Dettaglio alimentare, rallentano investimenti e occupazione. «Colpa anche dei nuovi voucher»

negozio alimentari

Consumi giù e ricavi in peggioramento. È il quadro che emerge dall’Osservatorio congiunturale sulle imprese del commercio al dettaglio dell’alimentazione realizzato da Format Research per Fida, relativo al primo semestre dell’anno.

Il risultato dei due fattori è un rallentamento di investimenti e occupazione: tra le imprese che hanno visto ridursi i ricavi, oltre la metà è stata costretta – secondo la rilevazione – a rivedere i propri piani di investimento o ad intervenire sugli organici, contribuendo all’immobilismo del quadro occupazionale, in rallentamento nella prima parte dell’anno.

Non aiutano le recenti disposizioni del Governo in materia di lavoro occasionale. Tra le imprese del comparto emerge infatti un malcontento dovuto, da una parte, all’eliminazione dei voucher, dall’altra alla “contromisura” adottata, i cosiddetti “nuovi voucher”.

Ad oggi, solo un’impresa su quattro sembra intenzionata ad utilizzare il nuovo istituto, accompagnato da un’ombra di scetticismo riconducibile alle caratteristiche dello stesso: l’86% delle imprese auspica l’eliminazione del tetto massimo di 5mila euro annui previsto dalla legge e il 70% spera nell’estensione della possibilità di utilizzo dello strumento a tutte le imprese, al di là della dimensione.

Resta stabile, secondo l’Osservatorio, la capacità delle imprese del dettaglio alimentare di far fronte al proprio fabbisogno finanziario. La tendenza resta comunque meno performante della media, anche a causa della pressione fiscale, giudicata in aumento dall’85,9% degli operatori.

Torna difficile, infine, il rapporto con le banche. Se da una parte è stabile la quota di imprese che si recano in banca per chiedere credito, dall’altra diminuiscono coloro che ricevono risposta positiva (il 68%, ma quasi la metà con un ammontare inferiore a quello desiderato).


Spesa al mercato, a caccia di bontà tra le bancarelle dello stadio

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Girare fra i numerosi banchetti stipati di golosità, confrontare i prezzi, acquistare i cibi più appetibili da mettere in tavola. Fare la spesa al mercato non è solo un piacere ma un lavoro certosino. Bisogna infatti aguzzare la vista per selezionare i prodotti migliori. In Bergamasca durante tutta la settimana ci sono diversi appuntamenti ambulanti che offrono occasioni per cucinare un ottimo pranzetto spendendo poco. Il più grande è quello del lunedì alla Malpensata con ben 252 posteggi per le bancarelle. Di queste il 30% è gestito da stranieri. C’è poi il mercato dello stadio, il secondo in ordine di grandezza in città: con i suoi 52 stand di cui 20 alimentari, ha saputo mantenere negli anni la sua impronta orobica con una presenza di commercianti locali che si aggira attorno al 95%.

Arrivare in piazzale Goisis il sabato mattina significa intraprendere un viaggio sensoriale in cui i profumi pungenti di formaggi erborinati si mischiano con l’odore più ruspante di pesciolini fritti e polli alla brace. Pani caserecci, soffici focacce e brioche cosparse di zucchero vanigliato appagano la vista trasformandosi in un’irresistibile tentazione. E poi ci sono frutta colori brillanti e broccoletti arcobaleno che spuntano dalle casse dei rivenditori di ortofrutta creando una sinestesia di tinte e profumi. Ma il giro tra le bancarelle non può limitarsi a un mix inebriante di voci, aromi e colori in cui perdersi, come faceva Amélie Poulain nel suo favoloso mondo. La poesia deve presto lasciar spazio alla praticità. E così, con un occhio agli spiccioli rimasti nel portafoglio, l’obiettivo resta quello di far quadrare i conti a fine mese.

DAI SAPORI NOSTRANI…

Il territorio orobico è celebre per i suoi formaggi. Al mercato non possono certo mancare banchetti ricchi di leccornie casearie. Stagionati o freschi, piccanti o dolci, da spalmare o da abbinare al miele: di specialità ce ne sono parecchie. Accanto ai classici come il Taleggio, il Gorgonzola e il Branzi, si può scovare anche qualche chicca come il burro artigianale di Giovanni e Albina Quistini. I due fratelli propongono ai clienti formaggi nostrani della Valle del Riso come la robiola e lo zola di capra o il magrone di mucca.

Tra le eccellenze orobiche spicca anche il cotechino di capra dell’azienda agricola Alberti. Seppur piccolo, questo banchetto ha un’ampia scelta di formaggi e yogurt (di capra e mucca) ma anche di carne nostrana e biologica di razza piemontese, capretti e salumi. «Tra le novità su cui puntiamo quest’anno c’è il nostro ragù proposto in tre varianti: di bovino, di capra e di bufala – spiega Alex Alberti –. La carne proviene dai nostri allevamenti mentre ci affidiamo all’esperienza di una cuoca per la preparazione del sugo che viene pastorizzato seguendo le linee guida dell’Asl per una corretta e duratura conservazione degli alimenti».

… ALLE SPECIALITÀ REGIONALI

Al mercato del sabato si possono trovare i giusti ingredienti per preparare una cena ispirata non solo alla gastronomia locale ma anche a quella regionale. La rosticceria di qualità Nico alimentari di Ponteranica, per esempio, propone prodotti che travalicano i confini orobici. Tra le specialità spicca la Carnia, un formaggio stravecchio dalla pasta semidura tipico degli alpeggi al confine tra Austria e Slovenia. Ha un sapore molto intenso, con note di erbe di montagna, talvolta gradevolmente aromatico. È ottimo accostato a miele di castagno, mostarda piccante di frutta e pane di segale, magari sorseggiando un bicchiere di vino rosso. C’è poi il Piave Dop, formaggio che nella cucina povera ma sana della montagna bellunese era l’espressione di una tradizione fatta di sapore e genuinità. Interessante il suo abbinamento con una birra bianca bavarese come la Weiss. Nicola Carrara ci suggerisce anche varie specialità valtellinesi come i funghi, i ravioli e gli gnocchi di grano saraceno. E poi il bitto, quello “ribelle”, Presidio Slow Food prodotto a cavallo tra la provincia di Sondrio, Bergamo e Lecco. Per chi ama sapori più mediterranei c’è il Silani, formaggio tipico delle regioni del sud (Basilicata, Calabria, Molise e Puglia) che prende il nome dall’altopiano della Sila, mentre chi resta legato alle tipicità locali può assaggiare la formaggella di Zambla, direttamente dagli alpeggi della Valle Seriana.

