E-commerce +134% con il lockdown Ascom lancia l’App #Compravicino

Se lo smart working impiegato su larga scala rappresenta l’innovazione nella gestione del lavoro nelle imprese dei servizi, l’e-commerce e il delivery sono l’evoluzione del commercio. Le imprese bergamasche con e-commerce prima del lockdown erano il 15%, ora sono salite al 35% con una crescita a tre cifre, pari al + 134%. Una su tre ha quindi attivato forme di commercio elettronico. Tra le imprese che hanno sperimentato l’e-commerce durante la crisi, il 57% continuerà ad utilizzare le vendite online a emergenza finita.
Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’indagine affidata da Ascom Confcommercio Bergamo a Format Research relativa all’impatto del Covid sull’organizzazione aziendale, con un focus su e-commerce e delivery (interviste dal 6 al 17 aprile con dati rilasciati il 12 maggio 2020).
Ascom Confcommercio Bergamo stima, guardando oltre l’emergenza, che saranno il 26,4 % (una su quattro) le imprese che in forme diverse continueranno ad affidare parte dei ricavi all’e-commerce, anche se il commercio tradizionale e la vendita diretta nel punto vendita resteranno portanti, soprattutto per le attività a gestione familiare. La ricerca non specifica la modalità utilizzata nella vendita online, ma la più frequente tra le piccole insegne sembra avvenire attraverso la creazione del negozio virtuale su Ebay o Amazon.

Consegna a domicilio e delivery, crescita a tre cifre

Le imprese che facevano consegne a domicilio erano il 7% e sono passate al 17% con una crescita a tre cifre, pari al + 143%. Tra le imprese che si sono affacciate per la prima volta alla consegna a domicilio, il 62% continueranno ad utilizzare questo canale anche ad emergenza terminata. Ascom stima quindi che post pandemia, il 13,2% – quindi quasi il doppio delle imprese- faranno consegne a domicilio.
Il delivery può avvenire per gestione diretta del commerciante con mezzi propri, oppure tramite corriere o servizi di spedizione gestiti singolarmente o collettivamente. L’analisi non prende in considerazione il fenomeno del food delivery inteso come servizi di consegna tramite piattaforma digitale ( Just eat, Deliveroo, et cetera…).

Delivery e commercio di vicinato, una scelta sostenibile. E con #Compravicino, Ascom e RuneLab rilanciano gli acquisti a km zero

L’emergenza sanitaria ha cambiato notevolmente i momenti di quotidianità di molti, come fare la spesa, andare al ristorante e fruire di servizi commerciali, come emerge dalla ricerca. In pieno lockdown, Ascom ha supportato i negozi con il portale Compravicino, che ha raccolto gli esercizi commerciali che effettuavano consegne gratuite a domicilio e i relativi recapiti telefonici, fornendo un importante aiuto per gli acquisti di tutti i giorni di beni alimentari e di prima necessità. Dall’esperienza positiva del sito (che ha raccolto. oltre 1200 adesioni in città e provincia) nasce una nuova App, pronta a incentivare il commercio di prossimità.
Ascom Confcommercio Bergamo e RuneLab(azienda specializzata in processi di trasformazione e digitalizzazione), hanno messo in campo le loro competenze e raccolto le esigenze delle imprese del territorio per sviluppare l’applicazione #Compravicino. L’App, attiva a breve, è gratuita e non prevede il pagamento di commissioni sulle consegne per tutti gli operatori del commercio che si affacciano al modo del commercio online. Tramite l’App è possibile creare la propria vetrina virtuale ed essere trovati in maniera semplice e comoda dai clienti, che a loro volta potranno inserire e inviare al negoziante la propria lista della spesa.
“Un tassello importante per la nostra organizzazione che negli anni ha sempre promosso e incentivato la formazione sui temi della digitalizzazione e vendita online- dichiara Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Con Compravicino, offriamo ai commercianti un sistema facile e comodo per promuovere e vendere online i propri prodotti e servizi”.
L’App è stata realizzata e messa a punto dall’azienda digitale bergamasca RuneLab, con quartiere generale a Seriate: “Abbiamo ritenuto necessario dare volontariamente il nostro contributo in questo periodo di enorme difficoltà, ponendoci l’obiettivo di aiutare i commercianti della provincia- commenta Paolo Massenzana, Ceo di RuneLab-. Abbiamo quindi sviluppato una webApp multipiattaforma secondo i più recenti standard tecnologici, accelerando il processo di trasformazione digitale delle imprese coinvolte. Riteniamo che innovare porti con sé un cambio di mentalità quanto mai necessario oggi e per raggiungere questo obiettivo è importante avere il coraggio di fare il primo passo”.
Il nome dell’applicazione racchiude in sé è il valore insostituibile degli acquisti sottocasa, negli esercizi di fiducia e vicinato, per fare vivere il territorio, colpito duramente dall’epidemia.Ascom, attraverso il portale e l’App Compravicino, sostiene i progetti finalizzati alla consegna a domicilio dei negozi tradizionali. “Il delivery con consegna diretta del commerciante o collettivamente da più negozi indipendenti è sostenibile perché aiuta i negozi di vicinato e i centri storici- sottolinea il direttore Ascom -. E’ sano da un punto di vista sanitario perché rispetta i protocolli anti-contagio, sicuro perché a consegnare è un volto noto, e inoltre è anche pratico, perché la consegna avviene fuori dalla porta in giornata e anche ecologico perché riduce gli spostamenti per un singolo acquisto”.

