Con Affari di Gola le mascherine “Rinascerò, Rinascerai” a sostegno dell’ospedale di Bergamo

Ascom Confcommercio Bergamo presenta un’iniziativa a scopo benefico a sostegno dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Nata dal progetto “Rinascerò Rinascerai” di Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio, l’iniziativa prevede in abbinamento e come supplemento alla rivista di enogastronomia Ascom “Affari di Gola”, la vendita (a 9,90 euro) delle mascherine con la scritta “Rinascerò, rinascerai”, titolo della canzone dedicata a Bergamo da Facchinetti e D’Orazio.

L’iniziativa si è concretizzata grazie anche alla collaborazione di Onis Italia, azienda di Spirano specializzata in abbigliamento sportivo e da lavoro che ha realizzato le mascherine in quattro diverse versioni, e Dif Spa, Agenzia Diffusione Pubblicazioni di Orio al Serio. Significativi i numeri dell’iniziativa ai nastri di partenza: oltre 400 le edicole coinvolte per un totale di 2400 mascherine. I proventi dello sfruttamento del marchio saranno devoluti direttamente all’Ospedale Papa Giovanni XXIII.

«Abbiamo sposato senza esitazione l’iniziativa, non appena se n’è presentata l’occasione: “Rinascerò, rinascerai” è infatti un vero e proprio inno alla vita e alla rigenerazione, un auspicio per il territorio e per tutto il mondo del commercio e dei servizi – commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo (a destra nella foto insieme a Marco Daminelli, organizzatore di eventi, e Monica Cereda, amministratore Onis Italia) -. Per avere la massima e capillare diffusione sul territorio, abbiamo coinvolto le edicole, veri e propri presidi di vie, piazze e quartieri e Dif Spa, distributore unico giornali. Nonostante l’imminente avvio della massiccia campagna di vaccinazione su scala globale, le mascherine continueranno a essere indispensabili ancora per molti mesi e indossare i versi della canzone simbolo della pandemia, nata nella città che ha visto i giorni più bui, rappresenta un segno di vicinanza ai medici e a tutto il personale del Papa Giovanni che ogni giorno hanno lottato e lottano contro il virus. Al nostro ospedale andranno infatti gran parte dei proventi ricavati dalla vendita delle mascherine».

«L’utilizzo del marchio “Rinascerò, rinascerai” legandolo alla solidarietà era un obiettivo che insieme a Stefano c’eravamo prefissati da tempo – aggiunge Roby Facchinetti, cantautore e compositore –. Dopo aver visitato Onis Italia e valutato la qualità dei loro prodotti abbiamo capito che potevamo concretizzare la nostra iniziativa : un gesto ricco di solidarietà e di significato anche adesso che l’ospedale di Bergamo non è in piena emergenza ma comunque in difficoltà».

«E’ un progetto che abbiamo particolarmente a cuore perché veicola la celebre strofa per la rinascita della nostra città, proposta in quattro versioni stilistiche diverse di mascherine al 100% “made in Bergamo”, sostenendo quindi l’ospedale di Bergamo, impegnato in prima linea nel contrasto del virus» sottolinea Monica Cereda, amministratore Onis Italia che durante il lockdown ha riconvertito la produzione in  mascherine.

«Abbiamo coinvolto circa 400 edicole e a pochi giorni dal lancio dell’iniziativa  abbiamo già avuto richieste di nuovi riassortimenti – afferma Giorgio Corno, titolare DIF spa – Distributore unico giornali -. C’è infatti stata subito un’impennata di vendite nell’edicola dell’ospedale dove venerdì sono state vendute più di una ventina di mascherine.  Numeri che ci fanno ben sperare per il successo di quest’iniziativa».

«Ringrazio a nome di tutta la ASST Papa Giovanni per la vicinanza e per la finalità benefica dell’iniziativa – sottolinea il direttore generale Maria Beatrice Stasi -. Un’espressione di solidarietà che va aggiungersi agli innumerevoli gesti di grande generosità nei nostri con- fronti. La musica e il testo di “Rinascerò, rinascerai”, composti durante la prima ondata della pandemia e la nuova dimensione dell’iniziativa ci fanno sentire la vicinanza di tantissime persone che, sono certa, contribuiranno allo sviluppo di un progetto nato sulle note di grande umanità di Roby Facchinetti e del compianto Stefano D’Orazio».


Oltre il 56% dei bergamaschi rinuncia ai contanti per pagare nei negozi, cresce l’uso della carta di credito

Se il lockdown ha incentivato l’e-commerce e con esso i pagamenti digitali a scapito dei contanti, anche nel commercio tradizionale cresce l’uso del denaro virtuale. 

Secondo la ricerca commissionata da Ascom Confcommercio Bergamo a Format Research tra coloro che hanno acquistato nei negozi tradizionali ben il 56,4% non ha fatto uso di contanti. Tra gli intervistati il 51,9% ha dichiarato di fare uso del bancomat, il 50,4 % della carta di credito, il 43,6 % di utilizzare i contanti e il 14,8 % di usare altri strumenti (i dati evidenziano scelte multiple di pagamento). 

