in un piccolo giardino danno grandi soddisfazioni – conferma Rinaldi –. Ci sono però alcuni elementi imprescindibili: tutte le piantine hanno bisogno di sole, un po’ di acqua e di terriccio di ottima qualità, possibilmente biologico senza residui chimici dannosi. I produttori di piante aromatiche in Bergamasca non sono moltissimi, le colture biologiche, poi, si contano sulle dita di una mano. I consumatori e i ristoratori, invece, dovrebbero essere più esigenti nel preferire le piante biologiche perché garantiscono più sicurezza alimentare e rispetto dell’ambiente».

Tra le piante più gettonate per gli orti casalinghi, spicca la salvia che è presente in natura con una decina di varietà differenti: «Il nome salvia significa salute e, non a caso, ha molte proprietà officinali. Aiuta la digestione dei grassi e ha parecchie qualità dal punto di vista culinario – prosegue il direttore –. Le varietà più eccentriche si possono trovare nelle mostre mercato. Alcuni tipi di salvia hanno sapore di ananas. Altra pianta facile da coltivare è la menta, perfetta nelle tisane o in un’insalata, con le sue varietà: la piperita con foglie appuntite, la menta comune, più opaca e rugosa, la tondifoglie, la marocchina… C’è poi il rosmarino che, lasciato in terra piena, diventa anche di due o tre metri di altezza con un bell’arbusto; il timo che cresce in vasi piccoli; la melissa che è infestante e quindi semplice da far sviluppare sul balcone di casa. E non dimentichiamo l’origano. Il finocchio si coltiva in un vaso da 18 ai 24 centimetri: i semi si usano per la tisana, per il pesce, per il riso, per il pane oppure consiglio di masticarli a fine pasto per una buona digestione».

Seppur ben curato, un orto casalingo non può durare per sempre: «Non illudetevi che le erbe aromatiche siano eterne – conclude Rinaldi –. Pur essendo perenni, dopo qualche anno tendono ad assumere un aspetto dimesso. Eventualmente, per mantenere vivo il nostro orto, si possono fare delle talee. Basta tagliare un rametto da una nostra piantina e farla radicare in un vaso con terreno umido oppure potrebbe essere divertente scambiarsi rametti tra amici per ottenere più varietà».

L’ESPERTO

Calliari: «Ecco come coltivarle in casa»

La moda di creare orti casalinghi sul balcone ha origini molto lontane. Già ai tempi degli assiri e babilonesi il sovrano Nabucodonosor aveva nel suo giardino pensile un angolo dedicato alle erbe aromatiche. Con la crescente disponibilità del sale, nel corso dei secoli le erbe sono state piano piano confinate a un utilizzo sporadico. Complici le loro proprietà salutari oggi sono però tornate a rivestire un ruolo di primo piano nella nostra cucina. E così, con l’arrivo della primavera, sono parecchi i bergamaschi che con vasi, semi e paletta alla mano si dilettano a far crescere pianticelle aromatiche- sul terrazzo di casa. Gino Calliari ex vivaista esperto in floricoltura e giardinaggio, ci spiega quali accorgimenti seguire e gli errori da evitare per avere erbe saporite e rigogliose.

Quali sono le erbe aromatiche più diffuse?

«La varietà di piante aromatiche è molto vasta. Le essenze più in uso sono salvia, rosmarino, basilico, timo, maggiorana, origano, prezzemolo, erba cipollina, alloro, erba di San Pietro».

Quali sono le condizioni più favorevoli per la coltivazione?

«Quasi tutte amano il pieno sole, più sono esposte, più sono aromatiche».

Come si sceglie il vaso giusto?

«Si coltivano sia in terrazzo, in cassettine oppure in fioriere a ciotola o a cassette, sia in pieno campo, lungo il perimetro dell’orto. Queste erbe aromatiche, quando sono in fioritura, vengono visitate da insetti pronubi che sono utilissimi per l’impollinazione degli ortaggi da frutto come esempio i pomodori, le melanzane, i peperoni, ecc».

Come possiamo proteggere le nostre piantine da insetti e parassiti dannosi?

«Per infestazioni da insetti meglio ricorrere a prodotti a base di piretro oppure di Neemazal, insetticida estratto dalla corteccia della pianta di Neem. Qualora si formassero delle infezioni da funghi tipo oidio, detto anche mal bianco, o maculature sulle foglie, consiglio di utilizzare prodotti bio a base di rame e zolfo».

Con quale frequenza vanno innaffiate le erbe aromatiche?

«L’innaffiatura per le piante in contenitore deve essere abbondante. Poi bisogna lasciare che il terriccio si asciughi quasi totalmente e poi bagnarle di nuovo».

Come si sceglie il terriccio?

«Il terriccio da usare per le fioriere deve essere di buona qualità, invece per le piante dimorate a cielo aperto è sufficiente un terreno di medio impasto con l’aggiunta di concime biologico».

Con che frequenza vanno concimate?