Per iscriversi all’applicazione basta compilare il modulo sul sito www.compravicino.com

L’impatto Covid-19, come cambia l’organizzazione delle pmi

L’impatto della pandemia ha colpito diversi aspetti organizzativi aziendali. Il più colpito è la partecipazione a fiere ed esposizioni (per il 97% molto elevato). Pesante è anche la ricaduta sulla gestione dei fornitori (per il 58% molto elevato e per il 20% abbastanza elevato) e sulla gestione dei clienti ( per il 42% molto elevato e per il 37% abbastanza elevato). La gestione del personale è l’aspetto meno colpito (31% molto elevato e 26% abbastanza elevato). L’impatto del Covid sulla catena del valore del terziario ha colpito diversi livelli. Le difficoltà maggiori incontrate dai commercianti sono state il rispetto dei pagamenti (per il 62%) e quello delle scadenze degli oneri previdenziali e fiscali (per il 58%). In crisi anche la capacità di consegnare la merce ai clienti (per il 54%), l’approvvigionamento di materiali e scorte (per il 48%), l’erogazione del servizio (per il 41%), la gestione dei processi interni (per il 32%).

 


Credito, Fogalco in assemblea martedì 30 giugno, ore 17.30

Si svolge martedì 30 giugno alle ore 17.30 l’Assemblea annuale di Fogalco, la Cooperativa di Garanzia di Ascom, socia fondatrice e partner insieme ad altri 12 confidi di Asconfidi Lombardia, organismo vigilato da Banca d’Italia. 

All’ordine del giorno la presentazione del bilancio e la relazione sulla gestione al 31 dicembre 2019. La Cooperativa di Garanzia Fogalco conta 3.241 soci e nell’anno appena trascorso ha deliberato, garantito ed erogato attraverso gli Istituti di credito convenzionati finanziamenti per complessivi 8.028.735 euro (13.626.191 euro nell’anno 2018) per 103 posizioni (117 posizioni nell’anno 2018), ai quali vanno aggiunti 2.625.592 euro relativi a finanziamenti deliberati ma, al 31 dicembre scorso, non ancora erogati. Gli importi comprendono i finanziamenti deliberati ed erogati attraverso la società partecipata Asconfidi Lombardia, per un ammontare complessivo di euro 7.978.735 L’importo complessivo relativo alle operazioni garantite e perfezionate dal 1978, anno di costituzione, al 31 dicembre scorso, è di poco superiore ai 630 milioni di euro; l’importo medio dei finanziamenti deliberati ed erogati, nello scorso esercizio, di poco superiore ad euro 74.000 (euro 116.000 nel 2018). 

L’assemblea sarà anche l’occasione per fare il punto sulla garanzia consortile in un contesto caratterizzato dalla crisi sanitaria e dagli effetti della pandemia sul tessuto economico del territorio bergamasco. In considerazione dell’epidemia di Covid-19 e delle relative restrizioni di carattere sanitario che vietano assembramenti di persone, l’assemblea si svolgerà a porte chiuse. I soci hanno potuto esprimere il loro voto mediante conferimento di delega al rappresentante designato. Con l’Assemblea 2020, lascia l’incarico di direttore della Cooperativa il direttore Antonio Arrigoni, che dopo quarant’anni di carriera va in pensione. Il ruolo di direttore di Fogalco viene assunto ad interim dal direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini. 


Fogalco, lo storico direttore Antonio Arrigoni va in pensione “I Confidi aiuto insostituibile per le pmi”

Quarant’anni di carriera tra garanzie, finanziamenti e qualche “braccio di ferro” con gli istituti di credito per far valere le ragioni delle pmi del commercio, del turismo e dei servizi. Il direttore della Fogalco, Cooperativa di Garanzia Ascom Confcommercio Bergamo, Antonio Arrigoni il 30 giugno va in pensione e chiude nel migliore dei modi la sua parentesi lavorativa. La Fogalco, dalla sua costituzione, nel 1978, alla fine del 2019, ha garantito finanziamenti per un importo complessivo di oltre 630 milioni di euro e conta su 3.241 soci. E dietro questi numeri ci sono le storie degli imprenditori e delle piccole aziende che magari senza una consulenza finanziaria personalizzata o un finanziamento o una rimodulazione di un prestito farebbero fatica, oggi più che mai dopo l’emergenza Covid, a stare sul mercato. Antonio Arrigoni, classe 1958, originario di Teveno di Vilminore di Scalve, ha accompagnato lo sviluppo e l’evoluzione della cooperativa di garanzia Fogalco, fondata nel 1978, di cui è stato il primo dipendente, assunto dall’allora presidente Cesare Dolci, nella vecchia sede dell’Associazione Esercenti e Commercianti della Provincia di Bergamo di Via Zilioli (ex Borsa Merci). In Fogalco dal 15 novembre 1982, ha vissuto i profondi mutamenti sul fronte del credito e dei finanziamenti, dal passaggio all’euro agli accordi di Basilea, dai nuovi parametri di rating alla garanzia vigilata da Banca d’Italia. Nel 2009 ha accompagnato con il presidente di Fogalco Riccardo Martinelli la costituzione di Asconfidi Lombardia, organismo vigilato da Banca d’Italia, espressione del sistema confederale lombardo e delle principali associazioni di categoria. Dal 2009 al 2016 Arrigoni, ha ricoperto per due mandati consecutivi, il ruolo di consigliere di gestione del “super-confidi”. “I Confidi sono stati un vero e proprio “ammortizzatore per il credito” per le micro e piccole imprese- sottolinea Arrigoni-. Il confronto con il sistema bancario è stato a volte serrato, ma sempre corretto e leale, per cercare di condividere gli aspetti qualitativi e andamentali nella valutazione del merito creditizio”. Il momento d’oro dei Confidi, al pari dell’andamento economico, sono stati gli anni Ottanta e Novanta: “Con la crescita del ricorso al credito attraverso i Confidi e la consapevolezza del loro valore, vi è stato un significativo riconoscimento del ruolo svolto attraverso l’ottenimento di contributi pubblici finalizzati a irrobustire i Fondi Rischi; lo scenario in cui si operava ci attribuiva il ruolo di agevolatori del ricorso al credito ma anche e soprattutto di calmieratori del costo del denaro, in un periodo in cui i tassi di interesse arrivavano a due cifre”. Con l’entrata in scena delle nuove norme sul capitale, gli “accordi di Basilea”, il sistema imprenditoriale ha fatto i conti con la “stretta al credito” conseguente all’applicazione dei nuovi e più stringenti parametri di rating: “La loro attuazione ha, in parte, penalizzato l’imprenditore in quanto il modesto peso attribuito agli elementi qualitativi e andamentali nel merito creditizio si è contrapposto ad un peso significativo invece degli elementi quantitativi, dal bilancio alla struttura finanziaria”. L’entrata in scena della “garanzia pubblica” attraverso la legge 662/96 (Fondo di Garanzia Pmi) ha disintermediato il Confidi: “Le Banche hanno fatto uso massiccio della garanzia pubblica e, quindi, i volumi di attività si sono ridotti notevolmente –spiega Arrigoni-. E’ indispensabile, quindi, confrontarsi anche sull’attività “connessa e strumentale” assistendo l’imprenditore con una consulenza personalizzata per individuare il fabbisogno finanziario e reperire le più idonee risorse, offrendo un servizio insostituibile che consenta di rilanciare una realtà che pure ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo e nel sostegno del nostro tessuto economico”.