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NEL REGNO DI FRUTTA E VERDURA

1702 mercato bergamo stadio (2)Passeggiando tra gli stand del mercato è difficile non venire contagiati dal buonumore di Alberto Biava. Mentre le clienti osservano indecise i rigogliosi ortaggi in esposizione, chiedendosi quale sia il più appropriato per preparare un buon pranzetto, l’ambulante le incalza proponendo qualche assaggio e intercala canticchiando orecchiabili motivetti. Per una spesa che guarda anche alla salute, al mercato si possono trovare spinaci, cavolo verde, barbabietole, cavolini di Bruxelles, patate, peperoni, coste, carote, fagiolini, zucca, cavolfiore, cipolla, porri, melanzane e, con l’arrivo della primavera, zucchine e pomodori. Chi ha fretta può invece optare per confezioni di insalate già pulite o per cipolline, cavolini o spinaci sottovuoto.

Negli ultimi tempi va molto di moda anche lo zenzero. Digestiva e antiossidante, questa radice è sempre più richiesta dai bergamaschi per aromatizzare tisane e biscotti oppure per dare un tocco di brio ai piatti più ordinari rendendoli unici e originali. «Fare la spesa al mercato significa prediligere alimenti stagionali – spiega Manuel Garaguso di Eurofrutta –. Non vanno mai acquistati prodotti fuori stagione perché il prezzo aumenta troppo. In inverno è meglio scegliere arance e mele tra la frutta e carciofi, verze e broccoli come verdura. Con l’arrivo della primavera tornano le zucchine».

IL PIATTO FORTE

Più che per la carne fresca, chi si reca al mercato cerca cibo a metà tra lo street food e il piatto unico già pronto. Dalla Rosticceria Giovanetti alla Polleria Dell’Orto, si può scegliere tra una vasta gamma di carne arrostita che va dai wurstel al galletto, dagli spiedini di maiale al pollo allo spiedo, il tutto accompagnato da patatine fritte o gustose crocchette.

Dal pesce affumicato a quello fritto, anche il banchetto “Da Monte Isola con sapore” è una tappa obbligata per tutti gli amanti delle specialità ittiche. Vasta è pure l’offerta di molluschi freschi come polipi, totani, moscardini. E se avete qualche dubbio su come prepararli, niente paura. Danilo Bettoni conosce moltissime ricette e trascorre la mattinata dispensando consigli su come accompagnare le sue bontà di lago. D’altronde lui è chiamato il “Re del Bertagnì”, baccalà impanato e fritto in pastella: «In passato questo piatto era l’unico a base di pesce di mare che le famiglie si potevano permettere – dice Danilo –. Ora si trova quasi solo nei mercati anche se alcuni ristoranti lo stanno riponendo come piatto tipico».

DULCIS IN FUNDO

Anche i pasticceri sbizzarriscono la loro fantasia con specialità che variano a seconda della stagione. Il banchetto della Premiata panetteria Aurelio Belussi per esempio è un tripudio di leccornie. Per Carnevale, accanto alle classiche brioche, hanno fatto capolino frittelle, zeppole, chiacchiere e croccante mentre a Pasqua non potevano mancare le colombe artigianali con canditi all’arancia. Tra le bontà salate è invece la focaccia a farla da padrone in tutte le sue varianti. Idem per le pizze. Dalle pagnotte alle baguette, anche il pane più tradizionale al mercato non manca mai. Attenzione però alle condizioni meteorologiche che possono rendere le michette in esposizione troppo gommose se c’è umidità e stoppose quando il clima è secco.

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Il presidente Fiva Ascom

Dolci: «Si può trovare di tutto, al giusto rapporto qualità-prezzo»

«Nei mercati si punta sui prodotti di largo consumo per soddisfare un’ampia fetta di clientela. Ma non manca qualche chicca». È questa l’opinione del presidente della Fiva Ascom di Bergamo, Mauro Dolci, che al mercato del sabato allo stadio gestisce un banchetto di alimentari. Le stramberie culinarie non sono il target più appropriato per i cittadini a caccia di occasioni. Meglio andare sul sicuro con sapori tipici locali e prodotti artigianali. «Gli operatori dello stadio sono riusciti a mettere in campo un valido rapporto qualità prezzo – conferma Dolci – qui si può trovare di tutto».

Bergamo è terra di formaggi, quali sono i più gettonati al mercato?

«Si va da una vasta gamma di prodotti tipici delle Valli Seriana o Brembana come il Taleggio e il Branzi, fino all’Emmental svizzero o al pecorino sardo. Anche il Gorgonzola è presente nelle sue tre varianti: dolce, piccante e con il mascarpone».

Negli ultimi anni si è registrato anche un aumento dei consumi di formaggio di capra…

«Sì, anche se si tratta di una produzione legata alla stagionalità. In inverno è più difficile trovare questi formaggi perché le capre non hanno latte. A partire dalla primavera si intensificherà l’offerta di caprini soprattutto della Valle Brembana».

Sul mercato c’è ancora chi vende un burro artigianale?

«Il burro artigianale al 100 per cento ormai è rarissimo. Diciamo che gli ambulanti vendono un burro praticamente a chilometro zero che proviene da aziende agricole orobiche».