«Durante la stagione vegetativa le piante da contenitore vanno concimate ogni due mesi con concime biologico. Per le piante in piena terra la concimazione va effettuata alla fine dell’inverno e nel mese di maggio».

E quando arriva l’inverno?

«In inverno bisogna tagliare le aromatiche quasi a filo del terreno. Buona norma sarebbe quella di proteggerle al piede con foglie secche, torba, trucioli di legno, corteccia di pino o coprirle con un tessuto non tessuto, preferibilmente bianco. Prima della fioritura è bene togliere il fiore dalla erbe aromatiche in quanto la pianta migliora il suo aroma».

 

Per chi non ha il pollice verde

Produzioni biologiche made in Bergamo

Esiste anche una produzione locale e biologica di erbe aromatiche. A Esamate, frazione di Solto Collina, l’Azienda agricola “L’Asino del Lago”, coltiva una sessantina di varietà di erbe, tra aromatiche e officinali. Sono raccolte a mano esclusivamente nel periodo balsamico specifico per ogni specie e vengono essiccate con un metodo delicato che preserva i principi attivi. Diventano tisane e miscele aromatiche, che vengono confezionate in sacchetti, bustine e barattoli. Si possono trovare i classici salvia, rosmarino, origano, prezzemolo e timo, ma anche piante meno note, come il levistico montano, una sorta di sedano, o i mix di erbe e fiori per grigliate, arrosti, formaggi e minestre.

Anche sui Colli di Bergamo, nell’azienda agricola “Le Sorgenti”, è partita una coltivazione biologica di erbe e piante aromatiche con annesso laboratorio autorizzato per essiccarle, estrarre tinture madri e oli essenziali. L’iniziativa è di Fabrizio Gelmini e Cristian Testa, rispettivamente tossicologo e medico naturopata, con un approccio rivolto ad esaltare le virtù salutistiche delle aromatiche (e sono davvero tante), ma anche a dare la possibilità di utilizzare in cucina aromi biologici e a chilometro zero, come alloro, salvia, timo, menta e melissa. Da non sottovalutare nemmeno il loro l’utilizzo sotto forma di olio essenziale, come aromatizzante e pure per conservare meglio cibi e bevande, grazie al potere antimicrobico e antiossidante.

Acquisti sfusi per assaggiarne di più

Chi non ha una particolare propensione per gli orti fai-da-te potrà trovare una lunga serie di spezie, erbe e aromi pronti da mettere in tavola nel Negozio Leggero di via Don Luigi Palazzolo 11 a Bergamo. In questa bottega dedicata all’ambiente, al risparmio e alla buona alimentazione Sara Crema e Claudia Carissoni vendono oltre 1.500 prodotti sfusi dalla pasta alle tisane, dal detersivo al deodorante naturale e una buona selezione di erbe aromatiche. Qui è possibile fare la spesa comprando solo il contenuto e questo permette al cliente di acquistare le quantità necessarie, di provare articoli nuovi e di sperimentare in cucina con spezie, cereali, legumi della tradizione o prodotti etnici e vegan. «La definizione di pianta aromatica viene spesso interpretata in modi diversi – spiegano le responsabili della bottega Sara e Claudia – c’è infatti chi considera anche le spezie delle piante aromatiche. Quelle che noi intendiamo per erbe aromatiche e che si possono trovare nei nostri scaffali sono: origano siciliano da agricoltura biologica, timo, rosmarino italiano, erbe di Provenza (un mix di erbette molto profumato), alloro, maggiorana, melissa, erba cipollina, prezzemolo, dragoncello, menta italiana e da agricoltura biologica. Sono tutti prodotti selezionati Ecologos, un ente di ricerca ambientale applicata che ha fatto della riduzione dei rifiuti alla fonte il suo obiettivo e che svolge attività di ricerca scientifica dal basso coinvolgendo cittadini, amministrazioni pubbliche e realtà private con proposte concrete per un futuro sostenibile. Inoltre vendiamo tutto sfuso. L’assenza di imballaggi permette la riduzione dei rifiuti oltre che la possibilità di acquistare a prezzi accessibili una quantità minima di prodotto se lo si vuole solo provare, così da ridurre anche gli scarti alimentari». Negozio Leggero fa parte di una rete di negozi nata a Torino nel 2009 e oggi è presente in Italia con 12 punti vendita e uno in Svizzera, nel Canton Ticino.


Treviglio, la Fiera agricola inaugura il nuovo polo espositivo

fiera agricola treviglioPer il 35esimo compleanno, la Fiera Agricola di Treviglio e della Bassa pianura bergamasca cambia cornice. Sarà infatti la manifestazione che inaugura il primo lotto del nuovo polo fieristico voluto dal Comune in via Roggia Murena – Zona Pip 2, a ridosso della stazione ferroviaria, che avrà una superficie complessiva di 14mila mq, più 4mila destinati ai parcheggi, e che sostituisce ed amplia nelle funzioni l’area del ex Foro Boario.