Per il momento, il ruolo di direttore di Fogalco viene assunto ad interim dal direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini.


Credito, il rapporto banca-impresa tiene grazie al sistema associativo e ai Confidi

Nella difficoltà generalizzata del lockdown il rapporto banca – impresa ha tenuto e ha registrato in città e provincia indici migliori rispetto ai dati nazionali. La maggior parte delle imprese del terziario ha chiesto un fido, ma il 40% è ancora in attesa di una risposta. Elevato il numero delle domande accolte, sostanzialmente stabile il costo dei finanziamenti. Ma resta fondamentale l’erogazione tempestiva del credito. Di contro, i tempi per la restituzione dei finanziamenti sono ancora giudicati troppo brevi per le piccole imprese, che, a sorpresa, si sentono più tutelate dalle coperture pubbliche. Sono questi in sintesi i dati dell’Osservatorio del credito emerso dal rapporto commissionato da Ascom Confcommercio Bergamo all’agenzia Format Research e relativo all’impatto dell’emergenza Covid–19 sull’andamento delle imprese del terziario. Il dato positivo è in parte da attribuire al sistema associativo e ai consorzi fidi che hanno sostenuto le imprese nella richiesta delle moratorie e di liquidità dei decreti emanati. Un ruolo, quello dei Confidi, tutto da valorizzare, come ha sottolineato Riccardo Martinelli, presidente Fogalco, cooperativa di Garanzia Ascom Confcommercio Bergamo: “Per le aziende più deboli è in gioco la sopravvivenza. Grazie alla mediazione di Fogalco, attraverso Asconfidi Lombardia, siamo riusciti ad innalzare le garanzie, con il medio credito centrale, al 100%. Abbiamo perfezionato diverse richieste di liquidità veloce, come stabilito dal Decreto, per importi fino a 25 mila euro. Le operazioni in essere sono state riviste. Ora anche il bando Unioncamere che assicura finanziamenti fino al 25% del fatturato presenta condizioni interessanti per le pmi”. Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo, ha ribadito l’importanza del sistema associativo: “Ascom è a fianco delle imprese, dal check-up finanziario al supporto nell’accesso al credito, a condizioni migliori e con maggiore tempestività, 

fondamentale in questa fase. I confidi stanno facendo un grande lavoro di mediazione per fare valere le ragioni delle pmi e dare voce agli imprenditori nel rapporto con gli istituti di credito”. 

I dati dell’Osservatorio

Il 32% delle imprese del terziario bergamasche ha chiesto un fido nei primi 4 mesi del 2020 (il 4% in più rispetto al semestre precedente). Di queste, il 47% ha avuto risposta immediata e positiva; il 7% delle domande sono state accolte ma con importo inferiore e il 6% sono state respinte. Al 30 aprile il 40% delle imprese era ancora in attesa di riposta. I dati bergamaschi sono migliori del quadro nazionale, in cui si registra la richiesta di finanziamento da parte del 41% delle imprese (+ 9% rispetto a Bergamo). Solo il 41% ha avuto tuttavia immediato via libera (– 6% rispetto alla nostra provincia) e il 51,1% ad aprile era ancora in attesa (+11,1 rispetto a Bergamo).

Nonostante quindi Covid-19 e lockdown abbiano colpito fortemente il territorio bergamasco, rispetto al quadro nazionale sono meno le imprese ad aver ricorso a finanziamenti e le aziende che si sono rivolte al sistema bancario hanno avuto risposte più positive e immediate.
Resta sostanzialmente stabile il costo del finanziamento con un indice del 51 (-0,7% rispetto al semestre precedente). Il dato è fortemente negativo e in peggioramento per le microimprese e per il settore turismo, il più esposto al lockdown.

L’indicatore del costo dell’istruttoria diminuisce di poco rispetto al semestre precedente (arriva al 37,9 con – 4,1% rispetto a ottobre 2019). Non ci sono grandi differenze settoriali, mentre è sempre peggiore la percezione della piccolissima impresa.

Il nodo dei costi incide soprattutto sulla micro e piccola impresa, che non ha potere contrattuale con la banca e che avrebbe maggiormente la necessità di un’intermediazione associativa nella relazione con il sistema bancario, attraverso i Confidi.

È in forte peggioramento l’indice della durata temporale, che si attesta al 43,4 (– 6,5% rispetto al semestre precedente). Nettamente sotto la media il dato relativo alle micro e piccole imprese (fino a 5 addetti), mentre la tendenza è uniforme nei settori.

