È stato il primo esempio, seguito poi a livello nazionale, di mission comuni tra associazioni di categoria delle pmi. Ora, a dieci anni dalla nascita, Imprese & Territorio – il comitato che riunisce Confartigianato Bergamo, Ascom Bergamo Confcommercio, Confimi Apindustria Bergamo, Cia, Coldiretti, Confcooperative, Confesercenti, Cna, Fai e Lia – fa il punto sul suo cammino e ricalibra obiettivi e strumenti alla luce dei cambiamenti che hanno investito l’economia, la società e l’impresa.
L’occasione, il convegno “Fare rappresentanza dentro il territorio oltre la crisi, verso la Smart land?” organizzato per il decennale al Palazzo dei contratti e delle manifestazioni di Bergamo, che ha visto la partecipazione di alcuni dei presidenti nazionali delle associazioni che costituiscono il Comitato unitario e la presentazione della ricerca “Fare rappresentanza nella transizione del capitalismo intermedio” realizzata dal Consorzio Aaster, diretto dal sociologo Aldo Bonomi.
«Come associazioni ed ente camerale rappresentiamo quel “popolo del fare impresa”, che da sempre ha costruito crescita ed occupazione nella nostra provincia e nel nostro Paese – ha ricordato il presidente della Camera di Commercio di Bergamo e dell’Ascom Paolo Malvestiti -. A Bergamo questa rappresentanza dieci anni fa si è unita in un unico comitato. Dieci associazioni che nel corso degli anni si sono conosciute, si sono stimate, hanno iniziato a lavorare, hanno intrecciato relazioni con il territorio e dato vita a progetti ed iniziative utili allo sviluppo dell’economia bergamasca».
Nel frattempo il dibattito sulla rappresentanza e sui corpi intermedi è stato vivace. Malvestiti lo ritiene «utile a ridefinirne il ruolo e i compiti, che sono quelli di mediazione, di presidio; ma soprattutto realtà capaci di assicurare agli imprenditori la possibilità di esprimere al meglio la loro partecipazione alla vita sociale ed economica di un Paese. Non dobbiamo mai dimenticare che all’origine delle nostre organizzazioni, Camera di Commercio compresa, ci sta sempre la persona, che è il punto che genera ogni aggregazione. E ciascun corpo intermedio ha valore se riesce a costruire un percorso che aiuta la persona, l’imprenditore, a progredire e a far crescere la società».
La sfida per il futuro di chi fa rappresentanza è quella di «essere agili, saper cogliere i cambiamenti in atto – ha affermato Malvestiti -, e aperti e radicati nei problemi delle comunità e dei territorio, capaci di contribuire a stringere rapporti sociali e a generare prosperità».
Quanto alle “dritte” emerse dalla ricerca, c’è la necessità di non pensare più solo a livello locale, ma di relazionarsi anche con i territori vicini, e quella di aprire una nuova fase unitaria del tavolo dedicata alla definizione di una nuova visione di sviluppo territoriale.
Per quanto riguarda il rapporto con gli associati, alcuni dei temi emergenti sono la capacità di tenere insieme le punte dell’innovazione e chi, invece, rischia di regredire; l’allungamento delle reti d’impresa al di fuori dal contesto locale; una più stretta connessione tra il mondo della formazione e quello dell’impresa; lo sviluppo del welfare aziendale; il governo del processo di trasformazione delle filiere produttive.
Il cambio di visione e azione è sintetizzato nei concetti di Smart Land e Smart City, che devono diventare il nuovo laboratorio della rappresentanza. «Per Bergamo – dice la ricerca Aaster – è necessario ragionare in una prospettiva di Smart Land che si relaziona con la Smart City. Se prima il problema era discutere e confrontarsi, eleggere democraticamente i soggetti che occupavano lo spazio intermedio da cui discendeva welfare, politiche per le imprese, politiche per lo sviluppo, politiche per il lavoro, assistenza alla comunità, oggi occorre ragionare sulla dimensione del territorio come dimensione sostanziale del cambiamento. Anche per quanto riguarda la trasformazione delle banche, delle fiere, delle reti, delle autonomie funzionali, della stessa composizione sociale del territorio».