I giovani e la loro socialità sono le vittime trascurate della pandemia

Da mesi è al centro del dibattito l’analisi di chi abbia subito le conseguenze economiche della pandemia, mentre è quasi assente la discussione su chi stia subendo l’impatto sociale delle restrizioni. Se nel primo caso sono le imprese del terziario (turismo, commercio servizi) con i loro titolari, collaboratori e dipendenti quelle che più hanno pagato economicamente nell’ultimo anno e mezzo, le persone più colpite dai lockdown sono i giovani. Non è casuale. C’è, infatti, un legame forte tra le attività del commercio e le giovani generazioni come conferma lo studio “Le giovani generazioni in Italia dopo la pandemia” edito dall’ufficio studi di Confcommercio a luglio 2021 e che tra i diversi paragrafi che descrivono il dramma della situazione demografica e lavorativa dei giovani in Italia aggiunge “La socialità negata (per nobili ragioni) durante la pandemia”.

Anche a prescindere dal “disastro” scuola, la già difficile condizione giovanile in Italia è peggiorata sensibilmente dal 2020. I giovani sono stati i più colpiti nella loro vita sociale. In occasione dell’indagine Censis-Confcommercio “Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane”, realizzata durante la scorsa primavera, sono state rivolte, nella seconda parte di aprile, ai responsabili degli acquisti delle famiglie (1.000) alcune domande su comportamenti e attese delle famiglie durante la pandemia. Esaminando le risposte del totale degli intervistati emergono alcune indicazioni interessanti su cosa è mancato di più durante il periodo della pandemia.

L’indagine Censis-Confcommercio “Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane”

Le diverse fasi di confinamento domestico o di limitazione agli spostamenti e all’utilizzo di determinati servizi, oltre a determinare impatti di varia natura e intensità sull’economia delle famiglie, hanno comportato rinunce e modifiche comportamentali. Come era facilmente prevedibile, quello di cui si è maggiormente sentita la mancanza è stata la libertà di incontrare amici e parenti (punteggio medio di 8,2 in un range da 1, minimo disagio, a 10, massimo disagio), seguita dalla possibilità di viaggiare (punteggio medio 7,3) e dalle gite fuori-porta nei fine settimana (6,9). Sostanzialmente tutto ciò che è riconducibile alla libertà di impiegare il proprio tempo libero nel modo preferito.

Tra le tipologie di esercizi/servizi la cui chiusura è pesata di più per la popolazione, si segnalano bar e ristoranti (6,3) seguiti da musei e altri luoghi di cultura (6,2) e cinema, teatri, eventi concertistici (6,0). La rinuncia all’attività sportiva è stata “dolorosa” più o meno come l’impossibilità di praticare lo shopping e accedere ai servizi di cura della persona come estetisti, parrucchieri e barbieri (dal 5,3 al 5,6). Voti decisamente più bassi per l’impossibilità di recarsi sul luogo di lavoro (3,2) e di frequentare locali notturni e sale da ballo (2,7).

Un ulteriore elemento di interesse sono le differenze generazionali nella percezione delle difficoltà. Il voto su quanto si è sentita la mancanza di diverse occasioni di socializzazione è stato, infatti, applicato agli intervistati suddivisi in tre classi di età. Dalla ricerca emerge che l’impedimento a poter vivere momenti di socializzazione è stato molto più gravoso per i giovani che per gli anziani con scarti molto significativi. Questo risultato, forse scontato al punto da essere completamente trascurato dal dibattito pubblico, fa apprezzare ancora di più lo sforzo eccezionale che hanno fatto i giovani durante la pandemia a rispettare tutte le misure di contenimento alla diffusione del coronavirus.
Se l’impossibilità di incontrare amici e parenti è stata vissuta dalle fasce di età più giovani in linea con il dato medio, alcune voci mostrano invece scarti significativi. Ad esempio, la mancata frequenza di locali notturni e discoteche, pur essendo all’ultimo posto nella graduatoria, è stata vissuta dai giovani con maggior sacrificio rispetto alle fasce di età più adulte (quasi il doppio 4,2 contro 2,7). Analoga considerazione vale per le passeggiate, le cene e gli aperitivi fuori casa e la partecipazione a eventi sportivi.

La solidarietà genitori-figli

Al di là delle tante rinunce che in diversa misura hanno colpito tutta la popolazione e i giovani in particolare, è interessante quello che emerge dall’indagine riguardo alle opinioni su quali siano state le fasce d’età maggiormente penalizzate dalla pandemia. Secondo gli intervistati la situazione emergenziale che si è venuta a determinare da un anno a questa parte ha visto tra gli “sconfitti” prima di tutto i più giovani, categoria indicata da circa il 46% delle risposte. Esaminando i giudizi espressi sulla base della classe di età emerge una sorta di solidarietà genitori-figli. Per i più giovani, l’attenzione è verso la classe di età nel pieno dell’attività lavorativa, cioè 45-64 (48,1%); per l’età pienamente lavorativa, l’attenzione non è affatto su di sé, anzi, ma è verso i giovani (54,4%); probabilmente madri e padri, figlie e figli, soffrono più delle sofferenze dei congiunti che direttamente delle proprie.