1702 mercato bergamo stadio - formaggiQuali sono le chicche che si possono trovare al mercato?

«Di solito gli operatori agricoli propongono prodotti di ampio consumo. La scelta di portare sul mercato articoli di nicchia come per esempio il Bagoss che supera i 40 euro al chilo si può rivelare rischiosa. In generale gli ambulanti optano per cibi in grado di accontentare un numero più ampio di clienti. Anche con i salumi si spazia dai prodotti italiani a quelli esteri, ma alla fine il classico prosciutto di Parma va sempre per la maggiore».

Via libera ai classici quindi?

«A volte facciamo esperimenti con alcuni prodotti più particolari per capire se hanno appeal sulla clientela e se vale la pena riproporli ancora, una volta finita la fornitura. Per esempio abbiamo provato a tenere la lingua o la coppa di testa ma attirano solo una cerchia ristretta. Di contro mi è arrivato un Sardegna di capra che sta riscuotendo successo».


Ristoratori, Petronilla Frosio punta su giovani e territorio

Petronilla Frosio è stata confermata presidente del Gruppo ristoratori dell’Ascom di Bergamo per il terzo mandato. Titolare del ristorante Posta di Sant’Omobono Terme e dell’Petronilla Hotel in città, 58 anni, esponente di una blasonata famiglia di ristoratori, componente del Consiglio camerale ed ambasciatrice per Bergamo di East Lombardy, la Regione Europea della Gastronomia 2017, l’imprenditrice è affiancata da un Consiglio direttivo rinnovato con cinque nuovi ingressi e sette conferme.

Vicepresidente è stato nominato Gigi Pesenti dell’Osteria Al Gigianca di via Broseta a Bergamo, già consigliere. Le new entry, in gran parte giovani, sono Ivano Gelsomino, del ristorante Selva di Clusone, Serena Maffioli della Trattoria Da Norberto ad Albegno di Treviolo, Andrea Cadei della Trattoria Da Nano di Foresto Sparso, Carla Mangili del ristorante pizzeria Giardino di Villa d’Almé e Giuseppe Cereda di Cucina Cereda di Ponte San Pietro. Confermati Romina Bolognini (Trattoria Bolognini, Mapello), Federico Bruno (La Caprese, Mozzo), Cristian Iuliano (I sapori… di terra e mare, Bergamo), Massimo Moioli (Villa Cavour, Bottanuco), Diego Pavesi (Albergo Della Torre, Trescore Balneario) e Roberto Proto (Il Saraceno, Cavernago).

1702 petronilla frosio - presidente ristoratori Ascom«Avevo detto che mi sarei fermata dopo due mandati e resto convinta della necessità di un ricambio all’interno del Gruppo – tiene a precisare Frosio -, perché ciò che fa crescere sono le idee e le forze nuove. Mi è stato chiesto di rimanere e lo faccio con la prospettiva di avvicinare e coinvolgere altri colleghi, soprattutto giovani, alla vita associativa. So che il lavoro impegna tantissimo, siamo piccole imprese ma i compiti e gli oneri sono in pratica gli stessi di quelle grandi e perciò dedicarsi all’attività sindacale è considerato sottrarre tempo all’azienda, ma posso affermare con sicurezza che non è così, se si sta in un’associazione e si crede in ciò che si fa, si porta a casa più di quanto si dà, in termini di esperienza, ampliamento della visione, capacità di leggere dietro la facciata e di capire cosa serve per raggiungere obiettivi anche in apparenza banali».

Per ampliare la partecipazione la presidente punta su un ruolo più attivo da parte dei Consiglieri e su nuove modalità di comunicazione. «Ad esempio tramite Whatsapp e messaggi mirati – spiega -. Le informazioni certo non mancano, ma non sempre gli operatori, per la marea di incombenze di cui si diceva, riescono a cogliere ciò che può essere interessanti per la propria attività, quindi messaggi più snelli o focus su alcuni argomenti possono essere utili».

Ed è così che il suo programma è cominciato, si potrebbe dire, prima dell’insediamento, con un incontro dedicato alle opportunità in tema di lavoro, credito e accesso ai bandi per finanziamenti agevolati, con Enrico Betti, responsabile dell’area Politiche del Lavoro dell’Ascom, e Antonio Arrigoni, direttore della cooperativa di garanzia Fogalco.

Intanto il settore a Bergamo continua a crescere. A fine 2016 ristoranti, pizzerie e trattorie hanno superato quota 1.200 (1.212), con un incremento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2015, quando il totale si attestava a 1.169. In città l’incremento è superiore, si è passati in un anno da 180 a 192 insegne di ristorazione (+6,7%). Negli ultimi cinque anni il trend provinciale rispecchia quello nazionale. Nel 2012 le attività erano 1.029 per una crescita del 17,8%. A Bergamo il valore è quasi doppio (+34,3%), nel 2012 il settore contava infatti 143 imprese.

«Stanno cambiando le abitudini e si mangia sempre più spesso fuori casa – commenta Frosio – e si fanno avanti proposte e formule diverse, dalla ristorazione etnica alle grandi catene con locali da 200/300 coperti, ma ci sono anche ragazzi, talvolta con esperienze significative, che hanno scelto di mettersi in gioco e di aprire il loro primo ristorante. Il settore si sta diversificando e va bene perché sta crescendo anche il turismo ed abbiamo bisogno di un’offerta sempre più varia, per prezzi, prodotti e tipo di cucina». Ma è proprio dal moltiplicarsi delle proposte che risaltano con più evidenza la missione e le opportunità per la ristorazione “tradizionale”. «In uno scenario sempre più globalizzato, le tipicità sono quelle che servono ad un territorio per caratterizzarsi – sottolinea la presidente -, prodotti e piatti che non sono uguali a tutti gli altri e il turismo gastronomico, non dimentichiamolo, è un segmento importante del mercato a livello mondiale».