Migliora l’indicatore relativo alle garanzie richieste 43,1% (+ 3%) e paradossalmente è più elevato nelle micro e piccole imprese fino a 5 addetti e nel comparto del commercio, imprese che hanno avuto accesso alle garanzie base del Decreto liquidità. Hanno invece pagato lo scotto delle garanzie soprattutto le imprese tra 6 e i 9 dipendenti, più esposte rispetto ai requisiti forniti dal Decreto e di dimensione ancora piccola per sostenere in autonomia l’affidamento. Il decreto liquidità è stato più efficace per le micro imprese e per le realtà più strutturate, lo è stato decisamente meno per le imprese oltre i 5 ed entro i 10 dipendenti.

In miglioramento l’indicatore del costo dei servizi bancari che si attesta a 51,5 con una crescita del 2,2%, trainata dalle imprese di media e grande dimensione e dai servizi.

Per quanto riguarda il blocco degli affidamenti o moratoria fino a settembre 2020, alla fine di aprile se ne è avvalso il 37% delle imprese del terziario bergamasco; il 25% era in procinto di farlo; mentre, il 21% non l’ha chiesto e il 17% non conosceva questa opportunità.

Se si considera che il 53% delle imprese del terziario non hanno subito il lockdown in quanto hanno potuto proseguire l’ attività, l’impatto sulla liquidità è stato quasi generalizzato: chi non ha lavorato ha sicuramente fatto ricorso alle moratorie e chi ha tenuto aperto ha richiesto liquidità per allentare la pressione finanziaria.

 

 

 


Camera di Commercio, eletta la nuova giunta Giovanni Zambonelli rappresenterà il commercio

Il Consiglio camerale, che si è insediato l’8 giugno scorso e che ha nominato il nuovo presidente, ha eletto al suo interno i componenti che formano la nuova Giunta, sotto la guida di Carlo Mazzoleni. Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio, primo per numero di votazioni, rappresenterà il mondo del terziario nella Giunta camerale.  Con lui sono stati eletti : Marco Giuseppe Amigoni (artigianato),  Marco Bolis (servizi alle imprese), Alberto Brivio (agricoltura),  Giacinto Lucio Giambellini (artigianato), Giuseppe Guerini (cooperazione), Vanessa Pesenti (industria). 
Ai sensi di legge e di statuto la Giunta della Camera di commercio di Bergamo è composta dal presidente e da sette componenti, di cui almeno quattro in rappresentanza dei settori dell’industria,
del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura. I componenti da eleggere erano dunque sette e ogni consigliere in sede di votazione ha potuto esprimere fino a due preferenze. Il numero dei
votanti è stato 24 e altrettante le schede valide. Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La Giunta appena eletta è chiamata ad operare in un contesto economico molto difficile; dobbiamo sentirci tutti, membri di Giunta e Consiglio, impegnati a lavorare con senso di responsabilità nell’interesse delle imprese e per la coesione del tessuto economico e sociale del territorio. C’è la volontà di favorire un dialogo e un confronto costruttivo con le componenti del Consiglio camerale che non hanno potuto trovare rappresentanza nell’organo esecutivo della Camera, anche immaginando nuove forme di coinvolgimento. Non mi resta che rinnovare gli auguri di buon lavoro ai colleghi di Giunta e di Consiglio”. 


Confcooperative, Giuseppe Guerini confermato alla guida: “Associazione in crescita, riferimento del terzo settore”