È verosimile che questo dato sia riconducibile al fatto che le famiglie hanno “toccato con mano” le difficoltà e lo spaesamento dei loro figli nel doversi adattare alla didattica a distanza e all’intermittente ritorno in aula, nell’impossibilità di socializzare con i coetanei, nelle limitazioni alla pratica sportiva. Pochi si concentrano sulle difficoltà degli anziani e a ben guardare neppure gli anziani stessi (il 12,8% del campione li ritiene i più penalizzati).
Si tratta di un risultato molto forte, considerando che gli anziani sono stati le principali vittime – in senso proprio – della pandemia e hanno dovuto subire un fortissimo confinamento domestico, avendo tra l’altro più difficoltà nell’organizzarsi una “vita in digitale” là dove era l’unica possibilità in essere. Ma i giovani che con il digitale hanno comunque affrontato le restrizioni, sono coloro che hanno rinunciato più di tutti al loro stile di vita nella lotta alla pandemia.

 


A Pisogne sul Lago d’Iseo l’aperitivo è dedicato a Woodstock

A Pisogne sulla sponda bresciana del Lago d’Iseo il Barbai è un locale ‘museo’. Qui l’offerta di cocktail, drink realizzati con mestiere si unisce alla proposta di mostre, per lo più di artisti locali. La convinzione del patron Maurizio Domestici è che anche i baristi possono fare cultura, non solo gastronomica, e che la passione per il bello può raggiungere con facilità i giovani, in un ambiente informale e conosciuto.
Domani, 25 maggio 2019, a partire dalle 19 è in programma una mostra-concerto dedicata a Woodstock, in occasione del 50° anniversario del leggendario festival di Bethel. La mostra si intitola “WOODSTOCK 1969-2019”.
Sulle pareti del locale ‘sfilano’  25 opere – per lo più acrilici su tela formato 50×50 – in cui altrettanti studenti del Liceo artistico “Tartaglia-Olivieri” di Brescia interpretano e raccontano, con lo sguardo post millennial, i tre giorni di musica, peace and love sessantottini. Nel corso della serata il gruppo musicale Gillet Fusione & Lalla proporrà cover di alcune canzoni del concerto di Woodstock.
La partecipazione alla serata è libera, è gradito abbigliamento in stile anni ’60/’70. La mostra è visitabile fino al 24 luglio negli orari di apertura del locale ed è ideata e curata da Bruno Zoppetti, apprezzato artista e professore del Liceo Tartaglia-Oliviero di Brescia,. L’iniziativa è legata a Nistoc il festival di Sulzano che quest’anno sarà dedicato appunto a Woodstock.  Sulle tele sono ritratti giovani spettatori e i musicisti icona dell’evento, da Janis Joplin a Grace Slick, Richie Havens, Alvin Lee. Con loro riprende vita un’epoca lontanissima dalla realtà dei ragazzi di oggi, in cui i ragazzi erano mossi dalla appassionata fiducia di poter cambiare il mondo.
Dal 25 al 28 luglio la mostra si trasferirà a Nistisino di Sulzano all’interno del festival Nistock.
Barbai Piazza Vescovo Pellegrini Pisogne, Lago d’Iseo – Bs

 

 

 

La locandina


Torna l’appuntamento tecnologico con il Gruppo Giovani Imprenditori di Ascom Confcommercio

Dopo il corso “Google My Business: come comparire ai primi posti nei motori di ricerca” che è stato accolto con entusiasmo dai partecipanti, il Gruppo Giovani Imprenditori di Ascom Confcommercio Bergamo propone il secondo incontro tecnologico.

Dal titolo “Come sviluppare professionalmente la presenza online aziendale”, l’appuntamento di lunedì 15 ottobre, presenterà tutti i modi per utilizzare al meglio gli strumenti digitali che portano alla conquista e allo sviluppo della presenza online della propria azienda.

Il corso tenuto da Gianluca Sigiani, Digital & marcom consultant e CEO di ShareNow! Srl, si focalizza sul marketing, sull’importanza della SEO (Search Engine Optimization) per posizionarsi al meglio sui motori di ricerca e allestire una vera e propria rete editoriale digitale, sulle tecnologie e le regole di comunicazione, sull’utilizzo in modo professionale dei social network che oggi sono fondamentali e sul come, quando e perché dell’e-commerce.

La partecipazione al corso è gratuita previa iscrizione.