A concretizzazione a questa visione, che per Frosio è un vero e proprio “cavallo di battaglia”, c’è il progetto East Lombardy, ovvero il titolo di Regione Europea della Gastronomia che Bergamo, insieme a Brescia, Cremona e Mantova, può sfoggiare in questo 2017. «È un percorso che punta a mantenere e valorizzare le nostre radici, la nostra identità attraverso i prodotti e la cucina, l’intera filiera che va dalla terra alla tavola – ricorda -. L’aspettativa è che non si esaurisca con quest’anno ma che la sensibilizzazione e le reti realizzate su questi temi continuino, che diventi una modalità per valorizzare il proprio territorio. Certo ora tocca ai ristoratori cogliere l’opportunità, fare la propria parte».


Mobili, Cereda confermato alla presidenza: «Così possiamo dare più forza alla nostra categoria»

Il consiglio del Gruppo Mobili e Arredamento Ascom, riunitosi questa mattina, ha confermato alla presidenza Lorenzo Cereda, titolare di “Cereda Group”, che ricopre la carica dal 2009. Lo affiancano alla guida del Gruppo, con il ruolo di vicepresidenti, Veronica Rota di “Mobili Rota Snc” di Almenno San Bartolomeo e Giovanni Pietro Carminati di “Carminati & Sonzogni” di Zogno, che già avevano ricoperto il ruolo di consiglieri dal 2013. Entra nel consiglio Cinzia Colleoni di “Colleoni Arredamenti” di Curno; confermati Dario Abramo Borella di “Arredamenti Borella” di Osio Sotto, Fermo Pesenti di “Pesenti Arredamenti” di Seriate e Angelo Marchesi di “Marchesi Design” di Bergamo.

«Cercheremo di rafforzare ulteriormente lo spirito di gruppo e di lavorare sempre più a fianco di Federmobili – afferma il presidente -. Anche sul fronte del servizio alla clientela, che rappresenta il punto di forza delle insegne indipendenti, non mancano formule vantaggiose proposte dalla Federazione, dal servizio di montaggio fuori provincia ai 10 anni di assicurazione per i mobili, al finanziamento a tasso zero e a tariffe agevolate sul fronte del credito. Non tutte le imprese sfruttano queste opportunità che invece possono garantire all’attività sviluppi interessanti di mercato, a partire dalla possibilità di uscire dai confini provinciali».

Un altro obiettivo del Gruppo è il rafforzamento delle competenze e della professionalità degli operatori: «Ogni settimana vengono organizzati convegni e corsi, finanziati tra l’altro nella pressoché totalità dal fondo For.te., che consentono di acquisire nuove competenze e potenziare la capacità di gestione e vendita, spaziando dall’allestimento delle vetrine all’organizzazione dello show-room all’analisi di bilancio – continua Cereda -. Oltre a rappresentare dei momenti di confronto per la categoria, offrono l’occasione di restare aggiornati e migliorare le performance delle nostre attività».

Una maggiore partecipazione da parte degli associati crea vantaggi per tutti, oltre a restituire una visione comune del comparto: «Basta dedicare qualche minuto del proprio tempo per rispondere – in forma per altro del tutto anonima – ai questionari sul comparto inviati trimestralmente da Federmobili per poter disporre di dati strategici sull’andamento del mercato e andare così a rivedere e aggiustare le proprie scelte – continua il presidente di categoria -. Invece di essere vissuta come una perdita di tempo, va valorizzata come un’occasione per avere dati aggiornati di prima mano sul settore e definire al meglio le proprie strategie di business, ottimizzando risorse e investimenti».

Quanto allo stato di salute del comparto, le insegne indipendenti di mobili e arredi iniziano ad intravedere segnali di ripresa. In provincia di Bergamo si contano 417 negozi di arredamento, di cui 70 in città (dati Ascom al 31 dicembre 2016); negli ultimi 5 anni c’è stato un leggero calo dello 0,71% che ha penalizzato la provincia ma beneficiato la città (+12,9 % ). «È stato un anno tutto sommato positivo per i negozi di arredamento. Il bonus mobili e i contributi per le giovani coppie hanno incentivato gli acquisti, anche da un punto di vista psicologico – commenta Lorenzo Cereda -. È aumentato lo scontrino medio e si lavora per progetti di maggiore qualità. Gli incentivi hanno fatto bene a tutto il comparto, hanno avviato una leggera ripresa del mercato e hanno favorito un clima di maggior fiducia  tra gli operatori. La conferma del bonus mobili per il 2017 è stata accolta con grande favore: ci aspettiamo buoni risultati anche quest’anno».

La concorrenza della gdo continua a farsi sentire con campagne sconti e Cereda mette in guardia da pubblicità ingannevole: «La grande distribuzione dell’arredamento segna quest’anno un’ulteriore crescita del 2%. Non è solo un cambiamento nei consumi, ma spesso è l’effetto di una politica di sconti che arriva al 70-75%. Si tratta di pubblicità ingannevoli, come già indicato dall’associazione nazionale Federmobili, in cui il prezzo non è altro che l’effetto di una strategia di marketing che non corrisponde alla reale qualità del prodotto».


Agenti immobiliari, Caironi nuovo presidente. «Obiettivo rafforzare le collaborazioni»

Oscar Caironi, titolare di Oromedia immobiliare di Bergamo, è il nuovo presidente di Fimaa-Ascom Bergamo, l’associazione provinciale che riunisce e rappresenta gli agenti immobiliari. Classe 1965, agente immobiliare dall’88, già vicepresidente del gruppo, Caironi prende il posto di Luciano Patelli che ha guidato l’associazione per 12 anni.

L’assemblea del gruppo, riunitasi ieri pomeriggio nella sede di via Borgo Palazzo a Bergamo per il rinnovo delle cariche fino al 2021, ha nominato come vicepresidenti Patrizia Gualdi e Carlo Baretti, entrambi titolari di un’agenzia immobiliare in città. Nel consiglio entra Luigi Ottolini, confermati Enzo Pizzigalli, Antongiulio Lascari, Laura Feltri, Marco Fagiani e Mafalda Fiumana.