Giuseppe Guerini è stato confermato alla guida di Confcooperative Bergamo. Quello che si svolgerà nei prossimi quattro anni è il terzo e ultimo mandato per Guerini, 54 anni nato a Casnigo, riconfermato all’assemblea congressuale tenutasi questa mattina in modalità a distanza, nel rispetto delle norme anti-covid. L’assemblea, la prima su piattaforma digitale a livello regionale, ha visto anche l’elezione del nuovo consiglio provinciale, composto da 33 membri, nonché la nomina del collegio sindacale e dei delegati che parteciperanno al rinnovo cariche di Confcooperative Lombardia e di Confcooperative nazionale.     
Guerini è stato eletto con 106 voti su 106 voti espressi; il voto è stato segreto in ottemperanza a quanto previsto dalle norme statutarie e dai regolamenti per i candidati che si propongono ad un terzo mandato. È intervenuto ai lavori dell’Assemblea Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative.
Oltre al rinnovo delle cariche istituzionali, l’assemblea congressuale è stata l’occasione per fare il punto della situazione sui quattro anni di mandato della presidenza di Guerini e sulle prossime sfide che il mondo cooperativo è chiamato ad affrontare: «Sono stati 4 anni importanti perché abbiamo interrotto un ciclo negativo e la base associativa è in risalita – sottolinea Guerini – I risultati gestionali lo confermano: 296 imprese che raggruppano oltre 137.000 mila soci e dove sono impiegati più di 14 mila lavoratori, per un valore della produzione di oltre 475 milioni di euro. È cresciuto anche il numero dei soci, così come la capitalizzazione delle nostre cooperative, diffuse in modo capillare in tutta la provincia con una concentrazione maggiore in città e nella pianura, territorio dalla forte vocazione cooperativa. Abbiamo tenuto anche sul fronte del credito: nel corso del quadriennio le 6 Bcc della provincia, anche grazie a fusioni e incorporazioni avvenute con Bcc fuori provincia, hanno incrementato il bacino di clienti, da 162.500 a quasi 190.000, e di soci, da 51.500 a quasi 59.000».
L’aumento del numero di soci nel corso degli anni è segno di vitalità imprenditoriale, una base solida da cui ripartire: «Confcooperative ha interpretato il dinamismo delle cooperative sostenendole a livello rappresentativo e operativo – prosegue Guerini -. Nel 2016 abbiamo infatti concluso l’iter di unificazione del centro servizi che ha portato alla nascita di Csa Coesi che oggi supera i 4 milioni euro di valore della produzione e 700 utenti, tra cooperative ed enti del terzo settore, configurandosi come punto di riferimento per l’economia sociale del territorio. Dal 2015, inoltre, una quota rilevante degli utili sono andati a sostenere progetti sul territorio come quello con la Diocesi di Bergamo negli oratori della provincia».
Collaborazioni con le istituzioni e il tessuto economico e sociale locale che si confermano un asset importante per Confcooperative, a cominciare proprio dalla Diocesi di Bergamo, «un interlocutore di alto livello con vicinanza e convergenza forte grazie anche all’assistenza spirituale di don Cristiano Re  – ha ricordato Guerini -.  Tanti anche i progetti avviati con l’Università degli Studi di Bergamo, da anni un partner stabile: mi riferisco ai percorsi di formazione, alla sperimentazione dell’apprendistato di terzo livello, prima esperienza in Italia, per creare rapporto diretto tra università e mondo lavoro, e alle ricerche sull’economia cooperativa».      
All’interno di Imprese&Territorio, inoltre, è stato promosso I&T Hub, il digital innovation Hub per accompagnare le imprese all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione, un contratto di rete che ha unito i centri servizi delle associazioni di categoria ed è coordinato dal segretario generale di Confcooperative Bergamo, Lucio Moioli.
Anche sul fronte sindacale Confcooperative Bergamo ha avviato un percorso che mira alla definizione di una «white list» all’interno dell’Osservatorio sulla cooperazione istituito presso l’Ispettorato nazionale del lavoro per offrire strumenti di riconoscibilità alla buona cooperazione. «Il rapporto costante con le organizzazioni sindacali nel Comitato misto paritetico territoriale ha portato anche a siglare accordi sugli ammortizzatori sociali che hanno riguardato 140 cooperative e 20 associazioni cooperative e 5 mila lavoratori durante l’emergenza Covid».«Il 29 febbraio ci immaginavamo un’assemblea diversa che avrebbe concluso un mandato di 4 anni ricco di elementi di innovazione e invece ci siamo trovati in mezzo a un dramma – sottolinea Guerini -. Non ci siamo  mai arresi come dimostra l’esperienza emblematica del Bes hotel a Mozzo per i pazienti Covid. Nei mesi del lockdown abbiamo poi lanciato il progetto “Emergenza e Cooperazione” che si è tradotto in diverse iniziative per sostenere tutti i settori cooperativi nella gestione delle problematiche normative, sindacali, di interlocuzione politica, di accesso al credito, di reperimento di personale, di ottenimento di DPI e molto altro.
E proprio l’emergenza sanitaria ha aperto paradigmi dentro cui Confcooperative si prepara ad affrontare scenari nuovi di rappresentanza politica e non solo: «I prossimi quattro anni dovranno essere necessariamente all’insegna dell’innovazione con un’attenzione particolare al consolidamento delle nostre cooperative e a una coesione territoriale e sociale – conclude Guerini..In queste settimane abbiamo dovuto adattarci rapidamente ad un utilizzo avanzato e ancora più sistematico delle nuove tecnologie per continuare a lavorare o per sviluppare servizi nuovi: una grande occasione di cambiamento e innovazione che dobbiamo saper valorizzare e che potrebbe aiutarci a ripensare il nostro lavoro. Per le nostre cooperative immaginiamo i prossimi come mesi di fermento e di fibrillante ricerca di forme e strumenti nuovi con cui pensare e realizzare servizi e interventi che mettendo al centro la sicurezza e la protezione delle persone, ci aiutino anche a guardare in modo diverso e nuovo il nostro ruolo nel territorio».
A fine assemblea è stato eletto il nuovo consiglio provinciale che nelle prossime settimane sarà chiamato a completare il quadro di governance con il consiglio di presidenza e i vicepresidenti. Il nuovo consiglio provinciale vede un rinnovamento significativo (più del 50% sono nomi nuovi al precedente) e un ampliamento della presenza femminile che sale a nove membri.


Il lavoro che non c’è metterà alla prova le politiche attive. Siamo pronti?

Quello che stiamo registrando nel lavoro sono le prime avvisaglie delle nuvoloni neri che da tempo si addensavano all’orizzonte. Il presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia, Carluccio Sangalli, ha definito l’effetto economico della pandemia come “la tempesta perfetta”. Il nostro osservatorio sulle imprese del terziario realizzato ad aprile con Format Research metta a rischio la sopravvivenza tra le 8.000 e le 15.000 imprese del terziario orobico.

Il lavoro che non c’è è il “palo misuratore” dello sprofondo dell’economia. L’acqua è già molto alta. La pubblicazione del “primo impatto del Covid-19 sul lavoro dipendente in provincia di Bergamo” evidenzia che nel mese di aprile, quello focale per il lockdown si è raggiunto il valore più basso mai registrato del saldo tra assunti e cessati. In due mesi, marzo e aprile, si sono persi nella nostra provincia oltre 6.500 posti di lavoro, quasi tutti riferibili al crollo di tirocini e apprendistati e al termine dei contratti a tempo determinato.

Sta quindi terminando drasticamente un ciclo virtuoso che, iniziato nella seconda metà del 2015, aveva portato il numero degli occupati della Bergamasca ai livelli pre-crisi del 2009, con punte di crescita molto sostenute nel 2017 e nel 2018.

Quanto sta avvenendo è infatti l’arrivo dello tsunami. Il Decreto Rilancio ha esteso il divieto dei licenziamenti collettivi e per giustificato motivo oggettivo per un totale di 5 mesi, prorogando quindi al 17 agosto la scadenza inizialmente prevista dal Dl “Cura Italia” al 17 maggio. Dopo l’estate o al più tardi quando termineranno i fondi per gli ammortizzatori sociali arriverà l’ora della verità. Le previsioni sono nere: il nostro Osservatorio stima la perdita di 49.000 posti di lavoro nel terziario.

Dobbiamo interrogarci se siamo pronti a gestire anche questa emergenza.