 


Vinitaly, le cantine bergamasche conquistano gli operatori stranieri

L’edizione 2018 di Vinitaly chiude con il segno positivo per le aziende bergamasche. Durante i quattro giorni la kermesse ha mostrato particolare interesse per i vini del nostro territorio. La dimostrazione più lampante è arrivata proprio dai visitatori della fiera che riconoscevano i vini del Consorzio caratterizzati dall’effige del Colleoni e chiedevano di degustarli. La novità e la tendenza dell’ultima edizione ha riguardato l’attenzione ai vini biologici, presenti in molti stand.
Anche il Consorzio del Moscato di Scanzo ha raccolto sensazioni positive dal Vinitaly, così come il padiglione delle birre dove il birrificio artigianale Otus, in partenza per la fiera di Singapore, ha fatto il pieno di pubblico, sia italiano che straniero.
“Vinitaly si conferma un evento che genera interesse da parte del pubblico straniero – ha commentato il Presidente del Consorzio Valcalepio,  Emanuele Medolago Albani -. Numerose delegazioni estere hanno chiesto di visitare i nostri stand, ciò implica che il Valcalepio inizia ad essere apprezzato, gira il nome anche tra il pubblico e i mercati stanno rispondendo”.
“Tantissima gente interessata e meno curiosi – è il bilancio di  Sergio Cantoni direttore Cantina Sociale Bergamasca -. Abbiamo ricevuto visite anche da importatori stranieri provenienti da Singapore, Usa, Germania, Svizzera, Messico, Brasile, Cile, Taiwan e Giappone, sia in forma di Delegazioni ma anche importatori singoli. Un grande successo la degustazione emozionale. E dopo tanti anni abbiamo ricevuto ordini”
“Il bilancio è sicuramente positivo – afferma  Enrico Rota della Villa Domizia 4R di Torre de’ Roveri -. La gente interessata e la formula della piazza è risultata premiante per tutto il Valcalepio.
Il consumatore ha dimostrato un’attenzione legata al territorio e il vino si è confermato un ambasciatore naturale”.
Esperienza positiva anche per Sereno Magri, produttore di Valcalepio e Moscato di Scanzo e per Marco Locatelli dell’azienda agricola Tosca che dice: “I contatti sono risultati molto buoni e abbiamo ricevuto visitatori da tutta Italia per assaggiare Moscato Scanzo. Molta curiosità anche da parte degli stranieri e in generale tantissima gente qualificata”.
“Ottimo bilancio considerato il grande numero di espositori – afferma Marco Locatelli dell’azienda agricola Tosca -. Fare squadra con iniziative comuni è la carta vincente per generare movimento e trattative commerciali”.
Franco Plebani del Calepino parla di un’affluenza più che buona: “Abbiamo avuto contatti positivi anche per la vendita, e visite di più operatori che privati. Abbiamo fatto squadra e oggi la nostra DOC è visibile e riconosciuta, con un Valcalepio richiesto e ricercato”.
 
 
Passando al mondo della birra,  le produzioni artigianali hanno mostrato di non avere confini e non essere così legate al territorio. Otus ha presentato ufficialmente a Vinitaly gli ultimi due prodotti, ambra nera e australe. “Abbiamo avuto relazioni da tutta Italia – oltre alla Lombardia il Lazio la Toscana e il Veneto – con un’attenzione particolare agli operatori internazionali con un grande successo per la birra italiana che rientra nel concetto del Made in Italy – racconta Giampietro Rota del birrificio Otus -. Se poi il prodotto è buono e con un packaging accattivante aiuta molto ad attirare operatore straniero. L’esperienza 2018 è molto positiva per il secondo anno consecutivo e questo dimostra l’attenzione verso il mondo artigianale della birra con un aumento delle quote di mercato”.


I bambini bergamaschi e internet, primo accesso a 7 anni e mezzo

Il 98% degli studenti tra i 15 e i 19 anni della provincia di Bergamo, senza differenza di genere e classi di età, si è connesso a internet nel corso dell’anno: il 18% per meno di un’ora al giorno, il 54% da 1 a 5 ore, il 14% è rimasto connesso per tutto il giorno. E il 6,9% ha avuto un utilizzo di Internet definibile “a rischio”. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine Espad realizzata sulla popolazione studentesca della provincia di Bergamo dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche in collaborazione con l’Osservatorio Dipendenze di Ats Bergamo.

Per rilevare il grado di rischio associato all’uso di Internet è stato utilizzato il test Short Problematic Internet Use Test (Spiut), un questionario di screening specifico per adolescenti, validato a livello nazionale, dal quale è emerso che per il 7,1% degli studenti della provincia di Bergamo che durante l’anno si sono collegati on-line l’utilizzo di Internet è definibile “a rischio” (M=6,4%; F=8,0%), quota che corrisponde al 6,9% di tutti gli studenti della provincia.