«Sono molto onorato di poter dare continuità al lavoro fatto dal presidente Patelli con il gruppo. L’impegno sarà quello di consolidare il Listino dei prezzi degli immobili, la formazione, gli eventi e i servizi alla base associativa, le convenzioni – dice Caironi -. In particolare, proseguiremo con i corsi di formazione in materia tecnico giuridica che sono molto importanti e con il lavoro di sinergie iniziato negli scorsi anni».

Il neo-presidente ha sul tavolo nuovi progetti per potenziare la federazione. Per i prossimi anni il primo obiettivo del gruppo sarà proprio la firma di nuove alleanze con gli ordini professionali, dopo quella stretta con il Collegio dei geometri. «Lavoreremo per avvicinarci agli enti più importanti che operano nel comparto immobiliare così che anche il listino possa crescere di qualità – spiega Caironi -. Vogliamo confrontarci con Ance, ingegneri, architetti, partecipare al tavolo dell’edilizia in Camera di Commercio e avvicinarci al Comune di Bergamo per portare la nostra esperienza e dare qualche spunto per la riqualificazione immobiliare di alcune zone della città. Dobbiamo far capire che l’agente immobiliare è un consulente che si dedica alla compravendita, è una professione che purtroppo è un po’ sottovalutata ma che merita attenzione: siamo convinti che la nostra esperienza sia utile al soggetto privato».

Il gruppo è cresciuto molto negli anni. Con la guida di Luciano Patelli si è trasformato in una delle prime cinque federazioni in Italia, la terza in Lombardia (dopo Milano e Varese).

«Lascio un bellissimo Consiglio. Un presidente fa un bel lavoro se ha dei consiglieri all’altezza – dice il presidente uscente Luciano Patelli  -. Dopo tre mandati, che sono già molti, reputo corretto lasciare spazio ai colleghi più giovani, anche per una modernizzazione delle idee. Questi dodici anni sono stati ricchi di lavoro e di soddisfazione. Il gruppo si è sviluppato e consolidato, abbiamo avuto la guida regionale e la presenza nel consiglio nazionale. Oggi la nostra provincia viene guardata con grande interesse. Il nostro accordo con i geometri è unico in Italia e ora altre federazioni stanno pensando di proporlo nelle proprie province».


Ascom, oggi l’assemblea straordinaria. Riflettori puntati sul nuovo Statuto

Soci Ascom in assemblea straordinaria per la revisione dello Statuto. L’appuntamento è lunedì 23 gennaio alle ore 14,30 nella sala Conferenze della sede cittadina di via Borgo Palazzo 137.

Lo Statuto sarà adeguato al nuovo ordinamento di Confcommercio Imprese per l’Italia e, a quasi vent’anni dall’ultima modifica, sarà profondamente rivisitato per adeguare le norme che regolano l’Associazione ai nuovi scenari.

«È il passaggio finale di un percorso che ha visto l’approvazione della bozza di Statuto prima da parte del Consiglio direttivo convocato lo scorso mese di ottobre e di seguito dal Consiglio delle categorie di fine 2016 – spiega il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo Paolo Malvestiti -. Le modifiche proposte nascono non solo dall’esigenza di uniformarci alla carta statuaria di Confcommercio Imprese per l’Italia che, dal 2009 al 2014, ha completamente modificato il sistema dei principi e dei valori della Confederazione, ma anche dalla necessità di stare al passo con i tempi».

«La revisione che lunedì saremo chiamati a votare ricorda quella profonda operata nel 1956, più di 60 anni fa – prosegue -. Eravamo nel periodo del boom economico ed era necessario, a dieci anni dalla nascita di Ascom, regolamentare la partecipazione alla vita associativa degli iscritti che stavano assistendo all’affermarsi del moderno commercio. Così le modifiche di oggi rappresentano una svolta significativa per la nostra Associazione che ha vissuto i profondi cambiamenti degli ultimi anni, accelerati dalla situazione di crisi verificatasi soprattutto sul versante dei consumi tradizionali. Con il nuovo Statuto intendiamo da una parte tracciare in maniera nuova il senso di identità e la partecipazione dei nostri associati alla vita dell’organizzazione; dall’altra, attraverso l’utilizzo dei codici etici confederali, garantirne la sopravvivenza e lo sviluppo a lungo termine».

Il nuovo Statuto permetterà di allargare la rappresentanza dell’Associazione e di allungare la durata del mandato degli organi associativi.

L’Assemblea sarà introdotta dagli interventi del presidente Malvestiti, dei due vicepresidente dell’Associazione, Riccardo Martinelli e Giovanni Zambonelli. Di seguito il direttore dell’Associazione, Oscar Fusini, presenterà le modifiche apportate. L’Assemblea si chiuderà con la votazione dei soci.

 

 


Negozi, tutto quello che c’è da sapere per stare sul web. E avere successo

L’e-commerce continua a crescere senza sosta – oltre 26 volte nell’abbigliamento dal 2005 al 2015 secondo i recenti dati Confcommercio – mettendo in allarme il commercio tradizionale, nessuna categoria esclusa. Applicazioni come Amazon Price check o RedLaser con una foto dell’articolo o del codice a barre restituiscono proposte di prezzo o cercano addirittura il prodotto nei negozi vicino. Manichini-robot virtuali cercano di compensare l’impossibilità di indossare i capi attraverso l’etere e le immagini del prodotto sempre più dettagliate, tra zoom e diverse prove di colori e fogge, provano a far bucare lo schermo di pc e smartphone a merce di ogni sorta.

