Fusini (Ascom): «Ma resta una duplice preoccupazione»

Fusini (Ascom): «Ma resta una duplice preoccupazione»

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commessa abbigliamento

Il commercio bergamasco è in crescita sia, e soprattutto in città, dove le imprese del terziario sono aumentate del 4,53% rispetto al terzo trimestre del 2014, sia in provincia con +3,64% e 810 imprese in più. In città le attività registrate sono 4mila, in provincia più di 23mila, numeri che non si registravano da prima del 2008. A trainare il comparto sono le imprese di servizi, aumentate del 5,8% : mediatori immobiliari, agenti e procacciatori di affari, assicuratori, broker, e le attività di servizi alle imprese in genere, un ‘mondo’ che oggi conta 1.903 attività in città e 8.434 in provincia, per un totale di 10.337 imprese, di cui 569 nate tra il 2014 e il 2015. Ma crescono anche ristoranti, bar, locali serali (+5,6% rispetto al 2014) anche se in misura minore rispetto agli ultimi 5 anni con lo sprint portato dalla liberalizzazione delle licenze. Riprende anche il commercio alimentare spinto, soprattutto in città, dai consumi sul posto che hanno favorito la nascita di negozi che lavorano soprattutto nella pausa pranzo.

In aumento, di poco, il commercio non alimentare, vivacizzato dall’apertura di negozi etnici. Segno positivo, infine, anche per i servizi, intermediari e agenti di commercio e per il settore degli ambulanti (+7,3%), che riprendono dopo anni di forte contrazione.

Secondo il direttore dell’Ascom Oscar Fusini la crescita del terziario è dovuta ad un’aumentata fiducia nella ripresa del mercato ma anche a quello che definisce effetto occupazionale: “La crisi che ha colpito le aziende ha portato a una emorragia di professionalità che si sono disperse sul territorio: per molti l’apertura di un’attività commerciale ha rappresentato la possibilità di un nuovo sbocco occupazionale”. “Rimane una comune e duplice preoccupazione – dice Fusini – quella di sopravvivere in un mercato sempre di più globale e competitivo e di capire se le aspettative positive nell’ aumento dei consumi sono ben riposte. Il mercato è ancora in affanno, i consumi rimangono deboli perché il reddito disponibile e quindi la capacità di spesa per molte famiglie sono ancora limitati. I dati rappresentano una conferma che qualcosa di positivo sta per riprendersi anche nella nostra provincia ma certo si tratta di numeri ancora lontani e che forse non raggiungeranno più quelli precedenti alla crisi: se si pensa che nel 2003, 12 anni fa, gli esercizi in provincia erano 25.763 circa 2.500 in più del numero attuale e in città 5.054, mille in più di oggi, ben si capisce il pesante contraccolpo subito dalle imprese”.