«Lo studio ci ha consentito di rilevare anche che la quota di studenti con profilo a rischio tende ad aumentare in corrispondenza delle ore trascorse a fare attività on-line – spiega la dottoressa Elvira Beato, assistente sociale specialista, responsabile dell’Osservatorio delle Dipendenze Ats Bergamo –. È emerso infatti che è a rischio il 30% di chi giornalmente naviga su internet per più di 6 ore, contro il 2% di chi è collegato circa per 1 o 2 ore. Numeri inequivocabili che ci impongono una particolare attenzione proprio alle fasce adolescenziali e dei giovani adulti, sicuramente più sensibili e più esposte al rischio».

Le attività che gli adolescenti svolgono su Internet

Secondo l’indagine, il 93% di chi si è connesso durante l’anno ha usato Internet in un giorno infrasettimanale qualsiasi lo ha fatto per chattare e/o partecipare ai social network, l’84% per leggere quotidiani, il 78% per scaricare film o musica e il 37% per accedere a siti specificatamente rivolti ad adulti (il 37% anche tra i soli minorenni). In quest’ultimo caso sono soprattutto i maschi ad aver adottato tali comportamenti. In particole: il 14% degli studenti italiani si dedica a giochi di abilità (come Texas Hold’em o Sudoku) e il 33% a giochi di ruolo, in particolar modo i ragazzi e gli studenti minorenni.

Accesso sempre più precoce

bambine internet computer webUn quadro arricchito dai risultati dell’analisi condotta sempre sul territorio di Bergamo e provincia grazie alla collaborazione di più di 90 pediatri e dedicata all’analisi di un ampio campione pre-adolescenziale (più di 3.000 questionari nel 2016, primo anno della ricerca, e già circa 2.000 nell’anno in corso). «Dalle rilevazioni è emerso che l’uso di internet si sta progressivamente anticipando. Accade sempre più spesso – rivela il dottor Luigi Greco, pediatra di famiglia – che anche bambini molto piccoli navighino da soli. Se è vero però che i bambini tra gli 8 e i 10 anni sono più sorvegliati, è vero altrettanto che per questa fascia si ha una percezione del rischio minore. Viceversa, tra gli 11 e i 13 anni, c’è maggiore autonomia nella gestione delle connessioni, ma anche minore percezione del rischio. Dati che devono farci riflettere anche perché i pericoli a cui i nostri figli si espongono sono tantissimi.».

Nello specifico, il 97% degli intervistati afferma di avere dei dispositivi con cui accedere alla rete (il 72% addirittura attraverso uno smartphone personale) e l’83% dispone di questi strumenti tutti i giorni, con limitazioni di orario (il 60%) o senza (il 30%) in orari giornalieri mentre il 9% ne fa uso anche di notte. Solo nell’ultimo anno l’età media di primo utilizzo di un web device si è abbassata da 9 anni (2016) a 7 anni e mezzo (2017). Il 17% invia foto personali, il 4,4% chatta con sconosciuti e il 1,4% invia dati personali a sconosciuti; in generale gli strumenti informatici vengono utilizzati per navigare in Internet, scaricare musica, giochi, effettuare ricerche scolastiche, vedere filmati su YouTube e chattare sui social media. Dal 2016 al 2017 non ci sono grossi cambiamenti per quanto riguarda i dati sulla sorveglianza parentale: circa il 20% dei ragazzi non è controllato dai genitori mentre naviga.

«L’età della prima connessione è sempre più bassa. Per questo deve nascere in noi adulti una consapevolezza maggiore. A marzo 2018 avremo i dati complessivi – anticipa Alberto Zucchi, direttore del Servizio Epidemiologico di Ats Bergamo – e da qui potremo partire per sviluppare idonei sistemi di accompagnamento per i minori che navigano online. È inquietante pensare che ci siano così tanti bambini da soli dietro a uno schermo. E questo, senza contare che oltre ai rischi esterni, sono tante e purtroppo gravi le possibili ricadute sulla salute: dall’alterazione del sonno ai disturbi nella concentrazione alle interferenze della tecnologia nei rapporti interpersonali».

I rischi per la salute

Studi scientifici recenti (“The associations between sedentary behaviour and mental health among adolescents: a systematic review”, “Myopia, a growing health problem” e “Protective and risk factors for adolescent sleep: a meta-analytic review”) rilevano che l’iper connessione può avere serie ripercussioni sulla salute dei bambini e dei giovani adulti. Spiega il dottor Roberto Moretti, medico, responsabile  dell’unità promozione della salute Ats Bergamo: «L’impatto dell’uso di internet sugli stili di vita negli adolescenti, in particolare sulla sedentarietà e sul sonno è molto rilevante con conseguenze misurabili già dopo 2-3 ore di utilizzo. Pensiamo all’aumento della sedentarietà con la conseguente diminuzione degli anni di vita, ma anche all’esposizione alle cosiddette fake news che rischiano di innescare comportamenti sbagliati nell’accesso alle cure, nell’uso di farmaci o nell’adozione di particolari diete. Conseguenze a cui si aggiungono quelle legate alla vista. Senza contare che un’eccessiva esposizione al web, a prescindere dal device utilizzato, provoca una perdita di sonno. E dormendo meno di otto ore per notte le ripercussioni negative sulla salute possono essere importanti».