Di fronte alla crescente concorrenza del web, i negozi tradizionali tremano, eppure la vendita on-line può rappresentare un’opportunità per le piccole imprese. Ne è convinto Fabio Fulvio, responsabile del settore Politiche per lo Sviluppo della Confcommercio che da anni monitora l’impatto dell’e-commerce sul commercio tradizionale. Non mancano dati incoraggianti: chi ha imparato a vendere on-line e a coinvolgere e promuovere attraverso i social la propria attività ha visto crescere il proprio business e ha allargato lo sguardo dalla propria vetrina, magari di un piccolo paese in provincia, al mondo.

I saldi sono superati dall’e-commerce che propone shopping d’occasione tutto l’anno?

«Il prezzo non è la sola molla per gli acquisti sul web. Da analisi e interviste emerge che le motivazioni per comprare on-line sono solo in parte economiche. Il maggiore assortimento, la sensazione di fare un acquisto più consapevole, forte di recensioni positive e analisi comparative, e, non ultima, la comodità di acquistare a qualsiasi ora anche dal cellulare sono alcuni tra i principali plus evidenziati da chi opta per l’e-commerce. Di contro, esistono altrettante resistenze nell’acquisto via web: la mancanza di relazione, la scarsa fiducia nei mezzi di pagamento e l’incertezza sul bene acquistato, oltre che su eventuali procedure di reso».

Quali consigli per le imprese che vogliono sbarcare sul web?

slide 1«Anche se una presenza internet è irrinunciabile per qualsiasi attività, non è detto che si debba fare e-commerce per forza, ma per resistere alla concorrenza del web bisogna mettere in campo professionalità e capacità di analisi. Ci sono due strade per stare sul mercato: continuare ad essere venditori tradizionali e migliorare il punto vendita e l’esperienza d’acquisto oppure integrare web e negozio tradizionale. La maggior parte dei negozianti – diciamo 9 su 10 –  non sa quante persone entrano nel loro negozio. E non è proprio ammessa l’approssimazione se si vuol giocare la partita con concorrenti che sul web hanno a disposizione analisi sofisticate che profilano la clientela in tempo reale. Non basta vedere crescere i “like” sulla propria pagina Facebook, ma bisogna valutare in modo preciso l’impatto del social sulle performance del negozio. Solo un negozio su 5 sa valutare i margini per prodotto, l’abc per chi vuole fare promozioni e rivedere l’assortimento della propria attività, perché molti hanno prodotti che non si pagano il posto sullo scaffale e vanno “sfrattati”».

Per avere tutte queste informazioni le piccole attività, in un momento di crisi, devono fare investimenti importanti?

«No. Bastano davvero piccoli accorgimenti per analizzare con precisione il proprio business, migliorare le vendite ed essere davvero competitivi sul mercato. Investire un centinaio di euro in una cellula fotoelettrica per analizzare il passaggio in negozio è una piccola spesa che può portare a grandi risultati e dare molte più informazioni utili per incrementare le proprie entrate. Perché guardare solo quanto resta nel cassetto la sera non stimola certo il proprio business né rende più competitivi».

I social salvano i piccoli negozi, visto che la concorrenza in questo campo si gioca tutta sulla relazione?

«I social aiutano a fare bene e meglio cose che alcuni negozianti già fanno, ma non risolvono certo i problemi di attività gestite in modo più approssimativo. Sono ad esempio uno strumento molto agile per creare ed intercettare community, per fidelizzare la clientela e allargare il business a chi condivide gli stessi interessi e passioni. Io, ad esempio, sono un sub e non mi limito ad acquistare attrezzatura varia nel mio negozio di fiducia, dato che organizza immersioni ed eventi, mi ci posso rivolgere per nuovi brevetti e per una serie di consigli tecnici. Basta organizzare un gruppo chat via whatsapp, un post sulla gita organizzata all’Argentario, per supportare lo sforzo profuso per trasformarsi da venditore di beni a qualcosa in più, a un punto di riferimento per gli appassionati, oltre che a recuperare redditività. I social estendono la conoscenza della clientela, che ogni negoziante ha il vantaggio, a differenza di una big company del web, di coltivare da vicino e magari da anni. E questo patrimonio di conoscenze non sarà mai sostituibile da un software».

L’integrazione tra negozio tradizionale e web è alla portata anche delle imprese più piccole?

«Anche i piccoli negozi – a patto che abbiano lavorato già per migliorare il punto vendita e conoscano in modo approfondito e analitico il proprio business – possono integrare con successo on-line e off-line. Confcommercio ha siglato un accordo nazionale con eBay che offre alle imprese associate una vetrina on-line Premium gratis per sei mesi (con un risparmio di 3o euro mensili) e, sul fronte dei social, con Facebook ha formato in dodici tappe nazionali 10mila imprese. A L’Aquila – dove eBay ha fatto anche un ulteriore sforzo per solidarietà ai negozianti che han perso tutto con il terremoto – molte attività hanno recuperato clienti e fatturato e sono riuscite a vendere anche all’estero. I social – a patto di usarli in modo mirato – offrono modi innovativi di coinvolgere la clientela e portarla nel proprio negozio; i costi per iniziative pubblicitarie e per altre forme di marketing sono davvero ancora bassi e i risultati di campagne molto mirate non tardano ad arrivare».

L’e-commerce può quindi essere un’opportunità per le insegne indipendenti?

slide 2«È sia una minaccia che un’opportunità. È una modalità di acquisto nuova ed in costante crescita che erode senza dubbio lo shopping tradizionale, ma può essere una risorsa importante a patto che la si sappia sfruttare al meglio. Sono molti i negozi tradizionali che vendono più di prima e che inviano pacchi dall’altra parte del mondo, raggiungendo destinazioni impensabili per una piccola attività del territorio, magari di un piccolo paese in provincia. I negozi tradizionali, se ci si crea una nicchia di mercato, difficilmente saranno attaccabili dalla concorrenza on-line. Molti si chiedono se tra 10 anni i negozi resisteranno alle nuove tendenze nei consumi e noi ne siamo convinti, ma anche gli stessi colossi del web lo sono. Credo che l’on-line resterà un canale alternativo e complementare, certo in costante crescita, ma che non potrà mai sostituire il piacere dell’acquisto in negozio».