L’appuntamento è da venerdì 22 a lunedì 25 aprile e vedrà la presenza di circa 120 espositori provenienti, oltre che dalla Bergamasca, dalle province di Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Milano. Nata nel 1981 per rispondere alle esigenze del settore agricolo e porsi come punto di incontro e di scambio tra le realtà che gravitano sulla pianura, la rassegna mantiene inalterata la propria vocazione di vera e originale espressione del comparto agricolo e zootecnico, ma oggi può contare anche su spazi più comodi e funzionali.

L’inaugurazione sarà alle 19, alla presenza delle autorità. In primo piano tra gli appuntamenti, le Mostre ufficiali zootecniche in collaborazione con l’Associazione Provinciale Allevatori di Bergamo, ovvero la Mostra Provinciale della Razza Frisona, quella dei Suini e quella del Coniglio riproduttore.

Sempre apprezzate le iniziative dell’Associazione Norcini Bergamaschi, che proporrà una degustazione del “salame tradizionale bergamasco” e l’ormai tradizionale concorso provinciale dedicato al salume.

Il carnet si completa con incontri, convegni, dibattiti, degustazioni, presentazione di prodotti tipici del territorio e proposte mirate di turismo enogastronomico in collaborazione con la Pro Loco di Treviglio. Sono state inoltre coinvolte le scuole per favorire la conoscenza e l’interazione tra le giovani generazioni e la cultura rurale del territorio.

Strettamente a tema anche la linea del ristorante-bar allestito per accogliere i visitatori, con 200 posti a sedere e menù rigorosamente tipici bergamaschi.

La fiera è aperta venerdì della 19 alle 23, sabato, domenica e lunedì dalle 9 alle 23.

Dal 2005 l’agricoltura è comunque di casa a Treviglio tutti i mercoledì mattina in piazza Cameroni, dove si svolge il mercato degli agricoltori organizzato dalla Fiera Agricola della Bassa Bergamasca, il primo nato in Lombardia.


Un’idea per Pasquetta? Il picnic con gli agricoltori al Castello di Malpaga

Dopo l’exploit del debutto, lo scorso anno con 7mila visitatori (guarda la gallery), al Castello di Malpaga (Cavernago – Bg) torna lo speciale picnic di pasquetta con i prodotti agricoli. “Picnic ed enogastronomia al Castello di Malpaga” è il titolo della manifestazione che Confagricoltura Bergamo e il Castello di Malpaga organizzano lunedì 28 marzo, con la partecipazione di aziende agricole provenienti dal nord Italia che metteranno in vetrina e venderanno le proprie eccellenze enogastronomiche.

L’intenzione è quella di valorizzare in modo congiunto il patrimonio storico,  culturale ed enogastronomico dell’area e soprattutto ripetere il grande successo della prima edizione, testimoniato dai lusinghieri riscontri registrati sia tra il pubblico sia tra gli operatori.

Confagricoltura - pasquetta Malpaga (7)Mangiare e bere bene sarà il vero valore aggiunto della gita di Pasquetta 2016. L’aia si animerà di aziende agricole dalle quali si potranno acquistare piatti e prodotti da gustare nel fossato della dimora che fu del condottiero Bartolomeo Colleoni, utilizzando come sedute e appoggi rustiche ma comode balle di fieno. Basterà portarsi il cestino e un plaid, passeggiare tra i ben 30 espositori e comporre il proprio pranzo, spuntino o merenda acquistando tra ciò che piace di più. La scelta sarà davvero ampia e comprenderà proposte di cucina come risotti e polenta o persino le lumache, in tema con l’atmosfera d’altri tempi, e poi formaggi vaccini e caprini, salumi, birra agricola artigianale, vino, e ancora miele, confetture, olio per riempire la dispensa di casa di tipicità.

Confagricoltura - pasquetta Malpaga (11)L’evento diventerà quindi il palcoscenico di tutto quanto c’è di bello, buono e soprattutto di qualità nel panorama enogastronomico. Sarà inoltre possibile ammirare un’esposizione di carrozze e addirittura salirci per un suggestivo giro per le vie del borgo. L’associazione Malus Pagu, contattata per animare la giornata, proporrà coreografie medievali finalizzate al coinvolgimento del pubblico e il tutto sarà accompagnato da musica del quattrocento; l’intervento poi di un simpatico e bravo giullare intratterrà la gente accorsa con iniziative goliardiche.

Saranno inoltre organizzati laboratori del cioccolato in collaborazione con Slow Food Bergamo e per i più piccoli, oltre ad aree didattiche e ludiche, ci sarà la possibilità di cimentarsi in una gincana tra balle di paglia alla guida di piccoli trattori a pedali.

Grazie alla recente convenzione fatta a livello nazionale con Confagricoltura saranno anche presenti alcuni asini dell’associazione “Asini si nasce… e io lo nakkui”. Sarà un piacevole momento per capire il modo corretto di accudirli e di curarli, i loro interessi e i loro desideri, le loro somiglianze e le loro differenze, il loro modo di comunicare e di collaborare, di giocare e di corteggiarsi.

