“Mica paglia”,
il concept store
dove ognuno
è libero
di creare

Graziano Gaddi (nella foto), ex fisioterapista, ha creato un centro di aggregazione per giovani talenti dove è possibile esporre, vendere e confrontarsi

Oggetti d'arte, capi d'abbigliamento e arredi concepiti come opere uniche, frutto della fantasia e dell'abilità di artisti e designer emergenti. Si trovano a “Mica paglia” (www.micapaglia.it), primo concept store di Treviglio, situato nella corte di via  Roma, al civico 10. Più che un semplice negozio è un centro di aggregazione per giovani talenti che qui possono esporre, vendere e confrontarsi. Ognuno è libero di creare. Come recita la scritta, dipinta a mano, sulla parete all'ingresso: “L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”. L'attività offre un continuo ricambio di oggetti e la possibilità di richiedere all'artista un'opera personalizzata. L'ideatore del progetto è Graziano Gaddi, trevigliese, 53 anni, che si divide  tra la professione di fisioterapista e quella di pittore.
Gaddi, come concilia i due mestieri?
“Ho lavorato come fisioterapista in uno studio a tempo pieno per 25 anni, anche se dipingevo e facevo mostre. Finché, un paio d'anni fa, una brutta malattia, da cui sono guarito, mi ha fatto riflettere. Ho voluto rischiare, provare a realizzare il mio sogno, altrimenti avrei avuto per sempre il rimpianto: trovare uno spazio dove esporre le mie opere  e poter offrire la stessa opportunità ad altri artisti come me. Dunque, una vetrina espositiva e commerciale, con i manufatti in conto vendita”.
Quale è la  filosofia dietro la ricerca della merce?
“Come dice il nome del negozio, “Mica paglia”, significa mica robetta da poco. Da me non ci sono oggetti tutti uguali, realizzati  in serie o industriali, ma pezzi ricercati e originali, fatti a mano, in modo artigianale. Il tutto certificato da un cartellino posto su ciascun pezzo. Spesso sono prodotti riciclando materiale che altrimenti andrebbe buttato”.
Qualche esempio?
“Ci sono le lampade realizzate con i contenitori in latta del caffé venduto ai bar di Massimo Zanotti a Treviglio, le collane in bottoni dell'artista veneziana Chiara Trentin, titolare di Chimajarno. E i miei lavori: dai quadri classici a olio a quelli su carta di riso o cotone  dalle  tele con i disegni colorati con polveri vegetali agli assi da ponteggio che, una volta dipinti, diventano nella loro seconda vita vere opere d'arte”.
Il suo è un vivaio di giovani creativi?
“Eccome, sono tanti e altrettanti sono passati di qua. Oggi espongono Giuseppe Lorenzi che realizza gioielli in ceramika raku e complementi d'arredo, come tavoli e piatti di abbellimento che chiama “contenitori del vuoto”. Mirko Pajè, di Inzago, è un calligrafo e decora con scritte a mano vasi, ceramiche, quadri, come il dipinto “Non esiste notte tanto lunga che impedisca al sole di risorgere”. Il figlio, Mattia, disegna stampe su magliette e incide serigrafie. Le borse in rafia sono di Ilaria Rivaroli che d'inverno produce cappotti alla Audrey Hepburn. Gli orecchini con mosaico in vetro e gli anelli in ceramica sono di Musiva”.
Come avviene la selezione?
“Senza nessun tipo di preclusione, a mio gusto personale, a patto che si rispecchino i criteri di originalità e artigianalità. All'inizio era frutto di una mia accurata ricerca, ora sono in tanti a farsi avanti”.
E chi volesse esporre come deve fare?
“Affitto lo spazio al piano sopra il negozio. Una mostra per tre settimane costa solo 100 euro. Fuori, nel cortile, è gratuita e richiama molti più curiosi. L'ultima è stata “Revolution”, un'esposizione di musicisti, saltimbanchi e ballerine in cartapesta. L'autrice è Patrizia Milone di Ornago. Sua è anche l'opera  più stravagante: un vecchio pezzo di  sughero costellato da centinaia di sassolini colorati, ciascuno decorato a mano”.
Anche l'arte risente della crisi. Come vanno gli affari?
“I prezzi dei manufatti sono per tutte le tasche, c'è la lampada costosa come il gioiello da regalare come pensiero. La gente passeggia per via Roma e arriva da noi, guarda e apprezza ma vendere non è facile. Confido nelle aperture il mercoledì sera, che cominceranno a giugno e porteranno movimento in centro città. Noi saremo aperti e carichi di novità”.
Nessun rimpianto per il mestiere di fisioterapista a tempo pieno?
“Capita che qualche vecchio cliente si ricordi di me e mi cerchi, ma il richiamo dell'arte è più forte”.