Molti commercianti lamentano di dedicare attenzioni e tempo a clienti che poi si copiano il codice dell’articolo e lo acquistano on-line, facilitati da comparazioni prezzi, con tanto di geolocalizzazione. I negozi non rischiano di fare da show-room agli e-shopper?

il negozio nell'era di internet - bussole confcommerci«Il “Topo” (try off-line, purchase on-line, ovvero prova in negozio, compra su internet) è un fenomeno negativo ed è il motivo che mi ha spinto a dedicare una pubblicazione della Collana Le Bussole Confcommercio all’e-commerce (“Il negozio nell’era di internet”). La titolare di un negozio di ottica mi aveva chiesto come fare a risolvere il problema del cliente che entra in negozio, prova i vari modelli di occhiali da sole, si prende nota del codice e del prezzo e poi con una scusa rimanda l’acquisto perché molto probabilmente andrà a comprarli on-line. Per questo ho scelto di interpretare la delusione, l’amarezza e la sana indignazione di chi gestisce un negozio con passione, nonostante le sempre maggiori difficoltà, di fronte a questo comportamento».

Come possono difendersi i negozianti?

«Con la personalizzazione, il consiglio giusto e il servizio. Avere di fronte un cliente che pensa di acquistare on line può essere anche una chance e una sfida da giocarsi al meglio. Di fronte alla personalizzazione, all’idea che quel paio di occhiali sono stati adattati perfettamente a me, con la distanza focale giusta, che quella bicicletta è proprio perfetta per il passo della mia gamba, che la camicia avrà le mie cifre ricamate, che le scarpe da ginnastica sono state scelte in base a come appoggio il piede e via dicendo, credo che alla fine opterà per l’acquisto in negozio, tanto più se il punto vendita mi garantisce assistenza e consulenza in garanzia, riparazioni e quant’altro. La personalizzazione vince sempre, come mostrano alcune nuove aperture eccellenti nel mondo: è il caso di Bite Beauty Lip Lab che a New York crea un rossetto ideale e su misura in base all’incarnato del viso in migliaia di tonalità e con diverse caratteristiche.

C’è poi anche il fenomeno inverso ed altrettanto diffuso del “Ropo” (research on-line, purchase off-line, ovvero cerca sul web, acquista in negozio). Si ha di fronte una clientela sempre più preparata, che sa tutto di quel prodotto perché ne ha ponderato l’acquisto e ne ha letto decine di recensioni, ma decide di comprare nel negozio tradizionale. In questo caso il personale deve essere più che preparato: non è ammissibile che il cliente ne sappia quasi più di chi sta dietro il bancone».

Il web si sta attrezzando con strumenti ultra sofisticati, dai manichini virtuali con diverse tipologie di corporatura a formule che consentono la prova e restituzione gratuita dei prodotti. Come rendere l’esperienza fisica di acquisto irrinunciabile?

slide 3«Chi vende on-line sta cercando in tutti i modi di ridurre la distanza fisica  attraverso chat ed altri strumenti che mostrano il prodotto al meglio. Però non siamo robot e le motivazioni che stanno dietro ad un acquisto non sono certo tutte dettate dalla razionalità. Mettendo in campo creatività e lavorando su allestimenti, posizionamento della merce e visual merchandising si possono incrementare di molto le vendite. Tra i punti di forza del negozio c’è la capacità di suscitare emozioni e di coinvolgere attraverso stimoli sensoriali. Il visual merchandising può invitare i clienti a frequentare i negozi per un’esperienza sensoriale. Il paradosso è che in molti casi il visual merchandising è più curato sul web che nei negozi. E non basta fare delle belle vetrine, ma curare l’esposizione interna, orientare le scelte in uno spazio circoscritto e rendere più chiaro l’allestimento. Non servono grandi investimenti ma tanta creatività: basta un sapiente mix di dimensioni, colori e dettagli, giocando con spazi, volumi, altezze. Gli interventi di miglioramento visivo nei negozi hanno un impatto immediato oltre che sulla piacevolezza dell’esperienza del cliente anche sulle vendite, con incrementi che spesso superano il 30%».

Il web invoglia ad acquistare di più di quanto si vorrebbe suggerendo proposte di total look e rendendo evidenti altri prodotti che potrebbero interessare o che chi ha acquistato prima di noi ha selezionato oltre ai nostri nel carrello virtuale. Uno stimolo in più per il commercio per cercare di incrementare lo scontrino medio?

«Stimolare gli acquisti è l’abc del commercio e rappresenta la forza dei negozi che hanno successo oggi e che lo avranno sempre anche domani. Non significa cercare di rifilare tutto e subito ad un cliente, ma è un lavoro che si porta avanti con passione e calma, ma soprattutto con la conoscenza e annotandosi gli acquisti fatti. Non servono necessariamente software, basta un foglio Excel, ma anche un semplice pezzo di carta. Solo così si possono proporre alla clientela acquisti aggiuntivi, abbinamenti e spese complementari, incrementando lo scontrino medio. Il bravo venditore anticipa gli acquisti futuri dei clienti, magari ricordandosi, per esempio, di un’imminente cerimonia, vacanza o evento e così riesce a vendere assieme ad un paio di pantaloni anche il completo perfetto per la laurea del figlio e via dicendo. Gli heavy spender si rivolgono ad un personal shopper per gli acquisti, i negozianti possono essere i migliori consulenti d’immagine per i loro clienti».

I distretti del commercio possono rappresentare un’occasione per creare piattaforme di vendita indipendenti?