“I negozi tradizionali assistono ad un crescente ricorso al bancomat, incentivato dall’adozione del Pos e dall’invito durante la pandemia a preferire i pagamenti elettronici per limitare contatti e scambi di resto- commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo- . Tra i bergamaschi cresce sempre più anche l’utilizzo della carta di credito che ormai ha raggiunto il bancomat. Questi dati anticipano la probabile crescita dei pagamenti elettronici favorita dal Cashback. Un’iniziativa che ad oggi, con l’esclusione delle grandi piattaforme digitali, può in qualche misura rappresentare una delle poche opportunità del momento per i negozi tradizionali”. Resta però il nodo delle commissioni: “Da sempre Confcommercio si batte per abbattere le commissioni e con Ascom, attraverso la Cooperativa di Garanzia Fogalco, abbiamo attivato diverse convenzioni per ridurre notevolmente i costi in capo agli esercenti- continua Fusini-. Non mancano anche convenzioni per altri metodi di pagamento, da Satispay a Sumup. Le condizioni contrattuali bancarie sono spesso molto complesse e capita che vengono caricati altri costi accessori per la gestione del Pos”.

Nell’anno della pandemia i dati elaborati da Banca d’Italia fino a giugno di quest’anno evidenziano una perdita cospicua di tutti gli strumenti di pagamento rispetto al crollo dei consumi registrato. Banca d’Italia evidenzia un aumento del numero dei POS (+ 13,2%), una crescita delle operazioni con carte di credito (+ 15,6%) e un incremento degli importi transati con Pagobancomat (+ 11,9%) (dati 2019 rispetto al 2018). I dati di Banca d’Italia evidenziano che il valore medio della transazione con carta di credito, pari a euro 65,06 si avvicina sempre di più a quello del Pagobancomat, pari a 53,95 euro. 


Effetto pandemia, case più grandi con terrazzo o giardino. Sul mercato più immobili anni ’70 causa eredità

La presentazione della 26a edizione del Listino degli immobili di città e provincia, di Fimaa- Federazione Italiana Mediatori e Agenti d’Affari aderente ad Ascom Confcommercio Bergamo,  ha rappresentato l’occasione per fare un focus sul mercato immobiliare residenziale e non, nell’anno della pandemia e sulle prospettive del settore. Mai come quest’anno, con il lockdown totale della scorsa primavera, si è evidenziata l’importanza dell’abitare, spingendo a riconsiderare le priorità del proprio ideale di casa, facendo emergere mancanze e desideri, caratteristiche imprescindibili nella scelta di una nuova abitazione. L’emergenza sanitaria e la crisi economica impatteranno inoltre enormemente sul mercato delle locazioni: crescono le richieste di immobili in affitto, scelta dettata dalla precarietà lavorativa ed economica, ulteriormente accentuata dalla pandemia.  Il crollo delle presenze turistiche ha rimesso sul mercato molti immobili per locazioni tradizionali e la previsione è che a breve calerà la domanda di case da destinare ad affitti brevi e turistici. I canoni diminuiscono in città (-3%) , dopo anni di crescita a ritmo consistente per effetto del crollo degli affitti turistici, che sottraevano offerta alla locazione ordinaria. I prezzi sono sostanzialmente stabili nei principali paesi della provincia (-0,8%).

“Il mercato nonostante tutto tiene e, al netto dello stop legato al primo lockdown, tra luglio e ottobre abbiamo superato il volume delle compravendite registrate nel 2019- commenta Oscar Caironi, presidente provinciale Fimaa e coordinatore a livello regionale della Federazione dei Mediatori e Agenti d’affari-. La pandemia ha allineato i prezzi del mercato reale i valori degli immobili e c’è maggiore disponibilità in fase di trattativa a trovare un accordo tra le parti, grazie anche all’insostituibile ruolo degli agenti immobiliari. La vera sfida, in assenza di nuovi interventi e costruzioni, sarà quella della riqualificazione degli immobili esistenti, grazie anche a sisma bonus ed ecobonus, con una maggiore qualità abitativa senza ulteriore consumo di suolo”. La stima, in linea con la previsione a livello nazionale di Fimaa Confcommercio è di un calo delle compravendite nel 2020 che sfiora il 18% (il dato nazionale stima un calo rispetto all’anno scorso da 603mila a 494mila compravendite).

Nell’acquisto della casa, la scelta si orienta verso metrature più generose: cresce del +9% la richiesta di abitazioni dai 70 metri quadri ai 125 mq. Sempre più ambiti terrazzi vivibili o giardini (si rileva una crescita tra il 12 e il 15% delle richieste); in cima alla lista dei desideri doppi o tripli servizi e torna in auge lo “studiolo” da destinare a smart working, didattica a distanza  o hobby.