La Bergamasca sarà ben rappresentata, con un buon gruppo di aziende agricole molto attivo e ormai ben collaudato. «Ben vengano iniziative di questo tipo e fa molto piacere che un settore come quello agricolo sia ancora molto attivo e dinamico», commenta il presidente di Confagricoltura Bergamo Renato Giavazzi. «Come Confagricoltura Bergamo stiamo investendo molto sulla vendita diretta. Il nostro impegno ad alcune fiere di settore e il successo del mercato agricolo alla Cascina Carlinga di Curno ne sono le testimonianza. Sono i nostri associati e le nuove realtà agricole che lo richiedono con determinazione».

L’ingresso alla manifestazione è gratuito. All’interno del Castello ci sarà la possibilità di effettuare visite guidate a pagamento tutto il giorno, dalle 10 alle 18. I visitatori avranno l’occasione di scoprire i segreti del Castello con i racconti delle guide vestite in abiti d’epeoca e ammirare i bellissimi affreschi presenti all’interno delle Sale.

Per maggiori informazioni: www.castellomalpaga.it


Slow Food, la proposta della Bassa: «Bergamo unita in una sola Condotta»

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«La Fao riconosce a Slow Food il più grande progetto mondiale di conservazione della Biodiversità. È il più grande bene della Comunità e noi vogliamo che sia affidato proprio alla Comunità il compito di salvaguardarlo». Parole del vicepresidente nazionale di Slow Food, il bergamasco Lorenzo Berlendis, in apertura dell’assemblea annuale dei soci della Condotta Slow Food Bassa Bergamasca nella sala delle Capriate al Castello di Pagazzano.

Salvare e valorizzare i prodotti della terra è quindi la prima azione di tutela della Biodiversità e Slow Food Bassa Bergamasca intende essere in prima linea su questo fronte con una serie di azioni tutte legate al territorio. Lo ha spiegato bene la fiduciaria della Condotta, Barbara Schiavino, che ha elencato le iniziative messe in campo lo scorso anno: «L’attività 2015, tra i tanti eventi organizzati, è stata caratterizzata da due impegni prioritari proprio sui temi della biodiversità, anzitutto il grande lavoro svolto in vista e all’interno di Expo – ha detto mentre scorrevano le foto degli interventi della delegazione trevigliese al Padiglione Slow Food di Expo a Milano –  e poi la valorizzazione dell’agroalimentare del nostro territorio, con l’indagine e il sopralluogo a tante aziende ed esercizi agroalimentari, la selezione sulla base di criteri di qualità e sostenibilità ambientale ed il successivo inserimento nella nuova Guida nazionale “Fare la spesa con Slow Food”:  ben 25 tra aziende di produzione e di trasformazione e botteghe della Bassa sono state selezionate e pubblicate. Sono gli artigiani del cibo, sono loro i primi difensori della biodiversità». Schiavino ha anche sottolineato l’impegno di Slow Food nel fare rete e nel coinvolgere in eventi e progetti le associazioni del territorio, alcune delle quali presenti in sala.

Per celebrare la ricorrenza del trentesimo anniversario dalla fondazione di Slow Food, Chicco Crippa ha annunciato importanti novità e un calendario ancora più ricco di appuntamenti in grado di coinvolgere tutto il territorio di competenza, la pianura che va dall’Oglio all’Adda. «Due gli ambiti prioritari che confermiamo nel 2016 per diffondere la cultura della Biodiversità e promuovere il diritto  al “cibo buono, pulito e giusto” per tutti, la scuola e quella che noi chiamiamo la “Comunità del cibo”. L’impegno didattico anzitutto: proseguirà la  collaborazione con la Cooperativa Alboran, la rete S.O.S. e Labter Treviglio, in alcuni progetti sulla biodiversità e la cultura del cibo, che coinvolgeranno gli Istituti Superiori della città. Due filmati realizzati dagli stessi studenti hanno mostrato il lavoro della Condotta all’interno della Suola professionale “Lavorare nell’agroalimentare” di Caravaggio, degli istituti professionali ABF e Zenale Butinone di Treviglio. È stato avviato anche il “Progetto Nuova Pelesa”,  un nuovo lavoro di ricerca e comunicazione multidisciplinare che intende approfondire gli aspetti storici, agronomici, culturali ed ambientali di quel sito e del nostro territorio di pianura. Da quest’anno poi l’ulteriore novità di un intervento anche a livello di scuola dell’infanzia con la realizzazione di  un orto didattico all’interno della scuola materna “Il cerchio magico” di Treviglio».

slow food bassa bergamasca - assemblea 2016 - platea ritLa biodiversità sarà protagonista da subito, domenica 10 aprile in occasione della ricorrenza dello Slow Food Day alla Cascina Pelesa di Treviglio, con la raccolta e la Sagra dell’asparago biologico e il successivo giovedì 14 in piazza Garibaldi con la presentazione e degustazione del “menù biodiverso” preparato dagli studenti cuochi e pasticceri di ABF. Imperdibile l’inaugurazione del “Mercato della Terra” (il 9 aprile in piazza Dante a Bergamo), organizzato insieme alle altre due condotte bergamasche.