Le iniziative di prevenzione dell’Ats

Ats Bergamo rivolge la massima attenzione alla salute di bambini e adolescenti non solo analizzando caratteristiche e rilevanza ma anche attraverso azioni di prevenzione di comportamenti a rischio e le diverse forme di dipendenza nei loro differenti contesti di vita. A partire dagli interventi nelle scuole, dove da tempo Ats è impegnata in collaborazione con le tre Asst Orobiche e il Provveditorato agli Studi.

«Abbiamo diversi progetti attivi rivolti ai giovani bergamaschi, dal Life Skills Training program ad Unplugged rivolti alla scuola secondaria di secondo grado, a Giovani Spiriti, che interviene sui temi della guida, del gioco d’azzardo e delle nuove tecnologie. Quest’anno, inoltre, abbiamo lanciato una nuova sperimentazione regionale per l’adattamento del progetto Life SKills sulla scuola primaria che sta coinvolgendo l’Ic di Calcinate. Anche se non sempre intervengono sul tema specifico dell’utilizzo delle nuove tecnologie, tutti questi progetti hanno l’obiettivo di sviluppare le abilità di vita degli studenti (life skills) tra cui le capacità di comunicare con gli altri, di risolvere problemi, di resistere alle pressioni esterne e di dire di no; l’assertività e le capacità di resistenza sociale. Forniscono quindi agli studenti gli strumenti per gestire il meglio possibile le situazioni che la vita presenta loro e, proprio per questo motivo. hanno un effetto protettivo trasversale a numerosi comportamenti a rischio tipici della fase adolescenziale», commenta Luca Biffi, Psicologo, Responsabile UOS Prevenzione delle Dipendenze Ats.

Si lavora su immagine di sé e autostima

A questi progetti si aggiunge l’educazione tra pari (peer education) «che – come spiega Giuliana Rocca, medico, responsabile dell’Unità di prevenzione dei fattori di rischio comportamentali Ats Bergamo – è una metodologia che abbiamo importato dagli Stati Uniti e che stiamo sperimentando con le classi terze del liceo Don Milani (4 classi scientifico, 2 classi linguistico, 4 classi psicopedagogico). Gli studenti di queste 10 classi, dopo aver seguito un percorso formativo curato da Ats Bergamo, ora svolgono attività di promozione salute con gli studenti delle prime e anche con tutto l’Istituto. Alla sperimentazione in questi ultimi due anni ha aderito anche l’Istituto Betty Ambiveri. Inoltre da quest’anno scolastico il Comune di Treviglio ha attivato un intervento di peer education su due Istituti Superiori, nell’ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro, in partnership e con la collaborazione di Ats e sta per essere un ulteriore progetto con una scuola di formazione professionale di Clusone».

Autostima-TAGGli argomenti scelti dagli studenti e poi affrontati vanno dall’immagine di sé all’autostima, come i pari influenzano l’immagine di sé, come nei social media viene percepita l’immagine di sé. Nell’ultimo anno scolastico i peer educatori del Liceo Don Milani hanno lavorato su immagine di sé e social media, producendo un decalogo di buon uso dei social media da pubblicare sul sito della scuola.

«I dati presentati oggi hanno dimostrato quanto grande sia il bisogno di fare attenzione all’età adolescenziale. Una fase difficile durante la quale si può essere più sensibili al richiamo di alcune dipendenze. Alcool, droghe ma anche distorsioni nell’uso di internet, appunto. Senza contare che, in quest’ultimo caso, non sappiamo ancora calcolare quanto possa essere grave l’impatto di tali comportamenti. Per questo abbiamo deciso di fare una riflessione specifica sull’uso della rete. A fronte di enormi potenzialità di internet, infatti, non possiamo non considerare i rischi di abuso soprattutto in adolescenza, già portati alla nostra attenzione da genitori e pediatri. Preoccupazioni fondate visto che diversi studi hanno evidenziato la maggior vulnerabilità degli adolescenti rispetto al rischio di abuso o di dipendenza da internet con possibili ripercussioni sui circuiti neuronali, sul modo di leggere, pensare, ricordare, organizzare le informazioni e sul modo di relazionarsi con gli altri, con una tendenza sempre maggiore all’isolamento», conclude la dottoressa Mara Azzi, direttore generale Ats Bergamo.


Giovani Ascom, le immagini della serata tra arte e solidarietà

La 12esima edizione di “Per un sorriso in più”, l’evento benefico organizzato dai Giovani Imprenditori dell’Ascom di Bergamo, aveva per sottotitolo “Facciamo della solidarietà un’arte”. Così è stato lo scorso 15 settembre all’Accademia Carrara di Bergamo, che ha aperto le sue porte per un elegante buffet con accompagnamento musicale e le sue sale alle visite guidate delle preziose tele.