“Inoltre, passando gran parte del tempo a casa si rileva anche una maggiore attenzione alle prestazioni energetiche degli immobili – sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo e della nuova edizione del Listino- . Il mercato si orienterà sempre più su case in classe energetica elevata o si terrà particolarmente conto in fase di ristrutturazione dell’abbattimento dei consumi di energia”. 

Gli incentivi per la ristrutturazione rappresentano un’opportunità interessante e, ferme le quotazioni del nuovo in classe energetica elevata (che si mantengono stabili se non al rialzo), la scelta ricade su immobili anche datati, ma con spazi e metrature più ampie, sia per investimenti che per ristrutturazioni prime case. L’offerta sul mercato è aumentata (anche purtroppo per effetto eredità di morti da Covid-19 sia in città che in provincia) e l’interesse alla compravendita è alto sia in città che nell’hinterland. I prezzi sono stabili e in ripresa in centro (+1,8% nel centralissimo) e in provincia (+0,8%): si risveglia la domanda nei centri maggiori (+1,2%)  e nei paesi a ridosso della città. In generale, sembra esserci maggiore disponibilità ad uscire dalle Mura cittadine, in cambio di maggiore comfort abitativo (giardini, terrazze e ampie metrature). Il 51% delle compravendite è per trilo-quadrilocali dai 100 ai 125 mq. In lieve ripresa il mercato dei box (+1,2% in città, +0,6% in provincia); in calo gli affitti (-1,4% in città e -2% in provincia). “E’ sempre fondamentale una corretta valutazione degli immobili onde evitare che si parli di ribassi al mercato, che non avvengono mai se il valore di partenza corrisponde a quello di mercato- sottolineano Enzo Pizzigalli e Marco Fagiani, consiglieri Fimaa Bergamo-. E, grazie anche ad una maggiore offerta di immobili sul mercato, tornano anche piccoli investimenti per appartamenti di piccola metratura”. 

La sensazione, in un mercato che comunque resta estremamente variabile,  è che il box si acquisti solo se indispensabile e ad un prezzo congruo. 

Il settore commerciale risente della crisi, nell’annus horribilis dell’economia, dopo una lunga fase di indebolimento. L’effetto Covid-19 è evidente nel limitare le transazioni e nel posticipare l’avvio di nuove attività. “La difficoltà nell’accesso al credito e le aspettative di scarso guadagno scoraggiano nuovi investimenti- sottolinea Antongiulio Lascari, consigliere Fimaa Bergamo-   I prezzi calano del 2% in città e dell’1,8% in provincia. Anche le locazioni seguono il trend: – 1,6% in città e -1,4% in provincia. 

Il mercato di capannoni e immobili industriali continua a restare debole più per mancanza di offerta che per deficit di domanda. Per il secondo anno consecutivo si registra un incremento dei canoni di locazione (+2,2%) per immobili rispondenti a elevati standard di sicurezza. Crescono anche i prezzi di compravendita: +2,8%. Quando l’immobile presenta caratteristiche idonee l’operazione si chiude in tempi brevi e con prezzi che rispecchiano l’interesse per siti produttivi di questa tipologia. Eccezion fatta per i grandi insediamenti logistici concentrati nella Bassa bergamasca, la domanda si orienta verso superfici medio-piccole, al di sotto dei mille mq. Per superfici maggiori le aziende preferiscono acquistare terreni su cui edificare ex novo capannoni in acciaio, che rispettano le regole antisismiche, con aree esterne per carico e scarico e circolazione di autoarticolati. 

 

I prezzi al mq, le principali quotazioni residenziali

Resta alla portata di pochi una casa in Città Alta (6.300 euro/mq), sui colli di Bergamo (5.200 euro/mq), in Viale Vittorio Emanuele e centralissimo di pregio (5.200 euro/mq). Mantengono quotazioni elevate Via XX Settembre e centrale di pregio (4.700 euro/mq), zona Piscine e Via Statuto (4.500 euro/mq). Per una casa in Via San Tomaso e zona Accademia Carrara il prezzo medio è di 3.600 euro al mq; si scende leggermente di prezzo nel quartiere Finardi (3.400 euro/mq). 

In provincia le quotazioni più significative si rilevano nel centro di Treviglio (2.800 euro/mq), a Sarnico e Lovere (in entrambi i comuni lacustri, senza vista sul Sebino, si spendono in media 2.800 euro/mq). Sempre apprezzate Castione (Dorga, Bratto) con 2.600 euro al mq, Gorle (2.500 euro/mq), San Pellegrino Terme (2.500 euro/mq) e Clusone (in centro la media è di 2.300 euro/mq). 

I canoni di locazione di mono e bilocali arredati, dai 400 euro in provincia ai 750 euro in Città Alta

Si parte da 400 euro a 550 euro mensili nei quartieri residenziali cittadini per salire a 500-600 euro in zona centrale, fino a 700 euro al mese in zone di pregio. In Città Alta e nel centralissimo di pregio la richiesta minima è di 550 euro per salire fino a 750 euro. 

In provincia il canone mensile medio in zona residenziale è di 400 euro per salire a 500 in zone di pregio e 550 nelle vie centrali dei comuni più grandi. 