Partiamo dagli errori che abbiamo fatto. Eravamo impreparati al lockdown. L’urto della pandemia ha evidenziato a pieno le deficienze strutturali del sistema. Gli ammortizzatori sociali in campo in questi mesi Fis, Cid, Cio non hanno funzionato e la burocrazia ha prodotto costi per le aziende, un lavoro immane per i professionisti e ritardi odiosi nel pagamento dei lavoratori.

Siamo scivolati su quello che doveva essere un semplice atto amministrativo di liquidazione di un assegno ai dipendenti. Senza contare che gli ammortizzatori così come sono concepiti e che abbiamo ereditato dalla crisi partita nel 2009 sono più adatti a un fermo della produzione che a una gestione flessibile della ripartenza da lockdown. Non c’è flessibilità di utilizzo sul personale e questo mette in grave difficoltà, bar ristoranti e negozi. Chiediamo a gran voce una revisione della cassa integrazione, magari con un unico accordo nazionale e un unisco strumento che la renda più moderna. Se la cassa è un sostegno al reddito del lavoratore, allora deve essere (quasi) immediata e non quando il lavoratore è allo stremo; mentre se deve salvare posti di lavoro deve offrire risposte certe di flessibilità agli imprenditori. Infine, deve essere semplice da gestire evitando crisi di nervi tra i professionisti e le associazioni.

Ora la piena prosegue. La partita si sposterà tra qualche mese sulle politiche attive del lavoro che hanno già malfunzionato in periodi di bassa disoccupazione. Tra qualche mese gli enti pubblici e i centri privati si troveranno sott’acqua. Io non credo infatti che i successi occupazionali di questi anni siano il frutto dell’efficienza dei servizi per l’impiego, soprattutto di quelli erogati dai Centri per l’impiego.

Anche qui dobbiamo capire se gli strumenti vecchi saranno adeguati all’emergenza Covid. Non penso.

Per le imprese dovremo lavorare sulla crescita delle competenze, l’innovazione per generare nuovi business a sostegno dei rami d’azienda tradizionali delle Pmi. Questo sarà compito delle associazioni datoriali e del sistema delle Camere di Commercio. Interroghiamoci però già da ora, prima che l’onda arrivi e le tensioni sociali crescano, se il sistema sarà in grado di dare risposte soddisfacenti con formazione, riconversione e collocamento alle tante persone che saranno in seria difficoltà. Forse potremmo fare un po’ meglio.           


Ad Almenno San Bartolomeo si riscopre il Lampone dell’Albenza con la collaborazione dei ristoranti

Domenica 21 giugno, dalle ore 9 fino le ore 18, presso il Campo sportivo di Albenza, frazione di Almenno San Bartolomeo, ritorna l’appuntamento con il «Mercato del Lampone d’Albenza e del prodotto tipico» organizzato nel rispetto delle norme anti-Covid. Come dice il nome stesso, si tratta di una manifestazione che vedrà la presenza di produttori locali di questo squisito frutto della natura albenzese, oltre che di altri prodotti locali come formaggio, vino, fragole, dolci. A rendere ancora più golosa la manifestazione organizzata dalla Pro Loco locale con il supporto di Ascom Bergamo Confcommercio anche la collaborazione di tutti i 5 ristoranti di Almenno San Bartolomeo che proporranno un menù dedicato con almeno un piatto a base di lampone: Ristorante Collina, Ristorante Camoretti, Ristorante Da Ivan, Agriturismo al Robale, Antica Trattoria Giubì, Pizzeria la Quarenga.          
«Siamo entusiasti della collaborazione con i ristoranti d’eccellenza di Almenno che hanno preparato deliziosi menù appositi – sottolinea Pietro Rota, presidente della Pro Loco di Almenno San Bartolomeo -. Insieme ai vigneti, il lampone d’Albenza e tutti i piccoli frutti del nostro territorio rappresentano un aspetto fondamentale e caratterizzante del nostro territorio e che dobbiamo proteggere e andarne fieri. Al Mercato saranno presenti sei produttori di lamponi: Giovanni Tironi, Alessandro Rota con Naturalbenza, Ambrogio Todeschini, Cristina tironi oltre che Diego, Cinzia e Stefania. Durante la giornata ci sarà anche la benedizione dei trattori presenti fin dal mattino».

Il Lampone dell’Albenza       
«Una ventina di anni fa, ad Almenno San Bartolomeo esisteva la Cooperativa Piccoli Frutti che pensava a commercializzare il famoso Lampone dell’Albenza, venduto persino alla Campari – prosegue il presidente della Pro Loco -. Ora quella cooperativa non c’è più e purtroppo negli anni si è persa la cultura, e la coltura, dei nostri piccoli frutti, soprattutto per via della grande distribuzione e delle produzioni industriali meno costose. Questa iniziativa nasce proprio per dare valore a un prodotto che è specchio della tradizione del territorio».   
«Il lampone fa parte della nostra storia e delle nostre tradizioni: nei bar, nei ristoranti, nelle gelaterie e nei locali rinomati – aggiunge Giovanni Tironi, albenzese, ideatore della Sagra del lampone d’Albenza e produttore di lamponi -. La storia e l’amore per la nostra terra è tornata ancora più forte di prima per riportare il nostro prodotto all’eccellenza. Mi è capitato di trovarmi anche a distanza da Bergamo e sentire parlare del nostro lampone d’Albenza. L’amore per la nostra terra unito da un senso morale, ha rimesso in moto la macchina del tempo. Bentornato lampone d’Albenza. Ricordo che queste attività agricole sono importanti anche per la manutenzione e la pulizia di boschi e campagna».

La collaborazione con i ristoratori e lo sconto sul menù   
«Per via delle normative in vigore non sarà presente alcun servizio cucina in questa edizione – conclude Rota -. Abbiamo però voluto, in questo momento difficile per i ristoratori, proporre loro una collaborazione che si è concretizzata in poco tempo. Oltre ai menù dedicati, tutti i partecipanti al Mercato di domenica riceveranno infatti un tagliando con il quale avranno il diritto al 15% di sconto sul conto finale presso i ristoranti aderenti».     

