Garanzia giovani, a un anno dal via incassa una sonora bocciatura

Garanzia giovani, a un anno dal via incassa una sonora bocciatura

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Il primo maggio non è stato solo la festa del lavoro ma anche il primo anniversario dell’avvio del piano Garanzia giovani nel nostro Paese. Il piano, annunciato con grande entusiasmo, aveva l’obiettivo, grazie anche ai 1,5 miliardi stanziati, di aiutare i giovani italiani senza lavoro ad accrescere la propria occupabilità grazie ad esperienze lavorative vere e proprie oppure grazie a tirocini o anche corsi di formazione.

Durante l’anno gli osservatori hanno più volte denunciato rallentamenti e criticità nell’attuazione di Garanzia giovani, ma pochi o nulli sono stati gli interventi correttivi. Ci troviamo quindi, a 12 mesi dall’avvio, con oltre 500mila giovani iscritti, ma soltanto 280mila che sono stati effettivamente contattati e poco più di 80mila quelli che hanno ricevuto una proposta concreta.

La situazione si aggrava se si dà una occhiata alle offerte pubblicate dal portale online del piano. Un’analisi degli annunci (69.792) induce a ritenere che nessun filtro sia stato utilizzato per discernere le opportunità offerte ai ragazzi, con la conseguenza che delle 80.000 “offerte” riconosciute ai ragazzi, molte potrebbero non avere i requisiti della “Garanzia”. Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di annunci, che oltre a non essere specificamente collegati a Garanzia Giovani (lo si deduce dal fatto che si tratta nella maggior parte dei casi di annunci pubblicati da operatori privati del mercato del lavoro reperibili in molti altri contesti e che riguardano per lo più posizioni che richiedono “esperienza nel settore” o anche “comprovata esperienza” relativa alle mansioni che non costituiscono oggetto) evidentemente poco sono rispondenti alla dimensione qualitativa dell’esperienza, numerosi sono gli stage che nascondono anche grossolanamente abusivi rapporti di lavoro a tempo pieno e subordinato e gli apprendistati palesemente privi di ogni contenuto formativo.

Cosa ne pensano i giovani?

Negli ultimi 12 mesi gli osservatori del piano Garanzia giovani avevano un appuntamento fisso: il report settimanale diffuso ogni venerdì dal ministero del Lavoro. In questo documento vengono indicati i progressi quantitativi del piano, come i numeri degli iscritti, dei presi in carico e di coloro che hanno ricevuto una proposta concreta. Poco emerge della dimensione qualitativa dell’iniziativa, ossia il giudizio che i giovani stessi danno sulle diverse fasi di attuazione del piano. Per questa ragione Adapt e Repubblica degli stagisti hanno avviato a partire da ottobre un monitoraggio informale su Garanzia giovani che in pochi mesi ha raggiunto oltre 3.000 adesioni.

I primi dati che emergono sono interessanti e non molto soddisfacenti. Si evince infatti in primo luogo che la categoria di “giovane” in Italia è molto diversa da quella Europea, infatti il 64,5% dei partecipanti al sondaggio ha tra i 25 e i 29 anni, una fascia d’età che non era inizialmente neanche coperta dal piano europeo. Il secondo dato che colpisce è il fatto che il 72% dei giovani interpellati sostiene di cercare attivamente lavoro, con la conseguenza che il piano non sembra sempre intercettare i cosiddetti Neet per il quale è stato pensato.

Fin qui la mossa dei giovani, più desolante lo scenario delle risposte da parte del piano europeo. Soltanto il 48% dei giovani contattati ha effettuato il primo colloquio e più della metà è ancora in attesa. Di coloro che l’hanno sostenuto il 39% dichiara che durante il colloquio non è stata avanzata alcuna proposta concreta e il 44% parla di generiche ipotesi future di lavoro e stage. E cosa accade dopo il primo colloquio? Solo il 24% dei giovani sostiene di aver effettuato un secondo momento più operativo dopo il primo conoscitivo.

Alla richiesta di dare un voto complessivo da 1 a 10 al piano Garanzia giovani i 3.000 partecipanti al sondaggio hanno dato in media il voto di 3,7. Una sonora bocciatura.

Francesco Seghezzi (ricercatore Adapt)

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