I box, per un posto auto coperto si arrivano a spendere da 40mila a 100mila euro nelle zone più ricercate

Nel cuore di Città Alta un box vale dai 90 ai 100mila euro; nel centralissimo di pregio in città si spendono 70mila euro in media. In zona Accademia Carrara la richiesta è di 50mila euro, nella zona Piscine-Conca d’Oro 40mila euro. In provincia gli esborsi più consistenti sono sul lago (escluso il lungolago, dove le quotazioni sono ancora più elevate): 26mila euro a Sarnico e 25mila a Lovere. Le richieste si mantengono elevate anche nei centri di Clusone (25mila euro), Treviglio (25mila euro) e San Pellegrino Terme (18mila euro). 

La 26a edizione del Listino degli immobili

La nuova edizione è  realizzata da Fimaa Bergamo in collaborazione con Adiconsum, Collegio dei Geometri e Geometri laureati di Bergamo, Consiglio Notarile di Bergamo, Appe e con il patrocinio di Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, Camera di Commercio e Università di Bergamo. Il volume, che sarà in edicola a partire da venerdì 11 dicembre al prezzo di 18 euro, rappresenta ormai un punto di riferimento per la compravendita di immobili residenziali, commerciali e per le locazioni, con quotazioni basate sui valori reali degli atti registrati in città e provincia. 

La 26a edizione pubblica i dati aggiornati a novembre 2020 dei prezzi di compravendita con relative mappe, di tutte le aree cittadine, dei centri principali della provincia: Albino, Caravaggio, Clusone, Dalmine, Lovere, Ponte San Pietro, Romano di Lombardia, San Pellegrino Terme, Sarnico, Seriate, Trescore e Treviglio e i prezzi di tutti i paesi della provincia.

I listini classificano i valori degli immobili in categorie omogenee sulla base dell’area in cui sono ubicati e degli anni dell’immobile. Per tutti i centri della provincia la suddivisione è in immobili: nuovi (classe A), recenti (5-20), semirecenti (20-40) e da ristrutturare (>40 anni). I prezzi sono riferiti al reale venduto, a compravendite realmente definite. 

La nuova edizione rileva i canoni di locazione aggiornati a novembre 2020 di tutte le aree cittadine e di tutti i paesi della provincia. Le tipologie di appartamenti quotati sono il mono/bilo vuoto; il mono/bilo arredato; il trilocale vuoto e il quadrilocale vuoto.

Rileva i dati aggiornati a novembre 2020 dei box in tutte le aree cittadine e di tutti i paesi della provincia.   

Il listino pubblica in sezioni separate i prezzi di vendita e di locazione delle tre categorie di immobili non residenziali: uffici, negozi e laboratori/capannoni. 


Cashback, al via gli storni per almeno 10 acquisti dall’8 al 31 dicembre

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato l’avviso con il quale conferma l’avvio del programma Cashback, un sistema di rimborso che consente a chi, dall’8 al 31 dicembre, effettui almeno dieci acquisti con strumenti di pagamento elettronici (carte di credito, carte di debito, bancomat e Satispay) di recuperare il 10% della spesa effettuata, per un totale massimo di rimborso pari a 150 euro, importo che verrà accreditato direttamente sul conto corrente nei primi mesi del 2021. Il rimborso massimo per ogni singola transazione è di  15 euro. Dal primo gennaio cesserà la sperimentazione e il sistema diventerà ordinario e consentirà il recupero fino a 300 euro annuali. 
Non sono necessari obblighi e oneri per gli esercenti. Non è infatti necessaria l’adozione di ulteriori apparecchiature rispetto ai Pos e dispositivi di accettazione di carte di credito, bancomat e altre forme di pagamento elettronico.

L’adozione del Cashback da parte del Governo ha lo scopo di incentivare i consumatori ad effettuare i pagamenti elettronici, ricompensandoli con uno storno parziale degli importi spesi. Ad oggi, nonostante il sistema non sia ancora attivo, oltre 6 milione di utenti ha già scaricato l’applicazione per beneficiare dello storno degli importi. Un fenomeno da non sottovalutare ma da trasformare in una delle poche opportunità che questo periodo ci consente. Il programma,  infatti, favorisce gli acquisti nei negozi “fisici” poiché non è attivo per gli acquisti online. 


Nuovo Dpcm, Ascom: “Penalizzate le attività montane e danni a commercio e ristorazione”

Ascom Confcommercio Bergamo non nasconde la perplessità di fronte al nuovo DPCM firmato il 3 dicembre. C’è infatti grande preoccupazione per la tenuta delle attività commerciali e degli hotel nelle località montane: “Si vanno a colpire duramente le imprese familiari che vivono di stagioni e turismo, in zone economicamente fragili e svantaggiate– sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo-. Il rischio è di distruggere il tessuto commerciale dei piccoli comuni e di mettere definitivamente in ginocchio famiglie e dipendenti. Il contingentamento degli skipass nei giorni di punta avrebbe potuto salvare l’avvio di stagione, con l’ulteriore beffa delle condizioni meteo favorevoli, con l’arrivo delle prime nevicate. Infine l’obbligo di consumare la cena di San Silvestro nella propria camera d’hotel non incentiva di certo le prenotazioni”. 