Da sempre impegnati nel sostegno delle associazioni del territorio che si occupano dei più piccoli, i Giovani quest’anno raccoglievano fondi per l’associazione Azzurra di Bergamo che si dedica alla cura e all’assistenza di bambini colpiti da gravi malformazioni congenite o sindromi genetiche rare. La vicinanza alla onlus è stata testimoniata anche da tocchi di azzurro nell’abbigliamento e negli accessori dei partecipanti.

Alla serata hanno partecipato l’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti, Giampietro Bonaldi, amministratore unico della Cobe direzionale, il dottor Adib Salim, pediatra e cardiologo, presidente fondatore dell’Azzurra, i vertici dell’Ascom e delle categorie, i giovani imprenditori desiderosi di rafforzare lo spirito di gruppo e la collaborazione e le aziende che hanno condiviso l’obiettivo solidale.

Il servizio fotografico è di Fabio Toschi.


Giovani Ascom in aiuto ai bambini. Consegnati i fondi per la ricerca cardiologica

I Giovani Imprenditori Ascom hanno consegnato questo pomeriggio l’intero ricavato della serata benefica “Per un sorriso in più, facciamo della solidarietà un’arte”, organizzata venerdì scorso, 15 settembre, all’Accademia Carrara.

I proventi raccolti hanno permesso di devolvere alla onlus Azzurra 2mila euro che verranno impiegati per progetti di ricerca. «Il Gruppo, fin dalla sua costituzione, è vicino ai bambini in difficoltà e alle associazioni del territorio che li sostengono e aiutano. Il nostro impegno è quello di cercare di fare squadra e fare il tifo per i più piccoli che rappresentano il nostro futuro – dice il presidente del Gruppo under 40 Ascom Alessandro Capozzi -. Per questa nuova edizione, la 12esima, abbiamo scelto come charity l’Associazione Azzurra, una giovane onlus che si impegna per la cura e l’assistenza di bambini colpiti da gravi malformazioni congenite o sindromi genetiche rare. Teniamo a ringraziare l’Accademia Carrara e tutti coloro che con il proprio contributo ci hanno permesso di sostenere le loro attività».

Il ricavato della serata benefica contribuirà a finanziare un progetto di ricerca sulle cardiomiopatie, responsabili di morti improvvise, in collaborazione con l’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII e con l’ospedale San Gerardo di Monza. «Ringraziamo Ascom e il Gruppo Giovani Imprenditori per la vicinanza e il sostegno – commenta il dottor Adib Salim, pediatra e cardiologo, presidente fondatore dell’Azzurra, che dal 1999 grazie ad un’equipe di medici offre gratuitamente interventi, consulenze e diagnosi a bimbi affetti da gravi malformazioni -. Continuiamo il nostro impegno per salvare, grazie a diagnosi precoci, piccole e meravigliose vite. La nostra ricerca si concentrerà in particolare sulle morti improvvise,  a partire dalla morte bianca o morte in culla che purtroppo ha ancora origini sconosciute. Dato che l’incidenza della morte improvvisa coinvolge anche giovani atleti mentre praticano attività sportiva, Azzurra prosegue il suo impegno nella formazione del personale impiegato nelle polisportive o in ambienti scolastici per imparare manovre di rianimazione tempestiva e l’utilizzo corretto del defibrillatore ».


The green Wire, tre bergamaschi in bici per rilanciare il mondo bio

green wirePercorreranno mille chilometri, 120 al giorno, in bicicletta, il mezzo sostenibile per eccellenza. L’obiettivo di tre ragazzi bergamaschi è testimoniare la varietà del mondo bio in Italia girando il documentario autoprodotto che dà il nome al loro progetto, “The green wire”.

I protagonisti dell’avventura su due ruote sono Alfredo Amadori e Sergio d’Adda, entrambi di 27 anni, il primo, commesso in un negozio di prodotti biologici e organizzatore dell’iniziativa, l’amico dipendente in un’azienda di spedizioni, e Alessandro Pagnocelli, 26, perito informatico. Simbolo del viaggio è una ruota dalla forma di un gomitolo di filo verde, opera del fumettista Marco Locati, lo slogan è “Si gira in bio” e promotore del viaggio è Spazio Gate della Malpensata, a Bergamo.

La partenza è fissata per il 18 giugno. A girare le riprese del film sarà Simone Marchi che seguirà la spedizione a bordo di un’auto gpl. «Vogliamo mostrare ai nostri coetanei come il rispetto della terra possa essere la chiave per risolvere molti problemi – spiega Alfredo -. Se consumiamo cibo sano garantiamo la nostra salute e se il prezzo è equo si rispetta anche il lavoro di chi opera nella filiera, oltre ad adottare un comportamento etico che salvaguarda la biodiversità del pianeta».