Da segnalare anche due partecipazioni importanti: al Salone del Gusto-Terra Madre di Torino e al festival “Bucineinfiore”, in Toscana, dove con il patrocinio della Pro Loco trevigliese, verranno presentati alcuni prodotti tipici della zona. Nel corso dell’anno, a maggio verrà organizzato un corso di degustazione della birra artigianale e in autunno un corso base di degustazione del vino. Continuerà la collaborazione con Libera nel promuovere l’educazione alla legalità e l’informazione contro la piaga delle Agromafie; proseguirà l’impegno nella difesa del suolo e del territorio agricolo in collaborazione con Legambiente. Insieme a tante altre iniziative: per conoscere l’olio bergamasco e l’attività di frantoio, per visitare aziende locali e degustarne i prodotti, per conoscere il parco dell’Oglio e la sua enogastronomia, per riscoprire storie e ricette di antiche osterie di pianura, per partecipare con “laboratori del gusto” a feste e sagre gastronomiche.

E alla fine, la ciliegina di una proposta “politica” lanciata dalla Bassa alle Condotte sorelle di Bergamo e Valli orobiche: «Uniamoci in un’unica grande condotta provinciale che promuova, in maniera ancora più forte ed univoca in tutta la Bergamasca, la filosofia e l’azione a favore del cibo “buono, pulito e giusto” coordinando tutti i progetti e le iniziative, comunicando con un unico sito Internet, ma organizzandoci in modo decentrato con  delegazioni territoriali».

L’assemblea ha approvato il Bilancio economico e finanziario della Condotta e si è chiusa con il saluto di Slow Food Lombardia portato dalla segretaria regionale Gigliola Casati. L’incontro è proseguito, come vuole la tradizione, in forma conviviale con la cena dei soci a base di prodotti della nostra terra e dei nostri artigiani del cibo. E non poteva mancare un brindisi finale ai 30 anni di Slow Food.

 


Upag, la sicurezza in agricoltura fa il pieno

Convegno Upag 2016 - plateaL’ampia partecipazione – circa 450 persone – ha confermato che si tratta ormai di un appuntamento fisso per il mondo dell’agricoltura e di chi si occupa di attrezzature, non solo in provincia di Bergamo ma anche in Lombardia e nelle regioni vicine.

A Treviglio, nell’auditorium della Same Deutz-Fhar, ha fatto il pieno il terzo convegno del ciclo “Agricoltura sicura” che l’Upag, l’Unione dei professionisti Agri Garden aderente all’Ascom di Bergamo, ha organizzato in collaborazione con Confai, Coldiretti e Confagricoltura provinciali, scegliendo di approfondire, nell’occasione, il tema dell’impiego in sicurezza delle attrezzature utilizzate anche dai non professionisti, quali trattorini per la manutenzione del verde, motoseghe e decespugliatori manuali.

Un argomento particolarmente sensibile, considerata la frequenza di incidenti e infortuni dovuti a un utilizzo non corretto di attrezzi alla portata di tutti. A fare gli onori di casa Giuseppe Tufano, direttore commerciale Italia di Same Deutz-Fahr, seguito dagli interventi di Vanni Ferrari, product manager di SDF che ha presentato un trattorino novità, e di Giorgio Mura, responsabile tecnico di Stihl, che ha ben illustrato i diversi aspetti della sicurezza, dai dispositivi di protezione individuale alla sicurezza attiva delle attrezzature, a quella comportamentale, fino alle indicazioni per la scelta delle dotazioni e la corretta manutenzione. La criticità più evidente riguarda l’elevata diffusione decespugliatori e motoseghe vecchi o obsoleti, che mettono a rischio anche persone esperte.

Si è parlato inoltre di sorveglianza sanitaria in agricoltura e nella manutenzione del verde, grazie al professor Claudio Colosio, direttore del “Centro Interregionale Salute Rurale” dell’Ospedale San Paolo di Milano, che ha sottolineato l’importanza di una maggiore attenzione alla fruizione in azienda del “medico del lavoro”,  un diritto per il salariato, anche stagionale (Decreto del 27 marzo 2013 del Ministero del Lavoro), ma anche un’opportunità per il piccolo imprenditore.

L’incontro è servito anche a fare il punto sulle normative in tema di patentino trattori e revisione delle macchine agricole, con Matteo Guerretti, consulente agronomo e coordinatore del convegno. Per quanto riguarda l’abilitazione alla guida trattori, è bene ricordare che non ci sono state ulteriori proroghe e l’obbligo è scattato lo scorso 31 dicembre. Gli utilizzatori sono perciò tenuti ad effettuare quanto prima il corso di abilitazione, ad eccezione di coloro che dispongono di esperienza biennale documentata e certificata.