Alla disposizioni per le attività di montagna, si aggiunge la chiusura dei centri commerciali alle 21 e nei giorni prefestivi e festivi, che crea ulteriori danni ai negozi delle gallerie degli shopping center: “Anziché estendere le aperture per scongiurare code e assembramenti, si vanno a concentrare ulteriormente– continua Fusini-. Così si altera la concorrenza a scapito dei negozi, già provati da continui stop, a favore delle piattaforme elettroniche”

Infine, a un passo dall’ingresso nella zona gialla i pubblici esercizi si vedono sbarrare ulteriormente la possibilità di riprendere a lavorare: “Il nuovo DPCM mette in croce il settore– continua il direttore Ascom-. L’impedimento della somministrazione a pranzo, oltre ad aggravare il danno economico già estremamente pesante, danneggia anche tutti i lavoratori che per necessità si vedranno costretti a consumare il pasto in ufficio, in auto o sul furgone, con il rischio di creare assembramenti sul lavoro, dato il clima gelido di dicembre, invece che starsene seduti in sicurezza ai tavoli”. 

Sembra invece chiarita la possibilità di muoversi in un altro comune per effettuare acquisti, in quanto una Faq del Governo relativa al DPCM del 3 dicembre sottolineaFare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti. Laddove quindi il proprio Comune non disponga di punti vendita o nel caso in cui un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati”

Ascom Confcommercio Bergamo continuerà a chiedere al Governatore di Regione Lombardia di farsi portavoce delle istanze degli imprenditori perché la provincia di Bergamo entri in “zona gialla”.


Compro sottocasa perché mi sento a casa, al via la campagna salva-Natale

“Compro sottocasa perché mi sento a casa”. È questo lo slogan che accompagna la campagna nazionale Confcommercio finalizzata a sostenere, anche in vista del Natale, gli acquisti nei negozi di vicinato e nei banchi di fiducia dei mercati e aiutare così le attività che tengono vive le città. Ascom Confcommercio Bergamo aderisce alla campagna nazionale, distribuendo ai negozi e nei banchi dei mercati locandine e materiale dell’iniziativa in formato digitale, oltre a veicolare il messaggio sui propri canali istituzionali e social. Sono oltre 12mila le attività di commercio (alimentare e non) potenzialmente interessate dall’iniziativa, di cui oltre 1400 in città.
“La campagna promossa a livello nazionale da Confcommercio è stata condivisa con convinzione ed entusiasmo da parte della nostra associazione- commenta il presidente Ascom Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli-. Non possiamo che appellarci al senso etico e alla sensibilità dei cittadini che hanno a cuore i loro centri storici per contribuire a sostenere le attività di vicinato e i banchi di fiducia nei mercati in un momento di grande difficoltà che ne mina la tenuta”.
La campagna è online sul sito Ascom Confcommercio Bergamo (www.ascombg.it) e sulla pagina Facebook dell’Associazione, con un video con un messaggio del direttore Oscar Fusini.
A livello nazionale la campagna è presente sulla pagina web del sito confederale ( https://www.confcommercio.it/comprosottocasa ) e sui canali social della Confederazione con la pubblicazione di uno spot, un logo ideato per l’occasione e una vetrofania. L’hashtag è #ComproSottoCasa. Nello spot, con il claim “Facciamo rivivere le nostre città. Compra sotto casa” si sono voluti sintetizzare i principi alla base dell’iniziativa: quelli della sostenibilità e della solidarietà. Oltre a dare un messaggio di speranza e serenità per le festività natalizie. 

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Lotteria degli scontrini, Confcommercio ha chiesto al Governo una proroga dell’avvio

Il presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, ieri ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, chiedendo al Governo una proroga dell’avvio della lotteria degli scontrini.

Ci sono infatti grossi problemi che devono essere affrontati, in quanto affinché la nuova lotteria possa partire sono necessari interventi di adeguamento tecnico dei registratori telematici già installati che, ad oggi, il mercato non è stato in grado di eseguire su un’ampia platea di soggetti. A ciò si aggiunge un problema economico: il costo di aggiornamento va dai 60 euro ai 150 euro a seconda della cassa in dotazione, fino ad arrivare alla sostituzione con un nuovo registratore di cassa in caso non si riesca ad adeguare. 

«E’ eticamente sbagliato incentivare i pagamenti elettronici attraverso il gioco, che è una piaga per l’Italia – afferma Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo-. Ci sono alcuni problemi da affrontare. Innanzitutto, si parte con un’iniziativa senza aver risolto il nodo dei costi delle commissioni. Poi, come già avvenuto per altri provvedimenti, si punta alla digitalizzazione per legge, trascurando il fatto che siamo la nazione con il più alto ritardo tecnologico. Infine, c’è una totale disinformazione tanto nei consumatori quanto nei commercianti. Mentre sul cashback non abbiamo nulla da eccepire trattandosi di un sistema che non prevede investimenti e oneri per le pmi, la lotteria degli scontrini ci appare oggi inopportuna e dannosa. La questione del buono vacanze dovrebbe aver dimostrato che la gente rinuncia del tutto al bonus quando non riesce tecnicamente ad accedervi».