«I distretti del commercio, così come la concentrazione in alcune vie di medesime attività in apparente concorrenza tra loro, possono incentivare lo shopping. C’è ancora chi teme la concorrenza del dirimpettaio in una via ricca di ristoranti ed invece accade il contrario: succede che si lavora di più tutti perché la via diventa una meta per chi vuole uscire a cena. Basta guardare al successo delle vie della moda, in grado di attrarre sempre per lo shopping. I distretti hanno organizzato con successo forme di fidelizzazione della clientela per gli acquisti, ma quanto alla creazione di piattaforme indipendenti per l’e-commerce sono un po’ scettico. Meglio optare per piattaforme note, se non arcinote, nonostante chiedano contratti e commissioni più o meno elevate. Raggiungere la diffusione dei colossi del web e la tecnologia delle big company è troppo difficile per chi inizia una rincorsa quasi impossibile da zero».

 


Grossisti Vini e Bevande / Le bollicine italiane hanno battuto quelle francesi

I grossisti di vino e bevande chiudono un anno abbastanza positivo. «Si fatica ancora a parlare di ripresa nei consumi, ma il 2016 è stato un anno quanto meno a pareggio rispetto ai precedenti» commenta Giampietro Rota, presidente del Gruppo Grossisti Vini e Bevande Ascom. Mai come nel 2016 si sono affermate tendenze nei consumi già in voga da quattro-cinque anni.

«I consumatori sono sempre più attenti e consapevoli, disposti a spendere nonostante la crisi qualcosa in più per prodotti naturali e artigianali. I vini bio e biodinamici conquistano una sempre più ampia fetta di mercato. Nelle bevande si prediligono infusi più naturali e ingredienti selezionati, dai presidi Slow Food come il Chinotto di Savona ai prodotti Igp come il limone sfusato di Amalfi. Tornano alla ribalta anche gazzose e spume, proposte anche in nuovi piccoli formati». E per le feste le bottiglie si sono confermate anche quest’anno i regali d’elezione: «Il vino resta uno dei regali preferiti da scartare sotto l’albero, anche per effetto della crisi che fa riscoprire i prodotti enogastronomici rispetto a presenti più futili. Chi ha optato per le bottiglie fa scelte sempre e comunque di qualità: rossi importanti e bollicine. Quest’anno le bollicine italiane hanno la meglio sugli champagne per il canonico brindisi. Mai come negli ultimi anni sono cresciute  le birre artigianali e quelle che celebrano il Natale per un’idea regalo più informale e giovane, dalla veste sempre più curata dal formato all’etichetta».

 

 


I nostri più cari auguri di buone Feste!

città Alta - Natale - bella atmosfera - foto VisitBergamo
foto Turismo Bergamo

 

In città o in vacanza, in famiglia o con gli amici, scatenati tra giochi e brindisi o accoccolati sul divano: in qualunque modo abbiate deciso di trascorrere Natale e Capodanno, cari lettori, vi facciamo i nostri più sinceri auguri e vi aspettiamo per continuare a condividere informazioni e commenti.


Natale, “consumatori molto cauti negli acquisti”

regali-natale.jpgSi prospetta un Natale con un po’ meno regali e con una spesa procapite inferiore rispetto allo scorso anno. Secondo la consueta analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio emerge che ogni famiglia spenderà 1.331 euro da tredicesima, il 3,1% in più rispetto allo scorso anno, non per i regali ma per casa, per viaggi e per rimettere in sesto il bilancio familiare. Per i regali in senso stretto è prevista una spesa pro capite di 164 euro (166,1 nel 2015). «C’è molta cautela nel fare acquisti – afferma Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo -. Con l’effetto della tredicesima le nostre famiglie avranno un po’ più di reddito disponibile, ma lo useranno non tanto per i regali in senso stretto, la cui spesa dovrebbe essere in linea con quella dello scorso anno, quanto piuttosto per le spese per la casa, per gli alimentari e per le vacanze. Il clima di fiducia è in discesa e questo porta le famiglie a risparmiare. Ci sono alcuni settori che vanno meglio di altri, ma in genere la gente è attenta e, per esempio, nel settore dell’abbigliamento sia i negozianti che i consumatori attendono i saldi. Nel solo mese di dicembre abbigliamento calzature hanno avuto una perdita del 12% rispetto allo scorso anno, mentre volano gli acquisti on line, soprattutto da parte dei giovani. I nostri negozi sono diventati per loro solo una vetrina espositiva, dove si vede il prodotto, si prova, si scelgono i colori, ma non si compra».

Da un’analisi di Ascom Confcommercio Bergamo risulta che alcuni settori soffrono più di altri; tra questi il comprato dell’abbigliamento e delle calzature che spera in una ripresa nei giorni antecedenti il Natale e con i saldi invernali. Natale sottotono anche per i negozi di elettrodomestici, non tanto per il calo delle vendite, quanto per la diminuzione del budget che non va oltre i 100 euro. Poco vivaci i consumi nei negozi dei fioristi, dove l’articolo più richiesto è il centrotavola con un budget dai 15 ai 20 euro. Per il settore alimentare è presto fare previsioni, in quanto la corsa ai regali e agli acquisti avviene solitamente pochi giorni prima del Natale. La settimana prossima sarà decisiva, specialmente per comporre i classici cesti. Segnali positivi giungono dalle librerie e cartolerie, che stanno lavorando bene, soprattutto le insegne che organizzano eventi. Tra gli articoli più venduti: i libri e le agende, in particolare in pelle e tascabili. Il budget va dai 25 ai 40 euro, con punte di 100 per le agende fiscali e articoli di maggior pregio. Buono è anche il riscontro nel settore della ristorazione, dove arrivano prenotazioni per il pranzo di Natale e l’effetto aeroporto si fa sentire. Per Natale alcuni ristoranti sono già al completo e grazie agli stranieri crescono le presenze per la Vigilia. Non tramonta neppure la voglia di acquistare e regalare gioielli e orologi, con un attenzione al prezzo. Gli acquisti risultano ponderati e consapevoli, con una crescente attenzione a dettagli e qualità.