La presentazione di «Albenzola», il dolce al lampone       
In occasione della manifestazione, inoltre, lo chef almennese Mario Cornali, patron del Ristorante Collina, presenterà al Mercato del Lampone il suo nuovo dolce «Albenzola lampone per la gola» che si candida a diventare una specialità tipica del territorio. «Si tratta di un dolce a lievitazione naturale a base di lamponi dell’Albenza, sviluppato sulla scorta del grande successo delle nostre colombe pasquali – spiega lo chef Mario Cornali -. Lo abbiamo denominato “Albenzola”, registrandone marchio e logo».

Albenzola dolce lampone

Il rispetto delle misure di sicurezza            
In ottemperanza alle misure di sicurezza previste dalla normativa per la prevenzione dell’epidemia da covid 19, accesso e uscita dal campo sportivo saranno regolati da apposita segnaletica e dal personale grazie all’aiuto degli Alpini di Almenno e di Albenza. «Si richiede tranquillità, pazienza e collaborazione oltre che a rispettare le norme in vigore come l’uso della mascherina e le distanze di sicurezza – conclude Rota -. Ringraziamo anche gli Alpini e i Bersaglieri di Almenno San Bartolomeo, sempre disponibili a collaborare, e Gianbattista Brioschi, Presidente Ambito Territoriale Valle Imagna-Villa d’Almè, per aver concesso il benestare alla manifestazione».

 

I RISTORANTI ADERENTI E I LORO MENÙ (IN ORDINE ALFABETICO)

 

Agriturismo Al Robale, Via Cabinetti 2, Almenno S.B. – 035/642633

In carta:

-Risotto al lampione con prosecco,

-Gelato con lamponi freschi

-Torta di lamponi alla bavarese

Prenotazione obbligatoria entro domenica 21 giugno (ore 11)

 

Antica Trattoria Giubì, Via Cascinetto 2, Almenno S.B. –  035/540130

-Il tagliere dell’Osteria, Parmigiano extra vecchio, il fiore croccante

-A scelta il secondo del giorno tra cui controfiletto di cinta senese con sottobosco di lamponi

-Caffè della Mokka e piccola dolcezza

-Bicchiere di vino e acqua minerale

29 euro a persona – Se possibile prenotazione entro sabato

 

Ristorante Camoretti, Via Camoretti 1, Almenno S.B. 035/550073

– Antipasto tradizionale con verdure in olio e torta salata

– Cannelloni di burrata e patate ai fiori di zucchine

– Filettino di maiale cotto a bassa temperatura con salsa all’aceto balsamico e lamponi

Chips di patate

– Sfoglia al cacao con crema al gianduja e lamponi

35 euro a persona – con scelta di due portate, dessert, acqua e caffè (vino escluso)

Prenotazione obbligatoria entro sabato 20 giugno (ore 18)

 

Ristorante Collina, Via Capaler 3, Almenno S.B. – 035/642570

-Carpaccio di salmerino di Preore con salsa Ceviche, gocce di lampone e olio al sedano

-Risotto con funghi porcini e mirtilli

-Pancia di maialino morbia e croccante, purea di carote e gel di ribes rosso

-L’incontro tra il lampone dell’Albenza e la nocciola gentile del Piemonte “Albenzola lampone per la gola”

Coperto e acqua inclusi (vini esclusi)

65 euro a persona

 

Ristorante Pizzeria Da Ivan, Via Barlino 62, Almenno S.B. – 035/642573

-Antipasto assortito

-Casoncelli alla bergamasca

-Filetto di vitello con riduzione al Valcalepio rosso e lamponi

-Semifreddo ai lamponi

-Caffè

38 euro a persona (min. due persone compreso ½ litro di vino)

 

Ristorante Pizzeria La Quarenga, Via Piusano 2, Almenno S.B. – 333/9199573

-Risotto ai lamponi e grana padano

-Medaglioni al lampone

-Tortino al cioccolato con cuore di lampone

-compreso ½ litro acqua e ¼ vino

-Caffè e amaro

30 euro a persona

 

Ai prezzi indicati nei seguenti menù dedicati verrà applicato da tutti i ristoranti il 15% di sconto alla presentazione del tagliando che verrà rilasciato a tutti i visitatori del Mercato del Lampone d’Albenza e del prodotto tipico.


Bando Distretti del commercio per il rilancio di paesi e città

Nove incontri sul territorio per presentare le novità del bando regionale «Distretti del commercio per la ricostruzione economica territoriale urbana». Il bando stanzia oltre 22 milioni di euro per sostenere, attraverso i Di-
stretti del commercio, negozi, bar e ristoranti.
«La nuova misura, che attendiamo da sei anni, ha come scopo il rilancio delle economie urbane e cerca di andare incontro alle nuove esigenze delle imprese dettate dalla situazione post-emergenziale – afferma Oscar Fusini , direttore di Ascom Confcommercio Bergamo –. Inoltre è un grande passo in avanti in quanto riconosce ai Distretti il ruolo di volano dello sviluppo e di veicolo di sostegno alle imprese. Pubblico e privato si mettono insieme per ricostruire il tessuto economico messo a dura prova dall’emergenza sanitaria».
Gli incontri promossi da Ascom hanno preso il via il 15 giugno (primo appuntamento dedicato a Treviglio e il secondo al Sebino) e continueranno fino al 26 giugno. Si svolgono tutti on line e sono indirizzati ai commercianti, baristi e ristoratori dei 25 Distretti del commercio presenti sul territorio bergamasco, che coinvolgono circa 150 comuni: La Porta della Val Brembana – Alto Brembo – Fontium et Mercatorum (17 giugno); Seriate – 525 (18 giugno); Bergamo (22 giugno); In Valle Imagna: Tradizione e Qualità (23 Giugno); Romano di Lombardia – Brebemi Shopping – Dei Castelli e Fontanili della Bassa (24 Giugno); Alta Val Seriana – Insieme sul Serio – Asta del Serio – Honio – Le Cinque Terre della Val Gandino (25 Giugno); Ville e Torri dell’Isola – Morus Alba – Isola Bergamasca – Distretti dei Colli e del Brembo – Commercio Lexena (26 giugno).