Natale, prevale la voglia di reagire alle difficoltà

Non sarà un Natale come gli altri ma la voglia di reagire alla crisi c’è. Questo sembra essere il titolo dell’indagine annuale dell’Ufficio Studi Confcommercio su consumi di Natale e tredicesime. Nonostante la crisi e un calo pesante dei consumi, intorno al 12% rispetto all’anno scorso, le famiglie sembrano voler reagire al lungo periodo di difficoltà e non rinunciare comunque ai regali di Natale. 

Ovviamente le tredicesime saranno più più leggere, con una forte riduzione di coloro che faranno regali: da quasi l’87% del 2019 a poco più del 74%. Ma chi può, spenderà per i regali una cifra solo un po’ più bassa di quella dello scorso anno (164 euro a testa conto i quasi 170 del 2019)

Il mese di dicembre, che per i consumi commercializzabili vede ridursi il suo valore economico da 81 a 73 miliardi, resta comunque il mese più importante dell’anno. E potrebbe valere ancora di più se ci fossero condizioni più favorevoli di contesto e di fiducia: molti italiani potrebbero spendere le risorse involontariamente accumulate durante il lockdown per mancanza oggettiva di opportunità di consumo. I risparmi detenuti in forma liquida sono cresciuti di 80 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020 rispetto alla prima parte del 2019.

Nel complesso, dunque, il prossimo mese di dicembre sarà una reazione vitale per l’oggi e una promessa per il futuro: come già accaduto nel terzo trimestre dell’anno, le famiglie sono pronte a fare la loro parte, quando la fiducia migliorerà.

Commentando i dati dell’indagine, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che “sarà un Natale difficile anche dal punto di vista economico. La crisi rallenta i consumi e l’emergenza Covid obbliga ancora molte imprese a restare chiuse come quelle della ristorazione. Ma c’è tanta voglia di ripartire che va incoraggiata. Bene, come da noi richiesto, che l’ultimo decreto preveda l’esonero degli oneri fiscali per le imprese più penalizzate. Un’attenzione necessaria che chiediamo anche per gli indennizzi che devono essere ancora rafforzati”.

 


Sos Lavoro, dalla gestione dell’emergenza al riposizionamento strategico

Il progetto “Sos Lavoro -Supporto, Organizzazione e Sostenibilità” di Ascom Confcommercio Bergamo prevede l’intervento di un team di professionisti qualificati ed esperti dell’area Lavoro e Welfare per assistere le imprese nella definizione e attuazione delle misure necessarie nel breve periodo, oltre a mettere in atto una revisione strategica nel lungo periodo. Attraverso una consulenza personalizzata saranno valutati i punti critici e le priorità operative, definiti gli interventi di ottimizzazione, riorganizzazione, cambiamento organizzativo. “Il progetto nasce per rispondere alle crescenti richieste delle imprese, in un momento di grande difficoltà economica e disorientamento generale – sottolinea Enrico Betti, responsabile Area Lavoro, Welfare e Relazioni sindacali-.E’ necessario coniugare la gestione emergenziale con quella di riposizionamento strategico sul mercato o di miglioramento della situazione organizzativa– Bisogna prepararsi a sostenere l’auspicabile ripresa senza farsi trovare impreparati”. Il ricorso agli ammortizzatori “emergenziali” ha sicuramente contribuito a sostenere imprese e lavoratori nella fase più critica, ma per affrontare al meglio l’immediato futuro in condizioni di sostenibilità, è prioritario che le imprese adottino dei piani e interventi anche operativi, da eventuali procedure sindacali, vertenze e amministrative al ricorso a piattaforme dedicate per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il servizio risponde alla crescente richiesta da parte degli imprenditori, alle prese con una crisi economica senza precedenti, di adottare piani e interventi sul fronte strategico e organizzativo. Le imprese vanno aiutate non solo a gestire gli ammortizzatori sociali e le pratiche conseguenti ma a riposizionarsi come business. È indispensabile cercare di anticipare come ripartirà il mercato dopo le nuove restrizioni, disegnare le esigenze in termini di risorse umane, ripensare alle figure che potranno essere di aiuto non tanto in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi. 

Per informazioni: lavoro@ascombg.it, 0354120306 


Camera di commercio: rallenta il percorso digitale delle imprese, investimenti al palo

Il sistema camerale lombardo, nell’ambito delle iniziative legate ai Punti Impresa Digitale, ha avviato nel 2017 il monitoraggio dei livelli di conoscenza e di utilizzo degli strumenti e delle tecnologie di Impresa 4.0 tra le imprese. Con la rilevazione compiuta nel terzo trimestre del 2020 c’è la possibilità di confrontare i risultati sull’arco di quattro anni.