Slitta di sei mesi, invece, dal primo gennaio al primo luglio 2016, l’inizio revisione dei trattori agricoli, poiché non sono ancora state definite completamente le norme attuative. Resta immutata la scadenza per i trattori immatricolati prima del 1973, che dovranno effettuare la revisione entro il 31 dicembre 2017.

convegno Upag 2016 - tavola rotondaIl convegno si è concluso con una tavola rotonda con i relatori moderata da Marco Limina, direttore di MAD – Macchine Agricole Domani. «Il punto di partenza era la sicurezza in agricoltura – commenta  Giuseppe Ogliari, segretario dell’Upag – ma l’appuntamento è stato molto di più: parecchia informazione che comprendeva anche aspetti tipici della formazione, opinioni ed esperienze a confronto, interazione con i partecipanti. I commenti positivi da parte di tutti offrono già da ora nuovi stimoli al gruppo di organizzatori per il convegno del prossimo anno».

 

 


Musica, massaggi, docce: la dolce vita delle mucche della cascina Guardiola

Azienda agricola Ciocca - Treviglio - Antonio Ciocca e la moglie Antonella ViolaNella Bassa bergamasca un’azienda agricola ha scoperto il “segreto” per produrre formaggio, burro e yogurt eccellenti: il latte di mucche coccolate da spazzolatrici, allevate con un’alimentazione naturale ascolta
ndo musica in sottofondo e senza stress da super mungitura. Il caseificio è nella cascina Guardiola alla Geromina, frazione di Treviglio, dove c’è anche uno spaccio con i prodotti di altri agricoltori a chilometro zero, gestito da marito e moglie, Antonio Ciocca e Antonella Viola.

Ma non si può considerare l’attività casearia senza aver prima visitato l’azienda agricola in via del Bosco, in aperta campagna, avviata nel 1965 dal padre di Luigi, Antonio. Fin da allora l’allevamento rispettava i cicli della natura e i bovini erano solo 25. Nel 1992 è avvenuto il passaggio al figlio. Oggi i capi sono 110 e continuano a vivere in una condizione di cura invidiabile con tanto spazio e comfort a loro disposizione. Le mucche hanno un loro nome e sono parte preziosa di un’attività a carattere familiare, come dimostra il loro trattamento: si pretende che producano “solo” 25 litri di latte in media al giorno, sono nutrite con erba e fieno, partoriscono fino a otto volte e quando invecchiano sono messe in un’area più tranquilla. Nella stalla c’è anche una grossa spazzolatrice verde elettrica: gli animali autonomamente ci mettono sotto la testa e si fanno massaggiare collo e orecchie. Se il macchinario non si aziona, richiamano l’attenzione dell’addetto. Le mucche si coricano su morbidi materassini in gomma. E, d’estate, sopra le mangiatoie, ci sono docce nebulizzatrici che grazie ai ventilatori rinfrescando l’aria e le invogliano a mangiare.

azienda ciocca mucca che si spazzola da sola«Vuole sapere quale sarà il mio prossimo passo? Vorrei creare il pascolo, lasciarle libere, ci ho già provato ma non è facile, sono animali intelligenti – è il afferma Ciocca -. Un giorno, mentre stavo rifacendo il pavimento della stalla, avevo messo le bovine in un’area recintata, ma due vacche hanno spinto contro una loro compagna, riuscendo così a scavalcare l’ostacolo».

Ci sono anche stati alti e bassi, superati con costanza e dedizione al lavoro. «Avevo 400 capi, di cui 180 da mungitura, ho investito, assunto dipendenti e iniziato a vendere latte alle industrie, entrando in un circolo vizioso – spiega Ciocca – perché poi sei costretto a produrre sempre di più dal momento che il prezzo viene abbassato e non riesci più a far fronte alle spese. Gli animali, negli allevamenti intensivi, sono portati a fornire fino a sessanta litri di latte al giorno e così sfiancati, dopo un paio di parti, finiscono al macello».

Nel 2001 una malattia contagiosa gli ha imposto l’abbattimento di tutti i capi. Ma il trevigliese si è rimboccato le maniche e ha ricomposto la mandria, aprendo nel 2008 i distributori di latte crudo a Cavenago, Capriate, Suisio e Bellusco. Tuttavia, dopo il successo iniziale, il progetto non ha suscitato più il forte interesse iniziale. «Se non fai altro, non campi», si è detto l’allevatore che ha cambiato rotta, decidendo di dedicarsi alla trasformazione del suo latte. Chi si reca in cascina è attratto dal gusto unico di due formaggi speciali che, già nel nome delle due frazioni, sono un omaggio al territorio: Cerreto, compatto e dolce, realizzato da latte intero, stagionato da un mese e mezzo a tre mesi, che può somigliare alla fontina, e Geromina, a pasta morbida, con almeno otto mesi di stagionatura, prodotto da latte spannato in forme che raggiungono i nove chili.