Al centro del documentario ci sono l’amore per l’ambiente, la qualità dei prodotti, la spesa consapevole, l’istruzione, la formazione e il trattamento dei lavoratori. Le aziende che saranno visitate lungo il percorso sono tutte certificate, nessuna offrirà denaro ai tre giovani per avere visibilità. L’unica richiesta dei ragazzi? Vitto e alloggio. La prima tappa sarà all’apicoltura Casa Pietra di Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, dove si tratterà l’importanza delle api per l’ecosistema. Poi si andrà all’azienda agricola Podere Roccolo a Rimini, specializzata in ortaggi, legumi, erbe aromatiche e conserve, alla Girolomoni di Montebello, leader nell’export del bio, fondata da Gino, cresciuto tra i valori contadini e che è riuscito a fermare la fuga dalla campagna. Alla Delicious Nature di Ascoli Piceno si approfondirà la coltivazione dello zafferano, alla Sant’Angelo di Termoli la biodinamica. Prima di visitare il frantoio Galantino di Bisceglie, i tre giovani documenteranno lo sfruttamento dei braccianti nel ghetto di Rignano Garganico, nel Foggiano, dove il caporalato arruola i migranti, che vivono ammassati in baracche, pagandoli due euro a cassone di pomodori.

Le mete saranno documentate sui social con un doppio appuntamento live quotidiano e articoli pubblicati sulla pagina Facebook The green wire. «Creeremo e sfrutteremo una piattaforma di comunicazione anche attraverso un canale YouTube e una vera redazione che diffonderà articoli divulgativi, in modo da poter avere, prima e durante il viaggio, un contatto diretto con chi ci seguirà. Lo chef vegano bergamasco Stefano Broccoli preparerà un piatto con i prodotti di ogni azienda e, una volta tornati a casa, organizzeremo dei The green wire workshop – anticipa Amadori -. Mostreremo tutto il materiale raccolto durante il progetto per continuare a tendere il filo verde».


Val del Fich, i formaggi da premio della “Giamburrasca” dei caprini

Nessuna emozione quando le telecamere di Linea Verde l’hanno ripresa tra le stalle e i prati dell’azienda, durante la mungitura e la preparazione delle sue “creature” a chilometro zero, ricotte e formaggelle, con tanto di consegna a domicilio nei paesi limitrofi, mentre da quest’anno ha avviato anche una fattoria didattica per i bambini.

Ma è sui formaggi che si concentra la critica, dopo il riconoscimento prestigioso già incassato da Federica nel concorso milanese Onaf 2016 “All’Ombra della Madonnina» per la doppietta stracchinello-tronchetto. Da quel momento la sua vita non è stata più la stessa e nel giro di un paio d’anni è diventata una delle allevatrici più “mediatiche” del Bel Paese, dimostrando di cavarsela assai bene non solo nella caseificazione e nell’allevamento, ma anche davanti a microfoni e telecamere. Lei però è fatta così, spontanea come il suo sorriso, e ama ricordare come tutto nacque poco più di tre anni fa, nell’anno in cui a Milano frequentava la facoltà di Veterinaria all’Università, con indirizzo “Allevamento e Benessere Animale”.

Federica racconta di aver deciso di fare il tirocinio in un allevamento di capre «poiché è l’animale da reddito che mi ha sempre affascinato sin da bambina». Così iniziò a frequentare l’Azienda agricola Gamba, dove Battista Leidi, il vero guru italiano dei caprini, insegnandole l’arte della caseificazione, non le risparmiò ruvidezze e rilievi. «I primi giorni – ricorda – furono difficili soprattutto perché Battista era molto rigido nei suoi insegnamenti, ma col passare dei giorni mi sono sempre più legata a lui e il tirocinio è durato più del dovuto. Cercavo di unire la teoria e gli studi universitari con la tecnica e la tradizione che mi trasmetteva Battista: lì ho capito che quello era il lavoro che avrei voluto fare e con l’appoggio dei miei genitori ho deciso di buttarmi in questa avventura, coronando il mio sogno: lavorare con gli animali».

Federica Cornolti

L’attività parte con 15 capi in lattazione stabulati in una piccola struttura provvisoria: Federica inizia a lavorare il primo latte in un piccolo laboratorio mentre aspetta i premessi per la struttura finale. «Ad oggi possiedo 40 capi in lattazione e lavoro un buon quantitativo di latte che viene completamente trasformato per la produzione di formaggi freschi, formaggelle, ricotte e yogurt». La soddisfazione più grande sono i complimenti dei clienti e della critica, specie in occasione del concorso milanese all’Ombra della Madonnina.

caprini - azienda agricola Val del Fich (2)«La Giuria mi ha assegnato l’eccellenza per il tronchetto crosta fiorita: è stata una sorpresa perché non avrei mai pensato, visto la mia poca esperienza, di raggiungere un premio del genere». L’entusiasmo è la sua arma in più, quella che le fa reggere la giornata anche a ritmi infernali: «Mungo le capre due volte al giorno, do da mangiare agli altri animali e poi parto con la caseificazione. Adesso mi sto attrezzando per organizzare i campi estivi con i ragazzi. È un lavoro sette giorni su sette. Anche se cerco di godermi al massimo i momenti di relax. A Pasquetta sono andata in montagna, ma prima di partire e una volta tornata, mi aspettavano le capre da mungere: non mi pesa, è la mia vita».