La rilevazione del 2020 mostra come il livello di conoscenza delle tematiche 4.0 da parte delle imprese bergamasche continui a crescere, anche se per quanto riguarda l’effettivo utilizzo delle tecnologie abilitanti si nota una lieve battuta d’arresto: la percentuale di conoscenza per le imprese industriali, che si confermano quelle più mature nella transizione digitale, sale all’82%, ma calano lievemente le quote relative alle imprese che stanno valutando una futura adozione delle tecnologie 4.0 e a quelle che le hanno già implementate. Questo rallentamento può essere dovuto ai notevoli sforzi compiuti negli anni precedenti, che avevano visto una crescita sostenuta anche grazie agli incentivi del Piano Nazionale Impresa 4.0, ma anche alle difficoltà di investire in uno scenario di estrema incertezza come quello attuale.

Gli altri settori mostrano percentuali di conoscenza e utilizzo molto inferiori rispetto al comparto industriale, complice una dimensione media minore: i risultati del 2020 fotografano una crescita della conoscenza di queste tematiche, confermando sostanzialmente i livelli registrati nel 2019 per quello che riguarda invece l’effettiva implementazione.

Considerando congiuntamente le risposte delle imprese appartenenti a tutti i settori, le imprese che dichiarano di non conoscere i temi di Impresa 4.0 sono il 29%, 8 punti in meno rispetto all’anno precedente. Di contro, la percentuale di imprese che hanno implementato le tecnologie abilitanti al proprio interno scende dal 19% al 16%.

Il confronto con i risultati emersi a livello lombardo evidenzia che le percentuali bergamasche sono in linea con la media regionale dei diversi settori. Semmai si può riscontrare nell’implementazione un leggero vantaggio per l’artigianato e un lieve ritardo sul terziario. Sulla conoscenza, invece, i valori sempre uguali o superiori ai corrispettivi lombardi.

 Alle imprese che hanno implementato soluzioni 4.0 o che stanno valutando di farlo, in gran parte appartenenti al settore industriale, è stato chiesto quali sono le tecnologie abilitanti di particolare interesse. Le risposte confermano la centralità della manifattura avanzata legata alla robotica, mentre al secondo posto si posiziona ancora l’integrazione verticale e orizzontale, sebbene con una percentuale in calo rispetto agli ultimi anni, a pari merito con il cloud, in crescita rispetto al 2019. Seguono big data & analytics, simulazione, cybersecurity e IoT, mentre più marginali risultano la manifattura additiva e la realtà aumentata.

È stato poi chiesto alle imprese in quali altre soluzioni tecnologiche hanno investito o hanno intenzione di investire a breve termine: si tratta di tecnologie non espressamente previste nel Piano di Industria 4.0 ma che ne sono “propedeutiche” e prevedono comunque l’introduzione di soluzioni digitali. Grande interesse riscuotono tutte quelle tecnologie legate alla gestione dei processi aziendali e alla tracciatura dei prodotti (ERP, MES, PLM, SCM, CRM, RFID barcode), indicate dal 70% dei rispondenti, ma risultano in crescita rispetto allo scorso anno anche i sistemi di pagamento tramite dispositivi portatili e internet e le soluzioni fintech e, soprattutto, i sistemi di commercio elettronico e le app, probabilmente anche come risposta alle misure di contenimento del virus che hanno spesso bloccato i canali commerciali tradizionali.

Supporto finanziario e formazione del personale sono i due servizi che vengono indicati come prioritari dalle imprese per favorire la trasformazione in senso digitale. Il primo è indicato soprattutto dalle imprese di minori dimensioni, mentre l’importanza attribuita alla qualificazione del capitale umano risulta crescente all’aumentare della dimensione d’impresa. Al terzo posto si colloca invece la consulenza specialistica, che viene segnalata soprattutto dalle medie imprese, seguita dal miglioramento delle infrastrutture.

In tema di formazione si è anche indagato su quante imprese abbiano partecipato, nell’ultimo anno, a eventi informativi o seminari per sviluppare le competenze digitali: la quota nel 2020 risulta in linea con il dato dell’anno precedente e con la media regionale. L’industria è ancora una volta il settore con i risultati più elevati, sebbene in calo rispetto al 2019, seguito dai servizi, che mostrano invece un miglioramento; inferiore la partecipazione per commercio al dettaglio e artigianato.

I temi trattati in questi eventi e seminari hanno riguardato prevalentemente l’introduzione alle tecnologie 4.0, le loro applicazioni settoriali e le agevolazioni fiscali, ma con percentuali in netto calo rispetto al 2019. In diminuzione anche l’interesse verso gli obblighi normativi sulla digitalizzazione: PEC, firma digitale e fatturazione elettronica nella maggior parte dei casi dovrebbero ormai essere stati recepiti dalle imprese. Cresce invece in misura intensa il bisogno di formazione sui temi del web marketing e dell’e-commerce, probabile spia della necessità da parte delle imprese di trovare nuovi canali di contatto con i propri clienti in seguito al duro impatto delle misure di contenimento della pandemia.