I prodotti sono finiti anche in vetrina per tutta la durata di Expo nel padiglione allestito vicino all’albero della vita. Le varietà casearie sono tante: c’è il mucchino, che piace ai bambini, simile al caprino, ma prodotto con latte vaccino, e i freschissimi come mozzarella, ricotta, crescenza e primo sale. Nelle formagelle, stagionate per due mesi, si spazia con i sapori: possono essere al peperoncino, al pistacchio, alla cannella, alle olive, all’erba cipollina, al finocchio e ai capperi. Il latte è conferito all’Associazione produttori latte della Pianura Padana e a Copagri per il progetto “Buono e onesto”, che consiste nel confezionamento diretto dagli allevatori. Il suo simbolo, presente sulle confezioni in tutta Europa, è la mucca Onestina colorata con la bandiera del Paese di origine. Con questo latte, i soci producono il Sovrano, un formaggio a pasta dura stagionato 25 mesi, con latte vaccino all’80% e di bufala al 20, Fattorie Bresciane con caglio vegetale e meno sale, stagionato 12 mesi, il Supremo, a 15 mesi, con solo latte vaccino. Ci sono anche la Guardiola, spalmabile, e il Pronto pentola, una miscela macinata perfetta per mantecare risotti o pasta. Lo yogurt è, oggi, solo bianco. «Non utilizzo nient’altro che prodotti di stagione, pertanto non essendoci fragole, more o mirtilli che mi rifornisce la Cascina Pelesa, preferisco non aggiungere frutta che non conosco», conclude Ciocca.

formagelle azienda ciocca


Sicurezza, Upag punta l’attenzione su motoseghe e decespugliatori

motosegaProsegue l’impegno per la promozione della sicurezza in agricoltura da parte dell’Upag, l’Unione dei professionisti Agri Garden aderente all’Ascom di Bergamo che, in collaborazione con Confai, Coldiretti e Confagricoltura (con cui condivide la presenza al tavolo provinciale per la sicurezza in agricoltura, al quale siedono anche Regione, Asl, Inail e sindacati), propone l’annuale convegno di informazione, sensibilizzazione e approfondimento.

Quest’anno l’attenzione è puntata su “Utilizzo in sicurezza delle attrezzature manuali nel settore agricolo, forestale e della manutenzione del verde”, ossia strumenti come motoseghe, falciatrici e decespugliatori, che non sono solo in uso tra imprenditori agricoli e utilizzatori professionali, ma anche nel vasto panorama degli hobbysti.

L’appuntamento è a Treviglio giovedì 18 febbraio a partire dalle ore 8 nell’auditorium della Same Deutz-Fhar (via F. Cassani, 15). «Dopo aver trattato, nelle scorse edizioni, di trattori agricoli e di fitofarmaci – spiega Giuseppe Ogliari, segretario dell’Upag –, allarghiamo la platea degli interessati, andando a coinvolgere anche il mondo degli appassionati e dei gardenisti. Il tema, del resto, è cruciale perché le operazioni con le motoseghe sono la seconda causa di infortunio in agricoltura dopo gli incidenti dovuti al ribaltamento di trattori e moto agricole. Il convegno sarà quindi l’occasione per illustrare come queste attrezzature si usano in sicurezza, quali requisiti devono avere per essere a norma e come si effettua la corretta manutenzione».

Grazie a qualificati relatori, l’incontro farà anche il punto sulle normative in tema di patentino trattori e revisione delle macchine agricole, due capitoli annosi per aziende e addetti, rispetto ai quali si evidenzieranno le ultime evoluzioni. Saranno inoltre illustrati gli aggiornamenti sul versante della sorveglianza sanitaria in agricoltura e nella manutenzione del verde.

La partecipazione è libera, previa prenotazione. Segnalandolo al momento dell’iscrizione, sarà possibile partecipare, al termine dei lavori, alla visita guidata dello stabilimento Same Deutz-Fahr sino ad esaurimento dei posti.

  • Programma

ore 8

accoglienza e registrazione dei partecipanti

ore 8.45

saluti Same Deutz-Fahr e Camera di Commercio di Bergamo

ore 9

Giorgio Mura, “Protezioni attive e passive nell’utilizzo della motosega e del decespugliatore”

ore 9.45

Giorgio Mura, “Utilizzo in sicurezza e manutenzione della motosega e del decespugliatore”

ore 10.30

intervento a cura di Same Deutz-Fahr, “La tecnologia e la sicurezza Same Deutz-Fahr per il garden e per l’hobbistica”

ore 11

Renato Delmastro, “Novità in materia di sicurezza in agricoltura: evoluzione normativa, focus su patentino trattori e revisione macchine agricole”

ore 11.30

Giovanni Pietro Mosconi, “Aggiornamenti in tema di sorveglianza sanitaria in agricoltura e nella manutenzione del verde”

ore 12

dibattito, spazio per domande e chiusura lavori

ore 13

pranzo a buffet

ore 14

inizio visite guidate stabilimento Same Deutz-Fahr

  • Relatori

GiorgioMura, responsabile tecnico Andreas Stihl S.p.A

Giovanni Pietro Mosconi, dirigente responsabile della Struttura Complessa di Medicina del Lavoro dell’Ospedale di Bergamo

