L’assemblea straordinaria di Ubi Banca, convocata a Brescia, ha approvato la trasformazione in spa. È la prima delle dieci banche popolari interessate dalla legge promossa dal governo Renzi ad abbandonare la forma cooperativa. I sì sono stati 4.976, 25 i no e 31 gli astenuti. Un «passaggio storico» ha detto in assemblea il ceo, Victor Massiah. In assemblea, al momento del voto erano presenti 5.032 soci, in proprio e per delega. La maggioranza a favore della trasformazione in spa è stata bulgara, pari al 98,88% degli intervenuti. Per approvare la trasformazione in spa, sulla base delle regole introdotte dal Parlamento, era sufficiente una maggioranza dei due terzi dei votanti. «Stiamo cambiando un vestito ma non è la forma giuridica che fa la banca ma gli uomini, che penso che siamo molto consapevoli delle responsabilità che hanno», ha detto il presidente del consiglio di gestione Franco Polotti. All’assemblea straordinaria presenti 4.551 soci, di cui 2.501 in proprio, in rappresentanza del 20,56% del capitale. “La scelta di Ubi Banca di procedere alla trasformazione in spa – ha detto presidente del consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio – contribuirà alla stabilità dell’istituto. Non soltanto il governo, non solo Bankitalia, non solo la Bce, l’Fmi e il Comitato di Basilea, ma anche la Consob in Parlamento: tutti gli enti si sono espressi a favore di questo cambiamento. Assecondare questo cambiamento ha senso proprio per la stabilità del nostro istituto”. Moltrasio ha dato anche indicazioni sul diritto di recesso. Per chi volesse esercitarlo il tempo richiesto dalla procedura sarà di «sei mesi». Nel fissare il tetto la banca ha cercato il «giusto equilibrio» tra il diritto dei soci di monetizzare le proprie azioni «e il dovere di mantenere patrimonio alla banca per reggere eventuali intemperie nei mercati”.