Per quasi la metà delle imprese intervistate il risultato dell’introduzione delle tecnologie digitali in senso lato, quindi non solo di quelle strettamente 4.0, è stato soprattutto un aumento di efficacia e di efficienza, seguito dalla riduzione degli sprechi e dall’aumento della qualità. Le percentuali risultano più elevate per le imprese industriali, dove le tecnologie digitali risultano maggiormente diffuse, sebbene anche in questo settore una su tre dichiari di non averne introdotta nessuna; tale percentuale sale fino a due su tre nelle imprese artigiane, il settore che sembra in posizione meno avanzata lungo il percorso di trasformazione digitale.

Un aspetto fondamentale di questa transizione è la valorizzazione delle informazioni prodotte nello svolgimento della propria attività, la cui importanza non è ancora del tutto compresa dalle imprese: quasi un terzo del campione complessivo dichiara infatti di non avere nessuno strumento di preparazione e diffusione dei dati, in linea con i dati del 2019. Tale percentuale sale nell’artigianato, sebbene il dato risulti in miglioramento rispetto all’anno precedente, mentre nell’industria assume il valore più contenuto. Tra le imprese che producono reportistica prevale ancora la preparazione “manuale” rispetto ai sistemi di business intelligence, tranne nel commercio al dettaglio dove l’utilizzo di tecnologie automatizzate per l’elaborazione dei dati risulta più diffuso rispetto alla reportistica tradizionale. L’elevato grado di maturità delle imprese del commercio in fatto di analisi ed elaborazione delle informazioni, almeno di quelle che realizzano queste attività, emerge anche dalle percentuali di utilizzo dei big data e degli algoritmi di intelligenza artificiale, che risultano superiori agli altri settori; il ruolo della grande distribuzione risulta naturalmente trainante in questo ambito.

Quest’anno è stato inoltre indagato il giudizio delle imprese sulla digitalizzazione dei processi per l’attivazione dello smart working, modalità di lavoro che molte imprese hanno dovuto implementare per poter proseguire l’attività rispettando le misure di contenimento dell’epidemia. Le imprese che hanno dichiarato di non utilizzare il lavoro agile sono il 44% del totale, con punte del 66% nell’artigianato e del 56% nel commercio al dettaglio. Il 22% delle imprese esprime invece una valutazione “buona” o “eccellente” sull’implementazione di questa modalità, a fronte di un 25% che la reputa solo “sufficiente”, indice del fatto che il lavoro agile è stato nella maggior parte dei casi una scelta obbligata ma non ancora pienamente accolta e valorizzata dalle imprese. Il giudizio “tiepido” delle imprese si spiega probabilmente con la difficolta di introdurre non solo le tecnologie necessarie per consentire il lavoro da remoto, ma anche il cambiamento organizzativo e di mentalità che consenta davvero un guadagno di efficienza e una maggiore soddisfazione dei lavoratori. A livello settoriale si riscontrano valutazioni più elevate nei servizi, mentre le imprese artigiane, oltre ad essere meno propense all’utilizzo, si dimostrano anche più critiche nei giudizi.

Le nuove tecnologie digitali e la connettività diffusa” – commenta il presidente Carlo Mazzoleni – “hanno pervaso negli ultimi anni i sistemi economici internazionali, nazionali e locali, influenzando i modelli produttivi e organizzativi delle imprese. Si tratta di una trasformazione che impatta su tutte le strutture funzionali e che richiederà uno sforzo di adattamento da parte del nostro Paese per recuperare il ritardo accumulato rispetto agli altri Stati europei. Il clima di incertezza di quest’anno non ha certamente giocato a favore degli investimenti delle imprese, tuttavia la Camera di commercio prosegue con convinzione nelle sue attività di sostegno diretto e di accompagnamento nel processo di adeguamento digitale già in atto da alcuni anni”. 

 Secondo l’indice Desi, elaborato annualmente dalla Commissione Europea analizzando cinque macro aree (connettività, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese e servizi pubblici digitali), l’Italia risulta in buona posizione solo in termini di connettività, grazie all’avanzamento delle attività per il lancio del 5G. È in ritardo sul piano della digitalizzazione delle imprese e, soprattutto, dell’utilizzo di Internet e delle competenze digitali. Ciò fa sì che il livello complessivo di digitalizzazione dell’Italia è, per il quarto anno di seguito, il quartultimo in Europa prima di Romania, Grecia e Bulgaria. 

Nell’ambito della trasformazione in senso digitale della società, e delle imprese in particolare, una spiccata enfasi è stata posta negli ultimi anni sul tema di Impresa 4.0 e delle tecnologie abilitanti che favoriscono quella che è stata definita una possibile “quarta rivoluzione industriale”, tanto da spingere il Governo italiano, sulla scorta di quanto fatto anche da altre nazioni europee, ad adottare un piano nazionale per incentivare gli investimenti in tal senso.