Renato Delmastro, Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per le Macchine Agricole e Movimento Terra

  • Moderatore

Marco Limina, direttore MAD Macchine Agricole Domani

  • Direzione scientifica

Matteo Guerretti, dottore Agronomo, dottore di Ricerca in Genio Rurale

Per le adesioni: giuseppeogliari@libero.it; c.cisana@confaibergamo.it; giuseppe.paro@coldiretti.it; l.gusmini@confagricolturabergamo.it

 


Allarme siccità, in Lombardia riserve dei laghi dimezzate

«I dati sull’entità complessiva delle riserve idriche nei Laghi di Como, Idro, Iseo e Garda parlano chiaro: sono inferiori del 43,7% rispetto al 2007, già considerato come il più critico del decennio e del 59,7% rispetto alla media 2006-2014. Per questo oggi abbiamo riunito tutti i soggetti interessati dalla situazione, per condividere le criticità prima dell’arrivo della primavera, quando l’acqua sarà indispensabile per l’attività agricola e non solo».

Lo dichiara l’assessore regionale al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo Viviana Beccalossi, che, oggi, a Palazzo Pirelli, ha presieduto, assieme agli assessori Claudia Maria Terzi (Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile) e Gianni Fava (Agricoltura), il Tavolo regionale per il monitoraggio delle riserve idriche, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle Province, delle Organizzazioni professionali agricole, dei Consorzi di bonifica e irrigazione e gli operatori delle società energetiche.

«A un terzo della stagione invernale – prosegue Viviana Beccalossi – la scarsità di piogge e soprattutto la mancanza di nevicate in montagna sta impedendo l’accumulo di acqua nei bacini naturali e artificiali. Le altezze di tutti i grandi laghi regolati sono inferiori alla media storica, con situazione molto critica per i Laghi Maggiore e di Como e solo leggermente migliore altrove. Questa situazione, che può migliorare solo con l’inizio delle precipitazioni, ci impone un monitoraggio continuo e, soprattutto, un coordinamento molto stretto».

«La deroga al Deflusso minimo vitale (Dmv) è già prevista nel piano di Tutela e uso delle acque della Lombardia ed è una deroga che può essere richiesta solo a condizione che ci sia la dichiarazione di uno stato di emergenza – ha detto l’assessore Claudia Maria Terzi -. La deroga può essere utilizzata per un massimo di 60 giorni e non azzera il Dmv, ma, al massimo, può dimezzarlo. Queste sono le condizioni per cui si può applicare; quindi, anche il Piemonte, se avrà una sua normativa, non sarà certo quella di azzerare il Dmv, perché è contrario alle normative comunitarie». «Se persiste la situazione, sarà anche difficile trovare soluzioni adeguate – ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava -. Registro la preoccupazione del mondo agricolo: la prossima stagione colturale si preannuncia difficile, già ad oggi, in alcuni casi, abbiamo assistito alla posticipazione delle semine e, dall’altro, registriamo che parte dei bacini montani sono stati utilizzati per finalità turistiche, con un tentativo anche velleitario. L’iniziativa di oggi va nella direzione di aprire il confronto su prospettive e iniziare a elaborare un’ipotesi condivisa».

«Potrebbe essere il colpo finale non poter produrre a condizioni accettabili – ha aggiunto Fava -. L’87% delle acque gestite nel sistema dei corpi irrigui in Lombardia è destinato all’agricoltura. Far finta che il problema non esiste sarebbe grave: abbiamo iniziato a discutere, il rischio siccità c’è. Due le questioni fondamentali: da un lato la revisione del sistema di gestione dei corpi idrici di montagna, con una ipotesi di allargamento del dibattito oltre confine, e, dall’altro, il Deflusso minimo vitale, quel tanto che serve per garantire continuità all’ecosistema. Che va garantito tutto l’anno e in questa direzione stiamo lavorando. L’auspicio è che non si ripeta la situazione del 2006».

A conclusione dei lavori Viviana Beccalossi ha proposto di convocare il Tavolo con cadenza almeno mensile e di intensificare i contatti tecnici per condividere la situazione in tempo reale. Il prossimo incontro sarà mercoledì 24 febbraio. «Ognuno – ha aggiunto l’assessore Beccalossi – deve fare la sua parte: gli agricoltori, che potrebbero dover lavorare nei prossimi mesi con riduzioni importanti della quantità di acqua per l’irrigazione, i gestori dei laghi, elevando il più possibile il livello per rendere massimi gli stoccaggi, i Consorzi di bonifica, preparandosi già da ora alla possibilità di una stagione difficile. In generale, va da subito evitato lo spreco di acqua, perché ciò che risparmiamo oggi sarà disponibile domani». «Regione Lombardia – ha concluso Beccalossi – resterà in prima linea per presidiare la situazione, anche attraverso eventuali richieste al Governo, per lavorare in deroga alle norme sui rilasci di acqua dai bacini. Se la siccità si prolungherà, avremo preso tutte le iniziative per contrastarla al meglio».