Con i clienti ha un rapporto speciale, in tanti le danno del tu, c’è empatia quasi immediata: «Mi piace il rapporto diretto con la gente: ascolto tutti, mi vanno bene i complimenti, ma ascolto anche i consigli e faccio tesoro anche delle critiche quando arrivano. Il consumatore cerca disperatamente la genuinità: preferisce venire al mio spaccio anziché andare al supermercato, ma in questo modo mi sento anche investita di tante responsabilità, perché devo dar loro i messaggi giusti, per una corretta alimentazione o uno stile di vita sano». E tanto per non farsi mancare niente, Federica ha varato anche una linea di confetture: «Le produco insieme a mia mamma e mia nonna. Diciamo che è un’idea intergenerazionale: è bello fare qualcosa insieme alla propria famiglia, e sono pure buone!».

Federica Cornolti - azienda agricola val del fich (2)Ma tornando alla sua antica vocazione, nonostante sia stata molto tempo, recentemente, davanti a taccuini e telecamere con disinvoltura disarmante, Federica confessa che la sua più grande emozione resta quella che le capita abbastanza spesso, ormai, in stalla: «È quando vedo nascere un capretto: a quel punto tutta la fatica scivola via e resta soltanto una grande gioia».

Azienda Agricola “Val del Fich”

via Cornella
Ponteranica
346 1045697


Nei quartieri o nelle associazioni, con BG+ i giovani possono prendersi cura della città

giovani - lavoro- team - mani

I giovani si prendono cura della loro città e dei propri concittadini: torna infatti anche nell’estate 2017 BG+, l’iniziativa pensata dall’assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Bergamo in collaborazione con il Centro Servizi Bottega del Volontariato, il Consorzio Solco Città Aperta e HG80.

Il progetto, giunto alla terza edizione, è un ricco cartellone di proposte di volontariato e di impegno civico offerto ai giovani della città nel periodo compreso tra il 12 giugno e il 17 settembre. Si tratta di esperienze che permettono ai partecipanti di svolgere attività di utilità sociale e di conoscere le numerose associazioni di volontariato e realtà sociali di cui il nostro territorio è particolarmente ricco.

Il progetto si articola in due filoni di proposte: “I care my city” e “Volunteer Experience”.

I care my city consiste in un’attività di volontariato che si realizza in 11 quartieri della città, costruita insieme alle realtà sociali che vi operano (Spazi Giovanili, Oratori, associazioni) e condotta da educatori professionali. Si tratta di esperienze rivolte a ragazzi nati dal 1999 al 2003 della durata di pochi giorni e finalizzate al “prendersi cura” e alla “valorizzazione del bene comune”: piccoli interventi di manutenzione, cura di arredi urbani (tinteggiatura di muri, panchine, pulizia di parchi), animazione negli spazi giovanili, negli oratori, nei parchi, partecipazione all’organizzazione di eventi insieme a educatori e volontari nei quartieri di Boccaleone, Borgo Santa Caterina, Celadina, Città Alta, Grumello, Longuelo, Malpensata, Monterosso, Redona, San Tomaso e Villaggio degli Sposi

Con “Volunteer Experience” numerose realtà sociali della città di Bergamo accoglieranno i giovani nati dal 1992 al 2000 per vivere un’esperienza di volontariato e sperimentarsi in attività di servizio. Le realtà che partecipano al progetto sono: Associazione I colori del mondo – Cooperativa sociale Il seme, Associazione Giochincorso, Associazione Agathà onlus, Casa Samaria, Cooperativa Famille, Cooperativa Impresa sociale Ruah- Scuola di italiano, Fondazione Carisma Casa di riposo Santa Maria Ausiliatrice, Orto Botanico di Bergamo – “Lorenzo Rota”.

L’adesione al progetto da parte dei volontari avviene attraverso la compilazione di un modulo on line (www.giovani.bg.it) e a seguito di un colloquio motivazionale (per le attività Volunteer Experience). C’è tempo fino al 29 maggio per partecipare a Volunteer Experience e fino al 5 giugno per “I care my city”.

Per richiedere maggiori informazioni contattare l’Informagiovani del Comune di Bergamo:www.giovani.bg.it  tel. 035 399675/646