«È da alcuni mesi che ci stiamo preparando a questo bando – spiega Roberto Ghidotti, responsabile dei Territori di Ascom Confcommercio Bergamo -. Già prima dell’emergenza sanitaria e poi subito dopo il lockdown abbiamo sondato il terreno con i comuni e con gli imprenditori e abbiamo cercato di raccogliere gli interessi degli uni e degli altri. Da un sondaggio fatto con le amministrazioni comunali capofila dei distretti risulta che circa 700 imprenditori hanno intenzione di investire nei prossimi mesi. Ora come associazione abbiamo promosso nove incontri via webinar per presentare a tutti i commercianti le tipologie di investimenti, le spese ammissibili e le caratteristiche dei bandi che ciascun comune capofila di distretto dovrebbe presentare. Lo scopo è quello di raccogliere l’interesse degli imprenditori invitandoli a collaborare con le pubbliche amministrazioni in modo che possano predisporre progetti legati alle effettive necessità dei commercianti».

Allestimento negozio

Cosa prevede il bando: da 100 a 170 mila euro
Il bando di Regione Lombardia prevede che i distretti presentino progetti integrati di supporto alle reti delle attività commerciali, di servizio e dei pubblici esercizi. Ciascun distretto può presentare una domanda per ottenere fino a 100.000 euro di contributo per le attività commerciali di somministrazione o di vendita di beni o servizi con vetrine sul fronte strada (il contributo per le imprese sale a 170.000 euro nel caso del Duc di Bergamo). Oltre a questo, sono previsti anche contributi per le opere pubbliche e le attività organizzate dai comuni e dagli altri partner dei distretti.

Le imprese possono richiedere un cofinanziamento per le proprie iniziative di miglioramento o abbellimento delle attività commerciali, oppure per tutti gli adeguamenti e investimenti che si stanno rendendo necessari per fronteggiare l’emergenza Covid-19 e per adeguare le procedure di sicurezza, a tutela di clienti e collaboratori.

Per chiedere il cofinanziamento (che si applicherà alle spese sostenute a partire dal 5 maggio 2020 e le coprirà al massimo fino al 50%) gli imprenditori devono attendere che ciascun comune capofila pubblichi il bando relativo al
proprio distretto.

Domande dal 1° luglio

Le domande di contributo devono essere presentate a partire dal 1° luglio 2020 e il progetto da finanziare deve essere promosso da un partenariato di soggetti pubblici privati che comprenda obbligatoriamente i comuni aderenti al distretto e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative. Gli incontri promossi da Ascom si tengono on line sulla piattaforma Google meet e prendono il via alle ore 15. Per iscriversi ai webinar, gratuiti e aperti sia agli associati che ai non associati, occorre compilare il format.

Il calendario degli incontri
Gli incontri promossi da Ascom si tengono online sulla piattaforma Google meet e prendono il via alle ore 15. Per iscriversi ai webinar, gratuiti e aperti sia agli associati che ai non associati, occorre compilare il format sul sito di Ascom www.ascombg.it.

17 giugno La Porta della Val Brembana – Alto Brembo – Fontium et Mercatorum

18 giugno Seriate – 525

22 giugno Bergamo

23 Giugno In Valle Imagna: Tradizione e Qualità

24 Giugno Romano di Lombardia – Brebemi Shopping – Dei Castelli e Fontanili della Bassa

25 Giugno Alta Val Seriana – Insieme sul Serio – Asta del Serio – Honio – Le Cinque Terre della Val Gandino

26 Giugno Ville e Torri dell’Isola – Morus Alba – Isola Bergamasca – Distretti dei Colli e del Brembo – Commercio Lexena

Calendario degli appuntamenti
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Bergamo, fino al 2 agosto stop alla vendita di bevande d’asporto dopo le 19

Da oggi entra in vigore una nuova Ordinanza del Comune di Bergamo relativa al “Divieto di vendita per asporto di bevande (alcoliche e non alcoliche) e divieto di consumo di bevande sul suolo pubblico per evitare assembramenti”. Il divieto vale per tutti giorni, dalle ore 19 alle ore 7, a partire da oggi (18 giugno) fino al 2 agosto 2020.

Ecco le disposizioni:

1) è vietata la vendita per asporto di bevande, alcoliche e non alcoliche, da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, ad esclusione dell’acqua. Sarà sempre consentita la somministrazione sia all’interno dell’attività (anche al bancone se è possibile il distanziamento tra i clienti) che all’esterno dell’esercizio stesso esclusivamente con servizio al tavolo; 

2) è consentita la vendita per asporto di bevande alcoliche e non alcoliche da parte degli esercizi di vicinato, delle attività artigianali, dei distributori automatici e delle medie e grandi strutture di vendita purché in contenitori chiusi; 

3) è vietata la consumazione di qualsiasi bevanda (alcolica e non alcolica) ad esclusione dell’acqua, su area pubblica o privata ad uso pubblico compresi parchi, giardini e ville aperte al pubblico; 

Resta consentita la vendita con consegna a domicilio da parte delle predette attività commerciali, di somministrazione e artigianali. 

Resta fermo l’obbligo di cui all’art. 17 del Regolamento di Polizia Urbana per tutte le attività di somministrazione di alimenti e bevande di adottare idonee misure affinché all’uscita dei locali i frequentatori evitino comportamenti dai quali possa derivare rumore o disturbo alle persone.